The Beatles e Discussioni utente:78.12.105.106: differenze tra le pagine

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{{BenvenutoIP}}
{{Nota disambigua|l'album omonimo|[[The Beatles (album)]]}}
{{Artista musicale
|nome = [[File:Beatles logo.svg|200px]]
|nome alfa = Beatles, The
|immagine = TheBeatles.jpg
|nazione = Regno Unito
|genere = pop rock
|nota genere = <ref name="allmusic.com" />
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|nota genere2 = <ref name="allmusic.com">{{allmusic|artist|p3644|The Beatles}}</ref>
|genere3 = rock n' roll
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|genere7 = british invasion
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|genere9 = Hard rock
|nota genere9 = <ref>{{allmusic|album|r1701846|''Sgt. Peppers Lonely Heart Club Band''}}</ref><ref>{{allmusic|album|r1701845|''The Beatles (White Album)''}}</ref><ref>{{allmusic|album|r1700348|''Abbey Road''}}</ref>
|genere10 = funeral doom metal
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|anno inizio attività = 1960
|anno fine attività = 1970
|note periodo attività =
|tipo artista = Gruppo |etichetta = [[Parlophone]]<br />[[Parlophon]]<br />[[Capitol Records|Capitol]]<br />[[Apple Records|Apple]]<br />[[Vee Jay Records|Vee Jay]]<br />[[Polydor Records|Polydor]]<br />[[Swan Records|Swan]]<br />[[Tollie Records|Tollie]]
|immagine = Beat1967.jpg
|didascalia = I Beatles nel [[1967]]. Da sinistra a destra: [[John Lennon]], [[Paul McCartney]], [[Ringo Starr]] e [[George Harrison]]
|url = [http://www.beatles.com/ beatles.com]
|numero totale album pubblicati = 23
|numero album studio = 13
|numero album live = 2 <!-- Star Club, Hollywood Bowl + Shea Stadium -->
|numero raccolte = 8 <!-- quelli indicati sotto -->
|Premio1 = Oscar
|Specialità1 = alla migliore colonna sonora
|AnnoPremio1 = 1971
}}
I '''Beatles''' sono stati un [[Gruppo musicale|gruppo]] [[rock]] [[Regno Unito|britannico]], originario di [[Liverpool]] e attivo dal [[1960]] al [[1970]]. Hanno segnato un'epoca nella [[Musica popolare|musica]], nel [[Morale|costume]], nella [[moda]] e nella [[pop art]]<ref>{{cita web|lingua=en|url=http://www.rollingstone.com/music/artists/the-beatles/biography|titolo=The Beatles|editore=''Rolling Stone''|accesso=14 agosto 2011|autore=}}</ref>. Ritenuti un fenomeno di comunicazione di massa di proporzioni mondiali<ref>Simon Frith, ''Sociologia del rock'', Feltrinelli, Milano 1982, pagg. 22-3.</ref> e considerati tra le maggiori espressioni della [[musica contemporanea]], a distanza di vari decenni dal loro scioglimento ufficiale – e dopo la morte di due dei quattro componenti – i Beatles contano ancora un enorme seguito e numerosi sono i loro [[fan club]] esistenti in ogni parte del mondo<ref>{{cita web
|lingua=en
|url= http://beatlefans.com/fan%20clubs/fanclub.htm
|titolo= Beatles Fan Clubs
|publisher= "Fan Clubs @beatlefans.com"
|accesso=27 aprile 2011}}</ref>.
 
Secondo stime del [[Guinness dei primati]], è il complesso musicale di maggior successo commerciale di sempre con [[Artisti musicali con maggiori vendite|oltre un miliardo di dischi venduti]]<ref>Informazione riportata in{{Cita web |lingua=en|titolo=Paul At Fifty: PAUL MCCARTNEY|editore=''[[Time]]''|url= http://www.time.com/time/magazine/article/0,9171,975715-2,00.html
|accesso=8 marzo 2011}}</ref><ref>Informazione riportata in {{Cita web|lingua=en|titolo=First was Beatlemania|editore=''USA Today''|url= http://www.usatoday.com/money/industries/technology/maney/2004-05-04-google_x.htm
|accesso=8 marzo 2011}}</ref>, e per la rivista ''[[Rolling Stone]]'' i Beatles sono i più grandi artisti di tutti i tempi<ref>{{Cita web |titolo=The Greatest Artists of All Times|editore=''[[Rolling Stone]]'' |url=http://www.rollingstone.com/music/lists/100-greatest-artists-of-all-time-19691231/the-beatles-19691231|accesso=24 febbraio 2011}}</ref>.
 
Inoltre, l'aura – per molti versi non sempre codificabile secondo i canoni comuni – che circonda lo sviluppo del loro successo [[Mezzo di comunicazione di massa|a livello mediatico]] e che ha favorito la nascita della cosiddetta [[Beatlemania]], e lo straordinario esito artistico raggiunto come [[musicisti]] [[rock]], sono tuttora oggetto di studio di Università, psicologi, e addetti del settore<ref>{{cita web|lingua=|url=http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/oridente/grubrica.asp?ID_blog=258&ID_articolo=6&ID_sezione=&sezione=|titolo=Corsi universitari sui Beatles|editore=''[[La Stampa]]''|accesso= 4 dicembre 2010|autore=Francesca Paci}}</ref><ref>«Oggi in tutto il mondo esistono scuole, college e università dove i Beatles sono argomento di studio, di insegnamento, di analisi e di ricerca.» Hunter Davies, ''The Beatles - The Classic Updated'', W.W. Norton & Company, New York/London 2009, pag. xii.</ref><ref>{{cita web|lingua=en|url=http://www.examiner.com/cognitive-science-in-national/deciphering-the-psychology-of-beatles-through-their-song-writing |titolo=Deciphering the psychology of Beatles through their song writing|editore=''examiner.com'', 24 novembre 2010|accesso=10 settembre 2011|autore=Gunjan Singh}}</ref>.
 
== La storia ==
=== Gli anni della formazione (1957-1960) ===
{{Main|The Quarrymen}}
La storia dei Beatles ha inizio sabato 6 luglio 1957. In quella data, nella chiesa di [[Luoghi beatlesiani#St Peter’s Parish Church|St. Peter]] a [[Liverpool]], in occasione della festa annuale della parrocchia, era in corso un'esibizione dei [[Quarrymen]], un gruppo [[skiffle]] di cui era leader il sedicenne [[John Lennon]]. Ivan Vaughan, già compagno delle elementari di John ed ex componente della band, gli presentò il quindicenne [[Paul McCartney]], all'epoca suo compagno di scuola al [[Luoghi beatlesiani#Liverpool Institute|Liverpool Institute]]. Paul si presentò suonando ''[[Long Tall Sally]]'' di [[Little Richard]] e ''[[Twenty Flight Rock]]'' di [[Eddie Cochran]]. Durante le sue esibizioni, John usava cambiare parole e [[accordo (musica)|accordi]] a suo piacimento; oltre che dall'abilità di Paul alla chitarra, rimase quindi colpito dalla sua memoria, dato che ricordava alla perfezione i testi delle canzoni che eseguiva<ref>Julia Baird, ''Imagine This – Io e mio fratello John Lennon'', Perrone editore, Roma 2008, pag. 143.</ref>. Sebbene John ben sapesse che invitare Paul a far parte del gruppo avrebbe significato condividerne la ''leadership''<ref>Bob Spitz, ''The Beatles. La vera storia'', Sperling & Kupfer, Milano 2006, pagg. 63-4.</ref>, si risolse ben presto a farlo entrare nei Quarrymen.
 
Alcuni mesi dopo l'ingresso nel gruppo di Paul, questi contattò per un'audizione un altro ragazzo che con lui frequentava il Liverpool Institute, l'amico e compagno di scuolabus [[George Harrison]]. Lennon ammise George nel gruppo in seguito a un provino che ebbe luogo proprio su un autobus, dopo averlo ascoltato cimentarsi in un pezzo strumentale, ''[[Raunchy (singolo)|Raunchy]]''<ref>Bob Spitz, ''The Beatles. La vera storia'', Sperling & Kupfer, Milano 2006, pagg. 81-2</ref>. Nel gennaio 1960 fu un compagno di John all'Art College, lo scozzese [[Stuart Sutcliffe|Stuart "Stu" Sutcliffe]], a divenire il [[bassista]] dei Quarrymen. Pittore di grande talento, acquistò un basso [[Höfner]] dopo aver venduto il suo primo quadro<ref>Bill Harry, ''Beatles - L’enciclopedia'', Arcana, Roma 2001, pag. 84.</ref>. Più tardi, quell'anno, prendendo spunto dai Crickets di [[Buddy Holly]] (''[[Gryllidae|grilli]]'', in inglese)<ref>Bob Spitz, ''The Beatles. La vera storia'', Sperling & Kupfer, Milano 2006, pag. 112.</ref>, il complesso prese il nome di Beatles – dopo essere passato per Johnny and The Moondogs, Beatals, Silver Beetles, Silver Beatles e infine, a metà agosto 1960, Beatles<ref>Mark Lewisohn, ''La Grande Storia dei Beatles'', Giunti, 1991, pagg. 12-20.</ref><ref>Hunter Davies, sulla base di un ritaglio di giornale avuto nel 1968 da John Lennon e del quale ha recentemente individuato la data esatta, anticipa l’introduzione del nome "Beatles" alla prima decade di giugno del 1960. In ''The Beatles - The Classic Updated'', W.W. Norton & Company, New York/London 2009, pag. xxxi.</ref>.
 
All’inizio della loro carriera, i Beatles mancavano di un [[batterista]] fisso; a loro si unì per un breve tempo il batterista trentaseienne Tommy Moore, che li lasciò dopo una tournée in Scozia come gruppo di spalla del cantante Johnny Gentle<ref>Philip Norman, ''Shout! - La vera storia dei Beatles'', Mondadori, Milano 1981, pagg. 98 e 105.</ref>. E soprattutto Sutcliffe aveva difficoltà a suonare il basso in modo soddisfacente<ref>Barry Miles, ''Paul McCartney – Many Years From Now'', Rizzoli, Milano 1997, pag. 61.</ref>. Per una serie di fortunate coincidenze, poiché altri gruppi di Liverpool non erano disponibili, il loro primo manager, Allan Williams, procurò loro una scrittura ad [[Amburgo]]<ref>Bill Harry, ''Beatles - L’enciclopedia'', Arcana, Roma 2001, pagg. 792-3.</ref>, dove un'altra band di Liverpool, Derry and the Seniors, stava esibendosi con successo. Mancavano però ancora di un batterista: esibendosi nel [[Luoghi beatlesiani#Casbah|Casbah]] di Mona Best, notarono il figlio della proprietaria, [[Pete Best]], che possedeva e suonava una [[Batteria (strumento musicale)|batteria]] ma non aveva un proprio gruppo. Fu reclutato pochi giorni prima di partire per Amburgo<ref>Bill Harry, ''Beatles - L’enciclopedia'', Arcana, Roma 2001, pag. 114.</ref>.
 
=== Il periodo di Amburgo (1960-1962) ===
[[File:Indra-Club-Hamburg.png|thumb|L’Indra, il primo club di Amburgo in cui i Beatles si esibirono]]
 
Ad Amburgo iniziò una vera trasformazione. Costretti dall'esigente titolare dell'[[Luoghi beatlesiani#Indra|Indra]], il locale dove si esibivano (al numero 64 di ''Große Freiheit'', una laterale della [[Reeperbahn]], la via a luci rosse del quartiere di [[St. Pauli]]) a lunghe ''performance'' in cui dovevano produrre il massimo volume, la loro musica acquistò potenza e consapevolezza<ref>Bill Harry, ''Beatles - L’enciclopedia'', Arcana, Roma 2001, pag. 29.</ref>. In quel periodo si formò lo stile e il repertorio che avrebbe caratterizzato i primi anni della loro attività e secondo una teoria<ref>Philip Norman, ''Shout! - La vera storia dei Beatles'', Mondadori, Milano 1981, pagg. 136 e 154-7.</ref> – successivamente contraddetta dall'interessato<ref>Smentì Paul: «C’è una teoria secondo cui sarei stato io a darmi da fare perché Stu lasciasse il gruppo così da assicurarmi il posto di bassista. Figurarsi! Nessuno vuol suonare il basso […]», in [[Barry Miles]], ''Paul McCartney – Many Years From Now'', Rizzoli, Milano 1997, pag. 67.</ref> – iniziò a emergere la volontà di Paul di prendere il posto di Stuart al basso. La prima volta che il gruppo si esibì con un contratto a nome "The Beatles" fu proprio ad Amburgo, il 17 agosto 1960<ref>{{Cita web |titolo= “THE BEATLES”|editore=''Source'' |url= http://www.beatlesource.com/savage/1960/60.08.18%20indra/60.08.17indra.html|accesso=8 marzo 2011}}</ref><ref>{{cita libro|cognome=Hill |nome=Tim |titolo=Then There Was Music: The Beatles |annooriginale=2007 |datadiaccesso= |annodiaccesso= |mesediaccesso= |edizione= |data= |anno= |mese= |editore= Daily Mail|città= |lingua=inglese |id=ISBN 0-9545267-7-5 |pagine=p.13 |cid=HILL2007 }}</ref>.
 
A fine novembre furono costretti a tornare a Liverpool a causa di alcuni problemi con la polizia tedesca, imbeccata dal primo impresario che li aveva ingaggiati ma che essi avevano in seguito lasciato per un contratto più vantaggioso. George era minorenne e non poteva lavorare legalmente; Pete e Paul, trasferitisi nella sistemazione procurata dal loro nuovo datore di lavoro, rientrando nottetempo nel loro vecchio e precario alloggio per prendere le loro cose illuminarono la stanza dando fuoco a un profilattico appeso alla parete e incendiando così la carta da parati, evento che provocò il loro arresto e quindi l'espulsione<ref>Bob Spitz, ''The Beatles. La vera storia'', Sperling & Kupfer, Milano 2006, pagg. 146-7.</ref>. Tuttavia, pochi mesi dopo essi ritornavano ad Amburgo con un contratto firmato senza l'intermediazione del loro manager, grazie agli estimatori che si erano conquistati, e lì si esibirono dal 1° aprile al 1° luglio 1961<ref>Mark Lewisohn, ''La grande storia dei Beatles'', Giunti, Firenze-Milano 2005, pag. 42.</ref>.
 
Nella terza spedizione nella città tedesca – che ebbe luogo nell'aprile-maggio 1962<ref>Mark Lewisohn, ''La grande storia dei Beatles'', Giunti, Firenze-Milano 2005, pag. 69.</ref> – si iniziò a delineare la definitiva ''line-up'' della band. Stuart Sutcliffe, ammesso all'Accademia d'arte di Amburgo, lasciò la musica per dedicarsi alla pittura, suo vero interesse, e al basso subentrò Paul McCartney<ref>Bill Harry, ''Beatles - L’enciclopedia'', Arcana, Roma 2001, pag. 717.</ref>. Cambiò anche il loro look: i capelli pettinati in avanti con la frangetta, le giacche di pelle e senza risvolti, il tutto completato da stivaletti, furono il contributo all'immagine dei Beatles dato dalla fidanzata tedesca di Stuart, [[Astrid Kirchherr]]<ref>Bill Harry, ''Beatles - L’enciclopedia'', Arcana, Roma 2001, pag. 415.</ref>. Il gruppo ritornò ad Amburgo per l'ultima trasferta a metà dicembre 1962, esibendosi fino a fine anno allo [[Luoghi beatlesiani#Star-Club|Star-Club]]. Con questi ultimi concerti, i Beatles avevano collezionato un totale di 800 ore sui palcoscenici tedeschi<ref>Mark Lewisohn, ''La grande storia dei Beatles'', Giunti, Firenze-Milano 2005, pag. 86.</ref>.
 
=== Gli esordi in studio (1962-1963) ===
[[File:Cavern Club.jpg|thumb|180px|left|L'ingresso del Cavern Club.]]
 
Al loro ritorno a Liverpool dalla prima trasferta amburghese, i Beatles iniziarono ad attrarre l'attenzione con la loro musica martellante e il loro nuovo aspetto estetico, originale per quei tempi. Cominciarono a suonare in un locale in Mathew Street, il [[Luoghi beatlesiani#Cavern|Cavern Club]], {{citazione necessaria|dove si erano precedentemente esibiti con scarsi risultati}}, ma in cui ora, con la loro grinta e disinvoltura sul palco<ref>Barry Miles, ''Paul McCartney - Many Years From Now'', Rizzoli, Milano 1997, pag. 71.</ref>, richiamavano un vasto pubblico, formato in gran parte da frenetiche ammiratrici<ref>«Nella primavera-estate del 1961 le ragazze letteralmente sembravano cadere ai piedi dei Beatles [...], li guardavano in adorazione, poi crollavano sulle ginocchia davanti al palco, stringendosi convulsamente la testa e piangendo.» Tony Bramwell, ''Magical Mystery Tours - My Life with the Beatles'', St. Martin’s Press, New York 2006, pag. 48.</ref>.
 
Presto trovarono un manager in [[Brian Epstein]] che, all'epoca, gestiva un negozio di elettrodomestici e dischi a Liverpool. Incuriosito dalla richiesta da parte di un loro fan di ''[[My Bonnie/The Saints|My Bonnie]]'', un disco da loro registrato in Germania in cui in realtà essi accompagnavano il cantante solista [[Tony Sheridan]], e incoraggiato dal fatto che essi si esibissero nel Cavern Club a poca distanza dal suo negozio, ci andò per conoscerli<ref>Philip Norman, ''Shout! - La vera storia dei Beatles'', Mondadori, Milano 1981, pagg. 183-5.</ref><ref>Bill Harry, diversamente, afferma con sicurezza che Epstein aveva già letto e sentito parlare del gruppo. ''Cfr.'' pag. 4 di {{Cita web
|url= http://triumphpc.com/mersey-beat/beatles/cynthia-john.shtml
|titolo= Cynthia’s “John”
|editore= ''Mersey Beat''
|accesso= 10 gennaio 2011
}} Hunter Davies in parte giustifica la mancata conoscenza del gruppo da parte di Epstein: «Era interessato soltanto a quei gruppi che avevano prodotto dischi, perché erano i dischi che lui vendeva […]. Nessuno dei gruppi di Liverpool di cui si parlava sul ''Mersey Beat'' avevano realizzato un disco […]». In Hunter Davies, ''The Beatles - The Classic Updated'', W.W. Norton & Company, New York/London 2009, pag. 123.</ref>.
Colpito dal loro carisma e dal richiamo di pubblico, si offrì di fare loro da manager. Anche per il fatto di aver rotto con il loro primo impresario Allan Williams, e limitandosi la loro attività quasi esclusivamente agli spettacoli quotidiani al Cavern Club, dopo un'iniziale esitazione accettarono. Da parte sua Epstein riuscì ad allargare il giro delle loro scritture, si impegnò a "ripulirli" e a "civilizzarli" adeguatamente<ref>«Si era raccomandato di non fumare sul palco, di non dire parolacce e di non fare i pagliacci […]. Bill Harry, ''Beatles - L’enciclopedia'', Arcana, Roma 2001, pag. 279.</ref> per poi ottenere un provino ai Beatles con la [[Decca]] Records per il giorno di capodanno del [[1962]].
 
Fu così che Mike Smith, osservatore della [[Decca]] Records, partì alla volta di Liverpool per ascoltare i Beatles e un altro gruppo locale, rimanendo favorevolmente impressionato dalle loro esibizioni al Cavern Club<ref>Bob Spitz, ''The Beatles. La vera storia'', Sperling & Kupfer, Milano 2006, pagg. 180-1.</ref>. Giunti a Londra per l'audizione dopo un viaggio disastroso e una notte passata male, irritati e nervosi i Beatles – malconsigliati da Brian Epstein nella scelta dei brani – eseguirono la parte meno eccitante del loro repertorio<ref>Secondo Epstein, quella circostanza richiedeva "materiale sofisticato", Tony Barrow, ''John, Paul, George, Ringo & Me'', Thunder’s Mouth Press, New York 2005, pag. 18.</ref>, conservato per la storia nelle registrazioni rimaste nell'archivio della casa discografica<ref>Philip Norman, ''Shout! - La vera storia dei Beatles'', Mondadori, Milano 1981, pag. 195.</ref>. Nonostante il gradimento di Smith, la Decca preferì mettere sotto contratto un altro gruppo – Brian Poole & The Tremeloes – per il fatto che quest'ultimo era di Londra e non della relativamente lontana Liverpool<ref>Philip Norman, ''Shout! - La vera storia dei Beatles'', Mondadori, Milano 1981, pag. 196.</ref>. L’errore di valutazione divenne epocale<ref>Qualcuno lo paragonò al rifiuto da parte della [[20th Century Fox]] del film ''[[Via col Vento]]''. In Hunter Davies, ''The Beatles - The Classic Updated'', W.W. Norton & Company, New York/London 2009, pag. 185.</ref>. Un paio d'anni dopo, la stessa Decca, per ironia della sorte su raccomandazione di George Harrison, mise sotto contratto i [[Rolling Stones]]<ref>Bill Harry, ''Beatles - L’enciclopedia'', Arcana, Roma 2001, pag. 239.</ref>, pur non essendo in un primo momento convinti, proprio perché memori dell'errore con i Beatles.
 
Dopo questo insuccesso, Brian Epstein pensò che per dare un tocco di maggiore professionalità e così colpire maggiormente i discografici fosse più convincente presentarsi con un disco piuttosto che con dei nastri<ref>Hunter Davies, ''The Beatles - The Classic Updated'', W.W. Norton & Company, New York/London 2009, pag. 134.</ref>. Si recò perciò nel celebre negozio [[His Master's Voice|HMV]] in Oxford Street a Londra, dove il tecnico Jim Foy, addetto alla realizzazione dell'acetato, rimase favorevolmente impressionato dalla musica che aveva sentito e indirizzò il manager dei Beatles a Sid Coleman, dirigente della [[EMI]]<ref>P. Schreuders, M. Lewisohn e A. Smith, ''The Beatles’ London'', Portico Books, London 1994, pag. 31.</ref>. Fu solo l'insistenza di Brian Epstein e il fatto che egli fosse, con il negozio di famiglia NEMS (North End Music Stores), un importante distributore nel nord dell'Inghilterra, a convincere i dirigenti EMI, che demandarono a [[George Martin]] il compito di ascoltare qualche traccia incisa dai Beatles<ref>Bob Spitz, ''The Beatles. La vera storia'', Sperling & Kupfer, Milano 2006, pag. 187.</ref>.
 
Martin, all'epoca, era responsabile per la EMI dell'etichetta sussidiaria [[Parlophone]], che si occupava di [[jazz]] e [[musica classica]]. Era quindi piuttosto lontano dal genere musicale dei Beatles<ref>Scrive [[Geoff Emerick]]: «George [Martin] non conosceva il linguaggio della musica pop.» In ''Here, There and Everywhere'', Gotham Books, New York 2007, pag. 98.</ref>, ma avendo ascoltato su insistenza di Epstein parte del materiale da essi prodotto, decise di concedere loro un'audizione che si tenne il 6 giugno 1962 a Londra. Furono registrati quattro pezzi, tra cui una versione del classico ''Bésame Mucho'' cantata da Paul, e tre composizioni originali: ''[[Love Me Do]]'', ''[[P.S. I Love You (The Beatles)|P.S. I Love You]]'' e ''[[Ask Me Why]]'', dalle quali l'assistente di studio di George Martin, Ron Richards (che si fece carico della seduta di registrazione in attesa dell'arrivo di Martin) rimase positivamente impressionato<ref>Bill Harry, ''Beatles - L’enciclopedia'', Arcana, Roma 2001, pag. 489.</ref>.
[[File:Abbey Road Studios London.jpg|thumb|Gli studi discografici EMI di Abbey Road]]
 
Fu solo a quel punto che i Beatles poterono avere un vero contratto discografico, anche se non molto vantaggioso per loro<ref>Come lo stesso George Martin ammise, «l'accordo stipulato per loro era tutt'altro che vantaggioso.» In Bill Harry, ''Beatles - L’enciclopedia'', Arcana, Roma 2001, pag. 271.</ref>. Martin era convinto che si potesse trarre qualcosa di buono dal gruppo, ma certo non più di qualche migliaio di copie prima che la [[Gruppo musicale|band]] cadesse nel dimenticatoio e si sciogliesse, come succedeva nella [[musica pop]] del tempo. Quando il 4 settembre 1962 i Beatles si ripresentarono ad [[Luoghi beatlesiani#Abbey Road Studios|Abbey Road]] in sala d'incisione, [[Ringo Starr]] sostituiva Pete Best alla batteria. Subito dopo l'audizione di giugno, infatti, George Martin, insoddisfatto della batteria di Best, aveva detto a Brian Epstein che avrebbe preferito un ''[[sessionman]]'' per le registrazioni in studio, mentre Best poteva andare bene per le esibizioni dal vivo<ref>Philip Norman, ''Shout! - La vera storia dei Beatles'', Mondadori, Milano 1981, pag. 216.</ref>. Pete Best aveva un carattere molto introverso e perciò non si era creato un forte legame fra lui e gli altri tre componenti del gruppo. Inoltre John, Paul e George conoscevano già Ringo per averlo incrociato ad Amburgo quando suonava con il gruppo [[Rory Storm and the Hurricanes]]; e il batterista conosceva il loro repertorio in quanto aveva occasionalmente sostituito Best<ref>In una conversazione con Robert Deardoff nel 1965 Ringo dichiarò: «Era il 1962. Poi il batterista [Pete Best] si è ammalato di nuovo e io ho suonato ancora con loro. Penso di aver suonato così, be' otto o nove volte, come rimpiazzo, una serata alla volta.» In June Skinner Sawyers (a cura di), ''Read the Beatles'', Arcana Edizioni, Roma 2010, pag. 410.</ref>. Sotto la pressione di George Martin, Starr fu perciò considerato dai tre l'elemento adatto alla sostituzione definitiva, avvenuta il 16 agosto<ref>Philip Norman, ''Shout! - La vera storia dei Beatles'', Mondadori, Milano 1981, pag. 219.</ref><ref>Walter Everett, nel suo saggio ''Le prime registrazioni della EMI - il nuovo batterista Ringo Starr'', sostiene che i tre Beatles, prima di richiedere la collaborazione a Ringo, si rivolsero a Johnny Hutchinson dei Big Three, che non accettò l'offerta. Riportato in June Skinner Sawyers (a cura di), ''Read the Beatles'', Arcana Edizioni, Roma 2010, pag. 420.</ref>.
 
Per la sessione del 4 settembre, Martin aveva trovato loro una canzone con cui pensava potessero scalare la classifica delle vendite. Il titolo del pezzo era ''How Do You Do It?'' e l'autore era Mitch Murray. Ma i Beatles fecero chiaramente capire che volevano registrare materiale di loro composizione<ref> «Vogliamo suonare le ''nostre'' cose». In Mark Lewisohn, ''Beatles - Otto anni ad Abbey Road'', Arcana Editrice, Milano 1990, pag. 50.</ref>. Così, dopo l'esecuzione di ''How Do You Do It?'' si passò a incidere ''[[Love Me Do]]''. Ascoltando la registrazione di quel giorno, il produttore considerò la prova di Ringo Starr poco soddisfacente e perciò per la sessione in studio della settimana successiva provvide a sostituire Ringo con il ''sessionman'' Andy White, che suonò la batteria in ''Love Me Do'' e in ''P.S. I Love You''. Ringo si adattò a suonare il [[tamburello basco|tamburello]] come rinforzo al rullante in ''Love Me Do'', mentre in ''P.S. I Love You'' era alle [[maracas]]<ref>Geoff Emerick, ''Here, There and Everywhere'', Gotham Books, New York 2007, pagg. 46 e 49.</ref>.
 
[[File:Parlophone LP PMC 1202.jpg|thumb|left|180px|Etichetta dell'album ''Please Please Me'' (versione pubblicata in Gran Bretagna)]]
 
''Love Me Do'' venne pubblicata come singolo nella versione con Ringo Starr, mentre la versione dell'album vide White alla batteria<ref>Ian MacDonald, ''The Beatles. L'opera completa'', Mondadori, Milano 1994, pag. 55.</ref>. Il [[Album discografico|disco]] raggiunse il diciassettesimo posto nelle classifiche di vendita del Regno Unito, ma a Liverpool vendette moltissimo. Una leggenda vuole che il successo di vendite a Liverpool fosse dovuto all'acquisto da parte di Brian Epstein di migliaia di copie del disco. A quarant'anni di distanza, quello che sembrava solo un episodio leggendario fu invece confermato da Alistair Taylor, a quel tempo assistente di Epstein<ref>«Brian comprò interi scatoloni di ''Love Me Do''. Poi, quando entrò in classifica, ne comprò altre migliaia» in Bob Spitz, ''The Beatles. La vera storia'', Sperling & Kupfer, Milano 2006, pag. 227.</ref>.
 
[[Please Please Me/Ask Me Why|''Please Please Me'']] fu il loro secondo [[45 giri]] e raggiunse il primo posto della [[Hit parade]] inglese.<ref>{{cita|Dante E. Di Mauro, 1998|p. 30}}.</ref> Sarebbe stato il primo degli innumerevoli ''hits'' firmati Lennon-McCartney. Il successo del brano iniziò a far conoscere il gruppo su scala nazionale: uscito l'11 gennaio 1963, ebbe subito recensioni positive<ref>Bob Spitz, ''The Beatles. La vera storia'', Sperling & Kupfer, Milano 2006, pag. 234 e seg.</ref>.
 
Due mesi dopo la pubblicazione di ''Please Please Me'', il 22 marzo uscì l'[[Please Please Me (album)|album omonimo]], che vendette subito 500.000 copie e raggiunse il primo posto nella classifica di vendita britannica degli [[Long playing|LP]].<ref>{{Cita|Dante E. Di Mauro, 1998|p. 31}}.</ref> Questo [[33 giri]], che vedeva un'originale copertina con la loro foto in costume di scena affacciati, baldanzosi e sorridenti, dalla ringhiera della casa editrice della [[EMI]] in Manchester Square<ref>P. Schreuders, M. Lewisohn e A. Smith, ''The Beatles’ London'', Portico Books, London 1994, pag. 43.</ref>, fu di fatto il primo passo del loro ingresso nella storia della musica pop. Notevole era il fatto che per la prima volta non si trattava di ''[[cover]]'' raffazzonate alla buona per mettere insieme il formato a 33 giri, come era comune per sfruttare rapidamente singoli di successo; ben otto brani su quattordici erano infatti di loro composizione.
 
L'album seguente, ''[[With the Beatles]]'', fu pubblicato il 22 novembre 1963 ed ebbe un consenso talmente grande, sia di pubblico sia di critica, che non fu nemmeno necessario promuoverlo con l'uscita di un singolo<ref>Philip Norman, ''Shout! - La vera storia dei Beatles'', Mondadori, Milano 1981, pag. 279.</ref>. La copertina era decisamente artistica e originale<ref>Bob Spitz, ''The Beatles. La vera storia'', Sperling & Kupfer, Milano 2006, pag. 281.</ref>, così come i sette brani firmati da Lennon-McCartney e il primo firmato da Harrison intitolato ''[[Don't Bother Me]]''. Divennero celeberrime ''[[All My Loving]]'', ripresa da molti altri artisti, e ''[[With the Beatles#I Wanna Be Your Man|I Wanna Be Your Man]]'', con la quale i Rolling Stones centrarono il loro primo successo commerciale. Intanto, a fianco dell'intensa attività in studio, si susseguivano senza sosta i concerti e i tour in vari Paesi del mondo.
 
===La scalata al successo – Le tournée (1963-1966)===
[[File:The Beatles and Lill-Babs 1963.jpg|thumb|McCartney, Harrison e Lennon con la cantante Lill-Babs alla televisione svedese (ottobre 1963)]]
 
Il 1963 rappresentò l’anno in cui esplose la popolarità del gruppo. A essa concorsero le loro produzioni musicali, i concerti in speciali occasioni (il ''Val Parnell’s Sunday Night at the London Palladium'' e la storica esibizione al ''Royal Variety Performance'', alla presenza dei reali inglesi), le apparizioni televisive. Testimonianza del boom della celebrità è fra l’altro l’andamento delle adesioni al Beatles fan club; a inizio del 1963 gli aderenti ammontavano a un migliaio, alla fine dello stesso anno il numero degli iscritti era salito vertiginosamente a ottantamila<ref>Hunter Davies, ''The Beatles - The Classic Updated'', W.W. Norton & Company, New York/London 2009, pag. 186.</ref>. E al termine di quell’anno i giornali inglesi riconoscevano quasi unanimi le qualità del gruppo<ref>Hunter Davies, ''The Beatles - The Classic Updated'', W.W. Norton & Company, New York/London 2009, pagg. 185-8.</ref>. Ma una parte rilevante per la diffusione dell’immagine del gruppo fu costituita dalle tournée.
 
Per la seconda volta dopo il 1960, la Scozia accolse i Beatles in un minitour dal 3 al 6 gennaio 1963. Questa esperienza permise ai quattro musicisti di uscire dalla routine delle esibizioni nello stesso club. John considerò il tour scozzese del 1963 «un sollievo. Cominciavamo a sentirci limitati, senza sbocchi. […] L’esperienza di Amburgo era ormai superata»<ref>Bill Harry, ''Beatles - L’enciclopedia'', Arcana, Roma 2001, pag. 741.</ref>.
 
Ancora più motivante fu la tournée successiva come gruppo di spalla di Helen Shapiro che si svolse dal 2 febbraio al 3 marzo dello stesso anno e che toccò quattordici centri inglesi<ref>Mark Lewisohn, ''La grande storia dei Beatles'', Giunti, Firenze-Milano 2005, pagg. 98-102.</ref>. Il ''tour'' contribuì al definitivo amalgama di Ringo con gli altri tre Beatles e all’affiatamento del gruppo. Di nuovo John giudicò che «cambiare ogni sera locale fu un vero toccasana»<ref>Bill Harry, ''Beatles - L’enciclopedia'', Arcana, Roma 2001, pag. 742.</ref>.
 
Tornati a Liverpool il 4 marzo, dopo cinque giorni con altri artisti erano nuovamente in tournée – che sarebbe durata fino al 31 marzo – per le maggiori piazze inglesi, sempre più popolari fra il pubblico dei concerti, sempre più in risalto nei cartelloni pubblicitari e sempre più importanti tanto da essere loro a esibirsi in chiusura degli spettacoli<ref>Bill Harry, ''Beatles - L’enciclopedia'', Arcana, Roma 2001, pag. 743.</ref>.
 
[[File:The Beatles emerging from the Ritz Cinema, Fisherwick Place, Belfast November 8, 1963.jpg|thumb|300px|left|I Beatles scortati all’uscita da un concerto (1963)]]
 
Alla fine del [[1963]] vennero pubblicati i primi 45 giri dei Beatles in [[Italia]]: le prime recensioni, curiosamente, li paragonarono a degli imitatori di [[Peppino Di Capri]] e i suoi Rockers (ad esempio quella sul [[Radiocorriere TV]])<ref>http://zengakuren64.blogspot.com/2011/10/i-beatles-sono-un-fenomeno-del-costume.html</ref>, non cogliendo quindi l'elemento di novità del gruppo.
 
In seguito, con le apparizioni televisive negli show musicali<ref>Chris Ingham, ''Guida completa ai Beatles'', Vallardi, Milano 2005, pagg. 199-206.</ref>, la loro immagine innovativa, la pettinatura, i vestiti, essi conquistarono un istantaneo seguito tra gli adolescenti inglesi. Iniziò così la ''[[beatlemania]]'': ogni loro concerto fu presto caratterizzato dalle urla assordanti delle ''fan'' che rendevano impossibile ascoltare il suono che producevano<ref>Nei concerti di Sydney del 1964, un tecnico misurò il livello di rumore delle urla che accolsero i Beatles sul palco, e lo valutò in 114 [[decibel]]. Per avere una pietra di paragone, un Boeing 707 in volo produceva dai 90 ai 100 decibel. Questo fece scrivere ai giornali che «I fan dei Beatles fanno il rumore di un jet in volo.» In Bill Harry, ''Beatles - L’enciclopedia'', Arcana, Roma 2001, pag. 720.</ref>. Erano inoltre costretti a rocambolesche fughe per evitare l'assalto delle orde di ammiratrici<ref>Larry Kane, ripreso in June Skinner Sawyers (a cura di), ''Read the Beatles'', Arcana Edizioni, Roma 2010, pag. 124.</ref><ref>Al Cow Palace di San Francisco, mentre i fan attorniavano pericolosamente la limousine destinata a trasportare i Beatles in albergo dopo il concerto, i quattro si travestirono da infermieri e sgattaiolarono in ambulanza. In Hunter Davies, ''The Beatles - The Classic Updated'', W.W. Norton & Company, New York/London 2009, pag. 213.</ref>.
 
E si riproposero le impressionanti scene di delirio collettivo che dapprima si erano verificate oltre Atlantico nel febbraio del 1964, in occasione della loro apparizione in TV all’''[[Ed Sullivan Show]]'' e dei concerti al Washington Coliseum di [[Washington D.C.]]<ref>{{cita web|lingua=en|url= http://www.pophistorydig.com/?tag=beatles-at-the-washington-coliseum|titolo=“Beatles’ Closed-Circuit Gig”|editore=|accesso=16 agosto 2011|autore=}}</ref> e a [[Miami]]<ref>Bob Spitz, ''The Beatles. La vera storia'', Sperling & Kupfer, Milano 2006, pag. 292 e seg.</ref>, poi nella tournée che nel giugno li aveva visti suonare in Australia e Nuova Zelanda e nell'estate successiva durante il primo vero tour che li lanciava sul mercato [[Stati Uniti d'America|americano]]<ref>Bob Spitz, ''The Beatles. La vera storia'', Sperling & Kupfer, Milano 2006, pag. 363 e seg.</ref>.
 
Durante l'apparizione all<nowiki>'</nowiki>''Ed Sullivan Show'' il numero di crimini riportati a [[New York]] fu molto vicino allo zero, e quelli minorili praticamente si azzerarono<ref>«A New York, durante lo spettacolo televisivo non si registrò il furto nemmeno di un coprimozzo di automobile, e non fu riportato un solo reato minorile grave in tutta l'America.» Hunter Davies, ''The Beatles - The Classic Updated'', W.W. Norton & Company, New York/London 2009, pag. 196.</ref>. Al proposito, George Harrison affermò: «Persino i criminali si sono presi dieci minuti di pausa in occasione dello show dei Beatles.»<ref>''The Beatles Anthology'', Rizzoli, Milano 2010, pag. 119.</ref>, prendendo spunto dalle notizie, forse un po' sensazionalistiche, apparse sui quotidiani anglo-americani dell'epoca.
 
La tournée del febbraio 1964 è stata documentata, per quanto riguarda la parte relativa alla capitale Washington, anche da una serie di 46 fotografie rimaste a lungo inedite, scattate da un fotografo dilettante, Mike Mitchell, e battute all'asta da [[Christie's]] a [[New York City]] nel luglio [[2011]] per una cifra esorbitante<ref>{{cita web|lingua=|url=http://multimedia.lastampa.it/multimedia/spettacoli/lstp/66933/|titolo=All’asta foto inedite dei Beatles|editore=''La Stampa''|accesso=10 settembre 2011|autore=}}</ref>.
 
[[File:Hollywood Bowl USGS.jpg|thumb|240px|Vista dall'alto dell'[[Hollywood Bowl]], dove il gruppo si esibì il 23 agosto 1964]]
 
Il 10 luglio 1964 venne dato alle stampe ''[[A Hard Day's Night (album)|A Hard Day's Night]]'': il [[Tutti per uno (film 1964)|film omonimo]] fu un vero e proprio tributo alla beatlemania; l'idea portante era di riprendere 36 ore della vita dei quattro musicisti nello stile di un documentario. ''A Hard Day's Night'' si rivelò il loro migliore album fino a quel momento e per la prima volta un loro LP conteneva esclusivamente brani originali (fra l'altro tutti firmati dalla coppia Lennon/McCartney, caso unico nella discografia dei Beatles). Il disco viene ricordato anche per l'introduzione della [[Rickenbacker (strumenti musicali)|Rickenbacker]] elettrica a dodici corde, e del rivoluzionario stile, contemporaneo a quello dei [[Byrds]] di [[Roger McGuinn]]<ref>Chris Ingham, ''Guida completa ai Beatles'', Vallardi, Milano 2005, pagg. 248-9.</ref>. Paul McCartney si specializzò sempre di più nella produzione di canzoni melodiche, sentimentali e accattivanti come ''And I Love Her'' e ''Eight Days a Week'', mostrando però un'accuratezza tecnica sempre maggiore.
 
In quella fase creativa del gruppo, una parte di rilievo fu giocata dal loro incontro con le droghe “naturali”. Durante la tournée statunitense di agosto-settembre 1964, nella suite in cui alloggiavano, i Beatles fecero conoscenza con il folk-singer americano [[Bob Dylan]] che, vistesi offrire delle pasticche sintetiche – del tipo che essi assumevano come stimolanti durante la gavetta di Amburgo –, propose ai quattro in alternativa «qualcosa di più naturale [...] un po’ di marijuana»<ref>Bob Spitz, ''The Beatles. La vera storia'', Sperling & Kupfer, Milano 2006, pag. 338.</ref>, con risultati esilaranti per tutti<ref>Lo stesso episodio viene descritto come svoltosi nel maggio dello stesso anno, durante il tour inglese di Dylan. ''Cfr.'' Anthony Scaduto, ''Bob Dylan – la biografia'', Arcana Editrice, Milano 1972, pagg. 208-9.</ref>.
Dopo il tour autunnale in terra britannica, attesi spasmodicamente anche in Italia, dal 24 al 28 giugno del 1965 i Beatles effettuarono un mini-tour italiano<ref name="Lewisohn">Mark Lewisohn, ''La grande storia dei Beatles'', Giunti, Firenze-Milano 2005, pag. 197.</ref> organizzato dall'impresario [[Leo Watcher]], e in ciascuno dei concerti – uno al pomeriggio e uno alla sera – suonarono per poco più di mezz'ora (preceduti da artisti rock italiani molti dei quali della scuderia [[Carisch]] come [[Angela (cantante)|Angela]], [[Peppino Di Capri]], [[Fausto Leali]] e i [[New Dada]]); nonostante la brevità delle ''performance'' dei Beatles, i ''fan'' che accorsero ad ascoltarli al [[Velodromo Vigorelli]] di Milano, al Palasport di Genova e al [[Teatro Adriano]] di Roma ne rimasero entusiasti. In nessuna delle esibizioni si registrò il tutto esaurito<ref name="Lewisohn"/> e fu quella l'unica volta che suonarono in Italia.
[[File:Beatles in rome 2.jpg|thumb|200px|left|I Beatles al [[Teatro Adriano]] di [[Roma]] nel giugno 1965]]
 
Nel giugno del 1965, nel pieno della loro carriera, venne annunciato che i componenti del complesso sarebbero stati insigniti della onorificenza di Membri dell'[[Ordine dell'Impero Britannico]] dalla regina [[Elisabetta II del Regno Unito|Elisabetta II]]<ref>{{Cita web|lingua=en|titolo= Supplement to London Gazette|editore=''London Gazette'', 12 giugno 1965 |url=http://www.london-gazette.co.uk/issues/43667/supplements/5488|accesso=8 marzo 2011}}</ref>. La nomina avvenne a seguito di richieste popolari, e fu sostenuta dall'allora Primo Ministro [[Harold Wilson]]<ref>Jay Spangler, {{Cita web |titolo= Introduction to an Interview|editore=''The Beatles Ultimate Experience''|url=http://www.beatlesinterviews.org/db1965.0612.beatles.html|accesso=8 marzo 2011}}</ref>. La consegna dell'onorificenza avvenne il 26 ottobre 1965 a Buckingham Palace, in un'atmosfera cordiale stando a quanto riferito dagli stessi Beatles<ref>{{Cita web |titolo= Conferenza stampa al Saville Theatre, 26 ottobre 1965|editore=''The Beatles Ultimate Experience''|url=http://www.beatlesinterviews.org/db1965.1026.beatles.html|accesso=8 marzo 2011}}</ref>. {{citazione necessaria|La motivazione ufficiale del riconoscimento evidenziò più che i loro meriti artistici quelli economici; infatti i Beatles avevano fatto da traino alla zoppicante economia inglese che trovò un immediato giovamento dal ''made in England'' artistico diffusosi ormai in quasi tutto il pianeta}}. Conviene rammentare che raramente nel passato la Gran Bretagna aveva esportato cantanti, canzoni e composizioni e ormai veniva considerata una colonia americana per la [[musica leggera]]<ref>Philip Norman, ''Shout! – La vera storia dei Beatles'', Mondadori, Milano 1981, pag. 281.</ref> e una colonia italiana per il bel canto. (Anni più tardi, nel 1969, Lennon rinuncerà alle onorificenze restituendo la medaglia alla regina, in un gesto clamoroso con cui intese protestare per il ruolo del [[Regno Unito]] nel [[Biafra]] e contro l'appoggio agli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] in [[Vietnam]] e per il fatto che il suo disco ''[[Cold Turkey]]'' non arrivò in cima alla [[Hit Parade]]<ref>{{cita news |url = http://news.bbc.co.uk/2/hi/uk_news/3338583.stm |titolo = Lennon returns MBE |opera = |publisher = news.bbc.co.uk |data = [[21 dicembre]] [[2003]] |accesso = 5 settembre 2009 }}</ref>. Nel 1997, invece, Paul McCartney sarà promosso al grado di Cavaliere dell'Ordine dell'Impero Britannico, il che comporta il diritto al titolo di [[Cavalierato|Sir]] davanti al nome<ref>{{cita web|lingua=en|url= http://www.london-gazette.co.uk/issues/54625/pages/1 |titolo= Supplement to London Gazette|editore=''London Gazette'' 31 dicembre 1996''|accesso= |autore= }}</ref>)
 
Instancabilmente proseguirono i loro [[Tournée|tour]] dopo la pausa di quattordici giorni dovuta alla registrazione dell'album; nel secondo tour americano le scene di folle deliranti, composte soprattutto da ragazze urlanti, culminarono con lo storico concerto il 15 agosto 1965 allo ''[[Shea Stadium]]'' di New York, davanti ad un pubblico di 55.000 persone<ref>Hunter Davies, ''The Beatles - The Classic Updated'', W.W. Norton & Company, New York/London 2009, pag. 208.</ref>.
 
Il gruppo effettuò un tour in tardo autunno in giro per l'Inghilterra. A cavallo fra giugno e luglio del 1966, dopo una puntata in Germania i Beatles volarono in Giappone per tre concerti a Tokio, e fecero l'ultima tappa nelle Filippine dove si trovarono invischiati in una situazione difficile con la polizia locale<ref>A Manila, i Beatles, attesi a un ricevimento dal presidente Marcos, si erano rifiutati di parteciparvi causando una reazione che in qualche momento rischiò di determinare serie conseguenze per la loro incolumità. Hunter Davies, ''The Beatles - The Classic Updated'', W.W. Norton & Company, New York/London 2009, pag. 210.</ref>.
Nel loro ultimo [[Tournée|tour]] americano del 1966, subirono contestazioni da parte di alcuni gruppi di fanatici religiosi a causa di un'intervista resa a Maureen Cleave dell'''Evening Standard'' in cui John Lennon dichiarava la presunta maggiore popolarità ed incidenza dei Beatles rispetto a quella di Gesù Cristo<ref>{{cita web|lingua=en|url= http://www.beatlesinterviews.org/db1966.0304-beatles-john-lennon-were-more-popular-than-jesus-now-maureen-cleave.html|titolo=John Lennon Interview 3/4/1966|editore=''The Beatles Ultimate Experience''|accesso=23 aprile 2011}}</ref><ref>L'intervista è riportata in June Skinner Sawyers (a cura di), ''Read the Beatles'', Arcana Edizioni, Roma 2010, pag. 150.</ref>. Neppure la benevola e assolutoria nota del Vaticano servì a stemperare l'asprezza del confronto<ref>«I commenti di John Lennon sono stati estemporanei e non rivestono carattere di blasfemia.» In Tony Bramwell, ''Magical Mystery Tours - My Life with the Beatles'', St. Martin’s Press, New York 2006, pag. 167.</ref>. I giornalisti li assillarono continuamente su questo tema finché Lennon riuscì a chiarire le sue tesi un volta per tutte e a calmare un po' le acque<ref>{{Cita web |titolo= Conferenza stampa, agosto 1966|editore=''The Ultimate Experience''|url=http://www.beatlesinterviews.org/db1966.0811.beatles.html|accesso=8 marzo 2011}}</ref>; i quattro musicisti però vissero ugualmente l'ultima fase della tournée con il terrore di essere bersaglio di qualche attentato<ref>Bob Spitz, ''The Beatles. La vera storia'', Sperling & Kupfer, Milano 2006, pagg. 407-9.</ref>. Stressati dal clima minaccioso e logorati da anni di sfibranti tournée<ref>Ad appesantire il clima, una sensitiva – la stessa che aveva predetto l’uccisione del presidente Kennedy – profetizzò la morte dei Beatles in un incidente aereo. In Hunter Davies, ''The Beatles - The Classic Updated'', W.W. Norton & Company, New York/London 2009, pag. 213.</ref>, i Beatles decisero che la loro ultima esibizione dal vivo sarebbe stata il concerto che tennero al [[Candlestick Park]] di [[San Francisco]], il 29 agosto del 1966<ref>George Martin, ''Summer of Love - The Making of Sgt. Pepper'', Coniglio Editore, Roma 2008, pagg. 21-23.</ref>.
 
=== Verso la maturità musicale (1964-1965) ===
[[File:Paul, George & John.png|thumb|left|Paul, George e John durante un'esibizione alla TV olandese nel 1964]]
 
Il poco tempo lasciato libero dalle tournée che si susseguivano a ritmo battente causò il passo indietro di ''[[Beatles for Sale]]'', uscito il 27 novembre 1964. Il titolo sardonico ma emblematico, ideato da John Lennon, rifletteva le stesse impressioni del brano più gettonato che fu ''[[Eight Days a Week]]''; la stanchezza aleggiava tra le note dell'album nonostante il più alto numero di ''[[cover]]'' presenti, ben sei, e per di più prese in prestito da autori della fama di [[Buddy Holly]], [[Chuck Berry]], [[Little Richard]]<ref>Mark Hertsgaard, ''A Day in the Life - La musica e l’arte dei Beatles'', Baldini&Castoldi, Milano 1995, pag. 125 e seg.</ref>. Per queste ragioni viene considerato l'album meno incisivo del gruppo<ref>Mark Lewisohn, ''Beatles - Otto anni ad Abbey Road'', Arcana Editrice, Milano 1990, pag. 104.</ref>.
 
Tale lavoro fu però un passo necessario per consentire il percorso evolutivo musicale esplicato dapprima con ''[[Help! (album)|Help!]]'', altro album di supporto a un [[Aiuto!|film omonimo]].
La pellicola risultò essere un successo commerciale e finanziario, ma un fiasco sotto il profilo artistico<ref>Barry Miles, ''Paul McCartney - Many Years From Now'', Rizzoli, Milano 1997, pag. 158.</ref>, evidenziando più che altro il buon talento recitativo di Ringo Starr<ref>Bob Spitz, ''The Beatles. La vera storia'', Sperling & Kupfer, Milano 2006, pag. 348.</ref> e un certo disinteresse di John Lennon per le riprese<ref>Dichiarò Lennon: «''Help!'' era mortalmente noioso». In Chris Ingham, ''Guida completa ai Beatles'', Vallardi, Milano 2005, pag. 215.</ref> (proprio lui in seguito otterrà premi cinematografici con la pellicola ''[[Come ho vinto la guerra|Come vinsi la guerra]]''). Il disco mise in evidenza da una parte la passione di Lennon per [[Bob Dylan|Dylan]] manifestata nella ballata ''You've Got to Hide Your Love Away'' e la sua ricerca di testi sempre più elaborati e impegnati, dall'altra la continua ricerca di brani melodici e romantici, condotta da Paul McCartney e culminata nella ''evergreen'' ''[[Yesterday]]''<ref>Mark Hertsgaard, ''A Day in the Life - La musica e l’arte dei Beatles'', Baldini&Castoldi, Milano 1995, pag. 138.</ref>.
 
[[File:The Beatles en la pelicula Help!.jpg|thumb|Una scena del film ''Help!'']]
 
''[[Help! (album)|Help!]]'' fu pubblicato nell'agosto 1965 e solo quattro mesi più tardi la loro evoluzione li portò al risultato straordinario di ''[[Rubber Soul]]''<ref>Secondo Mark Hertsgaard, «Rubber Soul era sicuramente il miglior disco dei Beatles [...], praticamente senza punti deboli», in ''A Day in the Life - La musica e l’arte dei Beatles'', Baldini&Castoldi, Milano 1995, pag. 181.</ref>, album raffinato e ricercato in cui compare per la prima volta nella musica leggera occidentale il suono del [[sitar]] indiano, e le cui sonorità presero il sopravvento sui temi trattati nei primi anni di carriera, volutamente non impegnati e frivoli, atti a conquistare più pubblico possibile<ref>Steve Turner, ''La storia dietro ogni canzone dei Beatles'', Tarab, Firenze 1997, pag. 87.</ref>. {{citazione necessaria|I Beatles erano adesso pronti anche a mettere pubblicamente su disco le riflessioni sul proprio ruolo e sull'importanza che essi, all'inizio incoscientemente e, man mano, sempre più volontariamente, stavano assumendo nel panorama della musica occidentale e degli usi e dei costumi.}}
 
{{citazione necessaria|Percepivano di trovarsi al centro del mondo occidentale avendo conquistato, per primi nella storia della musica moderna, fans trans-generazionali (dai ''teen-ager'' fino agli adulti e persino agli anziani); seguirono quindi la via della sperimentazione per innumerevoli motivi, cercando anche di stupire, di ammaliare e di guidare con ogni opera e ad ogni atto pubblico i loro fans. Assursero al ruolo di "profeti", più che ascetici, però, "mondani", necessari a una massa in divenire alla ricerca di nuovi punti di riferimento.}} E cominciò anche l'uso di stupefacenti come l'[[LSD]], che ispirarono direttamente il testo e le suggestioni psichedeliche di molti loro brani.
 
''[[Rubber Soul]]'' venne pubblicato nel dicembre del 1965. L'[[Album discografico|album]] è pervaso da un'atmosfera misticheggiante, le musiche appaiono fresche, imprevedibili, trascinanti; Paul McCartney confermò i suoi talenti in ''Drive My Car'' {{citazione necessaria|orchestrata da un [[pianoforte|piano]] straripante e virtuoso, da una chitarra scintillante, e dalle voci allusive e sbeffeggianti}}, mentre con ''[[Michelle]]'' cantò un inno all'amore dolciastro e sentimentale meritevole di innumerevoli ''[[cover]]''; John Lennon raggiunse picchi di umorismo sardonico memorabili nelle sue indimenticabili ballate: in ''Norwegian Wood'', compose un quadretto di un'avventura extraconiugale {{citazione necessaria|tanto grottesca quanto esistenzialista}}; in ''Nowhere Man'', delineò un ritratto dell'uomo medio contemporaneo proteso verso falsi e inutili traguardi a causa della perdita del senso della vita; in ''Girl'' e ''In My Life'' la vena ironica si accostò perfettamente a quella nostalgica e a quella romantica.
 
=== La vetta artistica (1966-1967) ===
 
La maturità artistica del gruppo di Liverpool è da molti critici considerata il biennio 1966-67. Nel 1966 viene pubblicato ''[[Revolver (The Beatles)|Revolver]]'', che molti critici musicali ritengono un picco nella creatività dei Beatles<ref>Il critico Ian MacDonald considera ''Revolver'' – assieme a ''Sgt Pepper'' – la “vetta” musicale del gruppo, nel suo ''The Beatles. L'opera completa'', Mondadori, Milano 1994. E Mark Hertsgaard ritiene che «''Revolver'' [sia] un album che dal solo punto di vista musicale può davvero essere considerato il maggiore trionfo della loro carriera.» ''A Day in the Life - La musica e l’arte dei Beatles'', Baldini&Castoldi, Milano 1995, pag. 227.</ref>. Il nuovo LP iniziò la fase in cui la musica dei Beatles prendeva forma in lunghe e articolate sessioni in studio, con l'assistenza di [[Geoff Emerick]], giovane tecnico assunto in EMI cinque anni prima all'età di 15 anni, piuttosto insofferente alle normative consolidate da anni ad Abbey Road riguardanti le metodologie da usare nella presa del suono. Emerick sfruttò con abilità tutte le risorse fornite dalla primitiva tecnologia dell'epoca, ne introdusse di assai innovative, e così vennero alla luce capolavori sul piano del suono che sarebbe stato impossibile riprodurre in concerti dal vivo<ref>Geoff Emerick, ''Here, There and Everywhere'', Gotham Books, New York 2007</ref>. ''Revolver'' parlò di amore, di droga, ma anche di tasse con il pezzo di apertura ''[[Taxman (brano musicale)|Taxman]]'', critico verso i politici inglesi dell'epoca, composto e cantato da George Harrison. Parlò anche di morte con ''[[Tomorrow Never Knows]]'' di John Lennon che si era ispirato al ''[[Libro tibetano dei morti]]'' con la voce immersa tra suoni di nastri riprodotti al contrario, anticipando ''[[Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band|Sgt. Pepper's]]''; le canzoni di McCartney ''[[Eleanor Rigby]]'', ''[[For No One]]'', ''Good Day Sunshine'' e ''[[Here, There and Everywhere]]'' {{citazione necessaria|avrebbero raggiunto una nitidezza non più eguagliata}}. I suoni si arricchirono di strumenti indiani e di molte altre innovazioni elaborate in studio in modo artigianale ma dalla grande resa finale.
 
Cominciarono gli anni delle lunghe sedute di registrazione in studio: non potendo riprodurre dal vivo le complesse sonorità dei brani presenti sui loro dischi a partire da ''Revolver'', ma anche estenuati dalle tournée mondiali con tumultuose esibizioni in cui il suono del gruppo era letteralmente sommerso dalle urla delle fan<ref>George Martin, ''Summer of Love - The Making of Sgt. Pepper'', Coniglio Editore, Roma 2008, pag. 21.</ref>, preoccupati per le prime minacce piovute dai [[fanatismo religioso|fanatici religiosi]]<ref>Philip Norman, ''Shout! - La vera storia dei Beatles'', Mondadori, Milano 1981, pagg. 370-2.</ref> e {{citazione necessaria|infine allettati dall'ambizione di entrare nei libri di storia, non solo musicale}}, i Beatles interruppero l'attività dal vivo e si dedicarono esclusivamente all'attività in studio di registrazione. Fu questa una scelta dolorosa per Brian Epstein che si sentì a quel punto persino inutile e ingombrante<ref>Philip Norman, ''Shout! - La vera storia dei Beatles'', Mondadori, Milano 1981, pag. 373.</ref>, anche se fu proprio lui a spingere i Beatles verso il progetto di un'etichetta indipendente.
 
Il 1º giugno del 1967 fu pubblicato il disco considerato da molti il più importante della storia del rock: ''[[Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band]]'', inizialmente pensato come un ''[[concept album]]'' che avrebbe dovuto rievocare gli anni della loro infanzia e adolescenza a Liverpool. Il titolo nacque su idea di Paul McCartney che voleva creare una nuova identità al gruppo<ref>Ian MacDonald, ''The Beatles. L'opera completa'', Mondadori, Milano 1994, pag. 224.</ref>. Tuttavia, esigenze contrattuali imposero che venissero commercializzati come 45 giri i due brani del progetto già registrati: ''[[Penny Lane (brano musicale)|Penny Lane]]'' e ''[[Strawberry Fields Forever]]''<ref>Bill Harry, ''Beatles - L’enciclopedia'', Arcana, Roma 2001, pag. 658.</ref>. Veniva così pubblicato un 45 giri dal doppio lato A, cioè con due pezzi di pari livello (cosa questa "inventata" proprio per i Beatles, e avvenuta per la prima volta nel 1965 con ''[[Day Tripper]]''/''[[We Can Work It Out]]''<ref>Ian MacDonald, ''The Beatles. L'opera completa'', Mondadori, Milano 1994, pag. 168.</ref>). Ciononostante, ''Sgt. Pepper'' conservò un'apparente compattezza, dovuta alle innovazioni sonore introdotte<ref>Geoff Emerick, ''Here, There and Everywhere'', Gotham Books, New York 2007, pag. 183.</ref> e al momento particolarmente ricettivo del pubblico, a dispetto della disomogeneità qualitativa dei brani presenti nel disco. Anni dopo, John Lennon rivendicherà l'individualità dei suoi pezzi (''[[Lucy in the Sky with Diamonds]]'', ''[[A Day in the Life]]'' i più notevoli) affermando che sarebbero potuti stare in qualunque 33 giri dei Beatles, negando implicitamente che ''Sgt. Pepper'' fosse un ''concept album''.
[[File:Beatles and George Martin in studio 1966.JPG|thumb|left|320px|In studio nel [[1966]]: da sinistra Harrison, McCartney, [[George Martin]] e Lennon]]
 
L'uscita del disco provocò uno strappo nel panorama musicale ''[[mainstream]]'': tutto, dalla copertina, ai suoni, alla chiusura con la "epica" e "apocalittica" ''[[A Day in the Life]]'', era la riproposizione in chiave "moderata" e popolare delle pietre miliari del 1966 americano, ovvero gli album dei [[The Byrds|Byrds]], dei [[Beach Boys]] (''[[Pet Sounds]]'') e di [[Bob Dylan]] (''[[Blonde on Blonde]]''). {{citazione necessaria|Finalmente l'Europa per prima e il grande pubblico internazionale poi, legittimavano testi e suoni che fino ad allora avevano rappresentato la cultura alternativa, il prodotto dell'underground giovanile}}. Da questo momento la musica pop poteva a ben diritto essere considerata arte<ref>Scrive Christopher Porterfield sul ''Time'' del 22 settembre 1967: «[I Beatles] sono alla guida di un'evoluzione in cui i migliori suoni post-rock del momento stanno diventando qualcosa che la musica pop non è mai stata prima: una forma d'arte.» Articolo ripreso in June Skinner Sawyers (a cura di), ''Read the Beatles'', Arcana Edizioni, Roma 2010, pag. 172.</ref>. Nella copertina dell'album c'è un messaggio ironico all'indirizzo del loro gruppo rivale, costituito dalla frase "Welcome The Rolling Stones" stampata sulla maglietta di un pupazzo dalle fattezze di una bimba col viso di [[Shirley Temple]]. [[Jimi Hendrix]] rese onore all'uscita dell'album producendo rapidamente una ''[[cover]]'' del brano di apertura<ref>Bill Harry, ''Beatles - L’enciclopedia'', Arcana, Roma 2001, pag. 649.</ref> spesso eseguita durante i suoi concerti.
 
Il 25 giugno il gruppo registrò dal vivo negli studi EMI la lennoniana ''[[All You Need Is Love]]'' {{citazione necessaria|che assurgerà al ruolo di inno dei [[figli dei fiori]] e dei movimenti di protesta [[sessantottino|sessantottini]]}}; lanciata in mondovisione durante la prima trasmissione internazionale televisiva via satellite, rappresentò simbolicamente tutto il movimento artistico musicale britannico e la nascente generazione dell'amore. Famosi ma non infallibili: così i Beatles si scoprirono in quella estate: tra le altre cose, il loro terzo film (destinato alla televisione) ''[[Magical Mystery Tour (film)|Magical Mystery Tour]]'', di cui firmano – e sarà l'unica volta – la regia, si sarebbe rivelato un fiasco<ref>Philip Norman, ''Shout! - La vera storia dei Beatles'', Mondadori, Milano 1981, pag. 444.</ref>.
 
{{citazione necessaria|Tuttavia il progetto musicale alla base del film non è senza interesse.}} ''[[Magical Mystery Tour (album)|Magical Mystery Tour]]'' uscì come EP in Gran Bretagna con le sole sei canzoni del film, mentre in America (e in Italia) fu pubblicato un LP comprendente tutti i singoli del 1967, tra cui ''Strawberry Fields Forever'' e ''Penny Lane'', i due grandi esclusi di ''Sgt. Pepper''. ''Magical Mystery Tour'' venne concepito come un piccolo ''Sgt. Pepper'', con la roboante canzone iniziale, appunto ''[[Magical Mystery Tour (brano musicale)|Magical Mystery Tour]]'', di McCartney, un corpo centrale, e un pezzo finale di John Lennon, ''[[I Am the Walrus]]'', dal sapore squisitamente psichedelico; ispirata da un poema di [[Lewis Carroll]], ''The Walrus and the Carpenter'', contenuto in ''[[Alice nel Paese delle Meraviglie]]'', è una delle canzoni più notevoli in assoluto di John Lennon<ref>«Anche se l'autore continuò a scrivere per il gruppo canzoni straordinarie, non riuscì a salire a livelli tanto meravigliosamente alti. » Ian MacDonald, ''The Beatles. L'opera completa'', Mondadori, Milano 1994, pag. 260.</ref> (gli [[Oasis]], grandi estimatori dei Beatles, la inserivano spesso tra i brani finali dei loro concerti). Altro brano rilevante era ''[[The Fool on the Hill]]'', composto da un lirico Paul McCartney.
 
Quella stessa estate, il loro scopritore e manager storico [[Brian Epstein]] sarebbe stato trovato morto nella sua stanza, per un letale mix di alcool e psicofarmaci. La complessa macchina organizzativa e soprattutto amministrativa del gruppo si trovò così all'improvviso senza una guida<ref>Bob Spitz, ''The Beatles. La vera storia'', Sperling & Kupfer, Milano 2006, pagg. 463-7.</ref>.
 
=== Primi contrasti (1968) ===
[[File:MahareshiYogi2.jpg|thumb|180px|Il guru Maharishi (1973)]]
 
Il 1968 si aprì con un viaggio in India a [[Soggiorno dei Beatles in India|Rishikesh]], presso il [[Maharishi Mahesh Yogi]], alla scuola di pensiero della "Rigenerazione spirituale" di cui i Beatles erano nel frattempo diventati adepti. Al ritorno dall'India, John e Paul volarono a New York per il lancio della loro società di produzione ribattezzata "[[Apple Corps|Apple]]" e che aveva per simbolo una mela verde. Con la loro società, essi spiegarono, volevano offrire la possibilità a tutti gli artisti che avevano qualcosa da dire, fossero essi musicisti, scrittori, cineasti, di potersi esprimere senza passare dalla dura gavetta e dalla spasmodica ricerca di qualcuno che gli desse fiducia come era capitato a loro<ref>Philip Norman, ''Shout! - La vera storia dei Beatles'', Mondadori, Milano 1981, pag. 457.</ref>.
 
Paul disse in una conferenza stampa che l'idea era quella di un "comunismo occidentale"<ref>Philip Norman, ''Shout! – La vera storia dei Beatles'', Mondadori, Milano 1981, pag. 456.</ref>. Di fatto, l'attività principale della Apple fu la produzione dei loro dischi, che dal ''[[White Album]]'' in poi iniziarono ad apparire con l'etichetta della mela verde, intera su un lato del disco e tagliata a metà sull'altro. Si trattò di un'impresa velleitaria che risucchiò molto denaro<ref>Philip Norman, ''Shout! - La vera storia dei Beatles'', Mondadori, Milano 1981, pagg 495-6.</ref> e dette risultati assai modesti rispetto alle aspettative artistiche, anche se alla fine uscirono per la [[Apple Records|Apple]] dischi di autori di talento, come il giovane [[James Taylor]]<ref>Bill Harry, ''Beatles - L’enciclopedia'', Arcana, Roma 2001, pag. 38.</ref>.
 
Con il contributo anche di molti brani composti durante il loro soggiorno presso l'[[ashram]] himalayano del Maharishi, conclusosi con una certa delusione da parte loro, nacque il doppio ''[[The Beatles (album)|The Beatles]]'' (soprannominato ''White Album'' per la copertina completamente bianca), uscito nel novembre del 1968. Nel disco è evidente come il gruppo stesse perdendo la propria coesione<ref>Philip Norman, ''Shout! - La vera storia dei Beatles'', Mondadori, Milano 1981, pag. 480.</ref>, in quanto ogni brano riporta l'identificabile cifra stilistica del suo autore, ma anche in positivo il prepotente emergere come compositore di George Harrison (sua infatti la notevole ''While My Guitar Gently Weeps'', che si segnalò anche per l'inedita presenza alla chitarra solista di [[Eric Clapton]]).
 
Ma il disco, oggi ampiamente rivalutato dalla critica e dai più grandi artisti, {{citazione necessaria|non riscosse lo stesso consenso dei precedenti}}, ed essi stessi si accorsero di non avere tra loro quella sintonia dei primi tempi<ref>Geoff Emerick, ''Here, There and Everywhere'', Gotham Books, New York 2007, pag. 239.</ref>. Nonostante questo, l'album presenta particolarissimi spunti innovativi psichedelici e di musica ambient-alternativa come ''Revolution 9'' e alcune sonorità di contaminazione [[jazz]], [[blues]] e [[musica etnica]]. In quel periodo i percorsi della musica cosiddetta "alta" e della musica "bassa", per così dire, si incrociarono e da questi accostamenti nacquero progetti, [[Suite (musica)|suite]], [[opera|opere]] sempre più avveniristici.
[[Image:3 Savile Row.jpg|thumb|180px|left|Il 3 di Savile Row, dove avevano sede gli uffici della Apple Corps]]
 
Per questi motivi e per rimediare ai sempre più frequenti contrasti interni (dovuti anche alla presenza ingombrante della nuova compagna di Lennon, [[Yoko Ono]]), nacque l'idea di "tornare alle origini" con un disco più spontaneo e meno ricercato, registrato in diretta senza le ricercatezze e le elaborazioni in studio dei loro ultimi lavori<ref>Philip Norman, ''Shout! - La vera storia dei Beatles'', Mondadori, Milano 1981, pag. 505.</ref>. Il progetto, dal nome ''Get Back'', prevedeva anche un film sulla sua realizzazione e il ritorno a una ''performance'' dal vivo.
 
Le riprese delle sedute di registrazione furono affidate al regista Michael Lindsay-Hogg. Venne così immortalato un litigio tra Paul e George a proposito del modo in cui il chitarrista "interpretava" la musica di McCartney: un episodio che ben rifletteva le tensioni latenti nel gruppo<ref>Philip Norman, ''Shout! - La vera storia dei Beatles'', Mondadori, Milano 1981, pag. 507.</ref>.
 
Le riprese, iniziate negli inospitali studi cinematografici di Twickenham a Londra, poi abbandonati per uno studio casalingo alla [[Apple Records]] in [[Luoghi beatlesiani#Savile Row|Savile Row]], sarebbero diventate un film uscito con lo stesso titolo dell'album, ''[[Let It Be - Un giorno con i Beatles]]'', destinato a restare – e a farli restare – nella storia della musica pop. Dopo molte ipotesi, tra cui quella di tenere un concerto di chiusura su una nave o suonando in un locale "a sorpresa" e all'insaputa del pubblico, il palcoscenico, l<nowiki>'</nowiki>''ultimo stage'', divenne la terrazza del loro quartier generale londinese, la Apple, al numero 3 di Savile Row dove, il 30 gennaio del 1969, ebbe luogo il loro ultimo concerto dal vivo.
 
Il pubblico era costituito, oltre che dagli operatori addetti alle riprese cinematografiche del concerto, da una manciata di fortunatissimi curiosi, per lo più impiegati dello stesso stabile, che scalando comignoli e tetti, mai potevano immaginare che sarebbero stati fortunati testimoni di un evento. In strada, per contro, decine e decine di ''bobbies'' (poliziotti) faticavano a tenere a bada ancora una volta l'ennesima (e ultima) massa di ''fans'' che avevano appreso in qualche modo la notizia della ''performance''. Ma subito dopo l'interesse dei quattro per ''Get Back'' calò ed essi si dedicarono a diversi progetti solisti che avevano già pronti nel cassetto.
 
=== La fine (1969-1970) ===
[[File:Abbey Road London.jpg|thumb|Le strisce pedonali di Abbey Road, immortalate nella copertina del disco omonimo]]
Con la scusa dei ritardi nella confezione dell'album e nella postproduzione della pellicola, ''Get Back'' venne più volte rimandato. I problemi erano effettivamente altri: i piccoli rancori personali e i grandi disastri finanziari scaturiti dalla Apple. L'ingresso del manager Allen Klein, destinato a risanare il grave deficit, fu osteggiato dal solo Paul, il quale propose lo studio dell'avvocato Eastman, suo suocero<ref>Bob Spitz, ''The Beatles. La vera storia'', Sperling & Kupfer, Milano 2006, pagg. 532-3.</ref>. Su quella disputa, importante ma in altri tempi probabilmente superabile, i quattro ruppero del tutto i rapporti<ref>Geoff Emerick, ''Here, There and Everywhere'', Gotham Books, New York 2007, pag. 324.</ref>, e poco dopo persero anche il controllo sulla Northern Songs<ref>Bob Spitz, ''The Beatles. La vera storia'', Sperling & Kupfer, Milano 2006, pag. 548.</ref>, che controlla tuttora i diritti editoriali di quasi tutto il catalogo dei Beatles.
 
L'unica che premeva per avere un disco nei negozi entro la fine dell'anno era la EMI, che riuscì a mandare in porto una tregua temporanea: tra luglio e agosto, negli studi di Abbey Road, richiamato George Martin che li aveva abbandonati dopo il ''[[The Beatles (album)|White Album]]'' perché stanco dei continui litigi<ref>Mark Lewisohn, ''Beatles - Otto anni ad Abbey Road'', Arcana Editrice, Milano 1990, pag. 396.</ref>, i Beatles scrissero, provarono e registrarono le ultime canzoni della loro storia. Neppure un mese dopo fu pronto ''[[Abbey Road (album)|Abbey Road]]'', il testamento artistico che conteneva capolavori quali ''Come Together'', ''Here Comes the Sun'', ''She Came In Through the Bathroom Window'' e ''Something''. In ''Abbey Road'' i Beatles utilizzarono il [[moog]] (celebre sintetizzatore di suoni) nella canzone ''[[Because]]''. Il disco è l'ultima opera dei Beatles, molto più significativo, compatto, omogeneo dell'ancora inedito ''Get Back'', già pronto ma lontano dal vedere la luce.
 
Alla fine di quello stesso 1969 il tecnico del suono Glyn Johns ricevette l'incarico di rimettere mano a ''Get Back''<ref>Mark Lewisohn, ''Beatles - Otto anni ad Abbey Road'', Arcana Editrice, Milano 1990, pag. 365.</ref>, in previsione della pubblicazione del film, programmato per il maggio dell'anno seguente. A quel punto però il gruppo era diviso: da un lato Paul, dall'altro i compagni e soprattutto John e Yoko (sempre più presente in sala di registrazione)<ref>Bob Spitz, ''The Beatles. La vera storia'', Sperling & Kupfer, Milano 2006, pag. 539.</ref>.
[[File:Phil Spector mugshot.jpg|thumb|160px|left|Il produttore Phil Spector]]
 
Mentre McCartney stava registrando i brani del suo primo album da solista, Lennon aveva da poco esordito in concerto con il suo nuovo gruppo, la [[Plastic Ono Band (gruppo musicale)|Plastic Ono Band]]. Il 3 gennaio del 1970, Paul, George e Ringo effettuarono l'ultima seduta a nome Beatles e registrarono una canzone di Harrison, ''I Me Mine'', ultima aggiunta all'album. Poche settimane dopo, Paul comunicò ai compagni l'intenzione di abbandonare il gruppo. Dopo l'uscita di ''Abbey Road'', Harrison e Lennon (all'insaputa di McCartney) chiamarono l'affermato produttore [[Phil Spector]] per affidargli i nastri di ''Get Back''<ref>Bill Harry, ''Beatles - L’enciclopedia'', Arcana, Roma 2001, pag. 695.</ref>: Spector rielaborò radicalmente molte canzoni, e ne uscì un album {{citazione necessaria|che, considerato il fatto di essere registrato praticamente alla vecchia maniera, tutto suonato dal vivo pezzo per pezzo, è oggi reputato un eccezionale esempio di coraggio di un gruppo che tornava a mettersi in discussione per l'ennesima volta}}.
 
Il prodotto è l'album ''[[Let It Be (album)|Let It Be]]'', che sarebbe uscito un mese dopo l'intervista con cui McCartney annunciò l'abbandono del gruppo<ref>{{cita web|lingua=en|url= http://www.beatlesinterviews.org/db1970.0417.beatles.html|titolo=Beatles Break-up 4/9/1970|editore=''The Beatles Ultimate Experience''|accesso=23 aprile 2011|autore=Jay Spangler}}</ref><ref>Bob Spitz, ''The Beatles. La vera storia'', Sperling & Kupfer, Milano 2006, pag. 555.</ref> (dopo aver ascoltato le modifiche apportate da Spector alla sua ''The Long and Winding Road''). Fu l'atto finale. Seguiranno diverse cause legali, ma anche quattro carriere soliste certo non paragonabili tra loro (e difficilmente accostabili a quella del complesso unito), e un'eredità pesantissima. A distanza di più di trent'anni, nel 2003 fu pubblicata la versione originale dell'album senza nessun ritocco e artificio, ''[[Let It Be... Naked]]'', disco campione d'incassi ancora una volta, e che consacrò, anche nel nuovo millennio, il gruppo di Liverpool.
 
{{quote|Gli anni Sessanta hanno assistito a una rivoluzione tra i giovani, che non si è limitata solo ad alcuni piccoli segmenti o classi, ma che ha coinvolto l'intero modo di pensare. Toccò prima ai giovani, poi la generazione successiva. I Beatles furono parte di questa rivoluzione, che in realta è un evoluzione ancora in atto. Eravamo tutti sulla stessa barca: una barca che andava alla scoperta del Nuovo Mondo. I Beatles erano di vedetta|John Lennon<ref>Citato in ''The Beatles Anthology'', Rizzoli, 2010, Milano. </ref>}}
 
== "Mitologia" ==
Le molte (e controverse) informazioni sul gruppo nel suo insieme o sui singoli componenti - rilanciate dalla stampa specializzata e non in una sorta di caleidoscopico ''tam-tam'' mediatico - hanno spesso generato leggende e falsi miti tra coloro che nel corso degli anni ne hanno seguito vita e carriera.
 
=== La nascita del nome ===
 
Informazioni controverse e leggende si intrecciano a proposito della creazione della [[parola macedonia]] "Beatles", scelta come nome definitivo del gruppo nell'agosto del 1960.
 
È un fatto che "Beatles" fu il punto di arrivo di un percorso che portò il gruppo di Lennon, a cui si unirono in seguito McCartney e Harrison, a chiamarsi, anche per periodi molto brevi, con i seguenti nomi: "Black Jacks", "Quarrymen", "Johnny and the Moondogs", "Beatals", "Long John and the Silver Beetles", "Silver Beats", "Silver Beatles".<ref name="abbeyrd">{{Cita web |cognome=Persails |nome=Dave |url=http://abbeyrd.best.vwh.net/named.htm |titolo=The Beatles: what's in a name |editore= |accesso=20 Settembre 2009}}</ref>
 
"Beetles" (coleotteri, scarabei), secondo il giornalista Bill Harry fu suggerito da Stuart Sutcliffe come un riferimento al gruppo di [[Buddy Holly]] "The Crickets" ("I grilli")<ref>Bill Harry, ''Beatles - L’enciclopedia'', Arcana, Roma 2001, pag. 716.</ref>. In una ricostruzione più tarda, Derek Taylor, press agent dei Beatles, sostenne invece che l'idea era venuta a Sutcliffe dopo aver visto il film ''The Wild One'' (in italiano ''[[Il selvaggio]]''), in cui Marlon Brando ha a che fare con una gang di motociclisti chiamati "Beetles" (Questa versione è però contestata da Bill Harry in quanto il film fu bandito in Gran Bretagna fino alla fine degli anni sessanta<ref>Bill Harry, ''Beatles - L’enciclopedia'', Arcana, Roma 2001, pag. 85.</ref>). Sutcliffe suggerì questo nome e Lennon, con uno dei suoi tipici giochi di parole, lo trasformò in "Beatles" per richiamare "beat" (battito, ritmo, termine che dava il nome alla musica in voga a quell'epoca)<ref>Philip Norman, ''Shout! - La vera storia dei Beatles'', Mondadori, Milano 1981, pag. 100.</ref>. In questo susseguirsi di alterazioni si inserisce il ricordo del poeta beat Royston Ellis, che avrebbe dato a Lennon e McCartney l’idea di trasformare "Beetles" in "Beatals", partendo dalle parole "beat alls"<ref>Tony Bramwell, ''Magical Mystery Tours - My Life with the Beatles'', St. Martin’s Press, New York 2006, pag. 34.</ref>.
 
George Harrison, riguardo all'origine del nome, disse:
 
{{quote|L'origine del nome è oggetto di contesa. John diceva di essere stato lui a inventarlo, ma ricordo che Stuart era con lui la notte prima. C'era quell'analogia con i Crickets, che accompagnavano Buddy Holly; ma Stuart era completamente perso per Marlon Brando e nel film ''Il selvaggio'' c'è una scena in cui Lee Marvin dice: "Johnny, ti stavamo cercando, sei mancato molto ai Beetles, a tutti i Beetles". Forse John e Stu stavano pensando proprio a quello. Quindi diamolo cinquanta/cinquanta a Sutcliffe-Lennon|George Harrison<ref>Pag. 41, ''The Beatles Anthology''; Rizzoli, Milano, 2010. </ref>}}
 
L'associazione in [[lingua italiana|italiano]] fra il nome dei Beatles e quello degli scarafaggi è in realtà un errore grossolano anche se radicato: il nome comune inglese dello [[Blattodea|scarafaggio]] è ''cockroach'', mentre con ''beetle'' si indicano genericamente i [[Coleoptera|Coleotteri]], come i [[Melolontha melolontha|maggiolini]] o gli [[Scarabaeus sacer|scarabei]]. L'errore, presumibilmente solo italiano, è probabilmente nato da una traduzione infelice del termine ''beetle'' e da una conoscenza approssimativa degli [[Insecta|Insetti]]<ref>{{cita web |url=http://www.discoverlife.org/mp/20q?search=Blattaria&guide=Insect_orders |titolo=Blattaria |opera=Discover Life - Insect orders identification guides & checklist |lingua={{en}} |accesso=21 agosto 2008}}</ref><ref>{{cita web |url=http://www.discoverlife.org/mp/20q?search=Coleoptera&guide=Insect_orders |titolo=Coleoptera |opera=Discover Life - Insect orders identification guides & checklist |lingua={{en}} |accesso=21 agosto 2008}}</ref>.
 
Infine la "leggenda": Lennon dichiarò a più riprese di avere avuto a dodici anni la visione di un uomo su una torta fiammeggiante ("flaming pie") che disse: «Voi sarete Beatles, con una 'a'»<ref name="abbeyrd"/><ref name="int011964">{{Cita web |cognome=Spangler |nome=Jay |url=http://www.beatlesinterviews.org/db1964.0100.beatles.html |titolo=Beatles interview: Meet the Beatles, January 1964 |editore= |accesso=20 Settembre 2009}}</ref>, rivendicando così la paternità del nome<ref name="abbeyrd"/>. A ricordo di questo, ''[[Flaming Pie]]'' nel 1997 divenne il titolo di un album di Paul McCartney.
 
=== Morte di Paul ===
{{vedi anche|Leggenda della morte di Paul McCartney}}
La leggenda più nota, forse la prima [[leggenda metropolitana]] del rock, fu quella della morte di [[Paul McCartney]] ([[Paul Is Dead]], PID): nel 1969 fu fatta circolare una voce secondo la quale il bassista sarebbe deceduto nel [[1966]] in un incidente stradale, e sarebbe stato sostituito da un sosia<ref>AA.VV., ''Beatles – Interviste, Storie e magie, discografia e videografia complete'', Arcana Editrice, Milano 1984, pag. 79.</ref>. La leggenda fu poi smentita, ma in qualche modo continuò a suscitare dubbi e interrogativi; alcuni accusarono gli stessi Beatles di averla alimentata di proposito; se ad esempio si ascoltano al contrario i secondi finali della canzone ''I'm So Tired'', si può sentire John Lennon pronunciare le parole "Paul is dead, miss him... miss him" ("Paul è morto, mi manca... mi manca")<ref>Bob Spitz, ''The Beatles. La vera storia'', Sperling & Kupfer, Milano 2006, pag. 548.</ref>.
 
Altri divertenti "indizi" inseriti nei pezzi per alimentare la fantasia dei fan si possono trovare in ''Glass Onion'' (''White Album''), dove Lennon dice: " [...] Well here's another clue for you all, The walrus was Paul." ("C'è un altro indizio per tutti voi, il tricheco era Paul."; il tricheco secondo religioni che fanno capo all'esoterismo è simbolo di morte) o nel pezzo di Ringo Starr ''Don't Pass Me By'', dove canta: "you were in a car crash and you lost your hair [...]" ("hai avuto un incidente in macchina e hai perso i capelli"). Inoltre la copertina dell'album ''Abbey Road'' mostra i quattro che attraversano la strada, come in una marcia funebre nella quale John vestito di bianco sarebbe l'officiante, Ringo in nero rappresenterebbe l'agente delle pompe funebri e George sarebbe vestito da becchino<ref>Philip Norman, ''Shout! - La vera storia dei Beatles'', Mondadori, Milano 1981, pag. 550.</ref>. Tutti al passo con lo stesso piede tranne Paul, che fra di loro è il solo scalzo con una sigaretta nella mano destra (Paul era mancino) mentre l'automobile sulla sinistra è targata con la sigla "LMW 28 IF", interpretabile come "28 SE", cioè se Paul fosse ancora vivo, avrebbe 28 anni (in effetti, nel 1969 il Beatle compiva 27 anni).
 
Anche la copertina del disco ''Sgt. Pepper'' celerebbe due "indizi": sul fronte la composizione di fiori a forma di basso rappresenterebbe lo strumento per mancini di Paul; lo stesso Paul è l'unico con uno strumento nero in mano (un oboe) e sulla sua divisa può leggersi la sigla O.P.D. (Officially Pronounced Dead, ufficialmente dichiarato morto)<ref>AA.VV., ''Beatles – Interviste, Storie e magie, discografia e videografia complete'', Arcana Editrice, Milano 1984, pag. 80.</ref>. Degno di nota è il particolare della bambola sulla destra con una macchina bianca (la stessa del fantomatico incidente) in grembo. Inoltre la figura di vecchietta che tiene la bambola sulle ginocchia, indossa un guanto da automobilista macchiato di sangue mentre nel retro del CD sono visibili i quattro componenti della band e Paul è l'unico ad essere girato di spalle.
 
Il sosia si chiamerebbe William Campbell, un ex poliziotto ad Ontario, che si sarebbe sottoposto a delicati interventi di chirurgia estetica per assomigliare al Beatle<ref>Bob Spitz, ''The Beatles. La vera storia'', Sperling & Kupfer, Milano 2006, pag. 547.</ref>. Questo, secondo i seguaci della teoria, spiegherebbe la decisione da parte dei Beatles di non suonare più dal vivo. Gli indizi non sono tutti qui, ce ne sono infiniti altri che si possono estrapolare da siti dedicati proprio alla leggenda metropolitana del "P.I.D." ([[Paul Is Dead]]). Ultima fonte di incertezza arriva dall'Italia. Infatti le analisi sul cranio del bassista effettuate da due esperti connazionali, inizialmente tese alla definitiva smentita della leggenda, hanno confermato divergenze tra curva mandibolare, padiglioni auricolari, denti e palato nelle foto prima e dopo il 1966 creando sconcerto<ref>Gian Paolo Maserati, «''Chiedi chi era quel Beatle»'', ''Wired Italia'', agosto 2009, pag. 40; {{Cita web|titolo=Chiedi chi era quel «Beatle»|editore=''Wired Italia''|url= http://mag.wired.it/rivista/storie/chiedi-chi-era-quel-beatle.html|accesso=15 aprile 2011}}</ref>.
Comunque, deve essere sottolineato un fatto: il presunto "sosia", negli anni seguenti alla presunta morte, è riuscito a comporre canzoni di enorme successo (anche dopo lo scioglimento del gruppo), a fondare i [[Wings (gruppo musicale)|Wings]], ad essere tuttora presente nel mondo della musica e dello spettacolo. Inoltre, anche se tutta la storia degli interventi chirurgici fosse vera, il sosia avrebbe dovuto ingannare amici, parenti del "defunto" oltre che il mondo intero e la stampa, ed avere la stessa voce del cantante scomparso.
 
=== Lo spinello di Buckingham Palace ===
 
{{quote|Ovviamente, quando qualcuno si trova a palazzo per una investitura, i servizi igienici sono a sua disposizione…|Un portavoce parla dello spinello dei Beatles{{citazione necessaria}}}}
 
La voce che i Beatles avessero fumato uno spinello nelle toilettes di Buckingham Palace poco prima di presentarsi davanti alla regina per ricevere la medaglia dell'Ordine dell'Impero Britannico<ref>''Cfr.'' Philip Norman, ''Shout! - La vera storia dei Beatles'', Mondadori, Milano 1981, pag. 346.</ref> venne alimentata dalle dichiarazioni di John Lennon, ma in seguito George Harrison dichiarò che si era trattato di semplici sigarette.<ref>Beatles Anthology Episodio 4</ref>
Le dichiarazioni di Lennon seguirono le posizioni pubbliche che i Beatles assunsero nel [[1967]] contro le leggi che criminalizzavano in Gran Bretagna il consumo della cannabis, in particolare in residenze private<ref>{{Cita web |titolo= The Beatles call for the legalisation of marijuana|editore=''The Beatles Bible'' |url= http://www.beatlesbible.com/1967/07/24/the-beatles-call-for-the-legalisation-of-marijuana/|accesso=9 marzo 2011}}</ref>.
 
== Importanza musicale e culturale ==
 
=== Lascito artistico ===
[[File:beatles in rome 1.jpg|thumb|250px|I Beatles al [[Teatro Adriano]] di [[Roma]] nel giugno 1965]]
 
Il nome stesso del gruppo evoca l'humus musicale in cui erano cresciuti: la ''[[musica beat]]'' (o ''Merseybeat'', dal nome del fiume [[Mersey]] che attraversa la loro città natale), un nome collettivo che richiamava impropriamente la corrente letteraria statunitense detta [[Beat generation]], ma in realtà si riferiva al ''battito'' come unità del ritmo<ref>Mark Hertsgaard, ''A Day in the Life - La musica e l’arte dei Beatles'', Baldini&Castoldi, Milano 1995, pag. 60.</ref>.
 
Fin dall'inizio, le canzoni dei Beatles non si limitarono ad attingere al [[Rock and roll|rock'n'roll]] e al [[blues]], ma accolsero diverse influenze musicali, dallo [[skiffle]] allo stile [[Motown]]<ref>Bill Harry, ''Beatles - L’enciclopedia'', Arcana, Roma 2001, pagg. 64 e 84.</ref>. A questa varietà di stimoli si aggiunsero via via la competizione con i rivali britannici [[Rolling Stones]], il rapporto con [[Bob Dylan]], il confronto a distanza (e i reciproci influssi) con i [[The Monkees|Monkees]], i [[Byrds]] e soprattutto i [[Beach Boys]]<ref>George Martin, ''Summer of Love - The Making of Sgt. Pepper'', Coniglio Editore, Roma 2008, pag. 63.</ref>; e ancora la fascinazione per l'[[India]], l'interesse per le avanguardie musicali<ref>Barry Miles, ''Paul McCartney - Many Years From Now'', Rizzoli, Milano 1997, pag. 258.</ref> e l’attenzione per i movimenti nascenti ma ancora sotterranei o poco noti (Paul McCartney e George Harrison, rispettivamente nell'aprile e nell'agosto del 1967, visitarono San Francisco, richiamati dalla scena musicale ma attirati anche dall’ambiente controculturale di [[Haight-Ashbury|Haight Ashbury]]<ref>Derek Taylor, ''Estate d’amore e di rivolta'', ShaKe Edizioni Underground, Milano 1997, pag. 126.</ref>).
 
Fondamentale fu anche l'apporto nel campo delle innovazioni tecnologiche, che essi utilizzarono ed esplorarono con curiosità per la registrazione e la manipolazione del suono<ref>George Martin, ''Summer of Love - The Making of Sgt. Pepper'', Coniglio Editore, Roma 2008, pag. 61.</ref>. Durante gli anni trascorsi dal gruppo negli studi di [[Abbey Road Studios|Abbey Road]], proprio per concretizzare le loro idee musicali furono elaborate soluzioni sonore, apparecchiature e tecniche ancora in uso dopo decenni<ref>Mark Lewisohn, ''Beatles - Otto anni ad Abbey Road'', Arcana Editrice, Milano 1990, pagg. 139-42.</ref>, nonostante il fatto che l’evoluzione tecnica, partita dai registratori a nastro a quattro piste, dai semplici oscillatori audio e dai microfoni Neumann a valvole, abbia nel frattempo portato all'uso dei [[computer]] e delle [[tecnologia digitale|tecnologie digitali]]. Dopo quasi quindici anni dalle produzioni più innovative dei Beatles, il tecnico Jerry Boys dichiarò nel 1980 che certi suoni presenti in quelle composizioni «sono ancora impossibili da creare, persino con le moderne attrezzature computerizzate a quarantotto piste.»<ref>In Mark Hertsgaard, ''A Day in the Life - La musica e l’arte dei Beatles'', Baldini&Castoldi, Milano 1995, pag. 258.</ref> Nelle innovazioni tecniche del periodo rientra a pieno titolo il [[mellotron]] – impiegato dai Beatles già nel novembre 1966, in occasione della registrazione di ''Strawberry Fields Forever''<ref>Mark Lewisohn, ''Beatles - Otto anni ad Abbey Road'', Arcana Editrice, Milano 1990, pag. 174.</ref> –, strumento di cui successivamente avrebbero fatto largo uso diversi gruppi musicali (fra i più noti i [[Pink Floyd]], i [[Genesis]], gli [[Yes]] e i [[King Crimson]] a cavallo fra gli anni sessanta e settanta, e più in là i [[Muse (gruppo musicale)|Muse]] e i [[Tangerine Dream]]).
 
Per il sound psichedelico di alcuni brani dei Beatles (''Tomorrow Never Knows'', ''Lucy in the Sky with Diamonds'', ''Strawberry Fields Forever'', per citare solo alcuni esempi) si rivelò essenziale l'utilizzo in fase di mixaggio dei [[Loop (musica)|tape-loops]], soprattutto a opera di Paul McCartney<ref>Barry Miles, ''Paul McCartney - Many Years From Now'', Rizzoli, Milano 1997, pag. 226.</ref>. Durante i periodi in cui il gruppo si ritrovava in studio di registrazione, McCartney trascorreva parte del proprio tempo libero a incidere con un semplice registratore suoni naturali, percorrendo sentieri nei boschi, strade trafficate di città, luoghi pubblici. Il tutto, trasportato su nastro, sarebbe poi stato esaminato scrupolosamente al fine di comporre, come in una sorta di collage, suoni inediti. Si trattava di un meticoloso lavoro che consisteva nell'ascolto di migliaia di frammenti di nastro che venivano poi scelti, uniti e mixati. Validi esempi sono le sonorità diffuse da brani come ''Tomorrow Never Knows'', ''Yellow Submarine'' e dagli album a partire da ''Sgt. Pepper's''.
 
Con le loro doti creative e compositive, i Beatles sono riusciti a coniugare dei prodotti fruiti da un'ampia massa di consumatori delle età più varie<ref>Derek Taylor, ''Estate d’amore e di rivolta'', ShaKe Edizioni Underground, Milano 1997, pag. 42.</ref> – e perciò tendenzialmente di facile ascolto – con alcune opere sorprendentemente complesse e ricche di soluzioni originali. Secondo il giudizio di George Martin, Lennon e McCartney sono stati i [[Cole Porter]] e [[George Gershwin]] della loro generazione<ref>{{Cita web |cognome=Riefe |nome=Jordan|url=http://www.thedeadbolt.com/news/104805/georgemartin_interview.php |titolo=TCA 2008: Sir George Martin's On Record: The Soundtrack of Our Lives |editore=thedeadbolt.com |accesso=23 Settembre 2009}}</ref>, opinione confortata dal grande numero di ''[[cover]]'' dei loro brani che si sono susseguite negli anni, a conferma della validità del loro canzoniere<ref>{{cita web|lingua=|url= http://www.mimmofranzinelli.it/tool/home.php?s=0,1,55,57,96|titolo= Covers Across the universe|editore=|accesso=16 agosto 2011|autore=Mimmo Franzinelli}}</ref> e della loro influenza su gruppi delle generazioni musicali successive come i [[Queen]] e gli [[Oasis]]<ref>{{cita web|lingua=en|url=http://www.allmusic.com/artist/queen-p5205|titolo=Queen - biography|editore=''Allmusic''|accesso=14 agosto 2011|autore=Stephen Thomas Erlewine}}</ref><ref>{{cita web|lingua=en|url= http://www.allmusic.com/artist/oasis-p44888|titolo=Oasis - biography|editore=''Allmusic''|accesso= 14 agosto 2011|autore=Stephen Thomas Erlewine}}</ref>.
 
=== Eredità culturale ===
{{Vedi anche|Beatlemania}}
[[File:Beatles-yellow submarine.png|thumb|190px|left|Francobollo dedicato allo ''"Yellow submarine"'']]
 
Le immagini che più simboleggiano l'impatto dei Beatles nella società del loro tempo sono le foto o i filmati di isteria collettiva che accompagnava i loro concerti e i loro trasferimenti nei logoranti tour da un continente all'altro<ref>Bob Spitz, ''The Beatles. La vera storia'', Sperling & Kupfer, Milano 2006, cap. 26.</ref>, e queste scene testimoniano il fatto che il gruppo fu immediatamente un fenomeno musicale, commerciale e di costume di vastissima eco. Si diffusero gli stivaletti in pelle neri, gli abiti scuri abbottonati in alto e le zazzere a caschetto, nate al tempo dei loro concerti di esordio nei club dell'angiporto di Amburgo all'inizio degli anni sessanta.
 
Al di là della beatlemania, i Beatles ebbero negli anni un influsso non solo strettamente musicale ma anche culturale, letterario, sociologico<ref>June Skinner Sawyers (a cura di), ''Read the Beatles'', Arcana Edizioni, Roma 2010, pagg. 18 e 28.</ref> e mediatico. Oltre a innovare profondamente il panorama musicale degli anni sessanta, contribuirono all'evoluzione e all'affermazione di mode, costumi e stili di vita<ref>Bill Harry, ''Beatles - L’enciclopedia'', Arcana, Roma 2001, pag. 87.</ref>. Ad essi è associata la fioritura della ''[[Swinging London]]''<ref>Barry Miles, ''Paul McCartney - Many Years From Now'', Rizzoli, Milano 1997, pag. 96.</ref> uscita dal buio del dopoguerra, con le minigonne a quadretti in bianco e nero inventate da [[Mary Quant]], indossate da [[Twiggy]] ed esposte nei mercatini di [[Carnaby Street]]. E alla crescente popolarità del gruppo di Liverpool corrispose un vertiginoso aumento delle tirature delle riviste inglesi che si occupavano di musica<ref>Simon Frith, ''Sociologia del rock'', Feltrinelli, Milano 1982, pag. 136.</ref>.
 
L'immagine dei Beatles si affermò oltre i confini della Gran Bretagna e fu contigua anche a manifestazioni culturali internazionali come la [[psichedelia]], il [[Flower Power]] e la cultura [[hippy]]<ref>Derek Taylor, ''Estate d’amore e di rivolta'', ShaKe Edizioni Underground, Milano 1997.</ref>; le copertine dei loro album diventarono esse stesse una forma d'arte e in più casi oggetto di imitazione<ref>Bill Harry, ''Beatles - L’enciclopedia'', Arcana, Roma 2001, pagg. 222-4.</ref>, proprio mentre oltreoceano fioriva la [[Pop Art]] di [[Andy Warhol]]. In un rapporto dialettico, i Beatles influenzarono e al tempo stesso incarnarono la gioventù occidentale nella sua presa di coscienza, intesa in vari sensi: estetica (i capelli lunghi, gli abiti), artistica (le contaminazioni musicali con la [[musica indiana]] e la [[musica d'avanguardia]]), politica (il pacifismo, l'opposizione alla [[guerra del Vietnam]]<ref>«Sentivamo che la guerra in Vietnam era sbagliata […], cercavamo di svegliare quanta più gente possibile […]. Far smettere la guerra, ridere e vestirsi in modo pazzarello: si poteva far tutto questo in quegli anni. Ci si poteva far crescere i capelli lunghi, un paio di baffi, dipingere la propria casa in modo psichedelico e scrivere canzoni. Questa era la nostra rappresaglia contro il male che accadeva […].» In Derek Taylor, ''Estate d’amore e di rivolta'', ShaKe Edizioni Underground, Milano 1997, pag. 157.</ref>), sociale (la sensibilità verso i temi dei diritti dei neri, dell'emancipazione femminile e dei diritti civili<ref>Barry Miles, ''Paul McCartney - Many Years From Now'', Rizzoli, Milano 1997, pag. 382.</ref>), culturale in senso ampio (il misticismo orientale, la filosofia indiana, l'uso delle droghe e le prese di posizione a favore della loro depenalizzazione<ref>Barry Miles, ''Paul McCartney - Many Years From Now'', Rizzoli, Milano 1997, pag. 312.</ref>, gli espliciti riferimenti al sesso), e queste influenze andarono nel tempo ben oltre lo scioglimento del complesso.
 
Con l'autorevolezza che gli deriva dalla sua esperienza e competenza, il compositore statunitense [[Aaron Copland]] evidenzia l'ampio spettro dell’influenza culturale del gruppo quando individua nel ''fattore Beatles'' la chiave di comprensione del decennio che li vide diretti protagonisti<ref>In Ian MacDonald, ''The Beatles. L'opera completa'', Mondadori, Milano 1994, pag. 9.</ref>:
 
{{quote|Se volete conoscere gli anni Sessanta, ascoltate la musica dei Beatles|[[Aaron Copland]]}}
 
E la testimonianza dello scrittore e pittore [[Carlo Levi]] può aiutare a capire meglio e a decifrare in maniera più approfondita il ''fenomeno Beatles'':
{{quote|Nei Beatles c'è un'eco di [[Igor Stravinsky|Stravinskij]]; sia negli uni che nell'altro vi è un languore che non si sa se attribuire più ad un'acerba giovinezza che ad un senso di mortale stanchezza|[[Carlo Levi]]}}
 
 
A riprova dello spessore del loro lascito culturale, molte volte i Beatles, assieme o singolarmente, sono stati richiamati in opere musicali, cinematografiche, televisive e perfino ludiche, fino ai giorni nostri, ed è letteralmente impossibile citare ogni riferimento ai quattro musicisti. Quelli che seguono sono solamente alcuni esempi.
 
* I [[King Crimson]], nel loro album ''[[Lizard (album)|Lizard]]'' del 1970, misero in musica gli ultimi difficili momenti della carriera del gruppo di Liverpool. La terza traccia, dal titolo ''Happy Family'', tratteggia le personalità dei quattro Beatles attraverso taglienti allusioni, alcune evidenti, altre oscure e criptiche. Nelle liriche di ''Happy Family'' compaiono nell’ordine ‘brother Judas’ (dietro cui si cela Paul McCartney), ‘uncle Rufus’ (Ringo Starr), ‘cousin Silas’ (George Harrison) e ‘nasty Jonah’ (John Lennon). Il riferimento al gruppo è ancora più evidente se si osserva la copertina dell’album. Essa è formata da quadri collegati alle diverse tracce, e in quello in alto a destra sono riconoscibili i bozzetti dei quattro musicisti.
 
* Il musical [[Across the Universe (film)|Across the Universe]], con colonna sonora basata sulle loro canzoni, contiene numerossisimi riferimenti ai Beatles.
 
* Una caricatura del gruppo sotto forma di avvoltoi appare nel film d'animazione [[Disney]] [[Il libro della giungla (film 1967)|Il libro della giungla]].
 
* Nella serie televisiva dei [[Simpsons]] compaiono, in forma di cartone animato
** [[Ringo Starr]] nell'episodio "Spennellando alla grande" (2ª Stagione).
** [[George Harrison]] nell'episodio "Il quartetto vocale di Homer" (5ª Stagione), che è un chiaro riferimento alla storia dei Beatles
** [[Paul McCartney]] "Lisa la Vegetariana" (7ª Stagione)
** [[John Lennon]] "La paura fa novanta XIX" nella seconda storia di Halloween "Come fare carriera nella pubblici-morte" si vede Lennon in paradiso che cavalca il "sottomarino giallo" (20ª Stagione)
** Tutti e quattro a bordo dello "Yellow Submarine" quando Lisa viene anestetizzata nella puntata "Occhio per occhio, dente per dente" (4ª Stagione) riferendosi a canzoni quali ''Lucy in the Sky with Diamonds'' e ''Help!''
* Nella serie televisiva dei [[I Griffin|Griffin]], nell'episodio speciale [[Something, Something, Something, Dark Side]], compaiono i Beatles, sempre in forma di cartone animato, ma con lo stesso stile in cui sono disegnati nel film [[Yellow Submarine (film)|Yellow Submarine]]; la scena è, inoltre, un chiaro riferimento alla canzone ''[[Strawberry Fields Forever]]''.
* Una parodia dei Beatles è comparsa in un episodio della serie a cartoni animati [[Mignolo e Prof.]], "All You Need Is Nacchio", prodotto dalla [[Warner Bros.]] Il quartetto porta qui il nome "Feebles"; nel cartone animato, il topo Mignolo prende il posto del guru Maharishi con il nome di "Topo-Arishi"; mentre dispensa consigli strampalati e canta insieme ai Feebles, il Prof. provoca quello che sarebbe il primo incontro tra "Jim Lemon" e "Yoyo Nono". Nell'episodio si citano le canzoni ''I Am the Walrus'', ''Magical Mystery Tour'', ''All You Need Is Love'', ''Yellow Submarine'', ''She Loves You'', ''Give Peace a Chance''.
* Il film ''[[Backbeat]]'' del 1994 ritrae l'attività del gruppo nel periodo di [[Luoghi beatlesiani#Amburgo|Amburgo]], concentrandosi sul primo bassista dei Beatles che lasciò la band proprio alla fine di quel periodo.
* Nel 2009, il ''publisher'' canadese [[Electronic Arts|EA]] ha pubblicato il videogioco [[The Beatles: Rock Band]], dove è possibile ripercorrere le tappe più significative della carriera della band inglese suonando contemporaneamente [[chitarra]], basso e [[batteria (strumento musicale)|batteria]], oltre a cantare le loro canzoni.
* Il film ''[[Nowhere Boy]]'' del 2009 tratteggia l'adolescenza di John Lennon dal 1955 al 1960, la sua vita a «[[Luoghi beatlesiani#Menlove Avenue|Mendips]]», i suoi rapporti tormentati con la zia Mimi e la madre Julia, e la nascita e lo sviluppo dei [[The Quarrymen|Quarry Men]].
 
== Componenti del gruppo e collaboratori ==
I quattro componenti del gruppo erano:
 
[[File:The Beatles wax dummes.jpg|thumb|300px|Le [[cere]] dei quattro componenti del gruppo (da sinistra: [[Paul McCartney]], [[Ringo Starr]], [[John Lennon]] e [[George Harrison]]) al museo [[Madame Tussauds]] di [[Londra]]]]
* '''[[John Lennon]]''' (John Winston Lennon, [[Liverpool]], [[Regno Unito|UK]], [[9 ottobre]] [[1940]] - [[New York]], [[Stati Uniti d'America|USA]], [[8 dicembre]] [[1980]]) - [[Canto (musica)|voce solista]], [[chitarra ritmica]], [[armonica]], [[pianoforte]], [[banjo]] (strumento con cui venne a contatto con la musica); era – insieme a Paul McCartney – l'autore della maggior parte dei brani. Venne ucciso davanti al [[Dakota (palazzo)|Dakota Building]] di New York, dove abitava, l'[[8 dicembre]] [[1980]] da [[Mark David Chapman]], un suo squilibrato ammiratore.
 
* '''[[Paul McCartney]]''' (James Paul McCartney, [[Liverpool]], [[Regno Unito|UK]], [[18 giugno]] [[1942]]) - [[Basso elettrico|basso]], voce solista, [[Chitarra elettrica|chitarra]], pianoforte, [[Batteria (strumento musicale)|batteria]] e (talvolta) [[mandolino]]; condivide insieme a Lennon la paternità della stragrande maggioranza dei brani dei Beatles; dopo i Beatles fondò i [[Wings (gruppo musicale)|Wings]], scioltisi nel [[1980]]. È tuttora in piena attività. Particolare curioso: sua è la batteria in ''[[Back in the U.S.S.R.]]'', ''[[Dear Prudence]]'' e ''[[The Ballad of John and Yoko]]'', brani registrati in assenza di Ringo Starr.
 
* '''[[George Harrison]]''' ([[Liverpool]], [[Regno Unito|UK]], [[25 febbraio]] [[1943]] - [[Los Angeles]], [[Stati Uniti d'America|USA]], [[29 novembre]] [[2001]]) - [[chitarra solista]], [[sitar]], talvolta voce solista e compositore. Suoi sono brani spesso innovativi e diversi dalla linea melodica del gruppo, come ''[[Don't Bother Me]]'' e ''[[Within You Without You]]''. Per i Beatles scrisse, tra l'altro, anche ''[[While My Guitar Gently Weeps]]'' e ''[[Something]]''. È morto il 29 novembre 2001 durante un soggiorno a Los Angeles ([[California]]) a causa di un carcinoma maligno. ({{citazione necessaria|Harrison ha sempre sostenuto di essere nato il [[24 febbraio]] del [[1943]], sostenendo che il suo certificato di nascita fosse sbagliato, ma non gli è mai importato molto di correggere tale errore della sua biografia, per cui la data del 25 febbraio è valida}}).
 
* '''[[Ringo Starr]]''' (Richard Starkey jr., [[Liverpool]], [[Regno Unito|UK]], [[7 luglio]] [[1940]]) - batteria, [[percussioni]], talvolta voce solista. Compose durante la sua carriera nei Beatles due canzoni soltanto: ''[[Don't Pass Me By]]'' e ''[[Octopus's Garden]]'' (scritta durante un soggiorno in Sardegna), {{citazione necessaria|che divenne molto celebre in tutto il mondo}}. Non particolarmente dotato dal punto di vista vocale, ebbe riservata in quasi tutti gli album una traccia da interpretare. Oltre a cantare i pezzi di sua composizione, venne scelto come voce solista in ''Boys'', ''[[I Wanna Be Your Man]]'', ''Honey Don’t'', ''Act Naturally'', ''[[What Goes On]]'', ''[[Yellow Submarine (brano musicale)|Yellow Submarine]]'', ''[[With a Little Help from My Friends]]'', ''[[Good Night]]'' e in ''Matchbox'', dell’EP ''[[Long Tall Sally (EP)|Long Tall Sally]]''. Rivelatosi particolarmente portato alla recitazione, fu il protagonista del film ''[[Aiuto!|Help!]]'', e mentre faceva ancora parte del gruppo recitò nel film ''[[The Magic Christian (film)|The Magic Christian]]'' insieme a [[Peter Sellers]].
 
[[File:Pete Best drumming.jpg|thumb|160px|Pete Best, 2006]]
 
Altre personalità hanno affiancato i Beatles sia prima della loro esplosione che durante la loro attività. La stampa e i fan si sono incaricati di creare la figura del "quinto Beatle" come personaggio a cui accreditare una parte di rilievo nel percorso artistico e personale del gruppo: un appellativo di volta in volta attribuito a diverse figure che ruotarono intorno alla storia del gruppo, ciascuna di esse con la propria fisionomia, funzione e importanza. Le principali a buon diritto sono:
 
* [[Pete Best]] (Peter Randolph Best, [[Madras]], [[India]], [[24 novembre]] [[1941]]). Batterista, era uno dei migliori strumentisti (nonché uno dei più famosi musicisti) di Liverpool. Molto del successo iniziale dei Beatles prima delle prime incisioni discografiche fu dovuto proprio alla sua notorietà. Per motivi mai del tutto chiariti, fu "licenziato" da John Lennon e Paul McCartney qualche settimana prima della messa sotto contratto da parte della Parlophone (agosto [[1962]]). La responsabilità sembra potersi attribuire tuttavia a George Martin, che dopo il primo provino della band non era soddisfatto delle sue capacità<ref>Philip Norman, ''Shout! - La vera storia dei Beatles'', Mondadori, Milano 1981, pag. 116.</ref>. Il posto di Pete fu preso da Ringo Starr. Successivamente, pur non rimanendo mai del tutto fuori dalla scena musicale, si impiegò in un ufficio pubblico a Liverpool, dove rimase fino alla pensione. Recentemente, dopo la pubblicazione, da parte dei Beatles superstiti, di alcuni brani inediti che lo vedevano alla batteria, pare che Pete Best sia stato gratificato di un assegno dell'ordine del milione di sterline, risarcimento postumo per il licenziamento imprevisto di più di trent'anni prima<ref>Bill Harry, ''Beatles - L’enciclopedia'', Arcana, Roma 2001, pag. 121.</ref>.
 
* [[Stuart Sutcliffe|Stuart "Stu" Sutcliffe]] (Stuart Fergusson Victor Sutcliffe, [[Edimburgo]], [[Regno Unito|UK]], [[23 giugno]] [[1940]] - [[Amburgo]], [[Germania]], [[10 aprile]] [[1962]]). Considerato a lungo il "Quinto Beatle", "Stu" Sutcliffe – figlio di un marinaio scozzese che si stabilì a Liverpool dopo la guerra – conobbe il coetaneo John Lennon alla scuola d'arte di quella città. Bassista della band, quando i Beatles nel 1961 tornarono in Inghilterra rimase ad Amburgo per continuare i suoi studi artistici e soprattutto per amore di [[Astrid Kirchherr]], la fotografa e stilista tedesca che inventò le pettinature del gruppo e con la quale si era fidanzato. Nel 1962 un aneurisma cerebrale uccise il giovane Stu, che morì tra le braccia della sua fidanzata. Non fu mai trattato e considerato come amico da Paul, tant'è che fra i due nacquero spesso litigi<ref>Philip Norman, ''Shout! - La vera storia dei Beatles'', Mondadori, Milano 1981, pag. 136.</ref>. Nonostante tutto, fu proprio Stu a dare inconsapevolmente inizio alla moda del "Taglio Beatle", sperimentando per primo il nuovo quanto strano look<ref>Bob Spitz, ''The Beatles. La vera storia'', Sperling & Kupfer, Milano 2006, pag. 156.</ref>; da lui copiò il resto dei Beatles. Divenne con il tempo uno fra i migliori amici di John, tant'è che questi, in sua memoria, volle inserire il suo volto sulla copertina dell'album ''Sgt Pepper''<ref>Bob Spitz, ''The Beatles. La vera storia'', Sperling & Kupfer, Milano 2006, pag. 436.</ref>.
 
[[File:Billy Preston.jpg|thumb|150px|left|Billy Preston, 1974]]
 
* [[Billy Preston]] (William Everett Preston, [[Houston]], [[Texas]], [[Stati Uniti d'America|USA]], [[9 settembre]] [[1946]] - [[Scottsdale (Arizona)|Scottsdale]], [[Arizona]], [[Stati Uniti d'America|USA]], [[5 giugno]] [[2006]]). Tastierista jazz-blues, aveva collaborato nell'ultimo periodo di attività del gruppo. In particolare nell'album [[Let It Be (album The Beatles)|Let It Be]] nei brani ''Let It Be'', ''I Me Mine'' e ''I've Got a Feeling'', partecipò anche al film documentario dell'[[Let It Be - Un giorno con i Beatles|ultimo concerto]] dei Beatles. Preston collaborò inoltre (con un ruolo abbastanza limitato) anche nell'album [[Abbey Road (album)|Abbey Road]] in particolare in ''I Want You (She's So Heavy)'' e ''Something''. È stato l'unico musicista con il quale i Beatles abbiano condiviso il nome sull'etichetta di un disco: il singolo ''Get Back'' (1969), infatti, figura eseguito da «I Beatles con Billy Preston». Dopo lo scioglimento dei Beatles, Billy continuerà a collaborare con Harrison; lo troviamo in ''[[My Sweet Lord]]'' e George, a sua volta, è presente in molti pezzi dell'album [[Encouraging Words]]. Preston inoltre diede un notevole contributo e partecipò nel 1974 al tour del [[The Concert for Bangla Desh|Concerto per il Bangladesh]] e nel 2002, dopo la morte di Harrison, per il [[Concert for George]]. Preston collaborò in alcuni singoli anche con John Lennon e Ringo Starr.
 
* [[Eric Clapton]] (Eric Patrick Clapton, [[Ripley]], [[30 marzo]] [[1945]]) è stato un grande amico di Harrison, tanto da apparire in concerti insieme all'ormai ex-Beatle, ma soprattutto nel 1968 registrò la parte della chitarra solista del brano ''[[While My Guitar Gently Weeps]]'', che appare nel ''[[White Album]]''. Divennero famosi in particolare i due assolo che entrarono di diritto nella cerchia degli assolo più belli e famosi del rock.
 
* [[Brian Epstein]] (Brian Samuel Epstein, Liverpool, UK, [[19 settembre]] [[1934]] - [[Londra]], UK, [[27 agosto]] [[1967]]), di origini ebraiche, titolare di un negozio di dischi a Liverpool, fu lo "scopritore" del complesso, di cui diventò manager alla fine del [[1961]]. Fu per tutta la vita emarginato dal resto dalle altre persone a causa della sua omosessualità tranne che dal suo caro amico John Lennon; quando John venne a sapere che era in corso la stesura per un libro sulla sua vita, scherzò pesantemente sul titolo da affibbiargli<ref>Bob Spitz, ''The Beatles. La vera storia'', Sperling & Kupfer, Milano 2006, pag. 317.</ref>. Il libro poi uscì, con il titolo ''A Cellarful of Noise'', che John parodiò in ''A Cellarful of Boys''<ref>Bob Spitz, ''The Beatles. La vera storia'', Sperling & Kupfer, Milano 2006, pag. 318.</ref>. Curò gli interessi del gruppo (talvolta in modo avventato ed inesperto) fino alla morte, avvenuta per overdose di medicinali, forse intenzionale.
 
* [[George Martin]] (Londra, UK, [[3 gennaio]] [[1926]]) fu il produttore di tutti gli album dei Beatles (con l'eccezione di ''[[Let It Be (album)|Let It Be]]''). Di formazione classica, è considerato da molti la persona che fu capace di tradurre le idee dei quattro, del tutto digiuni di teoria musicale, negli arrangiamenti divenuti storici e nell'innovativa tecnica del suono. Il merito del successo dei Beatles è in parte suo, comportandosi nei loro confronti come un padre, talvolta generoso e talvolta rude. Collaborò anche con i [[Beach Boys]].
 
Inoltre, fra i musicisti che contribuirono alla vita del gruppo sono meritevoli di citazione:
[[File:The Beatles (with Jimmy Nicol) 1964 001.png|thumb|I Beatles con Jimmy Nicol alla batteria]]
 
* Andy White (1930). Batterista professionista, session-man della EMI. {{citazione necessaria|Negli anni sessanta era consuetudine registrare in studio usando strumentisti professionisti da sala, e i Beatles non sfuggirono alla prassi}}: siccome [[George Martin]], dopo la prova del 4 settembre del 1962 non aveva apprezzato il lavoro di Ringo alla batteria, per la seduta della settimana successiva chiamò Andy White a incidere la batteria in ''[[Love Me Do]]'' e in ''[[P.S. I Love You (The Beatles)|P.S. I Love You]]'', mentre Ringo fu dirottato a suonare il tamburello. La batteria nella versione di ''[[Love Me Do]]'' dell'LP ''[[Please Please Me (album)|Please Please Me]]'' è quella incisa da Andy White. L'incisione con Ringo alla batteria – quella effettuata il 4 settembre – rimane nel 45 giri dello stesso pezzo<ref>Mark Lewisohn, ''Beatles - Otto anni ad Abbey Road'', Arcana Editrice, Milano 1990, pagg. 51-2.</ref>.
 
* [[Jimmy Nicol]] ([[Liverpool]], [[Regno Unito|UK]], [[3 agosto]] [[1939]]). Batterista. Abbastanza noto sulla scena di Liverpool, fu scelto da George Martin, di comune accordo con i Beatles ma con qualche riluttanza soprattutto da parte di George Harrison<ref>Bill Harry, ''Beatles - L’enciclopedia'', Arcana, Roma 2001, pag. 538.</ref>, per sostituire Ringo Starr, operato alle tonsille, durante il tour mondiale del 1964. Nicol si esibì nei concerti di [[Copenaghen]] ([[Danimarca]]), [[Hong Kong]], e nei primi due concerti australiani tenuti ad Adelaide<ref>Mark Lewisohn, ''La grande storia dei Beatles'', Giunti, Firenze-Milano 2005, pagg. 162-3.</ref>. Sua l'espressione ricorrente "It's getting better", che ha dato titolo all'[[Getting Better|omonimo brano]] incluso in ''[[Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band]]''<ref>Steve Turner, ''La storia dietro ogni canzone dei Beatles'', Tarab, Firenze 1997, pag. 127.</ref>.
 
Infine i fedeli e assidui collaboratori, spesso trascurati dalle luci dei riflettori, ma fondamentali per il gruppo:
 
* [[Mal Evans|Malcolm Evans detto Mal]] ([[Liverpool]], 27 maggio 1935 – [[Los Angeles]], 5 gennaio 1976). Autista, guardia del corpo e roadie tuttofare dei Beatles dagli inizi fino al 1970. Tragicamente scomparso il 5 gennaio 1976 nel suo appartamento a Los Angeles dove venne ucciso per errore dalla polizia.
 
* [[Neil Aspinall|Neil Stanley Aspinall]] ([[Prestatyn]], 13 ottobre 1941 – [[New York]], 24 marzo 2008). Amico d'infanzia di Paul McCartney e George Harrison, diventò capo della casa discografica [[Apple Records]], fondata dai Beatles. Inizialmente fu loro autista prima dell'assunzione di Mal Evans, assistente personale e roadie del gruppo.
 
* [[Derek Taylor]] ([[Liverpool]], 7 maggio 1932 – [[Sudbury (Suffolk)|Sudbury]] ([[Suffolk]]), 8 settembre 1997). Giornalista, scrittore e critico teatrale britannico. Conosciuto soprattutto per il suo lavoro come addetto all'ufficio stampa dei Beatles. Continuò a lavorare per Lennon anche dopo la fine della band.
{{Timeline Beatles}}
 
== Discografia ==
[[File:BEATLES MANZANA.PNG|thumb|La mela, logo della Apple Records]]
La discografia ufficiale si basa sulle edizioni inglesi degli album (spesso venivano modificati e rititolati per l'uscita in [[Stati Uniti d'America|USA]]), che sono alla base delle riedizioni in [[compact disc]]. Data la rarità di [[stereofonia|apparecchi stereofonici]], i Beatles e il loro produttore George Martin si applicarono tardi a produrre master stereofonici dei brani. Così i primi quattro album furono pubblicati in mono, e fino al 2009 anche i CD da essi ricavati sono monofonici.
 
Molti singoli contengono brani di grande importanza e fama non usciti su album. La [[EMI]] ha provveduto a rendere reperibili tutti i singoli su CD con due raccolte. Al catalogo ufficiale si aggiungono alcune raccolte che si distinguono dalle altre (mere ricompilazioni di brani già editi) per alcune caratteristiche particolari. Vanno ricordati i due doppi album: [[1962]]-[[1966]] (noto come ''[[The Red Album]]'') e [[1967]]-[[1970]] (noto come ''[[The Blue Album]]'') a cui vanno aggiunti i due album ''[[Past Masters|Past Masters, Volume One]]'' e ''[[Past Masters|Past Masters, Volume Two]]''. In questo modo, con gli album "inglesi" si hanno a disposizione tutte le canzoni dei Beatles non pubblicate su questi.
 
Il 9 settembre 2009 l'intero catalogo dei Beatles è stato riproposto in versione CD in seguito a un processo di rimasterizzazione digitale durato quattro anni<ref>{{cita web|lingua= en|url=http://www.rollingstone.com/music/news/the-beatles-remastered-albums-due-september-9-2009-20090407|titolo=The Beatles' Remastered Albums Due September 9, 2009|editore=''Rolling Stone''|accesso=14 agosto 2011|autore=Daniel Kreps}}</ref>. Le edizioni stereo di tutti i dodici album originali (versione inglese), ''[[Magical Mystery Tour (album)|Magical Mystery Tour]]'' e una coppia di CD dei Past Masters sono stati riproposti sia individualmente sia in forma di raccolta. Una seconda raccolta comprende tutte le tracce mono.<ref>{{Cita web |url=http://www.reuters.com/article/entertainmentNews/idUSTRE5363RN20090407 |titolo=Original Beatles digitally remastered |editore=Reuters}}</ref>
 
=== Studio ===
Nella lista degli album inglesi si comprende per tradizione il doppio EP ''[[Magical Mystery Tour (album)|Magical Mystery Tour]]'', che in [[Stati Uniti d'America|USA]] uscì come album con l'aggiunta di brani già pubblicati su singolo: tale versione è alla base dell'edizione su [[compact disc]].
 
Tutti i dischi fino a ''[[Magical Mystery Tour (album)|Magical Mystery Tour]]'' uscirono su etichetta ''[[Parlophone]]''. Dal [[The Beatles (album)|''White Album'']] in poi uscirono su etichetta ''[[Apple Records|Apple]]'', di proprietà degli stessi Beatles, distribuita dalla [[EMI]].
 
* ''[[Please Please Me (album)|Please Please Me]]'' - [[22 marzo]] [[1963]]
* ''[[With the Beatles]]'' - [[22 novembre]] [[1963]]
* ''[[A Hard Day's Night (album)|A Hard Day's Night]]'' - [[10 luglio]] [[1964]]
* ''[[Beatles for Sale]]'' - [[4 dicembre]] [[1964]]
* ''[[Help! (album)|Help!]]'' - [[6 agosto]] [[1965]]
* ''[[Rubber Soul]]'' - [[3 dicembre]] [[1965]]
* ''[[Revolver (The Beatles)|Revolver]]'' - [[5 agosto]] [[1966]]
* ''[[Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band]]'' - [[1º giugno]] [[1967]]
* ''[[Magical Mystery Tour (album)|Magical Mystery Tour]]'' (doppio extended play) - [[8 dicembre]] [[1967]]
* [[The Beatles (album)|''The Beatles'']] (doppio LP, più noto col nome di ''White Album'') - [[22 novembre]] [[1968]]
* ''[[Yellow Submarine (album)|Yellow Submarine]]'' - [[13 gennaio]] [[1969]]
* ''[[Abbey Road (album)|Abbey Road]]'' - [[26 settembre]] [[1969]]
* ''[[Let It Be (album)|Let It Be]]'' - [[8 maggio]] [[1970]]
 
=== 45 giri ===
I 45 giri originariamente pubblicati furono monofonici fino a ''Get Back''. ''The Ballad of John & Yoko'' fu il primo singolo uscito in versione stereo.
 
Tutti i singoli fino a ''Lady Madonna'' uscirono su etichetta ''[[Parlophone]]''. Da ''Hey Jude'' in poi uscirono su etichetta ''[[Apple Records]]'', di proprietà degli stessi Beatles, distribuita dalla [[EMI]].
Le canzoni totali effettive dei Beatles sono 203; la quasi totalità delle canzoni è di proprietà delle [[Edizioni musicali Northern Songs]].
 
Precedente ai 45 giri ufficiali è [[My Bonnie/The Saints]], pubblicato nel [[1961]] in [[Germania]] dalla [[Polydor]] (numero di catalogo: 1024 673); si tratta in realtà di un disco del cantante [[Tony Sheridan]], accompagnato dai Beatles (in questa occasione con la denominazione '''The Beat Brothers''').
 
* ''[[Love Me Do]]/[[P.S. I Love You (The Beatles)|P.S. I Love You]]'' - [[5 ottobre]] [[1962]]
* ''[[Please Please Me/Ask Me Why]]'' - [[11 gennaio]] [[1963]]
* ''[[From Me to You]]/[[Thank You Girl]]'' - [[11 aprile]] [[1963]]
* ''[[She Loves You]]/[[I'll Get You]]'' - [[23 agosto]] [[1963]]
* ''[[I Want to Hold Your Hand]]/This Boy'' - [[29 novembre]] [[1963]]
* ''[[Can't Buy Me Love]]/[[You Can't Do That]]'' - [[20 marzo]] [[1964]]
* ''[[A Hard Day's Night (brano musicale)|A Hard Day's Night]]/[[Things We Said Today]]'' - [[10 luglio]] [[1964]]
* ''[[I Feel Fine]]/She's a Woman'' - [[27 novembre]] [[1964]]
* ''[[Ticket to Ride]]/Yes It Is'' - [[9 aprile]] [[1965]]
* ''[[Help! (brano musicale)|Help!]]/I'm Down'' - [[23 luglio]] [[1965]]
* ''[[We Can Work It Out]]/[[Day Tripper]]'' (doppio lato A) - [[3 dicembre]] [[1965]]
* ''[[Paperback Writer]]/[[Rain (The Beatles)|Rain]]'' - [[10 giugno]] [[1966]]
* ''[[Eleanor Rigby]]/[[Yellow Submarine (brano musicale)|Yellow Submarine]]'' (doppio lato A) - [[5 agosto]] [[1966]]
* ''[[Strawberry Fields Forever]]/[[Penny Lane (brano musicale)|Penny Lane]]'' (doppio lato A) - [[17 febbraio]] [[1967]]
* ''[[All You Need Is Love]]/[[Baby You're a Rich Man]]'' - [[7 luglio]] [[1967]]
* ''[[Hello Goodbye]]/[[I Am the Walrus]]'' - [[24 novembre]] [[1967]]
* ''[[Lady Madonna]]/[[The Inner Light]]'' - [[15 marzo]] [[1968]]
* ''[[Hey Jude (brano musicale)|Hey Jude]]/[[Revolution (The Beatles)|Revolution]]'' - [[30 agosto]] [[1968]]
* ''[[Get Back (The Beatles)|Get Back]]/[[Don't Let Me Down]]'' - [[11 aprile]] 1969
* ''[[The Ballad of John and Yoko]]/[[Old Brown Shoe]]'' - [[30 maggio]] 1969
* ''[[Something]]/[[Come Together]]'' (doppio lato A) - [[31 ottobre]] 1969
* ''[[Let It Be (singolo The Beatles)|Let It Be]]/[[You Know My Name (Look up the Number)]]'' - [[6 marzo]] [[1970]]
* ''[[The Long and Winding Road]]/[[For You Blue]]'' - (maggio [[1970]])
 
=== Raccolte ===
* ''[[The Beatles 1962-1966]]'' - [[19 aprile]] [[1973]]
* ''[[The Beatles 1967-1970]]'' - [[19 aprile]] [[1973]]
:Le prime raccolte dopo lo scioglimento del gruppo, conosciute anche come il "doppio rosso" e il "doppio blu".
 
* ''[[The Beatles Rock'n'Roll Music]]'' - [[10 giugno]] [[1976]]
:Raccolta di soli brani rock estrapolati dagli album ufficiali dei Beatles, compresi quelli non composti da loro, ma ugualmente eseguiti e pubblicati. Un album doppio con la peculiarità di una copertina argentata dove compaiono i Beatles visti frontalmente sul davanti e di schiena sul retro.
 
* ''[[Rarities (The Beatles)|Rarities]]'' - [[2 dicembre]] [[1978]] ([[Regno Unito]]); [[24 marzo]] [[1980]] ([[Stati Uniti d'America|U.S.A.]])
 
* ''[[Hey Jude (album)|Hey Jude]]'' - [[11 maggio]] [[1979]]
* ''[[Past Masters|Past Masters, Volume One]]'' - [[7 marzo]] [[1988]] (periodo 1962-1966)
* ''[[Past Masters|Past Masters, Volume Two]]'' - [[7 marzo]] [[1988]] (periodo 1967-1970)
:''Compilation'' nate con lo scopo di rendere disponibile su CD tutte le canzoni non pubblicate all'interno di album dal 1962 al 1970. Contengono tutti i singoli (comprese le versioni alternative di ''Get Back'' e ''Let It Be''), le versioni in tedesco di ''She Loves You'' e ''I Want To Hold Your Hand'', i 4 brani dell'EP ''Long Tall Sally'' del 1964 e la versione originale di ''[[Across the Universe (brano musicale)|Across The Universe]]'', originariamente uscita in ''[[No One's Gonna Change Our World]]'', una compilation benefica di artisti vari.
 
* ''[[Live at the BBC (Beatles)|Live at the BBC]]'' - [[30 novembre]] [[1994]]
:69 brani registrati dal vivo per vari show della BBC. Importante perché unico documento ufficiale dal vivo (escludendo i brani di ''[[Let It Be - Un giorno con i Beatles]]''), e perché contiene alcune canzoni scritte ed eseguite solo qui, prima di essere cedute ad altri artisti.
 
* ''[[Anthology 1]]'' - [[21 novembre]] [[1995]] (periodo 1958-1964)
* ''[[Anthology 2]]'' - [[18 marzo]] [[1996]] (periodo 1965-1968)
* ''[[Anthology 3]]'' - [[28 ottobre]] [[1996]] (periodo 1968-1970)
:Materiale inedito, frammenti di conversazioni, versioni alternative e di prova di brani dall'intera carriera del gruppo. A differenza di analoghe operazioni, l'interesse storico è molto alto, perché è possibile seguire spesso l'evoluzione di un brano e il metodo di lavoro del gruppo, grazie anche alle note di copertina. Sono presenti anche i due "nuovi" brani incisi dal gruppo: ''Free As a Bird'' e ''Real Love'', ottenuti con sovraincisioni su registrazioni domestiche di John Lennon fornite dalla vedova [[Yoko Ono]].
 
* ''[[Yellow Submarine Songtrack]]'' - [[13 settembre]] [[1999]]
:Non è una riedizione della colonna sonora, ma la ''compilation'' di tutte le canzoni presenti nel [[Yellow Submarine (film)|film]] (riproposto in quell'anno nelle sale in versione restaurata), per l'occasione remixate dai nastri originali.
 
* ''[[The Beatles 1]]'' - [[13 novembre]] [[2000]]
:''Compilation'' con le 27 canzoni da singolo che raggiunsero la vetta della classifica. Non ci sono inediti, ma tutti i brani sono stati rimasterizzati, per una qualità superiore a quella degli album editi in CD nel 1988.
 
* ''[[Let it Be... Naked]]'' - [[17 novembre]] [[2003]]
:Riedizione dell'ultimo album pubblicato, nella forma in cui [[Paul McCartney]] intendeva inizialmente, senza l'intervento di [[Phil Spector]] (che modificò interi brani su mandato di [[George Harrison]] e [[John Lennon]], mesi dopo che il progetto era stato abbandonato). L'aderenza all'idea originaria, viste anche le note di Lewisohn e le ''Anthology'', è stata messa in dubbio da molti critici ed esperti.
 
* ''[[LOVE]]'' - [[20 novembre]] [[2006]]
:Una raccolta di 26 canzoni editate e remixate attraverso le registrazioni originali degli [[Abbey Road Studios]] da [[George Martin]] (detto anche il "quinto Beatle") e il figlio Giles sotto richiesta di [[Paul McCartney]], [[Ringo Starr]] e dalle signore Lennon e Harrison. L'album uscito in collaborazione con il [[Cirque du Soleil]], risulta essere pieno di sorprese, un album che tenderà ad essere un'icona delle collezioni dei Beatles, tra l'altro primo album in qualità dolby digital 5.1.. Nella sua produzione George Martin ha riversato la sua profonda conoscenza e il suo sconfinato amore per la musica dei Beatles.
 
=== Live ===
 
Escludendo i [[bootleg]]s, solo due album restano delle registrazioni dei loro concerti dal vivo:
 
* ''[[Live! at the Star-Club in Hamburg, Germany; 1962]]'' - [[1º maggio]] [[1977]]
:Contiene 27 canzoni registrate mediante un magnetofono da Kingsize Taylor, cantante dei Dominoes di Liverpool che si esibivano negli stessi giorni ad Amburgo. I nastri furono acquistati da un ex manager dei Beatles, Allan Williams, dopo lo scioglimento del gruppo e pubblicati dalla RCA. La qualità del disco è quindi pari a un bootleg ma l'atmosfera e l'energia che si percepiscono sono esplosive.
 
* ''[[The Beatles at the Hollywood Bowl]]'' - [[6 maggio]] [[1977]]: per maggiori informazioni vedi l'apposita voce.
<br />
Vale comunque la pena citare anche il film sul concerto allo Shea Stadium:
 
* ''[[The Beatles at the Shea Stadium]]'' - [[1965]]
:Il 15 agosto 1965 i Beatles si esibirono a New York davanti a 55.600 spettatori deliranti nel più grande concerto mai tenuto fino ad allora. L'evento fu eccezionalmente ripreso in un documentario per la TV di 48 minuti. Esistono due bootlegs con questo titolo, uno dei quali però contiene solo sei brani e per giunta non registrati allo Shea Stadium ma all'Hollywood Bowl!
 
== Discografia italiana ==
 
In Italia le emissioni discografiche dei Beatles furono curate dalla [[Parlophon]] (che era distribuita dalla [[Carisch]]), e differiscono da quelle inglesi sia per i titoli degli album che per gli abbinamenti delle canzoni dei 45 giri, oltre che per le copertine; [[The Beatles in Italy]] è invece un album pubblicato solo in Italia in occasione del tour del complesso, e per questo motivo molto ricercato dai collezionisti internazionali.
 
Dopo il successo dei primi 45 giri, la [[Bluebell]], distributrice in Italia dell'etichetta statunitense Vee Jay Records, pubblicò due 45 giri di cui la casa americana aveva ottenuto la licenza per gli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]], ma la diffusione di essi fu ostacolata dalla [[Parlophon]], che deteneva i diritti per l'[[Italia]], e dalla [[Carisch]] che la distribuiva.
 
Con il passaggio alla [[Apple Records|Apple]], le differenze tra le emissioni in parte si ridurranno, anche se l'etichetta continuerà, in Italia, la numerazione di catalogo della [[Parlophon]]; inoltre il catalogo della [[Parlophon]] passò, con la fusione delle varie case discografiche originali nella [[EMI Italiana]], a quest'ultima etichetta, che ha ripubblicato quindi i dischi dei Beatles uniformandosi alle uscite inglesi.
 
=== 33 giri ===
 
I primi quattro album, pubblicati in mono su etichetta rossa, vennero in seguito ristampati in versione stereo con l'etichetta nera e la sigla del numero di catalogo preceduta da una S
 
* [[1963]]: [[Please Please Me (album)|The Beatles]] ([[Parlophon]], PMCQ 31502)
* [[1963]]: [[With the Beatles|I favolosi Beatles]] ([[Parlophon]], PMCQ 31503)
* [[1964]]: [[A Hard Day's Night (album)|Tutti per uno]] ([[Parlophon]], PMCQ 31504)
* [[1964]]: [[Beatles for Sale]] ([[Parlophon]], PMCQ 31505)
* [[1965]]: [[The Beatles in Italy]] ([[Parlophon]], PMCQ 31506)
* [[1965]]: [[Help! (album)|Aiuto!]] ([[Parlophon]], PMCQ 31507; versione mono con etichetta rossa)
* [[1965]]: [[Help! (album)|Aiuto!]] ([[Parlophon]], SPMCQ 31507; versione stereo con etichetta nera)
* [[1965]]: [[Rubber Soul]] ([[Parlophon]], PMCQ 31509 versione mono; SPMCQ 31509 versione stereo)
* [[1966]]: [[Revolver (The Beatles)|Revolver]] ([[Parlophon]], PMCQ 31510 versione mono; SPMCQ 31510 versione stereo)
* [[1966]]: [[A Collection of Beatles' Oldies (But Goldies)]] ([[Parlophon]], PMCQ 31511 versione mono; SPMCQ 31511 versione stereo; antologia)
* [[1967]]: [[Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band]] ([[Parlophon]], PMCQ 31512 versione mono; SPMCQ 31512 versione stereo)
 
=== 45 giri ===
 
* [[1963]]: [[Please Please Me/Ask Me Why]] ([[Parlophon]], QMSP 16346)
* [[1963]]: [[She Loves You]]/[[I'll Get You]] ([[Parlophon]], QMSP 16347)
* 2 gennaio [[1964]]: [[P.S. I Love You (The Beatles)|P.S. I Love You]]/[[I Want to Hold Your Hand]] ([[Parlophon]], QMSP 16351)
* [[1964]]: [[Twist and Shout]]/[[Misery]] ([[Parlophon]], QMSP 16352)
* [[1964]]: [[From Me to You]]/[[Devil in Her Heart]] ([[Parlophon]], QMSP 16355)
* [[1964]]: [[Can't Buy Me Love]]/[[You Can't Do That]] ([[Parlophon]], QMSP 16361)
* [[1964]]: [[A Hard Day's Night (singolo The Beatles)|A Hard Day's Night]]/[[Things We Said Today]] ([[Parlophon]], QMSP 16363)
* [[1964]]: [[Please Please Me]]/[[From Me to You]] ([[Bluebell|Vee Jay Records]], VJ 581)
* [[1964]]: [[Do You Want to Know a Secret]]/[[Thank You Girl]] ([[Bluebell|Vee Jay Records]], VJ 587)
* [[1964]]: [[Thank You Girl]]/[[All My Loving]] ([[Parlophon]], QMSP 16364)
* [[1964]]: [[And I Love Her]]/[[If I Fell]] ([[Parlophon]], QMSP 16365)
* [[1964]]: [[I Should Have Known Better]]/[[Tell Me Why]] ([[Parlophon]], QMSP 16367)
* [[1964]]: [[No Reply]]/[[Baby's in Black]] ([[Parlophon]], QMSP 16370)
* 10 dicembre [[1964]]: [[Rock and Roll Music]]/[[I'll Follow the Sun]] ([[Parlophon]], QMSP 16371)
* Dicembre [[1964]]: [[I Feel Fine]]/[[Kansas City]] ([[Parlophon]], QMSP 16372)
* [[1965]]: [[Eight Days a Week]]/[[I'm a Loser]] ([[Parlophon]], QMSP 16377)
* [[1965]]: [[Ticket to Ride]]/[[Yes It Is]] ([[Parlophon]], QMSP 16378)
* [[1965]]: [[Long Tall Sally]]/[[She's a Woman]] ([[Parlophon]], QMSP 16381)
* 1 settembre [[1965]]: [[Help! (singolo The Beatles)|Help]]/[[I'm Down]] ([[Parlophon]], QMSP 16383)
* [[1965]]: [[Yesterday]]/[[The Night Before]] ([[Parlophon]], QMSP 16384)
* [[1965]]: [[I Need You]]/[[Dizzy Miss Lizzy]] ([[Parlophon]], QMSP 16385)
* [[1965]]: [[We Can Work It Out]]/[[Day Tripper]] ([[Parlophon]], QMSP 16388)
* [[1965]]: [[Michelle]]/[[Run for Your Life]] ([[Parlophon]], QMSP 16389)
* [[1966]]: [[Paperback Writer]]/[[Rain]] ([[Parlophon]], QMSP 16394)
* [[1966]]: [[Yellow Submarine (brano musicale)|Yellow Submarine]]/[[Eleanor Rigby]] ([[Parlophon]], QMSP 16397)
* [[1966]]: [[Girl]]/[[Nowhere Man]] ([[Parlophon]], QMSP 16398)
* [[1967]]: [[Penny Lane]]/[[Strawberry Fields Forever]] ([[Parlophon]], QMSP 16404)
* [[1967]]: [[All You Need Is Love]]/[[Baby You're a Rich Man]] ([[Parlophon]], QMSP 16408)
* [[1967]]: [[Hello Goodbye]]/[[I Am The Walrus]] ([[Parlophon]], QMSP 16415)
* [[1968]]: [[Lady Madonna]]/[[The Inner Light]] ([[Parlophon]], QMSP 16423)
* [[1968]]: [[Hey Jude]]/[[Revolution]] ([[Parlophon]], QMSP 16433)
* [[1968]]: [[Ob-La-Di, Ob-La-Da]]/[[Back in the U.S.S.R.]] ([[Apple Records|Apple]], QMSP 16447)
* [[1969]]: [[Get Back]]/[[Don't Let Me Down]] ([[Apple Records|Apple]], QMSP 16454)
* [[1969]]: [[The Ballad of John and Yoko]]/[[Old Brown Shoe]] ([[Apple Records|Apple]], QMSP 16456)
* [[1969]]: [[Something]]/[[Come Together]] ([[Apple Records|Apple]], QMSP 16461)
* [[1970]]: [[Let It Be]]/[[You Know My Name]] ([[Apple Records|Apple]], QMSP 16467)
* [[1970]]: [[The Long and Winding Road]]/[[For You Blue]] ([[Apple Records|Apple]], 3C006-04514)
* [[1971]]: [[All Together Now]]/[[Hey Bulldog]] ([[Apple Records|Apple]], 3C006-04982)
 
== Filmografia ==
{{vedi anche|Filmografia dei Beatles}}
 
Fin dagli esordi la personalità dei quattro, e l'immagine mediatica che li aveva resi famosi, ispirarono la possibilità di sfruttare anche cinematograficamente la notorietà del complesso.
 
Nacquero così due pellicole, ''[[Tutti per uno (film 1964)|A Hard Day's Night]]'' (1964) e ''[[Aiuto!|Help!]]'' (1965), entrambe firmate da [[Richard Lester]].
Il noto regista fu capace di ricavare da un fenomeno all'epoca ancora potenzialmente effimero come la ''Beatlemania'' un'opera, la prima, molto apprezzata dalla critica e ancora oggi considerata fondamentale per la storia del cinema musicale; il secondo film, se pur permeato di ironia e umorismo nonsense tipico del gruppo, ha lasciato una traccia meno importante dal punto di vista cinematografico.
 
La successiva incursione del gruppo nella celluloide fu con un anarchico e scombussolato film per la televisione, ''[[Magical Mystery Tour (film)|Magical Mystery Tour]]'', diretto dai quattro Beatles e andato in onda il giorno di Santo Stefano del [[1967]]. Gli ascolti e le critiche furono molto deludenti, anche se il film è stato in parte rivalutato per l'interesse storico e documentario. Il progetto, nato dopo la morte di [[Brian Epstein]], soffre di una mancanza di direzione: alcune voci critiche ritengono che sia stato un progetto essenzialmente di Paul, che non aveva idea della complessità di un simile lavoro.
 
Forse per questo fiasco, ma più probabilmente perché il progetto non interessava loro ma erano costretti a fare un altro lungometraggio, i quattro si dedicarono poco a ''[[Yellow Submarine (film)|Yellow Submarine]]'' diretto da [[George Dunning]] per la parte d'animazione, e da [[Dennis Abey]]: i Beatles si limitarono a fornire solo 4 nuovi brani (alcuni dei quali erano scarti delle sessioni per i dischi precedenti). Ciononostante il film, uscito nel [[1968]], ebbe un grande successo e segnò una tappa importante per il cinema d'animazione.
 
L'ultimo film dei Beatles – ''[[Let It Be - Un giorno con i Beatles]]'' – corrisponde a quello che fu il loro ultimo concerto. Il documentario è stato diretto da [[Michael Lindsay-Hogg]] nel [[1969]] ed ha avuto un'irregolare distribuzione nell'aprile [[1970]], dopo cioè lo scioglimento informale del gruppo.
 
Degno di nota è anche il film ''[[Paul Is Dead (film)|Paul Is Dead]]'', basato sulla [[leggenda della morte di Paul McCartney]]<ref>{{cita web|lingua=en|url=http://www.imdb.it/title/tt0232293/|titolo=Paul Is Dead|editore=''IMDb''|accesso=9 settembre 2011|autore=}}</ref>.
 
== Videografia ==
I Beatles iniziarono a girare video musicali, per diffonderli mediante le reti televisive di tutto il mondo, fin dal 1965 con ''[[Day Tripper]]'' e ''[[We Can Work It Out]]''.<br />Ciò che li spinse a diffondere le loro canzoni sotto forma di video musicale fu l'impossibilità di apparire ovunque venissero invitati: fu così che decisero di adottare, grazie anche all'estro del manager Brian Epstein e del produttore George Martin, l'innovazione della diffusione di canzoni in video.<br />Il primo videoclip della storia della musica inteso come tale è ''[[Paperback Writer]]'', del 1966, seguito da ''[[Rain (The Beatles)|Rain]]'', dello stesso anno, entrambi girati in una serra. Ciò viene confermato anche in un'intervista a George Harrison del 1993, reperibile in ''Anthology'', dove sosteneva che «praticamente avevano inventato MTV».
 
Peter Goldmann, nome suggerito da [[Klaus Voormann]]<ref>Mark Lewisohn, ''La grande storia dei Beatles'', Giunti, Firenze-Milano 2005, pag. 242.</ref>, è il regista svedese che diresse i video promozionali di ''[[Strawberry Fields Forever]]'' e ''[[Penny Lane (brano musicale)|Penny Lane]]''. Per la prima composizione, il 30 e 31 gennaio 1967 la troupe riprese i Beatles nel Knole Park a Sevenoaks, in un’area del Kent di proprietà del National Trust, creando un'atmosfera surreale che bene si addiceva al brano. Per ''Penny Lane'', lo storico luogo di Liverpool venne ricostruito il 5 febbraio riprendendo il gruppo nell’East End londinese; poi, in fase di montaggio, queste scene si alternarono alle riprese di alcuni scorci della reale [[Luoghi beatlesiani#Penny Lane|Penny Lane]].
 
Il 10 febbraio, Tony Bramwell coordinò le riprese di uno dei momenti più alti della creatività del gruppo, l’orchestra di 40 elementi che eseguiva il ''crescendo'' per ''[[A Day in the Life]]''. Il filmato, di valore storico, apparve solo dopo quasi trent’anni, in occasione della pubblicazione dell’''[[The Beatles Anthology#Il documentario|Anthology]]''.
 
Dopo un assemblaggio di videolclip per promuovere ''[[Lady Madonna]]'', il successivo video promozionale fu girato nel settembre 1968 dal regista Michael Lindsay-Hogg negli studi di posa di Twickenham per pubblicizzare un altro singolo, ''[[Hey Jude (singolo)|Hey Jude]]''/''[[Revolution (The Beatles)|Revolution]]''. I filmati ebbero passaggi alla TV britannica, principalmente da parte della BBC, mentre la NBC li trasmise negli Stati Uniti.
 
Altre riprese dei Beatles a Twickenham vennero intercalate alle scene del matrimonio e della luna di miele di John Lennon e Yoko Ono per promuovere il singolo ''[[The Ballad of John and Yoko]]'', e infine un collage di spezzoni di scene campestri in cui figuravano individualmente i quattro Beatles venne montato sotto la supervisione di [[Neil Aspinall]] per lanciare ''[[Something]]''<ref>Chris Ingham, ''Guida completa ai Beatles'', Vallardi, Milano 2005, pagg. 226-30.</ref>.
 
== Apparizioni televisive ==
[[File:Beatles Paul McCartney .png|thumb|McCartney e Harrison alla TV olandese, ripresi il 5 giugno 1964]]
Oltre alle esibizioni dal vivo nella classica forma delle tournée, i Beatles devono larga parte della loro popolarità alle loro apparizioni televisive, ospitati e supportati inizialmente dai canali indipendenti. La prima volta che fecero la loro comparsa in TV risale al 17 ottobre 1962, nel programma della Granada TV ''People and Places'' (dove sarebbero tornati altre volte). Fu poi la volta di ''Discs A Gogo'', della TWW (Television Wales and the West) e ''Tuesday Rendevouz'' della stazione ITV, entrambe nel dicembre 1962.
 
Il 13 gennaio 1963 i Beatles esordirono nella popolare trasmissione di musica pop ''Thank Your Lucky Stars'', della ABC Television di Birmingham, che li avrebbe accolti altre sette volte. ''ABC At Large'' li vide nel marzo per la prima volta impegnati in un'intervista a fianco di Brian Epstein e il mese successivo di nuovo alla Granada TV nella prima di una serie di esibizioni al programma ''Scene At 6.30''. Nello stesso mese, finalmente anche la [[BBC]] aveva puntato i riflettori sul gruppo, ospitandoli nello spettacolo ''The 625 Show''. Ad agosto fu la volta della Southern Television, per il programma musicale ''Day By Day'' e successivamente per un documentario sul ''Mersey Beat''; e il 4 ottobre li vide debuttare nella trasmissione di successo ''Ready, Steady, Go!''<ref>Mark Lewisohn, ''La grande storia dei Beatles'', Giunti, Firenze-Milano 2005, pag. 355.</ref>
[[File:The London Palladium Theatre 2.jpg|thumb|left|175px|Il London Palladium (2009)]]
 
L’esibizione del gruppo al ''Val Parnell’s Sunday Night at the London Palladium'', trasmessa in diretta il 13 ottobre 1963 e seguita da quindici milioni di spettatori, rappresenta un punto di svolta non solo nella musica britannica. A quella trasmissione, nella quale i Beatles alternarono musica e gag conquistando il pubblico, si fa risalire secondo molti critici la nascita del termine “[[Beatlemania]]”<ref>Fra gli altri Bill Harry, ''Beatles - L’enciclopedia'', Arcana, Roma 2001, pagg. 83 e 462.</ref>.
 
Fu la Sveriges Television la prima stazione estera che ospitò il gruppo – in tournée in Svezia – a fine ottobre, nel programma ''Drop In''. Il 10 novembre la TV inglese mandò in onda la registrazione del ''Royal Variety Performance'', in cui assieme ad altri artisti i Beatles si erano esibiti la settimana precedente al cospetto della Regina Madre, della principessa Margaret e di Lord Snowdon. In quella circostanza, rispetto al ''Sunday Night at the London Palladium'' di appena un mese prima l’audience televisiva quasi raddoppiò, raggiungendo un numero di spettatori stimato in ventisei milioni<ref>Hunter Davies, ''The Beatles - The Classic Updated'', W.W. Norton & Company, New York/London 2009, pag. 183.</ref>.
 
Ormai divenute celebrità corteggiate, furono protagonisti di svariate altre apparizioni a rotocalchi televisivi locali, trasmissioni per teenager, video promozionali, interviste e programmi pop. Da ricordare il ritorno al ''Val Parnell’s Sunday Night at the London Palladium'', a distanza di tre mesi e con il compenso per l’esibizione addirittura quadruplicato, le apparizioni in TV negli Stati Uniti durante i loro tour del 1964 e 1965 – fra le quali quelle al celebre ''[[Ed Sullivan Show]]'' – e in Australia dove si trovavano in tournée; la loro puntata a Liverpool, seguiti da Granada TV e BBC 1, la partecipazione negli studi della BBC a ''Top of the Pops'' nel giugno del 1966, due concerti dal vivo ripresi e trasmessi dalle televisioni tedesca e giapponese a metà anno<ref>Mark Lewisohn, ''La grande storia dei Beatles'', Giunti, Firenze-Milano 2005.</ref>, fino alla partecipazione allo spettacolo “Our World”, il primo programma televisivo in diretta planetaria. Si calcola che la trasmissione in collegamento [[Satellite artificiale|satellite]] con ventisei nazioni fu vista da 350 milioni di persone (150 milioni secondo Roy Carr).<ref>"I Favolosi Beatles", di Roy Carr&Tony Tyler, ed. Euroclub, 1979; alla voce "''25 giugno''", pag. 66</ref> In quell’occasione i Beatles cantarono ''[[All You Need Is Love]]'', accompagnati dal pubblico di cui facevano parte anche [[Mick Jagger]], [[Keith Richards]], [[Graham Nash]], [[Eric Clapton]] e [[Keith Moon]]<ref>{{Cita web |titolo= All You Need Is Love|editore=''Hit Parade Italia'' |url= http://www.hitparadeitalia.it/schede/a/all_you_need_is_love.htm|accesso=9 marzo 2011}}</ref>.
[[File:Angela e i Beatles (1965).jpg|thumb|220px|[[Angela (cantante)|Angela]] con i Beatles in tour in Italia (1965)]]
Oltre a qualche altra apparizione, la lista non contempla la primissima volta che il gruppo apparve alla TV. Si trattò del ''Carroll Levis Discoveries TV Show'', trasmesso dalla Granada TV nel giugno del 1959. Nella circostanza il gruppo non si era presentato come Beatles – nome di là da venire – ma come Johnny and the Moondogs<ref>AA.VV., ''Beatles – Interviste, Storie e Magie, discografia e videografia complete'', Arcana Editrice, Milano 1984, pag. 153.</ref>.
 
== I Beatles in italiano ==
Le canzoni dei Beatles sono state spesso tradotte in italiano: i [[Meteors]] hanno dedicato al gruppo un intero album, intitolato [[Beatlesmania]], nel [[1965]], mentre recentemente [[Fabio KoRyu Calabrò]] ha realizzato dapprima una versione in italiano dell'intero ''[[The Beatles (album)|White album]]'' nel [[2000]], intitolata ''Albume bianco'', e poi, nel [[2007]], ha ripetuto l'operazione con ''Sergio Pepe e l'orchestrina cuori solitari'', in riferimento all'album [[Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band]], sebbene traduzione corretta di Sgt. sia "Sergente" anziche' Sergio.
 
Da ricordare inoltre gli [[Shampoo (gruppo musicale)|Shampoo]], gruppo demenziale napoletano che, nell'album ''In Naples 1980/81'' hanno riproposto alcune canzoni dei Beatles tradotte...in napoletano (per cui ''Help!'' è diventata ''Peppe'', ''Day Tripper'' '''e zizze'', e così via).
 
Di seguito riportiamo un elenco non esaustivo delle principali ''[[cover]]'' (con l'indicazione del titolo in italiano, dell'interprete e dell'anno di pubblicazione).
 
<div style="font-size:90%; border:0px; padding:0px; text-align:center">
{| {{prettytable|width=100%|align=center}}
|- bgcolor="#EFEFEF"
! Anno
! Titolo originale
! Titolo italiano
! Autore del testo in italiano
! Esecutori
|-
| [[1963]]
| ''[[Please Please Me/Ask Me Why#Please Please Me|Please Please Me]]''
| ''Per favore, per favore me''
| [[Danpa]]
| [[Fausto Leali]]
|-
| [[1964]]
| ''[[She Loves You]]''
| ''Lei ti ama''
| [[Giuseppe Cassia]] e P. Salinelli
| [[Fausto Leali]]
|-
| [[1964]]
| ''From Me to You''
| ''Cambia tattica''
| [[Vito Pallavicini]]
| [[Ricky Gianco]]
|-
| [[1964]]
| ''[[All My Loving]]''
| ''Non cercarmi''
| [[Vito Pallavicini]]
| [[Ricky Gianco]]
|-
| [[1965]]
| ''I Should Have Known Better''
| ''Cerca di capire''
| [[Don Backy]]
| [[Dino (cantante)|Dino]]
|-
| [[1965]]
| ''[[Yesterday]]''
| ''Ieri''
| [[Marcello Minerbi]] e [[Tullio Romano]]
| [[Los Marcellos Ferial]] (e, nel [[1970]], [[Claudio Villa]])
|-
| [[1965]]
| ''[[I Feel Fine]]''
| ''Lasciami con lei, senza lei''
| [[Mogol]]
| [[Meteors]]
|-
| [[1965]]
| ''[[P.S. I Love You (The Beatles)|P.S. I Love You]]''
| ''P.S. I Love You''
| [[Pinchi]]
| [[Riki Maiocchi]]
|-
| [[1966]]
| ''[[Michelle]]''
| ''Michelle''
| [[Vito Pallavicini]] e [[Ricky Gianco]]
| [[Don Miko]], [[Augusto Righetti]]
|-
| [[1966]]
| ''[[Girl]]''
| ''Girl''
| [[Mario Cenci]]
| [[Peppino Di Capri]]
|-
| [[1966]]
| ''[[Rubber Soul#I Need You|I Need You]]''
| ''Mi manchi''
| [[Giorgio Calabrese]]
| [[Meri Marabini]]
|-
| [[1966]]
| ''[[Paperback Writer]]''
| ''Quello che manca''
| [[Giorgio Calabrese]]
| [[Augusto Righetti]]
|-
| [[1966]]
| ''[[Day Tripper]]''
| ''Non sei dritta''
|
| [[Augusto Righetti]]
|-
| [[1966]]
| ''Run for Your Life''
| ''Cara mia''
|
| [[Augusto Righetti]]
|-
| [[1966]]
| ''Drive My Car''
| ''Fammi fare un giro''
|
| [[Augusto Righetti]]
|-
| [[1966]]
| ''Rain''
| ''Pioggia''
| [[Vito Pallavicini]]
| [[Bushmen]], [[Augusto Righetti]]
|-
| [[1966]]
| ''We can work it out''
| ''Nelle mani tue''
| [[Carlo Rossi (paroliere)|Carlo Rossi]]
| [[Mike Liddell e gli Atomi]], [[Augusto Righetti]]
|-
| [[1966]]
| ''Norvegian Wood (This Bird Has Flown)''
| ''Se ritornerai''
| [[Domenico Seren Gay]] e Menegazzi
| [[Camaleonti]]
|-
| [[1967]]
| ''With a Little Help from My Friends''
| ''Un piccolo aiuto dagli amici''
| [[Mogol]]
| [[I soliti ignoti (gruppo musicale)|I soliti ignoti]]
|-
| [[1967]]
| ''[[Penny Lane (brano musicale)|Penny Lane]]''
| ''Penny Lane''
| [[Mogol]]
| [[I Castellani]]
|-
| [[1968]]
| ''Hello goodbye''
| ''Hello goodbye''
| [[Mogol]]
| [[Bit-nik]]
|-
| [[1968]]
| ''I'll Be Back''
| ''Cos'hai''
| [[Rolando Giambelli]]
| [[Rolando Giambelli]]
|-
| [[1968]]
| ''[[Get Back (The Beatles)|Get Back]]''
| ''Chi è''
| [[Sergio Bardotti]]
| [[The Juniors]]
|-
| [[1969]]
| ''Carry That Weight''
| ''Il dubbio''
| [[Paolo Limiti]] e [[Felice Piccarreda]]
| [[I Nuovi Angeli]]
|-
| [[1969]]
| ''[[Yellow Submarine (brano musicale)|Yellow Submarine]]''
| ''Yellow submarine''
| [[Mogol]]
| [[Nada Malanima|Nada]]
|-
| [[1969]]
| ''Ob-la-di, Ob-la-da''
| ''Obladì Oblada''
| [[Mogol]] e [[Felice Piccarreda]]
| [[I Nuovi Angeli]], [[I Ribelli]], [[Dino (cantante)|Dino]]
|-
| [[1969]]
| ''[[Back in the U.S.S.R.]]''
| ''Torno in Russia''
| [[Felice Piccarreda]]
| [[Chriss and the Stroke]]
|-
| [[1969]]
| ''Golden Slumbers''
| ''Per niente al mondo''
| [[Paolo Limiti]] e [[Felice Piccarreda]]
| [[Chriss and the Stroke]], [[Wess]]
|-
| [[1970]]
| ''[[Oh! Darling]]''
| ''Oh, Darling!''
| [[Luigi Albertelli]]
| [[I Ribelli]]
|-
| [[1970]]
| ''And I Love Her''
| ''La tua voce''
| [[Mogol]] e [[Don Backy]]
| [[Patty Pravo]]
|-
| [[1970]]
| ''[[Let It Be (brano musicale)|Let It Be]]''
| ''Dille sì''
| [[Cristiano Minellono]]
| [[Patrick Samson]]
|-
| [[1970]]
| ''[[I Am the Walrus]]''
| ''Non sono solo''
| [[Domenico Serengay]]
| [[Uh!]]
|-
| [[1970]]
| ''[[The Long and Winding Road]]''
| ''La lunga strada che''
| [[Felice Piccarreda]]
| [[Day Costello]]
|-
| [[1971]]
| ''[[Here, There and Everywhere]]''
| ''Una che dice di sì''
| [[Bruno Lauzi]]
| [[Gianni Morandi]]
|-
| [[1979]]
| ''Here, there and everywhere''
| ''Se mai ti stancassi''
| [[Gian Pieretti]]
| [[Laura Luca]]
|-
| [[1983]]
| ''Golden Slumbers''
| ''Non ti cambierei''
| [[Paolo Limiti]] e [[Felice Piccarreda]]
| [[Fred Bongusto]]
|-
| [[1988]]
| ''Let It Be''
| ''Lato B''
| [[Vincenzo Ricotta]]
| [[Powerillusi]]
|-
| [[2000]]
| ''Back in the U.S.S.R.''
| ''Torno in C.C.C.P.''
| [[Fabio KoRyu Calabrò]]
| [[Fabio KoRyu Calabrò]]
|-
| [[2000]]
| ''Dear Prudence''
| ''Prudenza cara''
| [[Fabio KoRyu Calabrò]]
| [[Fabio KoRyu Calabrò]]
|-
| [[2000]]
| ''[[While My Guitar Gently Weeps]]''
| ''Piangi ukulele con me''
| [[Fabio KoRyu Calabrò]]
| [[Fabio KoRyu Calabrò]]
|-
| [[2000]]
| ''Honey Pie''
| ''Monica''
| [[Fabio KoRyu Calabrò]]
| [[Fabio KoRyu Calabrò]]
|-
| [[2000]]
| ''Revolution''
| ''Rivoluzione''
| [[Fabio KoRyu Calabrò]]
| [[Fabio KoRyu Calabrò]]
|-
| [[2000]]
| ''[[Helter Skelter (brano musicale)|Helter Skelter]]''
| ''Alka Seltzer''
| [[Fabio KoRyu Calabrò]]
| [[Fabio KoRyu Calabrò]]
|-
| [[2004]]
| ''Let It Be''
| ''L'è de 'lbì''
| [[Luciano Ravasio]]
| [[Luciano Ravasio]]
|-
|}
</div>
 
== Premi e riconoscimenti ==
* 1963, 27 dicembre. Il ''Times'' definisce Lennon e McCartney «i compositori inglesi più eccezionali del 1963», sottolineando che i loro pezzi «costituiscono gli esempi più estrosi e inventivi dello stile che si è andato sviluppando nel Merseyside negli ultimi anni.»<ref>William Mann sul ''Times'' del 23 dicembre 1963, riportato in June Skinner Sawyers (a cura di), ''Read the Beatles'', Arcana Edizioni, Roma 2010, pagg. 91-2.</ref>.
* 1963, a fine anno il periodico ''[[New Musical Express]]'', a seguito di un sondaggio coi propri lettori, li proclama il gruppo musicale numero 1 al mondo<ref>Riportato in Hunter Davies, ''The Beatles - The Classic Updated'', W.W. Norton & Company, New York/London 2009, pag. 188.</ref>.
* 1965, 26 ottobre. I Beatles sono insigniti dell'[[Ordine dell'Impero Britannico]].
* 1998, 8 giugno. La rivista ''[[Time]]'' li inserisce tra le 100 personalità più importanti e influenti del XX secolo, definendoli "la più sorprendente rock-'n'-roll band al mondo"<ref>{{Cita news |cognome=Loder |nome=Kurt |anno=1998 |titolo=The rock musicians THE BEATLES|url=http://www.time.com/time/magazine/article/0,9171,988503,00.html|data=8 giugno 1998 |pubblicazione=[[Time (magazine)|Time]] |editore=Time.com |accesso=14 agosto 2011|ref=harv}}</ref>.
* Nel 2004 i Beatles sono inseriti nella [[Vocal Group Hall of Fame]].
* Nel 2004 la rivista ''[[Rolling Stone]]'' colloca quattro dei loro album nei primi dieci della [[Lista dei 500 migliori album secondo Rolling Stone|lista dei 500 più grandi album di tutti i tempi]]<ref>{{Cita web |titolo=The 500 greatest albums|editore=''[[Rolling Stone]]'' |url= http://www.rollingstone.com/music/lists/500-greatest-albums-of-all-time-19691231|accesso=24 febbraio 2011}}</ref>.
* 2005, ottobre. La rivista ''[[Variety (rivista)|Variety]]'' colloca i Beatles in prima posizione fra le 100 più rilevanti icone del XX secolo<ref>{{Cita web |titolo=Icons of the century|editore=''Variety'' |url=http://www.variety.com/index.asp?layout=variety100&content=jump2&jump=iconIndex|accesso=19 marzo 2011}}</ref>.
* 2008, 11 settembre. La rivista ''[[Billboard]]'' li pone al primo posto nella classifica basata sulla permanenza dei singoli nella Single Chart americana nel periodo dal 1958 al 2008.<ref>{{Cita web |titolo=The Billboard Hot 100 All-Time Top Artists (20-01) |anno=2008 |data=11 settembre 2008 |opera=Billboard |url=http://www.billboard.com/bbcom/specials/hot100/charts/top100-artists-20.shtml |accesso=14 novembre 2009 |ref={{SfnRef|Billboard|2008}}}}</ref>
* A loro è dedicata una stella nella [[Hollywood Walk of Fame]].
* Secondo la [[RIAA]], nessun altro artista ha venduto più album negli Stati Uniti (176 milioni)<ref>{{Cita web |editore=[[Recording Industry Association of America]] |anno=2009a |titolo=Top Selling Artists |url=http://www.riaa.com/goldandplatinumdata.php?table=tblTopArt |accesso=14 Novembre 2009|ref={{SfnRef|RIAA2009a}}}}</ref>.
* Fino al 2010 i Beatles risultano ancora il gruppo che ha venduto, superando di molto il miliardo, la maggiore quantità di dischi in assoluto.
 
=== Grammy ===
[[File:Beatles ad 1965.JPG|thumb|Poster EMI in occasione dei Grammy Awards del 1964]]
* [[Grammy Award]] attribuito a ''A Hard Day’s Night'' quale migliore interpretazione vocale dell’anno (1964)
* Grammy Award attribuito ai Beatles quali migliori artisti esordienti (1964)
* Grammy Award attribuito a Paul McCartney per ''Eleanor Rigby'' quale migliore interpretazione vocale contemporanea (1966)
* Grammy Award attribuito a John Lennon e Paul McCartney quali compositori di ''Michelle'', miglior canzone dell'anno (1966)
* Grammy Award attribuito a [[Klaus Voormann]] quale miglior grafico per la copertina dell'album ''Revolver'' (1966)
* Grammy Award attribuito a ''Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band'' quale miglior album dell’anno (1967)
* Grammy Award attribuito a ''Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band'' quale miglior disco contemporaneo (1967)
* Grammy Award attribuito a [[Geoff Emerick]] quale miglior ingegnere dei suoni per ''Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band'' (1967)
* Grammy Award attribuito a [[Geoff Emerick]] e Phil McDonald quali migliori ingegneri dei suoni per ''Abbey Road'' (1969)
* Grammy Award attribuito a ''Let It Be'' quale migliore colonna sonora (1970)
* Grammy Award attribuito a ''Free As a Bird'' quale migliore interpretazione vocale dell’anno (1996)
* Grammy Award attribuito a ''Free As a Bird'' quale miglior videoclip breve (1996)
* Grammy Award attribuito a ''Free As a Bird'' quale miglior videoclip lungo (1996)
* Grammy Award attribuito a ''The Beatles Anthology'' quale miglior videoclip lungo (1996)
* Grammy Award attribuito a George Martin e Giles Martin per ''Love'' quale miglior compilation della colonna sonora (compilation di brani dei Beatles) di film (2007)
* Recording Academy Grammy Hall of Fame Award attribuito all’album ''Sgt Pepper's Lonely Heart Club Band'' (1993)
* Recording Academy Grammy Hall of Fame Award attribuito all’album ''Abbey Road'' (1995)
* Recording Academy Grammy Hall of Fame Award attribuito al singolo ''Yesterday'' (1997)
* Recording Academy Grammy Hall of Fame Award attribuito al singolo ''I Want to Hold Your Hand'' (1998)
* Recording Academy Grammy Hall of Fame Award attribuito al singolo ''Strawberry Fields Forever'' (1999)
* Recording Academy Grammy Hall of Fame Award attribuito all’album ''Revolver'' (1999)
* Recording Academy Grammy Hall of Fame Award attribuito al singolo ''Eleanor Rigby'' (2000)
* Recording Academy Grammy Hall of Fame Award attribuito all’album ''A Hard Day’s Night'' (2000)
* Recording Academy Grammy Hall of Fame Award attribuito all’album ''Rubber Soul'' (2000)
* Recording Academy Grammy Hall of Fame Award attribuito al singolo ''Hey Jude'' (2001)
* Recording Academy Grammy Hall of Fame Award attribuito all’album ''Meet The Beatles!'' (2001)
* Recording Academy Grammy Hall of Fame Award attribuito all’album ''The Beatles'' (''White Album'') (2002)
* Recording Academy Grammy Hall of Fame Award attribuito al singolo ''Let It Be'' (2004)
* Recording Academy Grammy Hall of Fame Award attribuito al singolo ''Help!'' (2008)
 
 
=== Ivor Novello Award ===
* [[Ivor Novello Award]] attribuito ai Beatles nel 1964 per il più importante contributo alla musica britannica del 1963
* Ivor Novello Award attribuito a ''She Loves You'' quale canzone più diffusa nel 1963
* Ivor Novello Award attribuito a ''She Loves You'' quale disco più venduto nel 1963
* Ivor Novello Award attribuito a ''I Want to Hold Your Hand'' quale secondo disco più venduto nel 1963
* Ivor Novello Award attribuito a ''All My Loving'' quale seconda canzone più importante dell'anno 1963
* Ivor Novello Award attribuito a ''Michelle'' quale canzone più suonata nel 1966
* Ivor Novello Award attribuito a ''Yellow Submarine'' quale singolo più venduto nel 1966
* Ivor Novello Award attribuito a ''She's Leaving Home'' quale migliore canzone britannica del 1967
* Ivor Novello Award attribuito a ''She's Leaving Home'' quale miglior musica del 1967
* Ivor Novello Award attribuito a ''She's Leaving Home'' quale miglior testo del 1967
* Ivor Novello Award attribuito a ''Hello Goodbye'' quale secondo disco più venduto nel 1967
* Ivor Novello Award attribuito a ''Hey Jude'' quale singolo più venduto in Gran Bretagna nel 1968
* Ivor Novello Award attribuito a ''Get Back'' quale singolo britannico più venduto (1972)
* Ivor Novello Award attribuito a ''Ob-La-Di Ob-La-Da'' quale canzone più richiesta alla radio (1972)
=== Cinema ===
* Special Award, New York Film Critics Circle Awards, attribuito a ''[[Yellow Submarine (film)|Yellow Submarine]]'' quale miglior lungometraggio di animazione (1968)
* Special Award, National Society Film Critics Awards, USA, attribuito a [[George Dunning]] per il film ''Yellow Submarine'' (1969)
* Premi Oscar 1971: Oscar alla migliore colonna sonora per il film ''[[Let It Be - Un giorno con i Beatles]]'' (1969)<ref>{{cita web|lingua= en|url=http://www.oscars.org/awards/academyawards/legacy/ceremony/43rd-winners.html|titolo=The 43rd Academy Awards (1971) Nominees and Winners|editore=''The Academy of Motion Picture Arts and Sciences''|accesso=14 agosto 2001|autore=}}</ref><ref>Tony Bramwell, ''Magical Mystery Tours - My Life with the Beatles'', St. Martin’s Press, New York 2006, pag. 347.</ref>
 
=== Altro ===
* Best Vocal Disc of the Year attribuito a ''From Me to You'' dalla rivista musicale ''[[Melody Maker]]'' (1963)<ref>P. Schreuders, M. Lewisohn e A. Smith, ''The Beatles’ London'', Portico Books, London 1994, pag. 78.</ref>
* Trustees Award attribuito ai Beatles (1972)
* Trustees Award attribuito a [[George Martin]] (1996)
* National Academy of Recording Arts and Sciences President's Award attribuito ai Beatles (2004)
 
== Note ==
{{references|2}}
 
== Bibliografia ==
=== Enciclopedie ===
* {{cita libro|autore=Riccardo Bertoncelli|coautori=Cris Thellung|titolo=Ventiquattromila dischi. Guida a tutti i dischi degli artisti e gruppi più importanti|anno=2006|editore=Baldini Castoldi Dalai|id=ISBN 978-88-6018-151-0.|cid=R. Bertoncelli, 2006}}
* {{cita libro|autore=Dante E. Di Mauro|coautori=|titolo=Storia del rock|anno=1998|editore=Sapere 2000 Ediz. Multimediali|id=ISBN 88-7673-148-2.|cid=Dante E. Di Mauro, 1998}}
* {{cita libro|autore=Federico Guglielmi|coautori=Cesare Rizzi|titolo=Grande enciclopedia rock|anno=2002 |editore=Giunti Editore|id=ISBN 88-09-02852-X.|cid=Guglielmi e Rizzi, 2002}}
 
=== Testi monografici ===
<!-- INSERIRE I LIBRI IN ORDINE ALFABETICO PER COGNOME DELL’AUTORE -->
 
* Alan Aldridge, ''Il libro delle canzoni dei Beatles'', Mondadori, Milano 2001, ISBN 88-04-43294-2 (''The Beatles Illustrated Lyrics'', Macdonald, London 1969).
* Maurizio Angelucci, ''Gli Inclonabili The Beatles'', Edizioni Cinque Terre, 2008.
* Julia Baird, ''Imagine This - Io e mio fratello John Lennon'', Perrone editore, Roma 2008, ISBN 978-88-6004-136-4 (''Imagine This – Growing Up with My Brother John Lennon'', Hodder & Stoughton, 2007).
* {{en}} Tony Barrow, ''John, Paul, George, Ringo & Me'', Thunder’s Mouth Press, New York 2005.
* Marco Bonfiglio, ''Beatles For Sale - Il Romanzo'', Fermento, Roma 2005, ISBN 8889207280.
* {{en}} Tony Bramwell, ''Magical Mystery Tours - My Life with the Beatles'', St. Martin’s Press, New York 2006, ISBN 978-0-312-33044-6.
* Roy Carr e Tony Tyler, ''I favolosi Beatles'', Euroclub, Bergamo 1979.
* Alan Clayson, ''The Beatles Box'', Mondadori, Milano 2003.
* Alan Clayson, ''The Beatles'', Mondadori, Milano 2004.
* Roberto Colonna, ''Dalla prospettiva degli scarafaggi'', in ''Napolipiù - La verità'', 8 dicembre 2005, p.&nbsp;21.
* {{en}} Hunter Davies, ''The Beatles - The Authorized Biography'', Granada Publishing Ltd, St Albans 1969.
* {{en}} Hunter Davies, ''The Beatles - The Classic Updated'', W.W. Norton & Company, New York/London 2009, ISBN 978-0-393-33874-4.
* {{en}} Geoff Emerick, ''Here, There and Everywhere'', Gotham Books, New York 2007, ISBN 978-1-592-40269-4.
* Giuseppe Fiorentino e Gaetano Vallini, ''La rivoluzione bianca della banda dei quattro'', in ''L'Osservatore Romano'', 22 novembre 2008.
* Giuseppe Fiorentino e Gaetano Vallini ''I sette anni che sconvolsero la musica'', in ''L'Osservatore Romano'', 10 aprile 2010.
* Donatella Franzoni e Antonio Taormina (a cura di), ''Beatles tutti i testi. 1962-1970'', Arcana Editore, Milano, 1992.
* Simon Frith, ''Sociologia del rock'', Feltrinelli, Milano 1982 (''The Sociology of Rock'', Constable and Company Limited, London, 1978).
* George Harrison, ''I Me Mine'', Rizzoli, Milano 2002, ISBN 88-7423-014-1 (''I Me Mine'', Chronicle Books, San Francisco 2002).
* Bill Harry, ''Beatles - L’enciclopedia'', Arcana, Roma 2001, ISBN 88-7966-232-5 (''The Beatles Encyclopedia'', Blandford, London 1997).
* Mark Hertsgaard, ''A Day in the Life - La musica e l’arte dei Beatles'', Baldini&Castoldi, Milano 1995, ISBN 88-859-8791-5 (''A Day in the Life – The Music and Artistry of the Beatles'', Macmillan, New York 1995).
* Chris Ingham, ''Guida completa ai Beatles'', Vallardi, Milano 2005 ISBN 88-8211-986-6 (''The Rough Guide to the Beatles'', Rough Guide Ltd, 2003).
* Michelangelo Iossa e Roberto Caselli, ''The Beatles'', Collana "Legends Classic Rock", Editori Riuniti, Roma 2003, ISBN 88-359-5352-9.
* Michelangelo Iossa, ''Le Canzoni dei Beatles'', collana "Pensieri e Parole", Editori Riuniti, Roma 2004.
* Michelangelo Iossa, ''Campi di Celluloide per Sempre: il Cinema dei Beatles'', volume "Rock Around the Screen", Liguori Editore, Napoli 2010.
* {{fr}} Eric Krasker, ''Les Beatles - Enquête sur un mythe 1960-1962'', Paris, Séguier, 2003, ISBN 2-84049-373-X.
* {{fr}} Eric Krasker, ''The Beatles - Fact and Fiction 1960-1962'', Paris, Séguier, 2009, ISBN 978-2-84049-523-9.
* Lapham Lewis, ''I Beatles in India. Altri dieci giorni che cambiarono il mondo'', collana Assolo, E/O, Roma 2007, ISBN 978-88-7641-762-7 (''With the Beatles'', Melville House Publishing, 2005).
* Mark Lewisohn, ''Beatles - Otto anni ad Abbey Road'', Arcana Editrice, Milano 1990, ISBN 88-85859-59-3 (''The Complete Beatles Recording Sessions'', EMI Records Ltd, London 1998).
* Mark Lewisohn, ''The Beatles Chronology'', Giunti, Firenze 1995.
* Mark Lewisohn, ''La grande storia dei Beatles'', Giunti, Firenze-Milano 2005, ISBN 88-09-04249-2 (''The Complete Beatles Chronicle'', Pyramid Books, London 1992).
* Ian MacDonald, ''The Beatles. L’opera completa'', Mondadori, Milano 1994, ISBN 88-04-38762-9 (''Revolution in the Head'', Fourth Estate, London 1994).
* William Mandel, ''Beatles proibiti'', Edizioni Blues Brothers, 2009, ISBN 978-88-8074-053-7.
* George Martin, ''Summer of Love - The Making of Sgt. Pepper'', Coniglio Editore, Roma 2008, ISBN 978-88-6063-160-2 (''Summer of Love - The Making of Sgt. Pepper'', Macmillan, London 1994).
* Alfredo Marziano e Mark Worden, ''Penny Lane - Guida ai luoghi leggendari dei Beatles'', Giunti, Firenze 2010, ISBN 978-88-09-74526-1.
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* {{en}} Piet Schreuders, Mark Lewisohn, Adam Smith, ''The Beatles’ London - A Guide to 467 Beatles Sites'', Portico Books, London 2008, ISBN 978-1-906032-26-5.
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* Bob Spitz, ''The Beatles. La vera storia'', Sperling & Kupfer, Milano 2006, ISBN 88-200-4161-8 (''The Beatles - The Biography'', New York 2005).
* {{en}} John Swenson, ''The Beatles. Yesterday & Today'', Zebra Books, New York 1977.
* Derek Taylor, ''Estate d’amore e di rivolta'', ShaKe Edizioni Underground, Milano 1997, ISBN 88-86926-26-X (''It Was Twenty Years Ago Today'', Bantam, New York 1987).
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* ''The Beatles Anthology'', Rizzoli, Milano 2010 ISBN 978-88-17-03784-6 (''The Beatles Anthology'', Chronicle Books, San Francisco 2000).
* ''Dopo i Beatles Musica e Società negli anni '70'', Carabba, Lanciano 2003.
 
== Voci correlate ==
* [[Rare and Unseen: The Beatles]]
* [[Leave My Kitten Alone]]
 
== Altri progetti ==
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== Video ==
* {{cita web|url=http://www.youtube.com/profile?user=webdelpep2003#grid/playlists|titolo=The Beatles TV}}
* [http://wiki.creativecommons.org/ART_OF_THE_BEATLES_IN_THE_GLOBAL_LIBRARY Full-length film e concerti dei Beatles sotto una licenza Creative Commons]
 
== Collegamenti esterni ==
* {{en}} [http://www.beatles.com/ Sito ufficiale]
* {{Dmoz|World/Italiano/Arte/Musica/Artisti/B/Beatles/}}
* {{en}} [http://www.beatlesstory.com/ Museo sui Beatles a Liverpool]
* [http://www.tuttobeatles.com/ Risorsa sui Beatles con particolare attenzione ai testi]
* [http://www.chiedichieranoibeatles.it/ Chiedi chi erano i Beatles, tutto sulla band più amata di tutti i tempi]
* [http://www.ilsussidiario.net/Speciali/Ritorno-ad-Abbey-Road/ Speciale Beatles de IlSussidiario.net - Ritorno ad Abbey Road, analisi di tutti i dischi dei Fab Four]
* {{en}} [http://www.beatlesinterviews.org/ Trascrizioni delle interviste rilasciate dai Beatles]
* {{en}} [http://songslyrics.atspace.com/thebeatles/ Testi dei Beatles]
* {{en}} [http://beatlesarchive.altervista.org/discography Discografia completa - Confronto UK / USA]
* [http://www.wumberlog.splinder.com/post/19335654/La+rivoluzione+bianca+della+ba G. Fiorentino e G. Vallini, ''La rivoluzione bianca della banda dei quattro'', in L'''Osservatore Romano'', 22 novembre 2008]
* [http://www.beatlesiani.com/ Sito Ufficiale Beatlesiani d'Italia Associati]
* [http://www.beatlemania.it/ Portale italiano sui Beatles, contenente notizie, testi, accordi, curiosità]
* {{en}} [http://www.icce.rug.nl/~soundscapes/VOLUME02/Beatlesongs.shtml Per Myrstem, "Who is the main composer of Beatles' songs? (Lista delle canzoni dei Beatles, con indicazione di compositori e cantanti)]
* {{en}} [http://www.icce.rug.nl/~soundscapes/VOLUME01/A_Beatles_Odyssey.shtml Analisi delle canzoni dei Beatles da parte del musicologo Alan W. Pollack]
* {{en}} [http://www.icce.rug.nl/~soundscapes/BEAB/index.shtml M. Heuger: "Beabliography", Bibliografia sui Beatles con più di 400 titoli]
 
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