Lapidi di Enrico VI e Costanza d'Altavilla e No. 30 Commando: differenze tra le pagine

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{{Infobox unità militare
[[File:Heinrich VI - Konstanze von Sizilien.jpg|thumb|200 px|right|Enrico VI e Costanza d'Altavilla, miniatura dal "Liber ad honorem Augusti", 1196]]
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|Categoria = misto
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|Nazione = {{UK}}
|Servizio = [[British Commandos]]
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|Battaglie = [[Seconda guerra mondiale]]
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|Comandanti_degni_di_nota = [[Tenente comandante]] Quintin Theodore Petroe Molesworth Riley<ref name=kingscollege>{{Cita web|accesso=2 giugno 2010|editore=Liddell Hart Centre for Military Archives, [[King's College London]]|titolo=History of 30 Assault Unit 1942-1946|url=http://www.kcl.ac.uk/lhcma/summary/xh40-001.shtml}}</ref>
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|Ref = Fonti indicate nel testo principale
}}
 
Il '''No. 30 Commando''', dal 1943 noto come '''30 Assault Unit''', è stato un'unità dei [[British Commandos]] operante nella [[Seconda guerra mondiale]], inizialmente formata per raccogliere informazioni.
Le '''lapidi di [[Enrico VI del Sacro Romano Impero|Enrico VI]] e [[Costanza d'Altavilla]]''' sono due antichi monumenti risalenti al [[XII secolo]].
Realizzate in marmo di [[Paros]] (isola della [[Grecia]], nell'arcipelago delle [[Cicladi]]), si riferiscono entrambe al privilegio del [[Porto Franco]], concesso alla città di [[Messina]] dall'imperatore Enrico VI del Sacro Romano Impero nel maggio [[1197]].
 
== Storia ==
Secondo alcuni resoconti, l'unità fu schierata per la prima volta durante il [[raid su Dieppe]] dell'agosto 1942, nel fallito tentativo di catturare una [[enigma (crittografia)|macchina Enigma]] e del materiale pertinente.<ref>Ogrodnik, Irene. [http://www.globalnews.ca/feature/6442694158/story.html "Breaking German codes real reason for 1942 Dieppe raid: historian."] {{webarchive |url=https://web.archive.org/web/20121024000000/http://www.globalnews.ca/feature/6442694158/story.html |date=24 October 2012 }} ''Global News,'' 9 August 2012. Retrieved: 13 August 2012.</ref>
 
Nel settembre 1942 ne fu ufficialmente autorizzata la formazione, sotto l'egida del [[Naval Intelligence Division|Director of Naval Intelligence]]. Conosciuto inizialmente come '''Special Intelligence Unit''', comprendeva 33 elementi dei [[Royal Marines]], 34 del [[British Army]] e 36 della [[Royal Navy]]. Una delle personalità più rilevanti coinvolte era il ''Commander'' [[Ian Fleming]] (in seguito autore della serie di romanzi di [[James Bond]]). L'unità aveva la missione di precedere le forze alleate in avanzata, o di compiere infiltrazioni clandestine nel territorio nemico per terra, mare o aria, impadronendosi di informazioni preziose in forma di codici, documenti, equipaggiamenti o personale.<ref name=kingscollege/> Spesso lavoravano in stretto contatto con le sezioni ''Field Security'' dell'[[Intelligence Corps (Regno Unito)|Intelligence Corps]]. Elementi della ''Special Intelligence Unit'' erano presenti in tutti i teatri operativi e di solito agivano indipendentemente, raccogliendo informazioni dalle strutture conquistate.<ref name=kingscollege/>
Nel [[1197]], anno cruciale per [[Messina]], l'imperatore [[Enrico VI del Sacro Romano Impero|Enrico VI]] ([[1165]]-[[1197]]) concesse alla città un privilegio importante, il Porto Franco. Tale disposizione, vera e propria garanzia per i traffici del porto, conteneva molteplici immunità, di natura sia [[economia|economica]] che [[legge|giuridica]].</br>
In particolare, essa concedeva al porto la libera [[importazione]] ed [[esportazione]] di merci di qualsivoglia genere, senza obbligo di [[tasse]]; a ciò si univa l’inappellabilità nei confronti delle sentenze dello stratigoto, il quale aveva la duplice funzione di [[magistrato]] cittadino e di capitano d’armi. Lo stratigoto, figura centrale nel panorama giuridico dell’epoca, veniva eletto direttamente dal sovrano.</br>
Alla morte di Enrico VI, avvenuta improvvisamente il [[28 settembre]] dello stesso anno presso il [[Palazzo Reale (Messina)|Palazzo Reale]] di Messina, l’imperatrice [[Costanza d'Altavilla]] ([[1154]]-[[1198]]), in qualità di regnante superstite, decise di riconfermare il proclama regale, senza peraltro inserirvi novità di rilievo.</br>
Al fine di conferire un giusto riconoscimento allo scomparso imperatore e all’intera famiglia imperiale, la cittadinanza messinese decise di realizzare due lapidi che, per l’occasione, furono solennemente trasferite nella [[cattedrale]] della città, allora dedicata a "Santa Maria La Nova".</br>
Collocate per secoli nei pressi del trono del legato apostolico (o reale), furono rimosse da tale sede nel [[1894]] quando, a causa della fine in Sicilia della [[Legazia Apostolica]] ([[13 maggio]] [[1871]]), il cardinale [[Giuseppe Guarino]] ne ordinò la rimozione. Nell’area iniziarono ben presto i lavori per la costruzione dell’attuale soglio arcivescovile. I due monumenti, così rimossi, trovarono comunque posto e visibilità sempre all’interno della cattedrale. Per effettuare tale radicale cambiamento si dovette interpellare la [[Commissione Conservatrice di Antichità e Belle Arti]] (Mandalari).</br>
Il [[terremoto]] del [[28 dicembre]] [[1908]] provocò anche la distruzione del duomo: le lapidi, già danneggiate dal tempo, vennero così ridotte in frammenti. Fortunatamente, pochi giorni dopo il sisma, su richiesta di alcuni cittadini si provvide al recupero delle storiche lastre marmoree, le quali furono trasferite nei locali del [[Museo Nazionale]] (ora Regionale).
 
L'unità prese parte agli sbarchi dell'[[Operazione Torch]] (novembre 1942), approdando ad ovest di [[Algeri]] a [[Sidi Fredj]] l'8 novembre.<ref name=hain33>Haining, p.33</ref> Erano stati muniti di carte dettagliate e fotografie della zona e della periferia della città che ospitava il comando della marina militare italiana. Entro 24 ore tutti gli ordini dii battaglia delle flotte tedesca e italiana, l'elenco dei codici usati in quel periodo ed altri documenti erano stati spediti a Londra.<ref name=hain33/>
== Stato attuale ==
 
Rinominato '''30 Commando''' e conosciuto pure come '''Special Engineering Unit''',<ref name=kingscollege/> per la maggior parte del 1943 l'unità, o qualche sua parte, operò nelle [[Isole greche]], [[Norvegia]], [[Sicilia]] ([[Pantelleria]]) e [[Corsica]].<ref name=kingscollege/> 34 componenti operarono principalmente nelle campagne italiana e dei Balcani. Le sue missioni sono rimaste asseritamente soggette alla normativa sul segreto militare. Il membro più famoso fu forse [[Johnny Ramensky]], uno scassinatore lituano-scozzese.<ref name="NAS">{{cita web|titolo=Feature: Gentle Johnny|url=http://www.nas.gov.uk/about/061123.asp|editore=The National Archives of Scotland|accesso=15 settembre 2016}}</ref> Queste unità erano normalmente infiltrate oltre le linee nemiche con il paracadute.
[[File:Lapidecostanza.jpg‎||thumb|250px|Lapide di Costanza d'Altavilla (1198)]]Il giorno [[9 settembre]] [[2009]] la Giunta di [[Palazzo Zanca]], con a capo il sindaco On. [[Giuseppe Buzzanca]], ha approvato il [[restauro]] definitivo della lapide di [[Costanza d'Altavilla]], la quale è stata recentemente restaurata dal prof. [[Ernesto Geraci]] del [[Museo Regionale di Messina]]. Il tutto è stato possibile grazie ad un protocollo d'intesa disposto tra le due istituzioni.
 
Nel novembre 1943 l'unità rientrò in Gran Bretagna per prepararsi all'invasione alleata della Francia. Fu rinominata '''30 Assault Unit''' (30AU) in dicembre,<ref name=kingscollege/> e riorganizzata nelle aliquote "A", "B" e "X" (evidentemente in analogia di fatto con le linee di servizio comune delle operazioni interforze). Un distaccamento, dal nome in codice ''Pikeforce,'' sbarcò a [[Juno Beach]].
La mattina del 21 marzo 2010, presso la sede municipale di [[Palazzo Zanca]], la lapide di Costanza d'Altavilla è stata finalmente restituita alla città, con una solenne cerimonia che ha visto come protagonisti il sindaco On.[[Giuseppe Buzzanca]] ed i tre promotori del restauro del monumento, [[Daniele Rizzo]], [[Daniele Espro]] ed [[Aurora Smeriglio]].
La lapide di Enrico VI, tuttavia, è ancora conservata in frammenti presso i depositi del Museo Regionale di Messina, in attesa di essere restaurata.
 
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La mattina del [[24]] [[giugno]] [[2011]] l'antica lapide dell'imperatrice [[Costanza d'Altavilla]] è stata ufficialmente restituita al [[Duomo di Messina]], in seguito ad una breve ma sentita cerimonia. E' attualmente esposta nei pressi del Trono Arcivescovile.
All'incontro hanno partecipato diverse personalità quali il sindaco di Messina, on.dott.[[Giuseppe Buzzanca]], il direttore del Museo Regionale della città, dott.ssa [[Giovanna Maria Bacci]], il decano del Capitolo dei Canonici della Cattedrale, mons. [[Angelo Oteri]] ed il parroco mons. [[Letterio Gulletta]].
 
== BibliografiaNote ==
<references/>
*Giannantonio Mandalari. ''Un privilegio inedito di Enrico VI, concedente il Porto Franco ai Messinesi e la conferma di Costanza''. Messina, 1895.
*Daniele Espro. ''Due lapidi sulla memoria''. «Centonove», 26 settembre 2008.
*Natalia La Rosa. ''Dal 25 il duetto Caravaggio-Rubens''. «Gazzetta del Sud», 6 gennaio 2009.</DIV>
*Natalia La Rosa. ''Il comune ospiterà la lapide di Costanza d'Altavilla''. «Gazzetta del Sud», 24 settembre 2009.
*Irene Antonuccio. ''Dopo 102 anni la lapide di Costanza d'Altavilla torna a splendere''. «Gazzetta del Sud», 21 marzo 2010.
*Elisabetta Reale. ''Restaurata la lapide di Costanza d'Altavilla. La città si riprende un "frammento" di memoria''. «Gazzetta del Sud», 22 marzo 2010.
*Mauro Cucè. ''La splendida lapide di Costanza d'Altavilla tornerà in Cattedrale''. «Gazzetta del Sud», 19 gennaio 2011.
* ''Torna al Duomo la lapide di Costanza d'Altavilla''. «Gazzetta del Sud», 21 giugno 2011.
* ''Ritornata al Duomo la lapide di Costanza d'Altavilla''. «Nettuno Press-Giornale di Messina», 24 giugno 2011.
* Chiara Cenini. ''La lapide di Costanza d'Altavilla dopo un secolo è tornata nel Duomo''. «Gazzetta del Sud», 25 giugno 2011.
 
==Bibliografia==
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* {{Cita libro|cognome=Chappell|nome=Mike|titolo=Army Commandos 1940–45|anno=1996|editore=Osprey Publishing|città=London|isbn=1-85532-579-9}}
* {{Cita libro|cognome=Haining|nome=Peter|titolo=The Mystery of Rommel's Gold: The Search for the Legendary Nazi Treasure|anno=2007|editore=Avana Books|città=|isbn=1-84486-053-1}}
* {{Cita libro|cognome=Ladd|nome=James|titolo=The Royal Marines 1919–1980|anno=1980|editore=Jane's|città=London|isbn=978-0-7106-0011-0}}
* {{Cita libro|cognome=Moreman|nome=Timothy|titolo=British Commandos 1940–46|editore=Osprey Publishing|anno=2006|isbn=1-84176-986-X}}
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===Altre fonti===
{{Portale|Sicilia}}
{{refbegin}}
* {{cita pubblicazione|cognome=Hugill |nome=J. A. C. |anno=1946 |titolo=The Hazard Mesh |città=London |editore=Hurst & Blackett |oclc=14636090}}
* {{cita pubblicazione|cognome=Riley |nome=J. P. |anno=1989 |titolo=From Pole to Pole |editore=Bluntisham Books |isbn=1-871999-02-2}}
* {{cita pubblicazione|cognome=Dalzel-Job |nome=Patrick |anno=1991 |titolo=Arctic Snow to Dust of Normandy |città=Barnsley |editore=Pen and Sword Military Books |isbn=1-84415-238-3}}
* {{cita pubblicazione|cognome=Rankin |nome=Nicholas |anno=2011 |titolo=Ian Fleming's Commandos: The Story of the Legendary 30 Assault Unit |città=London |editore=Oxford University Press |isbn=978-0-19-978282-6}}
* {{cita libro|titolo=The Secret Navies |cognome=Hampshire |nome=A. Cecil |anno=1978 |editore=W. Kimber |città=London |isbn=0-71830-195-1}}
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==Collegamenti esterni==
[[Categoria:Monumenti della provincia di Messina]]
* [http://30AU.co.uk 30 Commando Assault Unit - Ian Fleming's 'Red Indians' - Literary James Bond's Wartime Unit]
 
[[Categoria:Forze armate britanniche]]
[[Categoria:Ian Fleming]]