Riposo durante la fuga in Egitto (Caravaggio) e Discussioni utente:131.175.249.109: differenze tra le pagine

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{{IPcondiviso|Consorzio Interuniversitario Milano - CINECA|16 maggio 2018}}
{{Opera d'arte
| immagine=Caravaggio - Il riposo durante la fuga in Egitto.jpg
| grandezza immagine=310px
| titolo=Riposo durante la fuga in Egitto
| artista=[[Michelangelo Merisi da Caravaggio]]
| data = 1595-1596
| opera = dipinto
| tecnica = [[pittura a olio|olio]] su [[pittura su tela|tela]]
| altezza=135,5
| larghezza=166,5
| città=Roma
| ubicazione=[[Galleria Doria Pamphilj]]
}}
'''''Riposo durante la fuga in Egitto''''' è il soggetto di un dipinto realizzato tra il [[1595]] ed il [[1596]] dal [[pittore]] italiano [[Michelangelo Merisi da Caravaggio|Caravaggio]]. È conservato alla [[Galleria Doria Pamphilj]] di [[Roma]]. Il dipinto è un cosiddetto "quadro da stanza", cioè un'opera realizzata per essere posta a ornamento di una dimora privata.
 
== Storia del dipinto ==
 
Secondo [[Giulio Mancini]], che redasse una biografia di Caravaggio (rimasta a lungo inedita) ben dieci anni dopo la morte del pittore, una "Madonna che va in Egitto" fu commissionata da monsignor [[Fantin Petrignani]], che abitava nella parrocchia di [[Chiesa di San Salvatore in Lauro|San Salvatore in Lauro]] a Roma e presso il quale Caravaggio ricevette "''la comodità di una stanza''" all'inizio del 1594, dopo aver abbandonato la bottega di [[Cavalier d'Arpino]].<ref>Giulio Mancini, ''Considerazioni sulla pittura'', vol.I, Roma: Accademia Nazionale dei Lincei, 1956, p. 224.</ref>
Tale informazione, però, non ha convinto unanimemente gli studiosi: vista l'importanza data al tema della musica, Maurizio Calvesi ha ipotizzato che l'opera sia stata commissionata da ambienti legati agli Oratoriani.<ref>Maurizio Calvesi, ''Le realtà del Caravaggio'', Torino: Einaudi, 1997, p. 202. Calvesi basa la sua considerazione sul fatto che l'incipit del mottetto riprodotto sulla partitura soretta da S. Giuseppe, "''Quam pulchra es''", richiami l'iscrizione presente sul portale d'ingresso della chiesa Nuova degli Oratoriani.</ref> Altri studiosi, invece, ipotizzano che il dipinto sia frutto della committenza del cardinal [[Pietro Aldobrandini]] (nipote di [[papa Clemente VIII]]) il quale si dilettava di musica. Tuttavia, nell'Inventatario dei dipinti del Cardinal Pietro - redatto nel 1603 da Monsignor [[Girolamo Agucchi]]<ref>Che l'Inventario del 1603 sia stato redatto da Girolamo, si evince dalle fonti d'archivio e dal frontespizio dell'inventario stesso che recita come segue: ''Inventario Generale della Casa dell’Illustriss.mo et Rever.mo Sig.re Pietro Cardinale Aldobrandino, Camerlengo di Santa Chiesa et de Beni et cose appartenenti a sua signoria illustrissima revisto accomodato et ridotto in questo libro nel principio dell’anno MDCIII Monsign.re Agocchi Maggiordomo et D. Bernardino Lupi Guardarob.a''. Nel 1603, dei due fratelli Agucchi, era Monsignore e maggiordomo solamente Girolamo e non Giovanni Battista. Vedi Archivio Storico Aldobrandini, Libro Mastro C, 1599-1603, pag. 15, ad datam 1/3/1599 in cui ci si riferisce a Girolamo come “Mons. Agucchi nostro maggiordomo”. I documenti si riferiranno a Giovanni Battista come "Monsignore" solo a partire dal 10 febbraio 1605, cioè dopo la morte del fratello Girolamo avvenuta nell'aprile dello stesso anno. Vedi Archivio Storico Aldobrandini, Libro Mastro D, 1603-1605, ad datam 10/2/1605. Peraltro, già nel 1598, Girolamo Agucchi fu incaricato dal Cardinal Pietro di redigere l'inventario dei beni di Lucrezia d'Este, poi confluiti nei beni degli Aldobrandini. Vedi il contratto tra Girolamo Agucchi e il Cardinal Pietro presso l'Archivio Aldobrandini, Atti di Famiglia, tomo 12 fascicolo n.28. Risulta quindi palesemente errata la speculazione di Cesare D'Onofrio che, pur ammettendo che l'autore dell'Inventario del 1603 fosse Girolamo, volle comunque attribuire la paternità dell'Inventario a Giovanni Battista, da D'Onofrio considerato più colto e adatto rispetto al fratello Girolamo a svolgere il complesso compito di redigere un inventario. Il contratto testé citato e datato 1598 dimostra che il Cardinal Pietro, in merito alle capacità di Monsignor Girolamo, fosse evidentemente di avviso differente rispetto a Cesare D'Onofrio.</ref> - non vi è traccia dell'opera del Caravaggio.<ref>Ferdinando Bologna, ''L'incredulità di Caravaggio e l'esperienza delle "cose naturali"'', Torino: Bollati Boringhieri, 1996, p.301-302. Per ciò che riguarda l'inventario del 1603, l'informazione è verificabile consultando l'inventario, conservato presso l'Archivio Storico Aldobrandini, Villa Belvedere, Frascati. L'inventario del 1622, ha solo una indicazione generica forse riferita ad una copia da Caravaggio di una" Madonna con il bambino in braccio", cfr. Ferdinando Bologna, op. cit., p.301-302.</ref> Secondo la recente ricerca di Lothar Sickel, il ''Riposo'' apparteneva a Girolamo Vittrici, cognato di Prospero Orsi, amico del Caravaggio; dopo la morte di Girolamo, la sorella Caterina lo vendette a Camillo Pamphilj.<ref>Lothar Sickel, "Gli esordi di Caravaggio a Roma. Una ricostruzione del suo ambiente sociale nel primo periodo romano", in ''Romischen Jarbuch der Bibliotheca Hertziana'', 39 (2009-2010), p. 6, n.6.</ref> È certo, comunque, che il dipinto divenne proprietà di [[Olimpia Aldobrandini]] Principessa di Rossano (nipote di Pietro Aldobrandini e sposa - in seconde nozze - di Camillo Pamphilj nel 1640 ) solo più tardi, dopo la morte di Caravaggio.<ref>Ferdinando Bologna, ''L'incredulità del Caravaggio'', op. cit., p.301-302.</ref> Da allora il dipinto appartiene alla famiglia Pamphilj nella cui [[Galleria Doria Pamphilj|Galleria]] è tuttora esposto.
 
== Analisi del dipinto ==
 
Il colorismo e i molti brani di natura morta presenti in questo dipinto e realizzati con estrema verosimiglianza dimostrano l'adesione del giovane Caravaggio alla cultura pittorica lombardo-veneta. Si veda, ad esempio, il mirabile paesaggio sullo sfondo (''unicum'' nella pittura caravaggesca insieme a quello del [[Sacrificio di Isacco]]), la cui trattazione (il cielo cupo, nuvoloso e carico di pioggia) ricorda la ''Tempesta'' di [[Giorgione]], pur raffigurando - secondo Maurizio Marini - uno scorcio della campagna sulle rive del Tevere.<ref>Maurizio Marini, ''Michelangelo Merisi da Caravaggio "pictor praestantissimus"'', Roma: Newton Compton, 2005, p.406</ref>
 
Nel dipinto di Caravaggio, la natura e il paesaggio svolgono un ruolo simbolico di rilievo: gli elementi naturali accanto all'anziano Giuseppe rimandano all'aridità e alla siccità, mentre la natura ed il paesaggio sono più rigogliosi a destra, dove si trova la Vergine col Bambino. Ai piedi della Vergine il pittore ha dipinto piante simboliche che alludono alla verginità di Maria (l'alloro), alla Passione (il cardo e la spina della rosa) e alla Resurrezione (il Tasso barbasso).<ref>Rodolfo Papa, ''Caravaggio'', "Vita d'artista", Firenze: Giunti, 2002, p. 52.</ref> Secondo Maurizio Calvesi, il pittore ha raffigurato - da sinistra a destra - un percorso di salvazione cristiana, dall'inanimato minerale (il sasso) all'animale (l'asino), all'essere umano (Giuseppe), passando per l'angelico (l'angelo violinista), sino alla meta finale: il divino (la Vergine che abbraccia il Bambino Gesù).<ref>Maurizio Calvesi, ''La realtà del Caravaggio'', op. cit., pp. 202-204.</ref>
 
Di notevole bellezza è la postura dell'angelo musicista, forse ispirata all'allegoria del'' Vizio'' raffigurata nell'''Ercole al Bivio'' che [[Annibale Carracci]] stava dipingendo per il soffitto di [[Palazzo Farnese (Roma)|Palazzo Farnese]] proprio in quegli stessi anni (l'opera di Carracci è ora al [[Museo di Capodimonte]]). Analogamente all'angelo di Caravaggio, questa allegoria indossa una veste leggera che'' ''lascia intravedere le forme del corpo nudo.<ref>Marco Bona Castellotti, "Caravaggio senza veli", in ''Il Sole 24 ore'', {{chiarire|edizione del 1 gennaio 2010|pagina?}}. Nel 1975, lo stesso Calvesi nel sottolineare il nesso fra la cerchia dei committenti dei Carracci e del Caravaggio aveva sottolineato rapporti iconografici e concettuali, come la tendenza sostanzialmente ironica delle figurazioni,fra gli affreschi della Cancelleria e gli ''juvenilia'' del Caravaggio. Cfr Maurizio Calvesi, "Letture iconologiche di Caravaggio", in ''Novità su Caravaggio'': saggi e contributi, a cura di Mia Cinotti, Cinisello Balsamo: Arti Grafiche Amilcare Pizzi, 1975, p.84. Per ciò che riguarda la Galleria Farnese, vedi Stefano Colonna, ''La Galleria dei Carracci in Palazzo Farnese a Roma: Eros, Anteros, Età dell'Oro'', Roma: Gangemi, 2007.</ref> L'angelo è il perno della raffigurazione che divide in due parti distinte la scena: a sinistra il vecchio Giuseppe, seduto sulle sue masserizie e con i piedi nudi posati sul terreno scuro, veglia - stanco - reggendo la [[partitura]] affinché l'angelo apparso possa leggere e suonare.
 
Secondo Maurizio Calvesi, l'intero dipinto si riferisce al [[Cantico dei Cantici]]: Giuseppe rappresenta la povertà e la semplicità dello sposo terreno, mentre Maria Vergine, raffigurata con i capelli fulvi ("''le chiome del tuo capo sono come porpora''", Ct. 7:6), è - per la patristica - un riferimento simbolico alla futura passione di Cristo.<ref>Maurizio Calvesi, ''La realtà del Caravaggio'', cit., pp. 202-203</ref> La Vergine, addormentata, abbraccia e protegge teneramente il Figlio-Sposo celeste e anche ciò richiamerebbe il Cantico dei Cantici: "''Io dormo, ma il mio cuore veglia''" (Ct. 5:2), e "''Ponimi come un sigillo sopra il tuo cuore''" (Ct. 8:6 ).
 
Recentemente, Herwarth Röttgen (noto studioso della grafica di Cavalier d'Arpino), ha individuato un disegno del Cesari per un Riposo nella fuga in Egitto in un gruppo di disegni di Giuseppe Cesari d'Arpino e conservati al British Museum. Il foglio raffigura la Vergine col capo piegato, come nel Riposo di Caravaggio, il quale potrebbe aver visto il disegno mentre si trovava nella Bottega del Cavaliere.<ref>Herwarth Röttgen, ''Il Cavalier Giuseppe Cesari D'Arpino. Un grande pittore nello splendore della fama e nell'inconstanza della fortuna'', Roma: Ugo Bozzi, 2002. Il disegno a matita nera su carta macchiata è databile al 1593 circa.</ref> Il volto di Maria Vergine è stato da alcuni identificato con quello della celebre cortigiana Fillide, amica del Caravaggio, che sembra abbia posato anche per la ''[[Maddalena penitente (Caravaggio)|Maddalena penitente]]'' (Roma, Galleria Doria Pamphilj).<ref>Peter Robb, ''M: l'enigma Caravaggio'', Milano: Mondadori, 2001, p.86.</ref> Curiosamente, sia Maria Vergine che la Maddalena penitente hanno la stessa posa col capo ripiegato.
 
== Aspetti musicali ==
Franca Camiz e Augusto Ziino<ref>Franca Trincheri Camiz, Augusto Ziino, ''Caravaggio: aspetti musicali e committenza'', in "Studi musicali", XII, I, 1983, p. 67 e sgg.</ref>, hanno identificato la partitura di Caravaggio, la quale con estrema precisione riproduce un ''mottetto'' del compositore fiammingo Noel Bauldewijn ( 1480- Aversa 1529 ), direttore del coro della cattedrale di  Notre-Dame ad Aversa. Il mottetto venne composto e pubblicato nel 1519 ed in seguito  pubblicato a Roma nel 1526. Lo spartito non riporta le parole del ''Cantico'' ( salvo una Q e una L  dell' inizio: " ''Quam pulchra''" ), ma solo le note. Il ''Cantico'' , allegoricamente, celebra l'amore mistico dello sposo ( Cristo ) per la sposa ( la Vergine, la Chiesa ). Maria, al lato destro del dipinto, non è solo sfinita dal viaggio, ma anche dall'amore per il suo Bambino sposo ( " ''Laeva ejus sub capite meo et dextera illius amplexbitur me''" ) ( " ''Io languisco d'amore, che egli ponga la mia sinistra sotto il mio capo e mi abbracci con la destra''" ) , mentre a sinistra del dipinto lo sposo terreno Giuseppe veglia a fatica la sposa e le dona il canto angelico suonato dall'angelo : " ''Quam pulchra es, et quam decora'', ''carissima, in deliciis!'' "<ref>Maurizio Calvesi, ''La realtà del Caravaggio'', cit., p. 204</ref> . Nei suoi dipinti Caravaggio, spesso si richiama al mondo musicale dei suoi colti committenti appassionati di musica e della nuova moda del "recitar cantando " diffusa da Emilio de'Cavalieri nella fiorentina Camerata dei Bardi. Un esempio di dipinto con strumenti musicali e spartiti è il ''Suonatore di Liuto  ''del 1596-97, dipinto per il marchese Vincenzo Giustiniani, in cui oltre al liuto a 7 corde suonato da un musico-cantore, si vede un violino piccolo, un  archetto, una spinetta, un flauto  e spartiti che, anch'esso decifrati, hanno rivelato riproduzioni di madrigali del compositore franco-fiammingo Jakob Archadelt<ref>Fanca Trincheri Camiz, ''La musica nei quadri del Caravaggio: nuove riflessioni,'' in " Quaderni di Palazzo Veenzia", 6, 1989, pp. 199-220 ( pp. 199-201 ).</ref>. Il violino suonato dall'angelo nel ''Riposo'' è di tipo arcaico, " ''violino piccolo''" e presenta la particolarità di una corda spezzata che sta ad indicare, simbolicamente, la precarietà e sterilità della vita umana ( nella parte sinistra con Giuseppe ) di contro all'immortale rigogliosa vita celeste ( nella parte destra con la Vergine e il Bambino ). Si tratta di una iconografia comune nell'allegoria figurativa rinascimentale, infatti è presente nella ''S. Cecilia'' di Raffaello, del 1515, alla Pinacoteca di Bologna, dove si vedono, ai piedi della Santa gli strumenti musicali devastati<ref>Maurizio Calvesi, ''La realtà del Caravaggio'', cit., p. 204 e dello stesso, Il Riposo nella fuga in Egitto, in www. multimedia.pierreci.it/ albums /Caravaggio, pp. 35-40.</ref>.   
 
Alcuni musicologi hanno identificato la partitura dipinta da Caravaggio, la quale riproduce con estrema precisione un [[mottetto]] del compositore fiammingo [[Noel Bauldewijn]], basato sul testo del [[Cantico dei Cantici]],<ref>Franca Trinchieri Camiz e Agostino Ziino, "Caravaggio: Aspetti musicali e committenza", in ''Studi musicali'', (XII) 1983, pp. 67-83.</ref> ove lo sposo e la sposa sono identificati con Cristo e Maria , e il cui testo recita:
 
{{quote|Quam pulchra es, et quam decora, carissima, in deliciis! }} {{quote|Quanto sei bella e quanto vaga, o mia carissima prediletta! La tua statura assomiglia a una palma, e i tuoi seni a grappoli d'uva. Il tuo capo è simile al monte Carmelo, il tuo collo a una torre eburnea.}} Gli ultimi versetti, invece, celebrano lo sposo:{{quote|Veni, dilecte mi, egrediamur in agrum; videamus si flores fructus parturiunt, si floruerunt mala punica; ibi dabo tibi ubera mea.}}{{quote|Vieni o mio diletto, usciamo nei campi, vediamo se i fiori hanno generato i frutti, se sono fioriti i melograni. Là ti darò il mio seno.<ref>Maurizio Calvesi, "Caravaggio", ''Art dossier'', (1) 1986, p.22-23.</ref>}}.
 
==Note==
<references/>
==Bibliografia==
* Ferdinando Bologna, ''L'incredulità del Caravaggio e l'esperienza delle "cose naturali"'', Torino: Bollati Boringhieri, 1992.
* Marco Bona Castellotti, "Caravaggio senza veli", in ''Il Sole 24 ore'', edizione del 1 gennaio 2010.
* Maurizio Calvesi, "Letture iconologiche di Caravaggio", in ''Novità su Caravaggio: saggi e contributi'', a cura di Mia Cinotti, Cinisello Balsamo: Arti Grafiche Amilcare Pizzi, 1975, p.84.
* Maurizio Calvesi, ''Le realtà del Caravaggio'', Torino: Einaudi, 1997.
* Stefano Colonna, ''La Galleria dei Carracci in Palazzo Farnese a Roma: Eros, Anteros, Età dell'Oro'', Roma: Gangemi, 2007.
* Giulio Mancini, ''Considerazioni sulla pittura'', Roma: Accademia Nazionale dei Lincei, 1956, 2 voll.
* Maurizio Marini, ''Michelangelo Merisi da Caravaggio "pictor praestantissimus"'', Roma: Newton Compton, 2005
* Rodolfo Papa, "Caravaggio", ''Vita d'artista'', Firenze: Giunti, 2002.
* Peter Robb, ''M: l'enigma Caravaggio'', Milano: Mondadori, 2001.
* Herwarth Röttgen, Il Cavalier Giuseppe Cesari D'Arpino. Un grande pittore nello splendore della fama e nell'inconstanza della fortuna, Roma: Ugo Bozzi, 2002.
* Lothar Sickel, "Gli esordi di Caravaggio a Roma. Una ricostruzione del suo ambiente sociale nel primo periodo romano", in ''Romischen Jarbuch der Bibliotheca Hertziana'', 39 (2009-2010), p.1-73.
* Franca Trinchieri Camiz e Agostino Ziino, "Caravaggio: aspetti musicali e committenza", in ''Studi musicali'', (XII) 1983, pp. 67-83.
* AA.VV., ''La musica al tempo del Caravaggio'' a cura di Stefania Macioce, Roma, Gangemi, 2013
== Collegamenti esterni ==
* [http://www.dopart.it/roma/i-capolavori-doria-pamphilj/michelangelo-merisi-detto-il-caravaggio-2/ Galleria Doria Pamphilj - sito ufficiale]
 
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