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==Letters sur l'Atlantide de Platon==
==Spirito di sistema==
Dopo aver descritto dettagliatamente il rapporto di [[Platone]] su [[Atlantide]] nel [[Timeo (dialogo)|Timeo]], e dopo aver considerato quanto era stato detto su questo argomento da Sancuniatone, per quanto riguardava la storia dei [[Fenici]], e [[Diodoro Siculo]], per la storia greca, Bailly procedette nella sua indagine di dimostrare che questo antico popolo fondatore delle scienze non abitava né su un'isola immersa nell'[[Oceano Atlantico]] opposta alle [[colonne d'Ercole]] (di cui le [[isole Madeira]] si supponeva fossero i resti) — come voleva la tradizione — né le [[Canarie]] e nemmeno il continente [[America]]no. Questo popolo doveva invece abitare nelle regioni brulle e ghiacciate della [[Siberia]], che in epoche remotissime dovevano essere moderatamente temperate e abbastanza fertili, mentre il caldo torrido affliggeva il resto del globo, rendendolo praticamente inabitabile. Tutto questo era previsto dalle ipotesi paleoclimatiche di [[Jean Jacques Dortous de Mairan|Mairan]] e [[Georges-Louis Leclerc de Buffon|Buffon]], secondo cui in passato il clima era globalmente più caldo a causa della maggiore "incandescenza" che la Terra doveva avere primitivamente, e che poi era diminuita nel corso del tempo causando un lento e globale raffreddamento del pianeta. Bailly accettava questa teoria che, a suo giudizio, dava una prova infallibile alle sue ipotesi.
Les systemes sont utiles; nous disons plus, ils sont necessaires. Les verites qui ne sont pas classees sont mal connues; ce sont des personnages illustres dont nous devons dire l'origine, la famille et la parente: en leur creant des genealogies et des alliances, nous soulageons la memoire. Sans un ordre quelconque, l'homme se perdrait dans la foule des faits; son intelligence succomberait sous la masse de ses connaissances. D'ailleurs cette reduction est conforme a 1'economie physique de l'univers. Les hommes, soit par raison ou par instinct, ont toujours senti qu'en faisant dependre plusieurs verites d'une seule, ils se rapprocheraient de la nature, qui avec un petit nombre de moyens, produit la variete infinie des choses. Bailly, Histoire de l'astronomie moderne.
 
La Siberia, secondo l'ipotesi, anticamente doveva essere ben più calda e quindi abitabile, mentre le zone equatoriali dovevano essere praticamente ardenti, inabitabili e inabitate. Perciò non poteva che ricercarsi a Nord l'origine dell'umanità e dunque delle scienze.
Bailly had practically abandoned astronomical ob- servation after his last work on the satellites of Jupiter.1 Now he was completely absorbed in historical composi- tion. We know that the history of modern astronomy was planned and perhaps begun even before the publica- tion of the ancient astronomy in 1775, for there are numerous references to it in that work. Like the earlier volume, the two which appeared in 1779 offer a fairly straightforward and factual account of events and dis- coveries based on documented, if not incontrovertible, arguments. They are written in a scholarly manner and make use of many of the same sources available to historians of science today. In some respects, Bailly's work is still without a serious rival.2 The ideas generated by his public debate with Vol- taire, however, seem to have produced some alterations in the original plan. An esprit de systeme pervades the work. Although Bailly himself refused to admit this, he seems constantly to be proving that systewme is the instrument of progress. An awareness of this new development in his thought is indicated by the appear- ance of a new and more philosophic "Discours pre- liminaire" at the head of volume one. The ostensible reason for this preface is Bailly's de- fense of the biographical system which he uses. He recognizes that the new history of the eighteenth century is the history of the human spirit, of the multitude and mass of humanity as well as its leaders and its principal milestones. But science, he feels, is somehow above- or apart from-this sceptred sway: "Les sciences, comme les evenements, sont les ouvrages des hommes, mais la multitude n'y a point de part; la multitude les ignore ou les regarde avec indifference: ceux qui les cultivent sont une classe isolee." 3
 
Le remote [[Tatari|regioni tartariche]], o quelle [[artide|artiche]] furono di conseguenza la sede primitiva della [[scienza]], la dimora della più antica razza umana, i celebri [[Atlantide]]i che, nei secoli successivi, discendendo a sud dalle pianure della [[Scizia]], attraversarono le [[steppa|steppe]] [[Caucaso|caucasiche]] e portarono con loro nell'[[Asia meridionale]] i rudimenti delle arti e delle scienze e il culto del sole e del fuoco, che, come asseriva Bailly, poteva essersi originato soltanto in una zona dal clima freddo, e dunque nel «freddo impero della notte polare». Si capisce dunque perché Bailly individuava gli Atlandidei come la popolazione degli [[Sciti]] che abitava le zone settentrionali dell'[[Asia]]. Supporre altre possibilità, concepire ad esempio che questi culti si fossero originati in [[Persia]], in [[India]], o in altri regni orientali — dove il sole anticamente «bruciava le foglie e consumava i vegetali» e dove il sole stesso era raffigurato mentre «cavalcava un leone che nella sua furia divorava tutto ciò che gli capitava a tiro» — nell'opinione di Bailly era letteralmente «assurdo».
--> RASOIO DI OCCAM che è un tratto tipico del pensiero di Bailly
 
---OSIRIDE---
two tendencies in Bailly's thinking: devotion to the idea of progress and a preoccupation with systems.
 
Ancora, la festività di [[Osiride]] in [[Egitto]], che durava quaranta giorni, durante i quali la divinità veniva persa e poi ritrovata, era esclusivamente appropriata — secondo Bailly — alla [[mitologia nordica]], poiché solo nei pressi della latitudine di 68° nord dove il sole era, come Osiride, perso per quaranta giorni.<ref>Bailly, ''Lettres sur l'Atlantide de Platon'', p. 105</ref>
Sebbene si sia sempre rifiutato di ammetterlo, Bailly sembra voler costantemente dimostrare che il ''système'' è lo strumento del progresso. La consapevolezza di questo nuovo sviluppo nel suo pensiero è indicata dalla comparsa di un nuovo e più filosofico ''Discours préliminaire'', rispetto a quello dell′''[[Histoire de l'astronomie ancienne]]'', alla testa del primo volume dell′''Histoire de l'astronomie moderne''. La ragione apparente di questa prefazione è la difesa che Bailly fa del sistema storico-biografico che egli utilizza. Egli, prefigurando [[Hegel]], riconosce che la nuova storia del [[XVIII secolo]] è la storia dello spirito umano, della moltitudine e della massa dell'umanità, ma allo stesso tempo dei suoi grandi leader e delle sue principali tappe. Ma la scienza, almeno secondo Bailly, è in qualche modo al di sopra - o almeno oltre - questo "dominio scettrato" della moltitdine: «La scienza, come gli eventi, sono le opere degli uomini, ma la moltitudine non ne ha alcuna parte; la moltitudine li ignora o li guarda con indifferenza: coloro che li coltivano sono una classe isolata».<ref>Bailly, ''Histoire de l'astronomie moderne'': p. XIII.</ref>
 
{{Elezioni
L′''Histoire de l'astronomie moderne'' conferma le due tendenze fondamentali nel pensiero di Bailly, presenti nelle altre opere: la devozione all'idea di progresso e la sua preoccupazione verso i sistemi, e soprattutto verso uno speculativo ''esprit de système''. Questi due aspetti non si escludono a vicenda. In effetti continuano ad andare di pari passo in tutto il discorso di Bailly. Eppure il suo desiderio di applicare il [[rasoio di Occam]] ovunque, ovvero il suo desiderio di semplificare, conciliare e generalizzare fu la principale debolezza del suo lavoro, e applicando costantemente questo metodo in categorie di conoscenza dove esso era inapplicabile lo portò a fare delle conclusioni quantomai azzardate. Applicandolo infatti alla storia antica, ad esempio, Bailly dedusse l'esistenza di un'atavica filosofia «saggia e sublime» e di un elevato stato di civiltà proprio all'inizio della storia, l'esistenza di un antichissimo popolo civilizzato e scientificamente progredito. Questa nozione, in definitiva, era in contrasto con l'idea stessa di progresso che lo stesso Bailly vagheggiava. L'idea di progresso di Bailly allora si sublimava nella possibilità di un ritorno all'[[età dell'oro]], un'epoca di conoscenza e ordine (il cosiddetto ''grand ordre'') che lui vide arrivare attraverso la [[Rivoluzione francese]], anche se in seguito capì, sulla sua stessa pelle, di essere in torto.
| nome = Elezioni municipali di Parigi del 1790
 
| paese = FRA 1492-1791
===Il rapporto con la massoneria===
| precedente = [[Presa della Bastiglia#Conseguenze|1789]]
La massoneria in Francia nella metà del [[XVIII secolo]] comprendeva sia un gruppo attivo di logge "ortodosse", ovvero fondamentalmente basate sul modello inglese, che insegnavano la filosofia newtoniana sia un altro gruppo, altrettanto attivo, di logge aristocratiche e rituali sotto il patrocinio delle grandi famiglie nobili, di una famiglia reale neutrale e di un clero che, in assenza di ordini specifici, era libero di comportarsi come voleva.
| successiva = [[Elezioni municipali di Parigi del 1791|1791]]
 
| data = 2 agosto 1790
Inizialmente le logge erano il terreno comune di incontro dei ''philosophes'', dei borghesi, degli uomini di chiesa, e dei nobili. Erano l'unico luogo in cui gli tutti i ''savant'', indipendentemente dal rango sociale, dalla ricchezza o dalla religione, potevano incontrarsi sullo stesso piano. Il catalizzatore era la civilizzazione razionalista, scientifica e commerciale dell'Inghilterra, e ovunque in tutto il mondo nel corso del [[XVIII secolo]] i massoni inglesi erano attivi nella diffusione della dottrina della pace, della fratellanza e del progresso, in altre parole di quello che alcuni studiosi chiamano ''grand ordre''. Questo fu senza dubbio l'aspetto della Massoneria che a cui facevano appello [[Montesquieu]], [[Voltaire]], [[Benjamin Franklin]], Condorcet e certamente anche Bailly.
| immagine1 = [[File:Jean Sylvain Bailly, maire de Paris.jpg|130px]]
 
| colore1 = 0067A5
Eppure, nonostante i suoi apprendimenti newtoniani, la loggia di cui faceva parte Bailly, ''Les Neuf Sœurs'' non era affatto esente dal [[Cabala (esoterismo)|cabalismo]] e dall'interesse per gli «spiriti che presiedono agli astri».<ref>Viatte 1: 105-106; ivi è presente una enumerazione degli elementi mistici della massoneria del [[XVIII secolo]].</ref>
| candidato1 = [[Jean Sylvain Bailly]]
 
| partito1 = [[Società del 1789]]
Il poeta [[Évariste de Parny]] catturò lo spirito di questa loggia - lo stesso spirito speculativo ('''''esprit de systeme''''') che anima le opere speculative di Gèbelin e Bailly - quando scrisse la sua ''Cantate pour la Loge des Neuf Sœurs'':
| voti1 = 12.550
 
| %1 = 89,6
{{citazione|Voi non sgriderete più, tempeste passeggere.</br>
| elettori1 =
Oltre che il riposo, sono necessarie le arti.</br>
| immagine2 = [[File:Danton 001.jpg|139px]]
Essi rinascono sempre cari,</br>
| colore2 = 008000
La Francia è ancora sensibile ai loro benefici;</br>
| candidato2 = [[Georges Jacques Danton]]
E le nostre mani fedeli del loro tempio pacifico</br>
| partito2 = [[Club dei Cordiglieri]]
Rilevano i nobili detriti.|Parny nella ''Cantate pour la Loge des Neuf Sœurs''.<ref>''Œuvres, élégies et poésies diverses'', Paris, Garnier, 1861.</ref>|Vous ne gronderez plus, tempêtes passagères.</br>
| voti2 = 1.460
Ainsi que le repos, les arts sont nécessaires.</br>
| %2 = 10,4
Qu'ils renaissent toujours chéris,</br>
| elettori2 =
La France à leurs bienfaits est encore sensible;</br>
| mappa =
Et nos fidèles mains de leur temple paisible</br>
| carica = [[Sindaci di Parigi|Sindaco uscente]]
Relèvent les nobles débris.|lingua=fr}}
| title = [[Jean Sylvain Bailly]] ([[Società del 1789]])
 
}}
L'esistenza della loggia ''Les Neuf Sœurs'', era la giusta prova che gli ideali espressi del ''grand ordre'' esistevano sia tra i ''philosophes'' più razionalisti, sia tra i ''savant'' più speculativi. Questi ideali attiravano numerosi uomini illuminati, perché erano basati sia sulla scienza che sulla sulla storia ed affermavano di essere documenti autentici delle grandi leggi cosmiche, con dei titoli di legittimità che risalivano alla stessa origine del mondo. La storia non era più un semplice oggetto di curiosità puramente antiquaria, ma un deposito di verità e conoscenze che avrebbero potuto portare, nella loro visione, alla nuova [[età dell'oro]]. Lo stesso Bailly non trovò questo sistema come preconfezionato. Anzi, fu il suo stesso pensiero a portarlo ad accettare molti degli stessi principi che trovavano espressione nelle opere dei suoi amici massoni e che lo portarono, in ultima analisi, ad unire le sue forze con loro. La fiducia nella legge, nel ''grand ordre'', nel linguaggio universale, e nella filosofia sublime che pensava di aver trovato tra gli antichi corrispondeva bene con le idee utopiche dei suoi contemporanei e preparò la sua mente per l'idea utopistica del [[età dell'oro]] che sperava di aver trovato grazie alla [[Rivoluzione francese]], anche se poi si rese conto che questa speranza fu vana.
{{Elezioni
| nome = Elezioni municipali di Parigi del 1791
| paese = FRA
| precedente = [[Elezioni municipali di Parigi del 1790|1790]]
| successiva = [[Elezioni municipali di Parigi del 1792|1792]]
| data = 14 novembre 1791
| immagine1 = [[File:Jérôme Pétion de Villeneuve.jpg|137px]]
| colore1 = E4433E
| candidato1 = [[Jérôme Pétion de Villeneuve]]
| partito1 = [[Club dei Giacobini]]
| voti1 = 6.108
| %1 = 63,1
| elettori1 =
| immagine2 = [[File:Gilbert du Motier Marquis de Lafayette.PNG|120px]]
| colore2 = 0067A5
| candidato2 = [[Gilbert du Motier de La Fayette]]
| partito2 = [[Club dei Foglianti]]
| voti2 = 3.924
| %2 = 36,9
| elettori2 =
| mappa =
| carica = [[Sindaci di Parigi|Sindaco uscente]] <small>''(dimissionario)''</small>
| title = [[Jean Sylvain Bailly]] ([[Club dei Foglianti]])
}}
 
==Note==