Cagli e Federico Guglielmo I di Prussia: differenze tra le pagine

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{{Monarca
{{nota disambigua|altri significati|[[Cagli (disambigua)]]}}
| nome = Federico Guglielmo I d'Hohenzollern
{{NN|geografia|novembre 2009}}
| titolo = [[Sovrani di Prussia|Re in Prussia]]<br />[[Sovrani di Brandeburgo|Principe elettore di Brandeburgo]]
{{Divisione amministrativa
| stemma = Royal Monogram of King Frederick William I of Prussia.svg
|Nome=Cagli
| immagine = Friedrich Wilhelm I 1713.jpg
|Panorama=Pcagli30.jpg
| legenda = ''Ritratto di Federico Guglielmo I di Prussia'' (olio su tela, [[1713]]).
|Didascalia=
| nome completo =
|Bandiera=
| altrititoli =
|Voce bandiera=
| regno = 25 febbraio [[1713]] – 31 maggio [[1740]]
|Stemma=Stemma2.gif
| predecessore = [[Federico I di Prussia|Federico I]]
|Voce stemma=
| successore = [[Federico II di Prussia|Federico II]]
|Stato=ITA
| consorte = [[Sofia Dorotea di Hannover]]
|Grado amministrativo=3
| casa reale = [[Hohenzollern|Casa degli Hohenzollern]]
|Divisione amm grado 1=Marche
| dinastia =
|Divisione amm grado 2=Pesaro e Urbino
| padre = [[Federico I di Prussia|Federico I]]
|Amministratore locale=Patrizio Catena
| madre = [[Sofia Carlotta di Hannover]]
|Partito=[[lista civica]]
| data di nascita = 14 agosto [[1688]]
|Data elezione=8-6-2009
| luogo di nascita = [[Berlino]]
|Data istituzione=
| data di morte = 31 maggio [[1740]]
|Latitudine gradi=43
| luogo di morte = [[Potsdam]]
|Latitudine minuti=32
| place of burial = [[Potsdam]]
|Latitudine secondi=49.20
|}}
|Latitudine NS=N
{{Bio
|Longitudine gradi=12
|Nome = Federico Guglielmo I di
|Longitudine minuti=38
|Cognome = Hohenzollern
|Longitudine secondi=50.28
|PostCognomeVirgola = in [[lingua tedesca|tedesco]] ''Friedrich Wilhelm I''
|Longitudine EW=E
|ForzaOrdinamento = Federico Guglielmo 01 di Prussia
|Altitudine=276
|Sesso = M
|Superficie=226.16
|LuogoNascita = Berlino
|Note superficie=
|GiornoMeseNascita = 14 agosto
|Abitanti=9148
|AnnoNascita = 1688
|Note abitanti=[http://demo.istat.it/bil2010/index.html Dato Istat] - Popolazione residente al 31 dicembre 2010.
|LuogoMorte = Potsdam
|Aggiornamento abitanti=31-12-2010
|GiornoMeseMorte = 31 maggio
|Sottodivisioni=Abbadia di Naro, [[Acquaviva (Cagli)|Acquaviva]], Ca' Bargello, Cerreto, Foci, Massa, Moria, Paravento, [[Pianello (Cagli)|Pianello]], Pieia, Secchiano, [[Smirra]]
|AnnoMorte = 1740
|Divisioni confinanti=[[Acqualagna]], [[Apecchio]], [[Cantiano]], [[Fermignano]], [[Fossombrone]], [[Frontone (Italia)|Frontone]], [[Gubbio]] ([[Provincia di Perugia|PG]]), [[Pergola]], [[Pietralunga]] (PG), [[Piobbico]], [[Urbania]]
|Attività =
|Codice postale=61043
|Nazionalità =
|Prefisso=[[0721]]
|Categorie = no
|Fuso orario=+1
|FineIncipit = è stato il secondo [[Sovrani di Prussia|re in Prussia]] e il [[Sovrani di Brandeburgo|principe elettore di Brandeburgo]] dal [[1713]] al [[1740]]; è conosciuto come il ''Re Soldato'' o ''Re Sergente'' per l'impronta nettamente militarista della sua politica<ref>Si narra nelle ''Lettere a una principessa tedesca'' di [[Eulero]] che Federico Guglielmo I, interessatosi improvvisamente ed effimeramente alla [[filosofia]], si rivolse ad un cortigiano per chiedere cosa fosse il [[principio di ragion sufficiente]], insegnato ad [[Halle an der Saale]] dal famoso professore in filosofia [[Christian Wolff]]. Essendo risaputo che il ''Re Sergente'' non pensasse ad altro che al suo famoso reggimento di altissimi granatieri reclutati in tutta Europa il cortigiano interpellato, per rendere più intelligibile il concetto di tale materia filosofica, gli disse: «Qualora la dottrina di Wolff avesse ragione, se uno dei vostri bei granatieri disertasse, Voi non avreste nulla da rimproveragli, perché il granatiere non avrebbe potuto far diversamente». Il re non volle ascoltare altro. Ordinò che Wolff fosse scacciato da Halle, con minaccia d'[[impiccagione]] se vi fosse stato ancora trovato passate le ventiquattro ore</ref>
|Codice statistico=041007
|Codice catastale=B352
|Targa=PU
|Zona sismica=2
|Gradi giorno=2295
|Diffusività=
|Nome abitanti=cagliesi
|Patrono=[[san Geronzio]], [[Rainerio di Cagli|san Rainerio]] compatrono
|Festivo=[[9 maggio]]
|PIL=
|PIL procapite=
|Mappa=Map of comune of Cagli (province of Pesaro and Urbino, region Marche, Italy).svg
|Didascalia mappa=Posizione del comune di Cagli nella provincia di Pesaro e Urbino
|Sito=http://www.comune.cagli.ps.it/
}}
 
==Biografia==
'''Cagli''' (in antico Cale; ''Caj'' in [[dialetto gallico marchigiano|gallico marchigiano]]) è un [[comune italiano]] di 9.148 abitanti<ref>[http://demo.istat.it/bilmens2010gen/index.html Dato Istat al 31-12-2010].</ref> della [[provincia di Pesaro e Urbino]] nelle [[Marche]].
=== Principe ereditario (1688–1713) ===
====I primi anni====
Federico Guglielmo era figlio del Principe ereditario [[Federico I di Prussia|Federico I]] e della duchessa [[Sofia Carlotta di Hannover]]. Si dimostrò sin dall'infanzia di carattere rigido e soldatesco, in buona misura privo di interessi culturali e intellettuali. Dal [[1689]] al [[1692]] venne educato ad [[Hannover]], patria della madre, dove tuttavia mantenne una propria natura impulsiva. Questo momento della sua vita gli diede però l'occasione di studiare assieme al cugino [[Giorgio Guglielmo di Brunswick-Lüneburg|Giorgio Guglielmo]] (che sarebbe divenuto Re d'Inghilterra con il nome di [[Giorgio II d'Inghilterra|Giorgio II]]), mantenendo con questi un personalissimo rapporto d'amicizia che aiutò in seguito le relazioni fra i due paesi.
 
====Educazione====
== Geografia fisica ==
Dopo il suo ritorno dall'[[Hannover]], Federico Guglielmo si premurò di imparare il [[lingua francese|francese]], arrivando al punto di usare tale lingua per parlare con sua madre, imparando invece un [[lingua tedesca|tedesco]] stentato dal suo servitore personale. Il giovane Federico Guglielmo sviluppò inoltre un carattere che era frutto del contrasto tra l'indole del padre, autoritario e superiore, quello della madre invece era più incline [[Arte|all'arte]] e alla [[filosofia]]: rifiutò tuttavia questi stili di vita proposti e intraprese invece la carriera militare dal [[1694]], ottenendo il comando di un reggimento di cavalleria e uno di fanteria.
L'ubicazione attuale della città è su di un [[altopiano]] stretto dai fiumi [[Bosso (fiume)|Bosso]] e [[Burano (fiume)|Burano]] confluenti al [[Metauro]].
Il comune, che per estensione territoriale è il 3º più grande delle [[Marche]] e il 95º d'[[Italia]], risulta delimitato verso sud dai monti [[monte Catria|Catria]], [[monte Petrano|Petrano]] e [[monte Nerone|Nerone]] e più a nord dal [[monte Paganuccio]] che, con il [[Monte Pietralata|Pietralata]], forma le scoscese pareti di [[calcare]] massiccio del [[Passo del Furlo]]. Dista 51&nbsp;km da [[Fano]] in direzione di [[Roma]].
 
[[Image:Friedrich Wilhelm I of Prussia 1700.jpg|thumb|left|Federico Guglielmo I di Prussia nel 1700]]
== Storia ==
All'inizio del [[1695]] venne sottoposto all'educazione del generale Conte [[Alexander von Dohna]], che si prese la responsabilità di educarlo come suo precettore. Nel [[1697]] suo insegnante divenne l'ugonotto [[Jean Philippe Rebeur]]. Entrambi gli insegnanti gli impartirono una stretta educazione [[calvinismo|calvinista]], facendogli studiare [[lingua latina|latino]], francese, [[storia]], [[geografia]], [[genealogia]], [[matematica]], scienze belliche e [[retorica]], pur manifestando ostilità per la maggior parte di esse. Il principe ereditario era invece molto preparato negli affari di corte e nella conduzione di uno stato, ponendo attenzione rilevante alle finanze. Invece di giocare, come si addiceva ad un bambino della sua età, egli passava il proprio tempo a controllare le divise e gli armamenti delle proprie guardie.
[[File:Veduta di Cagli - Pala chiesa Cappuccini251.jpg|thumb|left|250px|Raffigurazione della città del 1611 di Paolo Piazza]]
 
Nel [[Natale]] del [[1698]], al suo decimo compleanno, il padre gli regalò la proprietà di [[Wusterhausen]] come residenza indipendente e possedimento signorile. Qui egli si esercitò nella conduzione economica dei propri possedimenti che successivamente trasferì alla conduzione dello stato prussiano. Inoltre si preoccupò di trasformare la locale residenza di caccia in uno splendido palazzo per i futuri principi ereditari, oltre a far erigere un palazzo cittadino a [[Berlino]]. A Wusterhausen, il principe disponeva di un numero ristretto di guardie personali composte dai membri cadetti delle più nobili famiglie del paese.
Cagli, città che sotto il dominio bizantino costituiva nel VI secolo uno dei capisaldi della [[Pentapoli annonaria|Pentapoli]] interna (insieme a [[Gubbio]], [[Urbino]], [[Fossombrone]], [[Osimo]] e [[Jesi]]) risulta menzionata sia nell<nowiki>'</nowiki>''[[Bicchieri di Vicarello|Itinerarium Gaditanum]]'' di epoca traianea e sia nel cosiddetto ''[[Itinerarium Antonini|Antonini Itinerarium]]'' che riporta gli elenchi delle città e delle stationes poste lungo le principali vie dell'impero romano. Era a 147 miglia da Roma. Più tardi, nel [[IV secolo]], Cale (tale era l'antico nome della città) figura nell'''[[Itinerarium Burdigalense]]'' o ''Hiersolymitanum'' destinato a pellegrini che da [[Bordeaux]] si dirigevano verso la [[Terra Santa]] e in quell'itineraria picta che è la ''[[Tabula Peutingeriana]]''. Sempre nel IV secolo [[Servio Onorato]], commentando l'[[Eneide]] di [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]], chiariva il possibile equivoco affermando "Cales civitatis est Campaniae [l'odierna [[Calvi (Italia)|Calvi]]], nam in [[Flaminia]] est, quae Cale dicitur" e precisava che nella [[Galizia (Spagna)|Galizia]] un'altra città portava, evidentemente a seguito della dominazione romana, il nome della Cale posta lungo la Flaminia.
Ulteriore corpo alla Cale antica è dato dal ritrovamento di numerosi reperti tra i quali i bronzetti etruschi e italici del [[IV secolo a.C.]] scoperti in un santuario pagano nei pressi della città, e tra i quali figura la nota ''Testa di Cagli'' (testa di giovane con diadema) conservata nel [[museo archeologico nazionale delle Marche]] in [[Ancona]].<br/>
Nell'atto di donazione del territorio delle due [[Pentapoli bizantina|Pentapoli]] (la [[Pentapoli marittima|marittima]] e la [[Pentapoli annonaria|annonaria]] o montana) e dell'[[Esarcato di Ravenna|Esarcato]], redatto per il re dei franchi [[Pipino il Breve]], nel 754, a favore di Santa Romana Chiesa, Cagli è indicata con l'appellativo di città.
 
Federico Guglielmo, ricevette nel 1701 durante l'incoronazione del padre a [[regno di Prussia|re di Prussia]], il titolo di Principe di Oranien e il suo appannaggio fu aumentato da 26.000 a 36.000 talleri annui. Nel [[1702]] la sua educazione venne affidata al conte [[Albert Konrad von Finckenstein]] e nello stesso anno divenne membro del Consiglio di Stato segreto e l'anno successivo entrò anche nel consiglio di guerra. Come principe ereditario partecipò a differenti incontri che gli diedero la possibilità di prendere una più ampia coscienza del mondo esterno e della natura degli eserciti d'[[Europa]].
Parzialmente distrutta dal fuoco, appiccato dai [[ghibellini]] durante la cruenta lotta intestina del 1287 finalizzata alla sottrazione del potere civile alla fazione guelfa, sotto l'alta protezione di [[papa Niccolò IV]] (e l'intermediazione del cardinale [[Berardo Berardi]]) viene, nel 1289, traslata, dalle propaggini di monte Petrano, e ricostruita ex novo nel sottostante pianoro, inglobando gli edifici religiosi e civili preesistenti che ne costituivano il borgo.
Sembra che nel 1287, un consistente gruppo di cagliesi di parte guelfa, fuggendo trovasse rifugio e accoglienza a [[Sassoferrato]] fondando il borgo di quella comunità.
Ben presto la città tornerà ad essere un florido centro, visto che in un registro di pagamento delle tasse alla [[Chiesa cristiana|Chiesa]] del 1312, sottoposto a revisione a seguito del forte calo demografico dovuto ad una carestia, Cagli era composta da 1.528 famiglie corrispondenti ad una popolazione compresa tra i 6.328 e i 7.119 abitanti. I termini di raffronto sono ricavabili in ''Fumantes Marchiae secundum antiquum Registrum Camere Romane ecclesie'', databile al 1340, dove [[Pesaro]] annotata 2.500 fuochi mentre [[Fano]] ne conta 4.500.
Poco dopo, nelle ''[[Costituzioni egidiane|Constitutiones Aegidianae]]'' del 1357, Cagli figura tra le nove ''città magnae'' della Marca (insieme per l'odierna provincia di Pesaro, Fano e Fossombrone), che erano precedute nella classificazione da cinque ''città maiores'', e seguite dalle ventidue ''mediocres'', ventisei ''parvae'', tredici ''minores'' e dai ''castra e terrae''.
 
====La maggiore età====
[[File:Psdok.jpg|thumb|left|250px|Panorama di Cagli]]
{{Hohenzollern}}
Costituito nel [[XII secolo]], il [[libero comune]] di Cagli, tra i cui podestà figurano gli [[Orsini]], i [[Colonna]], i [[Baglioni (famiglia)|Baglioni]], i [[Gabrielli]], i [[da Montefeltro|Montefeltro]] e i [[Tarlati]], aveva assoggettato oltre 52 castelli snidando la nobiltà rurale e fronteggiando gli abati, senza sottrarsi ad una politica aggressiva che portarono le armi delle sue milizie fin dentro i chiostri delle potenti abbazie. La sua espansione ebbe a seguire i confini della giurisdizione della [[Diocesi di Cagli]] che in Greciano (IV secolo) annovera il suo primo vescovo. L'incendio del 1287 appiccato al Palazzo del Comune dai ghibellini appoggiati da Trasmondo [[Brancaleoni]] del feudo di Roccaleonella, aveva indebolito la politica territoriale comunale che peraltro dovette sempre confrontarsi con le mire espansionistiche del limitrofo Comune di Gubbio spesso frenate grazie alle alleanze strette con [[Perugia]].
Nel [[1704]] all'età di 16 anni, completò la costruzione del castello di Wusterhausen e decise di adibirlo a residenza autunnale da agosto a novembre, il che consentì ad ogni modo lo sviluppo di un piccolo villaggio alle sue dipendenze. Nel [[1705]] venne nominato [[borgomastro]] di [[Charlottenburg]], ove poté mettere in pratica gli insegnamenti appresi durante i viaggi compiuti in Olanda che estesero notevolmente i suoi orizzonti culturali. Durante l'ultimo di questi suoi viaggi ricevette la notizia della morte della madre ed il 14 giugno [[1706]] decise di prendere moglie, sposando Sofia Dorotea di Hannover per procura, incontrata poi di persona il 14 novembre [[1706]] a [[Cölln an der Spree]] (oggi parte di Berlino). Nel luglio di quello stesso anno, inoltre, partecipò ad alcune operazioni militari nelle Fiandre nell'ambito della [[guerra di successione spagnola]], ove prese parte con il proprio reggimento che contava ormai più di 600 uomini.
 
L'11 settembre [[1709]] fu impegnato nella [[Battaglia di Malplaquet]], che fu lo scontro più sanguinoso della guerra di successione spagnola. Nel [[1710]] vi fu uno scandalo di corruzione tra i ministri del padre e Federico Guglielmo intervenne ufficialmente per la prima volta a sedare i dissidi politici occupandosi della punizione dei traditori. L'anno successivo, nell'estate del [[1711]], fu nuovamente in Olanda per curare per conto del padre alcuni negoziati diplomatici, tornando poi in patria per schierarsi contro gli svedesi nella guerra scoppiata sul suolo prussiano, venendo ferito.
La città era, però, rinata nel 1289 con uno straordinario progetto urbanistico (attribuito da Maddalena Scoccianti ad [[Arnolfo di Cambio]]) basato su ampie vie che si uniscono in maniera ortogonale.
[[File:Cagli - Mappa Nova Civitas 20070410 1157.JPG|thumb|left|250 px| Mappa calcografica "Nova Civitas Calli" del 1670]]
Anche se dovette essere in parte ripensato e non sempre fedelmente rispettato nei secoli, come rammenta lo stesso celebre giurista [[Bartolo da Sassoferrato]] quando asserisce che talune strade interne furono ristrette per questioni di difesa, la città entrava nel [[Rinascimento]], condividendo la felice stagione urbinate, con la razionale e anticipatrice geometria del suo impianto urbanistico. Ciò, secondo la tesi di Bresciani Alvarez e Filippini, non dovette passare inosservato agli occhi di quanti animavano culturalmente la magnifica Corte del duca [[Federico da Montefeltro]]. Lo spunto a tale ipotesi nasce dall'osservazione che la celebre [[Città ideale]], attribuita a [[Luciano Laurana]] su disegno di [[Leon Battista Alberti]] (conservata nella [[Galleria Nazionale delle Marche]]), presenta sullo sfondo un elemento paesaggistico dal profilo talmente caratterizzato da non sembrare fantastico ma decisamente reale visto che combacia con l'altopiano di monte Petrano ai piedi del quale è ancor oggi Cagli con la sua piazza. A questo si aggiunge l'arretramento di parte degli edifici posti sul lato destro della tavola urbinate e che è realmente presente su di un lato della via che fiancheggia il lato destro del Palazzo Pubblico cagliese. Quest'ultima strada veniva, inoltre, a concludersi di fronte ai fabbricati che compongono il monastero di San Nicolò che sopravanzavano nella sede stradale lasciando uno stretto passaggio al posto dell'odierna ampia via del torrione allineata, solo nella seconda metà del Novecento, in larghezza a via Leopardi proveniente dalla piazza maggiore. Il grande edificio a pianta centrale che compare al centro del dipinto, secondo la tesi citata, avrebbe occupato il posto del Palazzo Pubblico che nel 1476 il Comune di Cagli (esattamente un secolo dopo il suo ingresso volontario su piede di uguaglianza insieme ad Urbino nel nascente stato dei Montefeltro) aveva donato a Federico da Montefeltro, il quale si fece carico, in quegli anni, di far eseguire profondi lavori di ristrutturazione a [[Francesco di Giorgio Martini]], l'architetto senese che negli anni ottanta del Quattrocento è in Cagli impegnato per l'erezione della Rocca e del Torrione. Il dibattito su una Cagli destinataria o semplice ispiratrice di un superbo progetto, da leggersi secondo quanto già proposto da Zorzi nel 1976 come una città progettata, rimane ovviamente aperto e quelle che potrebbero apparire come delle coincidenze meritano, per la loro eccezionalità, successivi approfondimenti.
 
===Re di Prussia (1713-1740)===
Esiste uno speciale rapporto tra Cagli i Montefeltro e la città di Urbino. Il 24 dicembre 1375 il conte [[Antonio II da Montefeltro|Antonio da Montefeltro]], con le armi della lega fiorentino-viscontea rientrava in Urbino e n'era "gridato" signore. Ma, scrive Gino Franceschini (''Documenti e Regesti'', Urbino, 1982, pp.&nbsp;IV-V), "non bastava essere 'gridato' signore, bisognava avere la capacità di divenirlo [...]. Nell'alleanza del febbraio 1376 le città di Urbino e di Cagli partecipavano al patto col Signore su piede di uguaglianza come compartecipi agli impegni ed agli oneri stipulati da lui, mentr'egli agiva a nome delle terre che gli ubbidivano quale 'dominus' e capo delle milizie". Era nato lo Stato di Urbino che registra una rilevante svolta politica a seguito del considerevole accrescimento territoriale generato dall'acquisizione di Gubbio avvenuta poco dopo: nel 1384.
====Tagli ai fondi====
[[File:Antoine_Pesne_-_K%C3%B6nig_Friedrich_Wilhelm_I._von_Preu%C3%9Fen_(ca._1733).jpg|thumb|left|Federico Guglielmo I in un ritratto ufficiale]]
All'inizio del 1713 la salute di [[Federico I di Prussia|Federico I]] peggiorò in maniera decisiva, fino a quando il 25 febbraio Federico I emise il suo ultimo sospiro, Federico Guglielmo, che gli era stato vicino negli ultimi momenti di vita, subito dopo aver lasciato il letto del padre ormai defunto, come suo primo atto ufficiale dichiarò nullo il bilancio dello stato approvato dal defunto monarca.
 
Egli garantì al padre un funerale grandioso e in pompa magna, ma era lui il primo a gioire per questa morte attesa da lungo tempo. Il nuovo sovrano si presentò alla cerimonia funebre con la corona, in modo da ribadire il suo peso nel nuovo governo; tuttavia una vera e propria cerimonia di incoronazione, non ebbe mai luogo. Poco dopo il termine delle cerimonie funebri egli cambiò radicalmente l'indirizzo del governo e si concentrò essenzialmente nel rimuovere le riforme promosse dal padre, in particolare riorganizzando le finanze e smantellando i vecchi debiti accumulati dal padre. Il suo scopo era quello di far acquisire alla [[Prussia]] una sempre maggiore indipendenza dalle potenze straniere, infatti il cardine di questa strategia sarebbe stato la formazione di un potente esercito.
Furono soprattutto le manifatture, consistenti in particolare nella lavorazione dei panni di lana e più tardi della seta e nella concia delle pelli, che sviluppatesi notevolmente sotto i duchi d'Urbino sostennero la forte crescita economica della città e conseguentemente costituirono la base per quello culturale, al quale presero parte anche grandi artisti attivi presso la Corte urbinate o uomini di governo a quella legati.
 
{{Citazione|Mio padre trovò la propria gioia nel costruire palazzi grandiosi, nell'avere una gran quantità di gioielli, argento, oro e altre magnificenze - permettete di dar sfogo anche ai miei desideri, voglio avere una gran quantità di buone truppe.
La devoluzione del ducato d'Urbino allo [[Stato Pontificio]], del 1631, comporta per Cagli l'inserimento in uno Stato dove le Marche dovranno votarsi principalmente all'agricoltura cerealicola, strategia economica che essendo poco remunerante per le aree appenniniche avrebbe, infine, comportato, a partire dal Settecento, un arretramento economico sempre più consistente delle stesse. L'[[Unità d'Italia]] se da un lato accende gli animi anticlericali che vagheggiano un progresso a portata di mano trovano in loco validi spunti nella costruzione della ferrovia Fano-Fabriano-Roma (distrutta e mai più ricostruita durante la [[seconda guerra mondiale]]) e del Teatro comunale. dall'altro apre il capitolo delle spoliazioni dei monasteri prima e delle confraternite dopo i cui beni demaniali servirono per l'ammodernamento del Regno. La politica della monarchia sabauda, a differenza di quella pontificia precedente che aveva lasciato ampia autonomia ai comuni, avrebbe ben presto mostrato il volto del "piemontesismo" anche nelle Marche vanificando, con il compimento dell'unificazione amministrativa del 1865, i disegni di decentramento.
|Federico Guglielmo I in un discorso ai suoi ministri riportato per iscritto dall'inviato olandese Lintelo<ref>Heinz Kathe, S. 29</ref>}}
 
Il 27 febbraio il Re si recò a [[Wusterhausen/Dosse|Wusterhausen]] e lì iniziò la costituzione del suo nuovo programma di governo, impiegando solo quattro giorni per redigerlo. Per saldare i 20.000.000 di talleri di debito accumulati dal padre, ridusse il personale della casa reale da 142 a 46 impiegati e, per saldare il debito, utilizzò anche del denaro dal suo patrimonio personale. Inoltre, dei 24 castelli posseduti dal padre, Federico Guglielmo I ne mantenne solo sei, mentre gli altri furono venduti o dati in affitto e fece fondere molte statue di bronzo per fabbricare nuovi cannoni. L'orchestra di corte venne sciolta, furono venduti all'asta vini preziosi che facevano parte della cantina reale, oltre a mobili e oggetti d'oro e d'argento. Tutti questi tagli ebbero però l'effetto di mandare in rovina i molti artigiani che lavoravano per la casa reale, le accademie statali non ottennero nuovi fondi, i teatri vennero chiusi e questo provocò una fuga di artisti da [[Berlino]].<ref>Heinz Kathe, S. 29, 85, 86</ref>
Durante la [[seconda guerra mondiale]], nel periodo dell'occupazione tedesca e della [[Repubblica Sociale Italiana]], nel territorio del Comune di Cagli trovarono rifugio e protezione alcune famiglie di profughi ebrei, italiane e straniere. In quest'opera di solidarietà, che coinvolse molti abitanti del luogo, si distinsero in particolare la famiglia Alessandri, proprietaria di una pensione sul Monte Petrano, la famiglia Virgili nella frazione di Secchiano, e la madre superiora del Convento di san Nicolò, suor Nicolina Baldoni (con l'approvazione del vescovo mons. [[Raffaele Campelli]]). L'11 febbraio 1992, l'Istituto [[Yad Vashem]] di [[Gerusalemme]] ha conferito l'alta onorificenza dei [[Giusti tra le nazioni]] ai coniugi Virgilio e Daria Virgili e alle loro figlie Gianna e Mercedes e, il 29 febbraio 2004, a Spartaco Alessandri e sua madre Mimma Alessandri.<ref>Israel Gutman, Bracha Rivlin e Liliana Picciotto, ''I giusti d'Italia: i non ebrei che salvarono gli ebrei, 1943-45'' (Mondadori: Milano 2006), pp.9-10,88-89.</ref>. Qualche anno prima la stessa alta onorificenza era stata conferita al cittadino onorario card. [[Pietro Palazzini]].
 
Con questo programma di riforma radicale Federico Guglielmo I suscitò il malcontento del popolo, che si vedeva privato dello splendore acquisito in precedenza, ma allo stesso tempo guadagnò il benestare delle istituzioni politiche e militari per una maggiore fortificazione dello stato e per la costituzione di un vero esercito che potesse competere con le altre potenze europee. Federico Guglielmo I ridusse drasticamente i costi della sua corte e delle 700 stanze del palazzo reale di Berlino, ne utilizzò solo 5.<ref>S.Fischer-Fabian, S. 88</ref>
Alla città di Cagli va affiancata la bellezza del suo territorio appenninico che per molti tratti si presenta pressoché incontaminato e del tutto simile al cuore verde dell'Umbria. È un territorio vasto, dove cresce il prelibato tartufo bianco, quello del comune di Cagli che con i suoi 226&nbsp;km² è per estensione il terzo delle Marche.
Di Cagli, [[Vittorio Sgarbi]] nel 1997 scrive che «indipendentemente dal singolo palazzo, dipinto, oggetto, è il fatto di non poterla più rimuovere dalla mente come accade per altri luoghi che sono più facoltativi, li hai visti ma non fanno parte di una memoria essenziale o indispensabile. Invece per me Cagli […] è diventata una città inevitabile». Più tardi nel 2005, sempre Sgarbi, riferendosi a questa città annota: «Cagli è una città bellissima, con grandi palazzi che nascondono bellezze impreviste, soluzioni architettoniche sorprendenti».
In precedenza [[Edward Hutton]], giungendo in treno da [[Sassoferrato]], annotava nel 1913 che «Cagli è la cittadina più deliziosa che si trova fra [[Fabriano]] e [[Urbino]], un luogo ombroso, fresco, tranquillo, pieno di edifici interessanti e di belle pitture». Lo stesso precisava che «si viene qui per vedere soprattutto [[Giovanni Santi]], padre di [[Raffaello]], che ha lasciato in Cagli più di un dipinto, e ci si resta per amore del posto». Lo scrittore inglese rimarcava, inoltre, che «la gente è cortese e bella più del comune. È una città piena di belle pitture e in grado di offrire al viaggiatore, oltre le porte urbiche, la vista di paesaggi magnifici e di splendidi monti che l'attorniano da ogni parte».
 
====Monarca Toponimo assoluto====
In accordo con il suo orientamento politico, Federico Guglielmo I pose la propria figura al centro di tutte le attività dello stato, dando inizio ad un vero e proprio governo assoluto. Ora la sua parola era legge e chi lo contraddiceva era condannato a morte. Egli pretese d'intromettersi in tutti gli affari dello stato e sviluppò le caratteristiche di un [[tiranno]], ma era comunque guidato da una profonda fede in [[Dio]]. Il re controllava il governo attraverso il suo gabinetto di ministri, parlando a loro come un generale parla con le proprie truppe ed esaminando in loro presenza i rapporti giunti a corte circa l'andamento stesso dei vari ministeri.
Il [[toponimo]] Cagli deriva dall'antico nome [[Lingua latina|latino]] di ''Cale'', attraverso le forme [[tardo latino|tardolatine]] ''Callis'' e ''Callium''. L'abitato [[altomedievale]] sorgeva però sul Colle della Banderuola a sud-ovest della città moderna.
 
====Sviluppo dell'esercito====
Nel commentare i versi dell'[[Eneide]] di [[Virgilio]], [[Servio Onorato]] spiegava "''Cales civitates est Campaniae, nam in Flaminia est, quae Cale dicitur''", e aggiungeva che nella provincia di [[Galizia (provincia romana)|Galizia]] un'altra città portava il nome di [[Oporto|''Cale'']].
Il re fondò la potenza del proprio stato essenzialmente sulla forza del proprio esercito. La necessità di riportare un ordine nelle questioni belliche era divenuta essenziale soprattutto per l'indignazione dello stesso sovrano prussiano che non riusciva ad accettare il fatto che le altre potenze non considerassero la Prussia una nazione in grado di avere voce in capitolo dei concordati internazionali.
 
Dal [[1713]] iniziò lo sviluppo di una grande riforma dell'esercito. Come primo passo reclutò nella [[fanteria]] prussiana 8073 nuovi soldati e 1067 [[cavalieri]], portando il totale degli effettivi a 80.000; l'esercito inoltre divenne finanziariamente indipendente e non più dipendente, come prima, dai sussidi ricevuti dalle potenze estere, fu anche creata la figura del "[[Soldatenkönig]]" (''Re dei soldati''), che indossava sempre l'uniforme militare e che era responsabile a mantenere una ferrea disciplina fra i ranghi dell'[[esercito prussiano]]. Egli attirò a sé dal ceto dei nobili un corpo di ufficiali assolutamente devoti a lui; i soldati invece erano o mercenari arruolati o contadini del paese, il cui obbligo di servizio veniva regolato dal cosiddetto sistema cantonale ("[[Kantonsystem]]").
All'atto della traslazione e rifondazione della città nel sito moderno ([[9 febbraio]] [[1289]]), per volontà di [[papa Niccolò IV]], Cagli fu ridenominata '''Sant'Angelo Papale''', ma nel corso dei secoli prevalse anche nei documenti ufficiali l'antico toponimo ormai modificato dall'evoluzione della lingua.
 
==== StemmaIl comunalereggimento Potsdam ====
{{vedi anche|Giganti di Potsdam}}
Con decreto del Capo del Governo datato 20 febbraio 1935 lo Stato italiano ha formalizzato per Cagli l'uso del suo antico stemma così descritto: ''Di rosso al capriolo d'argento accompagnato da tre palle d'oro: due in capo ed una in punta''.
[[Image:Langer Kerl Schwerid Rediwanoff.jpg|thumb|Il soldato di fanteria Schwerid Rediwanoff di Mosca. Rdiwanoff apparteneva al corpo di uomini "donati" dallo zar Pietro il Grande a Federico Guglielmo I dopo aver ricevuto la [[camera d'ambra]].]]
Lo stemma con il solo scaglione (nel Decreto è definito capriolo) d'argento su campo rosso è già ben documentato fin dai tempi dell'imperatore [[Federico II di Svevia]].
Il Re fu particolarmente attento al reclutamento di uomini giovani nel suo reggimento personale di [[Potsdam]], anche se questo poteva essere considerato dai più un suo vezzo personale. Ad ogni modo, la creazione del reggimento aveva una ragione pratica: i lunghi fucili ad avancarica in uso all'epoca erano difficili da maneggiare per i soldati di bassa statura, iniziò così una vera e propria caccia ai giganti, cominciata già dal [[1712]] per cercare uomini che avessero un'altezza minima di 1 metro e 88 centimetri. Inviò addirittura i suoi incaricati in [[Ungheria]], nel [[Regno di Napoli]], in [[Croazia]] ed in [[Ucraina]] per reclutare tali uomini, comprandoli spesso fisicamente.<ref>S.Fischer-Fabian, S.113</ref> Tra il 1713 ed il [[1735]] vennero spesi in totale 12 milioni di talleri in fondi da investire nella ricerca di questi uomini.
L'inserimento delle tre palle d'oro per tradizione avvenne in omaggio ai de [[Medici]] di [[Firenze]] nel tempo in cui ebbero il governo dello Stato d'Urbino sottratto ai [[Della Rovere]] per volontà del pontefice [[Leone X]].
Sempre per tradizione il motto che attornia l'arme comunale è la diretta conseguenza della distruzione della città del 1287 e della sua rifondazione del 1289. Questo spiega, in effetti, il senso di tale motto che recita "Callium fide et concordia sibi superstes".
Ma proprio a seguito della rifondazione avvenuta sotto l'alta protezione e guida di [[papa Niccolò IV]] la città nuova fu ribattezzata col nome di Sant'Angelo Papale ed assunse nel suo stemma a figura intera San Michele Arcangelo
[[File:Cagli - Stemma comunale antico dagli Statuti del 1589 - stemma -561.jpg|thumb|right|Stemma del Comune tratto dagli Statuti del 1589]]
d'oro di norma con la bilancia (sulla mano sinistra) e la spada (sulla destra) in atto di calpestrae la figura del demone alato in verde, su fondo azzurro. Il Buroni riteneva che di questo stemma vi erano alcuni esemplari su monete del XVII secolo con la sigla "S.P.Q.C" ossia ''Senatus Populusque Callensis''.
Nella lettura popolare le tre palle sono reinterpretate come i tre monti (Catria, Petrano e Nerone) che delimitano parte del territorio del comune di Cagli mentre lo scaglione diventa la confluenza dei fiumi Bosso e Burano che stringe il pianoro su cui la città è stata rifondata nel 1289.
I colori della città sono il rosso e giallo, nell'abbinamento che figura anche nelle bolle di [[papa Niccolò IV]] riguardanti la traslazione e rifondazione di Cagli.
 
Gli appartenenti a questo reggimento vennero soprannominati ''die langen Kerls'' (espressione traducibile grosso modo in italiano come "spilungoni"): il costo annuale per mantenere questo reggimento era di 291.000 talleri, rispetto ai 72.000 spesi per un reggimento normale.<ref>S.Fischer-Fabian, S.115</ref>
== Monumenti e luoghi d'interesse ==
=== Architetture religiose ===
{{vedi anche|Chiese di Cagli}}
 
====Promozione dell'industria tessile====
* Abbazia di San Pietro di Massa. Il più antico documento conosciuto che cita un “Johannes abbas […] monasterii S. Petri de Massa de Monte Neroni” risale al 1115. L'origine dell'abbazia viene però fissata all'anno 830. L'ingente patrimonio accumulato nei secoli porterà però l'abbazia a scontrarsi nel corso del XIII secolo con la politica espansionistica del Comune di Cagli. Pomo della discordia era in particolare il dominio dei castelli di Massa, monte Migliario e Rocca bianca. Così nel 1278, dopo il sacco di cinquant'anni prima, l'armata comunale distruggeva parzialmente l'abbazia, mentre nel 1314 un presidio militare cagliese nell'insediarsi giungeva a scacciare l'abate.
Federico Guglielmo I fu inoltre interessato anche all'economia del paese, egli si concentrò sulla promozione della ricca industria della tessitura, che era basata sull'economia domestica. Quasi tutte le grandi case avevano infatti filande private e con una riforma varata già dal 1713, venne creato a [[Berlino]] un deposito generale per il prodotto filato che veniva quindi venduto all'ingrosso sul mercato internazionale, facendo sì che il prodotto venisse apprezzato in tutta Europa.
 
====Politica estera====
L'abbazia perdeva nel XV secolo la sua autonomia. La chiesa abbaziale superstite è oggi sede parrocchiale. All'esterno, incassati nei paramenti murari in pietra, sono vari frammenti dell'antica abbazia. All'interno della chiesa ad aula unica con basse capriate a vista, particolare attenzione merita la pala seicentesca raffigurante la ''Madonna del Rosario e Santi''. Gli spazi di maggiore interesse architettonico sono costituiti dai due locali d'impostazione romanica posti dietro l'altare maggiore.
Federico Guglielmo I cercò in un primo momento di mantenere una certa neutralità nei conflitti europei dell'epoca, concentrandosi sul rafforzamento del proprio Stato dopo il periodo del governo paterno. La visita di [[Pietro il Grande]] nel 1713 a Berlino, però, lo fece propendere per entrare nell'[[Alleanza del Nord]] in funzione anti-svedese, per combattere le mire espansionistiche di [[Carlo XII di Svezia|Carlo XII]] durante la [[Grande guerra del Nord]] ed in cambio ricevette finanziamenti ed armi per l'esercito. Con la ripresa delle ostilità nel 1713, il 1º maggio [[1715]] egli trasferì il proprio quartier generale in [[Pomerania]], per seguire e guidare il suo esercito nell'assedio di [[Stralsund]].
 
A seguito del trattato di [[pace di Stoccolma|pace siglato a Stoccolma]] il 21 gennaio 1720, ottenendo però da questa pace, il dominio indiscusso sulle città di [[Stettino]], [[Peene]] e sulle [[isola di Wollin|isole di Wollin]] e [[isola di Usedom|Usedom]], oltre al controllo sull'area del delta dello [[Swine]] e del [[Dievenow]]. Questa campagna e quella del 1715 diedero l'opportunità quindi di ribadire l'importanza del ruolo dell'esercito per la rinnovata Prussia. Non ultimo, nel [[1720]], Federico Guglielmo I vendette le colonie del [[Brandeburgo]], fondate dal suo predecessore (delle quali la maggiore città era appunto [[Friedrichsburg]]), per 7.200 ducati ai Paesi Bassi, questo denaro fu speso dal Re per migliorare l'esercito.
* Abbazia di Santa Maria Nuova. Non si conosce la data di fondazione dell'abbazia il cui nome, Santa Maria Nuova, si direbbe legato alla ricostruzione della badia il cui periodo più fiorente andrebbe fissato, a quanto pare, alla metà del XII secolo.
I monaci si mostrarono alquanto remissivi nei confronti del Comune di Cagli, tanto che fin dal 1217 assoggettarono a tale istituzione il castello di Monte l'Abbate ricevendo in cambio vari favori tra i quali il mantenimento e la difesa militare della fortificazione.
L'abbazia perdeva gradatamente la sua autonomia fino ad essere unita alla mensa vescovile cagliese intorno al 1515.
 
====Il corpo dei nobili ufficiali====
Dell'antica badia rimane la sola chiesa il cui paramento murario esterno, specie sul lato sinistro, testimonia vari rifacimenti. Nel retro la chiesa oltre un campanile a vela presenta la grande monofora romanica che il mattino continua nei secoli ad inondare di luce il presbiterio. L'interno ad unica navata si presenta ora con capriate a vista essendo andata distrutta la volta probabilmente a curvatura sull'esempio della chiesa del monastero di Fonte Avellana. I lati maggiori del tempio, oltre la cornice lapidea che rimarca la linea d'imposta della volta, presentano incassate nello spessore delle murature le colonne che sostenevano gli archi delle navate laterali. Della complessa decorazione parietale, oltre le poche tracce nei sottarchi, rimane superstite un frammento d'affresco trecentesco raffigurante la ''Madonna in trono col Bambino''. Il presbiterio, un tempo posto ad un livello più alto, per lungo tempo ha celato la presenza di una cripta la cui volta poggiava su di un'unica colonna centrale. Nel vano semicircolare sono raccolti numerosi reperti lapidei in buona parte d'epoca romana.
Con l'intenzione di privare sempre più la nobiltà dei propri poteri e di estendere il controllo dello Stato assolutista, il re cercò di applicare la tecnica cara a [[Luigi XIV di Francia]] di legare a sé i rappresentanti della stretta aristocrazia. In maniera però del tutto innovativa, egli fondò nel settembre del [[1717]] a Berlino il ''Real Corpo di Cadetti Prussiani'', un istituto militare per formare i figli cadetti delle più eminenti famiglie nobiliari del paese. In questo istituto i giovani dovevano essere di lignaggio nobile ed avere un'età tra i 12 ed i 18 anni. Oltre alla carriera militare, l'istituto garantiva un comodo inserimento nel governo. Ovviamente il permesso di accedere a questo corpo era concesso esclusivamente a quanti facessero solenne giuramento di non prestare servizio per alcun altro paese.
La chiesa abbaziale è dominata dalla ferrigna mole del medioevale castello di Naro.
 
==== Altri passi notevoli ====
* [[Concattedrale di Cagli|Basilica Cattedrale]].
Federico Guglielmo I, come già ricordato precedentemente, raddoppiò la forza dell'esercito presente in Prussia, rendendolo il quarto più potente esercito d'Europa dopo quello della Francia, dei Paesi Bassi e della Russia. La Prussia contava all'epoca 1.6 milioni di abitanti, di cui 80.000 erano impegnati stabilmente nell'esercito e tutto questo ebbe però lo svantaggio della creazione di uno Stato completamente militarizzato ed incentrato sulla carriera bellica, a scapito di altre iniziative di tipo culturale ed artistico.
[[File:Cagli Cattedrale - 1994 -638.jpg|thumb | right | 250 px| Navata centrale e presbiterio nel 1994]]
La storia della cattedrale di Cagli inizia con quella di Greciano: il primo vescovo della città la cui presenza rimonta al IV secolo.
Non si hanno tracce della prima chiesa che fu sede della cattedra vescovile e neppure di quella altomedioevale posta nel recinto urbico dell'antica Cale pentapolitana. Della fabbrica costruita ex novo all'interno della nuova attuale città che si edifica a partire dal 1289, restano invece, nell'odierna costruzione, alcuni elementi significativi come il portale gotico ed la cripta ritrovata con il restauro 1997-2004.
{{vedi anche|Concattedrale di Cagli}}
 
Sotto l'aspetto religioso, si prodigò a favore del [[pietismo]]: le sue preoccupazioni maggiori furono per la colonizzazione interna. Ciò che egli fece a tal riguardo fu il "Rétablissement" della Prussia Orientale, dove accolse anche i protestanti cacciati da [[Salisburgo]]. Egli infatti venne chiamato "il più grande re interno di Prussia". Per l'educazione fondò 1480 scuole di formazione al posto delle 320 scuole di villaggio che esistevano all'epoca del regno del padre Federico I.
* Chiesa di San Bartolomeo. L'aula della chiesa, che colpisce per il largo impiego delle dorature, ha un elaborato soffitto a cassettoni ideato da [[Benedetto Ginestra]] intorno al 1629. Allo stesso artefice si lega la realizzazione dell'altare maggiore, che volutamente non separa l'antico soffitto a cassettoni del coro della chiesa realizzato fin dal 1588. La statua di ''San Giovanni evangelista'', posta di fronte a quella di ''San Bartolomeo'', è opera dello scultore francese [[Giovanni Anguilla]], attivo in Roma agli inizi del Seicento con commissioni di rilievo, mentre le altre vanno ricondotte alla mano di più artisti tra i quali figura il tedesco [[Francesco Enghiarez]]. I quattro dipinti, collocati al centro degli apparati laterali, furono donati nel 1699 da Antonia Gucci. L'autore [[Pasqualino Rossi]] di [[Vicenza]], vi ha raffigurato (in senso antiorario dalla prima a destra) ''San Bartolomeo risana la figlia di Polimnio'', ''San Bartolomeo converte Polimnio'', il ''Battesimo di Polimnio'', e il ''Martirio di San Bartolomeo''.
 
===Gli ultimi anni===
* Chiesa di San Domenico. La chiesa fu edificata dai [[Congregazione dei Celestini|Celestini]] a seguito della traslazione della città del 1289 con posteriore abside del 1655 e campanile del 1654. Il fronte principale è adorno di un portale datato 1483. L'interno ad aula unica con capriate a vista, mostra al 1º altare a sinistra la seicentesca pala del ''Miracolo di Soriano'' di scuola napoletana. A lato dell'altare è il monumento funebre che nel 1481 [[Pietro Tiranni]] fece erigere in onore della consorte Battista e per il quale [[Giovanni Santi]] (padre di [[Raffaello]]) eseguì, con accenti fiamminghi, l'affresco del ''Cristo nel Sarcofago fra San Gerolamo e San Bonaventura''.
Con l'avanzare dell'età, Federico Guglielmo sentì sempre più crescere i dolori a causa di uno stile di vita sregolato e anche a causa di mali ereditari. La vita militare che tanto lo aveva impegnato alla fine, gli procurò non pochi problemi a cavalcare, ed inoltre era ingrassato notevolmente. Il 31 maggio [[1740]] il "re soldato" morì nel castello di [[Potsdam]] e venne sepolto il 4 giugno di quello stesso anno nella chiesa della omonima cittadina. Gli succedette il figlio [[Federico II di Prussia]], meglio noto come ''Federico il grande .''
 
== Matrimonio e discendenza ==
[[File:Cagli - Cappella Tiranni - ante restauro 2009.jpg|thumb|right|250 px|Cappella Tiranni, part. ''Sacra conversazione'' e ''Resurrezione'']]
[[File:Queen Sophie Dorothea of Prussia.jpg|thumb|La regina Sofia Dorotea di Hannover]]
Sposatosi con [[Sofia Dorotea di Hannover|Sofia Dorotea]] del [[Casato di Hannover]], figlia del sovrano britannico [[Giorgio I di Gran Bretagna|Giorgio I]] d'Inghilterra, ebbe da lei quattordici figli:
 
*Federico Luigi (1707–1708)
Il 2º altare a sinistra è la nota [[Cappella Tiranni]] opera notevole di Giovanni Santi che a detta del [[Pungileoni]] qui realizzò "il suo capo lavoro" indicando tale complessa Cappella come la "bell'opera che fu l'estremo di sua possa". Fu eseguita, su commissione di [[Pietro Tiranni]] tradizionalmente nei primi anni novanta (il Santi muore nel 1494) A lato del 3º altare, recante stemmi rovereschi, è un frammento d'affresco dell'antica decorazione medioevale della chiesa occultata nel 1576 con uno strato d'intonaco. Al centro dell'abside è una pala barocca del [[XVII secolo]] raffigurante la ''Visione di San Giacinto''. Sul lato destro della chiesa la pala dell'altare vicino alla cantoria con organo del 1853 di [[Carlo Carletti]] da Fabriano, è la ''Presentazione al Tempio'' di Gaetano Lapis. Sul lato sinistro dell'altare entro una nicchia è la cinquecentesca ''Annunciazione'' che, per gli evidenti richiami alle opere del [[Signorelli]], è stata attribuita a [[Girolamo Genga]] e recentemente a [[Timoteo Viti]] e Giuliano Persciutti, quest'ultimo limitatamente alla figura del Padre Eterno della lunetta. Nell'ampia cripta (scala a lato della Cappella Tiranni) è un ciclo d'affreschi di [[Antonio Viviani]] (1560 - 1629).
*[[Guglielmina di Prussia (1709-1758)|Guglielmina]] (1709 – 1758), sposò il Margravio [[Federico di Brandeburgo-Bayreuth]]
* Cappella Tiranni. Nella chiesa di San Domenico in Cagli è dunque la ''Cappella Tiranni'' la cui decorazione fu affidata da Pietro Tiranni a [[Giovanni Santi]].
*Federico Guglielmo (1710–1711)
{{vedi anche|Cappella Tiranni}}
*[[Federico il Grande|Federico]] (1712 – 1786), che divenne Re di Prussia
*Carlotta Albertina (1713–1714)
*[[Federica Luisa di Prussia|Federica Luisa]] (1714 – 1784), sposò [[Carlo Guglielmo Federico di Brandeburgo-Ansbach|Carlo Guglielmo Federico]], Margravio di [[Brandeburgo-Ansbach]]
*[[Filippina Carlotta di Prussia|Filippina Carlotta]] (1716 – 1801), sposò [[Carlo I di Brunswick-Wolfenbüttel|Carlo I, Duca di Brunswick-Lüneburg]]
*Carlo (1717–1719)
*[[Sofia Dorotea di Prussia|Sofia Dorotea Maria]] (1719 – 1765), sposò il Margravio [[Federico Guglielmo di Brandeburgo-Schwedt]];
*[[Luisa Ulrica di Prussia|Luisa Ulrica]] (1720 – 1782), sposò [[Adolfo Federico di Svezia]]
*[[Augusto Guglielmo di Prussia|Augusto Guglielmo]] (1722&nbsp;– 1758)
*[[Anna Amalia di Prussia|Anna Amalia]] (1723&nbsp;– 1787), badessa di [[Abbazia di Quedlinburg|Quedlinburg]]
*[[Enrico di Prussia (1726-1802)|Enrico]] (1726–1802)
*[[Augusto Ferdinando di Prussia|Augusto Ferdinando]] (1730&nbsp;– 1813)
 
== Ascendenza ==
* Chiesa di San Filippo. Nel popolare quartiere di [[Sant'Andrea]] (nel quale si inseriva il [[ghetto ebraico]]) è l'omonima chiesa oggi detta di [[San Filippo]] che, con la sua facciata incompleta, attraverso i lavori di ammodernamento (per ospitare i [[Filippini]]) del 1644 e del 1728 assunse l'aspetto attuale, caratterizzato da un'architettura che risente del [[barocco]] mitteleuropeo e da una cupola a base ellittica alta 21&nbsp;m, posteriormente occultata all'esterno da un secondo tamburo con tetto a padiglione.
<div align="center">
 
{| class="wikitable"
[[File:Cagli - Chiesa di San Filippo - luglio 2010 -.jpg|thumb| right | 250 px | Chiesa di San Filippo]]
 
Sulla facciata sono i simboli del [[Capitolo]] di [[San Giovanni in Laterano]] poiché nel 1450 la chiesa veniva a questo sottoposta.
All'interno il tema dell'avvolgimento spaziale è accennato dalle scantonature degli angoli.
Strette tra le lesene con capitelli compositi, all'altezza della linea d'imposta degli archi delle cappelle laterali, sono quattro statue in stucco che raffigurano le [[virtù cardinali]]: ''Prudenza'', ''Giustizia'', ''Fortezza'', ''Temperanza''. Nelle cappelle laterali verso il presbiterio, sormontate da cupolini ellittici, sono invece le [[virtù teologali]]: ''Fede'', ''Speranza'', ''Carità'', alle quali qui si affianca la ''Devozione''.
Le due ultime cappelle intercomunicanti, verso l'altar maggiore, sono adorne di due pale eseguite da [[Gaetano Lapis]]. A destra è la ''Morte di San [[Francesco Saverio]]'' datata 1735 mentre a sinistra è l'''Estasi di [[San Filippo Neri]]'' del 1754.
Nella prima cappella sinistra è invece una pala settecentesca raffigurante "[[Santi Crispino e Crispiniano]]" commissionata dalla [[Confraternita]] dei [[Calzolaio|Calzolai]]. Di fronte invece è la pala cinquecentesca con un'eco che rimanda agli [[Zuccari]] rappresentante la '''Madonna col Bambino, Sant'Andrea apostolo ed un Santo vescovo''.
Con delibera consiliare il Comune di Cagli cedeva nel marzo 1785 ogni diritto al parroco della Cattedrale di Cagli "per avere libero uso di detta chiesa, per miglior servizio della Parochia ed a maggior vantaggio spirituale del Popolo".
La chiesa rimase a lungo soggetta al Capitolo di San Giovanni in Laterano tanto che il vescovo di Cagli quando la visitò nel 1819 e poi nel 1825 lo fece quale delegato di tale Capitolo. Nel 1879 il vescovo mons Cantagalli nel visitare la chiesa, ancora soggetta al Capitolo lateranense, vi trovava attiva la Confraternita dell'Orazione e Buona Morte eretta fin dal 1692 presso l'altare di San Filippo Neri che ancor oggi vi ha sede.
 
* Chiesa di San Francesco.
[[Immagine:Swc-s-fraok.jpg|thumb|right|250px|Chiesa San Francesco del 1234]]
Nell'omonima piazza con la statua bronzea di [[Angelo Celli]] dello scultore [[Angelo Biancini]], posta nel 1959 dinanzi al loggiato del 1885, sorge la chiesa di San Francesco che, edificata tra il 1234 e il 1240 extra-muros, è considerata l'emblema del gotico medioappennico ed è la più antica chiesa francescana delle Marche. L'elegante abside poligonale, dominata dallo slanciato campanile concluso da una guglia in cotto di 12&nbsp;m di altezza, come peraltro i fianchi corsi da lesene, mostra un ricercato equilibrio cromatico ottenuto contrapponendo ai chiari paramenti in pietra corniola e marmarone, la merlettatura fittile che funge da coronamento. Il portale marmoreo del 1348, con colonne tortili e lanceolate alternate a pilastri quadrangolari, reca nella lunetta un deperito affresco attribuito a [[Guido Palmerucci]] e raffigurante la ''Madonna col Bambino e i Santi Francesco e Giovanni Battista''.
Gli affreschi del vasto interno ad aula unica occultati dalla scialbatura del 1579 riemergono oltre che nella controfacciata nella ritrovata abside duecentesca.
 
[[File:Cagli - Chiesa di San Francesco - Campanile ed abside - 2009.jpg|thumb|right|250px|Chiesa di San Francesco del 1234, part. campanile ed abside]]
 
Si tratta di un vasto ciclo della quarta decade del Trecento attribuito a [[Mello da Gubbio]] e raffigurante uno straordinario consesso di dodici apostoli disposti su sei troni bicuspidati sormontati da angeli con potenti ali arcuate su nuvole saettanti che recano altrettante corone. Nelle vele del catino absidale, entro robuste cornici, sono profeti e patriarchi (di chiaro influsso lorenzettiano) con al centro il volto glabro di [[San Francesco]]. Su due delle nove lunette in cui e ripartito il catino, le scene, prive di cornici, si dilatano per dare spazio alla narrazione della [[Maddalena]] che riceve la veste da un presbitero e di [[Santa Margherita]] della quale resta solo parte del suo emblema: il drago.
 
Nell'aula ai lati del primo altare a destra sono i due frammenti d'affreschi attribuiti all'[[Antonio Alberti (pittore)|Antonio Alberti]] da [[Ferrara]]. Ritenuti anteriori al 1438 illustrano gli episodi miracolosi della mula affamata che si piega riverente dinanzi alla particola che [[Sant'Antonio di Padova]] pone in ostensione nonché della gamba riattaccata al giovane che se l'era tagliata per autopunizione avendo insultato la madre con un calcio. Nell'altare, al posto della pala di [[Simone Cantarini]] trafugata dai [[napoleonici]], è un'opera della prima metà del Seicento dello [[Schaychis]] raffigurante il miracolo della neve. Nella nicchia del 1838, che la menzionata pala copre in taluni periodi scorrendo su due binari, è la statua di ''Sant'Antonio di Padova con Gesù'' menzionata in un documento del 1794. Nel 3º altare a destra è la ''Madonna della Neve'' firmata e datata 1730 da Gaetano Lapis (Cagli, 1706 - Roma 1773) che allude al miracolo che portò all'erezione della basilica di Santa Maria Maggiore. Ai lati dell'arco trionfale sono due delle tre tele (l'altra è sul lato sinistro dell'organo) firmate da [[Francesco Battaglini]] da [[Imola]] che le eseguì nel 1529. Nel 3º altare a sinistra, poi, è posta la pala di [[Raffaellino del Colle]], databile 1540 che rappresenta la ''Madonna col Bambino e i Santi Rocco, Francesco, Geronzio, Stefano e Sebastiano''. L'opera è considerata come "uno dei più alti risultati del manierismo in tutto il Ducato". Infine, al centro della cantoria, è l'organo cinquecentesco più antico delle Marche attribuito a [[Baldassare Malamini]].
 
* '''Chiesa di San Giuseppe'''.
[[File:Cagli - Chiesa di San Giuseppe - interno - 2011 -.jpg|thumb| right| 250 px|Chiesa di San Giuseppe]]
Dietro il Palazzo Pubblico è la chiesa di [[San Giuseppe]] (cara alla magistratura cittadina, sede dal 13 agosto 1576 della ''Ven. Confraternita del S.S. Crocifisso e San Giuseppe,'') con una volta a botte riccamente ornata da stucchi manieristici che nel 1635 dovevano essere dorati. Le pitture del [[Cialdieri]], alle quali mise mano successivamente il [[Patanazzi]], raffigurano i momenti fondamentali della vita di San Giuseppe correlati alle figure (re, patriarchi e personaggi biblici) ad altorilievo che, poste entro nicchie, ritmano lo spazio tra le scene dei grandi riquadri. La parte centrale della volta è dominata dalla Carità alla quale, fra telamoni, si uniscono le altre due virtù teologali. Mentre nei due altari laterali della seconda metà del Cinquecento, con ornati lapidei dei cagliesi Angelo e Filippo Finale, sono le statue in stucco di ''San Giuseppe'' e dell'''Addolorata'', nell'altare maggiore è l'''Arcangelo Michele'' del Lapis datato 1764, tra due affreschi seicenteschi di [[Girolamo Cialdieri]].
'''Storia'''(tratto da “LE CHIESE DI CAGLI” di Mons. Giuseppe Palazzini, Prelato Uditore della S. R. Rota, scritto in Roma nel 1968, poi creato Cardinale):
L’antica Cale, posta sui colli Banderuola e Venante, fu distrutta nel 1287 da una lotta fratricida tra Guelfi e Ghibellini, e nel 1289 fu riedificata sul piano dove ora si trova grazie al Papa Niccolò IV, primo Papa francescano originario di Ascoli Piceno. Sulla piana dove fu riedificata la città sorgeva una chiesa di monaci di Fonte Avellana dedicata a San Michele Arcangelo e il luogo veniva detto Mercatale di Sant’Angelo. Dalla chiesa si tentò di imporre un nuovo nome alla città dopo la riedificazione, chiamandola Sant’Angelo Papale (nome che fu usato per qualche tempo nei documenti ufficiali). Era un priorato; poi finì per essere dato in commenda. La prima memoria risale al 1072. Dalla chiesa prese nome anche un quartiere della nuova città. La chiesa è ricordata più volte negli elenchi di decime degli anni 1290-1299 e figura anche nell’elenco di chiese del contado di Cagli dell’anno 1468. Continuò ancora per un secolo ad appartenere al monastero di Fonte Avellana, dopo la cui separazione, avvenuta con la soppressione degli avellaniti, la chiesa passò al Capitolo della Cattedrale. Fu la ''Confraternita di San Giuseppe'', eretta nell’oratorio in Pian del Vescovo nella zona del quartiere di San Francesco, che nell’anno 1573, avendo preso notevole sviluppo e non potendo più adunarsi nel ristretto ambiente dell’oratorio, chiese al Cardinale Giulio Della Rovere, Commendatario dell’Avellana, la cessione perpetua della Chiesa: l’ottenne il 13 agosto 1576 e il trasloco avvenne l’anno seguente. Nel 1578 Antonio Benedetti, cagliese, già Capitano della Repubblica Veneta e più tardi signore di Finigli (1583) fece fare l’ornato dell’altare di San Giuseppe dallo scultore Angelo Finale di Cagli. Nel 1581 lo storico cagliese Jacopini faceva erigere l’Altare della Vergine Addolorata da Filippo Finale. La Confraternita di San Giuseppe l’11 febbraio 1617 ottenne l’aggregazione all’Arciconfraternita del SS. Crocifisso e San Marcello in Roma e si chiamò poi “Confraternita di San Giuseppe e del Santissimo Crocifisso”. Nel 1640 il pittore Girolamo Cialdieri di Urbino dipingeva
i sette dolori e le sette allegrezze di San Giuseppe; altri riquadri erano dipinti sulla fine del secolo dal cagliese Giambattista Gambarini. Quasi un secolo dopo, tra il 1732 e il 1741, il pittore cagliese Gaetano Lapis (1706-1776) dipingeva il quadro dell’Altare Maggiore, San Michele Arcangelo. La Confraternita ebbe i suoi beni demaniati, in base alle leggi eversive del Governo Italiano nel 1866. Il 30 aprile 1941 furono rivedute e approvate le nuove costituzioni della Confraternita dal Vescovo Raffaele Campelli.
 
* Chiesa di San Nicolò.
[[File:Cagli - Chiesa di San Nicolò - 2009.jpg|thumb|right|250 px|Chiesa di San Nicolò, l'Altar maggiore]]
L'introduzione delle suore domenicane di clausura avvenne nel 1529 per volontà del vescovo di Cagli il card. [[Cristoforo del Monte]]. Le [[Ordine domenicano|Domenicane]] subentrarono alle monache [[Ordine benedettino|benedettine]] che nel 1388 si erano trasferite all'interno della cerchia urbana, nelle abitazioni che possedevano vicino alla chiesa di [[San Nicolò]]. La chiesa ad unica navata presenta una volta nelle cui decorazioni del 1758 compaiono i simboli del santo titolare. Nel 1746 la chiesa veniva profondamente rimaneggiata tanto all'interno quanto esternamente. L'altare maggiore, consacrato nel 1749, fu commissionato nel 1746 a [[Francesco Fabbri]] da [[Sant'Ippolito]] che lo eseguì su disegno di [[Biagio Miniera]] di [[Ascoli Piceno]]. Le statue poste nel timpano dell'altare rappresentano la [[Fede]] e la [[Speranza]]. La pala di [[Gaetano Lapis]] del 1739, trafugata dai napoleonici nel 1811, e raffigurante la Madonna del Rosario e San Domenico dal 2000 è tornata suo posto ricomponendo il dialogo estetico interrotto per 189 anni. L'olio su tela de ''La Madonna del Rosario'', copia dal [[Giovan Battista Salvi|Sassoferrato]] eseguita nel 1838 dal pittore cagliese [[Giambattista Castracane]] ha trovato collocazione all'interno del Coro superiore convento. Qui, dopo il restauro, è stata posta anche la pala cinquecentesca (opportunamente ricomposta ad unità) raffigurante [[San Nicolò]] che in precedenza era posta sull'altare maggiore. Ai lati dell'altare maggiore sono le statue di [[Santa Caterina da Siena]] (a sin.) e di [[Santa Rosa da Lima]]. Nei due altari laterali marmorei, del 1751, sono a d. la pala de ''Il Miracolo di Soriano'' (visibilmente allungata nella parte superiore) e a sin. Quella del ''Miracolo di San Nicola da Bari'' dipinta dal [[Gaetano Lapis|Lapis]] nel 1756. Allo stesso autore furono poi commissionati, nel 1759, i quattro ovali rappresentanti le ''Allegorie dei fasti di San Nicola da Bari''. Le grate dell'elaborata cantoria lignea dipinta, furono eseguite intorno al 1751, insieme a quelle presenti lungo il corpo della chiesa.
 
* Chiesa di Sant'Angelo Minore.
[[File:Cagli - Chiesa di Sant'Angelo Minore - 2009.jpg|thumb|right|250 px| Chiesa di Sant'Angelo minore, l'Altar maggiore]]
Risale all'anno 1362 la concessione fatta dal capitolo Lateranense, in favore della confraternita di Sant'Angelo, di erigere una chiesa e un ospizio. Durante il pontificato di [[Innocenzo VI]] (1352-1362) lo stesso capitolo si pronunciava nuovamente sull'edificazione concedendo indulgenze a quanti avessero contribuito all'erezione della chiesa e dell'ospizio. Il fatto che destinatari di tale atto erano anche i pellegrini fa ipotizzare che l'ospizio fosse ad uso di costoro che in gran numero percorrevano la [[via Flaminia]].
 
[[File:Cagli - Timoteo Viti - Noli me tangere.jpg|thumb|right|250 px| ''Noli me tangere'' di Timoteo Viti - Chiesa di Sant'Angelo minore]]
 
Il fronte principale della chiesa doveva essere in epoca medioevale interamente affrescato a giudicare da un frammento presente nell'estradosso della volta della loggia del 1560. Articolata frontalmente in tre archi poggianti su colonne di ordine tuscanico innalzate su piedistalli quadrangolari e realizzata in pietra arenaria la loggia, con la sua volta a crociera, rimarca con grande eleganza l'accesso principale.
L'oratorio si presenta ad aula unica sormontato da una volta a botte lunettata. Domina la parete di fondo il grande altare con elaborato ornato ligneo laccato e dorato, composto da due possenti colonne salomoniche. Al centro è il ''Noli me tangere'', il più importante lavoro di [[Timoteo Viti]] insieme all'Annunciata tra i Santi Giovanni Battista e Sebastiano realizzata per il mausoleo dei duchi d'Urbino. L'opera cagliese è firmata ''THIMOTHEI D. VITE VRBINAT. OPVS''. Nella cromia che assume una profondità gemmea, in quei colori quasi smaltati, sembra riemergere quanto aveva appreso durante il suo tirocinio di orafo presso la bottega bolognese del [[Francia]]. A proposito del dipinto cagliese il Pungileoni lo definiva “per lo stile e pel colorito raffaellesco […] uno de' più mirabili prodotti dell'arte” e “nella persona del Nazzareno […] le forme del nudo sono incomparabili, ed al primo colpo d'occhio le diresti sporgere dalla superficie”. L'opera viene datata al 1512-13, dunque al periodo antecedente la collaborazione romana del Viti con Raffaello nella cappella [[Chigi]] a Santa Maria della Pace.
 
* Chiesa di Santa Chiara.
[[File:Cagli - Chiesa di Santa Chiara - anno 2008 - 025.jpg|thumb|right|250 px| Chiesa di Santa Chiara]]
 
La chiesa di Santa Chiara con campanile concluso da un cupolino a cipolla fu costruita nel XVIII secolo.
La chiesa fa parte del vasto convento che le Clarisse eressero nel Quartiere di Sant'Andrea a ridosso della cinta urbica medioevale a seguito della rifondazione della città del 1289.
L'interno è impreziosito dall'imponente altar maggiore marmoreo, derivato per dimensioni e cromatismi marmorei dal pregevole modello presente nella [[Chiesa del Gesù|chiesa riformata del Gesù]] a Roma, con la pala di [[Giovanni Conca]] del 1739.
La volta che sovrasta l'aula della chiesa reca l'affresco di [[Gaetano Lapis]] (1706-1773) raffigurante la ''Gloria di Santa Chiara'' (10 x 3,60&nbsp;m) mentre lungo le pareti laterali, entro elaborate cornici in stucco mistilinee, sono le sei martiri ''Santa Barbara'', ''Sant'Orsola'','' Santa Cecilia'', ''Sant'Agnese'', ''Santa Margherita'' e ''Sant'Apollonia'' sempre del Lapis.
 
[[File:Cagli - Chiesa di Santa Chiara - Coro inferiore - anno 2008 - 008.jpg|thumb | right |250 px | Coro inferiore delle Clarisse]]
 
Sul presbiterio a tarsia marmorea, entro una raggiera dorata, è la ''Madonna del Ponte'' di [[Giannandrea Lazzarini]] (1710 - 1801) proveniente dalla distrutta chiesetta che fino agli inizi del Novecento era posta sul Ponte Mallio a ridosso del varco di guardia.
Nell'altare laterale a sinistra la pala datata 1572 e firmata [[Lucio Dolci]] da Casteldurante, con i modi del manierismo metaurense raffigura la ''Natività di Maria''. Dall'altro lato è una ''Annunciazione'' seicentesca con un Arcangelo Gabriele che ricorda i modi del Guerrieri da [[Fossombrone]]
Sul lato sinistro dell'aula della chiesa di apre il Coro inferiore delle Clarisse con tre copie antiche dai dipinti perduti di [[Sebastiano Conca]] per la Cappella della Pietà dell'[[abbazia di Montecassino]] poste sopra i trenta scranni lignei intagliati. Degli originali eseguiti dal Conca presumibilmente tra il 1704 ed il 1706 restano solo le immagini fotografiche.
 
* Chiesa di Santa Maria della Misericordia.
[[File:Cagli - Chiesa di Santa Maria della Misericordia - 2009.jpg|thumb|right|250 px|Chiesa di Santa Maria della Misericordia]]
È la chiesa dell'omonima confraternita che vi ha sede fin dal [[1301]]. Il robusto portale del fronte principale, con portone datato [[1537]], è dominato da un affresco con la Madonna della Misericordia databile al [[XVI secolo]]. L'interno presenta nell'altare maggiore il gruppo in terracotta policroma della Madonna della Misericordia sormontato da un baldacchino quattrocentesco poggiante su colonne con decorazioni affrescate, nelle cui vele sono ''I quattro Evangelisti'' erroneamente attribuiti ai Salimbeni. Per i due altari laterali [[Claudio Ridolfi]], probabilmente intorno al 1625, dipingeva la ''Strage degli Innocenti'' e la ''Vistazione''. Al Cialdieri, allievo del Ridolfi, si deve nel 1634 la predella dell'altare a sinistra della Strage degli Innocenti. Quest'ultimo tema era particolarmente caro alla Confraternita che in locali adiacenti alla chiesa provvedeva alla cura dei trovatelli detti esposti. Lungo le pareti grandi porzioni d'affresco provenienti dall'estradosso della volta raffigurano il ''Compianto sul Cristo morto'', la ''Crocifissione'' e il ''Martirio di Sant'Apollonia'' quest'ultimo, databile al 1455, è attribuito al maestro [[Jacopo Bedi]], allievo del [[Nelli]]. A [[Benedetto Nucci]] si deve, poi, nel 1539 l'esecuzione dello stendardo rappresentante su di un lato ''San Biagio in trono e angeli'' e dall'altro l'''Incoronazione di Maria'' e confratelli della Misericordia.
Poco lontano da questa chiesa è da un lato l'ex convento dei Padri [[Zoccolanti]] con la chiesa di Sant'Andrea che custodisce il Crocifisso ligneo del 1630 intagliato, dalle forti espressioni, e firmato da fra' [[Innocenzo da Petralia]]. Dall'altro, lungo via Pian del Vescovo, è il monastero di clausura delle Benedettine con la chiesa di San Pietro con opere del Lapis.
 
* Santuario di Santa Maria delle Stelle. Il Santuario di Santa Maria delle Stelle, eretto dal Comune di Cagli nel 1495 attorno alla celletta dove apparve il 22 luglio 1494 “nostra Signora Beatissima V.M.”, ha una pianta a croce greca di precoce derivazione dal modello che nel 1485 [[Giuliano da Sangallo]] utilizza a [[Prato]] per la chiesa di Santa Maria delle Carceri e che costituisce in tal senso la prima esperienza rinascimentale. Il tema della croce greca è in quegli anni particolarmente vivace poiché è la pianta centrale che [[Bramante]] propone agli inizi del Cinquecento per la maggiore chiesa di Roma e della cristianità: San Pietro.
 
Il monumentale Santuario cagliese, seppure privo dell'ampia cupola demolita già nel 1712, ha quali elementi di maggiore pregio la notevole architettura che molto si giova dei candidi paramenti in pietra finemente lavorati che si stagliano cromaticamente contro i prati circostanti nonché la celletta con fregi federiciani e affreschi trecenteschi del [[Maestro di Monte Martello]]. Affreschi, questi ultimi, la cui cifra stilistica rafforza la triangolazione Cagli-Gubbio-Fabriano con il [[Maestro di Campodonico]] di Fabriano e il Palmerucci di Gubbio e ancor di più Mello da Gubbio il cui capolavoro è nella chiesa duecentesca di San Francesco di Cagli.
All'interno del Santuario, con le alte volte a botte, è l'antica “Celletta” o “Maestadella” che in seguito al miracolo del 1494 fu inglobata nel Santuario. Qui sono gli affreschi dell'artista conosciuto come il Maestro di Monte Martello la cui voce, afferma il Donnini “si leva altissima fra quante animarono il movimento proscenico della pittura regionale del Trecento”.
La chiesa mostra tracce di ulteriori affreschi, in buona parte cinquecenteschi, da poco tornati alla luce nella loro interezza e perciò largamente inediti.
 
=== Architetture civili ===
* Ponte Mallio.
[[File:Cagli, Ponte Mallio (Via Flaminia) - Marche, Italia - 01.jpg|thumb|right|250px|Ponte Mallio]]
Il nome a questo ponte deriva da un'iscrizione ove era citato il personaggio M. Allius. Il manufatto, costruito originariamente in epoca repubblicana, si presenta come una delle opere romane più imponenti di quelle esistenti lungo il tracciato della consolare Flaminia. Il grande fornice centrale (11,66&nbsp;m) è composto da 21 cunei e sormontato da un cordolo aggettante. Risulta in parte ancora interrato come l'altro più piccolo posto dopo la serie dei possenti contrafforti. Tecnicamente il ponte è stato costruito mediante la sovrapposizione a secco di grandi blocchi (superiori anche al metro cubo) in “breccione”, localmente noto come pietra “grigna”, di cui un'antica cava si trova lungo la Flaminia, poco dopo la località [[Foci]]. La parte in conci di pietra corniola, disposti a filari regolari, risale ad un successivo intervento di restauro che si ipotizza sia avvenuto all'inizio dell'epoca imperiale.
 
* [[Teatro comunale di Cagli|Teatro comunale]].
[[File:Cagli - Teatro Comunale - 1990.jpg|thumb|right|250 px|Teatro Comunale]]
Fu edificato tra il [[1871]] e il [[1876]] su progetto di [[Giovanni Santini]] da Perugia (autore del Teatro Civico di [[Orvieto]] e quello di [[Narni]]) parzialmente modificato dal perugino attivo a Bologna [[Coriolano Monti]]. L'edificio è l'apoteosi dello stile eclettico, e le decorazioni interne, opera di [[Alessandro Venanzi]] da [[Ponte San Giovanni (Perugia)|Ponte San Giovanni]] di Perugia (1839-1916) sorprendono lo spettatore tanto per il fasto dell'insieme quanto per la loro eleganza e qualità dei dettagli. La sala degli spettacoli, con i palchi disposti a ferro di cavallo, è sormontata da un'ampia volta con, entro cornici esagonali, le figure allegoriche delle sette arti liberali. Dello stesso Venanzi è il sipario che si rifà all'episodio storico del [[1162]] quando l'imperatore [[Federico Barbarossa]], dopo aver conquistato la guelfa Cagli, conferisce poteri di governo sulla città di [[Perugia]] a [[Ludovico Baglioni]].
{{vedi anche|Teatro comunale di Cagli}}
 
* Torrione.
[[File:Torrok.jpg|thumb|right|250px|Torrione]]
Opera autografa di [[Francesco di Giorgio Martini]] il [[Rocca Torrione|Torrione]], che si stava costruendo nel [[1481]] insieme con la Rocca romboidale, appartiene al fecondo [[Rocche di transizione|periodo di transizione]] quando artisti della fatta del famoso architetto senese sperimentavano nuove soluzioni di architettura militare per fronteggiare l'impiego sempre più massiccio delle armi da fuoco. Il Torrione si salvò dallo smantellamento della Rocca operato nel [[1502]], prima della seconda invasione del Ducato di Urbino da parte del [[Cesare Borgia|Valentino]]. Ancor oggi è collegato con il suggestivo "soccorso coverto" (lungo camminamento segreto sotterraneo) ai ruderi della Rocca sui quali sorge, dal [[1568]], il convento dei Padri [[Cappuccini]].
Dal Torrione si intravede la duecentesca porta urbica turrita detta porta Massara, e il vasto monastero di clausura delle domenicane con la chiesa di San Nicolò profondamente modificata nella prima metà del Settecento e ricca di opere di [[Gaetano Lapis]].
{{vedi anche|Rocca Torrione}}
 
* Palazzo Berardi Mochi-Zamperoli. Nella seconda decade del Seicento il monumentale edificio gentilizio era già indicato come il palazzo di [[Anton Francesco Berardi]].
I [[Berardi]], discendenti degli [[Acquaviva (conti)|Acquaviva]], nel Duecento con il Cardinal [[Berardo Berardi]] avevano svolto un ruolo determinante nella rifondazione della città. Sua Santità Papa Niccolò IV, il francescano [[Girolamo Masci d'Ascoli Piceno]], in virtù dello stretto legame di amicizia con il cardinal Berardi prese a cuore la ricostruzione della nuova città semidistrutta dall'incendio appiccato dai ghibellini.
 
Estinto il casato dei Berardi il nuovo assetto proprietario è rilevabile anche dalla narrativa della controversia sulla sostituzione della rampa con i due gradini dell'ingresso del Palazzo su piazza San Francesco a causa delle nuove quote. Infatti, nella delibera consiliare comunale del [[18 giugno]] [[1827]] è fatto riferimento a “la Ratta [rampa] che esisteva avanti il Portone del palazzo una volta Berardi ora de' Nobili Signori Fratelli [[Agostini Zamperoli]]”. Successivamente la figlia di Luciano Agostini Zamperoli, di nome Amelia, il [[24 settembre]] [[1849]] contrae matrimonio col nobile Liborio di Sante [[Mochi]]. Da quest'ultima unione coniugale discendono i [[Mochi Zamperoli]] i quali nel 1997 hanno ceduto l'intero edificio alla [[Provincia di Pesaro e Urbino]].
 
Si tratta di uno dei più vasti e preziosi palazzi gentilizi di Cagli eretto su preesistenze medioevali dal ramo più facoltoso dei Berardi. Il livello culturale ed economico dei membri del casato committente spiega la monumentalità di tale fabbricato che costituisce a tutti gli effetti il maggiore e più compiuto esempio di architettura civile seicentesca nella città di Cagli.
 
La parte medioevale di notevoli proporzioni inglobata nell'attuale fabbricato era ben visibile sul fronte di via Lapis. Di Anton Francesco Berardi, committente del Palazzo, nel 1639 il [[Bricchi]] scriveva che "con la peritia di belle lettere, e di quasi tutte l'Arti liberali, istitutore, e conservatore d'una nobile e dotta Accademia, quale d'ogni mese tiensi nel suo adorno Palagio di sua architettura fatto". Ma il Palazzo dovette positivamente risentire anche del fatto che nel Settecento fu abitato dall'architetto Anton Francesco junior al quale vanno ricondotte nel Settecento numerose e importanti fabbriche spesso in collaborazione col Murena che opera a stretto contatto con il [[Luigi Vanvitelli|Vanvitelli]]. Nella prima metà dell'Ottocento, sotto gli Agostini-Zamperoli, furono realizzati ulteriori lavori diretti da [[Michelangelo Boni]], allievo del [[Giuseppe Valadier|Valadier]], e dei quali da nota il Maestrini quando assegna proprio al Boni "Ristauri interni ed esterni del Palazzo Agostini Zamperoli".
 
L'ampio fronte principale del palazzo è articolato dalla presenza di un grande portale in pietra corniola sormontato da un balcone, che colpisce per le sue dimensioni. Le finestre della facciata principale sono riccamente ornate con grandi mascheroni e ghirlande. Tutte le sale del piano nobile hanno volte in buona parte a padiglione. La più interessante è quella lunettata con stucchi ed affreschi secenteschi da tema muliebre nei quali è riscontrabile un'eco baroccesca. I numerosi affreschi, in particolare quelli seicenteschi tanto del piano nobile quanto del pianterreno (mai studiati nel corso del Novecento per l'impossibilità di accedere al Palazzo), i portali, i camini marmorei e la felice architettura dell'intero complesso fanno di tale edificio uno straordinario fabbricato monumentale.
Il Palazzo, il cui restauro è pressoché concluso, sarà sede del Polo Bibliotecario e Archivistico della città di Cagli.
 
* Palazzo Felici. I Felici, che discendono dai [[Bandini]] originari di [[Lucca]], si erano stanziati a [[Piobbico]] con Corrado intorno al 1330. A fare tale affermazione è il celebre medico e naturalista [[Costanzo Felici]], che chiudeva i suoi giorni a Pesaro il 15 febbraio 1585 senza lasciare alcuna discendenza maschile in quel castello. Delle figlie sposate, nate dal matrimonio con Virginia [[Brancorsi]] di [[Rimini]], Emilia si era unita al medico [[Fabrizio Simoncelli]] di Cagli.
Nonostante le varie unioni matrimoniali che vi erano state fin dal XV secolo tra i Felici e nobili cagliesi, il primo ramo che prende residenza stabile in Cagli è tuttavia quello di Fabrizio II Felici.
Di tale famiglia, composta di giuristi e uomini d'arme di spicco, se ne ha una descrizione da un atto comunale cagliese del 6 giugno 1640, con il quale si attesta "che le famiglie de Signori Felici e [[Berardi]] di questa Città sono antichissime, e nobilissime per le quali qualità hanno sempre goduti tutti gli honori, et essercitate quelle cariche solite à darsi à maggiori, in riguardo delle loro nascite".
Il palazzo, stando alla'' Mappa della Città di Cagli'' del 1858, era passato in proprietà ai Romiti dai Felici Giunchi. Solo in seguito parte di tale edificio divenne proprietà dei [[Balloni]]. L'altra parte del palazzo venne acquisita dal nobiluomo Lorenzo [[Mochi]] figlio di Onesto di Sante, con atto notarile del 1926.
L'edificio gentilizio si presenta imponente con un ampio giardino posizionato nella parte retrostante.
Nel timpano di uno dei più elaborati portali della città è lo stemma dei Felici. Nel grande salone galleria sono in particolare due grandi stemmi che testimoniano l'unione matrimoniale di un Felici con una nobildonna discendente dei Berardi e dei [[Giunchi di Urbino]] e dei [[Marcelli]]. Nel piano di rappresentanza del palazzo le sale che si susseguono sono sormontate da ampie volte a padiglione decorate.
 
* Palazzo pubblico.
[[File:Ppubbok.jpg|thumb|right|250px|Palazzo Pubblico]]
Piazza Matteotti, l'antica piazza Maggiore, risulta dominata dalla severa mole medioevale del Palazzo pubblico da sempre sede della magistratura cittadina. L'edificio, al quale fu accorpato il palazzo del Podestà, fu donato nel 1476 dal comune di Cagli al duca Federico da Montefeltro il quale ebbe a commissionare, a Francesco di Giorgio Martini i lavori di trasformazione che, mai completati, gli conferirono l'aspetto attuale. Di questo periodo è lo spostamento al livello di calpestio dell'antico ingresso fortemente rialzato, l'abbattimento della merlatura e l'erezione di un'ampia loggia della quale restano solo i peducci nonché la partizione interna degli spazi del pianterreno. Il fronte principale è dominato dal campo dell'orologio datato 1575, opera dei lapicidi cagliese Scipione e Giambattista Finale. A lato dell'odierno disadorno ingresso sono delle unità di misura (canna, braccio e piede) alle quali si affianca il tronco scavato di colonna all'interno del vestibolo, datato 1548. Nella lunetta della parete di fondo è l'affresco, databile 1536, della ''Madonna col Bambino, San Michele Arcangelo e San Geronzio'' attribuito al pittore cagliese [[Giovanni Dionigi]]. Verso l'esterno, il passaggio ricavato al di sotto dell'affresco, è impreziosito da un prezioso portale quattrocentesco con, a bassorilievo, i simboli federiciani. Da qui si accede al cortile, al centro del quale è la scultura contemporanea Ordine cosmico di [[Eliseo Mattiacci]], che consente, tramite lo scalone incompiuto, di salire alle carceri oppure di accedere al [[Museo Archeologico e della Flaminia]] sistemato negli spazi del duecentesco palazzo del Podestà.
Al centro di Piazza Matteotti è la fontana eseguita nel 1736 da [[Giovanni Fabbri]] su disegno del cagliese Anton Francesco Berardi collaboratore di quel [[Carlo Murena]], che subentrò al Vanvitelli nelle fabbriche della città dorica.
 
* Palazzo Preziosi Brancaleoni. Il palazzo fu commissionato dal giureconsulto [[Luca Preziosi]] che oltre ad operare nell'università degli studi di [[Siena]] e [[Padova]] è nel 1471 in [[Firenze]] a servizio della Repubblica. Amico di [[San Bernardino]], fu ritratto con il Santo in un affresco andato perduto. Sul finire del Settecento il palazzo era di proprietà dei [[Loreti]] dei quali Giuseppe sposava nel 1810 Virginia sorella di [[Pio IX]], il quale nel viaggio per partecipare al conclave, che lo avrebbe elevato al trono di Pietro, ebbe a soggiornare in Cagli. Congedandosi dal cognato che formulava espressioni augurali, il cardinale [[Mastai Ferretti]], scettico rispondeva, “di questo legno si fanno i fusi”.
La facciata del palazzo richiama il bugnato rustico del piano terreno del palazzo dello Strozzino a Firenze che [[Palla Strozzi]] fa realizzare negli anni 1425-34 su disegno di [[Michelozzo]]. Il bozzato è qui realizzato a filari di pietra bianca alternati a quelli rosati. La facciata che è corsa da due marcapiani è stranamente priva del coronamento che doveva essere un robusto cornicione. Stando alla descrizione seicentesca del Bricchi il fronte principale recava due sedili il che spiegherebbe la mancanza di un'elaborata fascia di raccordo tra il piano di calpestio e il bozzato.
 
* Palazzo Tiranni-Castracane. Il fronte principale del cinquecentesco Palazzo Tiranni - Castracane è rimarcato da un robusto cornicione a cassettoni e da un portale rusticato nel cui timpano è lo stemma della [[Santa Casa]] di [[Loreto]] che lo ricevette quale lascito ereditario nel 1590. Fu la Santa Casa, che assolto fino al 1631 l'onere di tenere il palazzo aperto ai duchi d'Urbino, lo cedette nel 1642 ai [[Felici]] ai quali, nel 1646, subentrarono i [[Castracane]]. Al primo piano, oltrepassato il grande portale lapideo con stucchi del Brandani e stemma lapideo posteriore dei Castracane, si accede nel salone d'onore con monumentale camino per la cui alzata in stucco, datata 1571, [[Federico Brandani]] raffigurò, entro il grande riquadro centrale, la Fucina di Vulcano. Alla felice mano del Brandani si deve nel 1555 l'elaborato ornato in stucco di una delle volte del piano nobile con scene tratte dal repertorio antiquariale come nel caso dei lunghi bassorilievi con Trionfi di Condottieri. Vi sono anche cammei d'intonazione classicheggiante che rappresentano le quattro stagioni, scene mitologiche e complesse allegorie come nell'ovale centrale ove compare la Vittoria alata. Nei due portali Brandani pone le lettere "F E V" che alludono al committente poiché attengono a [[Felice Tiranni]] episcopo urbinate. Del Brandani è pure l'alzata del camino della stanza accanto, privato della caminiera marmorea. Il palazzo è destinato a sede del Museo Civico e del Museo della Diocesi di Cagli.
 
== Società ==
=== Evoluzione demografica ===
{{Demografia/Cagli}}
 
All'inizio del gennaio 2011, c'erano 813 immigrati che vivono nella città di Cagli. La stragrande maggioranza degli immigrati che vivono nella zona sono di origine orientale. I gruppi più numerosi sono i seguenti:
{{div col}}
# {{Bandiera|Albania}} [[Albania]]: 195
# {{Bandiera|Marocco}} [[Marocco]]: 130
# {{Bandiera|Cina}} [[Cina]]: 115
# {{Bandiera|Moldova}} [[Moldova]]: 82
# {{Bandiera|Romania}} [[Romania]]: 73
# {{Bandiera|Ucraina}} [[Ucraina]]: 55
# {{Bandiera|Macedonia}} [[Macedonia]]: 34
# {{Bandiera|Germania}} [[Germania]]: 29
{{div col end}}
 
== Cultura ==
=== Musei ===
==== Centro di scultura contemporanea torre martiniana ====
All'interno del Torrione del 1481 i cui spazi si direbbero non costruiti bensì scavati (esattamente come per la scultura attraverso l'asportazione del materiale) è attivo, inizialmente sotto la direzione artistica del critico d'arte [[Fabrizio D'Amico]], il Centro di Scultura Contemporanea, inserito nella più vasta rete dello SPAC (Sistema Provinciale Arte in Rete), nato a seguito del successo ricevuto dalla mostra "Pensieri Spaziali" (ideata nel 1989 da Eliseo Mattiacci con il determinate sostegno di Lucia Braccini e Paolo Paleani).
Tale evento espositivo nel 1989 metteva insieme i migliori talenti della scultura contemporanea in campo internazionale: [[Pietro Coletta]], [[Marco Gastini]], [[Paolo Icaro]], [[Hidetoshi Nagasawa]], [[Nunzio]], [[Pino Pascali]] ed [[Eliseo Mattiacci]], che hanno realizzato per l'occasione opere ''site-specific'', confrontandosi con la monumentalità della struttura architettonica. Fu così che, su iniziativa dello stesso Mattiacci, prese corpo l'idea di destinare il Torrione Martiniano a sede permanente di una collezione d'arte contemporanea. Il nucleo primigenio delle opere esposte nel Centro di Scultura deriva proprio da tale mostra poiché tutti gli artisti lasciarono le loro creazioni ideate appositamente per tali spazi militari caratterizzati dall'essenzialità.
Sull'idea di costituire una collezione in continua crescita in un luogo che da macchina da guerra per la difesa diviene suggestivo contenitore d'arte contemporanea, il menzionato primo nucleo è stato a mano a mano incrementato con l'ingresso di ulteriori sculture di artisti emergenti e di calibro internazionale ideate sempre appositamente per il Torrione di Cagli: [[Roberto Almagno]], [[Giuliano Giuliani]], [[Jannis Kounellis]], [[Carlo Lorenzetti]], [[Luigi Mainolfi]], [[Giulio Paolini]], [[Giuseppe Uncini]], [[Gilberto Zorio]], [[Ernesto Porcari]], e il giovane [[Giovanni Termini]].
Tale raccolta del Comune di Cagli rispecchia alcuni dei linguaggi fondamentali che hanno caratterizzato la ricerca e la sperimentazione in campo artistico degli ultimi quaranta anni: dall'attenzione all'uso di materiali poveri o di recupero, all'utilizzo dei metalli in una carrellata di esperienze aperte ad ipotesi diverse sul modo di intendere la scultura.
L'attività del Centro di Scultura Contemporanea è stata documentata da una pubblicazione intitolata "Quaderni di Scultura Contemporanea", attraverso cui è possibile approfondire, anche grazie a numerosi interventi critici, le tematiche culturali ed estetiche riguardanti gli esiti della ricerca plastica.
 
==== CESCO - Il filo di Canova ====
Nel più vasto progetto del polo culturale d'eccellenza di Cagli, finanziato dal MiBAC e dalla U.E., ha preso corpo dal 2009 nelle sale del restaurato Palazzo Berardi Mochi-Zamperoli, sotto la direzione dello scultore [[Loreno Sguanci]], il CESCO (Centro di Documentazione del Disegno e Maquette della Scultura Contemporanea), che focalizza con disegni e maquette la sua attenzione sulla genesi della scultura contemporanea ideata per lo spazio urbano pubblico. Proprio in questa ottica il CESCO intende essere luogo di accoglienza di progetti di quelle opere ideate e realizzate per essere collocate in diversi centri urbani. L'obiettivo di tale raccolta è quello di ricostruire, caso ancora unico in Italia, un quadro il più possibile concreto delle soluzioni artistiche proposte da quegli scultori che si sono impegnati nella costruzione di un rapporto propositivo tra il proprio immaginario e le esigenze intrinseche degli spazi collettivi.
L'idea si va sempre più sviluppando nel più vasto intento di costituire un filone di approfondimento dedicato alla scultura partendo dallo straordinario corpus di disegni e schizzi di [[Antonio Canova]] conservato a Cagli, passando per la costituzione, nel 1997, del Centro di Scultura Contemporanea Torre Martiniana con artisti di fama internazionale coinvolti da [[Eliseo Mattiacci]] fino ai recentissimi spazi espositivi del Centro di Documentazione.
Le sale del CESCO, attraverso espositori e postazioni multimediali, sono luogo privilegiato di documentazione e consultazione per la scultura contemporanea grazie alle donazioni degli artisti tra i quali: [[Tito Amodei]], [[Federico Brook]], [[Nino Caruso]], [[Umberto Corsucci]], [[Marcello Guasti]], [[Bruno Liberatore]], [[Fulvio Ligi]], [[Carlo Lorenzetti]], [[Eliseo Mattiacci]], [[Agapito Miniucchi]], [[Gabriele Perugini]], [[Loreno Sguanci]], [[Ettore Sordini]], [[Mauro Staccioli]], [[Ivan Theimer]], [[Artemisia Viscoli]].
Il percorso, sapientemente ideato da Silvia Cuppini e Roberto Bua, si snoda attraverso la metafora del bozzolo e dell'uovo, contenitori ideali per esporre disegni e bozzetti: così come dai primi si compirà la metamorfosi della farfalla, da questi ultimi scaturirà la scultura definitivamente conclusa.
 
==== Museo archeologico e della Flaminia ====
Il Museo, secondo il riordinamento attualmente in corso, si apre con due sale in cui sono esposti i materiali rinvenuti in varie località della zona di Cagli e databili dalla protostoria all'età romana; una sezione a parte è relativa alla storia delle collezioni di antichità a Cagli (tra le quali è la “Collezione Amatori” costituita da quaranta vasi etruschi e magno-greci). Per il loro particolare interesse ai materiali di epoca preromana è dedicata la sala centrale del Museo. Da una grotta sul Monte Nerone, in località Fondarca, provengono un grosso dolio, ricomposto in restauro, e frammenti di altri vasi d'impasto dell'età del Bronzo. Dalla zona di San Vitale-Col di Rigo, sempre sul Monte Nerone, si presenta vasellame in bronzo e fittile, tratto da corredi di tombe galliche. Si segnalano inoltre le tre bulle d'oro etrusche provenienti da Monte Petrano, recanti l'immagine a stampo di una biga e databili al IV secolo a.C. Il nucleo di gran lunga più noto e di maggior prestigio di antichità cagliesi di questo periodo (V-IV secolo a.C.) è, tuttavia, costituito dai tredici bronzi votivi [[etruschi]] e italici, fortuitamente rinvenuti nel 1878 nell'area di un ignoto luogo di culto in località Coltone e già esposti a Roma per decenni nel Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia (dove influenzarono noti artisti contemporanei), prima che (dal 1970) nell'altrettanto prestigiosa Sezione Protostorica del Museo di [[Ancona]], dove tuttora si trovano gli originali. Per la stretta connessione tra Cagli, le sue origini romane e la via Flaminia, ai reperti di età romana è dedicata la seconda sala del Museo che apre con vasellame fittile a vernice nera ed acromo, da tombe di età tardorepubblicana rinvenute a Pian di Maiano. Più numerosi frammenti ceramici, in particolare da mensa, resti di anfore e frustuli di un pavimento a mosaico, tutti perlopiù della prima età imperiale, provengono invece da raccolte effettuate in superficie in varie località del territorio cagliese. Documentano, insieme ad un capitello in marmo proconnesio di fine III inizi IV secolo d.C. e nella pluralità dei loro contesti di provenienza, l'esistenza nelle campagne attorno all'abitato di Cale di un popolamento sparso piuttosto consistente, articolato essenzialmente in ville o fattorie. Notevole, inoltre, una piccola testa femminile in marmo, databile intorno al II secolo a.C. ed una raccolta di monete.
Di pregevole fattura è, poi, la cosiddetta ''Venere da Pitinum Mergens'' scoperta nel 1874 (donazione Enzo e Franca Mancini). Questa statua di Venere, databile al IV sec. d.C., era posta in origine in un edificio di culto di ''Pitinum Mergens'' ed il particolare medaglione la metterebbe in collegamento con il culto della Grande Madre [[Cibele]] e di [[Attis]]. Infine della medesima donazione è il cospicuo rubinetto bronzeo, forse di un perduto edificio termale della prima età imperiale.
Il museo è in fase di ampliamento (con dotazione di ascensore e scala interna) mediante l'accorpamento di un secondo piano.
 
=== Cucina ===
La regione [[Marche]], che è considerata anche sotto l'aspetto gastronomico una delle più complete d'[[Italia]], può essere scoperta attraverso le sue tavole imbandite tenendo presenti due fondamentali aspetti della sua cucina: quello marinaro e quello per così dire montano. Quest'ultimo risulta particolarmente sfaccettato e nell'area appenninica della provincia di Pesaro e Urbino, sovrastato dalla presenza generosa del [[Tuber magnatum|tartufo bianco]] di [[Acqualagna]] e del nero pregiato di [[Norcia]]. La qualità e la grande varietà del [[Tuber (genere)|tartufo]] fanno di queste zone un luogo privilegiato per i raffinati cultori del prezioso tubero il cui mercato principale rimane quello di [[Acqualagna]] (Mercato del Tartufo da settembre a marzo il giovedì e la domenica; Fiera Nazionale del Tartufo, dall'ultima settimana di ottobre alla 1ª decade di novembre; Fiera Regionale del Tartufo Nero Pregiato, la 3ª domenica di febbraio).
 
Ottimi sono tuttavia anche i funghi, ed in particolare i poco noti ma gustosi "turini" e [[prugnoli]], da impiegare per condire piatti di tagliatelle.
La polenta viene cucinata nelle maniere più disparate, ma fra tutte la più caratteristica e quella alla carbonara tagliata con il filo e condita con del sugo bianco, nonché quella con le lumache mangiata rigorosamente sulla spianatoia.
Le lumache, in questo caso come piatto a sé stante, sono pure oggetto della sagra di [[Pianello (Cagli)|Pianello]].
Tra i primi piatti vanno comunque segnalati le "pappardelle" alla lepre, i ravioli con carne e spinaci, i passatelli e i cappelletti in brodo.
La carne bovina della razza bianca marchigiana risulta poi alquanto simile, per pregio e caratteristiche, alla più nota toscana razza Chianina.
Di particolare qualità sono l'agnello ed il capretto cotto ai ferri, nonché il castrato. Quest'ultimo nel cagliese, dopo essere stato cucinato ed insaporito alla brace, viene ripassato in padella con salsa di pomodoro.
 
Tra le carni bianche non va trascurato il coniglio in porchetta.
Ben radicata è poi la tradizione della lavorazione delle carni di maiale che oltre ad essere preparato in porchetta con abbondante finocchio, da vita a gustosi salumi, tra i quali ottime lonze, coppe, prosciutti e salcicce.
Qui, infatti, è una delle patrie della norcineria marchigiana legata in particolare all'allevamento semibrado del maiale scuro in spazi ambientali pressoché incontaminati come sono quelli sub-appenninici tra Marche e [[Umbria]].
 
Ai salumi in quest'area si abbina l'ottimo pane "sciocco" (a lievitazione naturale) e la "crescia" alla graticola (della quale la piadina romagnola è la parente povera), nonché la "crescia brusca", ovvero pizza la formaggio che un tempo veniva preparata per le festività pasquali.
Buoni sono in genere i pecorini, per la forte presenza di ovini, tra i quali ha assunto una discreta notorietà quella che Michelangelo chiamava la "Caciotta d'Urbino".
Ai dolci può essere accompagnato il "[[Visner]]", o l'ancor più raro vino santo le cui uve appesa nelle cucine con i camini accesi lasciano un leggero e particolare retrogusto.
Durante i freddi inverni accompagnati spesso da abbondanti nevicate, si beve del [[Vin brulè|brulè]] di vino rosso e della "moretta", bevanda calda a base di caffè, anice e rum.
 
=== Personalità legate a Cagli ===
Sono numerose e varie le personalità celebri che a Cagli sono nate, hanno vissuto a lungo o comunque hanno operato significativamente e hanno stabilito dei saldi rapporti con la città, il suo spirito e i suoi ruoli. Qui sono riportati i soli nominativi di quanti hanno già una scheda biografica loro dedicata nella presente enciclopedia.
 
*[[Raffaele Campelli]], vescovo.
*[[Filippo Castracane degli Antelminelli]], arcivescovo.
*[[Berardo Berardi]], cardinale.
*[[Michelangelo Boni]], architetto.
*[[Antonio Brancuti]], patriota.
*[[Corrado Cagli]], pittore.
*[[Angelo Celli]], medico, scienziato, deputato.
*[[Augusto Curi]], arcivescovo.
*[[Cecilia Eusepi]], beata.
*[[Italo de Feo]], scrittore, critico letterario, saggista e giornalista.
*[[San Geronzio]], vescovo, patrono della città di Cagli.
*[[Edoardo Giorgetti]], nuotatore.
*[[Gaetano Lapis]], pittore.
*[[Orazio Luzi]], giureconsulto e religioso.
*[[Eliseo Mattiacci]], scultore.
*[[Fernando Mencherini]], compositore, musicista.
*[[Niccolò IV]], papa.
*[[Pietro Palazzini]], cardinale.
*[[Bernardino Pino da Cagli|Bernardino Pino]], abate, letterato e commediografo.
*[[Sebastiano Purgotti]], chimico, matematico e filosofo.
*[[Rainerio di Cagli|San Rainerio di Cagli]], arcivescovo, compatrono dell'Arcidiocesi di Spalato e della città e diocesi di Cagli.
*[[Giovanni Saziari|Beato Giovanni Saziari]], Terzo Ordine Francescano
*[[Vittorio Sgarbi]], critico d'arte, politico, scrittore.
*[[Ettore Sordini]], pittore.
*[[Giuseppe Sordini]], musicista.
*[[Francesco Tarducci (scrittore)|Francesco Tarducci]], scrittore e storico italiano.
*[[Felice Tiranni]], arcivescovo.
*[[Giuseppe Venturi]], arcivescovo.
 
=== Eventi ===
==== Distinti salumi ====
Negli anni dispari alla fine di aprile, uno dei mesi strategici per la maturazione delle carni di maiale conservate secondo natura, si tiene nel centro storico di Cagli la Rassegna Nazionale del Salume denominata “Distinti salumi”. La frase tradizionale di chiusura delle lettere formali qui oltre a salutare scherzosamente vuole sottolineare la qualità distinta dei salumi portati all'attenzione di un pubblico più vasto.
 
Con questa iniziativa biennale promossa dal Comune di Cagli (coordinamento Assessorato al Turismo) ed organizzata in collaborazione con numerosi enti pubblici su un'idea Slow Food (ben allineata al sentire del territorio), si è inteso fare di Cagli, anno dopo anno, il centro dell'offerta nazionale dei salumi di qualità intrisi della cultura, della civiltà delle terre italiane.
La scelta di puntare sulle carni di maiale di qualità (in un territorio dove è già elevata quella equina e notevole è quella bovina di razza marchigiana grazie al lungo alpeggio sui monti Catria-Petrano-Nerone) tiene conto sia degli spazi naturali pressoché incontaminati (qui cresce peraltro il prelibato tartufo bianco di Acqualagna e quello nero pregiato di Norcia ma anche la succulenta lumaca bianca di Pianello di monte Nerone) e sia di una tradizione plurisecolare relativa proprio all'allevamento e alla lavorazione delle carni di maiale.
Cagli si è candidata così, nelle Marche al confine con Umbria e Toscana, ad essere da un lato mercato nazionale di salumi di qualità e dall'altro a diventare capofila nell'allevamento allo stato semibrado di un suino autoctono per la produzione di carni di pregio sia per il consumo fresco e sia per la produzione di salumi. Il maiale di queste terre a cotenna nera e di più ridotte dimensioni, dagli esperti denominato in antico cinturello cagliese, ha carni di sapore nettamente superiore e decisamente molto saporite e se allevato allo stato semibrado in spazi incontaminati come quelli sub-appenninici del cagliese e del Montefeltro può oggi, con la mutata sensibilità dei consumatori, diventare rapidamente una rilevante risorsa.
 
I terreni poveri, come è già stato ampiamente accertato, diventano con l'allevamento del maiale nero allo stato semibrado una grande ricchezza e quindi costituiscono fattore di crescita economica dell'intero territorio. Sicuramente la produzione di carni di pregio sia per il consumo fresco e sia per la produzione di salumi di qualità, che nello specifico attiene il maiale nero, sarà un fattore di riscossa delle aree montane svantaggiate e ai margini dell'odierna agricoltura. Aree montane, quelle del Montefeltro e sub-appenniniche che grazie all'elevata integrità ambientale sono luoghi di elezione per simili allevamenti.
 
==== Processione del Cristo Morto ====
[[File:PROC26.jpg|thumb|right|180px|Processione del Cristo Morto]]
La [[Pasqua]] a Cagli raggiunge livelli particolarmente struggenti durante il giorno del venerdì Santo, con la processione del Cristo Morto, che è legata alla Confraternita del Santissimo Crocifisso e San Giuseppe eretta nel [[1537]].
 
La processione del tardo pomeriggio, dopo la deposizione, partendo dal Duomo si conclude di fronte alla chiesa di San Giuseppe con i due gruppi contrapposti dell'Addolorata da un lato e quello del [[Gesù|Cristo]] ai piedi della grande croce tra le statue di [[San Giovanni Evangelista]] e la [[Maddalena]]. Il simulacro del Cristo viene infatti esposto alla devozione dei fedeli all'interno della chiesa, dopo essere stato adagiato sotto un antico pregevole baldacchino di tessuto nero con i simboli della [[Passione di Gesù|Passione]] ricamati con argento filato. Le pareti della chiesa per l'occasione risultano invece addobbate da dodici stendardi da parata di lino del Seicento.
La sera oltre quattrocento confratelli di cinque distinte confraternite cittadine, partendo dalla chiesa di San Giuseppe, danno vita al commovente corteo religioso che precede il carro ove è deposto il Cristo morto.
Scalzi, in segno di penitenza, ed incappucciati poiché la carità, non ammette alcun esibizionismo, vagano per la città in religioso silenzio o recitando le preghiere solite, accompagnati dal suono mesto di un tamburo, e da scelti brani musicali.
 
==== Processione del Corpus Domini e Ottavario ====
Per ininterrotta consuetudine dal XV secolo la pietà popolare di cittadini e fedeli si esprime con l'infiorata per le vie della città per il passaggio del celebrante che, attorniato dalla Confraternita del Santissimo Sacramento, sotto il baldacchino reca l'ostensorio con la particola benedetta.
 
==== Festa della pipa ====
Ogni anno a maggio tutti gli artigiani pipai e i mastri pipai si riuniscono ed espongono i loro prodotti migliori.
 
==== Palio storico Giuoco dell'Oca ====
[[File:Cagli - Palio dell'Oca -.jpg|thumb|right|250 px|Palio dell'Oca]]
 
In Cagli la faziosità tra i quattro Quartieri crea l'inconfondibile clima della disputa. La più antica notizia storica risale al [[1543]], anno in cui il Gucci annota che "ni tempi Carnevaleschi" la magistratura cittadina "soleva far giostrare al corso dell'Anello, et al giuoco dell'Oca" (Gucci, V, p.&nbsp;400, VI, p.&nbsp;1). La ricchezza degli abiti fedelmente ripresi da dipinti cinquecenteschi, palese nel Palio calliense che si disputa la seconda domenica di agosto.
La Vigilia (secondo sabato di agosto) la parte più squisitamente cagliese. Nel tardo pomeriggio, al suono della meridiana del palazzo Pubblico le rappresentanze dei Quartieri si portano in piazza Maggiore per l'investitura dei capitani, e per il dono dell'olio al patrono della città.
 
[[File:Palio.jpg|thumb|left|100px|Palio dell'Oca]]
 
La sera nei Quartieri ci si incontra a trarre gli auspici, mentre le Taverne propongono pietanze tipiche. <br/>
Il giorno del [[Palio dell'Oca]] si svolge il corteo con i suoi oltre 400 personaggi. Il Magistrato passando lungo le vie cittadine mostra la riottosa oca in ferro battuto, messa in palio.
All'ombra del duecentesco palazzo Pubblico, ai giocatori di dadi è assegnato il ruolo di far spostare i paggi segnapunto del rispettivo Quartiere su di un variopinto percorso di cinquantaquattro caselle. Ai paggi giocatori invece va l'arduo compito di sostenere le prove di abilità che comportano in caso di sconfitta la retrocessione.
La sera si festeggia o ci si consola nelle quattro Taverne di Quartiere, ma di fronte a del buon vino marchigiano e a succulente pietanze gli animi tornano sereni nella sempre troppo breve notte.
 
== Amministrazione ==
 
 
=== Amministrazioni precedenti ===
{{ComuniAmminPrecTitolo}}
{{ComuniAmminPrec
| 6 aprile 1946
| 26 giugno 1949
| Giuseppe Pieretti
| P.C.I.
| [[Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
| 20 giugno 1949
| 19 novembre 1949
| Domenico di Cuonzo
|
| [[Commissario prefettizio]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
| 4 dicembre 1949
| 27 maggio 1951
| Otello Cini
| P.C.I.
| [[Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
| 10 giugno 1951
| 6 novembre 1960
| Luigi Arduini
| P.C.I.
| [[Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
| 18 dicembre 1960
| 3 agosto 1968
| Lorenzo Paganucci
| D.C.
| [[Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
| 3 agosto 1968
| 7 giugno 1970
| Augusto Marzani
| D.C.
| [[Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
| 20 luglio 1970
| 8 maggio 1971
| Francesco Lupatelli
| P.C.I.
| [[Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
| 15 maggio 1971
| 27 luglio 1982
| Mario Calagreti
| P.C.I.
| [[Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
| 3 settembre 1982
| 30 dicembre 1983
| Maurizio Mancinelli
| P.C.I.
| [[Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
| 5 marzo 1984
| 11 maggio 1988
| Gabriele Marchetti
| P.S.I.
| [[Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
| 23 maggio 1988
| 13 luglio 1990
| Vincenzo Mei
| D.C.
| [[Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
| 13 luglio 1990
| 8 gennaio 1991
| Alessandro Biscaccianti
| P.S.I.
| [[Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
| 9 gennaio 1991
| 19 agosto 1993
| Luigi Minardi
| P.C.I. poi P.D.S.
| [[Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
| 19 agosto 1993
| 13 giugno 1999
| Stefano Cordella
| P.D.S. poi D.S.
| [[Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
| 14 giugno 1999
| 8 giugno 2009
| Domenico Papi
| D.S. poi P.D.
| [[Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
| 9 giugno 2009
| ''in carica''
| Patrizio Catena
| P.D.
| [[Sindaco]]
|
}}
{{-}}
 
=== Gemellaggi ===
Esiste il gemellaggio promosso dall'Istituto Comprensivo Statale Franco Michelini Tocci con la corrispondente scuola media di Spalato. Lo stesso negli anni Ottanta ne aveva promosso uno con la scuola media di [[Caen]] in Francia.
 
*{{Gemellaggio|Croazia|Spalato}}
 
=== Civiche benemerenze ===
Il Comune di Cagli, interprete dei desideri e dei sentimenti della cittadinanza, ritiene essere compreso tra i suoi doveri anche il necessario compito di designare alla pubblica estimazione l'attività di tutti coloro che indipendentemente dalla cittadinanza, con opere concrete nel campo delle scienze, delle lettere, delle arti, dell'industria, del lavoro, dell'economia, della scuola, dello sport, con iniziative di carattere sociale, assistenziale e filantropico, con particolare collaborazione alle attività della pubblica amministrazione, con atti di coraggio e di abnegazione civica, abbiano in qualsiasi modo giovato a Cagli, sia rendendone più alto il prestigio attraverso la loro personale virtù, sia servendone con disinteressata dedizione le singole istituzioni.
 
Allo scopo sono istituiti speciali segni di benemerenza destinati a premiare le persone (o la memoria delle persone) e gli enti che si sono particolarmente distinti nei campi e per le attività di cui al precedente articolo uno.
 
Le Civiche benemerenze della città di Cagli assumono le seguenti forme e priorità;
# Medaglia d'Oro
# Attestato di Civica benemerenza.
 
È altresì prevista, per casi del tutto eccezionali e di straordinario valore, la speciale benemerenza costituita dalla Placca d'Oro.
Non può essere conferita la Placca d'Oro a persona o ente che non abbia in precedenza ricevuto la Medaglia d'Oro.
 
Le Civiche Benemerenze, nel numero annuo prefissato dall'apposito Regolamento approvato il 29 novembre 2005, sono conferite con provvedimento del Sindaco su decisione conforme del Consiglio comunale a cui compete accogliere le proposte formulate su tale specifico argomento.
 
{| {{Prettytable}}
|+ Medaglia d'oro
! Premiato!! Data
|-
| [[Gherardo Gnoli]] || 20 febbraio 2010
|-
| rowspan="16" align="center"| '''Federico Guglielmo I'''
| Lorenza Mochi Onori || 9 maggio 2009
| rowspan="8" align="center"| '''Padre:'''<br />[[Federico I di Prussia]]
| rowspan="4" align="center"| '''Nonno paterno:'''<br />[[Federico Guglielmo I di Brandeburgo]]
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonno paterno:'''<br />[[Giorgio Guglielmo di Brandeburgo]]
| align="center"| '''Trisnonno paterno:'''<br/ >[[Giovanni Sigismondo di Brandeburgo]]
|-
| align="center"| '''Trisnonna paterna:'''<br />[[Anna di Prussia (1576-1625)|Anna di Prussia]]
| Serse Pieretti (alla memoria) || 9 febbraio 2011
|-
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonna paterna:'''<br/ >[[Elisabetta Carlotta di Wittelsbach-Simmern]]
| Gianfranco Sabbatini || 9 maggio 2009
| align="center"| '''Trisnonno paterno:'''<br/ >[[Federico IV Elettore Palatino]]
|-
| align="center"| '''Trisnonna paterna:'''<br />[[Luisa Giuliana di Nassau]]
| [[Vittorio Sgarbi]] || 26 aprile 2008
|}
 
{| {{Prettytable}}
|+ Attestati
! Premiato!! Data
|-
| rowspan="4" align="center"| '''Nonna paterna:'''<br />[[Luisa Enrichetta d'Orange]]
| Augusto Amatori (alla memoria) || 9 febbraio 2008
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonno paterno:'''<br />[[Federico Enrico d'Orange]]
| align="center"| '''Trisnonno paterno:'''<br/ >[[Guglielmo I d'Orange]]
|-
| align="center"| '''Trisnonna paterna:'''<br />[[Louise de Coligny]]
| [[Massimo Barra]] || 9 febbraio 2008
|-
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonna paterna:'''<br/ >[[Amalia di Solms-Braunfels]]
| Gabriele Bartoccioni || 9 febbraio 2012
| align="center"| '''Trisnonno paterno:'''<br/ >[[Giovanni Alberto I di Solms-Braunfels]]
|-
| align="center"| '''Trisnonna paterna:'''<br />[[Agnese di Sayn-Wittgenstein]]
| [[Antonio Brancuti]] (alla memoria) || 9 febbraio 2012
|-
| rowspan="8" align="center"| '''Madre:'''<br />[[Sofia Carlotta di Hannover]]
| Paolo Buroni || 20 febbraio 2010
| rowspan="4" align="center"| '''Nonno materno:'''<br />[[Ernesto Augusto di Brunswick-Lüneburg]]
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonno materno:'''<br />[[Giorgio di Brunswick-Lüneburg]]
| align="center"| '''Trisnonno materno:'''<br/ >[[Guglielmo di Brunswick-Lüneburg]]
|-
| align="center"| '''Trisnonna materna:'''<br />[[Dorothea di Danimarca]]
| Piergiorgio Cariaggi || 9 maggio 2009
|-
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonna materna:'''<br/ >[[Anna Eleonora di Assia-Darmstadt]]
| Paolo Faraoni || 9 febbraio 2011
| align="center"| '''Trisnonno materno:'''<br/ >[[Luigi V d'Assia-Darmstadt]]
|-
| align="center"| '''Trisnonna materna:'''<br />[[Maddalena di Brandeburgo]]
| Vincenzo mons. Faraoni (alla memoria || 9 febbraio 2012
|-
| rowspan="4" align="center"| '''Nonna materna:'''<br />[[Sofia del Palatinato]]
| Paolo Ginevri (alla memoria) || 20 febbraio 2010
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonno materno:'''<br />[[Federico V Elettore Palatino]]
| align="center"| '''Trisnonno materno:'''<br/ >[[Federico IV Elettore Palatino]]
|-
| align="center"| '''Trisnonna materna:'''<br />[[Luisa Giuliana d'Orange-Nassau]]
| [[Edoardo Giorgetti]] || 9 maggio 2009
|-
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonna materna:'''<br/ >[[Elisabetta Stuart (1596-1662)|Elisabetta Stuart]]
| Lorenzo Leoni (alla memoria) || 9 febbraio 2008
| align="center"| '''Trisnonno materno:'''<br/ >[[Giacomo I d'Inghilterra]]
|-
| align="center"| '''Trisnonna materna:'''<br />[[Anna di Danimarca]]
| Enzo Mancini || 9 febbraio 2008
|-
| Filippo Marcelli (alla memoria) || 9 febbraio 2012
|-
| Sante Marelli (alla memoria) || 9 febbraio 2012
|-
| [[Francesco Mazzoleni]] (alla memoria) || 9 maggio 2009
|-
| Mario Melani || 9 maggio 2009
|-
| Lorenzo Paganucci (alla memoria) || 9 febbraio 2011
|-
| Leone Pantaleoni alias Leone da Cagli || 9 maggio 2009
|-
| Bruto Sordini || 9 febbraio 2012
|}
</div>
 
=== CittadinanzaOnorificenze onoraria ===
{{Onorificenze
Il comune di Cagli con delibera del Consiglio comunale conferisce la [[cittadinanza onoraria]].
|immagine=Ord.Aquilanera.png
* [[Bruno Cagli]] - conferita dal Consiglio Comunale con delibera n° 52 del 29.09.2010.
|nome_onorificenza=Gran Maestro dell'Ordine dell'Aquila Nera
* [[Raffaele Campelli]] - conferita dal Consiglio Comunale con delibera n° 196 del 23.10.1978.
|collegamento_onorificenza=Ordine dell'Aquila Nera
*[[Italo de Feo]] - conferita alla memoria dal Consiglio Comunale con delibera n° 52 del 29.09.2010.
|motivazione=
* [[Pietro Palazzini]] - conferita dal Consiglio comunale con delibera n° 256 del 13.08.1984.
|luogo=
 
}}
=== Premio dell'Angelo Città di Cagli ===
{{Onorificenze
Con il Premio dell'Angelo - Città di Cagli istituito (con apposito Regolamento approvato il 19 maggio 2003) il comune si propone di esprimere la pubblica riconoscenza a coloro che, indipendentemente dal luogo di nascita, hanno fatto onore alla Città di Cagli per l'impegno profuso nell'ambito culturale, scientifico e sociale in senso lato.
|immagine=Ord.Aquilarossa-GC.png
La decisione della Commissione deve ricevere il gradimento, espresso a maggioranza, del Consiglio Comunale di Cagli. Per ciascun anno non può essere assegnato più di un premio.
|nome_onorificenza=Gran Maestro dell'Ordine dell'Aquila Rossa
Il Premio consiste in un bronzo, tirato in multiplo, dello scultore [[Loreno Sguanci]].
|collegamento_onorificenza=Ordine dell'Aquila Rossa
 
|motivazione=
{| {{prettytable}}
|luogo=
|+ Albo dei premiati
}}
! Edizione!! Premiato!! Data
|-
| I || [[Corrado Cagli]] (in memoria di) || 7 febbraio 2004
|-
| II || [[Angelo Celli]] (in memoria di) || 10 febbraio 2007
|-
| III || [[Eliseo Mattiacci]] || 10 gennaio 2009
|-
| IV || [[Ettore Sordini]] || 19 giugno 2010
|}
 
== Note ==
<references />
 
== Bibliografia ==
* ''[[Wilhelmine von Bayreuth]], eine preußische Königstochter'', hg. v. [[Ingeborg Weber-Kellermann]], Insel Frankfurt/M. 1981, ISBN 3-458-32980-3
*Carlo Arseni, ''Immagine di Cagli. Storia raccontata della città dalle origini all'avvento della Repubblica'', Cortona, 1989.
* Friedrich Beck/[[Julius H. Schoeps]] (Hrsg.): ''Der Soldatenkönig. Friedrich Wilhelm I. in seiner Zeit.'' Verlag für Berlin-Brandenburg Potsdam 2003 ISBN 3-935035-43-8
*Ettore Baldetti, ''Documenti del Comune di Cagli. Regesti I 1. La città antica (1115-1287)'', Urbania, 2006.
* Claus A. Pierach, Erich Jennewein: ''Friedrich Wilhelm I. und die Porphyrie''. In Sudhoffs Archiv, Franz Steiner Verlag Stuttgart, Bd. 83, Heft 1 (1999), S. 50-66
*Gottardo Buroni, ''La Diocesi di Cagli (Marche)'', Urbania, 1943.
* Generaldirektion der Staatlichen Schlösser und Gärten Potsdam-Sanssouci (Hrsg.): ''Friedrich Wilhelm I.'' Der ''Soldatenkönig'' als ''Maler'', Potsdam 1990
*Austen Henry Layard, ''[[Giovanni Santi]] e l'affresco di Cagli'', a cura di Ranieri Varese, Firenze, 1994.
* [[Carl Hinrichs (Historiker)|Carl Hinrichs]]: ''Friedrich Wilhelm I. König in Preußen, eine Biographie''. Hamburg 1941. Ergänzter reprographischer Nachdruck bei Wissenschaftliche Buchgesellschaft, Darmstadt 1968.
*Alberto Mazzacchera, ''Cagli. Comune e castelli'' in ''Catria e Nerone. Un itinerario da scoprire'', Pesaro, 1989.
* Heinz Kathe: Der Soldatenkönig. Friedrich Wilhelm I. 1688 - 1740. König in Preußen, Köln 1981 ISBN 3-7609-0626-5
*Alberto Mazzacchera, ''[[Spoliazioni napoleoniche]] perpetrate nella diocesi di Cagli'' in ''Lo Stato della Chiesa in epoca napoleonica'', Urbania, 1996.
* [[Christian Graf von Krockow]]: ''Porträts berühmter deutscher Männer - Von Martin Luther bis zur Gegenwart'', List München 2001, S. 57-100 ISBN 3-548-60447-1
*{{Cita libro|cognome=Mazzacchera|nome=Alberto|coautori=Benedetta Montevecchi|titolo=[[Gaetano Lapis]]: i dipinti di Cagli|città= Urbania|anno=1994}}
* [[Heinz Ohff]], ''Preußens Könige'', Piper Verlag, München 2001 ISBN 3-492-23359-7
*{{cita libro|cognome=Mazzacchera|nome=Alberto|altri=Prefazione di [[Vittorio Sgarbi]]|titolo=Il forestiere in Cagli. Palazzi, chiese e pitture di una antica città e terre tra Catria e Nerone|città=Urbania|anno=1997}}
* [[Wolfgang Venohr]]: ''Friedrich Wilhelm I. Preußens Soldatenkönig. '', Erg. 2. Aufl., Ullstein Berlin 2001 ISBN 3-7766-2223-7
*Alberto Mazzacchera, ''Soppressione degli ordini religiosi e confische dei beni ecclesiastici nella diocesi di Cagli dopo l'Annessione'', in ''Marche e Umbria nell'età di Pio IX e di Leone XIII'', Urbania, 1998.
* [[Christopher Clark]]: ''Preußen. Aufstieg und Niedergang 1600-1947'', Bonn 2007 ISBN 978-3-89331-786-8
*Alberto Mazzacchera, ''Cagli'' in ''Palazzi e dimore storiche del Catria e Nerone'', Bari 1998.
* Amedeo Miceli di Serradileo, Le guardie del corpo di Federico Guglielmo di Prussia reclutate a Cosenza nel 1737, in "Rivista Storica Calabrese", Catanzaro Lido, a.XXII, 2001, nn. 1-2.
*Alberto Mazzacchera, ''Portali gentilizi a Cagli'', Urbania, 1999.
* voce "FEDERICO GUGLIELMO I re di Prussia", in Enciclopedia Italiana, Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, Roma, 1949, vol.14, pp.&nbsp;961–962.
*Alberto Mazzacchera, ''Francesco Pucci. Ebanista intarsiatore dell'Ottocento'' in ''Il mobile pesarese. Dai maestri artigiani alla produzione industriale'', Milano, 2000.
*Alberto Mazzacchera, ''Origine e soppressione del Monte di Pietà di Cagli'' in ''Monti di Pietà, finanza locale e prestito ebraico nelle Marche in età moderna'', Urbania, 2000.
*Alberto Mazzacchera, ''Immagine del Cristo Morto. Foto del Venerdì Santo di Cagli di Alessandro Adami'' 2004.
*Alberto Mazzacchera. ''La Rocca e il Palazzo Pubblico del duca Federico da Montefeltro. Nuovi documenti e riflessioni sulle fabbriche di Francesco di Giorgio a Cagli'' in ''Contributi e ricerche su [[Francesco di Giorgio Martini]] nell'Italia centrale'', Urbania 2006.
*Alberto Mazzacchera, ''Una città per la chiesa di San Francesco. Il caso della traslazione di Cagli voluta da [[papa Niccolò IV]]'' in ''Arte francescana tra Montefeltro e papato 1234-1528'', Milano, 2007.
*Luigi Michelini Tocci, ''Eremi e cenobi del Catria'', Cinisello Balsamo, 1972.
*Giuseppe Palazzini, ''Le chiese di Cagli'', Roma, 1968.
*Giuseppe Palazzini, ''Pievi e parrocchie del cagliese'', Roma, 1968.
*[[Pietro Palazzini]], ''Sussidi alla storia del diritto dei secc. XV-XVI. Il testamento di un giureconsulto cagliese Luca de Pretiosis'' in ''Studia Picena''. Fano, 1949.
*{{Cita libro|cognome=Paleani|nome=Ernesto|titolo=I bronzi di Coltona|editore=Ernesto Paleani Editore|anno=1998}}
*{{Cita libro|cognome=Paleani|nome=Ernesto|titolo=Il museo civico di Cagli. Storia, ubicazione, inventario|editore=Ernesto Paleani Editore|anno=1998}}
*{{Cita libro|cognome=Paleani|nome=Ernesto|titolo=Cagli. Itinerari antichi interni alla via Flaminia: da Cagli verso Frontone|editore=Ernesto Paleani Editore|anno=1999}}
*{{Cita libro|cognome=Paleani|nome=Ernesto|titolo=Secchiano di Cagli. Insediamenti umani antichi e Loca Sanctorum|editore=Ernesto Paleani Editore|anno=1999}}
*{{Cita libro|cognome=Paleani|nome=Ernesto|titolo=Cagli. Itinerari antichi interni alla Via Flaminia|editore=Ernesto Paleani Editore|anno=1999}}
*Ernesto Paleani, Giuseppe Palazzini, Pietro Palazzini. ''Pievi, parrocchie, chiese, oratori nella Diocesi di Cagli dalle origini ai nostri giorni. (Apecchio, Cagli, Frontone, Pergola, Piobbico)'', Tomo I, Apecchio, 2008.
*Mirco Palmieri, Ermes Maidani, ''Di questo legno si fanno i fusi'', Urbania 1994.
*Gabriele Presciutti, Maurizio Presciutti, Giuseppe Dromedari, ''Pianello di Cagli Viaggio nella storia di una vallata'', Urbino 2010.
*Giovanni Scatena, ''Il torrione di Francesco di Giorgio Martini in Cagli'', Urbania, 1986.
*Antonio Tarducci, ''De' vescovi di Cagli'', Cagli, 1896.
*Antonio Tarducci, ''Dizionarietto biografico cagliese. Cenni storici su 360 cittadini cagliesi'', Cagli, 1909.
 
==Voci correlate==
 
*[[Acquaviva]]
*[[Arnolfo di Cambio]]
*[[Comunità montana del Catria e Nerone]]
*[[Corrado Cagli]]
*[[Francesco di Giorgio Martini]]
*[[Italo de Feo]]
*[[Niccolò IV]]
*[[Pianello (Cagli)]]
*[[Giovanni Santi]]
*[[Vittorio Sgarbi]]
*[[Timoteo Viti]]
 
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