Arbëreshë e Discussioni utente:143.225.144.130: differenze tra le pagine

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{{IPcondiviso|Università degli Studi di Napoli Federico II|9 maggio 2018}}
{{Avvisounicode}}
{{Gruppo etnico
|regione = {{ALB}}<br />{{GRE}}
|nome = Arbëreshë<br />
|immagine =
|didascalia =
|popolazione = 100.000<ref name=popolazione>[http://books.google.it/books?id=4xNntgJm9vkC&pg=PA9 Fiorenzo Toso, ''Lingue d'Europa. La pluralità linguistica dei Paesi europei fra passato e presente'', Baldini & Castoldi, 2006, p. 90.]</ref><ref name=popolazione2>{{cita|Cultura e civiltà di un popolo|}}.</ref> - 250.000<br />
|lingua = [[Lingua arbëreshë|arbëreshë]]<br />[[lingua italiana|italiano]]
|religione =[[Chiesa cattolica italo-greca|cattolici]] di [[Rito bizantino]]
minoranza<br />[[Cattolicesimo|cattolici (rito latino)]]
|distribuzione1 = {{ITA}}
|popolazione1 = 100.000 circa
}}
 
Gli '''''arbëreshë''''' <ref>Cfr. [http://books.google.it/books?id=bOpPLYkf9RIC&pg=PA12 Franca Pinto Minerva, ''L'alfabeto dell'esclusione: educazione, diversità culturale, emarginazione'', Edizioni Dedalo, Bari 1980, p. 12.]</ref> (pron. [[Alfabeto fonetico internazionale|<nowiki>[</nowiki>ar'bəreʃ<nowiki>]</nowiki>]]), raramente '''arbereschi''' <ref>[http://books.google.it/books?id=JDNt5XfjTxIC&pg=PA53 Marika McAdam, ''Balcani occidentali'', Guide EDT/Lonely Planet, edizione II, Torino 2009, p. 53.] </ref><ref>Paul Duncan, John Ferro Sims, ''Discovering the hill towns of Italy'', Editore C. Potter, 1990, p. 44.</ref>, ovverosia gli '''albanesi d'Italia'''<ref name=mapparb/><ref name=Albitalia>[http://sides.uniud.it/tl_files/sides/papers/4_Giura.pdf Note sugli albanesi d'Italia nel Mezzogiorno] di Vincenzo Giura</ref>, anche detti ''greco-albanesi''<ref>[http://books.google.it/books?id=kHx2DcmptJYC&pg=PA375 Giuseppe Maria Viscardi, ''Tra Europa e Indie di quaggiù: chiesa, religiosità e cultura popolare nel Mezzogiorno, secoli XV-XIX'', Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 2005, p. 375.] </ref><ref>Greco-Albanesi perché il rito è greco-bizantino e l'etnia di appartenenza è albanese.</ref> o ''italo-albanesi''<ref>Cfr. Francesco Altimari, Leonardo Maria Savoia, ''I dialetti italo-albanesi: studi linguistici e storico-culturali sulle comunità arbëreshe'', Bulzoni, Roma 1994. </ref>, sono una [[Etnia|minoranza etnica]] e [[Isola linguistica|linguistica]] albanese<ref name=minoranzalb/> stanziata storicamente in [[Italia]].
 
Provenienti dall'[[Albania]] e da [[Arvaniti|comunità albanofone]] della [[Grecia]]<ref>[http://books.google.it/books?id=pfo2MHiS2XsC&pg=RA1-PA179A#v=onepage&q=Epiro%20Peloponneso&f=false Antonio Piromalli, ''La letteratura calabrese'', Pellegrini Editore, Cosenza 1996, p. 179.]</ref>, si stanziarono in [[Italia]] tra il [[XV secolo|XV]] e il [[XVIII secolo]], in seguito alla morte dell'eroe nazionale albanese [[Giorgio Castriota Skanderbeg]] e alla conquista progressiva dell'[[Albania]] e di tutto l'[[Impero Bizantino]] da parte dei [[Impero ottomano|turchi ottomani]]<ref name=pianalb>{{cita web|url=http://www.pianalbanesi.it/hora.htm|titolo=Storia e cultura > Storia generale (pop-up)|editore=www.pianalbanesi.it|accesso=21 aprile 2010}}</ref>. La loro cultura è determinata da elementi caratterizzanti, che si rilevano nella [[Lingua arbëreshë|lingua]], nella [[Liturgia bizantina|religione]], nelle tradizioni, nei costumi, nell'arte, nella gastronomia, ancora oggi gelosamente conservate, con la consapevolezza di appartenere a uno specifico [[gruppo etnico]]<ref name=Albitalia/>.
 
La gran parte delle cinquanta<ref>{{cita web|url=http://www.nuovasibaritide.it/index.php/cultura-e-religione/5-arberia/818-arbereshe-nel-cosentino-ben-27-comunita|autore=Pasquale De Marco|titolo=Arbëreshë, nel cosentino ben 27 comunità|editore=Nuova Sibaritide, quotidiano on line|acceso=21 aprile 2010}}</ref> comunità arbëreshë conservano tuttora il [[rito bizantino|rito greco-bizantino]]. Esse fanno capo a due [[Eparchia|eparchie]]: quella di [[Eparchia di Lungro|Lungro]] per gli arbereshe dell'Italia meridionale, e quella di [[Eparchia di Piana degli Albanesi|Piana degli Albanesi]] per gli [[arbëreshë di Sicilia]]<ref>{{cita web|url=http://www.jemi.it/la-chiesa-italo-albanese|titolo=La Chiesa Italo-Albanese: aspetti generali|editore=www.jemi.it|accesso=21 aprile 2010}}</ref>. L'Eparchia bizantina è la parte più importante per il mantenimento dei connotati religiosi, etnici, linguistici, tradizionali nonché identitari di questa minoranza.
 
Gli arbëreshë parlano l'''[[lingua arbëreshë|arbërisht]]'', antica variante del [[tosco (albanese)|tosco]], dialetto [[Lingua albanese|albanese]] parlato nel sud dell'[[Albania]], appartenente al gruppo delle [[lingue indoeuropee]]. L'arbërisht è tutelato dalla legge n. 482 in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche<ref>{{Cita web|url=http://www.camera.it/parlam/leggi/99482l.htm|titolo=Legge 15 Dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"|accesso=15 Dicembre 1999}}</ref>.
 
Si stima che gli arbëreshë siano fra i 100.000<ref name=popolazione/> e i 250.000<ref name=popolazione2/> circa, e che, essendo disseminati in tutta l'[[Italia meridionale|Italia centro-meridionale]] e [[Italia insulare|insulare]], costituirebbero uno tra i più grandi gruppi etnici d'Italia privi di [[unità nazionale]], pur culturalmente facenti riferimento all'Albania.
Per definire la loro "nazione" sparsa usano il termine ''[[Arberia]]''<ref>Cfr., per esempio, {{cita web|url=http://www.terrelibere.org/porta-dotranto-incontri-di-mari-luoghi-e-civilt|titolo= Porta d'Otranto: incontri di mare, luoghi e civiltà|autore=Marina Mazzoni|data=giugno 2000|accesso=21 aprile 2010|editore= www.terrelibere.org}} e {{cita web|titolo=La memoria arbereshe in Carmine Abate|autore= Nicola Scalici|url=http://lospecchiodicarta.unipa.it/abate/albanese.htm|editore="Lo specchio di Carta", Università degli Studi di Palermo|accesso=21 aprile 2010}}</ref><ref>L'''Arberia'' è la denominazione dell'area geografica degli insediamenti albanesi in Italia; ma fino al [[XV secolo]] tale termine era diffuso per indicare i territori dell'attuale Albania, ora chiamata dagli albanesi d'Albania ''Shqipëria''.</ref>.
 
== Distribuzione geografica ==
=== Comunità arbereshe ===
{{vedi anche|Comuni dell'Arberia}}
{{C|le cifre andrebbero tutte controllate, sia quella della popolazione complessiva della minoranza che le cifre in dettaglio sulle singole comunità. Il dato ufficiale della popolazione di un determinato comune, il numero effettivo degli arbereshe che vivono in questo comune, e il numero degli arbereshe di questo comune che parlano effettivamente ancora oggi arbereshe, non possono essere considerati dati equivalenti, e senza fonti che lo riportano in maniera inequivocabile|Italia|febbraio 2012}}
I paesi arbereshe<ref name=Comunita/> hanno duplice nomenclatura, in italiano e in arbereshe: quest'ultima è quella con cui gli abitanti conoscono e indicano il posto. Le comunità dell'Arberia sono divise in numerose isole etno-linguistiche corrispondenti a diverse aree dell'[[Italia meridionale]]. Tuttavia, alcune località hanno ormai perso le originarie caratteristiche, oltre che l'uso della lingua, mentre altre sono completamente scomparse. Oggi in [[Italia]] si contano cinquanta comunità di provenienza e cultura greco-albanese, quarantuno [[Comune|comuni]] e nove [[Frazione geografica|frazioni]], disseminati in sette regioni dell'Italia meridionale e insulare, costituendo complessivamente una popolazione di oltre 100 mila abitanti<ref name=mapparb/><ref>{{cita web|url=http://www.okkupati.rai.it/servizio,91.html|editore=RAI|titolo=Sinossi di "Vignaioli del Pollino - Piano Integrato per la Filiera"|autore=Camilla Tomsich|accesso=21 aprile 2010}}</ref>. Sulla reale consistenza numerica degli italo-albanesi non vi sono cifre sicure, gli ultimi dati statisticamente certi sono quelli del censimento del [[1921]], da cui risulta che erano 80.282, e quello del [[1997]] dal quale risulta una popolazione di 197.000<ref>{{cita|Popolazione albanese d'Italia|n. 2-3}}.</ref>, come emerge nello studio di Alfredo Frega<ref>A. Frega, ''Gli Italo-albanesi in cifre'', in « Katundi Yne», n. 21 (1976), nn. 22-24 (1977), n. 25 (1978).</ref>, anche se nel [[1998]] il [[ministero dell'Interno]] stimava la minoranza albanese in Italia in 98.000<ref name=minoranzalb>[http://freeweb.dnet.it/liberi/min_it/min_it.html Censimento: le minoranze etniche e linguistiche]</ref> persone. La [[Calabria]] è la regione con la maggiore presenza di comunità arbëreshë, contando 58.425 persone. Importanti comunità arbëreshë abitano in almeno 30 comuni della regione, in particolare in [[provincia di Cosenza]]. La [[Puglia]] ha solo una piccola percentuale di arbëreshë, 12.816 persone, concentrate in [[provincia di Foggia]], a [[Casalvecchio di Puglia|Casalvecchio]] e [[Chieuti]], e in [[provincia di Taranto]] a [[San Marzano di San Giuseppe|San Marzano]]. Altre importanti comunità si trovano in [[Sicilia]], in particolare nell'area di [[Piana degli Albanesi]], con 15.135; in [[Molise]] 13.877, nei Comuni di [[Campomarino]], [[Ururi]], [[Montecilfone]] e [[Portocannone]]; e in [[Basilicata]] 8.132 nei comuni di [[San Paolo Albanese]], [[San Costantino Albanese]], [[Barile (Italia)|Barile]], [[Ginestra (Italia)|Ginestra]] e [[Maschito]]. Molto più piccole le comunità italo-albanesi della [[Campania]] con 2.226 persone, e dell'[[Abruzzo]] con 510 persone.
 
L'elenco completo delle comunità arbereshe<ref name=mapparb>{{Cita web|url=http://www.arbitalia.it/katundet/index.htm|titolo= Mappa degli arbëreshë|editore= www.arbitalia.it|accesso=21 aprile 2010}}</ref> è il seguente:
 
* [[Abruzzo]]
** [[Provincia di Pescara]]
*** [[Villa Badessa]] ([[frazione geografica|frazione]] di [[Rosciano]]): ''Badhesa''
* [[Molise]]
**[[Provincia di Campobasso]]
***[[Campomarino]]: ''Këmarini''
***[[Montecilfone]]: ''Munxhufuni''
***[[Portocannone]]: ''Portkanuni''
***[[Ururi]]: ''Rùri''
* [[Campania]]
**[[Provincia di Avellino]]
***[[Greci (Italia)|Greci]]: ''Katundi''
* [[Puglia]]
**[[Provincia di Foggia]]
***[[Casalvecchio di Puglia]]: ''Kazallveqi''
***[[Chieuti]]: ''Qefti''
**[[Provincia di Taranto]]
***[[San Marzano di San Giuseppe]]: ''Shën Marcani''
* [[Basilicata]]
** [[Provincia di Potenza]]
***[[Barile (Italia)|Barile]]: ''Barilli''
*** [[Ginestra (Italia)|Ginestra]]: ''Zhura''
*** [[Maschito]]: ''Mashqiti''
*** [[San Costantino Albanese]]: ''Shën Kostandini''
*** [[San Paolo Albanese]]: ''Shën Pali''
* [[Calabria]]
** [[Provincia di Catanzaro]]
***[[Andali]]: ''Andalli''
***[[Caraffa di Catanzaro]]: ''Garafa''
***[[Marcedusa]]: ''Marçëdhuza''
***[[Maida#Vena_di_Maida|Vena di Maida]] (frazione di [[Maida]]): ''Vina''
**[[Provincia di Cosenza]]
***[[Acquaformosa]]: ''Firmoza''
***[[Cantinella (Italia)|Cantinella]] (frazione di [[Corigliano Calabro]]): ''Kantinela''
***[[Cerzeto]]: ''Qana''
***[[Castroregio]]: ''Kastërnexhi''
***[[Cavallerizzo]] (frazione di [[Cerzeto]]): ''Kajverici''
***[[Civita (Italia)|Civita]]: ''Çifti''
***[[Eianina]] (frazione di [[Frascineto]]): ''Purçìll''
***[[Falconara Albanese]]: ''Fullkunara''
***[[Farneta (Castroregio)|Farneta]] (frazione di [[Castroregio]]): ''Farneta''
***[[Firmo (Italia)|Firmo]]: ''Ferma''
***[[Frascineto]]: ''Frasnita''
***[[Lungro]]: ''Ungra''
***[[Macchia Albanese]] (frazione di [[San Demetrio Corone]]): ''Maqi''
***[[Marri (San Benedetto Ullano)|Marri]] (frazione di [[San Benedetto Ullano]]): ''Allimarri''
***[[Plataci]]: ''Pllatëni''
***[[San Basile]]: ''Shën Vasili''
***[[San Benedetto Ullano]]: ''Shën Benedhiti''
***[[Santa Caterina Albanese]]: ''Picilia''
***[[San Cosmo Albanese]]: ''Strihàri''
***[[San Demetrio Corone]]: ''Shën Mitri''
***[[San Giorgio Albanese]]: ''Mbuzati''
***[[San Giacomo di Cerzeto]] (frazione di [[Cerzeto]]): ''Shën Japku''
***[[San Martino di Finita]]: ''Shën Mërtiri''
***[[Santa Sofia d'Epiro]]: ''Shën Sofia''
***[[Spezzano Albanese]]: ''Spixana''
***[[Vaccarizzo Albanese]]: ''Vakarici''
**[[Provincia di Crotone]]
***[[Carfizzi]]: ''Karfici''
***[[Pallagorio]]: ''Puhëriu''
***[[San Nicola dell'Alto]]: ''Shën Kolli''
* [[Sicilia]]
**[[Provincia di Palermo]]
***[[Contessa Entellina]]: ''Kundisa''
***[[Piana degli Albanesi]]: ''Hora e Arbëreshëvet''
***[[Santa Cristina Gela]]: ''Sëndahstina''
 
Sopravvivono rilevanti isole culturali nelle grandi aree metropolitane di [[Milano]], [[Torino]], [[Roma]], [[Napoli]], [[Bari]], [[Cosenza]], [[Crotone]] e [[Palermo]]. Nel resto del mondo, in seguito alle migrazioni del [[XX secolo]] in paesi come il [[Canada]], [[Stati Uniti]], [[Argentina]] e [[Brasile]], esistono forti comunità che mantengono vive la lingua e le tradizioni arbëreshë<ref name=Comunita/>. Dal [[1990]], con la caduta del regime comunista in [[Albania]], comunità significative di albanesi si sono inserite nei centri abitati arbëreshë<ref name=Comunita/>.
 
== Storia ==
=== Età medievale ===
Prima della conquista da parte dell'[[Impero ottomano]]<ref>Nel 1478 il [[Regno d'Albania]] divenne parte dell'Impero Ottomano.</ref>, {{citazione necessaria|tutti gli albanesi si identificavano con il nome di ''arbëreshë'', e venivano chiamati ''albanens'', ''arbër'', ''arbëresh'' o ''arvanitos''}}. A seguito dell'invasione turca e al disfacimento dell'[[Impero bizantino]], molti albanesi, per la libertà, e per mantenere la fede cristiana e sottrarsi al giogo ottomano, giunsero in Italia<ref>Ne seguirono molteplici migrazioni, sino al XVIII.</ref><ref name=migraz/>. Da allora continuarono a identificarsi con il termine di Arbëreshë, al contrario da quelli d'Albania, che assunsero il nome di ''shqiptarëve'' (si confronti la parola albanese ''shqipë'', presente nel nome locale del paese e della lingua).
 
Gli Arbëreshë, una volta distribuiti tra l'[[Albania]], l'[[Epiro]], i monti del Pindo e in [[Morea]], nell'odierno [[Peloponneso]] (vedi [[Arvaniti]]), sono i discendenti della popolazione albanese sparsa in tutti i [[Balcani]] sud-occidentali. A partire dall'[[XI secolo]] <ref>[http://books.google.it/books?id=kfv6HKXErqAC&pg=PA38 Carl Waldman, Catherine Mason, ''Encyclopedia of European peoples'', Volume 1, New York 2006, p. 38 e seguenti.] </ref> piccoli gruppi di arbëreshë, con grandi abilità in campo militare, si spostarono verso la parte meridionale della [[Grecia]] ([[Corinto]], [[Peloponneso]] e [[Attica]]) fondando alcune comunità<ref name=migraz/>. [[File:Italia albania1859.jpg|thumb|left|250px|Dettaglio di mappa etnografica dell'Italia del 1859, in cui sono indicate in verde le principali comunità arbereshe]]Intanto, la loro bravura li aveva identificati come i [[Stradioti|mercenari]] preferiti dei [[Serbi]], dei [[Franchi]], degli [[Aragonesi]], delle [[repubbliche marinare]] italiane e degli stessi [[Bizantini]]<ref name=pp2425>George Nicholas Nasse, ''The Italo-Albanian villages of southern Italy '', National Academies, 1964, pp. 24-25. ([http://books.google.com/books?id=VjArAAAAYAAJ&dq=reres%20demetrio&lr=&as_brr=3&pg=PA24#v=onepage&q=reres%20demetrio&f=false Google books])</ref>. Nel [[XV secolo]] si verificò l'invasione della [[Grecia]] da parte dei [[Ottomani|Turchi Ottomani]]; e la [[resistenza albanese]] si era organizzata nella ''Lega Albanese'' di [[Alessio (Albania)|Lezhë]] che faceva capo a [[Giorgio Castriota Scanderbeg|Gjergji Kastrioti]] da [[Croia]], meglio conosciuto come ''Skanderbeg''. In questo periodo, nel [[1448]], re [[Alfonso V d'Aragona]], chiamato il Magnanimo, re del [[regno di Napoli]] e del regno di Sicilia, chiese aiuto a Kastriota, suo alleato, per reprimere la [[congiura dei baroni]]. La ricompensa per questa operazione furono delle terre in provincia di [[Catanzaro]]; e molti arbëreshë ne approfittarono per emigrare in queste terre sicure durante l'avanzata degli Ottomani, mentre altri emigrarono nell'Italia peninsulare e insulare sotto il controllo della [[Repubblica di Venezia]]<ref name=pp2425/><ref>{{cita|Studi Albanologi|}}.</ref>. Nello stesso tempo infatti altri gruppi di arbëreshë emigrarono anche in [[Sicilia]], fondando [[Piana degli Albanesi]]<ref name=pianalb/>.
 
Durante il periodo della guerra di successione di Napoli, a seguito della morte di [[Alfonso d'Aragona]], il legittimo erede [[Ferdinando d'Aragona]] richiamò le forze arbëreshë contro gli eserciti franco-italiani<ref>Alla morte di [[Alfonso I d'Aragona]] l'erede legittimo al trono era Ferdinando d'Aragona, ma altri principi tramavano per imporre il [[Giovanni d'Angiò|Duca Giovanni d'Angiò]]. Giorgio Castriota Skanderbeg, amico del defunto Alfonso I d'Aragona, era stato naturalmente chiamato a difendere anche Ferdinando. Cfr. {{cita web|url=http://www.greci.org/storia.htm|titolo=La storia|editore=www.greci.org|accesso=21 aprile 2010}}</ref> e Skanderbeg sbarcò nel [[1461]] in [[Puglia]]<ref>{{cita web|url=http://vaccarizzoalbanese.asmenet.it/index.php?action=index&p=76|titolo= Storia |editore=vaccarizzoalbanese.asmenet.it|accesso=21 aprile 2010}}</ref>. Dopo alcuni successi, gli arbëreshë accettarono in cambio delle terre in loco, mentre Skanderbeg ritornò per riorganizzare la resistenza albanese contro i Turchi che avevano occupato l'Albania; morì di morte naturale nel [[1468]], ma le sue truppe combatterono ancora per un decennio<ref>Noli Fan S., ''George Castrioti Scanderbeg'', New York, 1947; Logoreci Anton, ''The Albanians'', London, 1977, cit. in [http://www.albanur.net/shqiperia/skenderbeg_gjergj_kastrioti_skenderbeu.html Gjergj Kastrioti Scanderbeg] su www.albanur.net.</ref><ref>Giorgio Castriota Scanderbeg è stato un condottiero e patriota albanese. In alcuni dei paesi arbëreshë, in suo onore, la strada principale gli è intitolata.</ref>. Parte della popolazione arbëreshë migrò in Italia meridionale, dove il re di Napoli e il re di Sicilia offrì loro altri villaggi in [[Puglia]], [[Calabria]], [[Campania]], [[Sicilia]] e [[Molise]]<ref name=Comunita>Per l'elenco completo dei villaggi cfr.{{cita web|url=http://www.arbitalia.it/katundet/index.htm|titolo=Comunità albanesi d' Italia|editore=www.arbitalia.it|accesso=21 aprile 2010}}</ref>.
 
=== Età moderna ===
L'ultima ondata migratoria, per alcune fonti solo una ''quinta migrazione''<ref name=migraz/>, si ebbe tra il [[1500]] e il [[1534]]. Impiegati come mercenari dalla [[Repubblica di Venezia]], gli arbëreshë dovettero lasciare il Peloponneso con l'aiuto delle truppe di [[Carlo V del Sacro Romano Impero|Carlo V]], ancora a causa della presenza turca. Carlo V stanziò questi soldati, capeggiati dai cavalieri che avevano partecipato all'assedio di [[Corone]] delle famiglia Trasci, Stratigò, Marchianò e Rodotà, in Italia meridionale, per rinforzarne le difese proprio contro la minaccia degli Ottomani. I primi arbëreshë che approdarono in Italia erano tradizionalmente soldati, anche al servizio del [[Regno di Napoli]] come ad esempio il mercenario [[Luca Baffa]], del [[Regno di Sicilia]] e della [[Repubblica di Venezia]]<ref>{{cita web|url=http://sides.uniud.it/tl_files/sides/papers/4_Giura.pdf|titolo=Note sugli albanesi d'Italia nel Mezzogiorno|autore=Vincenzo Giura|editore=Società italiana di demografia storica - Università degli Studi di Udine|accesso=21 aprile 2010}}</ref>. Stanziatisi in zone e villaggi isolati (il che permise loro di mantenere inalterata la propria cultura fino a oggi), gli arbereshe in Italia fondarono o ripopolarono quasi {{citazione necessaria|un centinaio di comunità}}. {{citazione necessaria| Con le immigrazioni arbëreshë si assiste nel [[Italia meridionale|meridione]] in genere a una nuova fase di espansione demografica, che si accentua alla fine del [[Quattrocento]] e continua per tutta la prima metà del [[Cinquecento]],}} con la costituzione di vere e proprie comunità arbereshe.
 
=== Età contemporanea ===
[[File:AlbaniansOutsideAlbania.png|thumb|right|200px|Distribuzione degli albanesi fuori dell'Albania]]
[[File:Dialects of the Albanian Language2.PNG|thumb|right|200px|Territori etno-linguistici albanesi]]
Gli arbëreshë in Italia mantennero e mantengono la religione [[Cristianesimo|cristiana]] di [[Rito bizantino|rito greco-ortodosso]] e questo fu, ed è tuttora, uno dei tratti caratterizzanti della minoranza, insieme alla lingua e ai costumi, sia rispetto alla restante popolazione italiana e sia rispetto agli albanesi rimasti in patria, costretti a convertirsi in maggioranza all’[[Islam]]ismo. L'[[Emigrazione italiana|ondata migratoria dall'Italia meridionale]] verso le [[Americhe]] negli anni tra il [[1900]] e il [[1910]] ha causato quasi un dimezzamento della popolazione dei villaggi arbëreshë e ha messo la popolazione a rischio di scomparsa culturale, nonostante la recente rivalutazione. A partire dalla prima metà del [[XX secolo]], e ancora più chiaramente negli anni [[1960|'60]] e [[1970|'70]], fino ai giorni nostri, si ha un'attenzione sempre crescente per un risveglio culturale e per la valorizzazione e il mantenimento della minoranza etno-linguistica arbereshe, con continui e più ampi rapporti linguistici, socio-culturali e politici con l'Albania e i diversi territori albanofoni dei Balcani.
 
==== Migrazioni ====
L'[[emigrazione]] albanese in Italia è avvenuta in un arco di tempo che abbraccia almeno tre secoli, dalla metà del [[XV secolo|XV]] alla metà del [[XVIII secolo]]: si trattò in effetti di più ondate successive, in particolare dopo il [[1468]], anno della morte dell'eroe nazionale [[Giorgio Castriota Scanderbeg|Giorgio Castriota]]. Secondo studi sono almeno sette le ondate migratorie di arbëreshë nella penisola italiana, i quali, in genere, non si stabilirono in una sede fissa fin dall'inizio, ma si spostarono più volte all'interno del territorio italiano, e ciò spiegherebbe anche la loro presenza in moltissimi centri e in quasi tutto il [[Italia meridionale|meridione]].
 
*La ''prima migrazione'' risalirebbe agli anni [[1399]]-[[1409]], quando la Calabria era sconvolta dalle lotte tra i feudatari e il [[Angioini|governo angioino]] e gruppi albanesi fornirono i loro servizi militari ora ad una parte ora all'altra.
*La ''seconda migrazione'' risale agli anni [[1416]]-[[1442]], quando [[Alfonso I d'Aragona]] ricorse ai servizi del condottiero albanese [[Demetrio Reres]]; la ricompensa per i servizi militari resi fu la concessione, nel [[1448]], di alcuni territori in [[Calabria]] per lui e in [[Sicilia]] per i figli.
*La ''terza migrazione'' risale agli anni [[1461]]-[[1470]], quando [[Giorgio Castriota Scanderbeg|Scanderbeg]], principe di [[Croia]], inviò un corpo di spedizione albanese in aiuto di [[Ferdinando I di Napoli|Ferrante I d'Aragona]] in lotta contro [[Giovanni d'Angiò]]; in cambio dei servizi resi fu concesso ai soldati albanesi di stanziarsi in alcuni territori della [[Puglia]].
*La ''quarta migrazione'' ([[1470]]-[[1478]]) coincide con un intensificarsi dei rapporti tra il [[Regno di Napoli]] e i nobili albanesi, anche in seguito al matrimonio tra una nipote dello Skanderberg e il principe [[Sanseverino (famiglia)|Sanseverino di Bisignano]] e la caduta di [[Croia]] sotto il dominio [[Impero ottomano|turco]]. In questo stesso periodo una fiorente colonia albanese era presente a [[Repubblica di Venezia|Venezia]] e nei territori a questa soggetti.
*La ''quinta migrazione'' ([[1533]]-[[1534]]) coincide con la caduta della fortezza di [[Corone]] in [[Grecia]], dopo un lungo assedio, che finisce sotto il controllo turco. Questa fu anche l'ultima migrazione massiccia.
*La ''sesta migrazione'' ([[1664]]) coincide con la migrazione della popolazione ribellatasi e sconfitta dai Turchi, verso la [[Basilicata]], già popolata da arbëreshë in precedenza.
*La ''settima migrazione'' ([[1744]]) vede la popolazione dell'Albania meridionale rifugiarsi in [[Abruzzo]].
*L'''ottava migrazione'' ([[1774]]) vede un gruppo di albanesi rifugiarsi nuovamente in [[Basilicata]] e [[Molise]].
 
== Lingua ==
{{vedi anche|Lingua arbëreshë}}
[[Image:Bilingual signs.JPG|200px|right|thumb|Insegne bilingui a [[Piana degli Albanesi]]]]
La lingua parlata dagli arbereshe è l'antico <nowiki></nowiki>[[lingua arbëreshë|albanese]] (''arbërisht''), varietà del [[Lingua_albanese#Classificazione|tosco]] (''toskë'') dell'[[lingua albanese|albanese]] parlato nel sud dell'[[Albania]], da dove ha avuto origine la diaspora. In qualche centro è misto con inflessioni tratte dal [[Lingua_albanese#Classificazione|ghego]] (''gegë''), il dialetto parlato nel nord dell'Albania, con il greco antico e con contaminazioni sviluppatesi durante la permanenza in [[Italia meridionale|Italia]]. Quella arbereshe appartiene al gruppo di minoranze di antico insediamento che hanno poca contiguità territoriale con il ceppo d'origine; è, infatti, una vera [[isola linguistica]] di antica tradizione, che ha tramandato, attraverso i secoli, e perlopiù oralmente, il patrimonio linguistico, culturale e religioso. Oggi, anche se la lingua contemporanea standard d'[[Albania]] si basa quasi esclusivamente sulla parlata meridionale, il dialetto [[tosco]] (a causa dell'azione del dittatore [[Enver Hoxha]], nativo di [[Argirocastro]]), l'arbërisht è di non immediata comprensione per un madrelingua albanese d'Albania, per i differenti accenti ed inflessioni, ma comunque v'è una discreta [[mutua intelligibilità]].
[[File:Insegna Vena.jpg|thumb|left|150px|Una tabella di [[Maida]]]]
[[File:Maschito bilingual.jpg|thumb|left|200px|Cartello bilingue a [[Maschito]]]]
In generale si ritiene che il livello di intercomprensione linguistica tra gli albanofoni d'Italia e gli Albanesi dei Balcani sia discreto, ne risultano inchieste in merito. Si stima che il 45% dei vocaboli arbëresh siano in comune con la [[lingua albanese]] attuale d'Albania<ref name=fjalor>{{cita|Dizionario degli Albanesi d'Italia|}}.</ref><ref>{{cita web|url=http://www.arbitalia.it/lingua/evoluzione_della_lingua.htm|autore=www.arbitalia.it|accesso=16 ottobre 2001}}</ref>, e che un altro 15% sia rappresentato da neologimi creati da scrittori italo-albanesi e poi passati nella lingua comune; il resto è frutto di contaminazione con l'italiano ma soprattutto con i dialetti delle singole realtà locali del sud Italia<ref>Cfr. Angela Castellano Marchiano, ''Infiltrazioni calabresi nelle parlate arbereshe'', in "Zjarri" X (1978), pp. 6-16.</ref>. Una delle caratteristiche peculiari della lingua arbëresh è la mancanza di vocaboli per la denominazione di concetti astratti, sostituiti nel corso dei secoli da perifrasi o da prestiti dalla lingua italiana, e in maniera minore, da grecismi ed esotismi in genere. Le parlate arbëreshe, pur mantenendo nella loro struttura fonetica, morfosintattica e lessicale tratti comuni, registrano variazioni consistenti da paese a paese. La frammentazione territoriale ha naturalmente inciso sulla tipologia linguistica e sulle socio-linguistiche delle comunità arbëreshë, anche per i contatti, se pur rari in passato, con diverse varietà dialettali italoromanze, introducendo così elementi di prestito diversificati da una località all'altra.
 
Non esiste una struttura ufficiale politica, culturale e amministrativa che rappresenti le comunità arbereshe. È da rilevare il ruolo di coordinamento istituzionale svolto in questi anni dalle singole province del [[Mezzogiorno|meridione]] italiano con la presenza arbëreshë, in primis quelle di Cosenza e Palermo, che hanno creato appositi Assessorati alle Minoranze Linguistiche<ref name=eteroglossia/>. La [[lingua arbëreshë]] dal [[1999]] è pienamente riconosciuta dallo Stato Italiano come "lingua di minoranza etnica e linguistica", particolarmente nell'ambito delle amministrazioni locali e nelle scuole dell'obbligo<ref name=eteroglossia/><ref>La minoranza arbëreshë è stata riconosciuta dallo [[Italia|Stato italiano]] in base alla legge-quadro n. 482 del 15.12.1999</ref>. Recentemente è influenzata in modo notevole dai [[dialetto|dialetti]] locali e dal lessico [[lingua italiana|italiano]].
Alcune associazioni la tutelano e la valorizzano attraverso radio private e riviste locali. Gli statuti regionali di Molise, Basilicata, Calabria e Sicilia fanno riferimento alla lingua e alla tradizione greco-albanese, tramite il suo studio anche nelle sedi scolastiche ed universitarie, ciononostante gli Arbëreshë continuano ad avvertire la propria sopravvivenza culturale minacciata<ref name=eteroglossia>{{cita web|url=http://www.arbitalia.it/cultura/interventi/2006/ALTIMARI_ETEROGLOSSIA_ARBERESHE.pdf|titolo=L'eteroglossia arbëreshë: varietà locali e standard albanese|editore=www.arbitalia.it|accesso=21 aprile 2010}} (PDF)</ref>.
 
=== Tradizione linguistico-letteraria ===
La storia della minoranza linguistica arbëreshë presenta caratteristiche singolari e, per molti aspetti uniche, rispetto alle tradizioni linguistiche-letterarie delle altre minoranze esistenti in Italia<ref>{{cita|L'esilio della parola|81-84}}.</ref>. Il rapporto dell'arbëresh con le altre tradizioni linguistiche albanesi, presenti nella stessa [[Albania]] e in varie parti d'[[Europa]], è di diretta e rilevante partecipazione nella nascita della lingua scritta e letteraria albanese, così come noi oggi la conosciamo. In ogni caso, le comunità arbereshe hanno mantenuto uno stretto legame interiore con la propria lingua e i propri costumi. Il sentimento di appartenenza a una comunità più ampia, anche a differenza della religione e costumi, è stata cementata prima di ogni altra cosa dalla comunanza della lingua. La tradizione linguistica-letteraria arbëreshë si intreccia così con la storia della lingua albanese<ref name=Antologiarb/> senza altre caratteristiche. Non esiste insomma un rapporto, per così dire di dipendenza gerarchica tra lingua parlata delle popolazioni arbëresh dell'Italia e la lingua albanese parlata in Albania. Più che un rapporto di diretta filiazione, e dipendenza, si deve correttamente parlare di tradizione parallela e paritaria, che condivide per un lungo periodo con le altre tradizioni culturali albanofone molti aspetti dello sviluppo della lingua, della [[letteratura]] e, d'altre parte, ovviamente, se ne differenzia per gli aspetti legali alla particolarità di luogo, organizzazione sociale, economica e giuridica specifiche di ogni stanziamento.
 
Gli scrittori e i poeti italo-albanesi hanno contribuito alla genesi e all'evoluzione di tutta la letteratura albanese. Sia per i contenuti sia per il valore poetico, gli autori arbëreshë, compaiono con grande rilievo in tutte le storie della letteratura della [[Albania|Repubblica Albanese]]<ref name=Antologiarb>{{cita|Anton Berisha|124-125}}.</ref>. Tra l'altro le parlate arbëreshë hanno avuto anche un ruolo di fonte di arricchimento lessicale della lingua letteraria albanese, con una produzione scritta significativa, con la quale inizia l'intera tradizione letteraria in [[lingua albanese]]. La letteratura arbëreshë e albanese nella variante tosca, nasce con ''E Mbësuame e Krështerë''<ref>{{Cita web|url=http://www.albanianorthodox.com/tekste/albanologji/Matranga_1592.pdf|titolo=La "Dottrina Cristiana" Albanese > di Lekë Matrënga|editore=www.albanianorthodox.com|accesso=21 aprile 2006}}</ref> di [[Luca Matranga]] nel [[1592]]. In questa opera si trova la prima poesia religiosa in [[lingua albanese]].
 
=== La tutela della lingua ===
I diritti della [[Etnia|minoranza etnica]] e [[Isola linguistica|linguistica]] albanese sono riconosciuti nei testi normativi alla base delle istituzioni nazionali e internazionali ([[Unesco]], [[Unione Europea]], [[Consiglio d'Europa]], [[Costituzione Italiana]] e poi a livello [[Regione|regionale]]). In attuazione dell'articolo 6 della [[Costituzione]] e in armonia con i princípi generali stabiliti dagli organismi europei e internazionali, la [[Italia|Repubblica Italiana]] tutela, valorizza e promuove il patrimonio linguistico e culturale delle popolazioni albanesi<ref>{{Cita web|url=http://www.camera.it/parlam/leggi/99482l.htm|titolo=Legge 15 Dicembre 1999, n. 482 > "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"|editore=www.camera.it|accesso=28 aprile 2000}}</ref>. Dal [[1999]], con la legge 482 del [[15 dicembre]], "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche", si tutelano infatti le minoranze etniche e linguistiche presenti sul territorio italiano, fra cui quella arbëreshë. Quando le minoranze linguistiche, menzionate nell'articolo 2, si trovano distribuite su territori [[Provincia|provinciali]] o regionali diversi, esse possono costituire organismi di coordinamento. Tra le principali norme emanate dalla legge c'è l'introduzione della lingua minoritaria albanese come materia di studio nelle scuole e l'inserimento della segnaletica stradale in lingua madre. Nelle scuole materne dei comuni l'educazione linguistica prevede, accanto all'uso della lingua italiana, anche l'uso della lingua della minoranza per lo svolgimento delle attività educative, così previsto l'uso della lingua albanese anche come strumento di insegnamento e apprendimento.
 
=== Frasi in lingua arbëreshë ===
{| {{prettytable}}
! [[Lingua albanese|Albanese]] || Arbëreshë || [[Lingua italiana|Italiano]]
|-
|Përshëndetje || Falem || Ciao
|-
|Çfarë po bën? || Çë bën? || Che fai?
|-
|Si jeni? || Si je? / Si rrì? || Come stai?
|-
|Shumë mirë || Shumë / Ndutu mirë || Molto bene
|-
|Faleminderit || Haristis || Grazie
|-
|Flet shqip? || Flet arbërisht? || Parli albanese?
|-
|Unë flas pak || U flas pak || Io parlo poco
|-
|Ku je? || Ku je? / Ku ndodhe? || Dove sei?
|-
|Unë jam nga Vlora || U jam ka Vlora || Io sono di Valona
|-
|Je Shqiptar? || Je Arbëresh? || Sei Albanese?
|-
|Ju lutem || E parkàles || Per favore
|-
|Gezohem që u njohëm || Gezonem të të njoh || Piacere di averti conosciuto
|-
|Mirëmëngjes || Mirëmenatë || Buonmattino
|-
|Të jeni mirë / Kujdhesë || Të jesh me shëndetë / Ruaj || Stammi bene / Attento
|-
|Si ju quajnë? || Si të thonë? || Come ti chiami?
|-
|Unë quhem Ëngjëlliqe || Mua më thonë Ëngjëlliqe || Mi chiamo Angela
|-
|Më falë / Më vjen keq || Ndjésë / Ka më ndjésh || Scusa / Mi scuso
|-
|Nuk e kuptova || Nëng / Ngë e ndëlgova || Non ho capito
|-
|Mirupafshim || Kjavarrisu / Shihëmi || Arrivederci
|-
|Po || O / Ëj || Sì
|-
|Jo || Jo || No
|}
 
== Religione cristiana di rito orientale ==
{{C|in [[Giorgio Stassi]] mi pare le cose siano leggermente diverse, chiarire|religione|gennaio 2012}}
{{vedi anche|Eparchia di Lungro|Eparchia di Piana degli Albanesi|Abbazia territoriale di Santa Maria di Grottaferrata}}
Dopo il [[1468]], anno di morte di [[Giorgio Castriota Scanderbeg|Scanderbeg]] e l'inizio dell'esodo albanese, si ebbe una grande migrazione che portò numerosi albanesi a stabilirsi sia nel Regno di Napoli che nel Regno di Sicilia<ref name=migraz>{{cita web|url=http://www.arbitalia.it/storia/migrazioni.htm|titolo=Le migrazioni degli Arbëreshë|editore=www.arbitalia.it|accesso=21 aprile 2010}}</ref>. Queste persone provenivano in maggioranza dall'[[Epiro]], da tutta la parte centro-meridionale dell'[[Albania]] e dalla [[Peloponneso|Morea]], e, in quanto parte dell'[[Impero Bizantino]], la popolazione albanese era di fede cristiano [[chiesa ortodossa|ortodossa]], sotto la giurisdizione del patriarcato ecumenico orientale di [[Costantinopoli]]. Per qualche tempo dopo il loro arrivo, i greco-albanesi furono affidati a vari metropoliti, nominati dall'arcivescovo di [[Ocrida]], con il consenso del Papa. I contatti con la madrepatria furono nel tempo ostacolati particolarmente dalle differenze di carattere religioso, la maggior parte degli abitanti dell'[[Albania]] storica passo all'islamismo dopo la conquista [[Impero ottomano|turca]] del paese, mentre gli albanesi d'Italia continuarono a conservare, in gran parte, la fede cristiana di rito bizantino-greco nelle pratiche liturgiche. Dopo il [[concilio di Trento]] le comunità albanesi vennero poste sotto la giurisdizione dei vescovi latini del luogo, determinando, così, un progressivo impoverimento della tradizione bizantina. Fu in questi anni che molti italo-albanesi, a causa delle pressioni della chiesa cattolica locale, furono costretti ad abbandonare il [[rito greco]] passando al rito latino (per esempio: [[Spezzano Albanese]]<ref name=ritoreligioso/><ref name=rel>{{cita web|autore=Archimandrita Evanghelos Yfantidis|url=http://www.jemi.it/la-chiesa-italo-albanese/la-storia-mainmenu-22|titolo=La Chiesa Italo-Albanese > La storia|accesso=21 aprile 2010|editore= www.jemi.it|data=9 novembre 2007}}</ref> in [[Calabria]] o i tre paesi albanofoni del [[Vulture]]).
 
Per salvaguardare la loro tradizione religiosa, la chiesa cattolica, spinta dalle comunità arbëreshë e in particolare dal [[Servo di Dio]] [[Giorgio Guzzetta|P. Giorgio Guzzetta]], decise di creare delle istituzioni per l'istruzione dei giovani di [[rito bizantino|rito greco]]. Nel [[1732]] [[Papa Clemente XII]] eresse il ''Seminario di [[San Benedetto Ullano]]'' e nel [[1734]] il ''Seminario Greco-Albanese'' di Palermo per gli albanesi di Sicilia. Tra il [[1734]] e il [[1784]] la Santa Sede nominava dei vescovi ordinanti di rito greco, con il compito di formare il [[Seminario]], dare le ordinazioni sacre e conferire i [[Sacramenti]]. Per molto tempo questa situazione rimase immutata e spesso le comunità albanesi avevano espresso a Roma la richiesta di avere dei [[Eparca|vescovi]] propri con piena autorità. Nel [[1867]] era stato abbandonato da [[Pio IX]] il principio della preminenza del rito latino sugli altri riti; [[Leone XIII]] e i papi successivi compirono altri passi distensivi. Fu [[Benedetto XV]] a esaudire le loro richieste, creando solo nel [[1919]] un'[[Eparchia]] per gli arbëreshë dell'Italia peninsulare con sede a [[Lungro]] ([[Eparchia di Lungro]]), staccando dalle Diocesi di rito latino le parrocchie che ancora conservano il rito greco<ref name=ritoreligioso/><ref name=rel/>. Poco dopo, per varie cause realizzata più tardi, nel [[1937]], [[Papa Pio XI]] istituì l'[[Eparchia di Piana degli Albanesi]] per i fedeli arbëreshë di [[rito bizantino|rito bizantino-greco]] della Sicilia, riconosciuta civilmente anche dallo Stato italiano<ref name=ritoreligioso/><ref>{{cita web|url=http://www.eparchiapiana.it/SelfSiteInfo.asp?idPag=1|titolo=La Chiesa Italo-Albanese: aspetti generali|accesso=21 aprile 2010|editore=www.eparchiapiana.it|data=10 novembre 2008}}</ref>. Oggi il rito bizantino sopravvive soprattutto nelle comunità albanesi della provincia di Cosenza, e in quelle intorno a Piana degli Albanesi, in Sicilia. Legato storicamente al gruppo etnico è anche la circoscrizione bizantina del [[Abbazia territoriale di Santa Maria di Grottaferrata|Monastero Esarchico di Grottaferrata]].
 
Nel corso dei secoli gli arbëreshë sono riusciti a mantenere e a sviluppare la propria identità greco-albanese grazie alla loro caparbietà<ref name=Albitalia/> e al valore culturale esercitato principalmente dai due istituti religiosi bizantini di [[Rito bizantino|rito orientale]], con sede in [[Calabria]] il "Collegio Corsini" ([[1732]]) e poi "Corsini-Sant'Adriano" nel [[1794]], e in [[Sicilia]] il "Seminario Greco-Albanese" di Palermo ([[1734]]) poi trasferito a Piana degli Albanesi nel [[1945]]<ref>{{cita web|url=http://www.jemi.it/storia-san-benedetto-ullano-1666/742-il-pontificio-collegio-corsini-degli-albanesi-di-calabria|autore=Archimandita Eleuterio F. Fortino|titolo=Il Pontificio Collegio Corsini degli Albanesi di Calabria|editore= www.jemi.it|data=30 maggio 2008|accesso=21 aprile 2010}}</ref><ref name=ritoreligioso>{{cita web|url=http://www.arbitalia.it/tradizioni/religione/ritoreligioso_introduzione.htm|titolo=Il rito religioso degli Arbëreshë|editore= www.arbitalia.it|accesso=21 aprile 2010}}</ref>.
 
=== Pasqua ===
La [[Pasqua]] (''Pashkët'') per le comunità italo-albanesi di [[rito bizantino|rito greco-bizantino]] è la ricorrenza centrale, dalla cui data dipendono le altre feste. Rappresenta la festa delle feste, e i riti della [[Passione di Gesù|Passione]], della [[Crocifissione di Gesù|morte]] e della [[Resurrezione di Gesù]] (''të Ngjallurit e Krishtit'') vengono vissuti secondo la ricca simbologia orientale. Molto suggestiva è l'intera [[Settimana Santa]] (''Java e Madhe''). Il [[Giovedì santo]] la lavanda dei piedi e l'[[Ultima cena]] con gli [[Apostolo|apostoli]]; il [[Venerdì santo]] gli uffici delle lamentazioni e la processione che attraversa tutto il paese, accompagnata dai canti della passione in lingua arbëreshë. Il [[Sabato santo]] si tolgono i veli neri dalle chiese e suonano a festa le campane per annunciare la [[Risurrezione di Gesù|Risurrezione di Cristo]]. Dopo la mezzanotte, per tradizione in molti paesi, le donne si recano ad una fontana fuori dal paese per il rito del "rubare l'acqua": lungo il percorso è proibito parlare e devono resistere ai tentativi di farle parlare operati dai giovani; solo dopo essere giunti alla fontana e aver preso l'acqua è possibile parlare e scambiarsi gli auguri con il ''Christòs Anesti'' (Cristo è Risorto). Il significato di questo rito ha significati sia sociali che religiosi: le donne in silenzio richiamano la scena delle pie donne descritte dal [[Vangelo]] che camminano silenziose per non essere scoperte dai soldati romani; ma esiste anche una relazione tra la colpa, che è di tutti gli uomini che hanno [[Crocifissione|crocifisso]] il [[Cristo]], e il silenzio. L'acqua opererà la catarsi liberatrice e il ritorno alla parola è collegato alla [[Risurrezione di Gesù|Resurrezione del Cristo]], mentre lo scambio degli auguri è anche un ritorno alla comunità e al vivere sociale. La Domenica mattina di [[Pasqua]] si svolge la funzione dell'aurora, in alcune comunità il sagrestano, all'interno della chiesa, interpreta il demonio e cerca di impedire l'entrata al tempio del [[sacerdote]], che dopo aver bussato ripetutamente entra trionfalmente intonando canti. A [[Piana degli Albanesi]] il Solenne Pontificale in [[rito bizantino|rito greco-bizantino]] si conclude con uno splendido e folto corteo di donne in sontuosi costumi tradizionali arbëresh, che, dopo aver partecipato ai sacri e solenni riti, sfila per il Corso Kastriota raggiungendo la piazza principale. Al termine del corteo, in un tripudio di canti e colori, viene impartita la [[benedizione]] seguita dalla distribuzione delle uovo rosse, simbolo della nascita e della rinascita. Nel lunedì e nel martedì in alcune comunità arbëreshë si svolgono le tradizionali ''vallje'' (balli) nelle piazze dei paesi.
 
=== Icone e iconostasi ===
Nel [[rito bizantino|rito greco-bizantino]] ruolo fondamentale è rappresentato dalle [[icona (arte)|icone]] raffiguranti personaggi biblici, in sostituzione delle statue tipiche delle chiese cattoliche di rito latino. Le chiese di rito greco presentano infatti l'[[iconostasi]], che divide lo spazio riservato al clero officiante da quello destinato ad accogliere i fedeli e allo stesso tempo costituisce il luogo dove vengono poste le icone sacre. La parola icona deriva dal [[lingua greca|greco]] ''eikon'' (immagine), rappresentano la teologia trasposta in immagini e, secondo i fedeli [[Oriente cristiano|cristiani orientali]], le icone non si dipingono ma ''si scrivono'' durante la preghiera costante. Un'icona può essere osservata, ammirata e contemplata, ma per apprezzarla fino in fondo bisogna comprenderla, decodificarne i simboli, conoscerne i soggetti, la storia e i significati, quindi saperla interpretare. Secondo lo stile tradizionale le icone sono dipinte con metodi e colori naturali, a tempera d'uovo su pannelli e supporto in legno.
 
== Cultura ==
=== Tradizioni e folclore ===
Uno degli aspetti della tradizione arbereshe è la sua trasmissione legata quasi esclusivamente alla forma orale, nonostante sia cospicua la quantità e la documentazione in arbereshe della lingua e delle tradizioni. Il primo aspetto che si evince della cultura e delle tradizioni delle comunità arbëreshë è il profondo rispetto che attribuiscono all'ospite: secondo cui la casa dell'albanese è di Dio e dell'[[ospite]], al quale si fa onore offrendogli semplici cibarie. Questa consuetudine si ritrova ancora nelle montagne dell'[[Albania]], tuttavia le comunità arbëreshë provano profondo riserbo dallo straniero, detto latino (''lëtirë''), che sino alla prima metà del secolo scorso non poteva facilmente accedere nei centri arbëreshë. Motivi della tradizione popolare si ritrovano nella letteratura, che proprio da ciò mosse i primi passi. Altri elementi strutturali della cultura arbëreshë delle origini sono giunti ai nostri tempi, attraverso una storia secolare, e mantengono una loro forza di rappresentazione dei valori dell'organizzazione delle comunità sono: la "''vatra''" (il focolare), primo centro intorno al quale ruota la famiglia; la "''gjitonìa''" (il vicinato), primo ambito sociale al di fuori della casa, elemento di continuità tra la famiglia e la comunità; la ''"vellamja''" (la fratellanza), rito di parentela spirituale; la "''besa''" (la fedeltà) all'impegno, rito di iniziazione sociale con precisi doveri di fedeltà all'impegno preso.
 
La forte coscienza a un'identità etnico-linguistica diversa è sempre presente nelle produzioni folcloristiche. Nel [[folclore]], in tutte le sue diversificate forme, emerge sempre un costante richiamo alla [[patria]] di origine e i [[Canto popolare|canti]], popolari o [[Musica sacra|religiosi]], le [[Leggenda|leggende]], i [[Racconto|racconti]], i [[proverbio|proverbi]], trasudano un forte spirito di comunanza e solidarietà [[Etnia|etnica]].
 
La coscienza di appartenere ad una stessa [[etnia]], ancorché dispersa e disgregata, si coglie tra l'altro in un motto molto diffuso, che i parlanti [[albanesi]] spesso ricordano quando di incontrano: ''Gjaku inë i shprishur'', che tradotto letteralmente è "Sangue nostro sparso". [[File:Typical Arbëreshë female costumes.jpg||thumb|250px|Costumi femminili arbëreshe esibiti durante la tipica ''[[Vallje]]'' a [[San Basile]]]] Mantenendo chiara e sensibile la coscienza di essere fratelli nel sangue comune e nella fede cristiana, costituendo un’oasi di spiritualità Orientale trapiantata nell'Occidente, usano così identificarsi come discendenti di una stirpe dispersa ma non distrutta.
 
I temi ricorrenti nella cultura [[Tradizione|tradizionale]] albanese sono la nostalgia della patria perduta, il ricordo delle leggendarie gesta di [[Giorgio Castriota Scanderbeg|Skanderberg]], eroe riconosciuto da tutte le comunità albanesi del mondo, e la tragedia della [[diaspora]] in seguito all'invasione turca. Un discorso a parte merita la "''vallja''", danza popolare che aveva luogo in occasioni di feste tese a rievocare una grande vittoria riportata dal condottiero [[Giorgio Castriota Scanderbeg]] contro gli invasori [[Impero ottomano|turchi]]. La ''vallja'' è formata da giovani in costume tradizionale, che tenendosi a catena per mezzo di fazzoletti e guidati da due figure alle estremità, si snodano per le vie del paese eseguendo canti epici, augurali o di sdegno e disegnando movimenti avvolgenti. Nella particolare ''vallja e burravet'' (la danza degli uomini), composta da soli uomini, viene trattegiata e ricordata, attraverso i loro movimenti, la tattica di combattimento adottata da Skanderberg per imprigionare e catturare il nemico. Oggi le più belle ''vallje'' hanno luogo a [[Civita (Italia)|Civita]], [[San Basile]], [[Frascineto]] e [[Eianina]]. La consapevolezza della necessità di una valorizzazione e tutela della cultura arbëreshë ha favorito la nascita di associazioni e circoli culturali, e ha dato luogo ad iniziative e manifestazioni culturali.
 
=== Costumi ===
Di singolare bellezza è il costume tradizionale di gala, indossato dalle donne in particolari ricorrenze come il [[matrimonio]] o le festività della [[Pasqua]], dei [[Battesimo|battesimi]] e del Santo patrono. I costumi sono veri e propri capolavori artistici che ripropongono l’antica simbologia orientale, alcuni attraverso il ricamo. Famosissimo per lo splendore e la bellezza è il costume tradizionale arbëresh di [[Piana degli Albanesi]]. Interessanti sono anche i costumi tradizionali femminili di [[San Costantino Albanese]], costituito da un copricapo caratteristico, una camicia di seta bianca con merletti, un corpetto rosso con maniche strette ricamate in oro e una gonna su cui sono cucite tre fasce di raso bianche e gialle; [[Firmo (Italia)|Firmo]], dal collo ampio e ricamato (''mileti''); una gonna lunga ed ampia, plissettata e bordata; e [[Santa Sofia d'Epiro]], [[San Demetrio Corone]], [[Lungro]], [[Frascineto]], [[Plataci]], [[San Basile]], [[Vaccarizzo Albanese]], ecc.
 
=== Cucina ===
Come per ogni popolo, anche nella [[cucina]] si esprime tanto della tradizione e della cultura albanese. Col trascorrere del tempo, l'integrazione e la contaminazione coinvolgono inevitabilmente anche l'arte [[Gastronomia|gastronomica]]. Ma si è mantenuta inalterato qualcosa di diverso, un difforme modo di lavorazione, l'associazione di un cibo ad un particolare contesto, per annoverare un piatto tra quelli tipici ed unici della cucina arbëreshe. Essa è del tutto completa, in quanto spazia dagli [[Antipasto|antipasti]] ai [[Dolce|dolci]], dai primi ai secondi piatti, dalle zuppe alle minestre, dai piatti di [[carne]] a quelli di [[pesce]], dai contorni alle [[Verdura|verdure]]. Un cenno particolare per le conserve, i farinacei e le [[Focaccia|focacce]], nonché per i dolci tradizionali, vero caposaldo della cucina albanese. La cucina albanese in taluni paesi è molto semplice, ma saporita per gli aromi utilizzati nei piatti. Alcune ricette, estrapolate dal folto gruppo di soluzioni culinarie degli Albanesi d'Italia, sono: fra i primi piatti vanno segnalati la ''dromesat'', [[pasta]] fatta con grumi di farina cucinati direttamente nei sughi, e le ''shtridhelat'', [[tagliatelle]] ottenute con una particolare lavorazione e cotte con [[ceci]] e [[fagioli]]. Tra i secondi in alcune comunità è molto utilizzata la carne di maiale; ottime le frittate come la ''veze petul'' di cicoria, cardi selvatici, scarola e cime di capperi. Nelle grandi ricorrenze c'è un grande uso dei [[Dolce|dolci]], come i ''kanarikuj'', grossi gnocchi bagnati nel miele, le ''kasolle megijze'', un involtino pieno di [[ricotta]], la ''nucia'', dolce con la forma di fantoccio con un uovo che raffigura il viso, e molti altri. Caratteristico è il dire prima di mangiare: "''Mirë ju bëft!''" (Buon pro vi faccia!).
 
=== Personalità arbëreshë ===
* [[Carmine Abate]] - scrittore
* [[Pasquale Baffi]] - patriota
* [[Mario Brunetti]] - giornalista e politico
* [[Demetrio Camarda]] - sacerdote e linguista
* [[Nicolò Chetta]] - sacerdote e poeta
* [[Domenico Damis]] - patriota
* [[Girolamo De Rada]] - scrittore e patriota
* [[Vincenzo Dorsa]] - scrittore
* [[Luigi Giura]] - ingegnere e architetto
* [[Giorgio Guzzetta]] - sacerdote
* [[Ercole Lupinacci]] - eparca
* [[Luca Matranga]] - sacerdote e letterato
* [[Domenico Mauro]] - patriota
* [[Costantino Mortati]] - giurista
* [[Lluka Perrone]] - poeta e linguista
* [[Gaetano Petrotta]] - linguista e filologo
* [[Stefano Rodotà]] - giurista e politico
* [[Ernesto Sabato]] - scrittore
* [[Giuseppe Schirò (1865-1927)|Giuseppe Schirò]] - poeta, linguista e patriota
* [[Vincenzo Torelli]] - giornalista e impresario teatrale
* [[Francesco Natalino Lata]] - Politico, dirigente e imprenditore
 
== Note ==
{{references|2}}
 
== Bibliografia ==
* Vincenzo Dorsa, ''Sugli albanesi: ricerche e pensieri'', Napoli, 1847 (scaricabile sul sito [http://books.google.com/ Google books]).
* Enrico Ferraro, ''Bibliografia arberesca'' (scaricabile sul sito [http://www.mondoarberesco.it/ Mondo Arberesco]).
* {{bibliografia|1=Studi Albanologi|2={{cita libro|''Studi Albanologi Balcanici,|Bizantini e Orientali''|Leo Olschki Editore|1986|Firenze}}{{NoISBN}}}}
* {{bibliografia|1=Dizionario degli Albanesi d'Italia|2=Emanuele Giordano, {{cita libro|''Fjalor:|Dizionario degli Albanesi d'Italia''|Vocabolario italiano-arbëresh|1963}}{{NoISBN}}}}
* {{bibliografia|1=L'esilio della parola|2=Francesco Altimari, {{cita libro|''AA.VV., L'esilio della parola"|ETS Editrice| Pisa|1986}}{{NoISBN}}}}
* {{bibliografia|1=Popolazione albanese d'Italia|2=Frega A., {{cita libro|''Gli Arbëresh dimenticati:|, in Albania. Tutta d’un pezzo. In mille pezzi… e dopo?|Futuribili|1997|Milano|n. 2-3}}{{NoISBN}}}}
* {{bibliografia|1=Cultura e civiltà di un popolo|2={{cita libro|''Arbëreshë: cultura e civiltà di un popolo'',|a cura e con introduzione di P. Bruni| premessa di Francesco Sicilia e traduzione di Evis Kruta|2004|s.l., s.e}}{{NoISBN}}}}
* {{bibliografia|1=Anton Berisha|2=Anton Berisha (a cura di), {{cita libro|''Antologia| della letteratura arbëreshe contemporanea''|Rubbettino Editore|1999|Cosenza}}{{NoISBN}}}}
* [http://www.scribd.com/doc/13970773/Vangelo-di-San-Mateo-Italiano-Arbereshe '''Vangjeli i Shën Matesë'''/Vangelo di San Matteo, in albanese e in italiano, Eparchia di Lungro - Eparkia e Ungrës]
* [http://www.scribd.com/doc/46557549/Dizionario-arberesh-italiano '''Fjalor arbërisht-italisht i Horës së Arbëreshëvet'''/Dizionario arbëresh-italiano di Piana degli Albanesi]
* [http://www.scribd.com/doc/42671262/LIBRO-su-Arbereshe Guerrieri dell'Epiro - Appendice sugli Arbëreshë in Italia].
* [http://www.studistorici.com/2010/10/29/halimi_numero_4/ HALIMI, Redi, «L’Albania prima dell’Albania», Diacronie. Studi di Storia Contemporanea, n. 4-3, 2010].
* [[Francesco Bruni (linguista)|Francesco Bruni]], ''[http://www.italica.rai.it/principali/lingua/bruni/lezioni/f_lv3.htm Storia della Lingua Italiana: 3. Gli insediamenti albanesi in Italia]'' (da Italica.[[RAI|rai]].it)
 
 
== Voci correlate ==
* [[Albania]]
* [[Arvaniti]]
* [[Albanesi]]
* [[Rito bizantino]]
* [[Chiesa cattolica italo-greca|Chiesa cattolica Bizantina]]
* [[Giorgio Castriota Scanderbeg]]
* [[Minoranze linguistiche (Italia)|Minoranze linguistiche d'Italia]]
 
== Altri progetti ==
{{ip|commons=Category:Arbëreshë}}
 
== Collegamenti esterni ==
* [http://www.arbitalia.it Arbitalia - Shtëpia e Arbëreshëvet të Italisë / La Casa degli Albanesi d'Italia]
* [http://www.jemi.it/ Jemi - Il portale per gli Arbëreshë]
* [http://www.mondoarberesco.it Mondo Arberesco]
* {{Dmoz|World/Italiano/Scienza/Scienze_Sociali/Linguaggi_e_Linguistica/Lingue_Naturali/Indoeuropee/Albanese/Arb%c3%abresh%c3%ab|Arbëreshë}}
* [http://www.arbereshe.it/ Centro Studi Genealogia Arbëreshe] — Sito Genealogico concentrato sulle comunità Arbëreshe della [[Calabria]].
 
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{{portale|Albania|Italia}}
 
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