Rivoluzione egiziana del 2011 e Discussioni utente:131.175.227.160: differenze tra le pagine

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{{IPcondiviso|Consorzio Interuniversitario Milano - CINECA|16 maggio 2018}}
{{Incidente
|titolo = Sommosse popolari in Egitto del 2011
|immagine = NDP HQ on fire.jpg|300px
|didascalia = La sede principale del [[Partito Nazionale Democratico (Egitto)|Partito Nazionale Democratico]] di [[Mubarak]] data alle fiamme il [[28 gennaio]]
|nazione = EGY
|luogo = [[Il Cairo]], [[Alessandria d'Egitto|Alessandria]], [[Suez]] e altri centri
|motivazione = richiesta di riforme costituzionali e di cambiamento del regime politico, forte malessere della popolazione giovanile, [[corruzione]], [[povertà]], [[fame]], demografiche fattori strutturali<ref>[[Andrey Korotayev]], Julia Zinkina. [http://cliodynamics.ru/index.php?option=com_content&task=view&id=276&Itemid=70 Egyptian Revolution: A Demographic Structural Analysis. ''Entelequia. Revista Interdisciplinar'' 13 (2011): 139-165.]</ref>
|data = [[17 gennaio]] [[2011]] - in corso
|obiettivo = dimissioni di [[Hosni Mubarak]] e cambiamento del regime politico in senso [[Democrazia|democratico]]
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|vittime = 365<ref>{{Cita news
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|url = http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2011/02/16/visualizza_new.html_1586852712.html
|titolo = Egitto: 365 morti da inizio rivolta
|pubblicazione = ANSA
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|accesso = 16-02-2011
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</ref>
|feriti = 5.500 circa<ref>{{Cita news
|lingua = en
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|url = http://www.straitstimes.com/BreakingNews/World/Story/STIStory_635784.html
|titolo = Around 365 dead in Egypt protests: health ministry
|pubblicazione = Straits Times
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}}
Le '''sommosse popolari in Egitto del 2011''', anche note con il nome di '''rivolta egiziana del 2011''', '''rivoluzione del Nilo'''<ref>{{Cita news
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|autore = Roberto Santoro
|url = http://www.loccidentale.it/node/102409
|titolo =Il vecchio Egitto del golpe militare e il nuovo della rivoluzione liberale
|pubblicazione = L'Occidentale
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}}
</ref> o, dagli stessi interessati, '''rivoluzione egiziana del 2011''', rappresentano un vasto movimento di protesta che ha visto il succedersi di episodi di disobbedienza civile, atti di contestazione e insurrezioni, verificatisi in [[Egitto]] a partire dal [[25 gennaio]] del [[2011]].
 
Il moto di protesta popolare egiziano, imperniato sul desiderio di rinnovamento politico e sociale contro il trentennale regime del [[Presidente dell'Egitto|presidente]] [[Hosni Mubarak]], si è inizialmente manifestato con mezzi pacifici, ispirati alle [[Rivoluzione tunisina del 2010-2011|proteste organizzate in Tunisia]] e in [[Proteste nel Nord Africa e Medio Oriente del 2010-2011|altri paesi arabi]] che hanno portato alla destituzione del capo dello stato [[Zine El-Abidine Ben Ali]] e a incidenti in numerosi stati, ma ha poi conosciuto sviluppi violenti, sfociando in aspri scontri che hanno provocato numerose vittime tra manifestanti, poliziotti e militari.
 
== Cause ==
[[File:Hosni Mubarak ritratto.jpg|thumb|left|[[Hosni Mubarak]], ex Presidente dell'Egitto]]
=== L'Egitto tra crescita economica e povertà ===
Uno dei moventi della rivolta egiziana del [[gennaio]] [[2011]] è stato individuato soprattutto nel forte desiderio di rinnovamento del regime politico, cristallizzato attorno alla figura del presidente [[Hosni Mubarak]], elemento cardine degli equilibri del paese negli ultimi trent'anni. Come per la [[Tunisia]], dove le sollevazioni hanno avuto come obiettivo quello di un mutamento del vertice governativo occupato da una figura dittatoriale, anche in [[Egitto]] a provocare la detonazione della protesta sono stati elementi come l'aumento dei prezzi dei generi alimentari e la crisi occupazionale che colpisce in particolare i giovani.<ref>{{cita web |autore=|url=http://it.euronews.net/2011/01/07/ancora-manifestazioni-e-arresti-in-tunisia/ |titolo=Ancora manifestazioni e arresti in Tunisia |accesso=24-02-2011 |formato= |lingua= |editore=Euronews |opera= |volume= |pagine= |pagina= |data=07-01-2011 |urlarchivio=|dataarchivio= |id=}}</ref><ref name=iveriperlavoce>{{cita web |autore=Laura Bottazzi, Rony Hamaui|url=http://www.lavoce.info/articoli/pagina1002142.html |titolo=I veri perché della rivoluzione egiziana |accesso=08-02-2011 |formato= |lingua= |editore=Lavoce.info |opera= |volume= |pagine= |pagina= |data=08-02-2011 |urlarchivio=|dataarchivio= |id=}}</ref> Per l'Egitto, nondimeno, le cause della rivolta non sono da individuare nel deterioramento della situazione economica del paese, malgrado quest'ultimo, sebbene in pieno sviluppo, registri il 40% della popolazione su un totale di 85 milioni che vive con meno di 1,50 € al giorno.<ref name=iveriperlavoce /><ref>{{cita web |autore=|url=http://it.euronews.net/2011/02/10/l-ondata-di-proteste-in-egitto-colpisce-l-economia/ |titolo=L’ondata di proteste in Egitto colpisce l’economia |accesso=11-02-2011 |formato= |lingua= |editore=Euronews |opera= |volume= |pagine= |pagina= |data=10-02-2011 |urlarchivio=|dataarchivio= |id=}}</ref>
 
[[File:ELM Egypt Gas.png|thumb|right|Il grafico illustra la crescita delle [[esportazioni]] di [[gas naturale]] negli ultimi decenni|400px]]
 
L'Egitto, infatti, il cui [[Prodotto interno lordo|PIL]] annuo è cresciuto a un ritmo superiore al 5%, ha conosciuto negli ultimi anni la caduta del tasso di disoccupazione dall'11,2% all'8,9%, un aumento del tasso di [[Investimenti diretti esteri|IDE]], con un livello di destinazione di risorse totale da parte di economie esterne per circa 8 miliardi di [[Dollaro statunitense|dollari]] annui nei settori del [[turismo]], dell'[[industria]] e della [[finanza]] e inoltre non ha subito i contraccolpi della recente [[crisi finanziaria]] che ha colpito le maggiori economie occidentali.<ref name=iveriperlavoce />
 
Il governo, a partire dal [[2000]], ha attuato una serie di riforme, compresi provvedimenti finalizzati alla [[liberalizzazione]] del [[mercato del lavoro]] e alla ristrutturazione del sistema bancario, che hanno fortemente incrementato i livelli di sviluppo delle [[imprese]] egiziane.<ref name=iveriperlavoce /> Tuttavia l'economia, nella quale negli ultimi anni si è registrato, al pari della Tunisia e degli altri mercati internazionali, un forte incremento dell'[[inflazione]] e dei prezzi dei generi alimentari, presenta anche aspetti dannosi come un livello di [[corruzione]] molto alto, forti disuguaglianze nella distribuzione del [[reddito]], e soprattutto un cospicuo tasso di [[disoccupazione]] giovanile.<ref name=tassdisoccgiovlavoce>{{cita web |autore=|url=http://www.lavoce.info/binary/la_voce/articoli/hamauy1.1297092054.jpg |titolo=Tassi di disoccupazione giovanile per livello di scolarizzazione e per sesso |accesso=08-02-2011 |formato=JPG |lingua= |editore=Lavoce.info |opera= |volume= |pagine= |pagina= |data=08-02-2011 |urlarchivio=|dataarchivio= |id=}}</ref> Tale dato ha ripercussioni particolarmente negative se proiettate sul quadro politico e sociale del paese, tanto più che esso si riferisce alla popolazione giovanile con maggiore scolarizzazione.<ref name=tassdisoccgiovlavoce /> All'aumento del grado di scolarizzazione, notevolmente promosso dalle autorità egiziane, non è subentrato un incremento della domanda di lavoro e una diffusione più ampia dell'impiego tra i giovani in possesso di un titolo di studio.<ref name=iveriperlavoce />
 
La forte domanda di cambiamento da parte della popolazione egiziana, specie quella di giovane età (con il 29% della popolazione che ha un'età compresa tra i 15 e i 29 anni), dunque, a dispetto di un generale miglioramento della situazione economica negli ultimi anni, è stata sostenuta, più che da una richiesta di riforme in ordine all'assetto economico, da una forte volontà di mutamento delle condizioni sociali, oltreché da istanze molto radicate di trasformazione del regime politico in senso [[Democrazia|democratico]] e [[Pluralismo|pluralistico]]<ref>{{cita web|autore=Sam Tadros|url=http://temi.repubblica.it/limes/la-vera-storia-della-rivoluzione-egiziana/19653|titolo=La vera storia della rivoluzione egiziana|accesso=19 novembre 2011|opera=Limes - rivista italiana di geopolitica|data=4 febbraio 2011}} e anche {{cita web|url=http://www.asianews.it/notizie-it/La-rivoluzione-in-Egitto-%C3%A8-fatta-dai-giovani-e-non-dai-Fratelli-Musulmani-20708.html|titolo=La rivoluzione in Egitto è fatta dai giovani e non dai Fratelli Musulmani|autore=H. Boulad, S. Chafik|accesso=19 novembre 2011|data=7 febbraio 2011|opera=AsiaNews.it}}</ref>.
 
=== Il trentennale stato d'emergenza ===
Le richieste di democrazia si uniscono a un malessere suscitato dalle condizioni generate da uno stato di polizia che ha conculcato le libertà personali dei cittadini egiziani, in virtù di uno [[stato di emergenza]] in atto per oltre trent'anni e mai revocato. Lo stato di emergenza, in base al quale il presidente Mubārak ha potuto dichiarare il coprifuoco e far intervenire l'esercito, è stato introdotto nella legislazione egiziana nel [[1981]], dopo l'assassinio del presidente [[Anwar al-Sadat]] per mano di estremisti islamici, e da allora sempre prorogato.<ref name=statemer>{{cita web |autore=|url=http://wwww.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2011/01/28/visualizza_new.html_1614533390.html |titolo=Egitto: stato emergenza in vigore da 1981 |accesso=11-02-2011 |formato= |lingua= |editore=ANSA |opera= |volume= |pagine= |pagina= |data=08-02-2011 |urlarchivio=|dataarchivio= |id=}}</ref> Tale stato di crisi che conferisce allo stato poteri speciali, assegna la facoltà alla polizia di attuare arresti per periodi illimitati e permette il ricorso ai tribunali speciali.<ref name=statemer />
 
=== La corruzione dilagante ===
Altro dato significativo dell'Egitto è l'alta percentuale di diffusione della corruzione.<ref name=corruegi>{{cita web |autore=Carlo Giorgi|url=http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-02-01/poverta-corruzione-clima-insostenibile-063738.shtml?uuid=AaRdhl4C |titolo=«Povertà e corruzione: il clima era insostenibile» |accesso=12-02-2011 |formato= |lingua= |editore=Il sole240re |opera= |volume= |pagine= |pagina= |data=01-02-2011 |urlarchivio=|dataarchivio= |id=}}</ref> [[Transparency International]] ha collocato il Paese, in base all'[[indice di percezione della corruzione]] (Corruption Perception Index), al 105º posto della classifica globale, con un indice di percezione della corruzione nell'ultimo anno della rilevazione ([[2007]]) di 2,9. La ricchezza, peraltro, risulta ripartita in modo non equo con una minima percentuale della popolazione che controlla la maggior parte della ricchezza del paese, mentre esiste un 20% degli egiziani che vive al di sotto della soglia di povertà.<ref name=corruegi /><ref name=sitecegi>{{cita web |autore=SUSANNA KIM |url=http://abcnews.go.com/Business/egypt-mubarak-family-accumulated-wealth-days-military/story?id=12821073&page=1 |titolo=Egypt's Mubarak Likely to Retain Vast Wealth |accesso=12-02-2011 |formato= |lingua=en |editore=ABCNews |opera= |volume= |pagine= |pagina= |data=02-02-2011 |urlarchivio=|dataarchivio= |id=}}</ref> Secondo alcuni calcoli la famiglia di Mubārak ha accumulato nel corso di 30 anni di potere un capitale che si aggira tra i 50 e i 70 miliardi di [[Dollaro|dollari]], tra immobili di prestigio in tutto il mondo, [[Asset|asset finanziari]] e capitali ingentissimi custoditi in conti segreti all'estero.<ref name=sitecegi /><ref>{{cita web |autore= |url=http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2011/02/05/visualizza_new.html_1611584239.html |titolo=Egitto: 70 mld dlr il tesoro del rais |accesso=12-02-2011 |formato= |lingua= |editore=ANSA |opera= |volume= |pagine= |pagina= |data=05-02-2011 |urlarchivio=|dataarchivio= |id=}}</ref>
 
== La rivolta ==
=== Proteste al [[Cairo]] il 25 gennaio ===
[[File:A sea of people on the 25th.jpg|left|thumb|Affollamento a [[Giza]] nella "giornata della collera", il 25 gennaio]]
[[File:Day of Anger marchers in street.jpg|thumb|Marcia di protesta al Cairo il 25 gennaio]]
La scintilla della rivolta si fa risalire al [[17 gennaio]], quando al Cairo un uomo si dà fuoco, sulla scia di quanto accaduto in [[Tunisia]] al venditore ambulante [[Mohamed Bouazizi]], divenuto simbolo della contestazione tunisina.<ref>
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|titolo = Egitto, le tappe della rivolta
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</ref> Ancora il [[20 gennaio]] due operai si danno alle fiamme per protestare contro un trasferimento forzoso.<ref>{{Cita news
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|titolo= Egitto: due uomini tentano darsi fuoco
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La protesta esordisce il [[25 gennaio]], quando venticinquemila manifestanti scendono in piazza, nella capitale, per chiedere riforme politiche e sociali, sul modello della "[[Rivoluzione tunisina del 2010-2011|rivoluzione del gelsomino]]" messa in atto in Tunisia. La manifestazione si trasforma poi in scontro aperto con le forze dell'ordine, con tumulti che hanno lasciato sul terreno quattro vittime, tra cui un poliziotto.<ref>
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|titolo = In Egitto rivolta contro Mubarak Scontri, quattro morti, molti feriti gravi
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Lo stesso giorno i principali [[social network]], tra cui [[Twitter]] e [[Facebook]], appaiono oscurati, secondo alcuni per iniziativa delle autorità per evitare che le notizie in diretta sulle proteste nel paese facciano il giro del mondo.<ref>
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|autore = TIZIANO TONIUTTI
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|titolo = Il Cairo, la rivolta è sul web. Oscurati Twitter e Internet
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=== Nuovi scontri il 26 gennaio ===
Nonostante il governo avesse vietato gli affollamenti, il giorno dopo le proteste nella capitale il "Movimento 6 aprile" e il gruppo "Khāled Saʿīd"<ref>Così definito dal nome di Khāled Muhammad Saʿīd, ucciso il [[6 giugno]] del 2010 dalle forze di sicurezza interne, nella regione [[Alessandria d'Egitto|alessandrina]] di Sīdī Jābir</ref>, tra gli animatori delle proteste del martedì, incoraggiano la popolazione ad avviare nuove manifestazioni pacifiche per le piazze. Oltre che al Cairo, intense proteste si sviluppano nel [[Penisola del Sinai|Sinai]], ad [[Alessandria d'Egitto|Alessandria]] e in alcune località del [[delta del Nilo]]. A [[Suez]], dove le proteste sono più violente, un gruppo di manifestanti appicca il fuoco al palazzo del governo e tenta di dare alle fiamme la sede locale del partito del presidente Mubārak. Fonti della sicurezza riferiscono che durante il giorno 26 gennaio sono state arrestate 500 persone. Un civile e un agente, inoltre, perdono la vita, mentre decine risultano i feriti.<ref name=rep26genn>
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|titolo = Egitto, nuovi violenti scontri. Uccisi un civile e un agente
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Il ''Times of India'' riporta che il figlio di Mubārak, Gamāl, indicato come probabile successore del padre, sarebbe fuggito a Londra il 25 gennaio insieme alla moglie e ai figli. La notizia viene però smentita da fonti aeroportuali locali.<ref name=rep26genn />
 
=== La rivolta si intensifica ===
[[File:2011 Egypt protests - graffiti on military vehicle.jpg|thumb|left|Un blindato dell'esercito con scritte lasciate dei manifestanti: ''yaskut Mubārak'' "abbasso Mubārak"; ''lā li-Mubārak'', "No a Mubārak"; ''suqat al-tāghiya Mubārak'', "cada il tiranno Mubārak"]]
Circa mille persone risultano in stato di fermo dall'inizio della protesta secondo fonti della sicurezza.<ref name=egitmillearr>
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|titolo = Egitto, almeno mille arresti
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}}</ref> Intanto per tutta la notte tra il 26 e il 27 gennaio, secondo l'emittente [[Al Jazeera]], gli scontri nelle città egiziane non sono cessati. I fermati vengono accusati di manifestazione non autorizzata, danneggiamento di luoghi pubblici e di blocco stradale.<ref name=egitmillearr /><ref name=rep27genn />
L'esponente dell'[[opposizione]] egiziana più noto al di fuori del paese, [[Muhammad al-Barade'i]], intanto fa il suo ritorno in Egitto e annuncia di voler sostenere la protesta e di essere pronto a guidare la transizione dopo la caduta di Mubārak se il popolo gli darà il consenso.<ref>
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|titolo = Scontri nel Sinai, ucciso manifestante È tornato El Baradei: "Sto col popolo"
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Lo stesso giorno al-Barade'i, in risposta alle parole del [[segretario di stato|Segretario di Stato americano]] [[Hilary Clinton]] che aveva definito "stabile" il governo di Mubarak, annuncia di essere "allibito e sconcertato" e chiede in una lettera al ''Daily Beast'' se con "stabilità" si intendesse riferirsi a "29 anni di leggi d'emergenza, a un presidente con un potere imperiale, a un Parlamento che è quasi una beffa, a una magistratura che non è indipendente".<ref name=rep27genn>
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|titolo =El Baradei, allibito posizione Clinton
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[[File:Al jazeera 2011 egypt protests.ogv|300px|thumb|Servizio di [[Al Jazeera]] sulle manifestazioni del [[28 gennaio]] [[2011]] {{en}}]]
Mentre ad [[Ismailia]], nel nord dell'Egitto, i manifestanti vengono dispersi dalla polizia, alla quale vengono contestati metodi illegittimi, al Cairo giungono altri 10 blindati e la borsa della capitale registra forti cali. Si decide anche per l'interruzione delle partite del campionato di calcio.<ref name=rep27genn /><ref>{{Cita news
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|titolo =Egitto: disordini a Ismailia
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A [[Suez]] alcuni edifici pubblici sono dati alle fiamme, tra cui una parte dell'ospedale pubblico. All'interno della città portuale 35 persone, fra cui 5 poliziotti, sono gravemente contuse, mentre i manifestanti danno fuoco ai blindati della polizia.<ref>{{Cita news
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|titolo =Egitto: ucciso manifestante nel Sinai
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</ref>
 
Il timore, nel frattempo, di una fine prossima della dittatura del presidente egiziano, viene considerata dai tradizionali sostenitori del governo egiziano (a partire da [[Stati Uniti]], [[Italia]], [[Francia]] e [[Germania]]) come foriera di una forte destabilizzazione per l'intero quadro politico del [[Nordafrica]].<ref name=timcominter>{{Cita news
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|autore =Vincenzo Nigro
|url =http://www.repubblica.it/esteri/2011/01/28/news/egitto_mubarak-11759895/index.html?ref=search
|titolo =Egitto, le paure della diplomazia "Se salta Mubarak cade il Nord Africa"
|pubblicazione = la Repubblica
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}}
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Nel frattempo circola la notizia, diffusa dal quotidiano britannico ''The Telegraph'', riguardante un documento diplomatico segreto pubblicato sul sito [[WikiLeaks]] che riferisce di accordi riservati tra gli [[Stati Uniti d'America|USA]] e presunti capi della rivolta in atto nel paese. Secondo queste notizie, gli Stati Uniti sarebbero giunti ad un accordo in base al quale se da un lato dichiaravano ufficialmente appoggio al governo alleato di Hosni Mubarak, dall'altro da almeno tre anni avrebbero fiancheggiato segretamente alcuni dissidenti dietro la rivolta di piazza egiziana. Tale accordo farebbe parte di un piano volto a favorire un "cambio di regime" in senso democratico al Cairo nel 2011.<ref>{{Cita news
|lingua = en
|autore =Tim Ross, Matthew Moore, Steven Swinford
|url =http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/africaandindianocean/egypt/8289686/Egypt-protests-Americas-secret-backing-for-rebel-leaders-behind-uprising.html
|titolo =Egypt protests: America's secret backing for rebel leaders behind uprising
|pubblicazione = The Telegraph
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|accesso = 3-2-2011
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}}
</ref>
 
Nel documento del [[30 dicembre]] [[2008]] l’ambasciatrice americana al Cairo cita un giovane dissidente egiziano del Movimento "6 aprile" aiutato dalla stessa ambasciata a partecipare a un incontro di dissidenti a [[Washington]] assieme a esperti e funzionari del governo americano. Al suo ritorno al Cairo, il dissidente egiziano ha rivelato ai diplomatici americani che era stata formata un'alleanza fra gruppi di opposizione con un piano per rovesciare nel 2011 il governo del presidente Mubarak e per installare in Egitto un governo democratico, prima delle elezioni presidenziali previste per il settembre di quello stesso anno.
 
Nel [[cablogramma]] si sostiene inoltre che il piano è "così delicato da non poter essere messo per iscritto" e si afferma la necessità che l'identità del dissidente vada tenuta nascosta per evitare rappresaglie al suo rientro in Egitto. L'alto rappresentante statunitense, infine, si chiede se il piano, che definisce "non realistico", appaia nei fatti realizzabile.<ref>{{Cita news
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|url =http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/01/29/egitto-wikileaks-da-usa-appoggio-segreto-a-capi-rivolta/89144/
|titolo =Egitto, WikiLeaks: “Da Usa appoggio segreto a capi rivolta”
|pubblicazione = Il Fatto Quotidiano
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}}
</ref>
 
=== Mubārak posto sotto pressione ===
[[File:Central Security Forces in 2011 Egyptian Protests.jpg|thumb|Le forze di polizia egiziane in assetto antisommossa]]
Decine di migliaia di persone il [[29 gennaio]] scendono in strada per chiedere che il presidente Mubārak abbandoni il potere, il giorno dopo che lo stesso presidente aveva annunciato in [[televisione]] in un discorso tenuto alla nazione che "le violenze di queste ore sono un complotto per destabilizzare la società".<ref>{{Cita news
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|titolo= Egitto: Mubarak, violenze sono complotto
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Mubārak aveva inoltre affermato di aver chiesto al governo di dimettersi, con la promessa dell'incarico per l'indomani a un nuovo esecutivo.<ref>{{Cita news
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|autore =Redazione online
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|titolo= Mubarak: «Basta violenze, subito un nuovo governo»
|pubblicazione = Corriere della Sera
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[[File:Army Truck and Soldiers in Tahrir Square, Cairo.jpg|thumb|left|Dimostranti manifestano attorno a un cingolato dell'esercito a Mīdān al-Taḥrīr ([[Piazza Tahrir|Piazza della Liberazione]]), la piazza più nota del centro del Cairo]]
Il bilancio dei morti dall'inizio della rivolta sale a 100, anche se Al Jazeera ha parlato di 100 morti nella sola giornata di venerdì,<ref name=corr29genn>{{Cita news
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|autore =Redazione online
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|titolo= Egitto, nuova giornata di scontri La polizia apre il fuoco sui manifestanti
|pubblicazione = Corriere della Sera
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</ref> si verificano assalti ai ministeri nel Cairo ai quali la polizia e l'esercito oppongono raffiche di armi da fuoco, mentre la piazza principale della capitale è circondata dai carri armati dell'esercito, che intanto ha preso in mano la situazione.<ref>{{Cita news
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|autore =Vincenzo Nigro
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|titolo= Il Cairo, 50mila in piazza: "Mubarak via" Assalti ai ministeri, 100 morti nella rivolta
|pubblicazione = la Repubblica
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|accesso = 29-1-2011
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}}
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Quando manifestazioni e scontri poi sono in atto in tutto il paese, in mattinata diversi detenuti di un carcere nei pressi della cittadella del Cairo, riescono a fuggire prendendo con sé tutte le armi in custodia dopo aver dato fuoco ai posti di guardia.<ref>{{Cita news
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|url =http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2011/01/30/visualizza_new.html_1614355701.html
|titolo= Egitto: detenuti evasi, in fuga islamici
|pubblicazione = ANSA
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Il [[Museo di antichità egiziane (Il Cairo)|Museo egizio del Cairo]] subisce il saccheggio, nel corso del quale si registra anche la distruzione di due [[mummia|mummie]] [[faraone|faraoniche]], nonché la sottrazione di diversi reperti.<ref>{{en}} [http://www.abc.net.au/news/stories/2011/01/30/3124950.htm ''Looters destroy mummies during Egypt protests''], [[ABC]]news, 29 gennaio 2010</ref><ref>{{Cita news
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|autore =Fabio Scuto
|url =http://www.repubblica.it/esteri/2011/01/30/news/vandali_nel_museo_egizio_distrutte_due_mummie-11830808/
|titolo= Mummie a fuoco nel museo violato "Non toccate la nostra storia"
|pubblicazione = la Repubblica
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Per le ore 16:00 del giorno 29 si fa ricorso alla misura del [[coprifuoco]] (esteso al Cairo, ad Alessandria e Suez), ma, nonostante gli appelli dell'esercito, i manifestanti ignorano volutamente tale disposizione e affollano le piazze, talvolta solidarizzando con gli stessi militari.<ref name=corr29genn />
 
Le dimissioni ufficiali dei [[ministri]] vengono presentate nel primo pomeriggio del 29 gennaio. Diverse ore dopo viene reso noto che il capo dei [[servizi segreti]] egiziani, [['Umar Sulayman|ʿUmar Sulaymān]], è stato nominato vice presidente della Repubblica, facendo quindi intravedere la concreta possibilità che a succedergli non sia più suo figlio Gamāl, bensì (secondo quanto stabilito dalla [[Costituzione]]) ʿUmar Sulaymān.<ref name=corr29genn />
 
Il bilancio delle vittime sale a 150 nella giornata del [[30 gennaio]].<ref name=ansaegit30genn>{{Cita news
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|url =http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=149622
|titolo= El Baradei: Mubarak via oggi, cerco contatti con l'esercito
|pubblicazione = RaiNews24
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|accesso = 11-02-2011
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}}
</ref> Quando il presidente decide di attuare un nuovo giro di vite nel tentativo di porre sotto controllo la rivolta (rafforzando la presenza dei militari per le strade e ricorrendo maggiormente all'impiego di blindati e aerei militari che sorvolano la capitale), al-Barāde'i rinnova il proprio invito a Mubārak a lasciare la presidenza e si ripropone come nuovo leader del paese.<ref name=ansaegit30genn /> Il governo americano, intanto, per bocca del Segretario di Stato Clinton e attraverso lo stesso presidente [[Barak Obama]], fa sapere di appoggiare "una ordinata transizione verso un governo che sia in linea con le aspirazioni del popolo egiziano".<ref name=ansaegit30genn />
[[File:Demonstrators on Army Truck in Tahrir Square, Cairo.jpg|thumb|left|Manifestanti su un carro armato a Piazza Tahrir il 29 gennaio]]
[[File:Army Trucks Surronding Tahrir Square, Cairo.jpg|thumb|La popolazione affolla piazza Tahrir e fraternizza con l'esercito inscenando proteste sui blindati]]
Il [[31 gennaio]], nella speranza di calmare l'escalation della protesta, Mubārak dimette il suo [[Gabinetto di governo|gabinetto]],<ref>{{Cita news
|lingua = en
|autore =CNN Wire Staff
|url =http://www.cnn.com/2011/WORLD/africa/01/29/egypt.protests/index.html?hpt=T1
|titolo= Mubarak hangs on to power as protests, looting convulse Egypt
|pubblicazione = CNN
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}}
</ref> dando corso a un nuovo governo, tra i quali componenti figurano il [[Tenente Generale|Ten. Gen.]] 'Umar Sulayman, già nominato vicepresidente, [[Jabir Asfur]] come ministro della Cultura,<ref>{{Cita news
|lingua = en
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|url =http://www.huffingtonpost.com/2011/01/31/egypt-new-government_n_816160.html
|titolo= Egypt's New Government Announced On State TV
|pubblicazione = The Huffington Post
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}}
</ref> [[Samir Radwan]] ministro delle Finanze,<ref>{{Cita news
|lingua = en
|autore =Alaa Shahine
|url =http://www.bloomberg.com/news/2011-01-31/mubarak-names-new-cabinet-replaces-finance-minister-as-protests-continue.html
|titolo= Egypt Names Radwan Finance Minister in New Cabinet, Replaces Boutros-Ghali
|pubblicazione = Bloomberg
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}}
</ref> l'[[ambasciatore]] [[Ahmad Abu l-Ghayt]] come ministro degli Esteri, il [[feldmaresciallo]] [[Mohammed Hoseyn Tantawi]] ministro della Difesa e il [[Maresciallo dell'Aria]] [[Ahmad Shafiq]] [[primo ministro]]. Diversi altri dicasteri, tra i quali quelli della Giustizia, dell'Istruzione e della Sanità sono lasciati vacanti. Il ricambio più rilevante è quello che riguarda il ministro degli Interni, additato come responsabile dell'uso delle armi da fuoco contro i manifestanti, sostituito con l'anziano [[generale]] Mahmūd Wajdī.
 
Il presidente dell'[[Assemblea del Popolo (Egitto)|Assemblea del Popolo]], il parlamento egiziano, Ahmad Fathi Surūr, fa sapere che sarà aperta un'inchiesta sulla regolarità delle contestate [[Elezioni politiche|elezioni legislative]] del [[2010]] (vinte con netta maggioranza dal partito del [[rais|raʾīs]] Mubārak), la cui dubbia legittimità ha rappresentato (insieme alla [[disoccupazione]], specialmente giovanile, alla crescita ingente della [[corruzione]] del regime e allo stato di precarietà economica in cui è tenuto il paese) un elemento di crescente malcontento ed esasperazione nella popolazione.<ref>{{Cita news
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|titolo= Timeline: Egypt protests
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|autore =Redazione
|url =http://blog.panorama.it/mondo/2010/12/01/elezioni-in-egitto-trionfo-di-mubarak-lopposizione-denuncia-brogli-e-intimidazioni/
|titolo= Elezioni in Egitto: trionfo di Mubarak. L’opposizione denuncia brogli e intimidazioni
|pubblicazione = Panorama
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}}</ref>
 
Nel frattempo gli assai numerosi manifestanti del Cairo, di ogni sesso e religione, contravvenendo al coprifuoco anticipato alle ore 15:00, lanciano l'invito affinché si raccolgano, in una mobilitazione generale, un milione di dimostranti nella sola Il Cairo.<ref>{{Cita news
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|titolo= Egitto: parte marcia del 'milione'
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}}</ref> I militari annunciano la propria decisione, sfidando l'autorità di Mubārak, di non usare la forza contro la popolazione che intenderà ancora dimostrare per richiedere la fine del potere del presidente.<ref>{{Cita news
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|titolo= Egitto, esercito: non useremo violenza
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All'indomani della manifestazione svoltasi nella capitale alla quale, si viene a sapere, hanno partecipato due milioni di egiziani, e dopo che Mubārak annuncia in televisione di voler aprire un dialogo con le opposizioni, promettendo la libera scelta di colui che gli subentrerà alla carica di presidente e una riforma costituzionale, Barak Obama rinnova il proprio invito al ''raʾīs'' a lasciare la carica auspicando l'inizio immediato della transizione democratica.<ref>{{Cita news
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|titolo= Egitto: Mubarak, non mi ricandido
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|titolo= Obama pressa Mubarak: 'Transizione cominci ora'
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=== Ripresa degli scontri ===
[[File:EGypTarticleLarge.jpg|thumb|Scontri tra polizia e manifestanti il 2 febbraio a Il Cairo]]
Il [[2 febbraio]], a dispetto degli inviti dei militari ad abbandonare l'occupazione di piazza Tahrir, la gente decide di mantenere i presidi nel centro della capitale egiziana. Il coprifuoco viene ridotto di due ore, ma la tensione è ancora alta e scontri con numerosi feriti e qualche morto si verificano tra dimostranti a favore del presidente Mubarak e coloro che ne invocano le dimissioni.<ref>{{Cita news
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|titolo= Scontri tra manifestanti. Morti in piazza Tahrir
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}}
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L'epicentro della protesta, piazza Tahrir, nelle giornate del 2 e 3 [[febbraio]] diviene luogo di un intenso conflitto (con sassaiole, lanci di oggetti e sparute raffiche di armi da fuoco) tra una parte dei dimostranti che difende il potere del rais (e intende sgomberare dalla piazza i presidi della protesta antigovernativa) e chi da giorni ne richiede la fine del governo trentennale. Stime ufficiali parlano di diverse centinaia di feriti trasportati negli ospedali del Cairo, ormai interessata da numerosi posti di blocco e ''checkpoint'' dell'esercito e del tutto paralizzata dalle manifestazioni e dagli scontri, mentre si registrano numerose vittime, secondo un bilancio provvisorio una decina.<ref>{{Cita news
|lingua = en
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|titolo= Deaths in renewed Cairo shooting
|pubblicazione = BBCNews
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|autore =ENRIC GONZÁLEZ, NURIA TESÓN
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|titolo= Nuevos choques en El Cairo tras una madrugada con cinco muertos confirmados
|pubblicazione = El Pais
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|titolo= Notte di sangue al Cairo Dieci morti e 800 feriti
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|accesso = 3-2-2011
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}}
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Carri armati ed esercito, nel tentativo di sedare gli scontri tra civili, intervengono per far cessare le violenze tra i gruppi favorevoli a Mubarak e i dimostranti contro il regime.<ref>{{Cita news
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|titolo= Egitto: tank contro uomini pro-Mubarak
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}}
</ref> Si registrano, intanto, aggressioni nei confronti dei giornalisti stranieri, già dal 2 febbraio obbiettivo di pestaggi da parte dei sostenitori di Mubārak che cercano di impedire la diffusione di quanto si svolge per le strade della capitale.<ref>{{Cita news
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|titolo= Egitto:giornalisti barricati in alberghi
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}}
</ref>
 
Il personale delle [[Nazioni Unite]], comprendente decine di funzionari, lascia il paese per l'ulteriore inasprimento del clima.<ref>{{Cita news
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|titolo= Egitto: personale Onu lascia il Paese
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}}
</ref> Di fronte all'intensificarsi della rivolta e all'affacciarsi dello spettro della guerra civile, Mubārak annuncia di riservarsi di presentare le proprie dimissioni a causa della gravità della situazione che, a suo giudizio, andrebbe incontro a un ulteriore peggioramento se il paese rimanesse privo della sua guida.<ref>{{Cita news
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|titolo= EGITTO: MUBARAK, PRONTO A DIMISSIONI MA TEMO PAESE PRECIPITI NEL CAOS
|pubblicazione = ASCA
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}}</ref>
 
=== Trattative tra governo e opposizione ===
[[File:Tahrir Square during Friday of Departure.png|thumb|Piazza Tahrir gremita durante la "Giornata della partenza" il 4 febbraio]]
La diplomazia americana, intanto, si attiva per attuare - in coincidenza con lo scadere dell'ultimatum lanciato dalla piazza che aveva richiesto le dimissioni di Hosni Mubārak entro il 4 febbraio (ribattezzato "giornata della partenza") - la successione del presidente esercitando pressioni affinché il passaggio di consegne avvenga col vicepresidente, ex plenipotenziario dei servizi segreti, ʿOmar Sulaymān.<ref>{{Cita news
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|url =http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2011/02/04/visualizza_new.html_1611787722.html
|titolo= Egitto: Usa per dimissioni Mubarak
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}}</ref><ref name=usapiacesoleiman>{{Cita news
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|titolo= Obama: transizione ora. Agli Usa piace Suleiman
|pubblicazione = RaiNews24
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|accesso = 11-2-2011
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}}</ref> Il ''[[New York Times]]'', citando fonti interne all'amministrazione Obama, ha fatto trapelare che le trattative per il conferimento del mandato a Sulayman sono in atto da giorni.<ref name=usapiacesoleiman />
 
Le dimissioni del ''raʾīs'', tuttavia, vengono escluse dal Premier egiziano Ahmed Shafīq in un intervento su Al Jazeera, in cui ha respinto l'ipotesi di un passaggio di poteri da Mubārak al vicepresidente.<ref name=LaStamsucc>{{Cita news
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|url =http://www3.lastampa.it/esteri/sezioni/articolo/lstp/387621/
|titolo= Egitto, "attacco contro gasdotto" Sospesa la fornitura a Israele
|pubblicazione = La Stampa
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|accesso = 5-2-2011
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}}</ref> Le manifestazioni di protesta proseguono e il coprifuoco dell'esercito continua a essere sfidato. Midan Tahrir rimane assediata da migliaia di persone che chiedono una svolta politica immediata. Il [[5 febbraio]] un’esplosione si verifica nei pressi di un [[oleodotto]] che trasporta [[gas naturale]] a [[el-Arish|el-ʿArīsh]], nel [[Sinai]]. L'evento, di natura dolosa, viene ricondotto all'azione di sabotatori.<ref name=LaStamsucc /> Lo stesso giorno i vertici del Partito Democratico Nazionale di Mubārak, tra i quali il figlio Gamāl, vengono sostituiti.<ref>{{Cita news
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|url =http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2011/02/05/visualizza_new.html_1611582034.html
|titolo= Egitto: sostituiti vertici partito rais
|pubblicazione = ANSA
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|accesso = 11-2-2011
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}}</ref>
[[File:A baby Egyptian protesting the government.png|thumb|Un bambino egiziano a Piazza Tahrir il [[4 febbraio]]]]
[[File:Hosni Mubarak - World Economic Forum on the Middle East 2008 edit1.jpg|thumb|left|Il presidente Hosni Mubarak]]
[[File:'You shall rise' Egyptian Revolution.png|thumb|Un manifestante sventola la bandiera egiziana]]
La situazione per le strade delle città egiziane, andata via via normalizzandosi sin dai primi giorni di febbraio, raggiunge un quadro più favorevole al dialogo tra governo e opposizione.<ref>{{Cita news
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|titolo= Egitto: incontri governo-opposizione
|pubblicazione = ANSA
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}}</ref> Attraverso trattative condotte tra il regime e il movimento di protesta egiziano, ancorché non rappresentato in tutte le sue sfaccettature, si cerca di raggiungere un accordo per l'istituzione di un comitato congiunto governo-opposizione per l'attuazione di riforme costituzionali entro marzo.<ref>{{Cita news
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|url =http://www.repubblica.it/esteri/2011/02/06/news/egitto_6_febbraio-12131195/
|titolo= Accordo per "comitato per le riforme" I Fratelli musulmani: "Non basta"
|pubblicazione = laRepubblica
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}}</ref> L'iniziativa è raggiunta nell'incontro tra il vicepresidente ʿOmar Sulaymān e i rappresentanti dell'opposizione, tra i quali anche una delegazione dei "[[Fratelli Musulmani]]", la maggiore formazione di opposizione egiziana, a forte impronta religiosa, sempre tollerata dal regime ma per anni confinata ai margini della scena politica.<ref>{{Cita news
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|titolo= Egitto:anche Sawiris a colloqui Suleiman
|pubblicazione = ANSA
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}}</ref> Le opposizioni, tuttavia, rimangono scettiche verso l'accordo, in primo luogo per il mancato raggiungimento delle dimissioni di Mubārak e Ahmed Maher, coordinatore del "Movimento del 6 aprile", invoca un<nowiki>'</nowiki>''escalation'' nella protesta, con assedio al palazzo del parlamento, alla sede della televisione ed una marcia verso il palazzo presidenziale.<ref>{{Cita news
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|titolo= Egitto:Mov. 6 aprile,escalation protesta
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}}</ref>
 
Il [[10 febbraio]] Hosni Mubarak, mentre la piazza principale della capitale è gremita in attesa dell'annuncio delle sue dimissioni (di cui si è diffusa, nel frattempo, notizia), in un discorso alla tv pubblica dichiara la sua intenzione di trasferire in toto i poteri al vice presidente Sulaymān.<ref name=dismubrimane>{{Cita news
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|titolo= Mubarak: poteri a Suleiman, resto fino a elezioni
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}}</ref> Contestualmente rende noto di non volersi ricandidare alle prossime elezioni, che si svolgeranno in settembre, e che sosterrà la transizione verso la riforma della costituzione che, promette, contribuirà a rinnovare.<ref name=dismubrimane /> Il presidente esprime quindi la volontà di preparare la strada per eliminare le leggi d'emergenza "nel momento in cui la stabilità è ritrovata e le condizioni necessarie sono in atto".<ref name=dismubrimane />
 
La folla che segue il discorso del presidente dalla piazza, al suo annuncio di non rassegnare le dimissioni mostra simbolicamente le scarpe, compiendo uno dei gesti più offensivi per la propria cultura.<ref name=discomubarim>{{Cita news
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|autore =Azzurra Meringolo
|url =http://temi.repubblica.it/limes/troppo-poco-troppo-tardi-legitto-rifiuta-il-discorso-di-mubarak/20132
|titolo= Mubarak: poteri a Suleiman, resto fino a elezioni
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|accesso = 11-02-2011
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}}</ref> Dopo che i militari avevano dichiarato, alcune ore prima che Mubarak sostenesse la non intenzione di dimettersi, che avrebbero appoggiato le domande del popolo, alimentando i timori in un [[golpe]] e la speranza nei manifestanti di un approssimarsi della fine del regime, l'[[11 febbraio]] nel "comunicato n. 2" le Forze Armate egiziane assicurano che garantiranno "il pacifico passaggio dei poteri" ed "elezioni libere".<ref name=discomubarim /><ref>{{Cita news
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|url =http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/speciali/2011/01/22/visualizza_new.html_1617306833.html
|titolo= Esercito assicura: 'Elezioni libere'
|pubblicazione = ANSA
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|accesso = 11-02-2011
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}}</ref>
 
=== Mubarak rassegna le dimissioni ===
[[File:Tahrir Square on February11.png|thumb|Festeggiamenti per le dimissioni di Mubarak l'11 febbraio]]
Alla fine di intense trattative tra le diplomazie e di un braccio di ferro tra le opposizioni e il governo che appariva senza esito, Hosni Mubarak, per un trentennio Presidente della Repubblica Egiziana, rassegna l'[[11 febbraio]] le dimissioni dalla propria carica. Ad annunciarlo è il vice presidente ʿOmar Suleyman, il quale comunica che Mubarak ha lasciato alle forze armate l'incarico di gestire gli affari dello stato e di decidere del destino politico dell'Egitto. La notizia viene accolta dalle centinaia di migliaia di persone raccoltesi per le strade della capitale per il 18º giorno di protesta con manifestazioni di gioia, mentre in tutto il paese si svolgono i festeggiamenti per un avvenimento atteso da milioni di persone.<ref>{{Cita news
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|autore =Redazione online
|url =http://www.corriere.it/esteri/11_febbraio_11/egitto-timori-colpo-stato-consiglio-supremo-forze-armate-ahmadinejad_cea8292a-35be-11e0-9a90-00144f486ba6.shtml
|titolo= Mubarak si è dimesso, la piazza in festa
|pubblicazione = Corriere della Sera
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|accesso = 11-02-2011
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}}</ref>
 
Decisive, al fine di indurre il rais alle dimissioni, sono state le pressioni esercitate dalla [[Casa Bianca]].<ref name=parisihavintobama>{{Cita news
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|autore =VITTORIO EMANUELE PARSI
|url =http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=8401&ID_sezione=&sezione=
|titolo= Alla fine ha vinto Obama
|pubblicazione = La Stampa
|giorno = 12
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|anno = 2011
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|accesso = 12-02-2011
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}}</ref> I richiami netti rivolti all'apparato militare egiziano, supportato finanziariamente dall'amministrazione americana, hanno avuto una funzione dirimente al fine di indurre l'esercito a porre Mubarak nelle condizioni di rimettere il proprio mandato. Per alcune ore, il governo americano ha assistito a quella che si sarebbe potuta tramutare in una sconfitta per la propria diplomazia e una perdita di forza dell'influenza in [[Vicino Oriente]]. Il rais infatti, che nel messaggio rivolto al popolo il 10 febbraio aveva negato di volersi dimettere, aveva nella stessa occasione sottolineato di non voler accettare i ''diktat'' di altri paesi.<ref>{{Cita news
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|autore =Redazione
|url =http://www.ilgiornale.it/egitto/egitto_re_saudita_chiama_obama_ora_basta_umiliazioni_mubarak/politica-usa-egitto-arabia_saudita-re_abdullah-mubarak-aiuti/10-02-2011/articolo-id=505080-page=0-comments=1
|titolo= Mubarak non se ne va ma lascia i poteri al vice La piazza, delusa, chiede l'intervento dei militari
|pubblicazione = Il Giornale
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|anno = 2011
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|accesso = 12-02-2011
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}}</ref> Tale affermazione è apparsa un riferimento chiaro ai tentativi da parte degli USA di spingerlo a lasciare la presidenza.<ref name=parisihavintobama/>
 
== Il potere in mano al Consiglio supremo delle forze armate ==
[[File:Field Marshal Mohamed Hussein Tantawi 2002.jpg|thumb|150px|left|Il [[feldmaresciallo]] [[Mohammed Hoseyn Tantawi]]]]
L'uscita di scena di Mubarak (il quale alcune ore dopo le dimissioni abbandona il Cairo e si rifugia nella sua residenza di [[Sharm-el-Sheik]]) lascia il potere politico sotto il controllo del Consiglio supremo delle forze armate, composto da 18 militari e presieduto dal feldmaresciallo [[Mohammed Hoseyn Tantawi]], uomo chiave della giunta e [[Capi di stato dell'Egitto|capo di stato provvisorio dell'Egitto]] in virtù dell'assunzione de facto dei poteri presidenziali.<ref name=egitannzer>{{Cita news
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|autore =Niccolò Locatelli
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|titolo= Egitto anno zero
|pubblicazione = Limes
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|accesso = 16-02-2011
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}}</ref> Ai militari viene demandato il compito di traghettare il paese verso la democrazia.<ref name=egitannzer />
 
Mentre il governo rimane ufficialmente in carica, il parlamento viene sciolto dal Consiglio, che decide anche per la sospensione della costituzione. La giunta, che promette di mettere fine allo stato d'emergenza in vigore nel paese dal 1981 solo quando le condizioni lo richiederanno, annuncia che rimarrà al potere per sei mesi o fino alle prossime elezioni legislative e presidenziali e che rispetterà i trattati internazionali, fra cui quello che sancisce la pace con Israele.<ref name=egitannzer /><ref name=egitseimesigiun>{{Cita news
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|url =http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2011/02/13/visualizza_new.html_1588611343.html
|titolo= Egitto: militari, gestione per sei mesi
|pubblicazione = ANSA
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|anno = 2011
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|accesso = 16-02-2011
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}}</ref> Viene decisa inoltre l'istituzione di un comitato che si occuperà di emendare la carta costituzionale.<ref name=egitseimesigiun />
 
Il premier egiziano Ahmad Shafiq, dopo che per giorni numerosi egiziani avevano continuato a protestare a piazza Tahrir chiedendo le sue dimissioni ritenendolo colluso col vecchio regime, il [[3 marzo]] rimette il proprio incarico di primo ministro.<ref>{{Cita news
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|url =http://it.euronews.net/2011/03/03/egitto-si-dimette-premier-shafiq/
|titolo= Egitto: si dimette premier Shafiq
|pubblicazione = Euronews
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}}</ref><ref>{{Cita news
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|url =http://www.blitzquotidiano.it/politica-mondiale/egitto-500-in-piazza-tahrir-per-chiedere-dimissioni-premier-shafiq-765949/
|titolo= Egitto, 500 in piazza Tahrir per chiedere dimissioni premier Shafiq
|pubblicazione = Blitz
|giorno = 28
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}}</ref>
 
Il [[referendum]] sugli emendamenti alla Costituzione della Repubblica araba d'Egitto si tiene il [[19 marzo]].<ref>http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=150668</ref> La consultazione registra il 77,2% dei sì, che consentono in questo modo l'implementazione di elezioni parlamentari e presidenziali entro la fine dell'anno.<ref>http://www.corriere.it/esteri/11_marzo_20/egitto-referendum-costituzionale_6f019faa-531a-11e0-a725-dbe20f0ba2b5.shtml</ref>
 
== Reazioni e conseguenze sul piano internazionale ==
[[File:2010-2011 Arab world protests.svg|thumb|Conseguenze dei moti di protesta in [[Nordafrica]] e [[Vicino Oriente]] del [[2011]]: <br />{{legend|#000000|Allontanamento del capo di stato}} {{legend|#0080FF|Cambiamento del primo ministro}} {{legend|#964040|Sommosse}} {{legend|#FF6600|Proteste maggiori}} {{legend|#bb9900|Proteste minori}} {{legend|#606060|Qualche incidente}} '''Paesi non arabi:''' {{legend|#000060|Proteste collegate}} {{legend|#B9B9B9|Assenza di incidenti}}]]<!--per l'immagine libération mette stat o di crisi in libia, yémen, bahrein: http://labs.liberation.fr/organograms/monde-infographie-2011-fev-23-regimes-autoritaires-mediterranee -->
Le paure di un epilogo violento del regime del rais hanno indotto la comunità internazionale, quantomeno all'inizio della rivolta, ad avere atteggiamenti di fiducia verso il presidente. Il segretario di stato degli USA Clinton il primo giorno di rivolta non si è sbilanciato, affermando la stabilità del governo egiziano, alleato di ferro del Paese e destinatario, secondo alcuni calcoli, di sessanta miliardi di dollari, o poco meno, dal [[1982]].<ref name=dollalleaferro>{{Cita news|lingua =|autore =Roberto Bongiorni|url =http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-01-30/fiume-dollari-alleato-ferro-081220_PRN.shtml|titolo= Un fiume di dollari all'alleato di ferro |pubblicazione = Il sole 24 ore|giorno = 31|mese = 01|anno = 2011|pagina = |accesso = 11-02-2011|cid =}}</ref> L'amministrazione Obama, non esprimendo una linea decisa sin dall'inizio degli eventi, ha mostrato segnali di confusione e debolezza, causati, secondo alcuni, da una assenza di referenti politici fidati nella regione mediorientale al di là dei governi dittatoriali da loro stessi fiancheggiati e sempre più privati del consenso popolare.<ref>{{Cita news|lingua =|autore =Mattia Toaldo|url =http://temi.repubblica.it/limes/il-dittatore-se-ne-andato-e-ora/20173|titolo= Il dittatore se n’è andato. E ora? |pubblicazione = Limes|giorno = 11|mese = 02|anno = 2011|pagina = |accesso = 12-02-2011|cid =}}</ref> Proprio l'incompatibilità crescente tra un mondo in trasformazione e delle figure di governo ormai inadatte, privilegiate negli anni nello scacchiere mondiale dalla logica della stabilità, costituiscono il luogo di una analisi più approfondita per la politica estera statunitense a proposito dello scenario mediorientale.{{Citazione necessaria}}
 
I tradizionali sostenitori del governo egiziano, a partire da Stati Uniti, Italia, Francia e Germania, hanno intravisto nella caduta del potere di Hosni Mubarak, cardine degli equilibri politici del Nordafrica negli ultimi decenni, il pericolo di una forte destabilizzazione per l'intero quadro politico [[Vicino Oriente|vicino-orientale]].<ref name=timcominter /> L'Egitto di Mubarak, dal punto di vista dell'amministrazione americana, è considerato un caposaldo dello status quo della regione. La pace, ancorché asettica, tra Egitto e Israele rimane l'asse portante del quadro politico modellato dagli stati occidentali.<ref name=egitrastaquo>{{Cita news
|lingua =
|autore =Lucio Caracciolo
|url =http://www.haaretz.com/print-edition/news/israel-urges-world-to-curb-criticism-of-egypt-s-mubarak-1.340238
|titolo= L’Egitto e il tramonto dello status quo
|pubblicazione = Limes
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|anno = 2011
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|accesso = 11-02-2011
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}}</ref> [[Stati Uniti]], [[Unione Europea]] e [[Onu]] hanno chiesto con insistenza l'inizio della transizione verso la democrazia, senza nondimeno affermare con chiarezza la richiesta di abbandono del potere del rais. [[Israele]], come gran parte dell'[[Civiltà occidentale|Occidente]], teme che gli [[Accordi di Camp David|accordi di pace di Camp David]] del [[1978]] possano venire messi in discussione, con un significativo pericolo di una recrudescenza dei rapporti degli stati del [[Vicino Oriente]].<ref name>{{Cita news
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|autore =Niccolò Locatelli
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|titolo= La rivoluzione in stand-by
|pubblicazione = Limes
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|accesso = 11-02-2011
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}}</ref>
[[File:Obama calls Mubarak Oval Office Jan 2011.jpg|thumb|left|Il Presidente [[Barak Obama]] chiama Mubarak durante le proteste]]
Quando però la situazione è sembrata peggiorare, anche di fronte ai soprusi della polizia, il presidente Obama si è schierato a fianco del popolo egiziano chiedendo "immediate riforme". Al fine di influenzare le scelte del governo Mubarak, per bocca dell'alto rappresentante Robert Gibbs, gli Stati Uniti si sono detti pronti a rivedere la politica di assistenza a favore del Cairo.<ref name=dollalleaferro /> L'Egitto rappresenta inoltre, dopo l'[[Algeria]], il primo mercato di destinazione delle esportazioni europee (circa 13 miliardi di euro) nel Mediterraneo meridionale.<ref name=occmoncai>{{Cita news|lingua = |autore =Stefano Torelli, Laura Canali|url =http://temi.repubblica.it/limes/gli-occhi-del-mondo-sullegitto/19774?photo=1|titolo= Gli occhi del mondo sul Cairo|pubblicazione = Limes|giorno = 04|mese = 02|anno = 2011|pagina = |accesso = 11-02-2011|cid =}}</ref> Lo Stato d'Israele, attraverso il primo ministro [[Benjamin Netanyahu]], a pochi giorni dallo scoppio delle sommosse ha dichiarato che è interesse dell'intero Vicino Oriente mantenere la stabilità del regime, anche in considerazione del pericolo di una deriva [[fondamentalismo islamico|fondamentalista]] della protesta egiziana.<ref>{{Cita news
|lingua = en
|autore =Barak Ravid
|url =http://www.haaretz.com/print-edition/news/israel-urges-world-to-curb-criticism-of-egypt-s-mubarak-1.340238
|titolo= Israel urges world to curb criticism of Egypt's Mubarak
|pubblicazione = Haaretz
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|anno = 2011
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|accesso = 10-02-2011
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}}</ref>
 
I timori di instabilità nelle nazioni vicine sono apparsi tanto più fondati, quanto più il moto di rivolta è giunto a interessare gran parte dell'area nordafricana, con fermenti e agitazioni in atto anche in [[Marocco]], [[Giordania]], [[Siria]] e [[Libia]], stati tradizionalmente considerati stabili dal punto di vista politico.<ref>{{Cita news
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|autore =Alessandro Oppes
|url =http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/02/02/marocco-libia-siria-e-yemen-avanti-il-prossimo/89639/
|titolo= Dal Marocco allo Yemen: avanti il prossimo
|pubblicazione = IlFattoQuotidiano
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}}</ref><ref>{{Cita news
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|autore =Francesca Paci
|url =http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/oridente/grubrica.asp?ID_blog=258&ID_articolo=230&ID_sezione=573&sezione=
|titolo= L'onda non si ferma: dallo Yemen alla Giordania, dal Marocco alla Siria
|pubblicazione = La Stampa
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|accesso = 20-02-2011
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}}</ref> Altresì [[Yemen]], [[Algeria]], [[Libano]] e [[Oman]] sono coinvolti da sommovimenti di natura sociale e politica.<ref name=egitrastaquo />
 
La [[Repubblica islamica dell'Iran]], le cui relazioni diplomatiche con l'Egitto sono sospese dal [[1979]], ha espresso pieno sostengo alla rivolta egiziana, sperando in un cambiamento degli equilibri a favore di una svolta [[Teocrazia|teocratica]], simile a quella avvenuta nello stesso Iran con la [[rivoluzione iraniana del 1979]].<ref name=occmoncai/> La [[Fratelli musulmani|Fratellanza musulmana]], la più grande organizzazione politica di ispirazione islamica, nata in Egitto nel [[1928]], molto radicata nel paese e vicina ad [[Hamas]] (nato nel [[1987]] come appendice in [[Palestina]], ma più radicale per il ricorso alla lotta armata e una spiccata identità [[nazionalismo|nazionalista]]), è fortemente temuta dall'Occidente e, segnatamente, dai governi israeliano e americano. Il presidente degli Stati Uniti infatti, in un'intervista a [[Fox News]], ha sostenuto che "è importante che non crediamo che le uniche due opzioni siano i Fratelli Musulmani o un popolo egiziano oppresso".<ref>{{Cita news
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|url =http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=149860
|titolo= I Fratelli musulmani non sono tutto l'Egitto
|pubblicazione = RaiNews24
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|accesso = 11-02-2011
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}}</ref> Gli USA si sono adoperati sin dal principio perché si realizzasse un passaggio di poteri tra Mubārak e ʿOmar Sulaymān, recentemente nominato vice Presidente, con l'uscita di scena definitiva del ''[[Ra'is|raʾīs]]''. Oltre ad elevare lo stato di guardia delle potenze occidentali e di Israele, che si pronuncia in auspici del mantenimento degli equilibri attuali, con la maggior parte delle nazioni del [[Maghreb]] e del Vicino Oriente in mano a dittatori ''de facto'', la crisi egiziana accentua lo iato tra lo stesso governo Netanyahu e l'amministrazione Obama, più favorevole a bilanciare le istanze di libertà con il bisogno della stabilità.<ref name=egitrastaquo />
 
== Note ==
{{references|2}}
 
== Voci correlate ==
* [[Proteste nel Nord Africa e Medio Oriente del 2010-2011]]
* [[Hosni Mubarak]]
* [[Fratelli musulmani]]
* [[Piazza Tahrir]]
* [[Wael Ghonim]]
* [[Magdy El Shafee]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|q=Sommosse popolari in Egitto del 2011|n=Categoria:Sommosse popolari in Egitto del 2011|commons=Category:2011 Egyptian protests}}
 
== Collegamenti esterni ==
* [http://rivoluzionando.wordpress.com/ Blog day by day dal territorio egiziano]
{{Proteste in Nord Africa e Medio Oriente del 2010-2011}}
 
[[Categoria:Storia dell'Egitto]]
[[Categoria:Politica dell'Egitto]]
[[Categoria:Proteste nel mondo arabo del 2010-2011|Egitto]]
 
{{Link FA|az}}
[[ar:ثورة 25 يناير]]
[[arz:ثورة 25 يناير]]
[[az:Misir inqilabı (2011)]]
[[be-x-old:Эгіпецкая рэвалюцыя 2011 году]]
[[bg:Египетска революция (2011)]]
[[bs:Protesti u Egiptu (2011)]]
[[ca:Revolució egípcia de 2011]]
[[cs:Egyptská revoluce 2011]]
[[cy:Chwyldro'r Aifft, 2011]]
[[da:Egyptiske revolution 2011]]
[[de:Revolution in Ägypten 2011/2012]]
[[el:Αιγυπτιακή επανάσταση του 2011]]
[[en:2011 Egyptian revolution]]
[[eo:Egipta revolucio de 2011]]
[[es:Revolución egipcia]]
[[eu:2011ko Egiptoko Iraultza]]
[[fa:انقلاب مصر (۲۰۱۱)]]
[[fi:Egyptin vallankumous 2011]]
[[fr:Révolution égyptienne de 2011]]
[[he:ההפיכה במצרים (2011)]]
[[hr:Egipatska revolucija 2011.]]
[[hu:2011-es egyiptomi forradalom]]
[[hy:Եգիպտական հեղափոխություն (2011)]]
[[id:Revolusi Mesir 2011]]
[[io:Revoluciono Egiptiana 2011]]
[[is:Egypska byltingin 2011]]
[[ja:エジプト革命 (2011年)]]
[[jv:Demonstrasi Mesir 2011]]
[[ko:2011년 이집트 혁명]]
[[la:Manifestationes Aegyptiae anni 2011]]
[[lt:2011 m. Egipto revoliucija]]
[[lv:2011. gada Ēģiptes revolūcija]]
[[ml:2011-ലെ ഈജിപ്ഷ്യൻ പ്രക്ഷോഭം]]
[[ms:Revolusi Mesir 2011]]
[[my:၂၀၁၁ အီဂျစ် လူထုဆန္ဒပြပွဲ]]
[[nl:Egyptische Revolutie (2011)]]
[[nn:Den egyptiske revolusjonen i 2011]]
[[no:Den egyptiske revolusjonen i 2011]]
[[pl:Rewolucja w Egipcie (2011)]]
[[pt:Revolução Egípcia de 2011]]
[[ro:Revoluția egipteană din 2011]]
[[ru:Революция в Египте (2011)]]
[[sco:2011 Egyptian revolution]]
[[sh:Protesti u Egiptu (2011)]]
[[simple:2011 Egyptian revolution]]
[[so:Kacdoonka masar]]
[[sr:Протести у Египту (2011)]]
[[sv:Egyptiska revolutionen 2011]]
[[ta:2011 எகிப்திய புரட்சி]]
[[th:การปฏิวัติอียิปต์ พ.ศ. 2554]]
[[tr:2011 Mısır Devrimi]]
[[uk:Революція в Єгипті (2011)]]
[[vi:Cách mạng Ai Cập 2011]]
[[wa:Revintreye edjipsyinne]]
[[zh:2011年埃及革命]]
[[zh-yue:2011年埃及示威]]