Segni diacritici dell'alfabeto greco e Esox lucius: differenze tra le pagine

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{{Torna a|Grammatica del greco antico}}
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L''''[[alfabeto greco]]''', in origine, non possedeva alcun '''[[segno diacritico]]''': per molti secoli la lingua è stata scritta soltanto in lettere maiuscole. I segni diacritici sono apparsi nel periodo ellenistico e sono divenuti sistematici nel [[Medioevo]], dal [[IX secolo]]. Il [[lingua greca|greco]] (antico e moderno) tale quale viene oggi stampato è quindi il risultato di molti secoli di evoluzione, che ha coinvolto anche i segni diacritici che lo completano.
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<!-- CLASSIFICAZIONE: -->
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<!-- ALTRO: -->
|sinonimi=Esox boreus, Esox estor, Esox lucioides, Esox lucius atrox, Esox lucius bergi, Esox lucius lucius, Esox reichertii baicalensis, Luccius vorax, Lucius lucius, Trematina foveolata
(sinonimi ambigui)
Esox lucius lucius wiliunensis, Esox lucius variegatus, Esox nobilior
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|mappa_distribuzione=Distribution map of Esox lucius.png
}}
 
Il '''luccio'''<ref>{{Cita web|url=https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/11953|titolo=Mipaaf - Decreto Ministeriale n°19105 del 22 settembre 2017 - Denominazioni in lingua italiana delle specie ittiche di interesse commerciale|sito=www.politicheagricole.it|lingua=it|accesso=2018-04-07}}</ref> ('''Esox lucius''', [[Carl von Linné|Linnaeus]] [[1758]]) è un [[pesce]] di [[acqua dolce]] appartenente alla famiglia ''[[Esocidae]]'' dell'ordine degli ''[[Esociformes]]''.
== Sviluppo storico ==
L'alfabeto greco è attestato dall'[[VIII secolo a.C.]] Fino al [[403 a.C.]], le lettere greche - esclusivamente scritte in maiuscolo - si tracciavano in modo diverso a seconda delle città e delle regioni. A partire dal 403 a.C., gli [[Atene|Ateniesi]] decisero di impiegare una versione dell'alfabeto ionico, che si è via via arricchito e, soprattutto, si è imposto al resto del mondo greco, scalzando, più o meno velocemente, gli altri alfabeti epicorici (locali). Il modello ionico, tuttavia, è anch'esso composto di lettere maiuscole.
 
È caratterizzato dalla bocca a "becco d'anatra", dotata di robusti e acuminati denti.
L'inventore degli spiriti - segni di aspirazione (che era già marcata su alcune iscrizioni, ma non tramite segni diacritici, bensì per mezzo di lettere) - e degli accenti sarebbe stato [[Aristofane di Bisanzio]]; il loro utilizzo iniziò a generalizzarsi da allora e venne perfezionato in epoca medievale. Gli accenti e gli spiriti fecero la loro comparsa (sporadica) nei papiri solo a partire dal [[II secolo]].
 
== Distribuzione e habitat ==
Nel [[IX secolo]] l'uso della punteggiatura nei testi, delle minuscole e dei segni diacritici diventa sistematico.
{{dx|[[File:Brochet Luc Viatour .jpg|thumb|Il caratteristico muso allungato di ''Esox lucius''.]]}}
[[File:Luccio - Acquario civico di Milano.jpg|thumb|Esemplare di Luccio nell'[[Acquario civico di Milano]]]]
 
Questo pesce è diffuso nel [[Nordamerica|continente nordamericano]], pressoché in tutti i bacini fluviali atlantici e del Pacifico. In Eurasia è presente dalla [[Francia]] alla [[Siberia]], compresa l'[[Italia]]. In [[Irlanda]] e [[Inghilterra]] è presente in gran numero.
Nel [[1982]], tuttavia, l'antico sistema, detto «politonico», essendo composto da segni divenuti da tempo ormai inutili, fu semplificato: nacque così il sistema «monotonico», odierno sistema ufficiale in [[Grecia]].
 
Il luccio è un utile e prezioso equilibratore naturale. Nella sua dieta preferisce selezionare prede morte o deboli o malate, inibendo anche l'eccessiva prolificità di altri pesci, ciprinidi soprattutto, i quali, sviluppandosi in numero eccessivo, potrebbero modificare l'equilibrio di alcuni ambienti.
== Sistema politonico ==
I segni diacritici che servivano al greco antico sono molto più numerosi di quelli del [[greco moderno]]. Si chiama ''sistema politonico'' ({{polytonic|πολυτονικὸν σύστημα}} ''polytonikòn sýst&#275;ma''), l'insieme di norme di utilizzo dei segni diacritici della lingua antica: questa lingua, infatti, si distingueva per la presenza di tre [[accento tonico|accenti]], di fatto delle modulazioni, da cui il termine ''politonico'', cioè «a più intonazioni». Questo sistema si oppone a quello detto «monotonico», utilizzato attualmente dal greco moderno (cfr. [[#Sistema monotonico|''infra'']]).
 
=== SpiritiDescrizione ===
Può raggiungere 1,40 [[metro|m]] di lunghezza e superare i 20 [[Chilogrammo|kg]] di peso (sono stati catturati esemplari di quasi 30&nbsp;kg). La crescita e le dimensioni finali sono piuttosto variabili in relazione all'alimentazione e alla temperatura dell'acqua. In genere raggiunge i 20 [[centimetro|cm]] durante il primo anno di vita e il metro in età adulta. Gli esemplari di maggiori dimensioni sono generalmente femmine. Il luccio ha la particolarità singolare di avere più di 600 denti molto affilati sull'esoscheletro, più quelli che ha sulla lingua.
<div style="float:left; padding:5pt"><span style="font-size:3.4375em">{{polytonic|῾ ᾿}}</span></div>
 
Oltre che dalla bocca di grosse dimensioni, fornita di file di denti uncinati per meglio trattenere le prede una volta catturate, il luccio è caratterizzato da una testa piuttosto grande rispetto al corpo, di forma allungata e schiacciata (per questo motivo è noto in alcune regioni d'Italia come "Luccio Papera"). La colorazione varia a seconda dell'habitat e della colorazione dell'acqua: ventre bianco giallastro, dorso verde-bruno maculato scuro.
Gli spiriti si scrivevano soltanto su una vocale o un [[dittongo]] iniziale e sulla consonante [[rho (lettera)|rho]] (Ρ ρ). Il loro nome (in greco {{polytonic|πνεῦμα}}, in latino ''spiritus'') significa propriamente «soffio». Essi indicano la presenza ([[spirito aspro]]: {{polytonic|῾}} ) o l'assenza (spirito dolce: {{polytonic|᾿}} ) di un'aspirazione iniziale nella pronuncia della parola.
La forma corporale è influenzata dalla corrente delle acque in cui vive: nelle acque in cui siano presenti correnti assume una fisionomia allungata, nelle acque ferme presenta un corpo più tozzo.
 
== Biologia ==
Vengono posti
=== Riproduzione ===
* sopra la lettera, se è minuscola: {{polytonic|ἁ, ἀ, ῥ, ῤ}};
Le femmine, che raggiungono la maturità sessuale intorno ai 3-4 anni di età, depongono le uova all'inizio della stagione primaverile in zone ricche di vegetazione; esse aderiscono alle piante acquatiche fino alla schiusa, quando le [[larva|larve]] permangono attaccate agli steli vegetali per mezzo di un organo adesivo del capo e in pochi giorni assorbono completamente il sacco vitellino.
* a sinistra di una lettera maiuscola: {{polytonic|Ἁ, Ἀ, Ῥ, ᾿Ρ}};
* sulla seconda vocale di un dittongo: {{polytonic|αὑ, αὐ, Αὑ, Αὐ}}.
 
=== Alimentazione ===
Ogni parola che inizi per vocale o ''rho'' deve avere uno spirito. Un testo che sia scritto interamente in lettere maiuscole, tuttavia, non avrà alcuno spirito. Uno [[iota (lettera)|iota]] ascritto (cfr. [[#Iota «muto» o iota sottoscritto|''infra'']]), dal momento che non può avere segni diacritici, sarà scritto in questo stesso modo: {{polytonic|Ἄιδης}} non è quindi composto dal dittongo {{Unicode|ᾰι}}, che sarebbe piuttosto scritto {{polytonic|Αἵ}}- (nel caso fosse in maiuscolo), ma dal dittongo con primo elemento lungo {{Unicode|ᾱι}}.
È un predatore di altri pesci, caccia restando immobile fra le piante acquatiche in attesa che la preda si avvicini, in assenza di prede consone non disdegna rane, piccoli mammiferi, giovani uccelli acquatici e il [[cannibalismo]].
 
==== SpiritoSpecie asproaffini ====
[[File:Esox cisalpinus.jpg|thumb|Questo esemplare catturato in Toscana appartiene alla nuova specie ''Esox cisalpinus'' o ''Esox flaviae''.]]
<div style="float:left; padding:10pt"><span style="font-size:3.4375em">{{polytonic|ἡ}}</span></div>
Le [[popolazione biologica|popolazioni]] di luccio presenti in Italia sono state descritte come nuova [[specie]] nel 2011 indipendentemente da due gruppi di autori, ovvero come ''Esox cisalpinus'' (Bianco e Delmastro, 2011)<ref>Piergiorgio Bianco e Giovanni Battista Delmastro, ''Recenti novità tassonomiche riguardanti i pesci d'acqua dolce autoctoni in Italia e descrizione di una nuova specie di luccio'', Researches on Wildlife Conservation, vol. 2 (suppl.), 2011</ref> o ''Esox flaviae'' (Lucentini ''et al.'', 2011)<ref>{{en}} L. Lucentini , M.E. Puletti, C. Ricciolini, L. Gigliarelli, D. Fontaneto, ''et al.'' (2011) ''Molecular and Phenotypic Evidence of a New Species of Genus Esox (Esocidae, Esociformes, Actinopterygii): The Southern Pike, Esox flaviae''. PLoS ONE 6(12): e25218. doi:10.1371/journal.pone.0025218 ([http://www.plosone.org/article/info%3Adoi%2F10.1371%2Fjournal.pone.0025218 scaricabile gratuitamente])
In origine, nell'alfabeto utilizzato dagli Ateniesi, il [[fonema]] /h/ era reso dalla lettera [[eta]] (H), da cui deriva l'''H'' [[alfabeto latino|latina]]. Nel momento della [[storia dell'alfabeto greco|riforma del 403 a.C.]], il modello ionico fu normalizzato e imposto, di fatto, al resto della Grecia. In tale modello la stessa lettera identificava ormai un {{IPA|[ɛː]}} (''e'' lunga), dal momento che la lettera H era diventata inutile a causa della [[psilosi]] (la scomparsa dell'aspirazione) avvenuta nel greco ionico. Pertanto, una volta che il modello ionico si diffuse sul territorio, non fu più possibile segnalare il fonema /h/ nonostante fosse rimasto nella pronuncia di certi [[Dialetti greci|dialetti]], fra cui lo [[Dialetto ionico|ionico]]-[[Dialetto attico|attico]] di Atene e, di conseguenza, la [[koinè]], fino all'epoca imperiale.
</ref>. Queste popolazioni mostrano, oltre a differenze [[genetica|genetiche]] e molecolari, anche una [[livrea]] caratterizzata da bande o strisce chiare su fondo scuro (contro la colorazione verdastra con macchie rotondeggianti giallastre, tipica di ''E. lucius'') e un minor numero di [[scaglia|scaglie]] lungo la [[linea laterale]].
 
== Pesca ==
[[Aristofane di Bisanzio]], nel [[III secolo a.C.]], regolarizzò l'utilizzo di un H diviso in due, di cui si trovano attestazioni epigrafiche anteriori (per esempio a [[Taranto]]). Questa parte di H originò {{unicode|˫}} (Heta), carattere in seguito semplificato in {{unicode|҅}} nei papiri e poi in {{polytonic|῾}} a partire dal [[XII secolo]], diventando il segno diacritico chiamato {{polytonic|πνεῦμα δασύ}} ''pneũma dasý'', «spirito aspro». Non bisogna dimenticare che a quest'epoca il fonema /h/ era già sparito dal greco: l'invenzione e la perfezione di questo segno diacritico di fatto inutile è quindi un arcaismo grammaticale eccezionale.
[[File:Esox lucius.jpg|thumb|left|Un luccio di piccole dimensioni.]]
È considerato il re dei predatori d'acqua dolce. Si [[pesca a spinning]] oppure con il vivo o l'esca morta, sia a fondo che con il galleggiante. Generalmente si pesca individuando la tana o il posto dove presumibilmente è in caccia: tronchi sommersi, canneti, erbai, tappeti di ninfee possono essere tutti posti dove l'esocide attende le sue prede in agguato. Nei grandi laghi spesso il luccio adotta una tecnica di caccia "sospeso", praticamente cacciando sotto i banchi di pesce di cui si nutre in quel determinato ecosistema (negli Stati Uniti questa tecnica è nota come "suspending pike").
 
Bisogna porre attenzione quando lo si salpa poiché è dotato di denti affilati; è consigliato l'uso dei guanti e del [[Guadino (pesca)|guadino]] e della presa opercolare: praticamente, quando il pesce è ormai stanco si fa scivolare la mano con le 4 dita chiuse sotto una delle due branchie e la si lascia scorrere verso la punta della bocca fino ad arrivare all'osso mandibolare; questa presa è sicura e assolutamente indolore per il pesce. È importante non sorreggere il pesce in verticale per non creare lesioni spinali che potrebbero comprometterne la sopravvivenza. Prima del rilascio è opportuno effettuare la riossigenazione del pesce.
L'impiego dello spirito aspro come segno diacritico, tuttavia, si limita alle vocali iniziali e al ''rho'' ad inizio di parola; non è quindi possibile segnalare la presenza di [h] all'interno di un termine o davanti a una consonante: {{polytonic|ὁδός}} si legge ''hodós'' («strada»), ma nel composto σύνοδος ''sýnodos'' («riunione», da cui l'italiano ''sinodo'') nulla indica che bisognerebbe leggere ''sýnhodos''. Nella grammatica greca una parola che inizia con [h] è detta δασύς ''dasýs'' («aspro»).
 
Nella pesca è indispensabile un terminale in acciaio, titanio o fluorocarbon di generose dimensioni (da 0,80&nbsp;mm in su), perché il pesce con i denti potrebbe tranciare il filo e non è raro che, soprattutto se di grandi dimensioni, ingoi tutta l'esca.
Nel dialetto ionico-attico, quello di Atene (che ha dato origine, attraverso la [[koinè]], al greco moderno), il fonema /r/ era sempre sordo ad inizio di parola: {{polytonic|ῥόδον}} («rosa») si pronunciava [{{Unicode|r̥ódon}}] e non [ródon]. Per segnalare questo fenomeno, il ruolo dello spirito aspro venne esteso: ogni ''rho'' iniziale deve quindi averlo.
Tra le esche valide per insidiarlo si segnalano il [[morto manovrato]] e, per lo ''spinning'', ''spinnerbait'' di dimensioni generose (da 1 oz. in su), ''jerkbait'', ''swimbait'', come gli intramontabili ''minnow'', i rotanti e gli ondulanti, tutti di grandi dimensioni, esche siliconiche di vario tipo e forma, ma sempre di generose dimensioni per selezionare la taglia del pesce. L'attrezzatura per lo spinning dovrà essere proporzionata alla potenza di questo splendido pesce, trecciato di almeno 40 libbre, alla fine della lenza madre si collegherà un terminale di acciaio armonico o un finale di acciaio termo saldante (per evitare che i denti del luccio tronchino la lenza) che terminerà con una girella proporzionata con relativo moschettone che dà la possibilità di cambiare rapidamente l'artificiale. La canna dovrà lanciare da 10 a 40 grammi almeno, anche se sono usate canne che lanciano oltre 120 grammi. Per la pesca dalla barca si utilizzano canne più corte. Spettacolare è la pesca ''top water'', effettuata con rane e ''walking the dog'', soprattutto in primavera ed estate.
 
== Cucina ==
Le ragioni della presenza dello spirito aspro restano comunque storiche per quanto riguarda le parole. La sua presenza deriva infatti dalla caduta di consonanti per lo più scomparse dall'alfabeto greco (j, Ϡ, Ϝ, Ϟ) che erano originariamente poste all'inizio delle parole e che quindi lasciano il loro segno di caduta con lo spirito aspro o semplicemente la presenza di σ all'inizio delle parole, come il verbo deponente ἕπομαι che originariamente era scritto σέπομαι. Quest'ultimo esempio si spiega con il verbo latino "sequor", che resta deponente come in Greco e senza cambiare il proprio significato (ovvero "seguire") ma mantenendo l'originale S.
[[File:Icre de ştiucă (salată).jpg|thumb|Insalata di uova di luccio]]
Nel tratto lombardo del Po si possono trovare ottime ricette a base di luccio, che viene preparato in umido; da segnalare nel [[Provincia di Cremona|cremonese]] il "[[Luccio alla Farnese]]". È anche un piatto tradizionale della [[cucina milanese]].
A [[Cucina mantovana|Mantova]] il luccio viene preparato "in salsa", lessandolo in fumetto e poi lasciandolo riposare per parecchie ore, prima di servirlo, in una salsa composta di odori, capperi, peperoni, aceto, olio e fondo di cottura. Di solito è accompagnato da fettine di polenta abbrustolita. Il ''Luccio in salsa di [[Marmirolo]]'', tipico del territorio di [[Marmirolo]], in [[provincia di Mantova]], che ha acquisito lo stato di "De.C.O." ([[Denominazione comunale d'origine]]).<ref>{{Collegamento interrotto|1=[http://www.infodeco.it/index.php?option=com_content&view=article&id=802:a-mantova-i-prodotti-deco-salgono-a-16-tipicita-e-tradizione-garantiti-dal-marchio&catid=34:latest&Itemid=599/ A Mantova i prodotti De.Co. salgono a 16 Tipicità e tradizione garantiti dal marchio.] |date=luglio 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref><br />
In [[Germania]] e nell'est europeo è considerato un buon ingrediente ed esiste una grande varietà di ricette di primi e secondi piatti a base di luccio.
Tuttavia nella moderna pesca sportiva del luccio si sta tendendo sempre più a rilasciare il pesce catturato per non alterare il già fragile equilibrio del luccio nelle acque pubbliche.
 
==== SpiritoAraldica dolce ====
[[File:Haukipudas.vaakuna.svg|thumb|upright=0.5|Stemma di [[Haukipudas]], città finlandese.]]
<div style="float:left; padding:10pt"><span style="font-size:3.4375em">{{polytonic|ἠ}}</span></div>
Nel corso dei secoli, in Europa, il luccio è diventato un [[Luccio (araldica)|simbolo araldico]], usato nelle categorie di [[arma parlante|arme parlanti]] di alcune famiglie nobili, città o associazioni: indicava diritti di pesca.
Mentre lo spirito aspro indica la presenza di un fonema, [h], lo spirito dolce indica l'assenza di tale fonema: di fatto, non ha alcun ruolo, se non quello di agevolare la lettura; in effetti, dal momento che possono averlo soltanto le vocali iniziali, esso indica chiaramente l'inizio delle parole. Nei manoscritti medievali, spesso di lettura disagevole, è evidente che un tal segno ricopre un ruolo tutt'altro che secondario.
 
Alcune città europee, il cui simbolo araldico è il luccio, sono:
L'invenzione dello spirito dolce - {{polytonic|πνεῦμα ψιλόν}} ''pneũma psilón'' «spirito semplice» è anch'essa attribuita a Aristofane di Bisanzio, ma il segno era preesistente. Graficamente è la banale inversione di quello aspro: il semi ''eta'' {{Unicode|˧}} si trasformò in &nbsp; {{Unicode|҆}} e successivamente in {{polytonic|&nbsp;᾿}}.
In molte edizioni due ''rho'' contigue all'interno di uno stesso termine sono scritte {{polytonic|-ῤῥ-}}, come in {{polytonic|πολύῤῥιζος}} ''polýrrizos'' («che ha molte radici»).
 
* [[Haukipudas]], [[Finlandia]]
=== Accenti ===
* [[Uusikaupunki]], [[Finlandia]]
<div style="float:left; padding:10pt"><span style="font-size:3.4375em">´ ` {{polytonic|῀}}</span></div>
* [[Comune distrettuale di Švenčionys]], [[Lituania]]
La lingua greca, a differenza di quella italiana e di molte altre lingue moderne, ma similmente ad altre (come il [[lingua lituana|lituano]]), aveva un accento ''musicale'', consistente cioè non nell'intensità vocale, ma nell'altezza del suono. Si distinguono tre tipi di accento:
* [[Luçon]], [[Vandea]], [[Francia]]
* [[Luzzara]], [[Reggio Emilia]], [[Emilia-Romagna]]
* [[Mantes-la-Ville]], [[Francia]]
* [[Armoriale dei comuni della provincia di Ravenna#mediaviewer/File:Conselice-Stemma.png|Conselice, Ravenna, Emilia-Romagna]]
 
A [[Passignano sul Trasimeno]], in [[provincia di Perugia]], l'ultima domenica di luglio di ogni anno si svolge il ''Palio delle Barche'' che vede contendersi quattro Rioni, tra cui il Rione ''Centro Due'', simboleggiato proprio dal luccio<ref>{{cita web|url=http://www.paliodellebarche.it/2010/?page_id=392|titolo=Centro Due (da paliodellebarche.it)|accesso=19 maggio 2012|urlmorto=sì}}</ref>.
* l'accento acuto (´), che rappresenta un'elevazione (↗) della voce;
* l'accento grave (`), che rappresenta un abbassamento (↘) della voce;
* l'accento circonflesso (^), che rappresenta un'iniziale elevazione e un successivo abbassamento della voce (↗↘).
 
==Curiosità==
La collocazione degli accenti segue quella degli spiriti:
[[File:Poesia al luccio.JPG|thumb|Poesia dedicata al luccio a Desenzano del Garda]]
* sopra una lettera minuscola: {{polytonic|ά, ᾶ, ὰ}};
Sul lungolago di [[Desenzano del Garda]] è presente un tabellone con una poesia di Gino Benedetti, dedicata al luccio.
* a sinistra di una maiuscola (in questo caso, il segno è necessariamente preceduto da uno spirito : {{polytonic|Ἄ, Ἂ, Ἆ}});
Un’antica leggenda greca narra che tale animale sia stato generato dall’accoppiamento di Zeus, in forma eterea, con Era all’interno delle acque del fiume Aliacmone.
* sulla seconda vocale di un dittongo, eventualmente preceduto da uno spirito: {{polytonic|αύ, αὺ, αῦ, αὔ, αὒ, αὖ, Αὔ, Αὒ, Αὖ}}. L'accento, però, si pronuncia sulla prima vocale del dittongo.
 
== Note ==
L'accento non viene segnato sulle [[enclitica|enclitiche]] e sulle [[proclitica|proclitiche]], né su iota ascritto.
<references/>
 
==== AccentoAltri acutoprogetti ====
{{interprogetto|etichetta=luccio|wikt=luccio|commons|wikispecies}}
<div style="float:left; padding:10pt"><span style="font-size:3.4375em">ά έ ή ί ό ύ ώ</span></div>
Il {{polytonic|τόνος ὀξύς}} ''tónos oxýs'', «intonazione acuta», rappresenta una elevazione della voce.Secondo la testimonianza dei [[filologia|filologi]] antichi, questa elevazione raggiungeva l'intervallo di una quinta.
 
L'accento acuto può trovarsi su una qualsiasi vocale o dittongo, ma la sua posizione è determinata dalle [[accentazione del greco|leggi di limitazione]] (in pratica non può risalire oltre la terzultima sillaba se l'ultima vocale è breve, e oltre la penultima se l'ultima vocale è lunga).
 
==== Accento grave ====
<div style="float:left; padding:10pt"><span style="font-size:3.4375em">{{polytonic|ὴ}}</span></div>
L'intonazione grave o {{polytonic|τόνος βαρύς}} ''tónos barýs'' è segnalata dall'accento grave. Non è possibile determinare esattamente come fosse realizzata questa intonazione. In un primo tempo, ogni vocale atona poteva avere questo segno diacritico, cosa che lascerebbe pensare che non si trattasse di un'intonazione particolare ma di una sua assenza. L'uso ne ha tuttavia limitato l'impiego: oggi, infatti, normalmente, si utilizza l'accento grave in luogo dell'accento acuto in ogni fine di parola che non sia davanti a una pausa o interpunzione.
Eccezione apparente è anche l'uso dell'accento acuto in fine di parola precedente una enclitica, infatti il fenomeno dell'enclisi destituisce la sillaba accentata dallo status di "ultima" sillaba. Infine le parole con finale accentata mantengono l'accento acuto se citate fuori dal contesto linguistico di appartenenza (voci di vocabolario o parole singole citate in testi scritti in alfabeto latino).
 
==== Accento circonflesso ====
<div style="float:left; padding:10pt"><span style="font-size:3.4375em">{{polytonic|ῆ}}</span></div>
È la {{polytonic|προσῳδία ὀξυβαρεῖα}} ''pros&#333;día oxybareĩa'', «melodia acuta e grave», o la {{Unicode|περισπωμένη προσῳδία}} ''perísp&#333;men&#275; pros&#333;día'', «melodia obliqua» il cui segno è l'unione di un accento acuto e di uno grave, e nelle edizioni moderne può trovarsi scritto sia {{Unicode|&nbsp; ̂}}, sia {{Unicode|&nbsp; ̑}}, sia &nbsp; ̃.
 
L'accento circonflesso può trovarsi soltanto su una vocale lunga ({{Unicode|ᾱ, η, ῑ, ω, ῡ}}) o su un dittongo e non oltre la penultima sillaba. La sua posizione nella parola è soggetta alle [[accentazione del greco|leggi di limitazione]].
 
==== Dieresi ====
<div style="float:left; padding:10pt"><span style="font-size:3.4375em">{{polytonic|ϊ ϋ}}</span></div>
Apparsa nel Medioevo, la [[segno di dieresi|dieresi]] ({{polytonic|διαίρεσις}} ''diaíresis'') viene posta su uno [[iota (lettera)|iota]] o su uno [[ypsilon]], per indicare che queste due lettere, per ragioni metriche o per cause relative all'origine storica del vocabolo, non formano il secondo elemento di un dittongo ma l'inizio di una nuova sillaba: {{polytonic|ῥοΐσκος}} (''{{Unicode|roḯskos}}'' «piccola melagrana»), {{polytonic|ἄϋπνος}} (''áypnos'' «insonne»).
 
=== Iota «muto» o iota sottoscritto ===
<div style="float:left; padding:10pt"><span style="font-size:3.4375em">{{Unicode|ᾳ ῃ ῳ}}</span></div>
La lingua greca classica conosceva dei dittonghi con primo elemento lungo - {{polytonic|ᾱι}} {{IPA| [aːʲ]}}, ηι {{IPA| [ɛːʲ]}} e ωι {{IPA| [ɔːʲ]}} — frequenti nella flessione nominale e in quella verbale. Questi dittonghi, tuttavia, sono stati semplificati a partire dal [[II secolo a.C.]] nello ionico attico sia tramite abbreviamento del primo elemento ({{IPA| [aːʲ]}} > {{IPA| [aʲ]}}) sia, più frequentemente, per [[monottongazione]] ({{IPA|[aːʲ]}} > {{IPA|[aː]}}). Le iscrizioni antiche riportano AI, HI, ΩΙ, prima del II secolo, Α, Η, Ω dopo.
 
I manoscritti medievali a partire dal [[XIII secolo]], nello scrivere lo iota conservano una traccia etimologica di questi antichi dittonghi: per segnalare che è muto, esso viene piazzato sotto la vocale e tale segno diacritico viene chiamato ''iota sottoscritto'': {{polytonic|νεανίᾳ}} ''neaní&#257;i'' «giovane», {{polytonic|κεφαλῇ}} ''kephalễi'' «testa», {{polytonic|δώρῳ}} ''dốr&#333;i'' «dono » (tutti e tre al [[dativo]] singolare). I dittonghi con la prima lettera maiuscola, invece di sottoscrivere lo ''iota'', lo ascrivono: Aι, Hι, Ωι. Uno ''iota'' ascritto non ha alcun segno diacritico. Così, il verbo «cantare» si scrive {{polytonic|ᾄδω}} ''ấid&#333;'' ma {{polytonic|Ἄιδω}} ad inizio frase. L'ultima grafia mostra bene quanto sia importante il posto dei segni diacritici: {{polytonic|Ἄι}} può essere letto soltanto {{IPA|[áːʲ]}}; se si trattasse del dittongo normale (''proprio''), sarebbe lo ''iôta'' a ricevere i segni diacritici: {{polytonic|Αἴ}} {{IPA|[áʲ]}}.
 
=== Coronide ===
<div style="float:left; padding:10pt"><span style="font-size:3.4375em">{{polytonic|κἀγώ}}</span></div>
In caso di [[crasi]] (contrazione di due vocali in [[iato]] fra due parole), la vocale sorta dalla fusione delle due vocali ha un segno della stessa forma dello spirito dolce, la {{polytonic|κορωνίς}} ''korônís'' (letteralmente: «piccola linea curva»). Poiché uno spirito dolce può trovarsi soltanto in inizio di parola, non è possibile confonderlo con la coronide: {{polytonic|καὶ ἐγώ}} ''kaì egố'' («anch'io») dà {{polytonic|κἀγώ}} ''kagố'' dopo la crasi.
 
La crasi si limita a un piccolo numero di espressioni, fra le quali la celebre definizione dell'«uomo perbene», in greco {{polytonic|καλὸς κἀγαθός}} ''kalòs kagathós'', crasi per {{polytonic|καλὸς καὶ ἀγαθός}} ''kalòs kaì agathós'' (propriamente: «onesto e buono»).
 
Quando la prima delle due vocali che si contraggono è aspirata, la coronide è sostituita da uno spirito aspro: {{polytonic|ὁ ἐμός}} ''ho emós'' > {{polytonic|οὑμός}} ''houmós'' («il mio»). Se è la seconda vocale a essere aspirata e se questa aspirazione può essere indicata tramite una consonante aspirata, resta la coronide: {{polytonic|τῇ ἡμέρᾳ}} ''tễi h&#275;mér&#257;i'' > {{polytonic|θἠμέρᾳ}} ''th&#275;mér&#257;i'' («il giorno», [[dativo]] singulare).
 
L'uso della coronide risale al Medioevo.
 
=== Modifica dei segni diacritici nel caso di elisione e crasi ===
<div style="float:left; padding:10pt"><span style="font-size:3.4375em">{{polytonic|ὦ ’ναξ}}</span></div><br/>
In caso di [[elisione]] o di [[aferesi]] (un'elisione inversa) si possono verificare questi casi:
* elisione semplice: la vocale elisa è sostituita da un [[apostrofo]]. Occorre quindi considerare la natura della parola da elidere:
*# monosillabi tonici e preposizioni e congiunzioni bisillabiche: l'accento sparisce semplicemente. Così {{polytonic|μετὰ δέ}} + {{polytonic|ἡμῶν}} ''metà dé + h&#275;mốn'' > {{polytonic|μετὰ δ’ ἡμῶν}} ''metà d’h&#275;mốn'' («con noi»), {{polytonic|ἀλλά}} + {{polytonic|ἐγώ}} ''allà + egố'' > {{polytonic|ἀλλ’ ἐγώ}} ''all’ egố'' («ma io»);
*# parola polisillabica con accento acuto finale: l'accento acuto è ritratto sulla sillaba precedente: {{polytonic|πολλά}} + {{polytonic|εἶδον}} ''pollá + eĩdon'' > {{polytonic|πόλλ’ εἶδον}} («vidi molte cose»);
* aferesi o elisione inversa: l'uso più frequente consiste nel sostituire la vocale elisa con un apostrofo, mentre l'accento non viene riportato: {{polytonic|ὦ ἄναξ}} ''ỗ ánax'' > {{polytonic|ὦ ’ναξ}} ''ỗ ’nax'' («o re!»). In certe edizioni, più raramente, l'accento è conservato: {{polytonic|ὦ ῎ναξ}} ''ỗ ’'nax''.
 
Quando due parole si sono fuse in una per crasi, invece, occorre considerare il secondo termine:
* se è una [[proclitica]], il risultato della crasi è atono: {{polytonic|καὶ οὐ}} ''kaì ou'' > {{polytonic|κοὐ}} ''kou'' («e non»);
* se ha un accento acuto sulla penultima sillaba, la crasi ha normalmente un circonflesso: {{polytonic|τὰ ἄλλα}} ''tà álla'' > {{polytonic|τἆλλα}} ''tãlla'' («le altre cose»);
* negli altri casi, l'accento del secondo termine rimane inalterato: {{polytonic|ὦ ἄνθρωπε ''ỗ ánthr&#333;pe}} > {{polytonic|ὤνθρωπε}} ''ốnthr&#333;pe'' («o uomo!»).
 
=== Segni filologici ===
<div style="float:left; padding:10pt"><span style="font-size:3.4375em">{{Unicode|ᾱ ῐ δ̣}}</span></div>
Alcuni segni sono utilizzati a fini puramente grammaticali o [[filologia|filologici]]; compaiono quindi soltanto nelle opere didattiche, filologiche o scientifiche ([[epigrafia|epigrafiche]], [[papirologia|papirologiche]], [[paleografia|paleografiche]], ...)
 
È il caso, ad esempio, dei segni di ''lunga'' e di ''breve'' (segni diacritici che risalgono al Medioevo), che permettono di indicare la [[quantità vocalica]] α ''a'', ι ''i'', υ ''u''. La scrittura, infatti, è ambigua, poiché lo stesso carattere indica due fonemi. L'[[alfa (lettera)|alfa]] α ''a'', per esempio, può valere [a] o [aː]. Per indicare la quantità, si utilizzerà ᾱ ''&#257;'' per [aː] e ᾰ ''&#462;'' per [a]. Allo stesso modo: ῑ ''&#299;'' et ῐ ''&#464;'', ῡ ''&#363;'' e ῠ ''&#468;''.
 
Infine, nelle edizioni filologiche, le lettere la cui lettura è incerta (di solito perché la fonte è corrotta e non esiste la possibilità di fare confronti con un altro esemplare del testo) hanno un punto sottoscritto. A titolo di esempio, si prenda il seguente frammento di [[Saffo]], secondo l'edizione di David A. Campbell, ''Greek Lyric, Sappho and Alcaeus'', ed. Loeb Classical Library (i passaggi mancanti sono tra parentesi quadre - e le eventuali lettere all'interno sono solo congetturate -; il punto singolo indica invece una lettera non leggibile):
 
:{{Unicode|]ανάγα̣[}}<br>
:{{Unicode|] . [ ]εμνάσεσθ’ ἀ[}}<br>
:{{Unicode|κ]αὶ γὰρ ἄμμες ἐν νεό[τατι}}<br>
:{{Unicode|ταῦ̣τ̣’ [ἐ]πόημμεν·}}<br>
:{{Unicode|πό̣λ̣λ̣α̣ [μ]ὲν γὰρ καὶ κά[λα}}<br>
:{{Unicode|. . .η̣ . [ ]μεν, πολι[}}<br>
:{{Unicode|ἀ]μμε̣[ . ]ὀ[ξ]είαις δ̣[}}<br>
 
[[Papiri di Ossirinco|Papiro di Ossirinco]] 1231, frammento 13 + 2166(a)7a
 
=== Unione dei segni diacritici ===
<div style="float:left; padding:10pt"><span style="font-size:3.4375em">{{Unicode|ᾗ ὤ ῢ}}</span></div>
Una vocale iniziale minuscola può avere al massimo tre segni diacritici differenti, che si collocano sopra di essa.
 
La loro collocazione risponde a norme precise: l'accento si piazza a destra dello spirito o della coronide ({{Unicode|ἄ}}), oppure al di sopra di essi se è circonflesso ({{Unicode|ἆ}}), l'eventuale iota muto si sottoscrive e non disturba affatto gli altri segni diacritici.
 
Se è presente la dieresi, l'accento acuto e quello grave si collocano tra i due puntini, l'accento circonflesso si pone al di sopra.
 
Con le maiuscole, i segni diacritici si collocano a sinistra della lettera e lo iota muto è ascritto: {{Unicode|Ἄ, Ἆ, Ωι, Ϋ͂, Ϊ}}.
 
== Sistema monotonico ==
<div style="float:left; padding:10pt"><span style="font-size:3.4375em">ά έ ί</span></div>
Nel corso della sua lunga storia, la lingua greca non ha smesso di evolversi. Durante questo processo l'accento musicale è diventato un accento di intensità, si è perso il fonema [h] ([[psilosi]]), lo iota muto è divenuto effettivamente tale. Così, i tre accenti, gli spiriti e lo iota sottoscritto sono dunque inutili nella lingua attuale, la [[lingua greca|δημοτική]] ''ðimotikí'' e negli usi moderni della [[katharevousa|καθαρεύουσα]] (che può conservare per tradizione i segni diacritici antichi).
 
Occorse attendere tuttavia l'aprile [[1982]] perché il governo accettasse, per decreto, il sistema detto ''monotonico'' (μονοτονικό σύστημα ''monotonikó sístima''), dal momento che utilizza un solo tipo di accento scritto, che segnala il posto dell'[[accento tonico]]. Questo accento unico sostituisce i tre accenti del greco antico. Viene tracciato generalmente come un accento acuto, benché alcuni editori preferiscano un accento dritto, per ben marcare questa distinzione. L'[[Unicode]], al riguardo, offre una collocazione specifica alle lettere accentuate del sistema monotonico. A seconda del font utilizzato, gli accenti acuti politonici e gli accenti monotonici possono avere un tracciato diverso.
 
Il greco attuale utilizza ancora la dieresi per eliminare le ambiguità: Ευρωπαϊκό ''Evropaïkó'', «europeo»; senza dieresi, la parola *Ευρωπαικό ''Evropaïko'' si leggerebbe ''*Evropekó''.
 
L'accento acuto non si impiega normalmente per i monosillabi. Nel caso di omonimie, però, ha funzione distintiva: που [[pronome]] relativo è diverso da πού, [[avverbio]] interrogativo di luogo («dove?»).
 
Anche se non si tratta realmente di segni diacritici, è bene segnalare ancora la κεραία e l'ἀριστερή κεραία che, nella numerazione greca, servono a distinguere le lettere dai numerali. Così: 1996 = ͵αϡϟϛ, 42 = μβʹ.
 
== Bibliografia ==
* [[Michel Lejeune]], ''Phonétique historique du mycénien et du grec ancien'', Éditions Klincksieck, 1967;
* E. Ragon, ''Grammaire grecque'', Éditions Nathan, de Gigord, Paris, 1951, rivista da A. Dain, J.-A. de Foucault et P. Poulain (1961);
* ''The World's Writing Systems'', opera collettiva sotto la direzione di Peter T. Daniels e William Bright, Oxford University Press, 1996.
 
== Voci correlate ==
* [[Grammatica del greco antico]]
* [[Fonetica greca]]
* [[Alfabeto greco]]
* [[Spirito aspro]]
* [[Scrittura]]
* [[Filologia classica]]
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Treccani|luccio}}
* {{fr}} [http://www.cavi.univ-paris3.fr/lexicometrica/article/numero4/1.htm Les textes grecs des origines à nos jours]
* {{Thesaurus BNCF}}
 
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[[Categoria:Alfabeto greco]]
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[[ca:Diacrítics del grec]]
[[de:Polytonische Orthographie]]
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[[fr:Diacritiques de l'alphabet grec]]
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