Battaglia di Talamone e Semeka Randall: differenze tra le pagine

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{{S|allenatori di pallacanestro statunitensi|cestisti statunitensi}}
{{Infobox conflitto
{{Sportivo
|Tipo=Battaglia
|Nome = Semeka Randall
|Nome del conflitto=Battaglia di Talamone
|Sesso = F
|Immagine=
|CodiceNazione = {{USA}}
|Didascalia=
|Disciplina = Pallacanestro
|Larghezzaimmagine=
|Ruolo = [[Allenatrice]] (ex [[Guardia (pallacanestro)|guardia]])
|Parte_di=delle [[guerre tra Celti e Romani]]
|Squadra =
|Data= [[225 a.C.]]
|TermineCarriera = 2004 - giocatrice
|Luogo=[[Campo Regio]], nei pressi di [[Talamone]]
|SquadreGiovanili =
|Esito=Decisiva vittoria [[Repubblica Romana|romana]]
{{Carriera sportivo
|Schieramento1=[[File:Vexilloid of the Roman Empire.svg|25px]] [[Repubblica Romana]]
||Garfield Heights High School|
|Schieramento2=[[File:Vor und Fruehgeschichte (90).jpg|25px]] [[Celti]]
|1997-2001|{{Basket University of Tennessee F|G}}|
|Comandante1=[[Gaio Atilio Regolo]] <br/> [[Lucio Emilio Papo]]
}}
|Comandante2=[[Concolitano]] <br/> [[Aneroesto]]
|Squadre =
|Effettivi1=40.000 legionari e 2.200 cavalieri<ref name="TM687">T. Mommsen, ''Storia di Roma antica'', vol. I, tomo II, p. 687.</ref>
{{Carriera sportivo
|Effettivi2=50.000 combattenti a piedi e 20.000 cavalieri<ref name="TM687"/>
|2001-2002|{{Basket Seattle Storm|G}}|53
|Perdite1= sconosciute
|2002|{{Basket Utah Starzz|G}}|8
|Perdite2= 40.000 morti e 10.000 prigionieri<ref>T. Mommsen, ''Storia di Roma antica'', vol. I, tomo II, p. 689.</ref>
|2003|{{Basket Tennessee Fury|G}}|19
|2003-2004|{{Basket San Antonio Silver Stars|G}}|62
}}
|Allenatore =
{{Carriera sportivo
|2002-2003|{{Basket Cleveland State University}}|<small>(vice)</small>
|2004-2007|{{Basket Michigan State University}}|<small>(vice)</small>
|2007-2008|{{Basket West Virginia University F|A}}|<small>(vice)</small>
|2008-2013|{{Basket Ohio University|A}}|50-112
|2013-2016|{{Basket Alabama Agricultural and Mechanical University|A}}|17-73
}}
|Aggiornato = 26 maggio 2016
}}
{{Bio
|Nome = Semeka Chantay
|Cognome = Randall
|Sesso = F
|LuogoNascita = Cleveland
|GiornoMeseNascita = 7 febbraio
|AnnoNascita = 1979
|LuogoMorte =
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte =
|Attività = ex cestista
|Attività2 = allenatrice di pallacanestro
|Nazionalità = statunitense
|PostNazionalità = , professionista nella [[Women's National Basketball Association|WNBA]]
}}
 
==Premi e riconoscimenti==
La '''Battaglia di Talamone''' fu combattuta nel [[225 a.C.]] dai [[Repubblica romana|Romani]] e da un'alleanza di popolazioni [[celti|celtiche]] nei pressi di [[Talamone]], in località [[Campo Regio]], oggi situata nelle immediate vicinanze della frazione di [[Fonteblanda]].
===Giocatrice===
 
* Campionessa [[National Collegiate Athletic Association|NCAA]] (1998)
[[Polibio]], la fonte principale per questa battaglia, narra che per l'invasione del territorio romano-italico i celti costituirono la più grande coalizione mai realizzata contro i romani; ai [[Boi]], si unirono gli [[Insubri]], e i [[Taurini]] oltre ad un consistente numero di mercenari, chiamati [[Gesati]].
 
La battaglia fu aspramente combattuta e, dopo fasi drammatiche e combattimenti particolarmente sanguinosi, si concluse con la completa vittoria delle Legioni romane; l'esercito celtico venne in gran parte distrutto o catturato. La Repubblica romana superò un grave pericolo e poté iniziare a sua volta l'espansione verso il territorio gallico nella pianura del Po.
 
== Espansione di Roma ==
Dopo la vittoria nella lunga e aspra [[prima guerra punica]] la [[Repubblica romana]] aveva assunto un ruolo dominante nel Mediterraneo centrale; la [[Sicilia (provincia romana)|Sicilia]] divenne la prima provincia romana; sfruttando le difficoltà di [[Cartagine]] dopo la sconfitta, nel 238 a.C. vennero occupate anche la [[Sardegna e Corsica|Sardegna e la Corsica]] che vennero a loro volta trasformate in province nel 231 a.C.; la resistenza degli indigeni nelle due isole venne schiacciata e un pretore si insedio al governo dei nuovi territori<ref name="AB98">A. Bernardi, ''Storia d'Italia'', vol. I, p. 98.</ref>. Mentre estendeva il suo sistema di potere nel Mediterraneo la Repubblica aveva anche agito con rapidità e efficienza per controllare con sicurezza il territorio peninsulare ed evitare minacce sui confini. Nel 233 a. C. il console [[Quinto Fabio Massimo Verrucoso|Quinto Fabio Massimo]] marciò contro i [[Liguri]] che sotto la pressione di migrazioni di popolazioni galliche, si erano spinti verso sud, raggiungendo l'[[Arno]] e occupando [[Pisa]]. Il console costrinse i Liguri alla ritirata, occupò [[Lucca]] e continuò ad avanzare lungo la costa fino a raggiungere [[Genova]] con cui la Repubblica concluse un importante trattato di amicizia<ref name="AB98"/>. I Liguri si ritirarono sulle montagne appenniniche da dove contrastarono tenacemente l'ulteriore espansione romana.
 
La Repubblica romana era in fase di espansione territoriale e demografica; nel 232 a.C. su impulso di [[Gaio Flaminio Nepote]], importante personaggio politico legato alle correnti democratiche desiderose di estendere il territorio della repubblica verso nord attraverso lo stanziamento di cittadini in nuove colonie romane, si procedette alla grande distribuzione di terre lungo la costa adriatica nel territorio piceno e gallico da [[Ancona]] a [[Rimini]] conquistato dal pretore [[Manio Curio Dentato]] nel 284 a.C. dopo aver sconfitto i Galli [[Senoni]]<ref>A. Bernardi, ''Storia d'Italia'', vol. I, pp. 98-99.</ref>. Si trattò di un evento di grande importanza che suscitò contrasti tra le fazioni popolari e le fazioni conservatrici senatorie di Quinto Fabio Massimo contrarie all'espansione terrestre verso nord. Il progetto di Gaio Flaminio venne infine approvato dai comizi tributi; a sud di Rimini per rafforzare la protezione del nuovo territorio venne fondata la colonia di [[Sena Gallica]]<ref name="AB99">A. Bernardi, ''Storia d'Italia'', vol. I, p. 99.</ref>.
 
Nel 229 a.C. Roma estese la sua influenza e il suo potere anche sulle coste orientali del [[Mare Adriatico]] minacciate dalle scorrerie dei navigli degli [[Illiri]] della regina [[Teuta]], a loro volta spinti a sud da nuove migrazioni galliche in movimento nei Balcani. Una imponente flotta romana costrinse la regina Teuta ad accettare il predominio romano ed evacuare i territori occupati nell'[[Epiro]] e nelle isole dell'Adriatico. Il console [[Lucio Postumio Albino (console 234 a.C.)|Lucio Pustumio Albino]] concluse alleanze con alcuni popoli balcanici, mentre le città di [[Apollonia (Albania)|Apollonia]], [[Corcira]] e [[Epidamno]] entrarono a far parte dell'alleanza romana; inviati della repubblica si recarono in [[Grecia]] e ebbero per la prima volta contatti ufficiali con [[Atene ]], gli [[Etoli]] e gli [[Achei]]<ref name="AB99"/>.
 
== Invasione generale dei Galli ==
Dopo l'espansione romana nel territorio gallo-piceno fino a Rimini e [[Ravenna]], le popolazioni celtiche stanziate in Italia ancora non soggette alla repubblica occupavano il territorio compreso tra Ravenna e le [[Alpi]]. A sud del [[Po]] si trovavano i Boi e gli Anari a occidente e i Longoni a oriente, mentre a nord del fiume vivevano a oriente i Veneti, popolazioni di probabile origine illirica, e a occidente i Cenomani e gli Insubri, la popolazione celtica italica più numerosa e potente collegata con le tribù galliche transalpine<ref>T. Mommsen, ''Storia di Roma antica'', vol. I, tomo 2, p. 685.</ref>. Le popolazioni galliche avvertivano ormai la crescente pressione espansionistica romana; la colonizzazione del territorio dei Senoni sembrava preludere ad un attacco diretto di Roma; inoltre la repubblica stava agendo per minare la coesione tra le popolazioni celtiche dell'Italia settentrionale; vennero conclusi accordi di colleganza con i Veneti e con i Cenomani, tradizionalmente ostili agli Insubri<ref>G. Della Monaca, ''Talamone 225 a.C., la battaglia dimenticata'', p. 119.</ref>.
 
Le popolazioni celtiche italiche inoltre erano sollecitate segretamente dai Cartaginesi a passare all'offensiva contro Roma; Cartagine non aveva rinunciato a contendere alla repubblica il predominio mediterraneo e, mentre il condottiero cartaginese [[Asdrubale Maior|Asdrubale]] estendeva il dominio spagnolo, si cercò di eccitare la determinazione aggressiva dei galli, promettendo anche aiuti concreti in caso di nuova guerra contro la potenza latina<ref>G. Della Monaca, ''Talamone 225 a.C., la battaglia dimenticata'', p. 120.</ref>. Fenomeni migratori di popolazioni celtiche del nord Europa favorirono il rafforzamento dei galli italici e di conseguenza la decisione di invadere l'Italia. Dalla metà del III secolo erano in movimento le bellicose tribù di [[Belgi]] che dall'Europa settentrionale raggiunsero, dopo aver attraversato il [[Reno]], i territori di quella che sarebbe divenuta la [[Gallia belgica]]; a causa di queste vaste trasmigrazioni, altre popolazioni celtiche della Gallia si misero in movimento verso sud e i cosiddetti Gesati stanziati nella valle superiore del [[Rodano]] iniziarono a trasferirsi nell'Italia settentrionale<ref>A. Bernardi, ''Storia d'Italia'', vol. 1, p. 100.</ref>.
 
==Forze in campo==
;Alleanza celtica:
Come già nel [[299 a.C.]] e nel [[236 a.C.]] si associarono anche contingenti di transalpini (i [[Gesati]], il cui nome forse deriva dal [[gaesum]], un giavellotto che era la loro arma caratteristica) per formare una vera e propria armata interceltica. [[Polibio]] racconta che per questa battaglia si riunirono 50.000 fanti e 25.000 cavalieri. L'esercito alleato era comunque inferiore di numero a quello romano.
 
L'alleanza ebbe anche l'appoggio dei [[Liguri]]; gli [[Etruschi]], dal canto loro, non frapposero ostacoli all'avanzata verso sud dei celti in armi. L'armata dei Gesati, scesa in [[Italia]], effettuò il ricongiungimento con le truppe dei celti cisalpini sul [[Po]]. I comandanti dell'esercito celtico, i re [[Concolitano]] ed [[Aneroesto]], diedero l'ordine di marciare verso [[Roma]] passando per il territorio etrusco.
 
;Romani:
{{Vedi anche|Esercito romano}}
 
I Romani affrontarono l'invasione con le quattro legioni di [[Gaio Atilio Regolo]] e [[Lucio Emilio Papo]]; con queste, c'erano anche due corpi d'armata alleati: uno sabino-etrusco ed un altro [[antichi Veneti|veneto]]-[[cenòmani|cenòmane]].
 
==La Battaglia==
 
L'esercito celtico si diresse verso l'[[Argentario]], presumibilmente in vista di uno sbarco di [[Cartaginesi]] in appoggio all'offensiva; ma i celti non arrivarono al luogo d'incontro, perché furono attaccati dalle [[Legione romana|legioni]] romane presso [[Talamone]].
 
Attaccato da fronti opposti dalle forze romane ed alleate, l'esercito celtico fu distrutto in una battaglia campale, nella quale probabilmente morirono oltre ventimila soldati celti. Anche i due re celti perirono in seguito alla battaglia; uno ucciso in combattimento e l'altro suicidatosi a seguito della sconfitta. Anche il console [[Gaio Atilio Regolo]] fu ucciso. Questo il racconto di [[Polibio]]:
{{Citazione|I Celti si erano preparati proteggendo le loro retroguardie, da cui si aspettavano un attacco di [[Lucio Emilio Papo|Emilio]], provenendo i [[Gesati]] dalle Alpi e dietro di loro gli [[Insubri]]; di fronte a loro in direzione opposta, pronti a respingere l'attacco delle legioni di [[Gaio Atilio Regolo|Gaio]], misero i [[Taurisci]] ed i [[Boi]] sulla riva destra del Po. I loro carri stazionavano all'estremità di una delle ''ali'', mentre raccolsero il bottino su una delle colline circostanti con una forza tutta intorno a protezione. Questo ordine delle forze dei Celti, poste su due fronti, non solo si presentava con un aspetto formidabile, ma si adeguava alle esigenze della situazione. Gli Insubri ed i Boi indossavano dei pantaloni e dei lucenti mantelli, mentre i Gesati avevano evitato di indossare questi indumenti per orgoglio e fiducia in se stessi, tanto da rimanere nudi di fronte all'esercito [romano], con indosso nient'altro che le armi, pensando che così sarebbero risultati più efficienti, visto che il terreno era coperto di rovi che potevano impigliarsi nei loro vestiti e impedire l'uso delle loro armi. In un primo momento la battaglia fu limitata alla sola zona collinare, dove tutti gli eserciti si erano rivolti. Tanto grande era il numero di cavalieri da ogni parte che la lotta risultò confusa. In questa azione il console Caio cadde, combattendo con estremo coraggio, e la sua testa fu portata al capo dei Celti, ma la cavalleria romana, dopo una lotta senza sosta, alla fine prevalse sul nemico e riuscì a occupare la collina. Le fanterie [dei due schieramenti] erano ormai vicine, le une alle altre, e lo spettacolo appariva strano e meraviglioso, non solo a quelli effettivamente presenti alla battaglia, ma a tutti coloro che in seguito ebbero la rappresentazione dei fatti raccontati. In primo luogo, la battaglia si sviluppò tra tre eserciti. È evidente che l'aspetto dei movimenti delle forze schierate una contro l'altra, doveva apparire soprattutto strano e insolito. [...] i Celti, con il nemico che avanzava su di loro da entrambi i lati, erano in posizione assai pericolosa ma anche, al contrario, avevano uno schieramento più efficace, dal momento che nello stesso tempo essi combattevano sia contro i loro nemici, sia proteggevano entrambi nelle loro retrovie; vero anche che non avevano alcuna possibilità per una ritirata o qualsiasi altre prospettiva di fuga in caso di sconfitta, a causa della formazione su due fronti adottata. I Romani, tuttavia, erano stati da un lato incoraggiati, avendo stretto il nemico tra i due eserciti [consolari], ma dall'altra erano terrorizzati per la fine del loro comandante, oltreché dal terribile frastuono dei Celti, che avevano numerosi suonatori di corno e trombettieri, e contemporaneamente tutto l'esercito alzava alto il grido di guerra (''barritus''). C'era un tale rimbombo di suoni che sembrava che non solo le trombe ed i soldati, ma tutto il paese intorno alzasse le proprie grida. Molto terrificanti erano anche l'aspetto e i gesti dei guerrieri celti, nudi davanti ai Romani, tutti nel vigore fisico della vita, dove i loro capi apparivano riccamente ornati con ''[[torque]]s'' e bracciali d'oro. La loro vista lasciò davvero sgomenti i Romani, ma al tempo stesso la prospettiva di ottenere questi oggetti come bottino, li rese due volte più forti nella lotta. E quando gli ''[[hastati]]'' avanzarono, come è consuetudine, e dai ranghi delle [[legione romana|legioni romane]] cominciarono a lanciare i loro ''[[pilum|giavellotti]]'' in modo adeguato, i Celti delle retroguardie risultavano ben protetti dai loro pantaloni e mantelli, ma il fatto che cadessero lontano non era stato previsto dalle loro prime file, dove erano presenti i guerrieri nudi, i quali si trovavano così in una situazione molto difficile e indifesa. E poiché gli scudi dei Galli non proteggevano l'intero corpo, ciò si trasformò in uno svantaggio, e più erano grossi e più rischiavano di essere colpiti. Alla fine, incapaci di evitare la pioggia di giavellotti a causa della distanza ravvicinata, ridotto al massimo il disagio con grande perplessità, alcuni di loro, nella loro rabbia impotente, si lanciarono selvaggiamente sul nemico [romano], sacrificando le loro vite, mentre altri, ritirandosi passo dopo passo verso le file dei loro compagni, provocarono un grande disordine per la loro codardia. Allora fu lo spirito combattivo dei [[Gesati]] ad avanzare verso gli ''[[hastati]]'' romani, ma il corpo principale degli Insubri, Boi e Taurisci, una volta che gli ''[[hastati]]'' si erano ritirati nei ranghi (dietro i ''[[principes]]''), furono attaccati dai manipoli romani, in un terribile combattimento "corpo a corpo". Infatti, pur essendo stati fatti quasi a pezzi, riuscivano a mantenere la posizione contro il nemico, grazie ad una forza pari al loro coraggio, inferiore solo nel combattimento individuale per le loro armi. Gli [[scudo (esercito romano)|scudi romani]], va aggiunto, erano molto più utili per la difesa e le loro [[gladius|spade]] per l'attacco, mentre la spada gallica va bene solo di taglio, non invece [nel colpire] di punta. Alla fine, attaccati da una vicina collina sul loro fianco dalla [[cavalleria (storia romana)|cavalleria romana]], guidata alla carica in modo assai vigoroso, la fanteria celtica fu fatta a pezzi dove si trovava, mentre la cavalleria fu messa in fuga.|[[Polibio]], ''Storie'', II, 28-30.}}
 
==Conseguenze==
Circa 40.000 Celti furono uccisi ed almeno 10.000 fatti prigionieri, tra i quali il loro re [[Concolitano]]. L'altro re, [[Aneroesto]], riuscì a fuggire con pochi seguaci in un luogo dove si suicidò con i suoi compagni. Il console romano, raccolto il bottino, lo inviò a [[Roma antica|Roma]], restituendo il bottino dei Galli ai legittimi proprietari. Con le sue legioni, attraversata la Liguria, invase il territorio dei [[Boi]], da dove, dopo aver permesso il loro saccheggio da parte dei suoi uomini, tornò dopo un paio di giorni a Roma. Inviò, quindi, quale trofeo sul Campidoglio, le collane d'oro dei Galli, mentre il resto del bottino e dei prigionieri fu usato per il suo ingresso in Roma e ad ornare il suo [[trionfo]].<ref>[[Polibio]], ''Storie'', II, 31, 1-6.</ref>
 
Così furono distrutti i Celti, che con la loro invasione, la più grave che si fosse mai verificata, avevano minacciato i [[popoli italici]] ed i Romani. Questo successo incoraggiò i Romani, tanto da credere possibile di essere in grado di espellere completamente i Celti dalla [[pianura padana|pianura del Po]]. Entrambi i consoli dell'anno successivo, [[Quinto Fulvio Flacco (console 237 a.C.)|Quinto Fulvio]] e [[Tito Manlio Torquato (console 235 a.C.)|Tito Manlio]], furono quindi inviati contro di loro con una grossa forza di spedizione, costringendo i Boi a chiedere la pace a Roma, sebbene il resto della campagna non ebbe ulteriori successi, a causa delle piogge incessanti e di una violenta epidemia, scoppiata tra di loro.<ref>[[Polibio]], ''Storie'', II, 31, 7-10.</ref>
 
==Note==
{{references|2}}
 
==Bibliografia==
*[[Polibio]], ''Storie'', II.
 
== Voci correlate ==
* [[Guerre tra Celti e Romani]]
 
==Collegamenti esterni==
{{Guerre antica Roma}}
* {{Collegamenti esterni}}
{{portale|Antica Roma|Celti|Esercito romano|Guerra|Provincia di Grosseto|Toscana}}
 
{{Draft WNBA 2001}}
[[Categoria:Talamone]]
{{Portale|biografie|pallacanestro}}
[[Categoria:Battaglie che coinvolgono l'antica Roma|Talamone]]
[[Categoria:Battaglie che coinvolgono l'Etruria|Talamone]]