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SU BAILLY
 
 
La vita di Bailly potrebbe essere descritto in termini di duplice attrazione di [[scetticismo]] e [[credenza]]. Questi furono i due poli tra i quali fluttuava il suo pensiero. Qualche volta, come nell' ''Éloge de Leibnitz'', egli era attratto dallo scetticismo. Altre volte invece, come nell' ''Histoire de l'astronomie ancienne'' e nelle ''Letters'' a [[Voltaire]], sotto l'influenza di [[Antoine Court de Gébelin|Court de Gébelin]], egli lo respinse. A Voltaire scrisse: «Il dubbio deve avere limiti; non tutte le verità possono essere provate come verità matematiche».<ref>Jean Sylvain Bailly, ''Lettres sur l'Atlantide de Platon''.</ref>
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==Letters sur l'Atlantide de Platon==
Dopo aver descritto dettagliatamente il rapporto di [[Platone]] su [[Atlantide]] nel [[Timeo (dialogo)|Timeo]], e dopo aver considerato quanto era stato detto su questo argomento da Sancuniatone, per quanto riguardava la storia dei [[Fenici]], e [[Diodoro Siculo]], per la storia greca, Bailly procedette nella sua indagine di dimostrare che questo antico popolo fondatore delle scienze non abitava né su un'isola immersa nell'[[Oceano Atlantico]] opposta alle [[colonne d'Ercole]] (di cui le [[isole Madeira]] si supponeva fossero i resti) — come voleva la tradizione — né le [[Canarie]] e nemmeno il continente [[America|Americano]]no. Questo popolo doveva invece abitare nelle regioni brulle e ghiacciate della [[Siberia]], che in epoche remotissime dovevano essere moderatamente temperate e abbastanza fertili, mentre il caldo torrido affliggeva il resto del globo, rendendolo praticamente inabitabile. Tutto questo era previsto dalle ipotesi paleoclimatiche di [[Jean Jacques Dortous de Mairan|Mairan]] e [[Georges-Louis Leclerc de Buffon|Buffon]], secondo cui in passato il clima era globalmente più caldo a causa della maggiore "incandescenza" che la Terra doveva avere primitivamente, e che poi era diminuita nel corso del tempo causando un lento e globale raffreddamento del pianeta. Bailly accettava questa teoria che, a suo giudizio, dava una prova infallibile alle sue ipotesi.
 
La Siberia, secondo l'ipotesi, anticamente doveva essere ben più calda e quindi abitabile, mentre le zone equatoriali dovevano essere praticamente ardenti, inabitabili e inabitate. Perciò non poteva che ricercarsi a Nord l'origine dell'umanità e dunque delle scienze.
 
Le remote [[Tatari|regioni tartariche]], o quelle [[artide|artiche]] furono di conseguenza la sede primitiva della [[scienza]], la dimora della più antica razza umana, i celebri [[Atlantide|Atlantidei]]i che, nei secoli successivi, discendendo a sud dalle pianure della [[Scizia]], attraversarono le [[steppa|steppe]] [[Caucaso|caucasiche]] e portarono con loro nell'[[Asia meridionale]] i rudimenti delle arti e delle scienze e il culto del sole e del fuoco, che, come asseriva Bailly, poteva essersi originato soltanto in una zona dal clima freddo, e dunque nel «freddo impero della notte polare». Si capisce dunque perché Bailly individuava gli Atlandidei come la popolazione degli [[Sciti]] che abitava le zone settentrionali dell'[[Asia]]. Supporre altre possibilità, concepire ad esempio che questi culti si fossero originati in [[Persia]], in [[India]], o in altri regni orientali — dove il sole anticamente «bruciava le foglie e consumava i vegetali» e dove il sole stesso era raffigurato mentre «cavalcava un leone che nella sua furia divorava tutto ciò che gli capitava a tiro» — nell'opinione di Bailly era letteralmente «assurdo».
 
---OSIRIDE---
 
Ancora, la festività di [[Osiride]] in [[Egitto]], che durava quaranta giorni, durante i quali la divinità veniva persa e poi ritrovata, era esclusivamente appropriata — secondo Bailly — alla [[mitologia nordica]], poiché solo nei pressi della latitudine di 68° nord dove il sole era, come Osiride, perso per quaranta giorni.<ref>Bailly, ''Lettres sur l'Atlantide de Platon'', p. 105</ref>
 
{{Elezioni
==Marat==
| nome = Elezioni municipali di Parigi del 1790
Mi sembra di vedere, in questo articolo, una difesa strenua di Marat e delle sue posizioni. Sembra quasi che lo si voglia ergere ad emblema positivo contrapponendolo ad una presunta mentalità ottusa delle autorità scientifiche dell'epoca. Se si volesse essere più onesti intellettualmente si dovrebbe in realtà riconoscere che Marat fu comunque un mediocre scienziato. Bisognerebbe dire innanzitutto che riuscì ad ottenere la laurea in medicina tardissimo, a 32 anni, e soprattutto per intercessione di alcuni scienziati che vollero dargli credito.
| paese = FRA 1492-1791
 
| precedente = [[Presa della Bastiglia#Conseguenze|1789]]
Era un cartesiano convinto banalmente ancora che l'anima si trovasse in qualche parte del corpo: lui disse, non si sa su quali basi, che l'anima si trovasse nelle meningi (Cartesio aveva invece ipotizzato la ghiandola pineale). Voltaire stesso, giustamente, lo prese in giro e lo derise per le sue conclusioni.
| successiva = [[Elezioni municipali di Parigi del 1791|1791]]
 
| data = 2 agosto 1790
Le spiegazioni che Marat dava dei fenomeni che studiava - più qualitative che quantitative - erano comunque basate su esperienze quasi fasulle, svolte in condizioni quantomai approssimative; in questo modo è chiaro capire perché i risultati che otteneva erano spesso inesatti o, addirittura, inconsistenti. Il fatto che fu criticato dall'Assemblea perché metteva in dubbio la fisica newtoniana andrebbe meglio precisato: in effetti all'epoca era da pazzi andare contro il sapere precostituito della fisica di Newton, e la scienza ufficiale era scettica verso qualunque confutazione venisse fatta contro Newton. Ma la cosa era comprensibile perché per le esperienze dell'epoca il sistema predittivo teorico newtoniano era comunque precisissimo e tutte le evidenze scientifiche sembravano confermarlo completamente. Le idee di Marat invece erano abbastanza imprecise e avevano poco supporto teorico (anche se venissero giudicate in base ai modelli teorici successivi la cosa non cambierebbe); se si leggono meglio le critiche che gli furono mosse si capisce in verità che non fu criticato per il fatto di aver messo Newton in discussione, quanto per le spiegazioni assolutamente insussistenti che dava ai suoi esperimenti imprecisi. Poi cosa c'entra Marat con l'ipotesi dell'esistenza della lente gravitazionale lo capisce solo l'autore: soltanto perché aveva supposto - basandosi su risultati totalmente inesatti - che la gravità potesse deviare la luce (confondendo la semplice diffrazione luminosa come effetti della gravità) lo capisce solo lei. Certo questo fatto, nella teoria di Einstein, viene perfettamente spiegato ma Marat l'aveva semplicemente frainteso, e non gli si può rendere merito per qualcosa che è soltanto un errore.
| immagine1 = [[File:Jean Sylvain Bailly, maire de Paris.jpg|130px]]
 
| colore1 = 0067A5
C'era un motivo per cui Marat era inviso alla scienza dell'epoca: semplicemente era un millantatore di conoscenze scientifiche. Andava dicendo, ad esempio, che i poli magnetici non esistevano, pensava di possedere ogni verità e trattava chiunque cercasse di confutarlo come un ignorante. Non è un caso che avesse un pessimo rapporto con Voltaire, con Charles (tanto per intendesi quello della legge di Charles, o prima legge di Gay-Lussac), con Lavoisier (che, a dispetto di ciò che non viene detto nell'articolo, era uno scienziato serio ed è correttamente considerato il padre della chimica) o addirittura con il nostro Alessandro Volta (i cui indubbi meriti scientifici non possono essere messi in dubbio).
| candidato1 = [[Jean Sylvain Bailly]]
 
| partito1 = [[Società del 1789]]
Marat aveva anche un bel caratterino. Era un tipo a cui non piaceva dialogare, abbastanza vendicativo e anche un po' sanguinario. Era uno che nei suoi comizi, ogni volta, chiedeva "10000 teste"; insomma non parrebbe proprio uno stinco di santo, né una personalità votata al dialogo. Anche il suo giornale, l'Amico del popolo, conteneva tantissime notizie false che lui utilizzava per gettare fango sui suoi avversari politici. Diremmo oggi che era un populista. Fu anche il padre teorico, assieme a Robespierre, del regime del Terrore. Lui, più di chiunque, incitò i cittadini non solo alla ribellione - che ci può anche stare - ma al puro massacro sanguinario (basta leggere alcune pagine del suo giornale per capirlo). E' inesatto dire che fu lui a far uccidere Lavoisier (del resto era morto da tempo) ma molte fonti confermano che fu a causa delle calunnie e delle false accuse messe in giro Marat contro di lui che Lavoisier fu accusato, imprigionato e poi sommariamente giustiziato. Marat, a quanto pare, le aveva fatte soprattutto per ripicca, anche perché Lavoisier non aveva acconsentito a farlo entrare nell'Accademia delle scienze (anche perché Marat, all'inizio, voleva entrarci).
| voti1 = 12.550
 
| %1 = 89,6
Insomma una difesa di Marat sul piano umano e scientifico mi sembra solo un finto oro che luccica. Marat non era un vero medico (l'unica medicina da lui inventata si rivelò un placebo), ma non era nemmeno un vero chimico, ma si batté per essere riconosciuto tale. Le sue teorie non valevano molto più di quelle del contemporaneo fenomeno parascientifico del mesmerismo (a cui, guarda un po', anche Marat aderì). Come tali - giustamente - queste idee non furono accettate dalla comunità scientifica del suo tempo, che seguiva procedure epistemologiche essenzialmente diverse e molto più coerenti (Galileo docet, e fino a prova contraria, ci basiamo ancora sul suo metodo). Più tardi Marat volle usare il potere di cui godette durante il Terrore, per prendersi qualche rivincita, o almeno per vendicarsi. Non capisco le elucubrazioni vane dell'articolo quando si parla di una contrapposizione tra "scienza giacobina" e scienza moderna. Marat, molto semplicemente, quando ne ebbe l'opportunità ebbe modo di vendicarsi contro coloro che lo avevano osteggiato, confutato o non riconosciuto.
| elettori1 =
 
| immagine2 = [[File:Danton 001.jpg|139px]]
Se devo essere sincero l'unico testo di Marat che merita un po' di credito scientifico è un suo trattato sulla gonorrea, malattia che studiò con insolita precisione ed accortezza. Per il resto, tutto sommato era spazzatura. Nel bene e e nel male.
| colore2 = 008000
| candidato2 = [[Georges Jacques Danton]]
| partito2 = [[Club dei Cordiglieri]]
| voti2 = 1.460
| %2 = 10,4
| elettori2 =
| mappa =
| carica = [[Sindaci di Parigi|Sindaco uscente]]
| title = [[Jean Sylvain Bailly]] ([[Società del 1789]])
}}
{{Elezioni
| nome = Elezioni municipali di Parigi del 1791
| paese = FRA
| precedente = [[Elezioni municipali di Parigi del 1790|1790]]
| successiva = [[Elezioni municipali di Parigi del 1792|1792]]
| data = 14 novembre 1791
| immagine1 = [[File:Jérôme Pétion de Villeneuve.jpg|137px]]
| colore1 = E4433E
| candidato1 = [[Jérôme Pétion de Villeneuve]]
| partito1 = [[Club dei Giacobini]]
| voti1 = 6.108
| %1 = 63,1
| elettori1 =
| immagine2 = [[File:Gilbert du Motier Marquis de Lafayette.PNG|120px]]
| colore2 = 0067A5
| candidato2 = [[Gilbert du Motier de La Fayette]]
| partito2 = [[Club dei Foglianti]]
| voti2 = 3.924
| %2 = 36,9
| elettori2 =
| mappa =
| carica = [[Sindaci di Parigi|Sindaco uscente]] <small>''(dimissionario)''</small>
| title = [[Jean Sylvain Bailly]] ([[Club dei Foglianti]])
}}
 
==Note==