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[[File:Legnano-Stemma.png|miniatura|upright=0.8|Lo stemma del comune di Legnano]]
La '''storia di [[Legnano]] nel XIX secolo''' è stata caratterizzata dal manifestarsi delle condizioni e dal susseguirsi degli eventi che portarono gradualmente all'[[industrializzazione]] della città.
La prima fase di industrializzazione di Legnano, che avvenne nella parte iniziale del XIX secolo e che era caratterizzata da un sistema produttivo pre-[[capitalismo|capitalistico]], fu poi seguita da una modernizzazione dei [[Processo di produzione industriale|processi di produzione]]. Ciò diede inizio, nella seconda metà del secolo, alla seconda fase della [[Seconda rivoluzione industriale|rivoluzione industriale]] a Legnano, che portò alla nascita di vere e proprie fabbriche [[Industria tessile|tessili]] e [[Industria metalmeccanica|meccaniche]] nel senso moderno del termine.
Le prime attività capitalistiche che gradualmente si formarono furono le filature, che trassero origine dalle attività proto industriali nate nei primi decenni del XIX secolo; alcune di esse crebbero notevolmente fino a essere annoverati tra i principali cotonifici lombardi. L'indice di occupati nell'industria, rispetto ai lavoratori totali, passò dal 12% del 1857, al 28% del 1887 al 42% del 1911: al termine del processo di trasformazione del borgo agricolo in città industriale moderna, Legnano iniziò a essere soprannominata "piccola [[Manchester]]" d'Italia, titolo conteso in zona con la confinante e altrettanto industrializzata [[Busto Arsizio]]. Il ritmo e la portata di questa trasformazione ebbe pochi altri esempi paragonabili nel continente europeo<ref name="Cita|Ferrarini|p. 145"/>.
== Le premesse all'industrializzazione ==
[[File:Distico di Gian Alberto Bossi - Basilica di San Magno.JPG|thumb|Il distico di Gian Alberto Bossi]]
L'economia della Legnano preottocentesca<ref name="Cita|Ferrarini|p. 83">{{Cita|Ferrarini|p. 83}}.</ref><ref>{{Cita|D'Ilario, 1984|p. 198}}.</ref><ref>{{Cita|D'Ilario, 1984|p. 76}}.</ref> era prettamente agricola con [[Coltura intensiva|colture intensive]] che fornivano vari prodotti, tra cui [[granoturco]], [[frumento]], [[Oryza sativa|riso]], [[segale]], [[Avena sativa|avena]], [[Panicum miliaceum|miglio]], [[Hordeum vulgare|orzo]], [[Legume|legumi]], [[vino]], [[fieno]], [[Linum usitatissimum|lino]] e [[canapa]], mentre i boschi, che erano formati principalmente da [[quercia|querce]] e [[Pino|pini]], davano legna da ardere<ref name="Cita|Ferrarini|p. 81"/>. Il granoturco era la coltivazione più diffusa (superava la seconda coltura, quella del frumento, quattro a uno), tant'è che il centro storico della città era conosciuto, in [[dialetto legnanese]], come "''ul burgu di maragasc''", ovvero "il borgo del granoturco<ref name="Cita|Ferrarini|p. 80"/>. Nelle stalle legnanesi erano presenti le [[mucca|vacche]], da cui si ricavava il latte per il formaggio e il burro, e gli [[Animale da soma|animali da tiro]], ovvero i [[bue|buoi]] per i lavori nelle campagne e i [[Cavallo|cavalli]] per trainare i [[Carro (trasporto)|carri]] e le [[Carrozza|carrozze]]: erano anche presenti, in piccola parte, anche alcuni [[Asino|asini]]<ref name="Cita|Ferrarini|p. 81"/>. Essendo il granoturco la coltivazione più diffusa, l'alimentazione dei legnanesi era perlopiù basata sulla [[polenta]] e sul pane giallo, mentre il condimento più diffuso era l'olio di [[ravizzone]]<ref name="Cita|Ferrarini|p. 81"/>. La raccolta di fieno era invece concentrata i due mesi all'anno, a maggio (la cosiddetta "[[Maggengo|maggese]]") e ad agosto (l'"agostana"): questa doppia mietitura era la prova che l'[[irrigazione]], che era fornita da un fiume docile come l'Olona<ref name="Cita|Ferrarini|p. 143"/>, avesse raggiunto un buon livello di efficienza<ref name="Cita|Ferrarini|p. 81"/> e che i terreni del [[Legnanese (territorio)|legnanese]] fossero fertili<ref name="Cita|Ferrarini|p. 143"/>.
Le colture erano irrigate dalle acque dell'Olona grazie alle acque prelevate e distribuite dalle ramificazioni e dalle molteplici rogge originate dal fiume. Nel 1772 erano 12 i [[Mulini ad acqua sul fiume Olona|mulini sull'Olona]] che impiegavano la forza motrice del fiume per far muovere le macine<ref name="Cita|Ferrarini|p. 69">{{Cita|Ferrarini|p. 69}}.</ref>. Gli impianti molinatori lungo l'Olona sono menzionati nel [[distico]] realizzato da [[Gian Alberto Bossi]] nel 1518 ([[Lingua latina|lat.]] "''rivorum copia''", ovvero "l'abbondanza di acque") scolpendo un [[architrave]] di pietra, che si trova sopra la porta dei resti del campanile dell'antica [[Chiesa di San Salvatore (Legnano)|chiesa di San Salvatore]]<ref name="D'Ilario p. 250">{{Cita|D'Ilario, 1984|p. 250}}.</ref>, in seguito inglobati nella [[basilica di San Magno]]:
{{Citazione|I pascoli, le vigne, le messi, l'abbondanza di acque, il tempio e le numerose famiglie nobiliari danno lustro a Legnano|Distico di Gian Alberto Bossi scolpito su un architrave della basilica di San Magno<ref name="D'Ilario p. 248">{{Cita|D'Ilario, 1984|p. 248}}.</ref>|PAVULA • VINA • CERES • RIVORUM COPIA • TEMPLUM • LEGNANUM ILLUSTRANT • MVLTAQUE NOBILITAS|lingua=la}}
[[File:Mulino Schiatti - Legnano (1930).JPG|thumb|left|Mulino Schiatti in zona Gabinella a Legnano nel 1930]]
Grazie ai mulini, in seguito trasformati in moderne [[Ruota idraulica|ruote idrauliche]] che sfruttavano la forza motrice originata dall'acqua per far muovere i macchinari delle fabbriche, la [[Valle Olona]], di cui il Legnanese fa parte, è stata una delle culle dell'[[industrializzazione]] italiana<ref>{{Cita|Macchione|pp. 11 e 18}}.</ref>. Nei secoli successivi i mulini furono gradualmente abbandonati e gli ultimi sette vennero demoliti tra il XIX e il XX secolo dalle grandi [[industria tessile|industrie cotoniere]] legnanesi per venire sostituiti da impianti più moderni che utilizzavano la corrente del fiume con maggior efficienza.
Oltre alla coltura di cereali, l'economia legnanese si basava anche sull'[[artigianato]] e sull'[[allevamento]] del [[bestiame]]. I legnanesi, che abitavano in [[Corte lombarda|cortili]] o [[Casa di ringhiera|case di ringhiera]], facevano parte di gruppi che discendevano da diverse famiglie patriarcali. Essi erano sottoposti a [[mezzadria]], o "colonia lombarda", sotto la supervisione del patriarca (in dialetto legnanese, ''ragiò'', conosciuto in [[dialetto milanese]] con il termine ''regiù''<ref name="Cita|Bernareggi|p. 33">{{Cita|Bernareggi|p. 33}}.</ref>), e lavoravano dei terreni coltivati che si sviluppavano dal centro del borgo alle case coloniche di periferia. I rilievi soprastanti l'Olona erano coltivati a frutteti e vigneti. I territori lungo le rogge originate dal fiume, le zone ai lati dei viottoli e i terreni al centro delle case coloniche erano destinati alla coltivazione di [[Morus (botanica)|gelsi]], che erano alla base della produzione della [[seta]]<ref>{{Cita|D'Ilario, 1984|pp. 83-84}}.</ref>.
I bassi redditi che erano offerti dall'economia agricola incoraggiavano a integrare l'attività dei campi con altre mansioni alle quali si avvicendavano, durante la giornata, le donne. Alla sera gli agricoltori legnanesi diventavano infatti [[filatura|filatori]] e [[tessitura|tessitori]] di seta, di cotone, di lana, oppure [[tintoria|tintori]]. Le stoffe erano tinte in calderoni di [[rame]] con il colorante stemperato in acqua bollente. Dopo che i tessuti avevano assimilato il colorante, venivano sciacquati nelle acque dell'Olona, in corrispondenza del quale erano montate strutture di legno adeguate. In origine i coloranti erano di origine vegetale, più tardi, verso la fine del XIX secolo, furono introdotti i [[Pigmento|pigmenti]] artificiali. Queste attività furono la premessa per la nascita dell'industria, che trovò poi un decisivo aiuto, per il suo sviluppo, nell'antica tradizione artigianale domestica, nella costruzione di moderne e rilevanti vie di comunicazione, nella presenza di personalità della zona che possedevano cospicui capitali da investire e nella già citata presenza di mulini lungo il fiume<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 84">{{Cita|D'Ilario, 1984|p. 84}}.</ref><ref name="Cita|Macchione|p. 131">{{Cita|Macchione|p. 131}}.</ref>.
== Epoca napoleonica ==
=== La Legnano napoleonica ===
[[File:Porta di Sotto.JPG|miniatura|sinistra|La Porta di Sotto in un acquarello del 1875 di Giuseppe Pirovano{{#tag:ref|Il pittore legnanese non fu però testimone del soggetto dipinto. Cfr. Ferrarini p. 101.|group=N}}. È stata demolita nel 1818]]
Anche negli anni della [[Napoleone Bonaparte|dominazione napoleonica]]<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 83">{{Cita|D'Ilario, 1984|p. 83}}.</ref> Legnano mantenne il ruolo di importante borgo agricolo: il centro storico della città era infatti conosciuto, in [[dialetto legnanese]], come "''ul burgu di maragasc''", ovvero "il borgo del granoturco<ref name="Cita|Ferrarini|p. 80"/>. Urbanisticamente la Legnano dell'epoca era divisa in due parti: l'agglomerato più grande e più importante ubicato sulla riva destra del fiume [[Olona]] e che corrisponde al moderno centro della città (la cosiddetta ''Contrada Granda'', in dialetto legnanese) e un borgo più piccolo, [[Legnanello]], sulla riva sinistra del fiume. All'epoca le due comunità, che avevano un'esistenza indipendente, erano in comunicazione grazie alla presenza di alcuni di ponti. I terreni compresi tra i due abitati, che erano attraversati dall'Olonella e dal corso principale dell'Olona, erano liberi ed erano conosciuti come "Braida arcivescovile" essendo di proprietà dell'arcidiocesi di Milano<ref name="D'Ilario p. 40">{{Cita| D'Ilario, 1984|p. 40}}.</ref>; la Braida Arcivescovile restò libera da costruzioni fino al XX secolo perché era spesso allagata dalle acque del fiume<ref>{{Cita| D'Ilario, 1984|pp. 208-209}}.</ref>.
La Legnanello dell'epoca era costituita da poche case che erano situate lungo la strada parallela al corso principale dell'Olona nota fin dall'epoca romana (il moderno corso Sempione, conosciuto popolarmente come ''strada magna''<ref name="Cita|Ferrarini|p. 21">{{Cita|Ferrarini|p. 21}}.</ref>), la cosiddetta ''[[Via Mediolanum-Verbannus]]'', mentre il borgo principale era formato da un agglomerato di abitazioni che si sviluppava intorno a una piazza (la moderna piazza San Magno)<ref name="D'Ilario p. 40"/>. L'Olonella aveva origine dal fiume poco prima del centro abitato principale e, dopo aver lambito il borgo principale vicino alla moderna [[basilica di San Magno]] e a [[palazzo Malinverni]], rientrava poco più a valle nell'Olona. L'Olonella è stata poi interrata nella prima parte del XX secolo<ref group=N name=mappa/>.
In epoca napoleonica, e fino alla metà del XIX secolo, Legnano ebbe il medesimo sviluppo urbanistico, con le vie principali che si sviluppavano a raggiera da corso Sempione e dalla direttrice formata dai moderni corso Magenta-corso Garibaldi: da sud a nord le strade più importanti erano la [[Contrada (geografia)#Significato tradizionale del termine nelle varie regioni italiane|contrada]] della Pesa, la contrada del Voltone, la contrada Maggiore, la contrada di San Domenico e la corsia di Sant'Angelo<ref name="Cita|Ferrarini|p. 21"/>. All'epoca erano già presenti, lontane dal centro abitato e immerse nella campagna, le [[Cascine di Legnano|cascine di Mazzafame, Ponzella, San Bernardino, Canazza e Olmina]]: questi edifici vivevano di una vita autonoma rispetto agli insediamenti centrali<ref name="Cita|Ferrarini|p. 21"/>. Tale impianto urbanistico, che fu immutato per secoli, cambiò radicalmente in seguito, con l'inaugurazione della ferrovia (1860), che diede un'accelerata notevole ai profondi mutamenti che coinvolgeranno Legnano nei decenni seguenti<ref name="Cita|Ferrarini|p. 22"/>.
[[File:Legnano 11-2010 - panoramio (1).jpg|thumb|La moderna piazza San Magno, dove fino al 1808 era situato il più antico cimitero di Legnano]]
L'agglomerato urbano principale di Legnano continuò a svilupparsi con forma allungata seguendo la direttrice tracciata da una via che costituiva, insieme a una strada realizzata dagli antichi Romani che attraversava Legnanello, il principale sistema di comunicazione con la zona circostante. La strada passante per l'abitato principale, che seguiva anch'essa il percorso dell'Olona e che corrisponde ai moderni corso Magenta e Garibaldi, attraversava l'agglomerato urbano da nord a sud; questa strada proveniva dalla Valle Olona e metteva in comunicazione [[Castellanza]], Legnano, il moderno quartiere legnanese Costa di San Giorgio e Milano; all'ingresso e all'uscita da Legnano furono costruite due [[Porta cittadina|porte di accesso]] di cui una, conosciuta come "Porta di Sotto", fu demolita nel 1818 perché rendeva difficoltosa la circolazione dei carri degli agricoltori<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 213">{{Cita|D'Ilario, 1984|p. 213}}.</ref><ref name="Cita|Ferrarini|p. 101">{{Cita|Ferrarini|p. 101}}.</ref>. Era situata a sud dell'abitato, di cui costituiva il confine meridionale, lungo il moderno corso Magenta, che all'epoca si chiamava via Porta di Sotto<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 216">{{Cita|D'Ilario, 1984|p. 216}}.</ref>, poco più avanti dell'ingresso di Palazzo Leone da Perego e vicino all'antico [[castello dei Cotta]]. La "Porta di Sotto", che era arricchita da un affresco cinquecentesco<ref name="Cita|Ferrarini|p. 101"/>, si presentava come un'apertura ad arco al di sopra del quale era stato ricavato un passaggio coperto<ref name="ReferenceA">{{Cita|Agnoletto|pp. 32-33}}.</ref> che collegava il complesso architettonico formato da [[palazzo Leone da Perego]] e dall'adiacente [[Palazzo Visconti (Legnano)|palazzo Visconti]] al castello dei Cotta e, dopo la demolizione di quest'ultimo, a una costruzione situata dall'altra parte del moderno corso Magenta<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 213"/><ref name="Agnoletto|p. 33">{{Cita|Agnoletto|p. 33}}.</ref>. A nord era presumibilmente situata una "Porta di Sopra" della quale, però, non sono rimaste testimonianze tangibili, dato che fu verosimilmente abbattuta in tempi più remoti<ref name="ReferenceA"/>.
Sullo spazio antistante la [[basilica di San Magno]], dove è situata la moderna piazza, fin dall'epoca medievale, era presente il [[cimitero]] principale di Legnano, che fu adoperato per secoli per inumare le salme della gente comune e che venne in seguito completato da una stanza sotterranea<ref name="D'Ilario p. 256">{{Cita|D'Ilario, 1984|p. 256}}.</ref>. I casati nobiliari, difatti, seppellivano i propri morti all'interno delle chiese, mentre le salme della gente comune venivano inumate in [[Fossa comune|fosse comuni]] nei pressi degli edifici di culto<ref name="D'Ilario p. 256"/>. Sulle note descrittive relative alla [[visita pastorale]] effettuata a Legnano dal cardinal [[Giuseppe Pozzobenelli]] nel 1761, in riferimento al cimitero legnanese, è riportato che:
{{Citazione|[...] [Il cimitero] è separato e distinto dalla piazza adiacente solamente da colonnine in pietra [...]|Stralcio delle note relative alla visita pastorale del 1761 del cardinal Giuseppe Pozzobenelli<ref name="Cita|Ferrarini|p. 115">{{Cita|Ferrarini|p. 115}}.</ref>|[...] [Coemeterium] a platea adjacente Solis columellis lapideis secernitur, ac distinguir [...]|lingua=la}}
In particolare, le colonnine divisorie citate nello stralcio della relazione del cardinal Pozzobenelli servivano a consentire l'accesso alla basilica, il cui ingresso fu spostato nel 1610 proprio a ovest, verso il cimitero<ref name="Cita|Ferrarini|p. 115"/>. Questo camposanto era conosciuto come "il foppone" e venne utilizzato fino al 1808, quando una disposizione del governo napoleonico obbligò le amministrazioni comunali a spostare i campisanti fuori dai centri abitati<ref name="D'Ilario p. 256"/><ref name="Cita|Ferrarini|p. 115"/><ref name="D'Ilario p. 279">{{Cita|D'Ilario, 1984|p. 279}}.</ref>. La motivazione principale legata a questa disposizione risiedeva al miglioramento delle condizioni igieniche dei borghi che facevano parte dei domini napoleonici<ref name="Cita|Ferrarini|p. 21"/>.
Il legnanesi realizzarono quindi un nuovo e moderno cimitero fuori dalla mura delle loro città: era situato sull'area occupata dalle moderne scuole [[Bonvesin de la Riva]], nei pressi del [[Santuario della Madonna delle Grazie (Legnano)|santuario della Madonna delle Grazie]]. In origine aveva una superficie iniziale di 3.000 m<sup>2</sup>, poi portati a a 5.500 m<sup>2</sup> grazie a un ampliamento della struttura<ref name="D'Ilario p. 279"/>. Dal 1808, anno della sua costruzione, al 1898, anno del suo smantellamento, accolse le salme di 21.896 legnanesi<ref name="D'Ilario p. 279"/>: nel 1898 venne sostituito dal moderno [[cimitero monumentale di Legnano]]<ref name="D'Ilario p. 280">{{Cita|D'Ilario, 1984|p. 280}}.</ref>.
=== Le conseguenze della dominazione napoleonica ===
[[File:Mappa Legnano 1850.jpg|miniatura|Una mappa di Legnano del 1850: si vedono ancora i due abitati di Legnano e Legnanello (all'epoca ancora distinti) divisi dall'Olona e dall'[[Olonella]]. I due centri abitati si sono poi saldati in un unico conglomerato urbano con l'espansione edilizia del XX secolo<ref group=N name=mappa>Cfr. le due topografie di Legnano (datate 1925 e 1938) che sono presenti nel testo di D'Ilario a pag. 352 e a pag. 353.</ref>]]
I primi anni di occupazione francese, che furono conseguenza della [[Campagna d'Italia (1796-1797)|campagna d'Italia del 1796-1797]], vennero segnati da molte difficoltà che si ripercossero soprattutto sulle classi sociali legnanesi meno abbienti<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 91">{{Cita|D'Ilario, 1984|p. 91}}.</ref>.
Complici anche le modifiche della struttura amministrativa dei territori occupati da [[Napoleone]], la Legnano dell'epoca era pervasa da un forte senso di incertezza, a cui si aggiunsero le vessazioni sulla popolazione ad opera dei soldati, che sovente confiscavano beni ai contadini della zona<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 91"/>. I sussidi dati agli agricoltori legnanesi da parte della nuova amministrazione lenirono in parte la confisca di vettovaglie, carri e bestiame da parte dell'esercito napoleonico<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 91"/>. Altra diretta conseguenza dell'occupazione napoleonica fu l'arruolamento di 850 legnanesi (848 fanti e 2 ufficiali eletti dal popolo) nell'esercito francese, che furono inquadrati nel terzo battaglione della terza legione<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 91"/>. Altre conseguenze del dominio napoleonico furono la requisizione dei beni della Chiesa, che portò più denaro circolante, il quale aiutò, tra l'altro, la nascita delle attività protoindustriali<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 93"/>.
Passò qualche anno prima di vedere applicati, perlomeno in parte, le idee e i principi di libertà propugnati dalla [[Rivoluzione francese]]: i maggiori beneficiari di questo nuovo corso non furono però le classi più deboli, bensì gli amministratori, i commercianti e i banchieri, complice soprattutto il ridimensionamento della classe nobiliare, che vide il suo peso politico calare sostanzialmente<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 91"/>: in altre parole, la [[borghesia]], da classe sociale comprimaria all'ombra dell nobiltà, diventò protagonista della vita politica ed economica della società<ref name="Cita|Ferrarini|p. 80"/>.
La situazione cambiò grazie a [[Francesco Melzi d'Eril]], vicepresidente della [[Repubblica Italiana (1802-1805)|Repubblica Italiana napoleonica]] dal 1802, la cui buona buona amministrazione stabilizzò la situazione: Francesco Melzi d'Eril acquisì, tra l'altro, diverse proprietà a Legnano e Legnanello creando le premesse per la fondazione dell'istituto [[Figlie della carità (canossiane)|canossiano]] che venne poi fondato da [[Barbara Melzi]], religiosa imparentata con Francesco e appartenente al ramo dei [[Melzi (Malingegni)|Melzi Malingegni]]<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 91"/>.
=== Aspetti economici e sociali ===
[[File:Diligenze a cavalli - Legnano.JPG|thumb|Diligenze a cavalli a Legnano nel XIX secolo]]
Aiutato dall'abbondanza dei raccolti, fin dal Medioevo il borgo si avvantaggiò anche dei traffici commerciali grazie alle vie di comunicazione che lo attraversavano. Fu però [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]] a costruire la [[Strada statale 33 del Sempione|strada del Sempione]], che collegava Milano a [[Parigi]] attraversando le [[Alpi]] ([[passo del Sempione]]). Il tratto [[Rho]]-Legnano-[[Gallarate]]-[[Arona]] di questa importante via di comunicazione, che ricalcava l'antica strada romana e medievale, aiutò notevolmente a incrementare la rilevanza strategica di Legnano, seconda stazione di posta da Milano. All'epoca il servizio postale era infatti organizzato tramite [[Diligenza (carrozza)|diligenze]] a cavalli, la cui linea passava da corso Sempione<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 87"/>. Lungo corso Sempione era attivo anche un servizio trasporto passeggeri, realizzato anch'esso con diligenze a cavalli<ref name="Cita|Ferrarini|p. 84"/>. Questo servizio era chiamato dai legnanesi, nel loro dialetto, ''caval e birocc'' (it. "cavallo e carrozza")<ref name="Cita|Ferrarini|p. 84">{{Cita|Ferrarini|p. 84}}.</ref>. Un modo di dire dialettale dell'epoca che evidenziava l'importanza di Legnano recitava<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 83"/>:
{{Citazione|Passando da Legnano e [[Castellanza]] si va direttamente in [[Francia]]|Detto popolare in [[dialetto legnanese]]|Passàa a Legnàn e Castelànza se va drizz in Frànza|lingua=lmo}}
[[File:Rinnovazione mercato e fiera di Legnano.TIF|thumb|left|Rinnovazione del mercato e prolungamento della fiera dei morti di Legnano (29 ottobre 1806)]]
Questa importante strada di comunicazione, e la posizione strategica della città all'interno del triangolo Milano-Como-Varese, gettò le basi per la futura industrializzazione del borgo<ref name="Cita|Ferrarini|p. 80">{{Cita|Ferrarini|p. 80}}.</ref><ref name="Cita|Ferrarini|p. 143">{{Cita|Ferrarini|p. 143}}.</ref>. Legnano, grazie alle vie di comunicazione che la collegavano a Milano e al nord della Lombardia, era da secoli attraversata da importanti scambi commerciali: questo traffico portò, nel 1795, alla riapertura ufficiale, decretata da Regio Magistrato Politico comunale del governo austriaco, del mercato<ref name="Cita|Ferrarini|p. 81">{{Cita|Ferrarini|p. 81}}.</ref><ref name="Cita|Ferrarini|pp. 80-81">{{Cita|Ferrarini|pp. 80-81}}.</ref>. Probabilmente il primo mercato di Legnano, sebbene non ufficialmente autorizzato dal governo, venne predisposto nella prima metà del XV secolo in un periodo in cui i commerci ebbero un'impennata con il moltiplicarsi, anche nei piccoli borghi, della fondazione di nuove fiere e mercati: poi nel borgo legnanese avvennero probabilmente alcuni eventi che impedirono la sua riorganizzazione, e quindi i legnanesi decisero di chiedere, questa volta ufficialmente, il permesso di ripristinarlo<ref name="Cita|Ferrarini|p. 59">{{Cita|Ferrarini|p. 59}}.</ref>. Dopo due vane richieste al governo statale effettuate nel 1499 e nel 1627, il mercato fu ufficialmente riaperto, come accennato, nel 1795<ref name="D'Ilario p. 41">{{Cita|D'Ilario, 1984|p. 41}}.</ref>. Nello specifico, la disposizione governativa austriaca decretava che il mercato si sarebbe tenuto ogni martedì a partire dal 13 ottobre 1795<ref name="Cita|Ferrarini|p. 81"/>.
Nell'aprile del 1805 l'amministrazione comunale di Legnano prestò formale giuramento a Napoleone<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 83"/>. Il testo del giuramento recita<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 83"/>:
{{citazione|Noi sottoscritti municipali, agente e censore di questo comune di Legnano e Legnarello giuriamo ubbidienza alle costituzioni e fedeltà al re|Giuramento di fedeltà dell'amministrazione comunale di Legnano a Napoleone Bonaparte}}
Del 1806 è la realizzazione del canale artificiale [[Cavo Diotti]], scavato per irrorare le coltivazioni non raggiungibili dall'Olona<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 84"/><ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 93">{{Cita|D'Ilario, 1984|p. 93}}.</ref>, in particolar modo le zone più elevate di Legnano come i colli di Sant'Erasmo<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 93"/>, e il ripristino della fiera annuale del mese di novembre, che è invece datato 29 ottobre 1806; originariamente la fiera si teneva il 2 novembre per commemorare i defunti, poi fu estesa anche ai due giorni seguenti<ref name="Cita|Ferrarini|p. 81"/>. Per la "fiera dei morti", questo il suo nome popolare, l'amministrazione comunale di Legnano fece richiesta della sua reintroduzione già da tempo, domanda che venne ripetutamente rigettata a causa delle pressioni politiche di [[Saronno]], [[Busto Arsizio]] e [[Gallarate]], che temevano la concorrenza commerciale di questo evento con le loro fiere. La fiera poi continuava il 5 novembre, giorno di [[Magno di Milano|san Magno]], [[santo patrono]] di Legnano, con l'esposizione di merci e bestiame<ref name="Cita|Ferrarini|p. 81"/>. La tradizione della fiera autunnale non si è spenta nei secoli: ancora nel XXI secolo viene organizzata nel mese di novembre su un'area nei pressi del castello visconteo che si trova lungo il moderno viale Pietro Toselli<ref name="Cita|Ferrarini|p. 81"/>. L'avviso del 29 ottobre 1806 che ripristinò la festa dei morti del 2 novembre recita<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 89">{{Cita|D'Ilario, 1984|p. 89}}.</ref>:
{{citazione|Dietro l'istanza del giorno 22 ottobre la prefettura dipartimentale d'Olona ha con grazioso rescritto del 23 corrente alli n°11868 e 11682 se. II accordato tanto la rinnovazione del mercato settimanale nel giorno di martedì, come in passato si praticava in questo comune, quanto per tenere la fiera autunnale nel giorno 2 novembre, avendola estesa di più ad altri due giorni consecutivi, cioè li giorni tre e quattro, osservate però le vigenti discipline in materia di sanità, finanza e polizia. [...]|Avviso di ripristino della fiera autunnale emesso dall'amministrazione municipale del comune di Legnano in data 29 ottobre 1806}}
[[File:Agricultural field near the "Fratelli Di Dio" entrance to Parco Alto Milanese, Legnano, May 2nd, 2015.JPG|thumb|Area agricola nei pressi del quartiere legnanese di Mazzafame]]
All'inizio del [[XIX secolo]] la natura del Legnanese era ancora relativamente selvaggia: fino alla prima metà del secolo citato, nei boschi legnanesi, erano ancora presenti i [[Canis lupus|lupi]], poi completamente scomparsi<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 88">{{Cita|D'Ilario, 1984|p. 88}}.</ref>. Dato che quest'ultimi minacciavano le greggi e gli animali domestici, il sindaco di Legnano, il 27 giugno 1812, emise un'ordinanza in cui obbligava tutti i cacciatori del comune a partecipare a una battuta finalizzata all'uccisione dei lupi<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 88"/>. Nell'ordinanza si specificava anche l'obbligatorietà di questa disposizione: ai cacciatori che non avessero partecipato alla battuta senza fornire una valida giustificazione, sarebbe stata revocata il [[porto d'armi]]<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 88"/>.
Gli agricoltori, per essere protetti contro il già citato strapotere delle classi superiori, si associarono al [[consorzio del fiume Olona]], cioè all'ente che venne fondato nel 1606 e che possedeva già i diritti sulle rogge. Nel 1818, dopo aver pagato 8.000 [[Scudo (moneta)|scudi]] al governo napoleonico, il consorzio ottenne i diritti demaniali sull'Olona<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 87"/><ref name="regione">{{cita web|url=http://www.lavoro.regione.lombardia.it/shared/ccurl/878/646/Programma_di_intervento_DID_Medio_Olona.pdf|titolo=Programma di intervento del "distretto diffuso di rilevanza intercomunale del Medio Olona"|accesso=10 agosto 2014|editore=lavoro.regione.lombardia.it}}</ref>. Per quanto riguarda invece l'attività agricola, l'amministrazione comunale fissava il prezzo e le caratteristiche del pane da frumento. Nel 1814, ad esempio, venne fissato a 34 lire e 17 centesimi a libbra. Per quanto riguarda le sue caratteristiche, un avviso pubblico del sindaco di Legnano recitava che<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 87"/>:
{{citazione|[Il pane doveva essere] bello, buono, ben cotto e condizionato da vendersi, fino a nuovo ordine, a peso e non a numero e in pagnotte da una libbra e mezza libbra|Avviso pubblico del sindaco di Legnano}}
=== Aspetti amministrativi e politici ===
Come riporta un documento del governo napoleonico<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 85">{{Cita|D'Ilario, 1984|p. 85}}.</ref>, nel giugno del 1805 la popolazione di Legnano raggiunse i 2.784 abitanti. L'atto era accluso a un decreto che concedeva a Legnano un moderno organo amministrativo nella forma di un [[consiglio comunale]] e di una municipalità: il primo era costituito da 15 membri scelti dal prefetto (per quattro quinti scelti tra i possidenti, mentre per un quinto tra i non possidenti aventi un'età superiore ai 35 anni e esercitanti un mestiere, nonché paganti la tassa personale), mentre la seconda era formata da un sindaco e da due "savi". I consigli comunali erano convocati e assistiti dal regio consigliere del distretto o del cantone, mentre il sindaco era nominato dal prefetto. I due savi erano invece eletti dal consiglio comunale che li sceglieva tra una rosa di nomi, più precisamente tra i venticinque notabili più ricchi di Legnano. Il sindaco e i savi restavano in carica un anno ed erano rieleggibili.
[[File:Piazza San Magno (Legnano).JPG|miniatura|left|Piazza San Magno in una foto di inizio XIX secolo]]
In questo periodo Legnano era capoluogo del IV [[Cantoni francesi|cantone]], che faceva parte del [[distretto di Gallarate]], il quale apparteneva a sua volta al [[dipartimento d'Olona]], che invece aveva sede a Milano. Il cantone con a capo Legnano racchiudeva un territorio con una popolazione complessiva di 12.727 abitanti, che erano distribuiti in 17 comuni, ovvero Legnano [[Cairate]], [[Cascina Masina]], [[Castegnate]], [[Castellanza]], [[Cislago]], [[Fagnano con Bergoro]], [[Gorla Maggiore]], [[Gorla Minore]], [[Marnate]], [[Nizzolina]], [[Olgiate Olona]], [[Prospiano]], [[Rescalda]], [[Rescaldina con Ravello]], [[Sacconago|Sacconago con Cascina Brughetto]] e [[Solbiate Olona]]<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 85"/>.
All'epoca l'amministrazione comunale di Legnano, che era governata dai grandi proprietari terrieri e dai borghesi più ricchi, era spesso costretta ad intervenire per stendere regolamenti in materia di agricoltura, pascoli e per la gestione dei terreni, oltre che per risolvere le accese dispute tra gli agricoltori e i mugnai, specialmente nei periodi di magra dell'Olona<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 87">{{Cita|D'Ilario, 1984|p. 87}}.</ref>. Proprio lo scarso peso politico ed economico degli agricoltori, portò questa classe sociale legnanese ad aggiungere nuove attività economiche, come la filatura, al tessitura, ecc, che facessero da completamente alle rendite dei campi. Con la nascita di queste nuove attività, accanto ai classici mercati di prodotti agricoli e di bestiame, iniziarono ad essere organizzate fiere di manufatti e di oggetti di artigianato.
Napoleone attraversò Legnano insieme all'imperatrice [[Giuseppina di Beauharnais]] il giorno precedente alla sua incoronazione a [[re d'Italia]]<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 83"/>. L'evento è documentato da una circolare del prefetto del dipartimento d'Olona destinata alle amministrazioni comunali: con essa erano fissate le prescrizioni e le modalità dell'accoglimento del sovrano francese<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 83"/>. Il testo della circolare recita<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 83"/>:
{{citazione|[...] [Con la circolare sono fissate] le prescrizioni e le modalità dell'accoglimento di S.M. l'Imperatore de' Francesi e resa d'onori tanto civili che militari, riserva della presentazione delle chiavi e di tutto ciò chè relativo al comando e alla parola d'ordine. [...]|Circolare del prefetto del dipartimento d'Olona}}
A dispetto delle dichiarazioni ufficiali, l'opinione pubblica non era graniticamente schierata a favore di Napoleone<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 91"/>. Anche a Legnano erano presenti diverse correnti politiche: c'è chi preferiva il ritorno degli austriaci e chi preferiva la nuova situazione, con i francesi come nuovi dominatori<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 91"/>. Questi ultimi erano poi divisi a loro volta in due fazioni, una più moderata, che faceva capo a Francesco Melzi D'Eril, e un'altra più radicale<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 91"/>.
== Il Risorgimento ==
=== Dalla Restaurazione alla prima guerra d'indipendenza ===
[[File:Antico ospizio di Sant'Erasmo (Legnano) (5).jpg|thumb|Corso Sempione tra il 1926 e il 1927. Si riconoscono (sulla sinistra) l'antico [[ospizio Sant'Erasmo]] in via di demolizione e (sulla destra) il nuovo e omonimo ospizio, che venne completato nel 1927. Sull'estrema destra si scorge la chiesa di Sant'Erasmo]]
Alla fine del dominio napoleonico, con la [[Restaurazione]], la [[Lombardia]] fu annessa all'[[Impero austriaco]] (1814): nello specifico, tutti i comuni lombardi, entrarono a far parte del [[Regno Lombardo-Veneto]], ovvero di uno Stato direttamente dipendente dal governo di [[Vienna]]<ref name="Cita|Ferrarini|p. 80"/>. Sotto il dominio austriaco, le amministrazioni locali furono riorganizzate. Il 12 febbraio 1816, con decreto imperiale di [[Maria Teresa d'Asburgo|Maria Teresa d'Austria]], entrò in vigore la nuova organizzazione territoriale della Lombardia: Legnano smise di essere capoluogo e fu unita al XV [[distretto di Busto Arsizio]]: di conseguenza l'archivio cantonale venne soppresso, e tutti i documenti in esso contenuti passarono all'archivio comunale di Busto Arsizio<ref>{{Cita|D'Ilario, 1984|pp. 86-87}}.</ref>. Invece, da un punto di vista sociale, iniziarono a nascere anche a Legnano società segrete finalizzate all'affrancamento dall'Austria: ormai si era infatti preso coscienza, complici le idee della Rivoluzione francese circolate durante il periodo napoleonico, che l'Italia avrebbe dovuto superare la divisione in più stati con l'obiettivo finale di realizzare uno stato unitario e indipendente dalle potenze straniere<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 93"/>. Le premesse alla nascita di queste società segrete si ebbero durante la dominazione francese: le sette segrete d'epoca napoleonica erano invece costituite da [[giacobini]], che erano stati dichiarati fuorilegge dalle autorità<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 92">{{Cita|D'Ilario, 1984|p. 92}}.</ref>.
Per quanto riguarda i servizi, è di questi anni (1826) l'inaugurazione del primo ufficio postale di Legnano, cui seguì una seconda ricevitoria postale (1850), questa volta nel quartiere di Legnanello<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 87"/>. Quest'ultima restò aperta solo pochi mesi a causa della riorganizzazione del servizio che comportò il trasferimento dell'ufficio postale principale, quello aperto nel 1826, in una zona più vicina a corso Sempione. Venne spostato nello stradone per Legnanello, la moderna via Matteotti, in modo tale da rendere meglio raggiungibile corso Sempione, ovvero l'arteria da cui passava il servizio postale, il cui trasporto era organizzato con una diligenza a cavalli<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 87"/>. Lungo corso Sempione e nell'abitato principale di Legnano, ovvero nella cosiddetta ''Contrada Granda'', erano situati la maggior parte degli esercizi pubblici<ref name="Cita|Ferrarini|p. 81"/>. Nel 1847 erano presenti undici [[Osteria|osterie]], di cui sei fornivano il servizio pernottamento, due [[Caffetteria|caffetterie]] che restavano aperte anche fino a tarda sera, dato che chiudevano a mezzanotte, e dieci rivendite di [[Liquore|liquori]]<ref name="Cita|Ferrarini|pp. 81-82">{{Cita|Ferrarini|pp. 81-82}}.</ref>.
Il [[tasso di mortalità]] della Legnano di primo Ottocento era intorno al 40 ‰, con un picco del 51 ‰ raggiunto nel periodo compreso tra il 1833 e il 1842<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 90">{{Cita|D'Ilario, 1984|p. 90}}.</ref>. Questa recrudescenza del numero dei decessi era imputabile a un'epidemia di [[colera]] che avvenne nell'estate del 1836 e che fece registrare 150 vittime tra il 1833 e il 1842<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 90"/>. Altre epidemie di colera ebbero luogo nel 1849 e nel 1854 che causarono, rispettivamente, 25 e 200 morti<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 90"/>. Nel 1887 la popolazione legnanese fu colpita dal [[vaiolo]], la cui pandemia durò due anni, durante i quali si registrarono 186 casi e 22 morti<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 90"/>. Per quanto riguarda invece l'assistenza sanitaria, a inizio XIX secolo non era ancora presente nessuna struttura organizzata a parte due [[Medico condotto|medici condotti]], di cui uno era specializzato in medicina generale mentre l'altro in chirurgia, che dipendevano entrambi dal comune di Legnano<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 90"/>. A queste due figure professionali si aggiunse, nel 1860, una levatrice comunale<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 90"/>. La costruzione dell'[[ospedale civile di Legnano]], che avverrà nel 1903, sarà poi una diretta conseguenza dell'industrializzazione e delle mutate condizioni sociali ed economiche della popolazione, che renderanno necessaria la realizzazione di un nosocomio vero e proprio, nella moderna accezione del termine<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 90"/> .
[[File:Istituto Melzi Legnano.JPG|miniatura|left|Palazzo Melzi a Legnanello]]
Il primo intervento dell'amministrazione comunale legnanese riguardo alla [[pubblica istruzione]]<ref>{{Cita|D'Ilario, 1984|pp. 295-296}}.</ref> è dell'inizio del XIX secolo, quando il governo cittadino affidò a due maestri la gestione di due classi di scolari, una maschile e una femminile. L'allestimento di locali a uso esclusivo della scuola è invece del 1832; precedentemente le lezioni si tenevano in ambienti di fortuna. In un documento del 1848 è riportato come il numero di studenti iscritti a questa scuola, la cui ubicazione era nella moderna via Verdi, fosse di 470 per la classe maschile e 475 per quella femminile; nel 1852 questa scuola fu trasferita in alcuni locali del moderno corso Magenta. Di questi anni è la fondazione dell'istituto privato da parte di [[Barbara Melzi]] (1854), con l'allestimento della [[Scuola dell'infanzia|scuola materna]] e della [[Scuola primaria in Italia|scuola elementare]]; l'edificio che ospita questo istituto, appartenuto all'[[Melzi d'Eril|omonima famiglia nobiliare]], è di rilevanza storica.
Un forte impulso alla pubblica istruzione si ebbe con la promulgazione della [[legge Casati]] (1859), in seguito della quale il comune di Legnano fu obbligato a predisporre una scuola comunale permanente; l'amministrazione risolse il problema affittando dal marchese Cornaggia uno stabile da adibire a edificio scolastico. Qualche decennio dopo, nel 1896, il comune di Legnano acquistò il convento di Sant'Angelo convertendolo in scuola elementare; l'antico monastero fu poi demolito nel 1967 e ricostruito (le moderne scuole Mazzini).
Nel 1870, quando la pubblica istruzione comunale era già ben avviata, le scuole legnanesi avevano un'organizzazione delle attività didattiche che era simile a quello delle moderne università: le lezioni iniziavano all'11 novembre e terminavano in estate, con le date degli esami di fine anno scolastico che erano fissate per agosto<ref name="Cita|Ferrarini|p. 84"/>. È di questi anni la lotta, a livello nazionale, all'[[analfabetismo]]: in questo contesto, nel 1871, a Legnano vennero aperte una scuola maschile serale e una scuola femminile festiva, entrambe destinate ad alunni adulti<ref name="Cita|Ferrarini|p. 84"/>. Una dichiarazione delle autorità legnanesi dell'epoca, a tal proposito, recita:
{{citazione|[Le autorità fanno un] caldo appello alla popolazione, un'esortazione ai capi famiglia ed a tutte le persone che hanno influenza a volere inculcare la necessità di approfittare dell'istruzione, unico mezzo per conseguire in uno con i vantaggi morali anche quelli materiali. [...]|Dichiarazione della autorità comunali sulla pubblica istruzione<ref name="Cita|Ferrarini|p. 84"/>}}
[[File:Apertura scuole comunali di Legnano (1870).tif|thumb|Apertura delle delle scuole comunali di Legnano (25 ottobre 1870)]]
Secondo i dati presenti negli archivi comunali, nel 1897, gli studenti nelle scuole comunali e private erano 1.648, che erano seguiti da trentadue insegnanti; gli alunni erano divisi in classi formate da un numero di studenti compreso tra i trenta e i sessantasei<ref name="Cita|Ferrarini|pp. 84-85">{{Cita|Ferrarini|pp. 84-85}}.</ref>. Di questi 1.648 studenti, 897 erano maschi, mentre 751 erano femmine<ref name="Cita|Ferrarini|p. 85">{{Cita|Ferrarini|p. 85}}.</ref>. Invece, nelle scuole private legnanesi, erano presenti 181 studenti, 139 femmine e 42 maschi<ref name="Cita|Ferrarini|p. 85"/>. Per quanto riguarda il rendimento scolastico, le statistiche registrano un numero di bocciature che faceva dimezzare, dalla prima alla quinta [[Scuola primaria in Italia|elementare]], il numero studenti nella classi<ref name="Cita|Ferrarini|p. 85"/>.
Nel 1856 il governo austriaco predispose un catasto che registrò tutti i [[bene immobile|beni immobili]], i nomi dei loro possessori e le rendite ad essi associati: furono anche redatte delle mappe con indicati i luoghi e i confini delle proprietà<ref name="Cita|Ferrarini|p. 17">{{Cita|Ferrarini|p. 17}}.</ref>. L'ultimo censimento di questo genere realizzato a Legnano fu il [[Catasto Teresiano]], che venne predisposto, sempre dal governo austriaco, nel 1722<ref name="Cita|Ferrarini|p. 96">{{Cita|Ferrarini|p. 96}}.</ref>. Rispetto a quest'ultimo, il catasto ottocentesco riportava proprietà più frazionate: il numero dei [[Mappale|mappali]] aumentò infatti da 1.709 a 2.134<ref name="Cita|Ferrarini|p. 17"/>.
Il censimento del 1856 riportò anche un importante cambiamento sociale: l'avvicendamento tra alcune storiche famiglie nobiliari di Legnano e nuovi casati che iniziarono a imporsi nella società civile<ref name="Cita|Ferrarini|p. 17"/>. Due delle famiglie che dominarono Legnano per secoli scomparvero dalla scena (i [[Vismara (famiglia)|Vismara]]) mentre altre risultarono ridimensionate (i [[Lampugnani (famiglia)|Lampugnani]])<ref name="Cita|Ferrarini|p. 17"/>. Altri casati nobiliari fecero invece la loro comparsa a Legnano: i Melzi, con l'acquisto di diversi immobili, soprattutto a [[Legnanello]], e i Cornaggia, che avevano acquisito già da qualche decennio, tra l'altro, anche il [[Castello Visconteo (Legnano)|castello Visconteo]]<ref name="Cita|Ferrarini|p. 17"/>. Comparirono poi anche per la prima volta alcune famiglie borghesi, che formeranno in seguito, insieme ad altri gruppi familiari, la futura aristocrazia industriale legnanese: i Krumm e i [[Cantoni (famiglia)|Cantoni]]<ref name="Cita|Ferrarini|p. 17"/>. Rispetto al Catasto Teresiano, fu registrata un'espansione edilizia di modeste dimensioni<ref name="Cita|Ferrarini|p. 17"/>.
Come già accennato, anche Legnano fu attraversata dai fermenti [[Risorgimento|risorgimentali]] che coinvolsero l'Italia dalla metà del XIX secolo. Tra i legnanesi che ebbero un ruolo di primo piano nel Risorgimento ci furono Saule Banfi ed Ester Cuttica: quest'ultima, in particolare, ebbe rapporti diretti anche con [[Giuseppe Mazzini]]. Durante la [[Prima guerra di indipendenza italiana|prima guerra di indipendenza]] anche i legnanesi insorsero contro gli austriaci formando bande armate con strumenti di fortuna<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 93"/>; dopo la costituzione del [[governo provvisorio di Milano]], conseguenza delle [[cinque giornate di Milano|cinque giornate]] molti legnanesi si arruolarono nella guardia civica milanese partecipando alla difesa della città<ref name="D'Ilario, 2003|p. 248">{{Cita|D'Ilario, 2003|p. 248}}.</ref>
Anche a Legnano fu indetto un plebiscito per l'annessione della Lombardia al [[Regno di Sardegna (1720-1861)|Regno di Sardegna]], e il suo risultato fu una schiacciante vittoria a favore dell'annessione, anche se tutto ciò non ebbe seguito a causa della successiva sconfitta di [[Carlo Alberto di Savoia]]. In questo plebiscito erano elettori attivi i cittadini che avevano compiuto i 21 anni di età, analfabeti compresi, e i seggi elettorali vennero organizzati all'interno della casa parrocchiale di San Magno<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 94">{{Cita|D'Ilario, 1984|p. 94}}.</ref>.
In seguito all'[[armistizio Salasco]] (9 agosto 1848), gli austriaci riconquistarono la Lombardia<ref name="D'Ilario, 2003|p. 248"/>. In questo contesto, il 30 settembre 1848, Legnano venne dichiarata in stato di assedio, e visto il contributo dato dai legnanesi a questa prima fase del Risorgimento, furono eseguite imponenti operazioni di perquisizione, durante le quali furono sequestrate molte armi<ref name="D'Ilario, 2003|p. 248"/>. Vennero anche arrestati alcuni patrioti legnanesi, tra cui Saule Banfi e Ester Cuttica<ref name="D'Ilario, 2003|p. 248"/>.
=== Dalla prima guerra d'indipendenza all'Unità d'Italia ===
{|class="wikitable sortable" style="float:right; text-align:right; margin-left:1em;"
|+ Militari legnanesi inseriti nell'albo della gloria<br />del museo del Risorgimento di Milano<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 99">{{Cita|D'Ilario, 1984|p. 99}}.</ref>
! Matricola!! Nome e cognome !! Grado !! Corpo !! Campagne
|-
|349 ||Antonio Pietro Clementi ||soldato ||7° reggimento granatieri || 1866
|-
|21658 ||Giovanni Glori ||soldato ||10° reggimento fanteria || 1866
|-
|18844 ||Gregorio Lupo ||soldato ||9° reggimento fanteria || 1866
|-
|17234 ||Luigi Mereghetti ||soldato ||10° reggimento fanteria || 1860-1861
|-
|780 ||Michele Monticelli ||caporale ||68° reggimento fanteria || 1866
|-
|20804 ||Giuseppe Ranaboldo ||soldato ||6° reggimento fanteria || 1866
|-
|17185 ||Angelo Vignati ||soldato ||10° reggimento fanteria || 1860-1861
|-
|246 ||Luigi Maria Zerbone ||soldato ||26° reggimento fanteria || 1860-1861
|}
Nelle guerre risorgimentali che seguirono, almeno otto legnanesi{{#tag:ref|Sono infatti otto i soldati legnanesi iscritti nel registro conservato presso il [[Museo del Risorgimento (Milano)|museo del Risorgimento di Milano]], dove sono elencati i militari che hanno combattuto le guerre risorgimentali.|group=N}} parteciparono alle battaglie inquadrati nell'[[Regia Armata Sarda|esercito sardo-piemontese]]; Legnano ebbe anche un caduto nella [[battaglia di San Fermo]] (Luigi Fazzini)<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 96"/>.
Legnano fu anche coinvolta nelle operazioni militari che seguirono la [[battaglia di Magenta]], scontro armato facente parte della [[seconda guerra d'indipendenza italiana]] (1859)<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 94"/>. In particolare, un dispaccio del feldmaresciallo-luogotenente austriaco [[Karl von Urban]], a capo di una divisione di cui faceva parte la brigata del feldmaresciallo-luogotenente Benedeck, ordinava che<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 94"/>:
{{citazione|[...] la brigata del generale Benedeck lasciasse la posizione di attacco a [[Busto Garolfo]], si recasse a Legnanello via Legnano, si accampasse a Legnanello e occupasse Legnano fronteggiando il Ticino [...]|Dispaccio di Karl von Urban}}
Von Urban decise poi di non attaccare in forze Legnano, soprattutto per l'aperta ostilità della popolazione locale<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 94"/>. Il comandante della brigata, per evitare problemi, prima di lasciare Legnano, decise prendere in ostaggio il [[prevosto]], Antonio Ponzoni<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 94"/>. A questo punto alcuni legnanesi protestarono veemente in dialetto al grido di "''mola! mola!''" (in it. "lascia! lascia!"): l'ostaggio fu poi liberato appena fuori dal centro abitato<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 96">{{Cita|D'Ilario, 1984|p. 96}}.</ref>.
La divisione di von Urban fu uno dei reparti più sconfitti dai [[cacciatori delle Alpi]] di [[Giuseppe Garibaldi]]. Sebbene non si conosca il numero di legnanesi arruolati nelle truppe guidate dell'eroe dei due mondi<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 96"/>, una divisa di un [[garibaldino]] fu in seguito scoperta in una vecchia casa di Legnano, ed è ora tra gli oggetti conservati nel [[museo civico Sutermeister]]: del soldato che la indossò non però è noto il nome<ref>{{Cita|D'Ilario, 1984|pp. 93-99}}.</ref><ref>{{Cita|D'Ilario, 1984|p. 152}}.</ref>.
Anche i legnanesi parteciparono alla sottoscrizione per costituire il [[Fondo per il milione di fucili]], che fu organizzato da Garibaldi<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 96"/>. Dopo il primo avviso, che comparve sui muri di Legnano nel novembre del 1859, i legnanesi riuscirono a raccogliere globalmente 351 lire e 43 centesimi, una cifra di una certa rilevanza, considerando la situazione economica in cui versava la maggioranza della popolazione<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 96"/>. Parteciparono all'appello tutte le classi sociali legnanesi, dai commercianti, ai farmacisti, agli operai, agli alunni delle scuole legnanesi<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 96"/>. Anche gli industriali diedero il proprio contributo, seguendo l'invito giunto alla deputazione comunale di Legnano tramite la camera di commercio di Milano, che recitava<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 96"/>:
{{citazione|[...] [L'invito era particolarmente rivolto] al ceto mercantile e industriale di Legnano [perché] è dovere di tutti cooperare al santo scopo, ma è precipuo dovere dei commercianti e industriali, ne' quali è concentrata la ricchezza per la massima parte del paese. [..]|Invito a partecipare alla sottoscrizione per costituire il Fondo per il milione di fucili}}
[[File:Stazione-ferroviaria-1920.jpg|thumb|La stazione ferroviaria di Legnano nel 1920]]
In questo contesto, il 20 dicembre 1860, fu inaugurata la [[Stazione di Legnano|stazione ferroviaria di Legnano]], che era a servizio della [[Ferrovia Domodossola-Milano|linea Milano-Gallarate]]<ref>{{cita web|cognome=|nome=|url=http://www.trenidicarta.it/aperture.html|titolo=Prospetto cronologico dei tratti di ferrovia aperti all'esercizio dal 1839 al 31 dicembre 1926|accesso=12 giugno 2014|editore=trenidicarta.it}}</ref>, da poco costruita<ref name="Cita|Ferrarini|p. 82">{{Cita|Ferrarini|p. 82}}.</ref> e all'epoca ancora a binario unico<ref name="Cita|Ferrarini|p. 146">{{Cita|Ferrarini|p. 146}}.</ref>. La linea ferroviaria fu poi raddoppiata nell'anno 1900<ref name="Cita|Ferrarini|p. 146"/>. Nello stesso periodo fu definitivamente scartato il progetto della ferrovia [[Abbiategrasso]]-[[Magenta (Italia)|Magenta]]-Legnano-[[Busto Arsizio]]<ref name="Cita|Ferrarini|p. 146"/>: il motivo di tale accantonamento risiedeva nel fatto che fosse più conveniente, come linea ferroviaria congiungente [[Genova]] con il [[traforo del Sempione]], la linea Milano-Gallarate, dato che era più diretta e quindi più breve<ref name="Agnoletto|p. 66">{{Cita|Agnoletto|p. 66}}.</ref>.
La ferrovia Milano-Gallarate diede un impulso fondamentale allo sviluppo industriale di Legnano: oltre a causare cambiamenti urbanistici, che vennero anche stimolati dalla crescita demografica (si passò dai 2.500 abitanti di inizio XX secolo ai 10.643 del 1890), il borgo legnanese diventò ottimale, grazie all'importanza delle sue vie di comunicazione, anche per il trasferimento di aziende fondate altrove<ref name="Cita|Ferrarini|p. 22">{{Cita|Ferrarini|p. 22}}.</ref>. La ferrovia influenzò anche il futuro assetto abitativo, dato che creò un quartiere "Oltrestazione"<ref name="Cita|Ferrarini|p. 22"/>, che iniziò a essere popolato a partire dall'inizio del XX secolo<ref name="Cita|Ferrarini|p. 82"/>. Poco dopo l'inaugurazione della ferrovia, nel 1862, fu realizzata la moderna via Mauro Venegoni, che all'epoca veniva chiamata "viale della stazione in là", dato che conduceva a [[Borsano]]<ref name="Cita|Ferrarini|p. 83"/>. Costruita la strada, i terreni attraversati dalla nuova via, originariamente coltivati a cereali, vite e gelsi, iniziarono a essere urbanizzati con la costruzione di abitazioni e industrie<ref name="Cita|Ferrarini|p. 83"/>.
La ferrovia diventò la quarta direttrice parallela di sviluppo della città, dato che si aggiunse a corso Sempione, al fiume Olona e all'asse viario formato dalle moderne vie Magenta e Garibaldi<ref name="Cita|Ferrarini|p. 22"/>. A questo va aggiunta la direttrice costituita dalle moderne via Novara-Venegoni-Barbara Melzi. Ciò fu un'eccezione: in genere i borghi si sviluppavano seguendo una direzione a fasce concentriche che richiamavano l'antica urbanistica medievale, che era basata su un centro cittadino racchiuso da mura che si estendeva seguendo strade disposte a raggiera<ref name="Cita|Ferrarini|p. 22"/> . Legnano quindi conobbe uno sviluppo, perlomeno all'inizio, allungato verso le quattro direttrici parallele<ref name="Cita|Ferrarini|p. 22"/>.
Il 17 marzo 1861, con la proclamazione di Vittorio Emanuele II di Savoia a re d'Italia, anche Legnano entrò a far parte del moderno [[Italia|Stato italiano]]. Legnano era sottoposta già da due anni all'impianto legislativo in vigore nel [[Regno di Sardegna (1720-1861)|Regno di Sardegna]]: la [[Legge 23 ottobre 1859 n. 3702|legge n°3702 del 23 ottobre 1859]] (legge [[Urbano Rattazzi|Rattazzi]]) del [[Presidenti del Consiglio dei ministri del Regno di Sardegna|governo sabaudo]] allargò infatti alla Lombardia, da poco annessa al regno sardo, la legislazione piemontese, che fu poi applicata, nel 1861, all'intera penisola italiana<ref name="Cita|Ferrarini|p. 80"/><ref name="amministrazione">{{cita web|cognome=|nome=|url=http://www.comune.cavacurta.lo.it/c098016/zf/index.php/servizi-aggiuntivi/index/index/idtesto/24|titolo=Breve storia dell'amministrazione comunale (1861–2011)|accesso=12 luglio 2016|formato=|editore=comune.cavacurta.lo.it}}</ref>. In particolare, a capo dell'amministrazione comunale venne posto il [[Sindaco (Italia)|sindaco]], che all'epoca era di nomina governativa<ref name="amministrazione"/>: in particolare, il sindaco era nominato dal [[Ministero dell'interno]] su suggerimento del [[Prefetto (ordinamento italiano)|prefetto]]<ref name="amministrazione"/>.
Per quanto riguarda i dati statistici post unitari, il [[Censimento generale della popolazione e delle abitazioni|primo censimento effettuato dal neonato Stato italiano]] (1861) registrò un aumento della popolazione legnanese di quasi duemila residenti, dai 4.536 del 1840 e ai 6.349 del 1861<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 85"/>. In questo decennio a Legnano venne inaugurato il primo impianto di [[illuminazione pubblica]] (1865)<ref name="Cita|Ferrarini|p. 146"/>.
[[File:Corso Garibaldi (Legnano).JPG|miniatura|Corso Garibaldi verso piazza San Magno. Sulla sinistra, si vede il balcone da cui Giuseppe Garibaldi parlò ai legnanesi<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 98"/>]]
Il 16 giugno 1862, da un balcone di un edificio non più esistente che era ubicato lungo il moderno corso Garibaldi nel luogo dove si trova la sede centrale della [[Banca di Legnano]]<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 96"/>, [[Giuseppe Garibaldi]] invitò i legnanesi alla costruzione di un monumento a ricordo della battaglia del 29 maggio 1176 con queste parole<ref name="Cita|Autori vari|p. 75">{{Cita|Autori vari|p. 75}}.</ref>:
{{citazione|[...] Noi abbiamo poca cura delle memorie degli avvenimenti patrii; Legnano manca di un monumento per constatare il valore dei nostri antenati e la memoria dei nostri padri collegati, i quali riuscirono a bastonare gli stranieri appena s'intesero. [...]|Giuseppe Garibaldi}}
Garibaldi giunse a Legnano in compagnia del figlio [[Menotti Garibaldi|Menotti]], di [[Giuseppe Missori]] e di [[Benedetto Cairoli|Benedetto]] e [[Enrico Cairoli]], questi ultimi figli di donna [[Adelaide Cairoli]], grande amica della patriota legnanese Ester Cuttica<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 96"/>. I legnanesi seguirono poi l'esortazione di Garibaldi, e innalzarono un primo monumento nel 1876 in occasione settecentesimo anniversario della battaglia; questa statua, che venne realizzata da [[Egidio Pozzi]], fu poi sostituita nell'anno 1900 da [[Monumento al Guerriero di Legnano|quella attuale]], che è invece opera di [[Enrico Butti]]. Una lapide posizionata sul retro dell'edificio della Banca di Legnano in corso Garibaldi ricorda questo avvenimento. A Legnano fu anche visitata, questa volta segretamente, da [[Giuseppe Mazzini]], che visitò i [[Mazzinianesimo|mazziniani]] legnanesi: il patriota genovese non fece una visita pubblica perché, essendo di fede politica repubblicana, era costantemente perseguitato da [[Casa Savoia]]<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 96"/>.
Questo non fu l'unico tributo dei legnanesi a Giuseppe Garibaldi<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 98">{{Cita|D'Ilario, 1984|p. 98}}.</ref>. Quando quest'ultimo fu ferito durante la [[giornata dell'Aspromonte]] (29 agosto 1862) i legnanesi, profondamente colpiti dall'evento, decisero di dedicare una via all'eroe dei due mondi<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 98"/>. L'ufficialità si ebbe dopo una [[deliberazione]] del [[consiglio comunale]] di Legnano, che decretò il cambiamento del nome delle strade ''contrada maggiore'' e ''contrada san Domenico'' in ''corsia Garibaldi''<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 98"/>. Tale intitolazione permane tuttora, e corrisponde al moderno "corso Garibaldi"<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 98"/>. Garibaldi diventò anche presidente onorario, nel gennaio del 1879, della "Società di tiro a segno", da poco fondata da Renato Cuttica, già garibaldino nell'[[Invasione del Trentino (Garibaldi - 1866)|invasione del Trentino del 1866]] e nella [[battaglia di Mentana]] (3 novembre 1867) e diventato nel frattempo politico locale oltre che responsabile del settore tecnico del comune di Legnano<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 96"/>. Sull'atto d'accettazione, da parte di Garibaldi, della carica di presidente dell'associazione menzionata, l'eroe dei due mondi scrisse<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 96"/>:
{{citazione|[...] La carabina persuade più delle parole i nemici della Patria, la quale forse avrà bisogno del vostro forte braccio. Addestratevi e siate degni d'Italia. [...]|Giuseppe Garibaldi}}
In questo contesto, nel 1878, per realizzare un'infrastruttura viaria che collegasse la stazione ferroviaria con corso Sempione, venne inaugurato il moderno corso Italia, all'epoca intitolato a re Vittorio Emanuele II di Savoia<ref name="Cita|Ferrarini|p. 22"/>.
== La seconda parte del secolo e l'industrializzazione ==
=== La fase protoindustriale ===
==== Le premesse ====
[[File:Cotonificio Cantoni Legnano2.JPG|miniatura|left|Lo stabilimento legnanese del Cotonificio Cantoni: l'azienda venne fondata nel 1828 a Legnano. Al centro si possono vedere le opere di canalizzazione del fiume Olona]]
L'[[industrializzazione]] di Legnano è avvenuta principalmente tra il 1820 e il 1880<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 101">{{Cita|D'Ilario, 1984|p. 101}}.</ref>. Ciò che ebbe un peso determinante nella genesi di questo processo furono la tradizione di artigianato e quella di manifattura domestica che erano presenti nel tessuto produttivo legnanese già da qualche secolo<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 85"/><ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 101"/><ref>{{Cita|D'Ilario, 1984|p. 301}}.</ref>; come già accennato, tali attività erano praticate per integrare il lavoro nei campi. Il primo opificio di Legnano di cui si abbia traccia documentata è una manifattura finalizzata alla produzione di lana risalente al XII secolo all'interno di uno conventi degli [[Umiliati]] presenti in città<ref name="Cita|Ferrarini|p. 144">{{Cita|Ferrarini|p. 144}}.</ref>.
La fase protoindustriale dell'Alto Milanese ebbe la sua genesi tra le conseguenze dell'eliminazione del [[Blocco Continentale]], ovvero dal venire meno del divieto decretato da [[Napoleone Bonaparte]] il 21 novembre 1806 di consentire l'attracco in qualunque porto delle nazioni soggette al dominio francese, alle navi battenti bandiera [[Bandiera del Regno Unito|britannica]]<ref name="Cita|Autori vari|p. 45">{{Cita|Autori vari|p. 45}}.</ref>. Con la caduta dell'impero napoleonico, che avvenne nel secondo decennio del XIX secolo, e la conseguente ripresa dei commerci con le isole britanniche, luogo dove avvenne la [[Rivoluzione industriale in Inghilterra|prima rivoluzione industriale]], molte zone, tra cui l'Alto Milanese, iniziarono ad essere oggetto di investimenti stranieri, che portarono all'apertura di molte attività; cominciò anche un processo di trasformazione delle attività artigianali originarie del luogo in protoindustrie<ref name="Cita|Autori vari|p. 45"/>. Le prime attività protoindistriali aumentarono poi gradualmente le proprie dimensioni, aprendo altri stabilimenti e assumendo nuova manodopera<ref name="Cita|Autori vari|p. 45"/>.
Il primo tipo di protoindustrie a nascere nell'Alto Milanese fu quello del settore tessile: all'inizio della loro attività cominciarono a produrre tessuti che erano imitazione di analoghi prodotti realizzati in Francia e Inghilterra, nonché a realizzare industrialmente le stoffe che erano storicamente realizzate dalle attività artigianali della zona, vale a dire [[Fustagno|fustagni]] e la [[bombasina]], che era un tessuto grezzo inventato a [[Busto Arsizio]] nel [[Medioevo]] e che era adibito alla fabbricazione di lenzuola, asciugamani e grembiuli per la cucina<ref name="Cita|Autori vari|p. 45"/><ref>{{cita web|cognome=|nome=|url=http://www.bustocco.com/maschera.htm|titolo=La maschera della città di Busto Arsizio|accesso=27 aprile 2017|formato=|sito=www.bustocco.com}}</ref>. Per migliorare la produzione e la tecnologia utilizzata, nonché per abbassare i costi industriali, le primigenie industrie dell'Alto Milanese iniziarono poi ad assumere tecnici tedeschi e svizzeri<ref name="Cita|Autori vari|p. 45"/>.
Nel 1807, su un documento inviato dal comune al governo napoleonico era segnalato che a Legnano esistessero molte filature artigianali, sia di seta che di cotone<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 84"/>. L'Alto Milanese, infatti, rispetto ad altre aree d'Italia che sarebbero poi diventate degli importanti distretti industriali, fu la primissime zone del Paese a conoscere la fase protoindustriale<ref name="Cita|Autori vari|p. 45"/>. In altri termini, nel triangolo industriale formato da Legnano, Busto Arsizio e Gallarate, i semi dell'industrializzazione iniziarono a germinare poco prima della caduta di Napoleone, fermo restando che queste attività erano ancora di tipo artigianale, seppur appartenenti a uno stadio evolutivo avanzato<ref name="Cita|Autori vari|p. 45"/>. Nonostante queste premesse, l'attività principale su cui si basava l'economia di Legnano e dell'Alto Milanese, perlomeno per i primi decenni del XIX secolo, era ancora l'agricoltura, che era praticata con una tecnologia e con strumenti ancora poveri<ref name="Cita|Autori vari|p. 45"/>. L'inversione di tendenza si ebbe a metà del XIX secolo: dalla preminenza dell'agricoltura si passò, per quanto riguarda l'attività economica dominante, all'industria<ref name="Cita|Autori vari|p. 45"/>.
==== Le prime attività e la crisi dell'agricoltura ====
Le prime attività proto-industriali di Legnano nel senso moderno del termine furono due [[filatura|filature]] di cotone che vennero fondate nel 1821 dall'elvetico Carlo Martin e nel 1823 dai suoi compatrioti Enrico e Giovanni Schoc e Francesco Dapples<ref name="Cita|Ferrarini|p. 195">{{Cita|Ferrarini|p. 195}}.</ref>. La filatura fondata nel 1823 era denominata "Filatura di cotone a macchine idrauliche" e aveva impiegati sette lavoratori<ref>{{Cita|D'Ilario, 1984|pp. 84-85}}.</ref>. Su un documento del 1824 sono invece menzionati i primi venti commercianti e imprenditori attivi a Legnano: due mercanti generici, un commerciante tessile all'ingrosso, due venditori di tele, un commerciante di fieno, cinque conciatori di pelli, due filatori di seta, un commerciante di legna, un ferramenta, due commercianti di cotone, due pizzicagnoli e un commerciante di salsamenterie<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 85"/>. Queste primissime attività preannunciarono di qualche anno la fondazione del [[Cotonificio Cantoni]], aperto a Legnano da Camillo Borgomanero nel 1828<ref name="Cita|Ferrarini|p. 195"/>. Tali primigenie attività imprenditoriali, insieme alla già citata tradizione secolare di artigianato e di manifattura domestica, furono i prodromi nella nascita dell'industria<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 85"/>. Legnano fu poi scelta come sede di stabilimenti tessili anche per la presenza di manodopera specializzata, ovvero di operai che avevano già esperienza in questo campo grazie alla secolare tradizione artigianale di manifattura domestica<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 85"/>.
[[File:Etichetta vino Colli di Sant'Erasmo.JPG|thumb||Etichetta risalente all'inizio del Novecento del [[Colli di Sant'Erasmo|vino dei colli di Sant'Erasmo]]]]
Il processo di industrializzazione che portò alla graduale trasformazione dell'economia dell'Alto Milanese fu accelerato da due calamità naturali che misero in crisi l'agricoltura locale: la [[crittogamia]], malattia che colpì la vite, e la [[nosematosi]], epidemia che danneggiò i bozzoli dei bachi da seta. Per la prima infezione, comparsa tra il 1851 e il 1852, il risultato in Lombardia fu la rapida caduta della quantità di vino prodotta: gli ettolitri di vino prodotti passarono da 1.520.000 nel 1838 a 550.000 nel 1852<ref name="Agnoletto|p. 70">{{Cita|Agnoletto|p. 70}}.</ref>. Il colpo definitivo alla produzione vinicola venne da altre due malattie della vite che, tra il 1879 e il 1890, colpirono la pianta: la [[plasmopara viticola|peronospora]] e la [[Daktulosphaira vitifoliae|fillossera]]. In seguito a queste epidemie, le coltivazioni vinicole nell'Altomilanese scomparvero definitivamente e i contadini concentrarono gli sforzi nella produzione di cereali e nell'allevamento di bachi da seta. Prima della scomparsa della vite a Legnano era celebre il [[Colli di Sant'Erasmo|vino dei Colli di Sant'Erasmo]] (o "Ronchi di Sant'Erasmo"), che si produceva nell'omonimo rione<ref name="Cita|Ferrarini|p. 81"/><ref>{{cita web|cognome=|nome=|url=http://www.collegiodeicapitani.it/index.php?option=com_content&view=article&id=17&Itemid=14|titolo=Contrada Sant'Erasmo|accesso=4 aprile 2014|editore=collegiodeicapitani.it}}</ref>; gli ultimi campi dei Colli di Sant'Erasmo coltivati a vite furono eliminati nel 1987 per consentire la costruzione, tra via Colli di Sant'Erasmo, via Canazza e via Trivulzio, di un parcheggio a servizio dell'ospedale civico<ref name="Cita|Vecchio|p. 249">{{Cita|Vecchio|p. 249}}.</ref>. Nel XIX secolo la produzione di vino era così elevata, che i contadini legnanesi esportavano la loro bevanda per 300 [[Brenta (unità di misura)|brente]] all'anno<ref name="Cita|Ferrarini|p. 81"/>.
Poco dopo la diffusione della malattia della vite comparve un'infezione del baco da seta, la [[pebrina]]. Oltre a questo problema, nella seconda parte del XIX secolo, l'Europa fu investita da una crisi agricola che coinvolse le coltivazioni a cereali: ciò era dovuto alla diffusione, sui mercati, di granaglie americane a prezzi competitivi. Infatti, vaste zone del [[Middle West]] [[statunitense]] erano state destinate alle coltivazioni, mentre grazie all'avanzamento tecnologico avvenne un deciso calo dei costi di trasporto via mare. L'effetto fu una profonda crisi che colpì le coltivazioni di cereali in Europa; questa congiuntura toccò il suo apice negli anni ottanta del XIX secolo e caratterizzò l'agricoltura del Vecchio Continente fino all'inizio del XX secolo. Tale avvenimento diede un'ulteriore spinta verso l'industrializzazione dell'[[Alto Milanese]], dato che mise in crisi anche il comparto più importante dell'agricoltura della zona dopo la scomparsa dei vigneti e la crisi dell'allevamento dei bachi: la [[coltivazione dei cereali]]<ref>{{Cita|Agnoletto|p. 71}}.</ref>. Questa crisi agricola è testimoniata da diversi documenti conservati presso l'archivio comunale di Legnano<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 102">{{Cita|D'Ilario, 1984|p. 102}}.</ref>. Uno di essi riporta che<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 102"/>:
{{citazione|[...] Data la siccità tutti i contadini ebbero uno scarsissimo ed insufficiente raccolto di granoturco che è quasi l'unica loro risorsa, talché i più fortunati si calcola che possono avere vitto per circa tre mesi. [...]|Comunicazione del 1880 del sindaco di Legnano alla sottoprefettura}}
Questo stralcio di documento fa parte di una comunicazione effettuata nel 1880 dal sindaco di Legnano, che era indirizzata alla [[sottoprefettura]]<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 102"/>. Degli stessi anni è un'altra missiva del sindaco di Legnano, che rispose al primo cittadino di [[Nerviano]], il quale aveva proposto la realizzazione di una linea tranviaria lungo corso Sempione<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 102"/>:
{{citazione|[...] [sono favorevole alla realizzazione di una linea tranviaria lungo corso Sempione] poiché la natura di questo borgo è eminentemente industriale e commerciale. [...]|Lettera del sindaco di Legnano indirizzata al primo cittadino di Nerviano}}
=== L'industrializzazione ===
[[File:Sempione-candiani-1950.jpg|miniatura|left|Corso Sempione angolo via Candiani nel 1950. Sulla destra, la tranvia Milano-Gallarate.]]
La prima fase di industrializzazione di Legnano, che avvenne tra il 1820 e il 1845<ref name="Cita|Ferrarini|p. 21"/> e che era caratterizzata da un sistema produttivo pre-[[capitalismo|capitalistico]], fu poi seguita da una modernizzazione dei [[Processo di produzione industriale|processi di produzione]]<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 101"/>. Altri motivi che portarono la nascita dell'industria a Legnano furono le vie di comunicazione<ref name="Cita|Ferrarini|p. 21"/>. Già da qualche decennio era stato costruito, come già accennato, la via del Sempione, che iniziò ad essere percorsa dal servizio postale e da una linea di diligenze a cavalli che mise Legnano in collegamento con il nord Europa<ref name="Cita|Ferrarini|p. 21"/>.
Ciò diede inizio, nella seconda metà del secolo, alla seconda fase della [[Seconda rivoluzione industriale|rivoluzione industriale]] a Legnano, che portò alla nascita di vere e proprie fabbriche [[Industria tessile|tessili]] e [[Industria metalmeccanica|meccaniche]] nel senso moderno del termine. Le prime attività capitalistiche che gradualmente si formarono furono le filature, che trassero origine dalle attività proto industriali nate nei primi decenni del XIX secolo; alcune di esse crebbero notevolmente fino a essere annoverati tra i principali cotonifici lombardi<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 101"/>. Nel 1878 la prima tariffa doganale italiana portò a un certo [[protezionismo]], specialmente nei confronti dei filati e dei tessuti di uso comune: questo mise l'industria cotoniera italiana nelle condizioni di sopportare meglio la concorrenza di quella inglese. Ciò portò a una grande espansione dell'industria tessile italiana, che ebbe il suo culmine dal 1890 al 1906.
{{Doppia immagine verticale|destra|Palazzo Leone da Perego Pirovano (Legnano).JPG|Palazzo Leone da Perego (Legnano) - facciata principale 2.JPG|220|L'antico palazzo Leone da Perego, fondato nel Medioevo, in un acquarello di Giuseppe Pirovano|La ricostruzione ottocentesca dell'omonimo edificio medievale}}
Le macchine utilizzate nell'industria tessile<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 101"/>, sempre più efficienti e quindi complesse, comportavano la necessità di disporre dell'attrezzatura per la manutenzione. Inoltre c'era il bisogno di riparazioni rapide. Di conseguenza, negli ultimi decenni del XIX secolo, nacquero le prime industrie meccaniche legnanesi, che costruivano e riparavano macchinari tessili; successivamente, nel campo meccanico, si aggiunse una produzione più ampia.
Nel 1897 erano situate a Legnano quarantaquattro aziende<ref name="Cita|Ferrarini|p. 84"/>. Oltre a queste società, che erano legate al settore tessile e a quello meccanico, erano presenti anche attività secondarie, perlopiù artigianali, che erano da corollario alle aziende maggiori oppure che commerciavano prodotti ad uso e consumo della popolazione<ref name="Cita|Ferrarini|p. 84"/>. Nel 1897 a Legnano erano presenti produttori di [[Concime|concimi]] chimici e di [[Stufa|stufe]] di [[ghisa]], [[Saponificio|saponifici]], [[Fornace|fornaci]], [[Fonderia|fonderie]], [[Industria conciaria|concerie di pelle]] oltre che diverse attività artigianali come quelle di [[idraulico]], [[fabbro]], [[falegname]], [[capomastro]], [[scalpellino]], [[cappellaio]] e [[verniciatore]]<ref name="Cita|Ferrarini|p. 84"/>. Erano anche attive alcune società del [[Gas naturale|gas]]: quest'ultimo arrivò a Legnano nel 1880<ref name="Cita|Ferrarini|p. 84"/>.
Di questo periodo è l'apertura delle prime filiali bancarie e la nascita degli istituti di credito legnanesi. Nel luglio 1875 fu inaugurata la succursale legnanese della [[Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde]], mentre l'11 giugno 1887 venne fondata la [[Banca di Legnano]], che apri il suo primo sportello il 16 gennaio 1888. Nel 1923 nacque invece il [[Credito Legnanese]], che fu assorbito nel 1975 dal [[Banco Lariano]]<ref>{{Cita|D'Ilario, 1984|p. 311}}.</ref>.
A causa dell'incremento di popolazione di fine XIX secolo, l'amministrazione comunale di Legnano decise di costruire un nuovo cimitero, poiché quello inaugurato nel 1808 non poteva più essere ingrandito per via delle strade e delle abitazioni che sorgevano intorno. Il [[cimitero monumentale di Legnano]], che fu inaugurato il 24 luglio 1898, aveva una inizialmente superficie di 18.942 m²; fu poi ampliato nel 1907 fino a una superficie di 50.000 m²<ref name="D'Ilario p. 280"/>.
A cavallo dei due secoli ci fu anche un grande sviluppo commerciale. Per questa espansione furono molto importanti le infrastrutture per il trasporto di persone e di merci. Nel 1880, lungo corso Sempione, fu anche costruita la [[tranvia Milano-Gallarate]], che collegava Legnano con il capoluogo lombardo attraverso corso Sempione e che venne soppressa nella seconda metà del XX secolo<ref name="Cita|Ferrarini|p. 146"/><ref>{{Cita|D'Ilario, 1984|pp. 289-292}}.</ref>. Con l'attivazione della tranvia, il servizio di trasporto tramite diligenze a cavalli venne soppresso<ref name="Cita|Ferrarini|p. 84"/>.
Nel 1898 fu demolito l'antico palazzo Leone da Perego: l'edificio è stato poi riedificato riutilizzando alcune decorazioni dell'omonima costruzione medievale<ref name="spaziarte">{{cita web|cognome=|nome=|url=http://www.spaziartelegnano.com/palazzo/|titolo=Palazzo Leone da Perego|accesso=9 ottobre 2014|editore=spaziartelegnano.com}}</ref>. Deve il suo nome a [[Leone da Perego]], [[arcivescovo di Milano]] dal 1241 al 1257, che morì a Legnano nel 1257<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|pag. 211">{{Cita|D'Ilario, 1984|pag. 211}}.</ref>. Insieme all'adiacente [[Palazzo Visconti (Legnano)|palazzo Visconti]] forma la cosiddetta "Corte Arcivescovile"<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|pag. 215">{{Cita|D'Ilario, 1984|pag. 215}}.</ref>.
=== La maggiori industrie legnanesi ===
[[File:De Angeli-Frua Legnano.jpg|miniatura|left|Lo stabilimento De Angeli-Frua di Legnano. Era popolarmente chiamato "il castellaccio"<ref name="Cita|Vecchio|p. 103">{{Cita|Vecchio|p. 103}}.</ref>]]
Tra le industrie legnanesi, la principale, per organizzazione e tecnologia, era il [[Cotonificio Cantoni]]; questo primato è menzionato su un documento del 1876, che descrive la situazione industriale dell'epoca nel Legnanese<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 101"/>. La Cantoni, nel 1855, fu l'unica azienda della [[Lombardia]] a partecipare all'[[Esposizione Universale]] di [[Parigi]], mentre nel 1872 l'azienda mutò nome in "[[Società Anonima]] Cotonificio Cantoni": in questo modo fu il primo cotonificio italiano a diventare una [[società per azioni]] e quindi a venire quotato alla [[Borsa di Milano]]<ref name="tesi">{{cita web|cognome=|nome=|url=http://web.archive.org/web/20060517040420/www.legnano.org/reteciv/cantoni/Tesi.htm|titolo=Tesi di Patrizia Miramonti sull'ex area Cantoni|accesso=30 aprile 2014|editore=legnano.org}}</ref>.
Nel 1876 [[Eugenio Cantoni]] assunse l'ingegnere [[Franco Tosi]], appena rientrato da un periodo di tirocinio in [[Germania]], quale direttore della sua azienda. Franco Tosi fondò poi nel 1882 l'[[Franco Tosi Meccanica|omonima industria meccanica]]; la prima macchina a vapore uscita dagli stabilimenti della neo costituita società fu destinata al Cotonificio Cantoni di [[Castellanza]]<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 101"/>. Nel 1894 la Franco Tosi raggiunse i mille dipendenti<ref name="Cita|Ferrarini|p. 147">{{Cita|Ferrarini|p. 147}}.</ref>. Nello stesso periodo l'azienda, per formare i dipendenti, sia presenti che futuri, istituì corsi serali per adulti e scuole diurne per i figli dei propri lavoratori<ref name="Cita|Ferrarini|p. 147"/>.
Tra le più grandi aziende tessili operanti a Legnano tra il XIX e il XX secolo ci furono anche i cotonifici [[Cotonificio Bernocchi|Bernocchi]], [[Cotonificio Dell'Acqua|Dell'Acqua]] e [[De Angeli-Frua]]<ref>{{Cita|D'Ilario, 1984|pp. 102-103}}.</ref>. Il Cotonificio Bernocchi fu fondato come attività [[Artigianato|artigianale]] di [[candeggio]] nel 1868<ref name="Cita|Ferrarini, 2001|pag. 11">{{Cita|Ferrarini, 2001|p. 11}}</ref> a [[Legnano]], in località Gabinella, da Rodolfo Bernocchi. I figli del fondatore, [[Antonio Bernocchi|Antonio]], Michele e Andrea, fecero crescere questa attività e - dopo un decennio dalla sua fondazione - il Cotononificio Bernocchi diventò una delle più grandi industrie tessili e tintoriche italiane<ref name="cgil">{{cita web|url=http://www.spicgillombardia.it/wp-content/uploads/2012/08/libro-cgil-spi-2011-legnano-12x20-5.pdf|titolo=Quando suonava la sirena - Vita, lavoro e sindacato nelle fabbriche del Legnanese 1950-1985|editore=spicgillombardia.it|formato=PDF|accesso=6 gennaio 2016}}</ref><ref name="Cita|Ferrarini, 2001|pag. 169">{{Cita|Ferrarini, 2001|p. 169}}</ref>. Nel 1898 furono realizzati gli stabilimenti legnanesi di corso Garibaldi.
Nel 1894 venne fondato a Legnano da [[Carlo Dell'Acqua (industriale)|Carlo Dell'Acqua]] l'omonimo cotonificio, che iniziò a produrre tessuti grezzi e colorati<ref name="treccani">{{Treccani|carlo-dell-acqua_(Dizionario-Biografico)|DELL'ACQUA, Carlo|accesso=21 settembre 2015}}</ref>. In seguito, l'offerta si diversificò sempre di più, tanto da comprendere una vasta gamma di prodotti tessili<ref name="treccani"/>. Lo stabilimento di Legnano era situato sull'area ora occupata dalla caserma della [[Polizia di Stato]], dal [[tribunale]], dai giardini pubblici di via Diaz e da un parcheggio pubblico, che si trova in via Gilardelli e che è a servizio del centro della città<ref name="legnanonews">{{cita web|url=http://www.legnanonews.com/news/1/40438/|titolo=Due ponti e un albero conservano la "memoria" del Cotonificio Dell'Acqua|editore=legnanonews.com|formato=|accesso=21 settembre 2015}}</ref>. Del vecchio stabilimento sono rimasti due [[ponte|ponti]] sull'[[Olona]], di cui uno in stile [[Liberty]], che collegavano le due parti del complesso industriale divise dal fiume<ref name="legnanonews"/>.
La De Angeli-Frua nacque invece nel 1896 dall'unione delle fabbriche di [[Ernesto De Angeli]] e [[Giuseppe Frua]]<ref name="uno">{{cita web|cognome=|nome=|url= http://www.corsi.storiaindustria.it/settoriindustriali/tessile/006/storia/|titolo= Storia e cultura dell'industria - Il nord-ovest dal 1850 – Pag. 1|accesso=29 aprile 2013}}</ref>. I tre stabilimenti che formarono la nuova società erano situati a [[Milano]], [[Agliè]] (facenti parte dalla ''Società Ernesto De Angeli e C.'') e a Legnano (''Anonima Frua & Banfi'')<ref name="uno"/>. La fabbrica legnanese era popolarmente conosciuta come "il castellaccio"<ref name="Cita|Vecchio|p. 103"/>.
Nel legnanese nacquero poi molti altri piccoli stabilimenti tessili e meccanici. Uno degli aspetti dello sviluppo industriale del legnanese fu anche la nascita, specialmente nel campo della fonderia e della meccanica, di piccole industrie impiantate da ex dipendenti delle grandi aziende che erano divenuti a loro volta imprenditori.
=== Aspetti sociali ===
[[File:Stabilimento-tessitura-dell'acqua.JPG|miniatura|Il cotonificio Dell'Acqua]]
Tra il 1885 e il 1915 ci fu la completa trasformazione industriale dell'antico borgo agricolo, che fu accompagnata da un forte incremento demografico<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 102"/>. La popolazione di Legnano passò infatti dai 7.041 abitanti del 1885 ai 28.757 del 1915<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 108">{{Cita|D'Ilario, 1984|p. 108}}.</ref>. Questo tasso di crescita portò Legnano al primo posto tra i comuni italiani<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 108"/>. La stragrande maggioranza dei nuovi cittadini legnanesi proveniva dai comuni limitrofi oppure da quelli situati e breve distanza: l'[[immigrazione]] coinvolgeva quindi l'ambito provinciale e marginalmente quello regionale<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 108"/>. L'inversione di tendenza si ebbe proprio a cavallo dei due secoli: se nell'inverno tra il 1881 e il 1882 i legnanesi che lasciarono la propria città per [[Emigrazione italiana|emigrare nelle Americhe]] furono 149, nel 1906 i nuovi cittadini legnanesi furono 2.002<ref name="Cita|Ferrarini|p. 145"/>.
La prima necessità urgente che si presentò alle autorità comunali fu la carenza di abitazioni: questo problema fu in parte risolto dalle industrie locali, che allestirono un piano di costruzione di case popolari destinate ai propri dipendenti<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 108"/>. Con la crescita esponenziale del numero di abitanti, venne anche deciso di realizzare (1906) l'acquedotto comunale<ref name="Cita|Ferrarini|p. 146"/>.
Lo sviluppo industriale portò a una nuova crisi agricola della zona: molti contadini iniziarono infatti a lavorare nelle fabbriche abbandonando l'agricoltura<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 102"/>. L'industria era infatti molto più conveniente: se con l'agricoltura le rendite fornivano a malapena le risorse per pagare l'affitto dei terreni e per soddisfare le necessità alimentari delle famiglie dei [[mezzadro|mezzadri]], con l'industria il guadagno, in termini monetari, era invece ragguardevole<ref name="Cita|Ferrarini|p. 144"/>. Già con la trasformazione degli antichi mulini medievali in ruote idrauliche a servizio delle prime attività preindustriali si ebbero i primi guadagni consistenti per i proprietari di questi impianti molinatori: anche in questo caso, era più conveniente far funzionare i mulini per movimentare i macchinari delle aziende piuttosto che per i classici usi agricoli<ref name="Cita|Ferrarini|p. 144"/>.
Gli ex-agricoltori si trovavano inizialmente in grande disagio, sia psichico che fisico, nelle industrie: ora erano infatti soggetti a una disciplina prima sconosciuta ed erano obbligati a lavorare in ambienti chiusi e spesso malsani<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 113">{{Cita|D'Ilario, 1984|p. 113}}.</ref>. L'indice di occupati nell'industria, rispetto ai lavoratori totali, passò dal 12% del 1857, al 28% del 1887 al 42% del 1911<ref name="Cita|Ferrarini|p. 145">{{Cita|Ferrarini|p. 145}}.</ref>: al termine del processo di trasformazione del borgo agricolo in città industriale moderna, Legnano iniziò a essere soprannominata "piccola [[Manchester]]" d'Italia<ref name="Cita|Ferrarini|p. 144"/>, titolo conteso in zona con la confinante e altrettanto industrializzata [[Busto Arsizio]]<ref name="Cita|Vecchio|p. 72">{{Cita|Vecchio|p. 72}}.</ref>. Il ritmo e la portata di questa trasformazione ebbe pochi altri esempi paragonabili nel continente europeo<ref name="Cita|Ferrarini|p. 145"/>.
A questa trasformazione si aggiunse, inevitabilmente, una crescita economica ragguardevole: l'unico comparto che non venne toccato da questo fenomeno fu quello della seta, il cui mercato internazionale era già saturo<ref name="Cita|Ferrarini|p. 145"/>. A questo si aggiunse un grande progresso tecnologico, che incrementò ulteriormente la crescita<ref name="Cita|Ferrarini|p. 145"/>. Un esempio di questo avanzamento della tecnica fu l'evoluzione delle fonti energetiche: a cavallo tra il XIX e il XX secolo si passò dall'[[energia idraulica]] originata dal fiume Olona ai [[motore a vapore|motori a vapore]] e, infine, all'[[energia elettrica]]<ref name="Cita|Ferrarini|p. 145"/>. Tale mutamento fu fondamentale per la nascita di nuove industrie meccaniche, che si affiancarono alla Franco Tosi, già presente da due decenni<ref name="Cita|Ferrarini|p. 145"/>.
[[File:Reparto Franco Tosi.jpg|miniatura|left|Reparto della Franco Tosi]]
Gli impiegati in questi anni nelle aziende legnanesi avevano un orario di lavoro di 12 ore, con un'ora di pausa pranzo<ref name="Cita|Ferrarini|p. 147"/>. Questo orario venne deciso da una vertenza che che ebbe il suo epilogo nel 1880<ref name="Cita|Ferrarini|p. 85"/>. L'amministrazione comunale e gli imprenditori tessili locali si incontrano presso il municipio, dove stabilirono che l'orario di lavoro giornaliero non sarebbe stato superiore a 12 ore e che la paga oraria sarebbe stata di 7,5 [[Centesimo di lira|centesimi]]<ref name="Cita|Ferrarini|p. 85"/>. Dopo aver risolto la vertenza, il sindaco di Legnano Flaminio Dell'Acqua dichiarò:
{{citazione|[...] alle suespresse condizioni le filanderie riprenderanno tosto volenterose il lavoro nei rispettivi stabilimenti, per loro miglior bene. [...] a scanso di non esservi più riammesse in caso di ulteriore resistenza, con grave pregiudizio dei privati loro interessi. [...]|Flaminio Dell'Acqua<ref name="Cita|Ferrarini|p. 85"/>}}
Durante l'industrializzazione di Legnano ci fu un largo impiego della manodopera infantile; nel 1886 venne promulgata una legge per la tutela dei minori, ma il cambiamento fu graduale, essendoci resistenze da parte degli industriali<ref>{{Cita|Ferrarini|pp. 146-147}}.</ref>. Ancora nel 1897 i minori di 15 anni impiegati nelle aziende legnanesi corrispondevano al 21,6% del totale per le industrie tessili e all'8,75% per le aziende meccaniche<ref name="Cita|Ferrarini|p. 147"/>. Nel XIX secolo fu un fenomeno comune in molti Paesi europei, in particolare dell'[[Inghilterra]].
Altrettanto importante fu il problema della manodopera femminile: nel 1893 le donne impiegate nelle industrie legnanesi erano 1.542, a cui si aggiungevano 780 fanciulle<ref name="Cita|Ferrarini|p. 147"/>. La manodopera femminile era impiegata esclusivamente nelle industrie tessili<ref name="Cita|Ferrarini|p. 147"/>. Le pessime condizioni di lavoro causavano [[Aborto|aborti]], [[Dispepsia|dispepsie]] ed [[Edema|edemi]] alle gambe<ref name="Cita|Ferrarini|p. 147"/>. Altro problema era l'abbandono a casa dei neonati, dove erano sovente poco curati<ref name="Cita|Ferrarini|p. 147"/>. All'epoca, infatti, non era ancora prevista, nel campo del [[diritto del lavoro]], la [[Maternità (diritto del lavoro)|maternità]]<ref name="Cita|Ferrarini|p. 147"/>. La situazione iniziò a cambiare proprio in questi decenni: nel 1893 il sindaco di Legnano decretò l'inagibilità di uno stabile industriale dove le condizioni delle lavoratrici erano troppo precarie: alla chiusura temporanea della fabbrica seguì poi la denuncia dell'imprenditore alle autorità competenti<ref name="Cita|Ferrarini|p. 147"/>.
In questo contesto, all'inizio degli [[anni 1880]], furono organizzati nelle fabbriche legnanesi i primi scioperi, che non sempre sortirono effetti positivi per le maestranze, e nacquero le prime [[società di mutuo soccorso]]<ref>{{Cita|D'Ilario, 1984|p. 103}}.</ref>. Il primo sciopero in assoluto organizzato a Legnano ebbe luogo alla Franco Tosi nel 1883, protesta che si concluse poi a favore dei lavoratori, che ottennero un aumento di salario<ref name="Cita|Ferrarini|p. 147"/>. Il primo sciopero generale organizzato in Lombardia avvenne proprio a Legnano nel maggio del 1884, e coinvolse i dipendenti del Cotonificio Cantoni, sia quelli che lavoravano nello stabilimento legnanese sia quelli che erano impiegati nella fabbrica di Castellanza, per questioni di retribuzione<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 114">{{Cita|D'Ilario, 1984|p. 114}}.</ref>. Durante la protesta scoppiarono dei disordini, che vennero repressi dal [[Regio Esercito]]<ref name="Cita|Ferrarini|p. 149">{{Cita|Ferrarini|p. 149}}.</ref>. La vertenza fu poi risolta dall'amministrazione comunale, che si schierò dalla parte degli industriali, più che altro per evitare l'allargamento a macchia d'olio della protesta<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 114"/>. Gli operai non ottennero quindi quanto volevano<ref name="Cita|Ferrarini|p. 149"/>. Il manifesto dell'amministrazione comunale che pose fine alla vertenza, che è datato 14 febbraio 1884, recita<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 114"/>:
[[File:Mappa Legnano 1889.jpg|thumb|Una mappa di Legnano del 1889]]
{{citazione|[...] [L'amministrazione comunale invita gli operai legnanesi a] ricominciare il lavoro alle condizioni e prezzi attuali; riservandosi la direzione del cotonificio di fare gli aumenti dei salari a coloro che ne saranno riconosciuti meritevoli e nelle proporzioni che essa crederà conveniente a conciliare gli interessi dei lavoratori con quelli dell'industria. [...] Se qualche mal intenzionato tentasse di opporsi a quelli che hanno volontà di riprendere il lavoro, verrebbe punito a norma di legge. [...]|Manifesto dell'amministrazione comunale rivolto agli operai del Cotonificio Cantoni, 14 febbraio 1884}}
Altro sciopero degno di nota avvenne nel 1895 alla De Angeli-Frua: in questo caso la protesta si risolse a favore dei lavoratori, che ottennero l'annullamento di alcune multe da loro considerate ingiustificate<ref name="Cita|Ferrarini|p. 149"/>.
Nel 1882 ci fu una disastrosa esondazione dell'Olona: per le coraggiose e filantropiche azioni dei suoi abitanti, come si può leggere nella motivazione dell'onorificenza, a Legnano fu conferita la [[medaglia d'oro al valor civile]]<ref>{{cita web|url=http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=4093|titolo=Sito web Presidenza della Repubblica - Legnano Bandiera del Municipio - Medaglia d'oro al valor civile|accesso=13 luglio 2011}}</ref>:
{{citazione|Per le coraggiose e filantropiche azioni, con evidente pericolo della vita, durante le inondazioni straordinarie dell'anno 1882.|Motivazione del conferimento della medaglia d'oro a valor civile al comune di Legnano}}
Fino al 1898 la sola parrocchia presente a Legnano era quella di San Magno: in seguito, a causa della costante crescita demografica, nacquero quelle del Santo Redentore (1898), San Domenico (1907) e Santi Martiri (1911), Santa Teresa del Bambin Gesù (1964), San Paolo (1970) e San Pietro (1973)<ref>{{Cita|D'Ilario, 1984|p. 182}}.</ref>. Sul fronte invece delle costruzioni civili, nel 1879 venne inaugurato l'asilo infantile di corso Magenta, mentre tra il 1896 e il 1898 vennero realizzati il [[Mattatoio|macello]] e il mercato del bestiame<ref name="Cita|Ferrarini|p. 22"/>.
Nel 1898 avvennero i [[moti di Milano]], ovvero una sommossa popolare contro le dure condizioni di vita che fece parte dei più ampia dei cosiddetti [[moti popolari del 1898]] e che terminò con una dura repressione da parte del [[Regio Esercito]], nell'occasione comandato dal generale [[Fiorenzo Bava Beccaris]]<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 104">{{Cita|D'Ilario, 1984|p. 104}}.</ref>. Le ripercussioni si ebbero anche a Legnano, con l'organizzazione di scioperi di protesta nelle fabbriche da cui conseguirono alcuni arresti che coinvolsero gli esponenti socialisti più in vista<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|p. 104"/>.
== Note ==
=== Esplicative ===
<references group=N/>
=== Bibliografiche ===
{{Note strette}}
== Bibliografia ==
* {{cita libro | cognome= Agnoletto| nome= Attilio | titolo= San Giorgio su Legnano - storia, società, ambiente| editore= | città= | anno= 1992 |sbn= IT\ICCU\CFI\0249761|cid=Agnoletto}}
* {{cita libro | autore= Autori vari|coautori = | titolo= Il Palio di Legnano : Sagra del Carroccio e Palio delle Contrade nella storia e nella vita della città| editore= [[Banca di Legnano]] | città= | anno= 2015|sbn=IT\ICCU\TO0\1145476|cid=Autori vari}}
* {{cita libro|cognome=Bernareggi|nome=Adriano |titolo=Cascine milanesi|anno=2015|editore=Meravigli |città=|isbn=978-88-79-55352-0|capitolo=|cid=Bernareggi}}
* {{Cita libro|cognome= D'Ilario|nome= Giorgio|coautori=Pierino Cavalleri, Gianfranco Josti, Rino Negri, Ildo Serantoni, Marco Tajè|titolo=Ciclismo a Legnano|editore=[[Famiglia Legnanese]]|città=Legnano|anno= 1993|SBN=IT\ICCU\MIL\0252489 |cid=Cavalleri}}
* {{cita libro | cognome= D'Ilario| nome= Giorgio |coautori = Egidio Gianazza, [[Augusto Marinoni]], Marco Turri| titolo= Profilo storico della città di Legnano| editore= Edizioni Landoni| città= | anno= 1984 |sbn= IT\ICCU\RAV\0221175|cid=D'Ilario, 1984}}
* {{Cita libro|cognome= D'Ilario|nome= Giorgio|coautori=Iginio Monti, Marco Tajè|titolo=Quando si dice lilla|editore=Famiglia Legnanese-[[Banca di Legnano]]|città=Legnano|anno= 1993|SBN=IT\ICCU\MIL\0252460 |cid=D'Ilario, 1993}}
* {{cita libro | cognome= D'Ilario| nome= Giorgio |coautori = | titolo= Ospedale di Legnano, un secolo di storia | editore= Il guado| città= | anno= 2003 |sbn= IT\ICCU\LO1\0728856|cid=D'Ilario, 2003}}
* {{cita libro | cognome= Ferrarini | nome= Gabriella |coautori = Marco Stadiotti| titolo= Legnano. Una città, la sua storia, la sua anima| editore= Telesio editore | città= | anno= 2001 |sbn=IT\ICCU\RMR\0096536|cid=Ferrarini}}
* {{Cita libro|autore =[[Carlo Fontanelli (1963)|Carlo Fontanelli]]|autore2 =Gianfranco Zottino |titolo=Un secolo di calcio a Legnano|editore=Geo Edizioni|città=Empoli|anno= 2004| isbn= 978-88-699-9047-2 |cid=Fontanelli}}
* {{cita libro |cognome=Macchione |nome=Pietro|coautori= [[Mauro Gavinelli]]|titolo=Olona. Il fiume, la civiltà, il lavoro.|editore= Macchione Editore|città= Varese|anno= 1998|sbn= IT\ICCU\LO1\0479205|cid=Macchione}}
* {{cita libro | cognome= Vecchio| nome= Giorgio |coautori = Gianni Borsa| titolo= Legnano 1945 -2000. Il tempo delle trasformazioni| editore= Nomos Edizioni| città= | anno= 2001 |sbn= IT\ICCU\CFI\0528579|cid=Vecchio}}
== Voci correlate ==
* [[Legnano]]
* [[Storia della Lombardia]]
* [[Storia d'Italia]]
* [[Storia di Legnano]]
* [[Storia di Legnano dalla preistoria all'epoca romana]]
* [[Storia di Legnano nel Medioevo]]
* [[Storia di Legnano nel XX secolo]]
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{{portale|Altomilanese|storia d'Italia}}
[[Categoria:Storia della Lombardia|Legnano]]
[[Categoria:Storia di Legnano|XIX secolo]]
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