Battaglia di Strasburgo e Discussioni utente:137.204.87.63: differenze tra le pagine

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{{IPcondiviso|Università di Bologna - Alma Mater Studiorum|3 maggio 2018}}
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{{Conflitto
|nome del conflitto=Battaglia di Strasburgo
|parte_di=dei conflitti romano-alemannici
|immagine=[[Immagine:153 Julianus II.jpg|250px]]
|didascalia=[[Giuliano (imperatore romano)|Giuliano]] in abiti militari
|luogo=''Argentoratum'', moderna [[Strasburgo]]
|data=agosto [[357]]
|esito=vittoria romana
|schieramento1=[[Impero romano]]
|schieramento2=[[Alemanni]]
|comandante1=[[Giuliano (imperatore romano)|Giuliano]]<br />Severo
|comandante2=[[Cnodomario]]<br />Serapione
|effettivi1=13.000 fanti<ref name=A12.2>Ammiano Marcellino, xvi.12.2.</ref><br />2.200 cavalieri<ref name="Elton106">Elton, p. 106.</ref>
|effettivi2=32.000 fanti<br />2000-3000 cavalieri<ref name=A12.26>Ammiano Marcellino, xvi.12.26.</ref>
|perdite1=247 morti<ref name=A12.63>Ammiano Marcellino, xvi.12.63.</ref>
|perdite2=6.000 morti<ref name=A12.63 /><br />un numero imprecisato ma grande di annegati nel [[Reno]]
}}
{{Campagnabox Romani-Alemanni}}
 
{{quote|"Eccovi, [...] o commilitoni, il giorno da lungo atteso, che ci spinge a lavare le antiche macchie per ridare alla maestà romana la gloria che le è propria".|Discorso di Giuliano alle truppe, da Ammiano Marcellino, ''Storie'', xvi.12.31, traduzione di Antonio Selem|"En, [...] commilitones, diu speratus praesto est dies, compellens nos omnes, elutis pristinis maculis, Romanae maiestatis reddere proprium decus".|lingua=la}}
 
La '''battaglia di Strasburgo''', nota anche come '''battaglia di Argentoratum''' dal nome latino della città ove ebbe luogo, fu combattuta nell'agosto [[357]] tra l'[[esercito romano|esercito]] dell'[[Impero romano]] guidato dal [[cesare (titolo)|cesare]] [[Giuliano (imperatore romano)|Giuliano]] e la confederazione delle tribù degli [[Alemanni]] guidate dal re supremo [[Cnodomario]]. La battaglia ebbe luogo nei pressi di [[Strasburgo]], chiamata ''Argentoratum'' dallo storico [[Ammiano Marcellino]].
 
Sebbene affrontassero un nemico tre volte più numeroso, i soldati di Giuliano ottennero una vittoria completa dopo un duro scontro e, soffrendo perdite trascurabili, spinsero gli Alemanni oltre il [[Reno]], infliggendo loro gravi perdite. L'esercito di manovra di Giuliano, il suo ''[[comitatus]]'', era piccolo ma molto ben addestrato: la battaglia fu vinta grazie alla forza e alla resistenza della fanteria romana, la quale fu in grado di sopperire alla pessima prestazione della cavalleria.
 
Il decisivo scontro di Strasburgo costituì il culmine della campagna condotta da Giuliano tra il [[355]] e il [[357]] per debellare le incursioni dei barbari dalla [[Gallia]] e ripristinare la linea difensiva dei forti lungo il Reno, ampiamente danneggiata durante la guerra civile del [[350]]-[[353]] tra l'usurpatore [[Magnenzio]] e l'imperatore [[Costanzo II]]. Negli anni successivi a questa vittoria Giuliano poté riparare e rinforzare le guarnigioni dei forti sul Reno e imporre la condizione di tributari alle tribù [[germani]]che al di là del confine.
 
== Fonti ==
 
La più dettagliata e affidabile fonte per la campagna gallica di Giuliano (355-360) e per la battaglia di Strasburgo è la ''Res gestae'' ("Storie") di [[Ammiano Marcellino]], uno storico contemporaneo ai fatti. Ammiano era un soldato di carriera greco, che entrò nell'[[esercito romano]] nel [[350]] e vi servì almeno fino al [[363]].<ref>Ammiano Marcellino, xxxi.16.9.</ref> Inquadrato come ''protector'' (ufficiale superiore cadetto), servì nello stato maggiore del ''[[magister equitum]]'' [[Ursicino]] e poi sotto Giuliano stesso nella sua [[campagna sasanide di Giuliano|campagna sasanide]]. Fece esperienza anche del fronte gallico, in quanto fu coinvolto nella soppressione della ribellione di [[Claudio Silvano]] nel [[355]].<ref>Ammiano Marcellino, xv.5.22.</ref> Le sue esperienze negli stati maggiori degli eserciti dell'epoca lo fanno una fonte affidabile e preziosa, ma fu anche un grande ammiratore di Giuliano, tanto che la sua narrazione scade talvolta nell'[[elogio]], con una tendenza a eccedere nelle lodi per le azioni di Giuliano e nell'ostilità verso i suoi nemici.
 
Il [[retore]] [[Libanio]], contemporaneo dei fatti, pronunciò una orazione funebre per Giuliano nel [[363]], che contiene alcuni particolari che mancano nella descrizione di Ammiano e che Libanio seppe da collaboratori dell'imperatore. Ma l'opera di Libanio, proprio in quanto elogio delle azioni di Giuliano, non è un racconto storico e la sua affidabilità per quanto riguarda gli eventi della campagna è limitata: in caso di contrasto, la versione di Ammiano è da preferire.
 
Nel tardo [[V secolo]], lo storico [[Zosimo (storico)|Zosimo]] compose una cronaca, intitolata ''Storia nuova'', in cui descrive sia la campagna di Giuliano che la battaglia di Strasburgo, ma in maniera sommaria e aggiungendo poco al racconto di Ammiano. L'importanza principale di Zosimo, in questo contesto, è che la sua descrizione della rivolta di [[Magnenzio]] (350-353) è sopravvissuta, mentre la porzione di opera di Ammiano che la descriveva è andata persa.
 
== Antefatti ==
 
=== Alemanni ===
[[Immagine:Alemanni expansion.png|thumb|Mappa dell'estensione del territorio occupato dalla confederazione degli Alemanni in varie epoche. Originarii della regione del [[Meno (fiume)|Meno]], a nord, le tribù degli Alemanni si erano stabilite all'epoca di [[Giuliano (imperatore)|Giuliano]] nella regione degli ''[[Agri decumates]]'', parte del territorio della [[provincia romana]] della [[Germania superiore]], abbandonata a metà del [[III secolo]].]]
 
Durante il [[III secolo]], le piccole tribù della frammentata ''Germania libera'' (la Germania al di là delle frontiere imperiali) si coagularono in vaste e leggere confederazioni: i [[Franchi]] nella Germania nord-occidentale, gli [[Alemanni]] nella Germania sud-occidentale e i [[Burgundi]] in quella centrale.<ref>Goldsworthy, p. 178.</ref> Sebbene impegnate da guerre intestine, queste confederazioni erano in grado di mobilitare grandi forze e avrebbero potuto presentare per l'[[Impero romano]] una minaccia più seria di quanto non avessero fatto precedentemente.
 
La confederazione delle tribù alemanniche ebbe origine nella valle del [[Meno (fiume)|Meno]], nella Germania centrale, per poi spostarsi negli ''[[Agri decumates]]'' (all'incirca il moderno stato del [[Baden-Württemberg]] in Germania sud-occidentale), una regione che aveva fatto parte per 150 anni della [[provincia romana]] della [[Germania superiore]] e che era stata abbandonata dai Romani nel [[III secolo]]. Qui gli Alemanni fondarono, sulla sponda orientale del [[Reno (Germania)|Reno]], una serie di comunità note come ''pagi'' di estensione e numero incerto, in quanto propabilmente cambiarono col tempo.
 
Più ''pagi'' formavano, normalmente combinati a coppie, dei regni (''regna''), che si ritiene fossero permanenti ed ereditarii. [[Ammiano Marcellino]] descrive i sovrani alemannici con vari termini: ''reges excelsiores ante alios'' ("re eccelsi"), ''reges proximi'' ("re del vicinato"), ''reguli'' ("piccoli re") e ''regales'' ("principi"). Forse si tratta di una gerarchia formale, o forse si tratta di definizioni che si sovrappongono.<ref>Drinkwater, pp. 118, 120.</ref> Pare che nel [[357]] ci fossero due re eccelsi ([[Cnodomario]] e [[Westralp]]), che forse fungevano da "presidenti" della confederazione, e altri 7/9 ''reges''; i territori della confederazione si stendevano lungo il Reno.<ref>Drinkwater, p. 223 (mappa).</ref> È possibile che i ''reguli'' fossero i sovrani di uno dei due ''pagi'' che formavano un ''regnum''. Dal punto di vista sociale, sotto alla famiglia reale c'erano i nobili, chiamati ''optimates'' dai Romani, e i guerrieri (per i Romani detti ''armati''), che erano divisi nella classe dei guerrieri professionali e nella leva degli uomini liberi.<ref>Speidel.</ref>
 
Ciascun nobile era in grado di radunare circa 50 guerrieri.<ref>Drinkwater, p. 120.</ref> In totale, la popolazione germanica dell'"Alemannia" in questa epoca è stata stimata pari a 120.000-150.000 persone, una cifra molto piccola in rapporto ai circa 10 milioni che abitavano la [[Gallia]].<ref>Drinkwater, p. 143; Elton, p. 73.</ref> Malgrado ciò, la società alemannica, basata su ''clan'' in lotta fra loro,<ref>Drinkwater, p. 121.</ref> era molto adatta ad addestrare dei buoni ''armati''; si stima che in totale gli Alemanni fossero in grado di far scendere in campo 30-40.000 guerrieri.<ref name=Elton73>Elton, p. 73.</ref>
 
=== Invasione della Gallia ===
[[Immagine:07 constantius2Chrono354.png|thumb|right|L'[[imperatore romano]] [[Costanzo II]], cugino e superiore di [[Giuliano (imperatore)|Giuliano]], divenne unico imperatore nel [[350]]; qui è raffigurato con una [[aureola]], attributo imperiale in questa epoca, in una pagina della [[Cronografo del 354]].]]
 
Nel gennaio [[350]], l'[[Impero romano]] era governato da due figli di [[Costantino I]]: l'[[augusto (titolo)|augusto]] [[Costante I]] regnava sull'Occidente, il suo collega [[Costanzo II]] era signore dell'Oriente. In quel mese, però, Costante fu rovesciato e ucciso dall'[[usurpatore (impero romano)|usurpatore]] [[Magnenzio]], un ''[[laeti|laetus]]'' originario della [[Gallia]] che era diventato ''[[comes]]'' ("comandante") delle legioni degli ''[[Herculiani]]'' e degli ''[[Ioviani]]''.<ref name=Zos>Zosimo, ii.58.</ref> In Oriente, Costanzo era impegnato in una lunga guerra contro i [[Sasanidi]] dello [[scià]] [[Sapore II]], con i quali concluse una tregua non appena seppe della ribellione di Magnenzio. L'imperatore condusse il proprio ''comitatus'' in [[Illiria]], dove assunse anche il comando del ''comitatus'' dell'[[Illirico]], trovandosi così alla testa di un esercito di circa 60.000 uomini.<ref>Zosimo, ii.59.</ref> Magnenzio raccolse un esercito composto dal ''[[comitatus]]'' della Gallia e probabilmente da alcuni ''[[foederati]]'' [[franchi]] e [[sassoni]] e marciò sull'[[Illirico]] per attaccare Costanzo.<ref name=Elton231>Elton, p. 231.</ref>
 
I Franchi e gli Alemanni stanziati sulla frontiera del [[Reno (Germania)|Reno]] colsero allora l'opportunità loro concessa dall'assenza delle migliori truppe romane impegnate nella guerra civile e travolsero gran parte della Gallia orientale e della [[Raetia]].<ref>Ammiano, xv.5.2.</ref> [[Libanio]] afferma che furono istigati a compiere questa invasione da alcune lettere inviate da Costanzo, il cui scopo scopo era di creare un diversivo alle spalle di Magnenzio.<ref name="libanio133">Libanio, 133.</ref> I barbari conquistarono molti dei forti romani lungo il Reno, distrussero le loro fortificazioni e stabilirono dei campi permanenti sulla riva destra del fiume, che usarono come basi per le incursioni durante i quattro anni della guerra civile (350-353). Oltre 20.000 cittadini romani furono rapiti e ridotti in schiavitù;<ref>Giuliano, ''Epistulae ad Athenienses'', 280.</ref> Libanio afferma che questi furono obbligati a coltivare le terre degli Alemanni,<ref>Libanio, xviii.34.</ref> cosa che permise ai guerrieri barbari, liberi dal ciclo della mietitura, di eseguire incursioni in Gallia in gruppi più numerosi.
 
Nel frattempo la gran parte del ''comitatus'' delle Gallie e quasi metà delle forze illiriche furono distrutte nella guerra civile: nella [[battaglia di Mursa Maggiore]] in Pannonia ([[351]]), una delle più sanguinose dell'intera storia romana, Magnenzio perse circa 24.000 uomini (quasi due terzi del suo esercito), mentre Costanzo, sebbene vittorioso, pagò un tributo ancora più alto in caduti (circa 30.000 uomini);<ref>[http://www.britannica.com/eb/article?tocId=9054379 "Mursa, Battle of"], ''Encyclopædia Britannica'', da Encyclopædia Britannica Premium Service [acceduto il 2 febbraio 2006].</ref> lo scontro finale nella [[battaglia di Mons Seleucus]] vide altre vittime. Queste gravi perdite di fanteria altamente addestrata non poterono essere facilmente o rapidamente ripianate; inoltre Costanzo doveva far fronte alla minaccia sasanide in Oriente e quindi, oltre al suo ''comitatus'' posto a [[Milano]] e alle ricostituite forze illiriche, dovette costituire un significativo ''comitatus'' in Oriente,<ref>Jones.</ref> cosa che lasciava poche truppe per la Gallia.
 
[[Immagine:Greatpalacemosaic.jpg|thumb|left|Ritratto di un barbaro proveniente dal [[Gran Palazzo]] di [[Costantinopoli]] ([[V secolo]]).]]
 
Costanzo riuscì a spingere gli Alemanni fuori dalla Raetia nel [[354]], stringendo una alleanza con i re dell'Alemannia meridionale, [[Vadomario]] e [[Gundomado]].<ref>Ammiano Marcellino, xv.4.</ref> L'anno successivo, però, il ''[[magister equitum]]'' della [[Gallia]] [[Claudio Silvano]] mise in atto una breve ribellione; Costanzo decise che era giunto il momento di mettere un membro della [[dinastia costantiniana]] in carico dell'Occidente, mentre lui si dedicava all'Oriente. Per questo motivo si rivolse a suo cugino [[Giuliano (imperatore)|Giuliano]], che nominò [[cesare (titolo)|cesare]] d'Occidente e gli conferì il comando nominale delle forze romane in Gallia, incluso un ''comitatus'' di forza ridotta.<ref name="ammiano_15.8.1">Ammiano Marcellino, xv.8.1.</ref> La scelta non sembrava certamente la migliore, in quanto a 23 anni Giuliano non aveva alcuna esperienza militare, avendo fino a quel momento studiato [[filosofia]] ad [[Atene]];<ref name="libanio132">Libanio, 132.</ref> Costanzo, però, non aveva altra scelta, in quanto Giuliano era l'unico maschio della [[dinastia costantiniana]] sopravvissuto alle purghe volute da Costanzo e dai suoi fratelli per timore di rivolte. Invece quel che accadde fu che Giuliano stupì tutti dimostrando di essere un comandante militare di rare capacità.
 
Il compito affidato a Giuliano era estremamente difficile. La guerra civile aveva lasciato la Gallia nel caos,<ref name="ammiano_15.8.1" /> mentre la linea difensiva sul [[Reno (Germania)|Reno]] era collassata per ampi tratti. Secondo [[Ammiano Marcellino]], i [[Franchi]] avevano assaltato ''Colonia Agrippina'' ([[Colonia (Germania)|Colonia]]) e l'avevano rasa al suolo; ''Moguntiacum'' ([[Magonza]]), ''Borbetomagus'' ([[Worms]]), ''Nemetae Vangionum'' ([[Spira (Germania)|Spira]]), ''Tabernae'' ([[Saverne]]), ''Saliso'' ([[Brumat]]) e ''Argentorate'' ([[Strasburgo]]) erano tutte in mani germaniche. Solo tre teste di ponte sul Reno erano ancora in mano romana: una unica torre nei pressi di Colonia e due forti, uno a ''Rigodunum'' ([[Remagen]]) e uno a ''Confluentes'' ([[Coblenza]]).<ref>Ammiano Marcellino, xvi.2.12, 3.1.</ref> Grossi gruppi di barbari si muovevano indisturbati nella Gallia orientale, saccheggiandola, raggiungendo persino la [[Senna]].<ref>Ammiano Marcellino, xvi.2.1-7.</ref> I gruppi di predoni erano così numerosi e così grandi che [[Silvano]], il ''[[magister equitum]]'' di Giuliano, fu considerato coraggioso per aver condotto 8000 uomini lungo una strada cinta da alberi nel cuore della Gallia, malgrado il rischio di imboscata.<ref>Ammiano Marcellino, xvi.2.3-4.</ref> Allo stesso tempo, le forze a disposizione di Giuliano erano molto limitate. Il ''comitatus'' gallico di Giuliano, ad effettivi ridotti dopo la guerra civile, era costituito da appena 13.000 uomini, un terzo della forza messa in campo da Magnenzio a Mursa Maggiore.<ref name=A12.2/> Per di più i ''[[limitanei]]'' (le truppe frontaliere) lungo il Reno dovevano essere stati decimati a causa della caduta dei loro forti in mani germaniche, mentre le truppe che erano sopravvissute all'invasione erano state ritirate dalla frontiera per proteggere le città della Gallia. Il fallimento del cesare era considerato così certo che i cinici alla corte di Costanzo sussurravano che l'imperatore aveva assegnato un compito impossibile da portare a termine in modo da liberarsi di un possibile pretendente al trono.<ref name=A11.13>Ammiano Marcellino, xvi.11.13.</ref>
 
=== Manovre di avvicinamento alla battaglia ===
[[Immagine:Roman Cologne, reconstruction.JPG|thumb|right|230px|Vista aerea di ''[[Colonia Agrippina]]'' ([[Colonia (Germania)|Colonia]], Germania) in epoca romana. Si noti, in basso a destra, la fortezza [[costantino I|costantiniana]] di ''Divitia'' ([[Deutz]]), sulla sponda opposta del [[Reno (Germania)|Reno]]. Le sue funzioni principali erano di sorvegliare l'accesso al nuovo ponte (310) e di proteggere il traffico fluviale; molti forti a cavallo di fiumi come questo furono costruiti lungo la frontiera renano-danubiana in nel tardo impero. Colonia fu saccheggiata e occupata dai [[Franchi]] nel [[353]] e ripresa da [[Giuliano (imperatore)|Giuliano]] nel [[356]].]]
 
[[Giuliano (imperatore)|Giuliano]] passò l'inverno del [[355]]/[[356]] a ''Vienna'' ([[Vienne (Isère)|Vienne]]), con il suo esercito. All'inizio della stagione militare del 356, accettò il rischio di cadere in una imboscata pur di prendere una strada che attraversava una foresta folta e portare un contingente di cavalleria in aiuto di ''Augustodunum'' ([[Autun]]), che stava subendo l'attacco di un grosso contingente di barbari, i quali, sorpresi dall'arrivo del [[cesare (titolo)|cesare]], fuggirono. A questo punto Giuliano raccolse l'intero esercito a ''Remi'' ([[Reims]]) sotto il comando del proprio ''[[magister equitum]]'' Marcello. Da lì si mosse per riprendere la principale città del basso Reno, ''Colonia Agrippina'' ([[Colonia (Germania)|Colonia]]), e la relativa fortezza fluviale costruita da [[Costantino I]] dall'altra parte del Reno a ''Divitia'' ([[Deutz]]). Dopo aver sconfitto un notevole contingente germanico che aveva teso loro una imboscata, gli uomini di Giuliano presero Colonia. Il cesare stipulò allora una pace con i [[Franchi]],<ref name=A3.26>Ammiano Marcellino, xvi.3.2.</ref> la quale gli permise di dividere in due i suoi avversari e di concentrare le proprie forze contro gli Alemanni.
 
Per l'inverno 356/[[357]], Giuliano scelse di aqquartierare il proprio esercito a ''Senones'' ([[Sens]]), vicino [[Parigi]], anche se si curò di distribuire alcune truppe nelle città vicine per ridurre l'impatto sulla cittadina della presenza dei soldati. Un grosso gruppo di Alemanni venne a sapere che il cesare aveva a disposizione un numero limitato di soldati e lo mise sotto assedio. Le forze di Giuliano furono in grado di resistere per un mese, trascorso il quale i Germani si allontanarono; era così nettamente inferiore numericamente che fu persino impossibilitato a uscire da Sens per inseguire i nemici. Marcello, che si trovava nella vicina Reims, non fornì alcun aiuto al cesare, tanto che [[Ammiano Marcellino]] lo critica pesantemente;<ref>Ammiano Marcellino, xvi.4.</ref> malgrado il fatto che anche lui potrebbe essere stato impossibilitato a uscire in aiuto da Giuliano a causa del ridotto numero di uomini a sua disposizione, Marcello fu rimosso dalla carica di ''magister equitum'' per ordine di [[Costanzo II|Costanzo]] e sostituito con Severo, un rinomato ufficiale più compatibile con Giuliano.<ref name=A7.1>Ammiano Marcellino, xvi.7.1.</ref>
 
Alla corte di Costanzo, a ''[[Mediolanum]]'' ([[Milano]]), si preparò un piano per la campagna del [[357]], il cui scopo era quello di intrappolare gli Alemanni nella Gallia orientale con una manovra a tenaglia: Giuliano si sarebbe dovuto muovere da Reims verso oriente, mentre la gran parte del ''[[comitatus]]'' italico di Costanzo, 25.000 uomini sotto il comando del ''[[magister peditum]]'' [[Barbazione]], sarebbe stato inviato ad ''Augusta Rauracorum'' ([[Augst]]) in [[Rezia]]; il risultato di queste due manovre sarebbe stato l'accerchiamento e la distruzione degli Alemanni nella parte meridionale della ''[[Germania prima]]'', nella moderna [[Alsazia]].<ref>Ammiano Marcellino xvi.11.1-2.</ref> Il grosso delle forze alemanniche, minacciato dalla manovra romana, invece di ritirarsi attraversando il [[Reno (Germania)|Reno]], reagì invadendo la valle del [[Rodano (fiume)|Rodano]], tentando persino di prendere la principale città della zona, ''Lugdunum'' ([[Lione]]): solo la robustezza delle mura cittadine e la resistenza opposta dalla guarnigione, probabilmente composta da ''[[limitanei]]'' respinsero l'attacco degli Alemanni.<ref name="ammiano_16.11.4">Ammiano Marcellino, xvi.11.4.</ref> Pur avendo raccolto un grosso bottino, i predatori alemannici erano ora intrappolati nella Gallia interna, con la strada del ritorno al Reno bloccata dagli eserciti romani. Malgrado ciò, parte delle forze germaniche riuscirono a sfuggire alla morsa. Se, infatti, nel settore di Giuliano i contingenti alemannici furono rigorosamente intercettati e distrutti da squadroni di cavalleria inviati dal cesare a preprarare imboscate lungo tre strade principali, nel settore di Barbazione i Germani poterono passare senza essere disturbati per volere del ''magister equitum'' Cella, che negò la propria autorizzazione a preprarare le imboscate ai comandati di cavalleria [[Bainobaude]] e Valentiniano (il futuro imperatore [[Valentiniano I]]).<ref name=A11.6>Ammiano Marcellino, xvi.11.6.</ref> Non di meno Giuliano li inseguì con vigore, sorprendendo un gruppo mentre attraversava il Reno, divenuto guadabile durante l'estate a causa di una siccità, e uccidendone molti. I Germani stanziati sull'altra sponda del fiume non opposero resistenza al cesare, ma si rifugiarono nelle foreste e nelle paludi, permettendo a Giuliano di bruciare i loro villaggi e i raccolti non ancora mietuti: alla fine i Germani furono obbligati a chiedere la pace.<ref>Ammiano Marcellino, xvi.11.8-9, 12.5.</ref>
 
[[Immagine:Absolute Strasbourg 1644 Merian 01.jpg|thumb|left|230px|Vista di [[Strasburgo]] nel [[XVII secolo]], con le montagne dei [[Vosgi]] (esagerate in senso verticale) sullo sfondo. [[Saverne]] (Zabern) si trova ai piedi del castello (''chateau de Geroldseck'') sul picco subito a sinistra della cattedrale. La città romana sarebbe stata contenuta nell'area centrale circondata da mura.]]
 
A questo punto Giuliano si dedicò alla ricostruzione della fortezza di [[Saverne]], che era stata distrutta dagli Alemanni. Saverne si trova di fronte a cavallo della strada ''Mettis'' ([[Metz]])-''Argentoratum'' ([[Strasburgo]]), lì dove la strada penetra tra le montagne dei [[Vosgi]] nell'Alsazia settentrionale. La sua posizione strategica che le permetteva di controllare la valle del Reno spiega per quale motivo costituisse una priorità per Giuliano. Mentre i lavori di ricostruzione procedevano, l'esercito di Barbazione fu attaccato appena fuori dal campo di Severo da un grosso contingente di barbari. Invece di combattere, gli uomini di Barbazione fuggirono e furono inseguiti fino ad [[Augst]]. A questo punto Barbazione, che fino a quel momento aveva collaborato malvolentieri con Giuliano, ritirò completamente il suo esercito dalla Gallia, senza chiedere il permesso a Giuliano, inviando le sue truppe negli accampamenti invernali in Italia, sebbene gli Alemanni non fossero stati né scacciati dall'Alsazia né tantomeno sconfitti.<ref>Ammiano Marcellino, xvi.11.14-15.</ref> Giuliano si trovò così esposto agli attacchi nemici con appena 13.000 uomini.<ref name=A12.2/>
 
[[Immagine:Sutton Hoo Helmet Replica.jpg|thumb|right|230px|Ricostruzione dell'elmo da parata del [[VII secolo]] ritrovato nel sito funebre reale [[anglo-sassoni|anglo-sassone]] di [[Sutton Hoo]]. Basato su un disegno tardo romano noto come ''[[Spangenhelm]]'', questo tipo di elmo era comunemente usato dalla cavalleria romana nel IV-VI secolo.<ref>Goldsworthy, p. 205.</ref> Questa versione costosa ed estremamente decorata, creata per un uomo di rango reale, è probabilmente simile all'"elmo lampeggiante" di Cnodomario descritto da Ammiano Marcellino (xvi.12.24). Si notino le sopracciglia, i baffi e le labbra finti applicati sulla maschera facciale.]]
 
La confederazione degli Alemanni era in quel momento sotto la direzione di due re eccellenti, [[Cnodomario]] e [[Westralp]],<ref name="A12.1">Ammiano Marcellino, xvi.12.1.</ref> ma il vero trascinatore era Cnodomario, di altezza, forza ed energia prodigiose, soprannominato ''Gigas'' ("il gigante") dai Romani,<ref name="libanio143">Libanio, 143.</ref> dall'aspetto formidabile con il suo elmo lampeggiante (forse ricoperto da foglie d'oro) e con l'armatura completa da parata. Ammiano lo descrive come la mente dell'invasione della Gallia.<ref name="A12.24">Ammiano Marcellino, xvi.12.24.</ref> Cnodomario non poteva ignorare l'opera di fortificazione di Saverne da parte di Giuliano, in quanto questa minacciava il suo controllo dell'Alsazia e bloccava la sua principale via d'accesso alla Gallia interna, che ormai considerava territorio alemannico per diritto di conquista dopo averlo occupato per diversi anni, affermando persino di possedere lettere da Costanzo che garantivano agli Alemanni il diritto di occupare queste terre.<ref name="libanio139">Libanio, 139.</ref> Cnodomario era stato sorpreso e scoraggiato dalla vittoriosa campagna di Giuliano nel 355-357, ma era stato rincuorato dal suo successo su Barbazione e dall'informazione ottenuta da un disertore che il ritiro di Barbazione aveva lasciato il cesare con una forza relativamente piccola.<ref name=A12.2/> Avendo già sconfitto sul campo due ''magistri equitum'' romani ([[Decenzio]] e Barbazione), Cnodomario aveva perso la tradizionale paura dei barbari di affrontare i Romani in battaglie campali.<ref name=A12.5>Ammiano Marcellino, xvi.12.5.</ref>
 
I principali re degli Alemanni ordinarono ora una mobilitazione di massa per tutte le tribù membre della confederazione, raccogliendo le loro sparse formazioni; inoltre ottennero rinforzi tempestivi dalle due tribù alemanniche prossime alla Rezia pacificate da Costanzo nel 355: i loro capi erano stati infatti con un colpo di stato dei loro ''optimates'', [[Gundomado]] ucciso e [[Vadomario]] obbligato a rompere il trattato di pace e unirsi a Cnodomario.<ref name=A12.17>Ammiano Marcellino, xvi.12.17.</ref> Infine richiesero assistenza da tribù non alemanniche, ottenendolo in parte in cambio di servizi resi in passato, in parte dietro pagamento. A Strasburgo sul Reno, a circa 32 km a su di Saverne, raccolsero una forza totale di circa 35.000 uomini.<ref name=A12.26/> Poiché era loro intenzione indurre Giuliano ad una battaglia e sconfiggerlo semplicemente con la preponderante superiorità numerica, provocarono il cesare inviandogli un insolente ''ultimatum'' ad evacuare immediatamente l'Alsazia.<ref name=A12.3>Ammiano Marcellino, xvi.12.3.</ref>
 
Giuliano si trovava ora di fronte ad una scelta meritevole di attenta riflessione. La condotta più sicura era quella di ignorare la sfida di Cnodomario, mantenere le proprie truppe nelle basi fortificate, richiedere rinforzi ed attenderli, se necessario fino alla stagione militare dell'anno dopo. Ma questa soluzione aveva alcuni problemi: il recente comportamento di Barbazione e del ''comitatus'' imperiale metteva in dubbio l'arrivo dei rinforzi e la loro qualità; inoltre una posizione attendista avrebbe esposto la Gallia ad una invasione di massa dei Germani proprio al tempo della mietitura. L'alternativa era quella promossa dal [[prefetto del pretorio]] per la Gallia [[Florenzio (console 361)|Florenzio]], il quale faceva notare che uno scontro campale con Cnodomario aveva buone probabilità di essere vittorioso e decisivo, in quanto i barbari si trovavano concentrati in un solo luogo invece che divisi in diverse bande, come loro solito.<ref name=A12.14>Ammiano Marcellino, xvi.12.14.</ref> D'altro canto, sebbene i Romani avessero quasi sempre vinto le battaglie in campo aperto contro i barbari in virtù della loro superiorità in fatto di equipaggiamento, organizzazione e addestramento,<ref name="Elton80">Elton, p. 80.</ref> questa volta si trovavano in una pericolosamente netta inferiorità numerica. Cionondimento Giuliano, che era noto per essere molto coraggioso, decise di concedere la battaglia a Cnodomario da solo.
 
== Battaglia ==
=== Avversari a confronto ===
[[Immagine:Istanbul - Ippodromo - Spettatori - Soldati - Base obelisco Teodosio 01.jpg|thumb|left|Soldati romani del tardo impero raffigurati (fila posteriore) sulla base dell'[[obelisco di Teodosio]], nell'[[ippodromo di Costantinopoli]]; si notino i ''[[torque]]'' (collari ornamentali) con i pendenti regimentali e i capelli lunghi, uno stile importato dalle reclute barbariche, in contrasto con i capelli corti portati normalmente durante il [[Principato]].]]
 
Secondo quanto raccontato da [[Ammiano Marcellino]],<ref name=A12.2 /> un disertore aveva informato [[Cnodomario]] che [[Giuliano (imperatore)|Giuliano]] aveva 13.000 uomini con sé a [[Saverne]]: non è però chiaro se avesse raccolto altri uomini per la battaglia. È possibile che la divisione di Severo non sia inclusa in quel conto in quanto, come raccontato in occasione della rotta di [[Barbazione]], i suoi uomini occupavano un campo differente dal grosso delle forze.<ref name="ammiano_16.11.4" /> [[Libanio]] afferma che Giuliano avesse 15.000 uomini;<ref name="libanio138">Libanio, 138.</ref> se questo fosse vero, gli ulteriori 2000 uomini potrebbero essere quelli del contingente di Severo. Inoltre Giuliano potrebbe essere stato in grado di richiamare alcune unità di ''[[limitanei]]'' per aiutarlo; [[Zosimo (storico)|Zosimo]] afferma che al suo arrivo in [[Gallia]], Giuliano iniziò una vasta leva:<ref>Zosimo, iii.67.</ref> si trattò probabilmente di uno sforzo volto a ricostituire le unità di ''limitanei'' molto indebolite negli anni dell'anarchia, piuttosto che rafforzare le unità del suo ''[[comitatus]]''.
 
Allo stesso tempo si è detto che la stima di 35.000 [[Alemanni]] fatta da Ammiano fosse esagerata e che in realtà essi fossero appena 15.000, tanti quanti i Romani; questa stima è basata su ipotesi speculative, tra cui quella che assume che la dimensione media di una banda di incursori alemanni (800 uomini) rappresentasse il contingente massimo esprimibile da un singolo ''pagus''.<ref>Drinkwater, p. 239.</ref> La stima di 35.000 uomini è invece compatibile con altre due indicazioni date da Ammiano in relazione ad eserciti alemannici: un contingente di 40.000 uomini nel [[378]] e un esercito del 366 diviso in tre parti, una delle quali forte di 10.000 uomini.<ref name=Elton73/>
 
L'esercito di Giuliano, sebbene di dimensioni ridotte, comprendeva alcune delle migliori unità dell'[[esercito romano]] tardo imperiale, con una notevole reputazione militare:<ref name=A12.43>Ammiano Marcellino, xvi.12.43.</ref> si trattava infatti di unità di ''[[palatini]]'', i migliori soldati romani. Una percentuale notevole delle truppe erano di origine barbarica, per lo più [[germani]]ca: l'analisi dei nomi tramandati di ufficiali e soldati delle unità di ''[[auxilia palatina]]'' suggerisce che i barbari costituivano da un terzo a metà degli effettivi, contro una stima del 25% riguardo l'intero esercito tardo imperiale.<ref>Elton, pp. 148, 151.</ref> Di questi molti erano probabilmente Alemanni, ma la storia delle campagne galliche mostra che le sue truppe barbariche erano fieramente leali ed affidabili. Se è vero che vi furono casi isolati di disertori germanici che passarono al nemico, anche per motivi di solidarietà etnica – Ammiano racconta solo di un ufficiale, il quale avvisò i membri della propria tribù che Giuliano stava pianificando una campagna contro di loro<ref name=A12.2 /> – la maggior parte dei soldati barbari tra le file romani mostrarono di essere estremamente leali alle proprie unità, come dimostrato dalla rapidità con cui le truppe di Giuliano ingaggiarono il nemico e dalla determinazione con la quale combatterono la battaglia: tre dei quattro ''[[tribunus|tribuni]]'' caduti in battaglia a Strasburgo avevano nomi barbarici.<ref name=A12.63>Ammiano Marcellino, xvi.12.63.</ref>
 
[[Immagine:Roman soldier end of third century northern province.jpg|thumb|right|Una moderna ricostruzione del probabile aspetto di un fante dell'esercito romano. Si notino: l'elmo del tipo ''[[Spangenhelm]]'', con una guardia per il naso, raffigurato anche sull'[[arco di Costantino]]; la ''[[lorica hamata]]'' (armatura a maglie) e lo scudo ovale o circolare, tipiche armi difensive delle ''[[auxilia]]'' della fine del III e inizi del IV secolo; a sinistra l'''[[hasta]]'', la lancia da fante, e lo ''spiculum'', un giavellotto simile ad un ''[[pilum]]'' lungo.]]
 
Le forze di Cnodomario erano molto meno omogenee in fatto di qualità. I suoi uomini migliori erano i professionisti del seguito dei ''regales'' (la classe di rango regale, detti ''ringgivers'' dai Germani). Si trattava principalmente di ''[[berserkr]]'' e combattenti con la spada dai capelli lunghi, ben equipaggiati dai loro ricchi padroni; allo scopo di garantirsi una rilevante velocità, indossavano intenzionalmente poca armatura, mentre i ''berserkr'' portavano gli scudi sulle spalle per usare la spada a due mani.<ref>Speidel, pp. 66, 71, 176, 185.</ref> La maggior parte degli uomini erano reclute con poco addestramento, che, come tutte le forze germaniche dell'epoca, facevano affidamento su di un equipaggiamento leggero e sulla velocità.
 
L'equipaggiamento romano era prodotto in massa nelle ''fabricae'' statali, che mettevano insieme avanzate tecnologie di forgiatura e abili artigiani.<ref name="Elton116">Elton, p. 116.</ref> Le armi romane erano fabbricate con acciaio prodotto internamente, come il ''[[acciaio norico|chalbys noricus]]'', il quale, sebbene di qualità inferiore all'acciaio prodotto in quel periodo in Asia centrale e in Cina, era notevolmente superiore al ferro non forgiato. Di contro, la tecnologia della forgiatura e gli artigiani esperti erano molto più rari nella ''Germania libera'', sebbene vi siano prove che la produzione e standardizzazione dell'equipaggiamento erano notevolmente aumentate dall'epoca del [[Principato]]; anche l'uso dell'acciaio era noto in ''Germania libera'', dove si producevano ''[[spatha]]e'' e [[stocco|stocchi]] in acciao flessibile.<ref>Raddatz, pp. 9-10.</ref> Ma la produzione alemannica di prodotti forgiati sofisticati, come armature di metallo, elmetti e spade, era sicuramente su scala inferiore a quella dei Romani.<ref name="Elton69">Elton, p. 69.</ref> Armi semplici come asce e coltelli erano spesso realizzati in ferro non forgiato. La protezione delle truppe romane era ottenuta tramite armature metalliche, normalmente una ''[[lorica hamata]]'' (armatura a maglia), ed elmetti, oltre agli scudi.<ref name="Elton107">Elton, p. 107.</ref> Al contrario, gli unici a possedere armatura ed elmetto tra gli Alemanni erano solo gli appartenenti alle classi sociali superiori: la gran parte dei fanti alemannici avevano solo uno scudo, ma nessuna armatura o elmetto.<ref name=Elton69 />
 
[[Immagine:Spatha end of second century 1.jpg|thumb|left|Fante romano tardo imperiale che regge una ''[[spatha]]'' (lunghezza [[Mediana (statistica)|mediana]] pari a 0,9 m). La lama era tagliente da entrambi i lati e la sommità era appuntita per permettere la stoccata. Si noti l'abbigliamento del soldato, con ''[[lorica hamata]]'', tunica a maniche lunghe, pantaloni e stivali, e si confronti con il fante ausiliario del I-II secolo, la cui spada era il più corto [[gladio]] e che indossava una tunica a maniche corte, aveva le gambe scoperte e portava i sandali.]]
 
Le armi da mano del fante romano erano l'''[[hasta]]'' (lancia), la ''[[spatha]]'' (spada) e il ''pumnal'' (pugnale).<ref name="Elton107" /> Tra gli Alemanni l'arma preferita era la lancia, mentre le spade erano probabilmente meno comuni:<ref name=Elton67>Elton, p. 67.</ref> certamente le avevano gli ''optimates'' (i nobili) e i ''ringgivers''.<ref>Speidel, p. 175.</ref> L'armamento degli Alemanni meno facoltosi non è chiaro: Ammiano Marcellino lascia ntendere che molti fanti alemanni portavano la spada,<ref>Ammiano Marcellino, xvi.12.44, 46.</ref> mentre coloro che non l'avevano erano armati di ''[[scramasax]]'' (coltelli lunghi e appuntiti) e asce.
 
Per quanto riguarda le armi da lancio a corto raggio, il fante romano portava o una lancia lunga oppure due o tre giavellotti corti (''lanceae'') e mezza dozzina di ''[[plumbatae]]'' (dardi a mano), per una gittata efficace di circa 30&nbsp;m.<ref name=goldsworthy205>Goldsworthy, p. 205.</ref> Ammiano riporta un gran numero di armi da lancio usate dagli Alamanni durante la battaglia: ''spicula'' (un lungo giavellotto simile al ''[[pilum]]'', anche noto come [[angon]]), ''verruta missilia'' (lance corte) e ''ferratae arundines'' (probabilmente dardi e "[[francisca (arma)|francische]]", asce da lancio).<ref name=A12.46>Ammiano Marcellino, xvi.12.46.</ref><ref name="Elton65">Elton, p. 65.</ref> Tutto considerato, pare che non vi fossero grandi differenze tra i due contendenti per quanto riguarda le armi da lancio. Ammiano racconta che i fanti romani furono obbligati a tenere gli scudi sopra le loro teste per gran parte del tempo a causa della quantità di dardi e lance che pioveva su di loro.<ref name=A12.44>Ammiano Marcellino, xvi.12.44.</ref>
 
Un aspetto che Ammiano tralascia di descrivere riguarda l'armamento da lancio lungo, ma è estremamente probabile che vi fossero arcieri da entrambe le parti. Ammiano ricorda la presenza tra i Romani di una [[vessillazione]] di ''equites sagittarii'' (arcieri a cavallo),<ref name=A12.7>Ammiano Marcellino, xvi.12.7.</ref> ed è probabile che vi fosse almeno una unità di arcieri a piedi, probabilmente un ''auxilium'' di ''sagittarii'', per un totale di circa 1000 arcieri romani; inoltre alcune delle unità di fanti avevano tra i propri ranghi anche degli arcieri.<ref name=goldsworthy205 /> L'arco romano era l'[[arco composito]] ricurvo di originario dell'[[Asia centrale]]: si trattava di un'arma sofisticata, compatta e potente.<ref name=goldsworthy137>Goldsworthy, p. 137.</ref> Anche gli Alemanni usavano archi, la maggior parte dei quali erano peggiori dell'arco composito, ma con una eccezione, l'[[arco lungo]] di [[taxus baccata|tasso]]. Alto come un uomo, poteva lanciare frecce con una forza tale da perforare le armature. Il suo lungo raggio lo rendeva ideale per scagliare frecce al di sopra delle proprie linee di fanteria, ma la sua dimensione lo rendeva ingombrante negli scontri diretti o per l'uso a cavallo, per il quale, invece, l'arco composito era ideale. Tradizionalmente si è ritenuta trascurabile la capacità arcieristica dei [[Germani]] del [[Reno (Germania)|Reno]], a causa del commento dello scrittore del VI secolo [[Agazia]] che i [[Franchi]] non sapevano come usare gli archi,<ref name="Elton64">Elton, p. 64.</ref> ma questa conclusione è contraddetta sia dai ritrovamenti archeologici che da Ammiano stesso.<ref>Ammiano Marcellino, xxvii.1.3, xxxi.10.8.</ref> Quindi l'equipaggiamento del soldato romano del IV secolo era ancora superiore a quello dei suoi nemici, anche se la differenza non era più così marcata come nei secoli precedenti.<ref>Mattingly, p. 248.</ref>
 
[[Immagine:PICT0735small.jpg|thumb|Cavaliere romano con armatura a maglie e spada.]]
 
La cavalleria romana godeva di una chiara supremazia su quella di Cnodomario in fatto di armature e addestramento, ma era inferiore per numero e velocità (si stima che ci fossero 3000 cavalieri).<ref name="Elton106" /> Oltre alla cavalleria leggera usata dai Germani, i Romani impiegavano cavalieri con corazze a maglie e cavalieri con armatura pesante, detti ''[[catafratti|cataphracti]]'' o ''clibanarii'' (i termini sembrano intercambiabili), completamente coperti da armature a squame o a fasce e armati con una lancia lunga e pesante, il ''contus'', e con una spada; Ammiano cita almeno due unità di catafratti, dunque questi costituivano almeno un terzo della cavalleria romana (circa 1000 cavalieri).<ref name=A12.63/> Il numero dei cavalieri alemannici non è noto, ma probabilmente costituivano una piccola parte dell'esercito di Cnodomario, in quanto i territori degli Alemanni erano occupati da foreste fitte ed erano inadatti all'allevamento in massa di cavalli.<ref name=elton58>Elton, p. 58.</ref> La maggior parte dei cavalieri alemanni erano i nobili e i membri del loro seguito, in quanto solo i ricchi potevano permettersi di mantenere un cavallo da guerra, e difficilmente costituivano più di un quinto di tutto l'esercito (7000 cavalieri), mentre probabilmente erano arcora di meno.<ref name=elton58 /> Malgrado ciò, la cavalleria alemannica era probabilmente sensibilmente più numerosa di quella romana. Riguardo al loro armamento, la cavalleria nobile di Cnodomario era probabilmente armata con spade, ma non possedeva armature metalliche,<ref name=elton68>Elton, p. 68.</ref> cosa che li rendeva probabilmente vulnerabili nello scontro corpo a corpo con la cavalleria romana, in particolare con i catafratti; è tuttavia possibile che alcuni cavalieri indossassero armature catturate al nemico.
 
I soldati romani erano professionisti, continuamente addestrati nelle teniche di combattimento e per eseguire manovre di gruppo.<ref name="Elton235">Elton, p. 235</ref><ref>Goldsworthy, p. 93.</ref> Il loro vantaggio principale negli scontri campali era quello di combattere in formazione, che permetteva loro di mantenere la posizione ad intervalli regolari e di rimpiazzare i soldati caduti, cosa che permetteva all'unità di mantenere la propria forma e consistenza mentre eseguiva manovre o ingaggiava il nemico. Ci sono invece solo pochi indizi per manovre di gruppo da parte degli Alemanni, sebbene i combattenti professionisti al seguito dei nobili fossero probabilmente in grado si eseguirne una: Ammiano racconta di un ''globus'' (una massa) dei migliori guerrieri che si mosse insieme al culmine della battaglia e fece breccia nella linea romana.<ref name=A12.49>Ammiano Marcellino, xvi.12.49.</ref> Oltre ai soldati professionisti già menzionati, molti Alemanni avevano probabilmente servito in passato nell'esercito romano, ricevendone l'addestramento,<ref>Drinkwater, ''Service''.</ref> ma la maggior parte degli uomini di Cnodomario erano stati richiamati per una leva temporanea e il loro addestramento era limitato. Secondo Ammiano furono obbligati a fare affidamento su di una rozza spinta frontale per sfondare la linea nemica semplicemente grazie al peso dei numeri, mentre non misero in difficoltà gli esperti soldati romani nella fase finale della battaglia, un prolungato combattimento ravvicinato.<ref>Ammiano Marcellino, xvi.12.43; 49-51</ref>
 
Per contrastare l'inferiorità tattica delle sue truppe, Cnodomario fece un uso attento della conformazione del campo di battaglia e di alcuni stratagemmi. A Starsburgo il fianco destro del suo esercito era protetto da una zona ricoperta da arbusti e interrotta da fossi naturali, in cui la cavalleria non poteva manovrare; Cnodomario fece disporre alcuni guerrieri nascosti nei fossi per preprarare una imboscata,<ref name=A12.17>Ammiano Marcellino, xvi.12.17.</ref> probabilmente contro l'ala sinistra romana. Per fronteggiare la minaccia dei catafratti romani sulla sua ala sinistra, Cnodomario ordinò ad alcuni fanti armati alla leggera di mischiarsi ai cavalieri: durante lo scontro con la cavalleria romana, i fanti avrebbero dovuto strisciare sotto i cavalli romani e colpirli sul ventre, in modo che i cavalieri cadessero con le proprie montanture e, impacciati dalle armature, fossero facile vittima dei loro nemici.<ref name=A12.22>Ammiano Marcellino, xvi.12.22.</ref>
 
Il problema principale di Giuliano era quello di annullare il vantaggio numerico dei Germani. Poichè questo vantaggio rendeva probabile che le formazioni romane fossero sfondate in uno o più punti semplicemente dalla preponderanza nemica, Giuliano fece schierare le sue truppe su due linee parallele molto distanziate;<ref>Ammiano Marcellino, xvi.12.20, 49.</ref> in questo modo le truppe della seconda linea sarebbero potute facilmente accorrere in soccorso delle unità di prima linea che si fossero trovate in difficoltà, mentre l'intera seconda linea avrebbe funto da riserva nel caso la prima fosse interamente collassata. Infine Giuliano dispose probabilmente una piccola unità separata sul proprio fianco sinistro, sotto il comando del suo ''magister equitum'' Severo, a fronteggiare il bosco al di là della strada;<ref name="goldsworthy176">Goldsworthy, p. 176.</ref> probabilmente serviva a difendersi da una possibile sortita germanica da quel lato, anche se Ammiano sembra suggerire che Severo avesse l'ordine di avanzare nel bosco.<ref name=A12.17/> Infine, il piano di Giuliano prevedeva che la cavalleria romana mettesse in fuga quella germanica e circondasse da dietro la fanteria nemica.
 
=== Ordine di battaglia romano ===
 
[[Immagine:Heruli seniores shield pattern.svg|thumb|right|Motivo dipinto sugli scudi degli ''[[Heruli]] seniores'', un ''auxilium palatinum''. Il motivo è ripreso dalla ''[[Notitia dignitatum]]'', un documento della fine del IV- inizi del V secolo.]]
[[Immagine:Petulantes seniores shield pattern.svg|thumb|right|Motivo dipinto sugli scudi dei ''[[Petulantes]] seniores'', un ''auxilium palatinum''. Dalla ''Notitia dignitatum''.]]
[[Immagine:Scutum Iovianorum seniorum.svg|thumb|right|Motivo dipinto sugli scudi degli ''[[Ioviani]] seniores'', una ''legio palatina''. Dalla ''Notitia dignitatum''.]]
[[Immagine:Batavi Seniores scutum.svg|thumb|right|Motivo dipinto sugli scudi degli ''[[Batavi (legione romana)|Batavi]] seniores'', un ''auxilium palatinum''. Dalla ''Notitia dignitatum''.]]
 
La composizione dell'[[esercito romano|esercito]] di [[Giuliano (imperatore)|Giuliano]] a [[Strasburgo]] può essere ricostruita solo parzialmente. [[Ammiano Marcellino]] fa il nome di solo cinque unità nel racconto della battaglia, ma altri brani sulla campagna gallica di Giuliano e nel testo di [[Zosimo (storico)|Zosimo]] menzionano altre unità del ''[[comitatus]]'' di Giuliano che erano verosimilmente presenti a Strasburgo.
 
In questa epoca un ''comitatus'' era probabilmente composto da solo tre tipi di unità e tutte del massimo grado, quello di unità di ''[[palatini]]'': si trattava di ''[[vexillatio]]nes'' di cavalleria e ''legione'' e ''auxilia'' di fanteria.<ref>Jones, p. 97, 125.</ref> vi è molta incertezza riguardo la dimensione delle unità militari romane durante il tardo impero: ufficialmente le ''vexillationes'' e le ''legiones'' avevano 800 e 1200 uomini rispettivamente, ma gli effettivi registrati sono rispettivamente 400 e 800;<ref name=elton89>Elton, p. 89.</ref> si può allora assumere un valore medio tra questi estremi e stimare 500 cavalieri per le ''vexillationes'' e 1000 fanti per le ''legiones palatinae''. Anche la forza di una ''auxilia palatina'' è oggetto di dibattito, in quanto potevano essere della stessa dimensione delle ''legiones'' o grandi la metà;<ref>Goldsworthy, p. 206.</ref> la seconda possibilità pare la più probabile in accordo con le ricerche svolte,<ref>Jones, p. 682.</ref><ref>Elton, p. 90, nota 3.</ref> anche in considerazione del fatto che se un'''auxilia'' avesse avuto la stessa dimensione di una ''legio'' non sarebbe stato necessario distinguerle.
 
Le fonti riportano le seguenti unità all'interno del ''comitatus'' di Giuliano (con l'asterisco si indicano le unità nominate da Ammiano nel racconto della battaglia di Strasburgo):
 
{| class = wikitable
|+ '''UNITÀ DEL ''COMITATUS'' DI GIULIANO NEL 355-60'''
! '''''Legiones''''' !! '''''Auxilia''''' !! '''''Vexillationes'''''
|-
| valign=top | [[Ioviani]]<ref name=Zos/><br>[[Herculiani]]<ref name=Zos/><br>[[Primani]]*<ref name=A12.49>Ammiano Marcellino, xvi.12.49.</ref><br>[[Moesiaci]] (1)<ref>Ammiano Marcellino, xx.1.3.</ref><br>[[Moesiaci]] (2)<ref>Ammiano Marcellino, xx.1.3.</ref>
| valign=top |[[Batavi (legione romana)|Batavi]]*<ref name=A12.45>Ammiano Marcellino, xvi.12.45.</ref><br>[[Reges (auxilia palatina)|Reges]]*<ref name=A12.45 /><br>[[Cornuti]]*<ref name=A12.43>Ammiano Marcellino, xvi.12.43.</ref><br>[[Brachiati]]*<ref name=A12.43 /><br>[[Celtae]]<ref name=A4.2>Ammiano Marcellino, xx.4.2.</ref><br>[[Heruli]]<ref name=A4.2/><br>[[Petulantes]]<ref name=A4.2/><br>
| valign=top |''Normali''<br>Equites [[Laeti|Gentiles]]<ref name=A4.1>Ammiano Marcellino, xvi.4.1.</ref><br>[[Equites scutarii]]*<ref>Ammiano Marcellino, xvi.4.1, 12.2</ref><br>''Pesanti''<br>Equites [[Catafratti|cataphractarii]] (1)*<ref name=A12.63/><br>Equites cataphractarii (2)*<ref name=A12.63/><br>''Leggere''<br>Equites Dalmatae<ref name=Zos/><br>Equites sagittarii*<ref name=A12.7>Ammiano Marcellino, xvi.12.7</ref>
|-
|Totale (fant) 5,000
|Totale (fant) 3,500
|Totale (cav) 3,000
|}
 
Le legioni degli ''[[Ioviani]]'' e degli ''[[Herculiani]]'' e gli ''equites Dalmatae'' non sono menzionati dalle fonti al servizio di Giuliano, ma come parte del ''comitatus'' gallico sotto [[Magnenzio]], e furono dunque probabilmente ereditati da Giuliano. Se tutte queste unità furono presenti a Strasburgo, l'ordine di battaglia romano lascerebbe fuori 1500 uomini: è quindi probabile che le fonti non riportino tre unità di ''auxilia'', di cui almeno una di ''sagittarii'' (arcieri), senza i quali un ''comitatus'' sarebbe stato incompleto. In totale, quindi, è verosimile che l'esercito di Giuliano a Strasburgo fosse composto da cinque ''legiones palatinae'' e dieci ''auxilia palatina'' di fanteria e sei ''vexillationes'' di cavalleria.
 
Per quanto riguarda la cavalleria, Ammiano menziona solo ''cataphracti'' nel suo racconto della battaglia, i quali costituivano certamente il tipo di unità più adatte per effettuare una carica di sfondamento; una conferma dell'impiego di questi uomini è la morte di ben due ''tribuni'' (comandanti di unità) dei catafratti nello scontro,<ref name=A12.63/> che testimoniano la presenza di almeno due ''vexillationes'' di catafratti. È però praticamente certo che i catafratti costituivano solo una parte del contingente montato a disposizione di Giuliano, in quanto nell'esercito romano tardo imperiale, solo il 15% delle unità di cavalleria erano catafratti pesanti.<ref name=Elton106/> Altrove Ammiano Marcellino e Zosimo raccontano che Giuliano aveva sotto il suo comando una unità di ''Gentiles'' e una di ''scutarii'': si trattava di unità di cavalleria parzialmente corazzata, la quale costituiva la maggioranza (61%) della cavalleria tardo imperiale e che era molto adatta per il combattimento ravvicinato. Si fa anche menzione di due unità di cavalleria leggera, senza corazza e destinata alla schermaglia e all'inseguimento, gli ''equites Dalmatae'' e gli ''equites sagittartii'' (arcieri a cavallo). Lo scenario più probabile è che tutte queste unità fossero presenti a Strasburgo, con due ''vexillationes'' ciascuna di cavalleria leggera, normale e pesante. A questi Giuliano aggiungeva la propria scorta personale di 200 cavalieri scelti,<ref name=A12.28>Ammiano Marcellino, xvi.12.28.</ref> probabilmente un distaccamento di una delle ''[[scholae]]'' di [[Costanzo II|Costanzo]], le unità di cavalleria di élite composte da 500 uomini che fungevano da guardia imperiale a cavallo.
 
Per quanto riguarda le linee su cui erano disposte le unità romane sul campo, Ammiano fornisce poche informazioni: afferma che il fianco destro di ciascuna linea, anteriore e posteriore, era tenuto da una unità di ''auxilia'', mentre al centro della linea di riserva c'era la legione dei ''[[Primani]]''. Sebbene Goldsworthy assuma che le due linee fossero numericamente uguali,<ref name="goldsworthy_fig176">Goldsworthy, figura a p. 176.</ref> questa informazione non è fornita dalle fonti ed è ugualmente possibile che la linea di riserva fosse numericamente inferiore alla prima linea. Libanio afferma che le legioni erano disposte al centro della linea;<ref name="libanio139">Libanio, 139.</ref> questa informazione è compatibile con la posizione dei ''Primani'' data da Ammiano. Una disposizione verosimile e compatibile con le informazioni frammentarie date dalle fonti potrebbe essere la seguente: in prima linea due ''auxilia'' a sinistra, tre ''legiones'' al centro, due ''auxilia'' (i ''[[Cornuti]]'' e i ''[[Brachiati]]'') sul fianco destro, per un totale di 5000 uomini; in seconda linea tre ''auxilia'' sul fianco sinistro, la ''legio'' dei ''[[Primani]]'' al centro, altre tre ''auxilia'' (tra cui i ''[[Reges]]'' e i ''[[Batavi (legione romana)|Batavi]]'') a destra, per un totale di 4000 uomini; la ''legio'' restante (altri 1000 uomini) sarebbe stata al comando di Severo e collocata a sinistra.
 
Una importante fonte sulle unità dell'[[esercito romano]] tardo imperiale è la ''[[Notitia dignitatum]]'', un elenco delle cariche civili e militari della fine del IV-inizi del V secolo, la cui redazione, per quanto riguarda la parte occidentale dell'impero, è comunemente fatta risalire agli [[anni 420]]; lo scarso dettaglio con cui le fonti indentificano le unità che combatterono con Giuliano a Strasburgo rende difficile metterle in corrispondenza con le unità registrate nella ''Notitia''. Per quanto riguarda le unità di cavalleria, la difficoltàrisiede nel fatto che le fonti non specificano i numeri delle unità presenti a Strasburgo, mentre nella ''Notitia'' sono elencate diverse unitàdi ''equites Dalmatae'' e di ''equites sagittarii''. Le unità di fanteria riportate nella ''Notitia'' sono invece divise in coppie: ciascuna unità è infatti divisa in due parti, una di ''seniores'' e l'altra di ''iuniores''; questa divisione, avvenuta in un momento imprecisato, è attestata già nel [[356]] (''Iovii Cornutes seniores''),<ref name="Elton95">Elton, p. 95.</ref> ma se era già avvenuta al tempo di Giuliano, comunque Ammiano non specifica se le unità che nomina fossero ''seniores'' o ''iuniores'', rendendo impossibile l'identificazione con la ''Notitia''.
 
Malgrado ciò, è possibile identificare, con un buon grado di sicurezza, alcune unità della ''Notitia'' come quelle che combatterono a Strasburgo, o quanto meno come loro "discendenti". Ammiano parla di una unità di cavalleria che definisce ''Gentiles'', forse una ''vexillatio palatina''; se questa unità fu poi tramutata in una ''schola'', potrebbe essere identificata con la ''schola Gentilium'' posta al comando dell'imperatore d'Occidente nella ''Notitia''.<ref>''Notitia dignitatum'', ''pars Occidentis'', ix.</ref> Le altre unità di cavalleria presenti a Strasburgo potrebbero essere identificate con la vessillazione di ''equites VIII Dalmatae'' ("8° cavalleria dalmata") a disposizione del ''magister equitum Galliarum'' e con quelle di ''equites cataphractarii iuniores'' e di ''equites scutarii Aureliaci'' ("cavalieri muniti di scudo di Aureliano", il cui nome derivava probabilmente dall'imperatore [[Aureliano]], che governò nel 270-5), poste sotto il comando del ''comes Britanniarum'', le cui unità provenivano probabilmente dal ''comitatus'' gallico.<ref>''Notitia dignitatum'', ''pars Occidentis'', vii.</ref> Per quanto riguarda la fanteria, il ''magister equitum'' di Gallia comandava gli ''auxilia palatina'' ''Brachiati iuniores'' e ''Batavi iuniores'', mentre il ''comes Britanniarum'' aveva sotto il proprio comando la legione dei ''Primani iuniores''. Nel ''comitatus'' del ''magister peditum'' d'Italia sono invece comprese le seguenti unità ''seniores'': le ''legiones'' degli ''Ioviani'', ''Herculiani'', ''Moesiaci'' e ''Pannoniciani'' (queste ultime due potrebbero essere le due legioni mesiche citate da Ammiano); le ''auxilia palatina'' dei ''Batavi'', ''Cornuti'', ''Brachiati'', ''Heruli'', ''Petulantes'' e dei ''Celtae''; l'esercito italico comprendeva anche la ''legio comitatensis'' dei ''Regii''.<ref>''Notitia dignitatum'', ''pars Occidentis'', v.</ref> Quest'ultima è identificata da Goldsworthy come l'unità dei ''Reges'' citata da Ammiano,<ref name="goldsworthy176" /> ma, oltre al nome differente, i ''Reges'' erano un ''auxilium palatinum'', non una legione.
 
=== Forze alemanniche ===
 
A Strasburgo erano presenti nove ''reges'' ("re") alemannici: [[Cnodomario]] e suo nipote Serapione, Westralp, Urius, Ursicinus, Hortarius, Suomarius<ref name="A12.1" /> e i due che avevano rotto il trattato di pace con i Romani, [[Vadomario]] e il suo collega. Ciascuno di loro aveva sotto di sé due ''pagi'', per un totale di diciotto ''pagi''. Se si assume che i soldati non alemannici erano un quarto del totale, i soldati alemannici a Strasburgo erano quindi circa 26.000, per una media di 1500 per ''pagus''. Considerata la stima di 135.000 per la popolazione totale degli Alemanni, il 20% circa di un ''pagus'' sarebbe stato presente a Strasburgo, una percentuale realistica per una popolazione barbarica.<ref name=Elton73/>
 
=== Svolgimento ===
 
Un disertore appartenente agli ''Scutarii'' informò del [[Cnodomario]] del piano di [[Giuliano (imperatore)|Giuliano]] di marciare su Strasburgo.<ref name=A12.2/> Il sovrano degli Alemanni ebbe allora il vantaggio di scegliere il campo di battaglia, che fu una gentile collina coperta di campi di grano a poche miglia dal [[Reno (Germania)|Reno]].<ref name=A12.19>Ammiano Marcellino, xvi.12.19.</ref> [[Libanio]] afferma che su un lato era presente un corso d'acqua elevato (probabilmente un acquedotto o un canale), costruito su di una palude,<ref name="libanio140">Libanio, 140.</ref> ma questa affermazione pare incompatibile con il racconto di Ammiano, che descrive il luogo della battaglia come posto in posizione elevata e potrebbe essere un dettaglio proveniente da un'altra battaglia di Giuliano. Il sito della battaglia è individuato dall'affermazione di Ammiano che l'esercito di Giuliano marciò 21 miglia (32 km) da [[Saverne]] lungo la strada [[Metz]]-Strasburgo.<ref name=A12.8>Ammiano Marcellino, xvi.12.8.</ref> Una prima teoria identifica il sito con il villaggio di Oberhausbergen, posto a 3 km a nord-ovest di Strasburgo,<ref>Drinkwater, p. 237.</ref> 1 km a nord della strada romana (la moderna D228): in tal caso i Romani avrebbero fronteggiato gli Alemanni sulla sommità della collina di Oberhausbergen, con la strada alle loro spalle. Ma il sito potrebbe essere stato invece quello di Koenigshoffen, un suburbio occidentale della moderna Strasburgo che si trova a cavallo della strada romana.<ref>IGN ''Carte de Promenade'' 12 (Strasbourg/Forbach)</ref>
 
La stagione militare era già avanzata, in quanto Giuliano aveva impiegato molto tempo a ricostruire Saverna, ma era ancora estate, in quanto le giornate erano calde e il grano maturo nei campi:<ref>Ammiano Marcellino, xvi.12.11, 19.</ref> probabilmente era agosto. L'esercito di Giuliano aveva marciato da Strasburgo durante il mattino, giungendo in vista del nemico intorno a mezzogiorno.<ref name=A12.11>Ammiano Marcellino, xvi.12.11.</ref> Cnodomario, allertato dai suoi esploratori dell'arrivo dell'esercito romano, mosse il proprio esercito dalla base, posta dinanzi alle mura diruite di Strasburgo al campo di battaglia che aveva scelto.<ref name=A12.19 />
 
A poca distanza dal campo di battaglia, Giuliano ordinò al suo esercito di arrestarsi e di riposare. Preoccupato che i suoi uomini potessero essere troppo stanchi per la lunga marcia sotto il sole cocente, propose di costruire un campo e rimandare lo scontro al giorno successivo, ma i suoi ufficiali e i suoi uomini furono contrari e chiesero a gran voce di essere condotti alla battaglia quello stesso giorno; Giuliano, che si vantava di agire in base al consenso, accettò la loro proposta.<ref>Ammiano Marcellino, xvi.12.8-13.</ref> Il fatto che i soldati romani potessero anche solo considerare la possibilità di combattere una battaglia che si prospettava molto difficile dopo una marcia di 20 miglia in assetto da battaglia è una testimonianza della loro resistenza.
 
Avanzando lungo la strada fino al campo di battaglia, i Romani trovarono l'esercito germanico già disposto sul campo, probabilmente disposto in una densa massa sulla sommità della collina, in modo da ottenere il vantaggio di combattere in discesa.<ref name="Elton81">Elton, p. 81.</ref> L'ala sinistra germanica era tenuta da Cnodomario e dalla sua cavalleria, mentre l'ala sinistra da suo nipote Serapione (il cui nome greco era stato scelto dal padre ellenofilo), il quale era ancora un adolescente, ma che aveva già dimostrato di essere un comandante militare all'altezza dello zio.<ref name=A12.19 /><ref name="goldsworthy176" /> Il resto del contingente era sotto cinque grandi sovrani e dieci re minori.<ref name=A12.26/> Tra le sterpaglie sul fianco destro germanico erano i Germani nascosti da Cnodomario e pronti all'imboscata. La fanteria romana si dispose su due linee, con la cavalleria (circa 3000 uomini) sul fianco destro;<ref name=Elton106/> a sinistra si trovava il distaccamento di Severo.<ref name="goldsworthy176" />
 
Non appena i due eserciti furono schierati, un clamore sorse dalle linee germaniche, che chiedevano rumorosamente che Cnodomario e il suo gruppo di comandanti scendessero da cavallo e conducessero il grosso dei guerrieri appiedati germanici dalla prima linea; Cnodomario e i suoi uomini eseguirono immediatamente.<ref>Ammiano Marcellino, xvi.12.34-35.</ref> Nel far ciò, Cnodomario rinunciò al controllo strategico della battaglia in quanto, intrappolato al centro dello scontro, non aveva possibilità di sapere cosa accadeva in altri settori. Giuliano, invece, mantenne per tutto lo scontro una posizione separata, protetto dalla sua scorta, e fu quindi in grado di reagire agli eventi su tutto l'arco del fronte, come nel caso della rotta iniziale della sua cavalleria. Non è chiaro dove fosse esattamente collocato il comandate romano, anche se probabilmente si pose nello spazio tra le due linee romane.<ref name="goldsworthy176" />
 
La cavalleria romana ingaggiò i cavalieri germanici, ma lo stratagemma di Cnodomario ebbe un notevole successo: i fanti che aveva inframmezzato riuscirono a far cadere i cavalli dei Romani e ad uccidere i [[catafratti]] ormai a terra. Sconcertati da questa tattica, la cavalleria romana si fece cogliere dal panico e abbandonò il campo; nella loro fuga, i catafratti andarono a infrangersi nella fanteria romana sul fianco destro, la quale resse all'urto solo grazie alla disciplina delle ''auxilia palatina'' dei ''[[Cornuti]]'' e dei ''[[Brachiati]]''. La cavalleria romana si rifugiò dietro alle linee della fanteria, dove Giuliano andò personalmente a raccoglierla e a riformarne i ranghi.<ref>Ammiano Marcellino, xvi.12.37-38.</ref> [[Zosimo (storico)|Zosimo]] afferma che una vessillazione di catafratti si rifiutò di tornare a combattere e che dopo la battaglia Giuliano li obbligò a vestirsi da donna per punizione<ref>Zosimo, iii.68.</ref> (una punizione così lieve per una infrazione che nell'esercito romano era tradizionalmente sanzionata con la [[decimazione]] fu probabilmente dovuta alla notevole scarsità di truppe a disposizione del [[cesare (titolo)|cesare]]). La rotta della cavalleria romana portò al primo momento critico della battaglia, in quanto la prima linea romana si trovò col fianco destro esposto agli assalti della vittoriosa cavalleria germanica: malgrado la situazione difficile, e grazie al rinforzo dei ''[[Reges]]'' e dei ''[[Batavi (legione romana)|Batavi]]'' che avanzarono dalla seconda linea a dare manforte ai loro compagni, il fianco destro romano tenne la posizione fino al ritorno della cavalleria romana, che fu in grado di diminuire la pressione nemica.<ref>Ammiano Marcellino, xvi.12.43-45.</ref>
 
Nel frattempo, all'ala sinistra romana, Severo trattenne le sue truppe dall'avanzare sul terreno scosceso, forse avendo subodorato l'imboscata dei Germani.<ref name=A12.17/> Libanio riporta una versione totalmente differente, affermando che i Romani caricarono i nemici spingendoli fuori dai loro nascondigli,<ref name="libanio140">Libanio, 140.</ref> ma la versione di Ammiano sembra maggiormente verosimile, in quanto i Romani non avrebbero tratto nessun beneficio dall'infilarsi direttamente in una trappola pronta a scattare. Ammiano non riporta altri movimenti in questo settore, ma è probabile che gli Alemanni nascosti alla fine abbiano perso la pazienza e siano usciti dalla boscaglia per caricare l'unità di Severo, solo per essere respinti dalle sue truppe esperte.<ref name="goldsworthy_fig176" />
 
Al centro del fronte, i guerrieri germanici appiedati caricarono ripetutamente e frontalmente i ranghi serrati dei Romani, contando di romperli semplicemente grazie alla loro superiorità numerica, ma la prima linea romana tenne la propria posizione per lungo tempo, infliggendo grosse perdite ai Germani che si gettavano senza posa sulle lance romane ammassate. Ad un certo punto un gruppo di capi germanici e di alcuni dei loro migliori guerrieri formarono una densa massa e, lasciati passare dalle prime file alemanniche, caricarono i Romani. Probabilmente si trattava di una formazione barbarica detta ''hogshead'' ("barile"), un cuneo protetto da guerrieri con corazza disposti sull'esterno. Con uno sforzo disperato riuscirono a perforare la prima linea romana;<ref>Ammiano Marcellino, xvi.12.46-50.</ref> la situazione si era fatta potenzialmente disastrosa per i Romani, ma, malgrado fosse stata tagliata in due, la prima linea romana non collassò, in quanto le esperte unità lì disposte riuscirono a mantenere le due ali separate in formazione.
 
Un gran numero di Germani si riversò attraverso la breccia e caricò il centro della seconda linea romana, lì dove si trovava la legione di ''élite'' dei ''[[Primani]]'', la quale fu in grado di arrestare l'attacco nemico e di contrattaccare, mettendo in fuga quanti erano riusciti a sfondare.<ref name=A12.49/> Presumibilmente la breccia nella prima linea fu richiusa, o con la congiunzione delle due ali separate della stessa linea o con l'avanzamento dei ''Primani'' dalla seconda (Ammiano non specifica quale sia stato il caso). La prima linea romana, che si era estesa sul fianco sinistro con l'avanzamento del fianco sinistro della seconda linea (e presumibilmente con l'unità vittoriosa di Severo), iniziò a respingere i Germani, flettendone le due ali all'indietro. A questo punto i Germani erano già demoralizzati dalla scarsità dei loro successi e dal gran numero di perdite subite; il grosso del loro esercito era intrappolato dalla mezzaluna sempre più accentuata dell'esercito romano; le ali germaniche erano metodicamente decimante, mentre le truppe poste al centro erano compresse al punto di non poter muoversi. Alla fine, la pressione sempre maggiore esercitata dai Romani causò il collasso della linea germanica: mentre il panico si diffondeva tra i loro ranghi, gli Alemanni ruppero la formazione e si volsero alla fuga.<ref>Ammiano Marcellino, xvi.12.50-51.</ref> Molti non corsero abbastanza velocemente: inseguiti lungo tutto il tratto che conduceva al [[Reno (Germania)|Reno]] dalla cavalleria e dalla fanteria romane, molti furono uccisi mentre fuggivano. Un gran numero tentò di attraversare a nuoto il fiume, ma molti annegarono, colpiti dalle frecce romane o appesantiti dalle loro armature.<ref>Ammiano Marcellino, xvi.12.55-56.</ref>
 
Ammiano racconta che 6000 Germani morirono sul campo di battaglia e sul tratto che lo divideva dal fiume,<ref name=A12.63/> mentre Libanio stima queste vittime in 8000;<ref name="libanio141">Libanio, 141.</ref> altre migliaia di Alemanni trovarono la morte per affogamento mentre tentavano l'attraversamento del fiume. È probabile che circa un terzo dell'esercito germanico perì nello scontro, ma pare che la maggior parte dei soldati riuscì a fuggire, compresi i sei ''reges'' che accompagnavano Cnodomario. I Romani persero solo 243 uomini e quattro ''tribuni'' ("comandanti di unità"; si trattava di [[Bainobaude]], Laipsone, Innocenzo e uno sconosciuto),<ref>Burns, Thomas Samuel, ''Rome and the Barbarians, 100 B.C.-A.D. 400'', Johns Hopkins University Press, 2003, ISBN 0801873061, p. 332.</ref> due dei quali erano comandanti dei catafratti.<ref name=A12.63/> Cnodomario e la sua scorta di 200 uomini tentarono di fuggire raggiungendo alcune barche, preparate a questa evenienza nei pressi delle rovine del forte romano di ''Concordia'' ([[Lauterbourg]]), circa 40 km a valle di Strasburgo, ma furono spinti da uno squadrone di cavalleria romana in un boschetto sulla riva del Reno e lì, circondati, si arresero. Portato alla presenza di Giuliano, al quale chiese pietà, Cnodomario fu inviato a [[Milano]] alla corte di [[Costanzo II]], per poi morire, non molto tempo più tardi, in un campo per prigionieri barbari presso [[Roma]].<ref>Ammiano Marcellino, xvi.12.58-61, 65-66.</ref>
 
Dopo la battaglia Giuliano fu acclamato [[augusto (titolo)|augusto]] (imperatore) dalle sue truppe, ma egli rifiutò con veemenza il titolo che poteva essergli concesso legalmente solo dall'augusto in carica, Costanzo;<ref name=A12.64>Ammiano Marcellino, xvi.12.64.</ref> considerata la spietatezza dell'imperatore nell'eliminare potenziali concorrenti al trono, la cautela di Giuliano in questa occasione è comprensibile.
 
== Eventi successivi alla battaglia ==
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[[Immagine:Bingen above.jpg|thumb|right|Vista di [[Bingen am Rhein]], si trova alla confluenza del [[Nahe]] col [[Reno (Germania)|]], il confine naturale tra l'[[Impero romano]] e la ''Germania'' in mano ai [[barbari]]. Il forte romano collocato in questo punto strategico fu riparato da [[Giuliano (imperatore)|]] nel [[359]].]]
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A seguito della vittoria a Strasburgo, [[Giuliano (imperatore)|Giuliano]] raccolse tutti gli [[Alemanni]] che si erano stanziati in [[Alsazia]] e li espulse dal territorio dell'impero.<ref>Ammiano Marcellino, xvii.11.2.</ref>
 
La battaglia fu il momento decisivo dello sforzo di Giuliano per restaurare la frontiera del [[Reno (Germania)|Reno]]: fino a quel momento Giuliano era stato costretto a combattere principalmente all'interno della [[Gallia]], lasciando l'iniziativa ai Germani che rincorreva tra una incursione e l'altra, mentre la regione, una delle province fondamentali dell'impero, subiva danni economici enormi. A partire dalla campagna del [[358]], Giuliano fu invece in grado di portare guerra al nemico nel suo territorio, anno dopo anno invadendo le terre al di là del Reno, devastandole e terrorizzando le tribù barbariche, che furono spesso costrette ad accettare la condizione di tributari. Allo stesso tempo fu in grado di incrementare sensibilmente lo stato di preparazione delle difese frontaliere romane, riparando i forti danneggiati e ripristinando le guarnigioni travolte dalle incursioni nemiche.
 
Già nel [[357]], Giuliano fece seguire alla battaglia di Strasburgo una incursione in territorio alemannico, al di là del Reno; dopo aver devastato in lungo e in largo quelle terre, si concentrò sulla ricostruzione di un forte negli ''[[Agri decumates]]'' originariamente costruito da [[Traiano]] all'inizio del [[II secolo]]. Infine concesse ai timorosi barbari una tregua di dieci mesi.<ref>Ammiano Marcellino, xvii.1.</ref>
 
Nel [[358]] Giuliano si occupò inizialmente delle tribù dei [[Franchi]], attraversando il Reno e obbligando i [[Salii]] e i [[Camavi]] alla resa e a divenire ''tributarii'',<ref>Ammiano Marcellino, xvii.8.</ref> per poi ricostruire tre importanti forti sulla bassa [[Mosa (fiume)|Mosa]]. Infine tornò ad occuparsi degli Alemanni, attraversando il Reno a [[Magonza]] e obbligando alla resa i nuovi grandi re Ortario e Surmario.<ref>Ammiano Marcellino, xvii.10.</ref>
 
Nel [[359]] il [[cesare (titolo)|cesare]] ricostruì sette forti e mura cittadine nel medio Reno, tra cui quelle di ''Bonna'' ([[Bonn]]) e ''Bingium'' ([[Bingen am Rhein|Bingen]]), obbligando i suoi recenti tributari alemannici a fornire forza lavoro e materiale da costruzione. Attraversò poi il Reno, marciò attraverso il territorio dei tributari e devastò le terre degli altri re che avevano combattuto a Strasburgo, tra cui Welstralp: tutti furono obbligati a sottomettersi e a riconsegnare le migliaia di civili romani che avevano rapito e ridotto in schiavitù durante gli anni delle incursioni.<ref>Ammiano Marcellino, xviii.2.</ref>
 
Nel [[360]], la sua ultima stagione militare in Gallia, Giuliano fu ancora una volta proclamato [[augusto (titolo)|augusto]] dalle sue truppe e ancora rifiutò, ma questa volta le truppe insistettero, minacciando di rivoltarsi contro [[Costanzo II]]. Allarmato, ma anche intimamente lusingato, Giuliano scrisse una lettera apologetica a Costanzo, spiegandogli per quale motivo aveva ritenuto necessario piegarsi alle richieste dei suoi soldati e chiedendo la ratifica imperiale; Costanzo, però, rifiutò, chiededo a Giuliano di tornare al rango di cesare.<ref>Ammiano Marcellino, xx.4-9.</ref> Giuliano ignorò l'ordine, ma, allo scopo di provare la propria buona fede e anche per mantenere occupate le proprie truppe sul punto di ammutinarsi, attraversò ancora una volta il Reno e attaccò gli [[Attuarii]], una tribù della confederazione dei Franchi.<ref>Ammiano Marcellino, xx.10.</ref> L'anno successivo i due imperatori marciarono l'uno contro l'altro per dirimere la situazione, ma l'improvvisa morte di Costanzo in Asia minore risparmiò all'impero una ulteriore guerra civile.
 
Divenuto unico imperatore (361-363), Giuliano soccombette alla "sindrome di Alessandro Magno", come i suoi predecessori [[Traiano]] e [[Settimio Severo]], e decise di emulare il sovrano macedone e conquistare l'impero persiano. Abbandonando l'efficace ma poco prestigiosa strategia di Costanzo, Giuliano invase la [[Mesopotamia]] alla testa di un esercito di 65.000 uomini,<ref>Ammiano Marcellino, xxiv.</ref> ma la campagna fu un disastro, terminando con la sua morte e la ritirata dell'esercito romano indebolito da grandi perdite.<ref>Ammiano Marcellino, xxv.</ref> Sebbene la gran parte delle unità che combatterono nella [[campagna sasanide di Giuliano]] provenissero dal ''[[comitatus]]'' orientale e da quello imperiale, è verosimile che anche il ''comitatus'' dell'Illirico e della Gallia fosse stato privato di truppe per rafforzare le truppe destinate all'invasione: il risultato fu che nel [[366]] la Gallia fu ancora una volta oggetto delle incursioni delle orde di Alemanni e che il faticoso lavoro di restaurazione di Giuliano fu disfatto. Per questo motivo il nuovo imperatore, [[Valentiniano I]], dovette passare anni praticamente a ripetere la campagna gallica di Giuliano.<ref>Ammiano Marcellino, xxvii, xviii.</ref>
 
== Note ==
{{references|3}}
 
== Bibliografia ==
;Fonti primarie
* [[Ammiano Marcellino]], ''[[Res gestae]] libri xxxi'', xvi.12 (tardo IV secolo)
* [[Libanio]], ''[[Orazione funebre per Giuliano]]'', (363)
* [[Zosimo (storico)|Zosimo]], ''[[Storia nuova]]'' (tardo V secolo)
 
;Fonti secondarie
* {{cita libro|cognome=Drinkwater |nome=John |wkautore= |coautori= |titolo=The Alamanni and Rome 213-496. Caracalla to Clovis |anno=2007 |editore=Oxford University Press |città=Oxford |lingua=inglese |id=ISBN 978-0-19-929586-5 }}
* {{cita libro|cognome=Elton |nome=Hugh |wkautore= |coautori= |titolo=Roman Warfare 350-425 |anno=1996 |editore=Oxford University Press |città= |lingua=inglese |id=ISBN 0-19-815241-8 }}
* {{cita libro|cognome=Goldsworthy |nome=Adrian |wkautore= |coautori= |titolo=Roman Warfare |anno=2000 |editore=Cassell |città= |lingua=inglese |id=ISBN 0-30-435265-9 }}
* {{cita libro|cognome=Jones |nome=Arnold Hugh Martin |wkautore=Arnold Hugh Martin Jones |coautori= |titolo=The Later Roman Empire, 284–602: A Social, Economic and Administrative Survey |anno=1964 |editore= |città= |lingua=inglese |id= }}
* K. Raddats. "Die Bewaffnung der Germanen in der jüngeren römischen Kaiserzeit", in ''Nachrichten d. Akad. d. Wiss. in Göttingen''. (in tedesco), 1967, pp. 1-18.
* {{cita libro|cognome=Speidel |nome=Michael |wkautore= |coautori= |titolo=Ancient Germanic warriors, warrior styles from Trajan's column to Icelandic sagas |anno=2004 |editore=Routledge |città= |lingua=inglese |id=ISBN 978-0-415-31199-1 }}
 
;Approfondimenti
* {{cita libro|cognome=Fuchs |nome=Karlheinz, |coautori=Martin Kempa; Rainer Redies |titolo=Die Alamannen |anno=2001 |editore=Theiss Verlag |città=Stuttgart |lingua=tedesco |id=ISBN 3-80-621535-9 }}
* {{cita libro|cognome=Geuenich |nome=Dieter |titolo=Geschichte der Alemannen |anno=2004 |editore=Verlag Kohlhammer |città=Stuttgart |lingua=tedesco |id=ISBN 3-17-018227-7/ISBN 3-17-012095-6}}
 
{{portale|Antica Roma}}
[[Category:Battaglie romane|Strasburgo 357]]
[[Categoria:Battaglie degli Alemanni|Strasburgo 357]]
 
[[als:Schlacht von Argentoratum]]
[[ca:Batalla d'Argentoratum]]
[[de:Schlacht von Argentoratum]]
[[en:Battle of Strasbourg]]
[[es:Batalla de Estrasburgo]]
[[fr:Bataille d'Argentoratum]]
[[hr:Bitka kod Argentoratuma]]
[[nl:Slag bij Straatsburg]]
[[pl:Bitwa pod Argentoratum]]