Comunismo e Federico Guglielmo I di Prussia: differenze tra le pagine

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{{Monarca
{{Nota disambigua2|Questa voce riguarda il '''comunismo''' inteso in senso ampio, sia in forma di [[Società (sociologia)|società]] che come movimento avente come obiettivo intermedio o finale la realizzazione di una società comunista. Per questioni riguardanti l'organizzazione strettamente politica del movimento, inteso nell'accezione [[Marxismo|marxista]], si veda la voce [[partito comunista]]; per gli stati governati da un partito comunista si veda [[stato socialista]].}}
| nome = Federico Guglielmo I d'Hohenzollern
| titolo = [[Sovrani di Prussia|Re in Prussia]]<br />[[Sovrani di Brandeburgo|Principe elettore di Brandeburgo]]
| stemma = Royal Monogram of King Frederick William I of Prussia.svg
| immagine = Friedrich Wilhelm I 1713.jpg
| legenda = ''Ritratto di Federico Guglielmo I di Prussia'' (olio su tela, [[1713]]).
| nome completo =
| altrititoli =
| regno = 25 febbraio [[1713]] – 31 maggio [[1740]]
| predecessore = [[Federico I di Prussia|Federico I]]
| successore = [[Federico II di Prussia|Federico II]]
| consorte = [[Sofia Dorotea di Hannover]]
| casa reale = [[Hohenzollern|Casa degli Hohenzollern]]
| dinastia =
| padre = [[Federico I di Prussia|Federico I]]
| madre = [[Sofia Carlotta di Hannover]]
| data di nascita = 14 agosto [[1688]]
| luogo di nascita = [[Berlino]]
| data di morte = 31 maggio [[1740]]
| luogo di morte = [[Potsdam]]
| place of burial = [[Potsdam]]
|}}
{{Bio
|Nome = Federico Guglielmo I di
|Cognome = Hohenzollern
|PostCognomeVirgola = in [[lingua tedesca|tedesco]] ''Friedrich Wilhelm I''
|ForzaOrdinamento = Federico Guglielmo 01 di Prussia
|Sesso = M
|LuogoNascita = Berlino
|GiornoMeseNascita = 14 agosto
|AnnoNascita = 1688
|LuogoMorte = Potsdam
|GiornoMeseMorte = 31 maggio
|AnnoMorte = 1740
|Attività =
|Nazionalità =
|Categorie = no
|FineIncipit = è stato il secondo [[Sovrani di Prussia|re in Prussia]] e il [[Sovrani di Brandeburgo|principe elettore di Brandeburgo]] dal [[1713]] al [[1740]]; è conosciuto come il ''Re Soldato'' o ''Re Sergente'' per l'impronta nettamente militarista della sua politica<ref>Si narra nelle ''Lettere a una principessa tedesca'' di [[Eulero]] che Federico Guglielmo I, interessatosi improvvisamente ed effimeramente alla [[filosofia]], si rivolse ad un cortigiano per chiedere cosa fosse il [[principio di ragion sufficiente]], insegnato ad [[Halle an der Saale]] dal famoso professore in filosofia [[Christian Wolff]]. Essendo risaputo che il ''Re Sergente'' non pensasse ad altro che al suo famoso reggimento di altissimi granatieri reclutati in tutta Europa il cortigiano interpellato, per rendere più intelligibile il concetto di tale materia filosofica, gli disse: «Qualora la dottrina di Wolff avesse ragione, se uno dei vostri bei granatieri disertasse, Voi non avreste nulla da rimproveragli, perché il granatiere non avrebbe potuto far diversamente». Il re non volle ascoltare altro. Ordinò che Wolff fosse scacciato da Halle, con minaccia d'[[impiccagione]] se vi fosse stato ancora trovato passate le ventiquattro ore</ref>
}}
 
==Biografia==
{{F|politica|marzo 2009|commento=La voce è carente di fonti}}
=== Principe ereditario (1688–1713) ===
====I primi anni====
Federico Guglielmo era figlio del Principe ereditario [[Federico I di Prussia|Federico I]] e della duchessa [[Sofia Carlotta di Hannover]]. Si dimostrò sin dall'infanzia di carattere rigido e soldatesco, in buona misura privo di interessi culturali e intellettuali. Dal [[1689]] al [[1692]] venne educato ad [[Hannover]], patria della madre, dove tuttavia mantenne una propria natura impulsiva. Questo momento della sua vita gli diede però l'occasione di studiare assieme al cugino [[Giorgio Guglielmo di Brunswick-Lüneburg|Giorgio Guglielmo]] (che sarebbe divenuto Re d'Inghilterra con il nome di [[Giorgio II d'Inghilterra|Giorgio II]]), mantenendo con questi un personalissimo rapporto d'amicizia che aiutò in seguito le relazioni fra i due paesi.
 
====Educazione====
[[File:Engels.jpg|thumb|[[Friedrich Engels]], uno dei principali teorici del comunismo ottocentesco di matrice marxista.]]
Dopo il suo ritorno dall'[[Hannover]], Federico Guglielmo si premurò di imparare il [[lingua francese|francese]], arrivando al punto di usare tale lingua per parlare con sua madre, imparando invece un [[lingua tedesca|tedesco]] stentato dal suo servitore personale. Il giovane Federico Guglielmo sviluppò inoltre un carattere che era frutto del contrasto tra l'indole del padre, autoritario e superiore, quello della madre invece era più incline [[Arte|all'arte]] e alla [[filosofia]]: rifiutò tuttavia questi stili di vita proposti e intraprese invece la carriera militare dal [[1694]], ottenendo il comando di un reggimento di cavalleria e uno di fanteria.
[[File:Bakunyinportre.jpg|thumb|[[Michail Bakunin]], uno dei fondatori del comunismo ottocentesco di matrice libertaria.]]
 
[[Image:Friedrich Wilhelm I of Prussia 1700.jpg|thumb|left|Federico Guglielmo I di Prussia nel 1700]]
All'inizio del [[1695]] venne sottoposto all'educazione del generale Conte [[Alexander von Dohna]], che si prese la responsabilità di educarlo come suo precettore. Nel [[1697]] suo insegnante divenne l'ugonotto [[Jean Philippe Rebeur]]. Entrambi gli insegnanti gli impartirono una stretta educazione [[calvinismo|calvinista]], facendogli studiare [[lingua latina|latino]], francese, [[storia]], [[geografia]], [[genealogia]], [[matematica]], scienze belliche e [[retorica]], pur manifestando ostilità per la maggior parte di esse. Il principe ereditario era invece molto preparato negli affari di corte e nella conduzione di uno stato, ponendo attenzione rilevante alle finanze. Invece di giocare, come si addiceva ad un bambino della sua età, egli passava il proprio tempo a controllare le divise e gli armamenti delle proprie guardie.
 
Nel [[Natale]] del [[1698]], al suo decimo compleanno, il padre gli regalò la proprietà di [[Wusterhausen]] come residenza indipendente e possedimento signorile. Qui egli si esercitò nella conduzione economica dei propri possedimenti che successivamente trasferì alla conduzione dello stato prussiano. Inoltre si preoccupò di trasformare la locale residenza di caccia in uno splendido palazzo per i futuri principi ereditari, oltre a far erigere un palazzo cittadino a [[Berlino]]. A Wusterhausen, il principe disponeva di un numero ristretto di guardie personali composte dai membri cadetti delle più nobili famiglie del paese.
Il '''comunismo''' è un insieme di idee [[Economia|economiche]], [[Società (sociologia)|sociali]] e [[Politica|politiche]], accomunate dalla prospettiva di una [[stratificazione sociale]] egualitaria, che presuppone la comunanza dei [[mezzi di produzione]] e l'organizzazione collettiva del [[lavoro]]. Tra i comunisti vi è una notevole varietà di interpretazioni, per lo più, ma non solo, da parte di marxisti, anarchici, cristiani.
 
Federico Guglielmo, ricevette nel 1701 durante l'incoronazione del padre a [[regno di Prussia|re di Prussia]], il titolo di Principe di Oranien e il suo appannaggio fu aumentato da 26.000 a 36.000 talleri annui. Nel [[1702]] la sua educazione venne affidata al conte [[Albert Konrad von Finckenstein]] e nello stesso anno divenne membro del Consiglio di Stato segreto e l'anno successivo entrò anche nel consiglio di guerra. Come principe ereditario partecipò a differenti incontri che gli diedero la possibilità di prendere una più ampia coscienza del mondo esterno e della natura degli eserciti d'[[Europa]].
{{quote|Il comunismo è la dottrina delle condizioni della liberazione del proletariato [cioè di] quella classe della società che trae il suo sostentamento soltanto e unicamente dalla vendita del proprio lavoro, e non dal profitto di un capitale|[[Karl Marx]] e [[Friedrich Engels]], ''Princìpi del Comunismo''}}
 
====La Premessemaggiore età====
{{Hohenzollern}}
Nel [[1704]] all'età di 16 anni, completò la costruzione del castello di Wusterhausen e decise di adibirlo a residenza autunnale da agosto a novembre, il che consentì ad ogni modo lo sviluppo di un piccolo villaggio alle sue dipendenze. Nel [[1705]] venne nominato [[borgomastro]] di [[Charlottenburg]], ove poté mettere in pratica gli insegnamenti appresi durante i viaggi compiuti in Olanda che estesero notevolmente i suoi orizzonti culturali. Durante l'ultimo di questi suoi viaggi ricevette la notizia della morte della madre ed il 14 giugno [[1706]] decise di prendere moglie, sposando Sofia Dorotea di Hannover per procura, incontrata poi di persona il 14 novembre [[1706]] a [[Cölln an der Spree]] (oggi parte di Berlino). Nel luglio di quello stesso anno, inoltre, partecipò ad alcune operazioni militari nelle Fiandre nell'ambito della [[guerra di successione spagnola]], ove prese parte con il proprio reggimento che contava ormai più di 600 uomini.
 
L'11 settembre [[1709]] fu impegnato nella [[Battaglia di Malplaquet]], che fu lo scontro più sanguinoso della guerra di successione spagnola. Nel [[1710]] vi fu uno scandalo di corruzione tra i ministri del padre e Federico Guglielmo intervenne ufficialmente per la prima volta a sedare i dissidi politici occupandosi della punizione dei traditori. L'anno successivo, nell'estate del [[1711]], fu nuovamente in Olanda per curare per conto del padre alcuni negoziati diplomatici, tornando poi in patria per schierarsi contro gli svedesi nella guerra scoppiata sul suolo prussiano, venendo ferito.
Dall'aggettivo [[Lingua latina|latino]] ''commūnis'' (''comune, pubblico, che appartiene a tutti'', ma anche ''neutrale, imparziale, equilibrato''), anch'esso di molteplice significato, il termine comunismo è stato variamente interpretato nel corso della storia, spesso portando a situazioni politicamente conflittuali tra differenti visioni dello stesso. I regimi del [[Stato socialista|socialismo reale]] che si sono affermati nel corso del XX secolo, hanno quasi sempre invariabilmente perseguitato tutti i comunisti non allineati all'assolutismo del regime. Le pratiche comuniste sono presenti nel corso degli eventi della storia umana, ben prima che l'uso del termine privilegiasse l'accezione marxista dello stesso.
 
===Re di Prussia (1713-1740)===
{{Quote|Or tutti coloro che credevano stavano insieme ed avevano ogni cosa in comune. E vendevano i poderi e i beni e li distribuivano a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. E perseveravano con una sola mente tutti i giorni nel tempio e rompendo il pane di casa in casa, prendevano il cibo insieme con gioia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo.|[[Atti degli Apostoli]], 2,44-47}}
====Tagli ai fondi====
[[File:Antoine_Pesne_-_K%C3%B6nig_Friedrich_Wilhelm_I._von_Preu%C3%9Fen_(ca._1733).jpg|thumb|left|Federico Guglielmo I in un ritratto ufficiale]]
All'inizio del 1713 la salute di [[Federico I di Prussia|Federico I]] peggiorò in maniera decisiva, fino a quando il 25 febbraio Federico I emise il suo ultimo sospiro, Federico Guglielmo, che gli era stato vicino negli ultimi momenti di vita, subito dopo aver lasciato il letto del padre ormai defunto, come suo primo atto ufficiale dichiarò nullo il bilancio dello stato approvato dal defunto monarca.
 
Egli garantì al padre un funerale grandioso e in pompa magna, ma era lui il primo a gioire per questa morte attesa da lungo tempo. Il nuovo sovrano si presentò alla cerimonia funebre con la corona, in modo da ribadire il suo peso nel nuovo governo; tuttavia una vera e propria cerimonia di incoronazione, non ebbe mai luogo. Poco dopo il termine delle cerimonie funebri egli cambiò radicalmente l'indirizzo del governo e si concentrò essenzialmente nel rimuovere le riforme promosse dal padre, in particolare riorganizzando le finanze e smantellando i vecchi debiti accumulati dal padre. Il suo scopo era quello di far acquisire alla [[Prussia]] una sempre maggiore indipendenza dalle potenze straniere, infatti il cardine di questa strategia sarebbe stato la formazione di un potente esercito.
* Per consuetudine moderna è chiamato comunismo la più nota sfera d'influenza [[Marxismo|marxista]], il movimento politico riferito prevalentemente a [[Karl Marx]] e [[Friedrich Engels]], e anche a precedenti utopisti o rivoluzionari come [[Étienne Cabet]], [[François-Noël Babeuf]], [[Henri de Saint-Simon]], [[Charles Fourier]], [[Auguste Blanqui]].
* Anche il [[Anarchia|movimento anarchico]] ha avuto ed ha come fine una società dai caratteri comunisti, ed il [[comunismo libertario]] mette l'accento su tale componente.
* A cavallo tra comunismo anarchico e comunismo primitivo del primo cristianesimo, si situano le forme collettiviste<ref>{{cita libro|cognome=Woodcock|nome=George|titolo=L'anarchia: storia delle idee e dei movimenti libertari|annooriginale=1966|editore=Feltrinelli Editore|città=Milano|capitolo=Cap VIII: Il profeta}}</ref> che prendono spunto dagli scritti di [[Lev Tolstoj]], come il [[Tolstoismo]].
* Nel comunismo primitivo, in alcune tradizioni di comunità, ad esempio ebraiche, nella prospettiva [[escatologia|escatologica]], si puntava ad una giustizia sociale in questo mondo.
* Nel primo cristianesimo, un ''comunismo di amore'' venne in una certa misura praticato. Tali premesse vennero riportate in auge da diverse interpretazioni nella [[dottrina sociale della chiesa]], ed in molti movimenti, tra cui la contemporanea [[teologia della liberazione]].
* Tra le pieghe dell'[[Illuminismo]] francese si erano avuti dei veri esempi di [[proto-comunismo]] inteso in senso marxista, ad esempio in [[Jean Meslier]] e in [[Morelly]], nei quali si teorizzava l'abolizione della proprietà privata, il controllo dello [[stato]] sui mezzi di produzione dei beni di consumo, distribuiti al bisogno dallo stato stesso.
* Nel [[Socialismo utopico]] i tentativi di fornire l'uguaglianza sociale, non solo politica e giuridico di tutte le persone per quanto concerne la proprietà, tradizionalmente considerati dal marxismo irrealizzabili senza l'apporto del [[Socialismo scientifico]].
* Nell'[[Euro-comunismo]] e nel comunismo riformista, dove i partiti politici europei del secondo novecento hanno interrotto la leadership sovietica, aprendo un percorso indipendente parlamentare al comunismo e forme economiche miste tra privati e proprietà statale dei mezzi di produzione.
 
{{Citazione|Mio padre trovò la propria gioia nel costruire palazzi grandiosi, nell'avere una gran quantità di gioielli, argento, oro e altre magnificenze - permettete di dar sfogo anche ai miei desideri, voglio avere una gran quantità di buone truppe.
Per estensione, è quindi chiamato comunismo il movimento, marxista, o al marxismo dichiaratamente ispirantesi, dai molteplici aspetti che ha difeso o, secondo alcuni, travisato, le sue premesse storiche. Le correnti di tale movimento hanno quasi sempre preso il nome da capi politici che si sono distinti nelle varie rivoluzioni moderne: in primis [[marxismo]], poi [[leninismo]], [[stalinismo]], [[trotskismo]], [[maoismo]], ecc.
|Federico Guglielmo I in un discorso ai suoi ministri riportato per iscritto dall'inviato olandese Lintelo<ref>Heinz Kathe, S. 29</ref>}}
 
Il 27 febbraio il Re si recò a [[Wusterhausen/Dosse|Wusterhausen]] e lì iniziò la costituzione del suo nuovo programma di governo, impiegando solo quattro giorni per redigerlo. Per saldare i 20.000.000 di talleri di debito accumulati dal padre, ridusse il personale della casa reale da 142 a 46 impiegati e, per saldare il debito, utilizzò anche del denaro dal suo patrimonio personale. Inoltre, dei 24 castelli posseduti dal padre, Federico Guglielmo I ne mantenne solo sei, mentre gli altri furono venduti o dati in affitto e fece fondere molte statue di bronzo per fabbricare nuovi cannoni. L'orchestra di corte venne sciolta, furono venduti all'asta vini preziosi che facevano parte della cantina reale, oltre a mobili e oggetti d'oro e d'argento. Tutti questi tagli ebbero però l'effetto di mandare in rovina i molti artigiani che lavoravano per la casa reale, le accademie statali non ottennero nuovi fondi, i teatri vennero chiusi e questo provocò una fuga di artisti da [[Berlino]].<ref>Heinz Kathe, S. 29, 85, 86</ref>
Per Marx ed Engels il comunismo non era un principio filosofico, una dottrina politica e tanto meno una [[utopia]], ma un divenire della realtà nell'epoca del capitalismo sviluppato:
 
Con questo programma di riforma radicale Federico Guglielmo I suscitò il malcontento del popolo, che si vedeva privato dello splendore acquisito in precedenza, ma allo stesso tempo guadagnò il benestare delle istituzioni politiche e militari per una maggiore fortificazione dello stato e per la costituzione di un vero esercito che potesse competere con le altre potenze europee. Federico Guglielmo I ridusse drasticamente i costi della sua corte e delle 700 stanze del palazzo reale di Berlino, ne utilizzò solo 5.<ref>S.Fischer-Fabian, S. 88</ref>
{{Quote|Il comunismo non è una dottrina ma un movimento; non muove da princìpi ma da fatti. I comunisti non hanno come presupposto questa o quella filosofia, ma tutta la Storia finora trascorsa e specialmente i suoi attuali risultati reali nei paesi civili.|[[Friedrich Engels]], Deutsche- Brusseler- Zeitung n. 80 del 7 ottobre 1847}}
 
====Monarca assoluto====
{{Quote|Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente.|[[Karl Marx]] e [[Friedrich Engels]]. L'Ideologia tedesca, 1846}}
In accordo con il suo orientamento politico, Federico Guglielmo I pose la propria figura al centro di tutte le attività dello stato, dando inizio ad un vero e proprio governo assoluto. Ora la sua parola era legge e chi lo contraddiceva era condannato a morte. Egli pretese d'intromettersi in tutti gli affari dello stato e sviluppò le caratteristiche di un [[tiranno]], ma era comunque guidato da una profonda fede in [[Dio]]. Il re controllava il governo attraverso il suo gabinetto di ministri, parlando a loro come un generale parla con le proprie truppe ed esaminando in loro presenza i rapporti giunti a corte circa l'andamento stesso dei vari ministeri.
 
====Sviluppo dell'esercito====
Dopo Marx ed Engels - e almeno fino ai primi tre congressi dell'Internazionale Comunista (1919, 1920, 1921) - le questioni riguardanti il divenire della società comunista furono affrontate dal movimento socialista e comunista secondo criteri definiti scientifici ([[Karl Popper]], in seguito criticherà sulla base della non [[falsificabilità]] la scientificità delle teorie marxiste); tali criteri furono descritti ad esempio da Engels in ''Il socialismo dall'utopia alla scienza'', un capitolo del suo ''Antidühring'' elaborato per la pubblicazione in opuscolo. Da quegli anni in poi, le già gravi divergenze all'interno del movimento si approfondirono e non sarà più possibile parlarne in modo unitario.
Il re fondò la potenza del proprio stato essenzialmente sulla forza del proprio esercito. La necessità di riportare un ordine nelle questioni belliche era divenuta essenziale soprattutto per l'indignazione dello stesso sovrano prussiano che non riusciva ad accettare il fatto che le altre potenze non considerassero la Prussia una nazione in grado di avere voce in capitolo dei concordati internazionali.
 
Dal [[1713]] iniziò lo sviluppo di una grande riforma dell'esercito. Come primo passo reclutò nella [[fanteria]] prussiana 8073 nuovi soldati e 1067 [[cavalieri]], portando il totale degli effettivi a 80.000; l'esercito inoltre divenne finanziariamente indipendente e non più dipendente, come prima, dai sussidi ricevuti dalle potenze estere, fu anche creata la figura del "[[Soldatenkönig]]" (''Re dei soldati''), che indossava sempre l'uniforme militare e che era responsabile a mantenere una ferrea disciplina fra i ranghi dell'[[esercito prussiano]]. Egli attirò a sé dal ceto dei nobili un corpo di ufficiali assolutamente devoti a lui; i soldati invece erano o mercenari arruolati o contadini del paese, il cui obbligo di servizio veniva regolato dal cosiddetto sistema cantonale ("[[Kantonsystem]]").
== Storia ==
{{Vedi anche|Storia del comunismo}}
 
==== Il reggimento Potsdam ====
L'aspirazione a una società [[Egualitarismo|egualitaria]] ha origini assai lontane e ha dato vita nel corso dei secoli a teorie che nel tempo hanno assunto connotazioni e realizzazioni differenti suscitando consensi e critiche di ogni genere. Di seguito ne ripercorriamo i passi salienti:
{{vedi anche|Giganti di Potsdam}}
[[Image:Langer Kerl Schwerid Rediwanoff.jpg|thumb|Il soldato di fanteria Schwerid Rediwanoff di Mosca. Rdiwanoff apparteneva al corpo di uomini "donati" dallo zar Pietro il Grande a Federico Guglielmo I dopo aver ricevuto la [[camera d'ambra]].]]
Il Re fu particolarmente attento al reclutamento di uomini giovani nel suo reggimento personale di [[Potsdam]], anche se questo poteva essere considerato dai più un suo vezzo personale. Ad ogni modo, la creazione del reggimento aveva una ragione pratica: i lunghi fucili ad avancarica in uso all'epoca erano difficili da maneggiare per i soldati di bassa statura, iniziò così una vera e propria caccia ai giganti, cominciata già dal [[1712]] per cercare uomini che avessero un'altezza minima di 1 metro e 88 centimetri. Inviò addirittura i suoi incaricati in [[Ungheria]], nel [[Regno di Napoli]], in [[Croazia]] ed in [[Ucraina]] per reclutare tali uomini, comprandoli spesso fisicamente.<ref>S.Fischer-Fabian, S.113</ref> Tra il 1713 ed il [[1735]] vennero spesi in totale 12 milioni di talleri in fondi da investire nella ricerca di questi uomini.
 
Gli appartenenti a questo reggimento vennero soprannominati ''die langen Kerls'' (espressione traducibile grosso modo in italiano come "spilungoni"): il costo annuale per mantenere questo reggimento era di 291.000 talleri, rispetto ai 72.000 spesi per un reggimento normale.<ref>S.Fischer-Fabian, S.115</ref>
=== [[Età antica]] ===
 
====Promozione dell'industria tessile====
Molti pensatori occidentali hanno concepito idee di comunismo, alcune molto simili a quelle poi divenute note con questo termine nel [[XIX secolo]].
Federico Guglielmo I fu inoltre interessato anche all'economia del paese, egli si concentrò sulla promozione della ricca industria della tessitura, che era basata sull'economia domestica. Quasi tutte le grandi case avevano infatti filande private e con una riforma varata già dal 1713, venne creato a [[Berlino]] un deposito generale per il prodotto filato che veniva quindi venduto all'ingrosso sul mercato internazionale, facendo sì che il prodotto venisse apprezzato in tutta Europa.
 
====Politica estera====
Il principio della comunione dei beni era un carattere proprio del [[Cristianesimo]] delle origini. Nel secondo capitolo degli [[Atti degli Apostoli]], ai versetti 44-48, si descrive il funzionamento della prima comunità cristiana, mettendo in risalto l'aspetto della comunione dei beni. Tale comunione non era stabilita per norma, i fedeli vi aderivano volontariamente. Si veda in proposito l'episodio di [[Anania e Saffira]]:
Federico Guglielmo I cercò in un primo momento di mantenere una certa neutralità nei conflitti europei dell'epoca, concentrandosi sul rafforzamento del proprio Stato dopo il periodo del governo paterno. La visita di [[Pietro il Grande]] nel 1713 a Berlino, però, lo fece propendere per entrare nell'[[Alleanza del Nord]] in funzione anti-svedese, per combattere le mire espansionistiche di [[Carlo XII di Svezia|Carlo XII]] durante la [[Grande guerra del Nord]] ed in cambio ricevette finanziamenti ed armi per l'esercito. Con la ripresa delle ostilità nel 1713, il 1º maggio [[1715]] egli trasferì il proprio quartier generale in [[Pomerania]], per seguire e guidare il suo esercito nell'assedio di [[Stralsund]].
 
A seguito del trattato di [[pace di Stoccolma|pace siglato a Stoccolma]] il 21 gennaio 1720, ottenendo però da questa pace, il dominio indiscusso sulle città di [[Stettino]], [[Peene]] e sulle [[isola di Wollin|isole di Wollin]] e [[isola di Usedom|Usedom]], oltre al controllo sull'area del delta dello [[Swine]] e del [[Dievenow]]. Questa campagna e quella del 1715 diedero l'opportunità quindi di ribadire l'importanza del ruolo dell'esercito per la rinnovata Prussia. Non ultimo, nel [[1720]], Federico Guglielmo I vendette le colonie del [[Brandeburgo]], fondate dal suo predecessore (delle quali la maggiore città era appunto [[Friedrichsburg]]), per 7.200 ducati ai Paesi Bassi, questo denaro fu speso dal Re per migliorare l'esercito.
{{quote biblico|Un uomo di nome [[Anania]] con la moglie Saffira vendette un suo podere e, tenuta per sé una parte dell'importo d'accordo con la moglie, consegnò l'altra parte deponendola ai piedi degli apostoli. Ma Pietro gli disse: "Anania, perché mai satana si è così impossessato del tuo cuore che tu hai mentito allo Spirito Santo e ti sei trattenuto parte del prezzo del terreno? Prima di venderlo, non era forse tua proprietà e, anche venduto, il ricavato non era sempre a tua disposizione? Perché hai pensato in cuor tuo a quest'azione? Tu non hai mentito agli uomini, ma a Dio". All'udire queste parole, Anania cadde a terra e spirò. E un timore grande prese tutti quelli che ascoltavano. Si alzarono allora i più giovani e, avvoltolo in un lenzuolo, lo portarono fuori e lo seppellirono. Avvenne poi che, circa tre ore più tardi, entrò anche sua moglie, ignara dell'accaduto. Pietro le chiese: "Dimmi: avete venduto il campo a tal prezzo?". Ed essa: "Sì, a tanto". Allora Pietro le disse: "Perché vi siete accordati per tentare lo Spirito del Signore? Ecco qui alla porta i passi di coloro che hanno seppellito tuo marito e porteranno via anche te". D'improvviso cadde ai piedi di Pietro e spirò. Quando i giovani entrarono, la trovarono morta e, portatala fuori, la seppellirono accanto a suo marito. E un grande timore si diffuse in tutta la Chiesa e in quanti venivano a sapere queste cose.|Atti|5,1-11}}
 
====Il corpo dei nobili ufficiali====
Sant'Ambrogio sosteneva che la proprietà privata era un prestito fatto ai singoli dalla collettività, la quale aveva il diritto di riappropriarsene per il bene comune.
Con l'intenzione di privare sempre più la nobiltà dei propri poteri e di estendere il controllo dello Stato assolutista, il re cercò di applicare la tecnica cara a [[Luigi XIV di Francia]] di legare a sé i rappresentanti della stretta aristocrazia. In maniera però del tutto innovativa, egli fondò nel settembre del [[1717]] a Berlino il ''Real Corpo di Cadetti Prussiani'', un istituto militare per formare i figli cadetti delle più eminenti famiglie nobiliari del paese. In questo istituto i giovani dovevano essere di lignaggio nobile ed avere un'età tra i 12 ed i 18 anni. Oltre alla carriera militare, l'istituto garantiva un comodo inserimento nel governo. Ovviamente il permesso di accedere a questo corpo era concesso esclusivamente a quanti facessero solenne giuramento di non prestare servizio per alcun altro paese.
 
==== Altri passi notevoli ====
Gli stessi ideali troveranno spazio negli ordini monastici, a partire dai [[benedettini]], la cui regola, scritta direttamente dal Santo, era prettamente comunistica; oppure, soprattutto nel [[Medioevo]], in alcuni [[movimenti ereticali medievali|movimenti ereticali]] (come quello dei [[Fra' Dolcino|dolciniani]]). Anche alcune delle [[civiltà precolombiane]] delle [[Americhe]] sono di tipo comunistico.
Federico Guglielmo I, come già ricordato precedentemente, raddoppiò la forza dell'esercito presente in Prussia, rendendolo il quarto più potente esercito d'Europa dopo quello della Francia, dei Paesi Bassi e della Russia. La Prussia contava all'epoca 1.6 milioni di abitanti, di cui 80.000 erano impegnati stabilmente nell'esercito e tutto questo ebbe però lo svantaggio della creazione di uno Stato completamente militarizzato ed incentrato sulla carriera bellica, a scapito di altre iniziative di tipo culturale ed artistico.
 
Sotto l'aspetto religioso, si prodigò a favore del [[pietismo]]: le sue preoccupazioni maggiori furono per la colonizzazione interna. Ciò che egli fece a tal riguardo fu il "Rétablissement" della Prussia Orientale, dove accolse anche i protestanti cacciati da [[Salisburgo]]. Egli infatti venne chiamato "il più grande re interno di Prussia". Per l'educazione fondò 1480 scuole di formazione al posto delle 320 scuole di villaggio che esistevano all'epoca del regno del padre Federico I.
=== Età moderna ===
 
===Gli ultimi anni===
[[File:Hans Holbein d. J. 065.jpg|thumb|130px|left|Tommaso Moro.]]
Con l'avanzare dell'età, Federico Guglielmo sentì sempre più crescere i dolori a causa di uno stile di vita sregolato e anche a causa di mali ereditari. La vita militare che tanto lo aveva impegnato alla fine, gli procurò non pochi problemi a cavalcare, ed inoltre era ingrassato notevolmente. Il 31 maggio [[1740]] il "re soldato" morì nel castello di [[Potsdam]] e venne sepolto il 4 giugno di quello stesso anno nella chiesa della omonima cittadina. Gli succedette il figlio [[Federico II di Prussia]], meglio noto come ''Federico il grande .''
 
== Matrimonio e discendenza ==
Ideali di tipo comunistico e un progetto di abolire la proprietà privata tornano in auge all'epoca della [[Riforma protestante]], con la [[guerra dei contadini]], che sconvolge l'Europa ed è soffocata nel sangue. Fra i protagonisti di questo movimento rivoluzionario si annoverano [[Thomas Müntzer]] e [[Giovanni da Leida]].
[[File:Queen Sophie Dorothea of Prussia.jpg|thumb|La regina Sofia Dorotea di Hannover]]
Sposatosi con [[Sofia Dorotea di Hannover|Sofia Dorotea]] del [[Casato di Hannover]], figlia del sovrano britannico [[Giorgio I di Gran Bretagna|Giorgio I]] d'Inghilterra, ebbe da lei quattordici figli:
 
*Federico Luigi (1707–1708)
Qualche anno prima ''[[L'Utopia]]'' di [[Tommaso Moro]] e più tardi ''[[La città del Sole|La Città del Sole]]'' di [[Tommaso Campanella]] descrivono ugualmente altre comunità [[utopia|ideali]] in vario grado comuniste.
*[[Guglielmina di Prussia (1709-1758)|Guglielmina]] (1709 – 1758), sposò il Margravio [[Federico di Brandeburgo-Bayreuth]]
*Federico Guglielmo (1710–1711)
*[[Federico il Grande|Federico]] (1712 – 1786), che divenne Re di Prussia
*Carlotta Albertina (1713–1714)
*[[Federica Luisa di Prussia|Federica Luisa]] (1714 – 1784), sposò [[Carlo Guglielmo Federico di Brandeburgo-Ansbach|Carlo Guglielmo Federico]], Margravio di [[Brandeburgo-Ansbach]]
*[[Filippina Carlotta di Prussia|Filippina Carlotta]] (1716 – 1801), sposò [[Carlo I di Brunswick-Wolfenbüttel|Carlo I, Duca di Brunswick-Lüneburg]]
*Carlo (1717–1719)
*[[Sofia Dorotea di Prussia|Sofia Dorotea Maria]] (1719 – 1765), sposò il Margravio [[Federico Guglielmo di Brandeburgo-Schwedt]];
*[[Luisa Ulrica di Prussia|Luisa Ulrica]] (1720 – 1782), sposò [[Adolfo Federico di Svezia]]
*[[Augusto Guglielmo di Prussia|Augusto Guglielmo]] (1722&nbsp;– 1758)
*[[Anna Amalia di Prussia|Anna Amalia]] (1723&nbsp;– 1787), badessa di [[Abbazia di Quedlinburg|Quedlinburg]]
*[[Enrico di Prussia (1726-1802)|Enrico]] (1726–1802)
*[[Augusto Ferdinando di Prussia|Augusto Ferdinando]] (1730&nbsp;– 1813)
 
== Ascendenza ==
Il [[1º aprile]] [[1649]] i [[diggers]] (zappatori, scavatori) cominciano a coltivare alcune terre nei pressi di [[Cobham, Surrey|Cobham]], nel [[Surrey]], in [[Inghilterra]], secondo principi comunisti. Grazie agli scritti del loro portavoce [[Gerrard Winstanley]], quello del Surrey è il gruppo di diggers sul quale si hanno più informazioni, ma abbiamo notizia dell'esistenza di diggers anche in altre località dell'Inghilterra.<ref>C. Hill, il mondo alla rovescia, Einaudi 1970</ref>
<div align="center">
{| class="wikitable"
|-
|-
| rowspan="16" align="center"| '''Federico Guglielmo I'''
| rowspan="8" align="center"| '''Padre:'''<br />[[Federico I di Prussia]]
| rowspan="4" align="center"| '''Nonno paterno:'''<br />[[Federico Guglielmo I di Brandeburgo]]
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonno paterno:'''<br />[[Giorgio Guglielmo di Brandeburgo]]
| align="center"| '''Trisnonno paterno:'''<br/ >[[Giovanni Sigismondo di Brandeburgo]]
|-
| align="center"| '''Trisnonna paterna:'''<br />[[Anna di Prussia (1576-1625)|Anna di Prussia]]
|-
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonna paterna:'''<br/ >[[Elisabetta Carlotta di Wittelsbach-Simmern]]
| align="center"| '''Trisnonno paterno:'''<br/ >[[Federico IV Elettore Palatino]]
|-
| align="center"| '''Trisnonna paterna:'''<br />[[Luisa Giuliana di Nassau]]
|-
| rowspan="4" align="center"| '''Nonna paterna:'''<br />[[Luisa Enrichetta d'Orange]]
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonno paterno:'''<br />[[Federico Enrico d'Orange]]
| align="center"| '''Trisnonno paterno:'''<br/ >[[Guglielmo I d'Orange]]
|-
| align="center"| '''Trisnonna paterna:'''<br />[[Louise de Coligny]]
|-
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonna paterna:'''<br/ >[[Amalia di Solms-Braunfels]]
| align="center"| '''Trisnonno paterno:'''<br/ >[[Giovanni Alberto I di Solms-Braunfels]]
|-
| align="center"| '''Trisnonna paterna:'''<br />[[Agnese di Sayn-Wittgenstein]]
|-
| rowspan="8" align="center"| '''Madre:'''<br />[[Sofia Carlotta di Hannover]]
| rowspan="4" align="center"| '''Nonno materno:'''<br />[[Ernesto Augusto di Brunswick-Lüneburg]]
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonno materno:'''<br />[[Giorgio di Brunswick-Lüneburg]]
| align="center"| '''Trisnonno materno:'''<br/ >[[Guglielmo di Brunswick-Lüneburg]]
|-
| align="center"| '''Trisnonna materna:'''<br />[[Dorothea di Danimarca]]
|-
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonna materna:'''<br/ >[[Anna Eleonora di Assia-Darmstadt]]
| align="center"| '''Trisnonno materno:'''<br/ >[[Luigi V d'Assia-Darmstadt]]
|-
| align="center"| '''Trisnonna materna:'''<br />[[Maddalena di Brandeburgo]]
|-
| rowspan="4" align="center"| '''Nonna materna:'''<br />[[Sofia del Palatinato]]
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonno materno:'''<br />[[Federico V Elettore Palatino]]
| align="center"| '''Trisnonno materno:'''<br/ >[[Federico IV Elettore Palatino]]
|-
| align="center"| '''Trisnonna materna:'''<br />[[Luisa Giuliana d'Orange-Nassau]]
|-
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonna materna:'''<br/ >[[Elisabetta Stuart (1596-1662)|Elisabetta Stuart]]
| align="center"| '''Trisnonno materno:'''<br/ >[[Giacomo I d'Inghilterra]]
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| align="center"| '''Trisnonna materna:'''<br />[[Anna di Danimarca]]
|}
</div>
 
== Onorificenze ==
=== Il Settecento ===
{{Onorificenze
 
|immagine=Ord.Aquilanera.png
Nel [[XVIII secolo|Settecento]] l'idea di comunismo trova nuove e più concrete formulazioni. Per quanto la linea teorica possa considerarsi abbastanza comune, bisogna distinguere due indirizzi principali, quello teologico, rappresentato principalmente da [[Étienne-Gabriel Morelly]] e [[Dom Descamps]] e quello materialistico, rappresentato da [[Jean Meslier]]. In forme diverse l'idea di comunismo aleggia durante tutto l'[[Illuminismo]] come conseguenza della nascente attenzione al concetto di ''uguaglianza'' tra tutti gli esseri umani. Essa era implicita nel Cristianesimo, che essendo una religione universalistica (contrariamente all'Ebraismo) proclamava l'uguaglianza di tutti gli uomini davanti a Dio, ma non davanti al potere temporale, che implicava una gerarchia di classi sociali con diversi compiti e diritti. Il comunismo aveva infatti abbastanza caratterizzato le comunità proto-cristiane sino al IV secolo, ma poi, dopo l'Editto di Milano, cessata una relativa clandestinità, alla luce del sole la nuova società cristiana si stratificava esattamente come quella romana pre-cristiana. Il concetto di eguaglianza ha influenzato in generale il pensiero del Settecento e un'uguaglianza civile, se non comunistica, era anche quella propugnata da [[Jean-Jacques Rousseau]] o da [[Gabriel Bonnot de Mably]], il primo con una visione di tipo religioso, il secondo di tipo laico. Mably dichiarava: "Il legislatore agisce in maniera inutile se non si concentra sullo stabilimento dell'eguaglianza. Il bene possibile si ottiene con l'eguaglianza tra tutti gli uomini perché è essa che li tiene uniti.".
|nome_onorificenza=Gran Maestro dell'Ordine dell'Aquila Nera
 
|collegamento_onorificenza=Ordine dell'Aquila Nera
Il più notevole sostenitore e teorizzatore del comunismo, e in senso decisamente ateo e materialistico, è [[Jean Meslier]], che scrive nel ''Testament'': "Quasi universalmente accettato e autorizzato è l'abuso e l'appropriazione individuale che alcuni fanno dei beni e delle ricchezze della terra, i quali dovrebbero invece essere possesso di tutti e in parti uguali. La proprietà deve esser comune e tutti debbono usufruirne equamente e comunitariamente.". Queste le basi del comunismo materialistico di Meslier, che poi arringa i destinatari del ''Testament'' con queste parole: "Cercate di unirvi tutti insieme per scuotere il giogo tirannico dei vostri principi e dei vostri re; abbattendo i troni ingiusti e malvagi; rompete le teste coronate e umiliate la loro superbia. I più saggi di voi guidino e governino gli altri, è loro compito formulare leggi e decreti che mirino sempre, a seconda dei tempi, dei posti e delle situazioni, a difendere e a far progredire il bene pubblico.".
|motivazione=
Per quanto riguarda [[Étienne-Gabriel Morelly]], egli ha invece una visione religiosa del comunismo, basata sul fatto che Dio ha fatto le leggi di natura perfette e buone e che basta combattere l'egoismo individualistico e rifarsi a Dio per ottenere comunione ed eguaglianza tra tutti gli uomini. Nel suo poema ''La Basiliade'', o ''Naufragio alle Isole Galleggianti'', egli immagina una società ideale in un luogo remoto, dove c'è una società comunista, senza classi e senza veri capi; retta armonicamente dal popolo tutto e in perfetto accordo ed armonia. Analogamente il frate benedettino Dom Deschamps a metà del Settecento proporne uno stato comunista basato su una morale di tipo monastico, opponendosi al materialismo di D'Holbach. Dom Deschamps ha influenzato notevolmente le concezioni pre-socialiste del Settecento anche grazie alla notorietà e alla rete di rapporti che il suo protettore, il marchese d'Argenson, gli ha fatto avere nei circoli intellettuali dell'epoca, facendogli conoscere D'Alembert, Voltaire e Robinet. Vanno poi ricordati fra gli interessanti esperimenti di "comunismo reale" anche le ''reducciones'' del [[Paraguay]] impiantate dai [[Gesuiti]] nel [[XVIII secolo]].
|luogo=
 
}}
Le concezioni basate sulla religione deista di [[Voltaire]] e [[Jean-Jacques Rousseau|Rousseau]] agiranno anche in senso egualitaristico ma non comunistico, per quanto Rousseau col suo ''Le contrat social'' abbia dato un modello interessante di stato teologico, con dei Legislatori come classe emerita e rispettata, quasi sacerdotale, che ricorda da vicino il modello platonico di stato, con i filosofi come governanti. L'influenza di Voltaire e Rousseau sui teorici della [[Rivoluzione francese]], di cui furono considerati i veri padri, e sul [[Giacobinismo]], che riprende specialmente il fanatismo e l'intransigenza di Rousseau, è notevolissima. I materialisti atei come Helvétius, D'Holbach e Diderot hanno invece una visione differente della società, nel senso dell'equità, ma non dell'eguaglianza. Vi erano anche circoli rivoluzionari fortemente egualitari, e questa concezione sociale è incarnata nel pensiero e nei comportamenti di [[Jean Paul Marat]].
{{Onorificenze
 
|immagine=Ord.Aquilarossa-GC.png
=== L'Ottocento ===
|nome_onorificenza=Gran Maestro dell'Ordine dell'Aquila Rossa
 
|collegamento_onorificenza=Ordine dell'Aquila Rossa
Molti idealisti del [[XIX secolo]], colpiti dalla miseria materiale e morale della [[rivoluzione industriale]], fondano con poca fortuna comunità utopistiche, soprattutto nel Nuovo Mondo. Il filosofo francese [[Étienne Cabet]], nel suo libro ''Viaggi ed avventure di Lord William Carisdall in Icaria'' descrive una società ideale in cui un governo eletto democraticamente controlla tutte le attività economiche e supervisiona le attività sociali, lasciando solo la famiglia come unica altra unità sociale indipendente. Nel [[1848]] cerca senza successo di organizzare comunità icariane negli [[Stati Uniti d'America]], anche se alcune piccole comunità icariane sopravvivono fino al [[1898]].
|motivazione=
 
|luogo=
== La teoria del movimento marxista e la scissione da altri movimenti comunisti ==
}}
=== Karl Marx e il Manifesto del Partito Comunista ===
 
[[File:Karl Marx.jpg|right|250px|thumb|Karl Marx.]]
 
{{vedi anche|Marxismo}}
 
Le condizioni di estremo sfruttamento degli operai nel corso della prima fase della [[rivoluzione industriale]], sollecitano la nascita tra di essi di una nuova coscienza politica, che a volte sfocia nell'elaborazione di tesi comuniste. Il più importante filosofo a credere nel comunismo è [[Karl Marx]] che usa il termine tra l'altro nel ''[[Manifesto del Partito Comunista]]'' scritto con [[Friedrich Engels]].
 
Con Marx ed Engels il comunismo diventa un movimento rivoluzionario. In contrasto con le idee utopistiche di [[Robert Owen|Owen]] e [[Henri de Saint-Simon|Saint-Simon]], Fourier, Marx ed Engels affermano che il comunismo non poteva emergere da piccole comunità isolate ma solo globalmente, dal corpo dell'intera società. Il Manifesto propone una lettura della storia sotto la lente del concetto di [[lotta di classe]]: il motore della storia è nel contrasto tra una piccola élite (la classe borghese), che possiede o controlla i mezzi di produzione e la grande maggioranza di persone, che non possiede nulla, oltre la propria forza lavoro.
 
Nella fase storica descritta dal Manifesto (così come in tutte le opere di Marx e Engels), il [[capitalismo]] è qualitativamente connotato, come in (quasi) tutti i modi di produzione precedenti dalla dominanza di una classe sociale su un'altra (almeno). Nello specifico, la [[borghesia]] (i capitalisti), ossia la classe che detiene i mezzi di produzione e cioè le condizioni oggettive della produzione, estrinseca la propria dominanza sulla classe subordinata, il [[proletariato]], ossia coloro che devono vendere la propria abilità al lavoro in cambio della sussistenza (salario), attraverso lo sfruttamento di questi ultimi che si concreta nel pagamento di una parte della giornata lavorativa, mentre la restante parte - il pluslavoro, poi plusvalore - è la radice sociale del profitto. Nell'opera ''Das Kapital'' (''Il Capitale''), Karl Marx analizza come i capitalisti comprassero forza lavoro dai lavoratori ottenendo il diritto di rivendere il risultato dell'attività produttiva ottenendo così un ''profitto'' (vedi [[teoria del valore]] e [[teoria marxiana del valore]] per i dettagli). Per Marx se le classi lavoratrici di tutti i paesi prendessero coscienza dei loro comuni obiettivi, si unirebbero per rovesciare il sistema capitalista. Lo considerava, se lo svolgimento della storia avesse seguito la logica di una razionalità hegeliana, un risultato inevitabile di un processo storico in atto; potendosi comunque verificare, qualora il socialismo non fosse riuscito ad imporsi, l'imbarbarimento della società attraverso la rovina di ambedue le classi in lotta e di tutte le classi.
 
Dalle rovine del capitalismo sarebbe sorta una società in cui, dopo un periodo di transizione, la "dittatura del proletariato" (in cui il proletariato avrebbe preso controllo dello Stato per schiacciare la borghesia), i lavoratori avrebbero controllato i mezzi di produzione, la loro proprietà sarebbe passata alla società stessa nel suo complesso, dopodichè, diventato inutile (in quanto, per Marx, lo Stato è principalmente strumento di oppressione di una classe su un'altra), lo Stato si sarebbe "estinto" naturalmente.
 
[[File:Genova-Scultore Gialdini-DSCF8391.JPG|thumb|right|250px|Il pugno alzato è uno dei simboli più noti del comunismo. Spesso è raffigurato anche nella [[scultura]], come in questa creazione di [[Alfonso Gialdini]].]]
 
La dittatura del proletariato, come fase transitoria, veniva così a contrapporsi alla dittatura della borghesia, come imposizione alla minoranza dei capitalisti della volontà della stragrande maggioranza della popolazione (il proletariato). La proprietà privata sarebbe stata limitata agli effetti personali (proprietà individuale). La conseguenza della proprietà collettiva dei mezzi di produzione sarebbe stata, nell'ottica di Marx, la fine della divisione della società in [[classi sociali]] e, di conseguenza, la fine dello sfruttamento e la piena realizzazione dell'individuo<ref>*Karl Marx, ''Lettera a Weydemeyer (5/3/1852)</ref>. Una tale società sarebbe stata costruita attorno all'[[economia del dono]] "''da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo le sue necessità.''"
 
=== Sviluppi successivi del pensiero marxista ===
 
Le idee di Marx sono state sviluppate in molte direzioni diverse: alcuni pensatori prendono da Marx solo il metodo di analisi della [[Società civile|società]], mentre il nascente movimento [[socialista]] ne abbraccia con entusiasmo la parte rivoluzionaria, mettendo in secondo piano il pensiero dei socialisti non marxisti ([[Pierre-Joseph Proudhon]], l'anarchico [[Michail Bakunin|Bakunin]], i già citati utopisti e molti altri). Fu nel segno di Marx che fu creata la '''[[Seconda Internazionale]] Socialista'''. Nel periodo successivo alla morte di Marx al termine comunismo venne di solito preferito quello, allora equivalente, di '''[[socialismo]]'''. La grande divisione tra i seguaci delle idee di trasformazione sociale di Marx passava tra i cosiddetti '''[[socialismo riformista|socialisti riformisti]] o gradualisti''' come [[Eduard Bernstein]] (e per certi versi anche il suo oppositore [[Karl Kautsky]]) in [[Germania]], [[Filippo Turati]] in [[Italia]] o i [[austromarxismo|marxisti austriaci]] e, sul versante opposto, i '''[[socialismo rivoluzionario|socialisti rivoluzionari]]''' come [[Rosa Luxemburg]] in [[Germania]] o [[Giacinto Menotti Serrati]] in [[Italia]]. Entrambi i gruppi pensavano che il comunismo fosse la naturale evoluzione della società occidentale, che come era evoluta dal [[feudalesimo]] al [[capitalismo]] borghese per la crisi del feudalesimo stesso, sarebbe dovuta evolvere naturalmente da capitalista in comunista per via delle '''contraddizioni interne del [[capitalismo]]'''. La differenza stava nel metodo che ritenevano necessario per questa transizione: mentre i socialisti riformisti ritenevano che il passaggio si sarebbe verificato gradualmente, attraverso una serie di riforme sociali, i socialisti rivoluzionari pensavano, in accordo con Marx, che invece questo cambiamento non sarebbe mai avvenuto spontaneamente ma avrebbe richiesto una rivoluzione.
 
Karl Marx e [[Friedrich Engels]] studiano anche altre forme di comunismo. Partendo dalle ricerche di [[Lewis Morgan]] e di altri [[antropologia|antropologi]] loro contemporanei, affermano che i primi ominidi vivevano in una sorta di società comunista, chiamata [[comunismo primitivo]]: il poco che possedevano veniva condiviso fra tutti, come anche i prodotti dell'attività dei singoli (in massima parte cibo). Alcuni gruppi isolati di persone vivevano fino a pochi anni fa in questo modo. In tutte le società moderne tuttavia la [[proprietà privata]] gioca un ruolo fondamentale, facendo sorgere il concetto di [[società classista]].
 
Questa tesi venne criticata da alcuni indiani americani, come [[Russell Means]], che vedevano il concetto di comunismo primitivo come una distorsione della realtà dovuta all'imposizione di uno schema teorico occidentale precostituito su una situazione che invece non coincideva affatto con questa visione semplicistica delle cose; peggio ancora, Means e gli altri denunciavano come questa distorsione fosse strumentale, dovuta al desiderio di ricavarne prove da portare a sostegno nel dibattito ideologico in [[Europa]]. In particolare, l'[[antropologia]] del [[XIX secolo]], i cui risultati Marx e gli altri citavano come prova a favore delle loro tesi, era basata su ricerche pesantemente influenzate da pregiudizi razziali, prive di una vera comprensione delle culture in esame e di loro osservazioni dirette.
 
=== Comunismo anarchico contro comunismo marxista ===
 
[[File:Charles Fourier.jpg|thumb|180px|right|Pierre-Joseph Proudhon.]]
 
Contemporaneamente alle dottrine di Marx si era sviluppata tuttavia un'altra forma di dottrina comunista: il '''comunismo anarchico'''. L'[[anarchismo]] prende le mosse dal pensiero di '''[[Pierre-Joseph Proudhon]]''': non tutti i pensatori che si sono definiti [[anarchici]] hanno tuttavia adottato un modello di economia comunista (lo stesso Proudhon a un certo punto rivalutò in parte la proprietà privata). La polemica tra Proudhon e Marx fu così violenta che quando il primo pubblicò un volume intitolato ''Filosofia della Miseria'' il secondo rispose con il pamphlet ''Miseria della filosofia''. Lo scontro tra anarchici e marxisti divampò all'interno dell'[[Associazione internazionale dei lavoratori]] ([[Prima Internazionale]]). Tra il [[1871]] e il [[1872]] Marx ed Engels riuscirono definitivamente a mettere gli anarchici in minoranza e a farli espellere dall'Internazionale.
 
Il più importante teorico anarchico del primo periodo è sicuramente il russo '''[[Michail Bakunin]]''' che espose la sua dottrina per lo più in ''Stato e Anarchia''. Per Bakunin [[libertà]] e [[Uguaglianza sociale|eguaglianza]] erano due obiettivi inscindibili. Lo '''Stato''', con la sua divisione tra governati e governanti, tra chi possiede la cultura e chi esegue il lavoro fisico, era in sé stesso un apparato repressivo e doveva essere dissolto senza il passaggio per una fase intermedia.
 
Bakunin individuò gli equivoci e i possibili rischi della nozione di Marx di [[dittatura del proletariato]]. Secondo Bakunin il marxismo era l'ideologia di quella che chiamava "élite della classe dominata", avviata a diventare classe dominante a sua volta, e, in particolare, era l'ideologia degli intellettuali sradicati. La conquista del potere da parte dei comunisti marxisti, secondo Bakunin, avrebbe portato non alla libertà ma a una dittatura tecnocratica. ''Se c'è uno Stato ci deve essere per forza dominio di una classe sull'altra... Che cosa significa che il proletariato deve elevarsi a classe dominante? È possibile che tutto il proletariato si metta alla testa del governo?... I marxisti sono consci di tale contraddizione e si rendono conto che un governo di scienziati sarà effettivamente una dittatura... Essi si consolano con l'idea che tale dominio sarà temporaneo... La massa del popolo verrà divisa in due armate, quella agricola e quella industriale, poste agli ordini degli ingegneri di Stato che costituiranno la nuova classe politico-scientifica privilegiata.''<ref>Michail Bakunin, ''Stato e Anarchia''</ref>
 
Il modello proposto da Bakunin era quello di una libera [[federazione]] di comuni, regioni e nazioni in cui i mezzi di produzione, collettivizzati, sarebbero stati direttamente nelle mani del popolo tramite un sistema di [[autogestione]].
 
Idee simili a quelle di Bakunin furono sviluppate da [[Pëtr Kropotkin]], suo connazionale, scienziato oltre che filosofo. Criticando il darwinismo sociale che fungeva da giustificazione alla competizione capitalistica e all'[[imperialismo]], nel suo saggio ''Mutual Aid'' ([[1902]]) Kropotkin si propone di dimostrare come tra le specie animali prevalgano la cooperazione e l'armonia (anche sul piano della sopravvivenza: la cooperazione porta a migliori risultati della lotta individuale darwinista). Proprio cooperazione ed armonia, senza necessità di una stratificazione gerarchica, dovrebbero essere i principi dell'organizzazione sociale umana. Kropotkin prende ad esempio le ''poleis'' greche, i comuni medievali ed altre esperienze storiche come esempi di società autogestite. L'[[etica]] non dovrebbe essere imposta dalle leggi dello [[Stato]] ma scaturire spontaneamente dalla comunità. Come Bakunin, Kropotkin si augura la scomparsa dello Stato e l'instaurazione di un comunismo [[federalismo|federalista]], autogestito e decentrato.
 
=== La Comune di Parigi ===
 
Nonostante le divergenze i socialisti e gli anarchici di varie tendenze furono unanimi nel vedere nella [[Comune di Parigi]] ([[1871]]) il primo tentativo da parte del movimento operaio di creare una società comunista. I [[comunardi]] presero il controllo di [[Parigi]] per due mesi e combatterono tanto contro la [[Prussia]] che contro il governo [[Francia|francese]]. La Comune introdusse una serie di leggi che riducevano il potere dei detentori di proprietà, come quelle che cancellavano i debiti, prima di venire soppressa nel sangue. Per Marx la Comune di Parigi rappresentò il primo esempio concreto di "[[dittatura del proletariato]]"; egli sostenne con forza il coraggioso esperimento politico anche se in un primo momento ritenne l'impresa troppo azzardata<ref>*Karl Matx, ''Indirizzo del consiglio generale dell'Associazione Internazionale dei lavoratori'', 1871</ref>.
 
== L'[[Unione Sovietica]] e il [[socialismo reale]] ==
=== La Rivoluzione d'Ottobre ===
 
[[File:Hammer and sickle.svg|right|thumb|250px|[[falce e martello|La falce e il martello]], dai primi del 1900 simbolo internazionale del Comunismo di matrice marxista, rappresentano l'unità fra i lavoratori delle città (martello) e quelli delle campagne (falce).]]
 
{{vedi anche|Rivoluzione russa}}
 
L'uso del termine comunista, sempre interpretato in senso marxista cambia (e acquisisce un significato distinto da socialista) quando nel [[1917]] il Partito Operaio Socialista Democratico Russo (bolscevico, distinto dall'omonimo partito menscevico) [[bolscevismo|partito leninista]], assieme alla frazione di sinistra del Partito Socialista Rivoluzionario, conquista la maggioranza nei Soviet e prende il potere in Russia con la [[Rivoluzione d'ottobre]], la quale successivamente, [[1922]], porterà alla fondazione della '''[[Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche]]''' (URSS). Dopo la rivoluzione Lenin propone infatti alle fazioni rivoluzionarie dei socialisti marxisti di espellere la fazione riformista, cambiare il nome dei loro partiti in '''[[Partito Comunista]]''' e unirsi in una nuova Internazionale (la terza), [[1919]], che poi diventa l''''[[Internazionale Comunista]]''', abbreviato in seguito in '''Comintern'''. La nuova Internazionale si ispira al modello sovietico, accetta, implicitamente, la leadership del Partito Comunista Panrusso (Bolscevichi) e adotta la versione bolscevica del marxismo. Ogni partito che voleva aderire doveva accettare le "Ventuno Condizioni" decise dal secondo congresso dell'Internazionale, fra le quali la dodicesima che indicava che i partiti aderenti dovevano basarsi sul principio del ''[[centralismo democratico]]'', che prevedeva la possibilità di ampio dibattito interno ma che impediva l'espressione all'esterno di questo dibattito ed una organizzazione di tipo centralizzata con vasti poteri al centro.
 
Nel pensiero di '''[[Lenin]]''', come nel marxismo classico, il primo passo della presa del potere da parte del proletariato consisteva in una rivoluzione: il dominio borghese doveva essere sostituito dalla funzione-guida del proletariato (nel pensiero marxista classico questa fase viene chiamata, in opposizione polemica alla effettiva dittatura della borghesia, '''[[dittatura del proletariato]]'''). Lenin però, che aveva ripreso e ampliato la teoria di [[John A. Hobson|Hobson]] sull'[[imperialismo]], a differenza di Marx che credeva che la rivoluzione sarebbe avvenuta nei paesi in cui il capitalismo era più avanzato, ipotizzò che la rivoluzione potesse avvenire prima nelle nazioni arretrate, come la [[Russia zarista]], che erano più fragili perché subivano contemporaneamente sia le sollecitazioni interne del cambiamento sociale sia la pressione concorrente degli stati confinanti, economicamente e socialmente più moderni. Lenin puntava sul movimento di massa, alla cui testa doveva porsi il proletariato guidato da ''un'avanguardia proletaria'' composta di partiti coesi, bene organizzati e retti da una rigida disciplina.
Questa versione del marxismo rientra nella teoria detta '''[[leninismo]]'''.
 
La maggior parte dei socialisti rivoluzionari accettarono dopo qualche perplessità la proposta. Non mancarono però gli accesi critici di Lenin, come [[Rosa Luxemburg]] (oltre naturalmente ai comunisti libertari) che intravide l'involuzione dittatoriale che la Rivoluzione d'Ottobre stava prendendo sotto la direzione del partito bolscevico.
 
=== Stalin e l'URSS ===
{{vedi anche|Stalin}}
 
La politica sovietica e la prassi comunista cambiarono radicalmente con l'ascesa del successore di Lenin, [[Stalin]]; questi elaborò un'ideologia, il [[marxismo-leninismo]], che {{cn|per alcuni}}, sotto la facciata della continuazione del pensiero di Marx e di Lenin, trasformò l'URSS in un regime [[totalitarismo|totalitario]] del [[XX secolo]], mentre {{cn|per altri}} non fece altro che accentuare e sviluppare il carattere totalitario già insito nell'ideologia nella rivoluzione bolscevica.
 
L'ascesa di Stalin corrispondeva all'ascesa al potere della burocrazia che effettivamente disponeva dello Stato e dei mezzi di produzione. Ciò richiedeva la liquidazione dei rivoluzionari. Stalin prima estromise dal potere con complesse manovre il vecchio gruppo dirigente bolscevico, del quale [[Leon Trotsky]] era l'esponente più brillante, quindi si sbarazzò uno a uno dei suoi vecchi compagni di lotta ed anche dei giovani rivoluzionari, accusandoli di varie deviazioni politiche e tradimenti immaginari ([[Grandi purghe]] degli [[anni 1930|anni trenta]] che videro tra le vittime quasi tutti gli esponenti del vecchio gruppo dirigente bolscevico). Ogni forma di libertà fu eliminata e fu instaurato un regime di terrore in cui tutti potevano essere da un momento all'altro accusati di qualcosa, arrestati, torturati e, quando si trattava di membri del PCUS, spesso costretti ad ammettere i loro inesistenti delitti in pubblici processi prima di venire uccisi o internati in campi di concentramento (il ''[[gulag]]''). Queste persecuzioni si estendevano anche alle famiglie ed agli amici dei perseguitati.
 
Alla passione ed alle idee della rivoluzione del 1917 si sostituì il potere degli apparati e l'arbitrio di Stalin. La collettivizzazione forzata e la repressione dei movimenti indipendentisti (che provocarono milioni di morti - vedi lo sterminio dei [[Kulaki]] e l'[[Holodomor]]), nonché l'industrializzazione sotto la guida statale non avevano più lo scopo di creare una qualche forma di società socialista ma piuttosto quella di rafforzare la nazione sovietica e il potere del suo dittatore. La politica estera machiavellica di Stalin passava dal sostegno aperto ai movimenti antifascisti quando la sua posizione poteva uscirne rafforzata, alla ricerca di un compromesso semi-segreto con la [[Germania nazista]] per spartirsi la [[Polonia]] e altri territori già parte dell'impero russo ([[Patto Molotov-Ribbentrop]], [[1939]]). Le indicazioni che impartiva ai partiti comunisti (il Comintern era ormai diventato una cinghia di trasmissione delle volontà della dirigenza sovietica anziché un luogo di discussione) erano ugualmente capaci di subire brusche sterzate da un momento all'altro. Ad ogni "capriola ideologica" chi sosteneva una tesi contraria veniva perseguitato e tacciato di tradimento.
 
Negli anni trenta anche alcuni militanti comunisti occidentali si accorsero della piega che la situazione stava prendendo in URSS, fra questi [[Boris Souvarine]], [[André Gide]] e [[George Orwell]]. In Italia nel 1931 venne espulso [[Ignazio Silone]] dal [[Partito Comunista Italiano|Pci]] per aver criticato Stalin. {{citazione necessaria|Seppe presentarsi ai comunisti come una guida solida e abile, alla [[sinistra (politica)|sinistra]] in generale come uno dei pochi leader che facesse qualcosa per combattere il fascismo (almeno prima del Patto Molotov-Ribbentrop). Con l'avvento del fascismo molti avevano infatti cominciato a pronosticare la morte della "democrazia borghese" e a ritenere che fascismo o comunismo sovietico fossero le sole vie possibili. L'abilità manipolatoria della propaganda e l'impossibilità per molti militanti comunisti di visitare di persona l'[[Unione Sovietica]] (diversamente dai dirigenti del partito) e rendersi conto della reale situazione del paese favorirono Stalin}}. Già dagli anni trenta importanti scrittori progressisti, come [[André Gide]], dopo il viaggio in Unione Sovietica, organizzato dalle autorità sovietiche, criticarono la natura di quel sistema:
 
{{quote|E io penso che in nessun paese oggi, fosse pure nella Germania di Hitler, lo spirito sia meno libero, altrettanto asservito, intimidito (leggi: terrorizzato), schiavo.|André Gide, Retour de l'URSS, 1936}}
 
Tra le testimonianze sui campi di concentramento staliniani a partire dagli anni trenta e quaranta e tra le opere letterarie di denuncia sulla repressione staliniana il romanzo ''[[Buio a mezzogiorno]]'' (1941) di [[Arthur Koestler]], che aveva rotto con il comunismo proprio per questa ragione. Altri intellettuali che spezzarono il conformismo sull'URSS, allora imperante nel mondo progressista, furono [[George Orwell]], [[André Gide]], [[Ignazio Silone]] (tutti e tre ex-comunisti). Anche [[Antonio Gramsci]], l'ex segretario del [[Partito Comunista d'Italia]], dal carcere dove era detenuto a causa della sua opposizione al fascismo, fece conoscere la sua opposizione alla persecuzione di Trotzkij e dei vecchi dirigenti bolscevichi. Anche dopo la seconda guerra mondiale furono numerose le denunce e le testimonianze fra le quali quella di [[Alexander Solzhenitsyn]].
 
Alla fine della seconda guerra mondiale il potere di Stalin e la sua ideologia si espansero nelle zone che l'[[Armata Rossa]] aveva liberato dal [[nazismo]] ed occupato.
Dove esisteva un movimento comunista di massa, come in [[Cecoslovacchia]], le purghe eliminarono presto i dirigenti non in linea con l'URSS o non sufficientemente malleabili, mentre i partiti non comunisti, maggioritari, venivano sciolti o posti sotto controllo dei partiti comunisti filosovietici. Alla fine l'Europa orientale vide nascere una cintura di Stati satelliti saldamente controllati dall'URSS e con sistemi politico-sociali ricalcati sul modello sovietico.
 
La reazione dell'Occidente, che in quel momento voleva dire soprattutto Stati Uniti d'America, all'espansione dell'influenza dell'URSS portò ad un progressivo irrigidimento dei due grandi blocchi che si configurò come [[guerra fredda]].
 
L'espansione dell'ideologia marxista-leninista andò oltre l'avanzata dell'Armata Rossa, raggiunse infatti la [[Repubblica Popolare Cinese]], che sarebbe stata proclamata nel [[1949]] da [[Mao Tse Tung]] e l'[[Albania]] di [[Enver Hoxha]] che erano il frutto di una lotta civile e di una resistenza antifascista interne, a queste va aggiunta la [[Repubblica socialista federale di Jugoslavia]] presieduta dal Maresciallo [[Josip Broz Tito|Tito]], nella quale l'Armata Rossa non si stabilì pur avendo partecipato alla lotta per la liberazione dell'occupazione nazista. I governi di questi paesi dopo un primo periodo di buoni rapporti dimostrarono che non avevano nessuna intenzione di sottomettersi passivamente ai dettami dell'URSS quindi in epoche differenti ruppero con l'URSS teorizzando anche una propria versione dell'ideologia marxista-leninista: [[maoismo]], [[hoxhismo]] (chiamato a volte enverismo) e il [[titoismo]], metodologicamente non dissimili dallo stalinismo e, comunque, espressione del cosiddetto [[capitalismo di Stato]] in varie versioni.
 
=== Dopo Stalin ===
 
Dopo la morte di Stalin nel 1953 ci furono da parte dei paesi e dei partiti satelliti dei tentativi di scrollarsi dal pesante dominio sovietico ma questi tentativi vennero repressi duramente. I partiti dell'europa occidentale, già membri del [[Comintern]], seguirono le posizioni dell'URSS in linea generale fino al 1968, la [[Primavera di Praga]], quando per la prima volta non furono d'accordo con le scelte fatte dalla dirigenza sovietica. Da quel momento in poi questi partiti si allontanarono sempre più dall'ideologia [[marxismo-leninismo|marxista-leninista]] fino a quando verso la fine degli anni settanta si spostarono su posizioni [[eurocomunismo|eurocomuniste]].
 
=== Crollo del Muro ===
 
Verso la fine del secolo XX lo stato di necessità economica e sociale in cui versava l'URSS spinsero i vertici del partito comunista sovietico ed in primis il Presidente [[Mihail Gorbačëv]] ad attuare una politica di rifondazione dello stato e di apertura al mondo occidentale, definita al tempo [[Perestrojka]]. A partire da questo momento (1985) il cammino dell'URSS si farà sempre più aperto allentando la stretta sull'Europa orientale, sul regime illiberale e sulla chiesa ortodossa.
 
Oggi, alcuni paesi ([[Cina]], [[Corea del Nord]], [[Cuba]], [[Laos]], [[Vietnam]]) continuano ad essere governati da partiti ispirati all'ideologia marxista-leninista, sebbene in diverse variazioni, ma hanno adottato in misura più o meno ampia un' economia maggiormente improntata a criteri pragmatici.
 
=== Trotsky e il comunismo rivoluzionario ===
 
[[File:Leon trotsky.jpg|right|thumb|Lev Trotsky.]]
 
[[Lev Trotsky]], il teorico della [[Rivoluzione Permanente]], bollato come il traditore numero uno e costretto a fuggire dall'URSS<ref>L. Trotsky, Stalinismo e Bolscevismo, 1937</ref>, denunciò la politica di Stalin ma con scarso successo. Fondò nel 1938 la [[Quarta Internazionale]], formata da gruppi e partiti comunisti dissidenti definiti, ma non da lui, [[trotskismo|trotskisti]], ma fu ucciso nel 1940 in [[Messico]] da un sicario di Stalin.<ref>Roman Brackman, "The secret file of Joseph Stalin: a hidden life", Routledge, 2001</ref>
 
Nonostante Lenin preferisse Trotsky come successore<ref>Renato Monteleone, "Il Novecento un secolo insostenibile", edizioni Dedalo, 2005, pag.124</ref>, Stalin riuscì ad esautorarlo e ad esiliarlo, riuscendo a portare a compimento il proprio progetto di Stato e di Partito. {{cn|Ne risultò una società paralizzata da un apparato burocratico elefantiaco.}} La cura a questa situazione fu teorizzata da Trotsky ne ''"La rivoluzione tradita"'' e consisteva in una seconda rivoluzione ("politica" in contrasto a quella "sociale" dell'Ottobre) che avrebbe dovuto portare il popolo a riprendersi lo Stato, togliendolo di mano ai "burocrati" che, secondo la tesi trotskista, avevano assunto il ruolo di casta privilegiata al potere (non però di nuova "classe dominante") al posto dei lavoratori salariati<ref>Trockij, Lev, La rivoluzione tradita, tr. it. di L. Maitan, Samonà e Savelli, Roma, 1968</ref>.
 
== I movimenti comunisti nell'antifascismo ==
 
Molti pensatori di ispirazione comunista o socialista interpretarono la tragedia della [[prima guerra mondiale]] come risultato delle rivalità fra nazioni, frutto del [[nazionalismo]] e dell'[[imperialismo]], visto da alcuni (secondo il pensiero leninista) come fase ultima del [[capitalismo]]. Nel primo dopoguerra, alcuni segnali sembrarono andare nella direzione della rivoluzione socialista (la [[rivoluzione russa]], il [[biennio rosso]] italiano, la [[Repubblica di Weimar#Rivoluzione controllata: la fondazione della Repubblica .281918-1919.29|proclamazione della Repubblica Socialista]] in Germania da parte di [[Karl Liebknecht]], la fondazione della [[Repubblica Sovietica Ungherese]], ed in generale il successo di movimenti operai in diversi paesi) ma pressoché tutti fallirono. Successivamente, la [[Grande depressione|crisi economica del 1929]], fornì ulteriori argomenti ai teorici critici del capitalismo liberale, ma presto fu chiaro che la crisi e l'impoverimento delle nazioni europee non stava portando a rivoluzioni progressiste, bensì all'abolizione della [[democrazia]] e all'affermarsi di [[Autoritarismo|regimi autoritari]] di [[destra (politica)|destra]], di cui gli esempi più eclatanti erano il [[fascismo]] italiano ed il [[nazismo]] tedesco.
I marxisti presenti nel movimento antifascista sostengono che il passaggio da una forma di governo democratico ad una forma di governo totalitario, non è altro che un'opzione per la quale la borghesia opta per frenare, attraverso la repressione e il controllo del territorio, le rivendicazioni operaie e proletarie. Tale opzione, secondo i marxisti, è per la borghesia indispensabile e ne fa uso quando le contraddizioni politico-economiche sono tali da rappresentare una minaccia per l'ordinamento costituito. Per cui i marxisti sostengono che il movimento fascista è al servizio della borghesia, portando a compimento un primo accenno d'analisi fatta da Karl Marx, riguardo il sottoproletariato che egli stesso definì "feccia al servizio della reazione".
 
L'avvento del fascismo colse i comunisti, come altri gruppi politici, impreparati. Sebbene l'antifascismo italiano avesse una forte impronta liberale ([[Manifesto degli intellettuali antifascisti]] del 1925 di [[Benedetto Croce]]), i comunisti si diedero un'organizzazione clandestina anche dopo l'affermazione del regime. Il ruolo fondamentale svolto dai comunisti nell'[[antifascismo]] è stato spiegato in diversi modi: essi erano per lo più persone con forti convinzioni ideali, preparate a un'eventuale azione clandestina e alla possibilità di essere perseguitate per le loro idee politiche. Inoltre i comunisti che militavano nei partiti membri del Comintern avevano alle loro spalle l'organizzazione di questa e il prestigio dell'URSS, anche se non sempre i sovietici li appoggiarono in modo effettivo. Nel primo periodo, infatti, lo sforzo antifascista dei comunisti ebbe un grosso limite nella politica del Comintern di considerare le forze riformiste di [[sinistra (politica)|sinistra]] nemici da combattere anziché alleati: il termine "socialfascismo" coniato per bollare i socialdemocratici fu la manifestazione più evidente di questo atteggiamento. Si pensava infatti che il fascismo sarebbe stato un fenomeno transitorio (tesi questa condivisa da molti osservatori dell'epoca), che sarebbe crollato lasciando via libera alla lotta tra comunisti e loro oppositori per creare una società alternativa al capitalismo e che i socialdemocratici, compromessi con le forze conservatrici, si sarebbero trovati dalla parte opposta delle barricate. Questa politica fu in parte imposta da [[Stalin]] e in parte inizialmente caldeggiata da alcuni partiti comunisti, come il [[Partito Comunista Tedesco]], che erano divisi da un'aspra rivalità con i socialdemocratici. Per ulteriori approfondimenti su questo punto si può leggere ''Nascita e avvento del fascismo'' dell'ex comunista italiano [[Angelo Tasca]], e ''Da Potsdam a Mosca'' di [[Margaret Buber-Neumann]], compagna di uno dei principali dirigenti del Partito Comunista tedesco.
 
Le conseguenze disastrose dell'avvento del fascismo e la repressione da parte dei regimi fascisti di coloro che professavano l'ideologia comunista (fra le numerose vittime [[Antonio Gramsci]], secondo segretario del [[Partito Comunista d'Italia]], morto al termine di una lunga carcerazione durante la quale non ebbe pieno accesso alle cure mediche necessarie per il suo grave stato di salute) portarono a un ripensamento della posizione del Comintern e alla nuova politica dei [[Fronte popolare|Fronti Popolari]], alleanze di tutte le forze di sinistra in funzione democratica e antifascista: il primo esempio di Fronte Popolare fu quello spagnolo che vinse le elezioni nel 1936 (vedi anche voce [[Guerra civile spagnola]]). Poco tempo dopo anche in Francia si affermò un governo di Fronte Popolare, formato da socialisti e radicali e appoggiato dai comunisti dall'esterno.
 
Durante la guerra di Spagna la sezione locale del Comintern, che inizialmente nel paese non era che un piccolo partito, acquisì una forza e un prestigio notevole grazie agli aiuti militari che l'URSS fece pervenire ai repubblicani spagnoli e che si trovò a gestire. Il Comintern favorì la nascita e l'organizzazione delle [[Brigate Internazionali]], che erano aperte agli antifascisti di ogni tendenza politica, che permisero a chi voleva dare il suo contributo individuale alla causa spagnola di partecipare alla lotta.
 
Proprio in Spagna però si manifesta, fuori dall'isolamento dell'URSS, la repressione staliniana dei comunisti che non volevano piegarsi alle posizioni del Comintern. In questo paese esistevano infatti un forte movimento anarchico (vedi paragrafo comunismo anarchico) rappresentato dai sindacati FAI (Federación Anarquista Ibérica) e CNT (Confederación Nacional del Trabajo), e un piccolo ma attivo partito marxista di vaga ispirazione trotskista e antisovietica, il POUM ([[Partido Obrero de Unificación Marxista]]). La principale differenza di indirizzo politico tra POUM e i filo-sovietici durante la guerra era che i primi ritenevano inseparabili guerra antifascista e rivoluzione socialista, mentre per i secondi ogni altro obiettivo doveva essere subordinato alla vittoria sul generale [[Francisco Franco]] e i suoi miliziani. Sotto istigazione di Stalin il POUM venne accusato di essere un movimento di traditori che "oggettivamente" favorivano i fascisti e i suoi membri perseguitati ([[Andreu Nin]], il segretario, venne torturato e assassinato in carcere).
Parallelamente gli esperimenti di "comunismo libertario" e autogestito degli anarchici venivano scoraggiati o interrotti, anche se i dirigenti anarchici riuscirono per lo più a salvarsi dal terrore staliniano grazie alla loro forza politica. Il 17 maggio 1937 a Barcellona si ebbero addirittura violenti scontri armati tra [[POUM]] e [[Confederación Nacional del Trabajo|CNT]] da una parte e combattenti inquadrati nelle organizzazioni del [[PSUC]] (Partit Socialista Unificat de Catalunya), vicino al [[Partito Comunista di Spagna|Partido comunista de España]] dall'altra. Questi fatti sono stati riportati tra gli altri da [[George Orwell]], allora combattente in Spagna in ''Omaggio alla [[Catalogna]]'' e trasposti cinematograficamente da [[Ken Loach]] in ''Terra e Libertà''.
 
Il movimento comunista si è impegnato anche nella Resistenza all'occupazione nazifascista, durante la [[seconda guerra mondiale]]. In Europa notevole fu l'impegno nella [[resistenza jugoslava]], [[resistenza italiana|italiana]], [[resistenza francese|francese]], greca, polacca, cecoslovacca e in Asia nella resistenza cinese, malese e filippina.
 
== Esperienze comunitarie moderne ==
 
Attualmente un piccolo numero di persone, provenienti soprattutto dalle regioni industrializzate, hanno scelto di uscire dalla società moderna e di vivere in [[comunità]], piccole società alternative: il fenomeno vide il suo apice durante il boom della contro-cultura negli [[anni 1960|anni sessanta]] e all'inizio degli [[anni 1970|anni settanta]], ma in misura ridotta dura tuttora. Queste persone sono spesso designate come ''nuovi bohemién'' o ''[[hippy]]'' e per quanto riguarda collettività organizzate per occupazioni abusive anche [[Centro sociale occupato|squatter]].
 
== Critiche al comunismo ==
{{vedi anche|Critiche al comunismo}}
 
La dottrina della Chiesa si è sempre pronunciata, contrariamente a quanto si allude dallo stesso [[Gesù Cristo]]<ref>Gesù gli disse: «Una cosa ancora ti manca: vendi tutto quello che hai, distribuiscilo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli; poi vieni e seguimi» (Luca 18,22).</ref><ref>Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi». Udito questo, il giovane se ne andò triste; poiché aveva molte ricchezze (Matteo 19,16-17)</ref><ref>Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi». Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni (Marco 10,17-18)</ref>, a favore dell'inviolabilità della proprietà privata vista come prolungamento della persona stessa. La messa in comune della proprietà è proposta dalla Chiesa solo su base volontaria come gesto di adesione ai consigli evangelici. A tal proposito in ogni caso, il comunismo di stampo marxista mette in dubbio non tanto la proprietà individuale, quanto quella dei mezzi produttivi<ref>Il comunismo non toglie a nessuno potere d'appropriarsi la sua parte dei prodotti sociali, esso non toglie che il potere di assoggettare coll'aiuto di quest'appropriazione, il lavoro degli altri, ''Karl Marx - Il Manifesto del Partito Comunista cap II, Proletarii e Comunisti''.</ref>.
 
{{quote|Il diritto alla proprietà privata, acquisita o ricevuta in giusto modo, non elimina l'originaria donazione della terra all'insieme dell'umanità. La destinazione universale dei beni rimane primaria, anche se la promozione del bene comune esige il rispetto della proprietà privata, del diritto ad essa e del suo esercizio.|''Catechismo della Chiesa cattolica'', III, sez. ii, cap. 2, art. 7, 2403<ref>{{cita web|http://www.vatican.va/archive/catechism_it/p3s2c2a7_it.htm|Catechismo della Chiesa Cattolica Romana riguardo al VII comandamento: «Non rubare»|02-10-2009}}.</ref>}}
 
Molti scrittori e attivisti politici si sono dimostrati critici nei confronti del comunismo: dissidenti del blocco sovietico [[Aleksandr Isaevič Solženicyn]], [[Arthur Koestler]] e [[Václav Havel]]; economisti [[Friedrich von Hayek]], [[Ludwig von Mises]] e [[Milton Friedman]]; storici e sociologi [[Hannah Arendt]], [[Robert Conquest]], [[Daniel Pipes]] e [[R. J. Rummel]]; filosofi come [[Karl Popper]], per citarne alcuni.
 
Alcuni studiosi, tra questi Conquest, argomentano contro il marxismo sottolineando la violazione dei [[diritti umani]] da parte dei [[regime|regimi]] comunisti, particolarmente a opera di [[Stalin]] e [[Mao Zedong]].
 
La maggior parte degli studiosi e dei politici contrari al comunismo tendono a vedere le vittime e i reati causati dai regimi comunisti<!-- <ref>''[[Il libro nero del comunismo]]''</ref> una ref un po' vaga! --> come conseguenze inevitabili dell'applicazione del marxismo, mentre pensatori e politici vicini al comunismo solitamente sostengono la mancanza di un rapporto tra gli ideali e quanto compiuto dai vari regimi a essi ispirati. Ciò varrebbe in particolare per il regime [[stalinismo|staliniano]] in [[Unione Sovietica]], visto come una degenerazione del marxismo<ref><nowiki></nowiki>
 
* Lepre, Aurelio, ''Che c'entra Marx con Pol Pot? Il comunismo tra Oriente ed Occidente'', Laterza, Bari, 2001.
* Losurdo, Domenico, ''Utopia e stato d'eccezione. Sull'esperienza storica del "socialismo reale"'', Laboratorio politico, Napoli, 1996.
* Canfora, Luciano, ''Pensare la rivoluzione russa'', Teti, Milano, 1995.
 
</ref>.
 
Esistono, naturalmente, anche critiche alle teorie economiche sviluppate da Marx e dai marxisti. Hayek, tra gli altri, sostiene che il possesso collettivo dei mezzi di produzione può essere mantenuto solo attraverso un'autorità centrale di qualche tipo, che tende, a causa dell'enorme potere del quale è investita, a diventare totalitaria, violando le libertà civili e politiche quindi eliminando tutti gli oppositori politici. L'economista sostiene inoltre che libertà e diritti possano essere conservati solamente attraverso la salvaguardia della [[proprietà privata]] e dell'[[mercato|economia di mercato]] ossia due libertà essenziali per la teoria liberale e [[liberismo|liberista]].
 
== Storia del termine ==
 
Nonostante l'idea di una società comunista si sia sviluppata fin dall'antichità, i termini [[socialismo]] e comunismo sono di origine [[XVIII secolo|settecentesca]] e divengono di uso comune solo con l'affermarsi della [[Rivoluzione industriale]]. Nonostante ciò, il termine ''comunismo'' spesso viene usato per descrivere tutte le teorie, anche antecedenti alla nascita del termine, che prevedono il possesso collettivo dei mezzi di produzione e l'abolizione della [[proprietà privata]]. Molte di queste teorie però mancano di alcune fondamentali caratteristiche del comunismo moderno e contemporaneo (in particolar modo l'assenza di [[classe (sociale)|classi]] e l'egualitarismo). In questi casi si usano quindi anche termini differenti per marcare questa differenza: si parla di teorie ''comunistiche'', o di ''comunismo [[ante litteram]]''.
 
Fino alla pubblicazione del [[Manifesto del Partito Comunista]] nel [[1848]], i termini socialismo e comunismo erano considerati intercambiabili. Nell'opera, invece, Marx ed Engels operano la suddivisone tra «socialismo utopistico» e «socialismo scientifico», che essi chiamano anche comunismo. Gli autori volevano evidenziare polemicamente le differenze tra le teorie socialiste allora diffuse ([[Saint-Simon]], [[Fourier]], [[Proudhon]] e [[Robert Owen|Owen]]) e la loro, che si proponeva di essere scientifica, in quanto basata su fatti e leggi, e non su idee od utopie. Scrivono infatti nel ''Manifesto'': «Le proposizioni teoriche dei comunisti non poggiano affatto su idee, su principi inventati o scoperti da questo o quel riformatore del mondo. Esse sono semplicemente espressioni generali di rapporti di fatto di una esistente lotta di classi, cioè di un movimento storico che si svolge sotto i nostri occhi». Nonostante le loro affermazioni, molti hanno criticato che il marxismo sia in effetti scientifico: in particolare [[Karl Popper]], che basa la sua critica sulla non [[falsificabilità]] delle teorie marxiste.
 
In ogni modo il termine comunismo continuò a essere un sinonimo di socialismo per tutto l'[[XIX secolo|Ottocento]]: basti ricordare che i partiti che prendevano parte alla [[Seconda internazionale]], tutti di ispirazione marxista, venivano tutti denominati ''socialisti'' o ''socialdemocratici''. La definitiva separazione dei due termini avvenne per iniziativa di Lenin: nel [[1917]] il [[Partito Operaio Socialdemocratico Russo]], per evidenziare il distacco tra le posizioni del [[socialismo riformista]] e il [[socialismo rivoluzionario]], assunse la denominazione di [[Partito Comunista Russo]]. Da allora si definiscono comunisti tutti i partiti di ispirazione rivoluzionaria, mentre socialisti o socialdemocratici si definiscono i partiti sostenitori di un avanzato programma di riforme. Questi ultimi possono rimanere nell'alveo della società capitalistica senza proporsi l'obiettivo di una trasformazione socialista della società oppure promuovere leggi volte a cambiare il sistema sociale da capitalista a socialista.
 
== Note ==
 
<references/>
 
== Voci correlate ==
 
* [[Storia del comunismo]]
* [[Stato comunista]]
* [[Movimenti comunisti]] (elenco di partiti e associazioni comuniste)
* [[Simbologia comunista]]
* [[Anarchia]]
* [[Anarchismo]] (fazione del [[collettivismo]])
* [[Anticapitalismo]]
* [[Proto-comunismo]]
 
=== Documenti ===
 
* [[Manifesto del Partito Comunista]]
* [[Il Capitale]]
 
=== Teorici del comunismo ===
 
* [[Karl Marx]]
* [[Friedrich Engels]]
* [[Rosa Luxemburg]]
* [[Anton Pannekoek]]
* [[Paul Mattick]]
* [[György Lukács]]
* [[Karl Liebknecht]]
* [[Lenin]]
* [[Lev Trotsky]]
* [[Antonio Gramsci]]
* [[Amadeo Bordiga]]
* [[Mao Zedong]]
 
=== Storia del comunismo sovietico ===
 
* [[Comintern]]
* [[Guerra fredda]]
* [[Rivoluzione russa]]
* [[Unione Sovietica]]
* [[Gulag]]
 
=== Evoluzione del comunismo ===
 
* [[Socialismo]]
* [[Anarco-comunismo]]
* [[Eurocomunismo]]
* [[Post-comunismo]]
 
=== Opposizioni e critiche al comunismo ===
 
* [[Anticomunismo]]
* [[Critiche al comunismo]]
* [[Il libro nero del comunismo]]
 
== Bibliografia ==
* ''[[Wilhelmine von Bayreuth]], eine preußische Königstochter'', hg. v. [[Ingeborg Weber-Kellermann]], Insel Frankfurt/M. 1981, ISBN 3-458-32980-3
 
* Friedrich Beck/[[Julius H. Schoeps]] (Hrsg.): ''Der Soldatenkönig. Friedrich Wilhelm I. in seiner Zeit.'' Verlag für Berlin-Brandenburg Potsdam 2003 ISBN 3-935035-43-8
* Edmund A. Walsh, ''Origine e sviluppo del comunismo mondiale'', [[Sperling & Kupfer]], Milano, 1954
* Claus A. Pierach, Erich Jennewein: ''Friedrich Wilhelm I. und die Porphyrie''. In Sudhoffs Archiv, Franz Steiner Verlag Stuttgart, Bd. 83, Heft 1 (1999), S. 50-66
* [[Nicola Abbagnano]], "Comunismo", in ''Dizionario di filosofia'', [[UTET]], Torino, 1971
* Generaldirektion der Staatlichen Schlösser und Gärten Potsdam-Sanssouci (Hrsg.): ''Friedrich Wilhelm I.'' Der ''Soldatenkönig'' als ''Maler'', Potsdam 1990
* [[François Furet]], ''Il passato di un'illusione: l'idea comunista nel XX secolo'', [[Arnoldo Mondadori Editore]], 1995
* [[Carl Hinrichs (Historiker)|Carl Hinrichs]]: ''Friedrich Wilhelm I. König in Preußen, eine Biographie''. Hamburg 1941. Ergänzter reprographischer Nachdruck bei Wissenschaftliche Buchgesellschaft, Darmstadt 1968.
* Robert Service, ''Compagni. Storia Globale del comunismo nel XX secolo'', [[Casa editrice Giuseppe Laterza & Figli|Laterza]], Bari, 2008
* Heinz Kathe: Der Soldatenkönig. Friedrich Wilhelm I. 1688 - 1740. König in Preußen, Köln 1981 ISBN 3-7609-0626-5
* {{cita libro|cognome=Pani|nome=Filippo|coautori=Salvo Vaccaro|titolo=Atlanti della Filosofia - Il Pensiero Anarchico|edizione=Ed. Demetra|anno=1997|id=ISBN 8844005774}}
* [[Christian Graf von Krockow]]: ''Porträts berühmter deutscher Männer - Von Martin Luther bis zur Gegenwart'', List München 2001, S. 57-100 ISBN 3-548-60447-1
* George Woodcock, ''Storia delle idee e dei movimenti libertari'', [[Feltrinelli Editore]], Milano, 1966.
* [[Heinz Ohff]], ''Preußens Könige'', Piper Verlag, München 2001 ISBN 3-492-23359-7
* ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/e/engels/ Karl Marx, Friedrich Engels - Manifesto del Partito Comunista, Londra, 1848]'' su Liber Liber,
* [[Wolfgang Venohr]]: ''Friedrich Wilhelm I. Preußens Soldatenkönig. '', Erg. 2. Aufl., Ullstein Berlin 2001 ISBN 3-7766-2223-7
* [[Christopher Clark]]: ''Preußen. Aufstieg und Niedergang 1600-1947'', Bonn 2007 ISBN 978-3-89331-786-8
* Amedeo Miceli di Serradileo, Le guardie del corpo di Federico Guglielmo di Prussia reclutate a Cosenza nel 1737, in "Rivista Storica Calabrese", Catanzaro Lido, a.XXII, 2001, nn. 1-2.
* voce "FEDERICO GUGLIELMO I re di Prussia", in Enciclopedia Italiana, Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, Roma, 1949, vol.14, pp.&nbsp;961–962.
 
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* [http://www.worldsocialism.org/noneng/ita4.php Che cos'è la proprietà comune?]
* [http://www.kprf.org/forumdisplay-f_16.html Studio dei fondatori del comunismo scientifico]
 
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