Nuraghe San Pietro (Torpè) e Linea S40 (rete celere del Canton Ticino): differenze tra le pagine

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{{dividi|Nuraghe San Pietro|Nuraghi del territorio di Torpè}}
{{Infobox trasporto pubblico
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{{S-Bahn Canton Ticino/Linea 40}}
La '''linea S40''' della [[rete celere del Canton Ticino]] collega l'[[aeroporto di Milano Malpensa]] a [[Como]], passando per le città di [[Busto Arsizio]], [[Gallarate]], [[Varese]], [[Lugano]], [[Mendrisio]] e [[Chiasso]]. Il servizio è operato da [[TiLo]].
 
== Storia ==
Il '''[[nuraghe]] San Pietro''' è situato su un piccolo rilievo che si erge in mezzo a una piana di natura alluvionale, a ridosso della sponda sinistra del [[Rio Posada]], nell'omonima località del territorio di [[Torpè]], in [[provincia di Nuoro]], in [[Sardegna]]. È uno dei [[monumenti preistorici]] più importanti della sub-regione delle [[Baronie]].
{{Vedi anche|Ferrovia Mendrisio-Varese}}
La linea viene attivata nel novembre 2014 sul tracciato [[Stazione di Albate-Camerlata|Como Camerlata]]-[[Stabio]] via [[Mendrisio]]<ref>[https://www.rsi.ch/news/ticino-e-grigioni-e-insubria/Mendrisio-Stabio-inaugurata-3173605.html Mendrisio-Stabio inaugurata] RSI.ch, 26 novembre 2014</ref>, per poi essere prolungata fino a [[Varese]] nel gennaio 2018 e a Malpensa Aeroporto nel giugno seguente; a settembre dello stesso anno il capolinea orientale viene riposizionato a Como San Giovanni<ref>[https://www.varesenews.it/2018/09/settembre-novita-collegamenti-tilo/746343/ Da settembre novità per i collegamenti TILO] [[VareseNews]], 3 settembre 2018</ref>.
 
Il prolungamento Varese-Malpensa era originariamente previsto per la [[linea S50 (rete celere del Canton Ticino)|linea S50]] da e per [[Bellinzona]]; il cambiamento è stato deciso unilateralmente nel giugno 2017 da Regione Lombardia, che optò appunto per prolungare la S40.
== Collocazione geografica e contesto territoriale ==
Nel territorio della Baronia (alla quale appartiene il Comune di Torpè) sono presenti numerosi monumenti del periodo nuragico e pre-nuragico, la densità di monumenti dell’area non è però tra le più elevate dell’isola. In particolare nella sub-regione dell’Alta Baronia tale densità è ancora più bassa ma, all’interno di quest’area, il territorio del comune di Torpè è quello in cui si può contare il più elevato numero di monumenti. Distribuiti su una superficie di 91,5 km2 sono presenti ben dodici nuraghi, una [[tomba dei giganti]] (in passato erano presenti altre due tombe dei giganti di cui si conosceva nome e ubicazione, ma attualmente non è stato possibile rilevarle), due villaggi nuragici, cinque [[domus de janas]] e due nicchie scavate nella roccia. Il territorio di Torpè è attraversato da ovest verso est dal corso del Rio Posada, che lo divide in due parti, una a Nord sulla sponda sinistra del fiume, che comprende la parte più consistente della superficie comunale, e una a Sud, sulla sponda destra, che pur avendo una superficie inferiore, è quella in cui si trova l’attuale abitato di Torpè. La quasi totalità dei monumenti preistorici è invece collocata nel versante Nord del territorio, a partire dai bassi rilievi a ridosso del corso d’acqua fino ai declivi della collina di Cùcuru ‘e Luna.
 
Tale decisione, motivata con la necessità di non sovrapporsi agli orari ferroviari in vigore sulle relazioni da e per il [[Piemonte]] impieganti l'interscambio di Gallarate, ha causato proteste da parte delle autorità ticinesi, che avevano caldeggiato l'istituzione di una relazione diretta tra Lugano e il maggior aeroporto nord-italiano<ref name=nolugamal />. Successivi summit tra le parti hanno tuttavia confermato l'intenzione di istituire, in tempi successivi, la relazione diretta in questione<ref>[http://www.varesenews.it/2017/07/arcisate-stabio-garantiremo-il-collegamento-lugano-malpensa/635783/ Arcisate-Stabio, “garantiremo il collegamento Lugano-Malpensa”] - ''[[VareseNews]]'', 5 lug 2017</ref>.
== Descrizione del monumento ==
Il nuraghe San Pietro è un nuraghe arcaico, di tipo complesso quadrilobato, costituito da un mastio centrale e quattro torri laterali aggiunte e realizzato con grossi blocchi sbozzati di [[trachite]] rossa locale. La torre centrale, con un diametro interno di 4,1 m presenta l’ingresso, situato a Sud-Sud-Est, di forma rettangolare sovrastato da un [[architrave]] in trachite di grosse dimensioni che ne delimita l’altezza in 1,75 m; esso è affiancato al lato destro da una garitta di guardia larga 1,2 m e profonda 2,2 m e, al lato sinistro da una scala (larga 1,2 m) ad andamento elicoidale che portava al terrazzo o più presumibilmente al piano soprastante (che purtroppo , a causa dei crolli non è giunto fino ai nostri giorni). Un breve corridoio conduce all’ambiente centrale in cui si trovano tre nicchie disposte a croce, realizzate con muri aggettanti che terminano in un arco a sesto acuto e hanno tutte, più o meno, le stesse dimensioni, con un'apertura media di 0,8 m, una profondità di 1,5 m e un’altezza di 2,1 m. La camera centrale ha un’altezza residua di 3,5 m in quanto la [[tholos]] originale è crollata in epoche precedenti.
 
== Orario di servizio ==
Davanti all'ingresso della torre in direzione Sud si trova un cortile murato che mostra le diverse fasi costruttive del monumento in quanto la pietra utilizzata non è più la trachite, ma lo [[scisto]] lavorato in lastre di piccole dimensioni. Il cortile, di forma quasi rettangolare, ha una larghezza di circa 5 m per una lunghezza di 3,3 m. Al centro si trova il pozzo che ha un’imboccatura di 60 cm di diametro e che, con rivestimento in pietre, si allarga ad imbuto fino a raggiungere la profondità di 5,8 m. Ad Est e ad Ovest del cortile si aprono gli ingressi di due delle quattro torri esterne. Il cortile è l’unico punto di accesso alla torre centrale. Per accedere al cortile si deve attraversare uno stretto corridoio, lungo 2,8 m e largo 0,8 m. Questo corridoio, orientato in direzione Sud-Sud-Ovest, mostra nella parte centrale sulla destra una piccola nicchia sopraelevata e termina con un architrave che costringe il visitatore a chinarsi, infatti l’architrave è posto a un’altezza di circa 1 m. All’interno del cortile, a fianco all’imboccatura del corridoio d’ingresso, in direzione Ovest è presente una [[feritoia]]
Per i primi quattro anni d'esercizio la linea fu operativa solo nei giorni feriali e unicamente nelle ore di maggior frequentazione<ref>[https://www.cdt.ch/ticino/cronaca/120914/c-egrave-pi-ugrave-tilo-nei-nuovi-orari-ffs C'è più TILO nei nuovi orari FFS] Cdt.ch, 10 dicembre 2014</ref>. Con l'apertura della bretella tra [[Arcisate]] e [[Stabio]] il servizio è stato esteso a tutta la settimana, con [[Orario cadenzato|cadenzamento orario]] per ambedue le direzioni. Da giugno 2018 un treno ogni due ore si attesta allo scalo di [[Stazione di Malpensa T2|Malpensa Aeroporto Terminal 2]], soppiantando tra Gallarate e l'aeroporto la [[Linea S30 (rete celere del Canton Ticino)|linea S30]]<ref>{{cita web|url=http://tilo.ch/Tools/News-list/Servizi-S40-e-S50.html|titolo= Entrata in servizio completa linee S40 e S50 |editore=TiLo|accesso=19 dicembre 2017}}</ref>.
 
Sono previste le coincidenze a Como San Giovanni con i treni della [[Ferrovia Como-Lecco|linea per Lecco]] e a [[Varese]] con i treni da e per [[Milano]] e [[Treviglio]].
di forma conica e con volta aggettante (ora crollata) che ha un’apertura di 0,6 m e dopo aver attraversato per 2,5 m la parete muraria, si apre verso l’esterno con un’apertura residua di circa 0,2/0,3 m, la feritoia permette di vedere al di fuori dell’edificio nella zona prospicente l’ingresso.
 
== Materiale rotabile ==
Proseguendo verso Ovest, oltre la feritoia, si trova la torre di Sud-Ovest, realizzata con massi di scisto di medie e piccole dimensioni, essa presenta alla base una sezione in muratura che potrebbe aver fatto parte di un edificio anteriore, sopra al quale è stata poi edificata la torre<ref name="d'Oriano, 1984">Rubens d’Oriano, in Nuovo Bollettino Archeologico Sardo, Carlo Delfino Editore, Sassari, 1984, pag. 381</ref>. A questa si accede dal cortile attraversando un breve corridoio lungo 1,6 m e largo circa 0,7 m, sormontato da un architrave nel punto d’ingresso alla torre, posta a un’altezza di 1,5 m. Il piano di calpestio della torre si trova a circa 0,5 m più in basso rispetto al piano di ingresso. L’altezza residua della torre nel suo punto più alto è di 2,4 m. Sulla parete Nord è stata ricavata una nicchia posta a circa un metro d’altezza dalla base, profonda 1,7 m e con imboccatura larga 0,7 m.
Tutte le corse utilizzano elettrotreni [[Elettrotreno FFS RABe 524|RABe 524]] a 6 casse della società [[TiLo]], appartenenti alla famiglia [[FLIRT]], operati da personale [[Trenord]] in territorio italiano e [[Ferrovie Federali Svizzere|FFS]] in territorio elvetico.
Sempre dal cortile si accede alla torre di Sud-Est attraverso un corridoio lungo 2 m e largo circa 0,7 m. In questa torre (del diametro di 3 m), realizzata anch’essa con massi di scisto di medie e piccole dimensioni, si trovano due nicchie sopraelevate rispetto al piano della torre. La nicchia posta ad Est della torre, larga 0,8 m e profonda solo 0,5 m, sembra il risultato della chiusura di un’antica apertura verso l’esterno, in quanto è evidente la discontinuità nella muratura e le pietre, seppur disposte in modo orizzontale, non sono legate con la restante parte del muro e sono state quindi collocate in un secondo momento. La nicchia posta a Nord ha un’apertura di 0,6 m ed è profonda 1,5 m ed è in tutto simile a quelle delle altre torri.
A Nord-Est del mastio centrale è situata la terza torre, che ha un diametro di 3,4 m con ingresso in direzione Est. Al centro della torre sono stati rinvenuti degli strati d’argilla attribuibili alla presenza di un focolare centrale, mentre lungo buona parte della sua circonferenza, la base della torre presenta un basso muro di circa 0,3 m a formare un lungo sedile (questo è un aspetto architettonico che è presente in molte torri laterali di nuraghi o capanne nuragiche, come ad esempio nel [[Santuario nuragico di Santa Cristina]] a Paulilatino, nella cosiddetta “capanna dei capi”). Anche in questa torre è stata ricavata una nicchia sopraelevata abbastanza profonda (1,90 m) sulla parete Ovest, mentre la parete in direzione Sud si interrompe aprendosi verso un lungo corridoio senza uscita (di 6,8 m), probabilmente adibito a deposito.
L’ultima delle quattro torri, è quella di Nord-Ovest ed ha un ingresso sopraelevato in direzione Est. Quest’ingresso è sormontato da un architrave che limita l’apertura ad un’altezza di 1,15 m, mentre la larghezza è di 0,7 m. Questa è la torre della quale si è conservato il maggior numero di filari in pietra ed è quindi la più alta tra le quattro torri perimetrali (2,9 m). Non presenta nicchie e misura 3,4 m di diametro.
 
==Il villaggioNote nuragico==
<references/>
A qualche decina di metri dal nuraghe omonimo, è ubicato il [[villaggio nuragico]] di San Pietro. Di questo antico villaggio, che probabilmente circondava l’intero nuraghe, è stata scavata solo una piccola parte, dagli scavi è rinvenuta una struttura formata da 6-7 vani di forma rettangolare edificati utilizzando lastre di scisto locale di piccole dimensioni. Si pensa che il villaggio sia stato abitato anche in epoca romana, fino al I e II secolo d. C. Sarebbe auspicabile l’avvio di una nuova campagna di scavi al fine di far emergere l’intero villaggio nuragico. La parte ora visibile è in stato di abbandono e la sua esistenza è compromessa dagli agenti atmosferici e dallo sviluppo degli arbusti di [[macchia mediterranea]] che da sempre colonizzano l’intera area causando dei crolli.
 
== StoriaVoci degli scavicorrelate ==
* [[TiLo]]
Il più antico documento che attesti l’esistenza del nuraghe San Pietro risale alla metà del secolo IXX, si tratta del “Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna” di [[Goffredo Casalis]], nella parte riguardante la Sardegna curata da [[Vittorio Angius]]
* [[Ferrovia del Gottardo]]
. Dice l’Angius: “Nel territorio di Torpè si possono vedere cinque nuraghi, […], il secondo presso le rovine dell’antica cappella di S. Pietro, in distanza dal paese di un’ora.” <ref>Luciano Carta, a cura di, Vittorio Angius, Città e villaggi della Sardegna dell’Ottocento, vol 3°, Ilisso Edizioni, Nuoro, 2006 (riedizione dell’opera: G. Casalis, Dizionario geografico – storico – statistico - commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna vol.1 - 28, G. Maspero e G. Marzorati, Torino, 1832-56. Selezione dei lemmi relativi alla Sardegna), pag. 1707-1709</ref>. Ai primi anni del Novecento l'archeologo [[Antonio Taramelli]] dice del nuraghe: “Nuraghe Santu Perdu, nel piano, poco lungi dal Rio di Posada; si vede che è un nuraghe, ma è ridotto ad un cumulo di pietre.”<ref name="Taramelli, 1933">Antonio Taramelli, Carte Archeologiche della Sardegna, ediz. archeologica della carta d'Italia al 100.000, foglio 195, Orosei, IGM, Firenze, 1933, tav IV, NW, prov. di Nuoro, com. di Torpè</ref>. La situazione è rimasta pressoché identica fino al settembre 1973, quando, in seguito una serie di danneggiamenti causati da scavi clandestini, il monumento divenne oggetto di interesse di studio ed iniziarono gli scavi archeologici organizzati dalla Soprintendenza di Sassari e di Nuoro <ref>Fulvia Lo Schiavo, in Nuove testimonianze archeologiche della Sardegna Centro-Settentrionale, Ed. Dessì, Sassari, 1976, pag. 76-77</ref>.
* [[Rete celere del Canton Ticino]]
 
== Collegamenti esterni ==
Durante le prime campagne di scavi, gli archeologi scoprirono che oltre al mastio della torre centrale, intorno a questa vi erano altre tre torri e un cortile d’ingresso. Alle torri poste nel versante Sud si accedeva dal cortile stesso così come alla torre centrale, mentre la torre posta a Nord-ovest aveva un accesso autonomo dall'esterno del monumento. Le campagne di scavi alle quali fu sottoposto il sito furono ben cinque<ref name="Fadda, Bollettino 1984">Maria Ausilia Fadda, in Nuovo Bollettino Archeologico Sardo, 1984, pag. 377</ref>. Solo durante le ultime di queste, eseguite tra il 1980 e il 1984 e dirette dall'archeologa Maria Ausilia Fadda, il complesso nuragico fu completamente riportato alla luce. La stessa archeologa ebbe modo di descrivere i risultati degli scavi effettuati sul Nuraghe San Pietro di Torpè in un importante convegno di studi svoltosi a Selargius e a Cagliari nel mese di novembre del 1984<ref name= "Fadda, Convegno 1984">Maria Ausilia Fadda, La Sardegna nel Mediterraneo tra il Bronzo medio e il Bronzo recente, 16-13-sec. a.C.: atti del 3° convegno di studi "Un millennio di relazioni tra la Sardegna e i paesi del Mediterraneo" Selargius, Cagliari, 19 - 22 novembre 1984.</ref>. La relazione della Fadda descrive in modo preciso e dettagliato la struttura del nuraghe complesso, sottolineando che durante l’ultima fase degli scavi era emerso il muro più esterno del mastio centrale sul lato Est e, dopo aver spostato una grande quantità di detriti dovuti ai crolli, a una profondità di 3 m circa è affiorata la struttura della torre di Nord-Est. Gli archeologi erano convinti che esistesse un corridoio di collegamento tra questa e il cortile antistante l’ingresso del mastio centrale<ref name= "Fadda, Bollettino 1984"/>. In realtà, tale collegamento non esisteva, il vano che parte nella parete Sud della torre si interrompe dopo 6,8 m e da quel punto parte invece il muro che delimita a Nord la torre di Sud-Est che gli scavi hanno poi messo in luce. Oltre ai materiali di crollo, il deposito di oltre 3 m, che ricopriva le strutture del monumento, era costituito da un terriccio compatto di colore chiaro, misto a ciottoli fluviali, materiali probabilmente portati dalla furia delle acque durante le numerose inondazioni che la piana alluvionale, in cui è sito il nuraghe, ha certamente subito nel corso dei millenni<ref name="Fadda, Bollettino 1984"/> (inondazioni che si sono verificate anche in epoche recenti prima della costruzione della diga sul Rio Posada, ma che, purtroppo, si sono verificate anche negli ultimi anni nonostante la presenza della diga e degli argini di contenimento del fiume, queste ultime inondazioni non hanno, però, raggiunto il piccolo rilievo del nuraghe). Alla base della torre è infine emerso il basso bancone litico (sedile) che si estende per buona parte della circonferenza. È in questa zona che sono stati rinvenuti numerosi vasi integri e altri ridotti in pezzi, ma ancora ricomponibili. È sempre durante questo scavo che sono stati ritrovati i segni del focolare centrale della torre, caratterizzato da una serie di pietre arrotondate che ne delimitavano lo spazio e da diversi strati d’argilla, di cenere e carbone che testimoniano il lungo periodo di utilizzo del focolare<ref name="Fadda, Convegno 1984"/>.
*{{cita web|http://www.tilo.ch|Sito ufficiale TiLo}}
Nella quinta ed ultima campagna di scavi, affidata dalla Fadda all’archeologo Rubens D’Oriano e che si svolse tra il 1983 ed il 1984, i lavori hanno riguardato l’esplorazione stratigrafica della torre di Sud-Ovest<ref name="d'Oriano, 1984">Rubens d’Oriano, in Nuovo Bollettino Archeologico Sardo, Carlo Delfino Editore, Sassari, 1984, pag. 381</ref>. Lo scavo di questa torre ha riservato le maggiori sorprese, infatti ha permesso di stabilire che almeno quella parte del nuraghe è stata utilizzata per un periodo che supera di gran lunga il millennio: dalle fasi finali del bronzo antico (nel secondo millennio a.C.) fino all’età imperiale romana. Si presume che solo questa torre abbia avuto una vera funzione durante il periodo della dominazione romana dell’età imperiale infatti, secondo il parere della dottoressa Fadda, tra il I e il II secolo d. C. la torre fu utilizzata come granaio. Nello strato attribuibile a tale periodo storico, è stata infatti rinvenuta una notevole quantità di grano e di fave, accompagnate da frammenti dei contenitori di legno e sughero nei quali erano conservati, insieme ai resti di una cesta in giunco intrecciato. Il cereale ritrovato, pressoché carbonizzato, è stato sottoposto ad analisi paleobotaniche che sono state eseguite dal dottor Lorenzo Costantini del Ministero dei Beni Culturali, che hanno accertato che si trattava di tre diverse qualità di grano, delle quali una di origine orientale. Sempre secondo il parere dell’archeologa, con buone probabilità questo grano era stato coltivato nella fertile vallata alluvionale. La stratificazione dei ritrovamenti consente di supporre che il granaio suddetto sia stato poi sepolto dai crolli, infatti in uno strato superiore a questo sono state rinvenute delle antiche sepolture realizzate a seguito dei crolli. Ciò significa che il nuraghe San Pietro ha avuto nei secoli diverse destinazioni d’uso e funzioni, fino a diventare un luogo adibito alle sepolture<ref name="Fadda, Convegno 1984"/>.
 
{{Rete celere del Canton Ticino}}
==Reperti ==
{{portale|Ticino|trasporti}}
Le campagne di scavo hanno restituito un abbondantissimo materiale di grande interesse, sia per le caratteristiche strutturali che presenta, sia per le considerazioni connesse con la sua posizione stratigrafica.
 
[[Categoria:Rete celere del Canton Ticino]]
Nella torre di Sud-Ovest, sotto lo strato di epoca imperiale, sono stati rinvenuti:
[[Categoria:Trasporti a Como]]
* Ciotoloni di epoca nuragica, alcuni dei quali hanno l’ansa asciforme tipica della Cultura di Bonnannaro;
[[Categoria:Trasporti a Lugano]]
* Tegami con decorazione a pettine appartenenti allo strato inferiore. Per cercare di stabilire una difficile datazione, si deve considerare che nel sito non sono stati rinvenuti oggetti in ceramica con decorazioni a cerchielli che sono comunemente considerati di epoca nuragica più recente rispetto alle decorazioni a pettine;
* piccole tazze con presa verticale, vasi su piede, vasi troncoconici, anforetta biansata, ceramiche non comuni nel repertorio del vasellame nuragico che paiono ricollegabili a tipi di culture extra insulari della tarda Età del bronzo<ref name="d'Oriano, 1984"/>;
* Alcuni oggetti bronzei come un pugnale, una piccola ascia e un frammento di “panella” (pezzo di bronzo o rame pronto per la lavorazione) sono stati ritrovati insieme a un vaso, una sorta di crogiolo, che potrebbe far pensare a una fusione e una lavorazione locale del metallo<ref name="d'Oriano, 1984"/>;
* Tra i reperti vi sono i resti di alcuni contenitori in legno e sughero, parti di ceste di giunchi intrecciati e anfore che contenevano ancora al loro interno chicchi di grano e fave<ref name="d'Oriano, 1984"/>;
* Fra i bronzi spicca un esemplare di specchio di lamina ovale, con manico lavorato a treccia, nell’ultimo riquadro del manico è presente un particolare decorativo che consiste nella figura di un uccellino in posizione obliqua<ref name="Lo Schiavo, 1976">Fulvia Lo Schiavo, in Nuove testimonianze archeologiche della Sardegna Centro-Settentrionale, Ed. Dessì, Sassari, 1976, pag. 76-77 </ref>.
I numerosi reperti sono custoditi, e in parte esposti, presso il [http://www.museoarcheologiconuoro.beniculturali.it/ Museo Nazionale Archeologico di Nuoro].
 
== Storia del Nuraghe San Pietro ==
Il Nuraghe San Pietro ha avuto una vita lunghissima, esso è stato abitato o utilizzato con diverse funzioni nel corso di quasi due millenni. La parte più antica del nuraghe è certamente la torre centrale costruita in trachite, con massi di notevoli dimensioni che caratterizzano le costruzioni nuragiche più arcaiche. Anche se non è stata fatta una precisa datazione, si può supporre che la costruzione del mastio centrale risalga ai secoli precedenti la metà del secondo millennio a.C.
Le altre quattro torri sono state realizzate utilizzando un materiale diverso, lo scisto locale, con massi di dimensioni di gran lunga inferiori. Si deve inoltre osservare che le opere di muratura di queste torri esterne non sono direttamente collegate con la struttura della torre centrale, ma si appoggiano a questa senza entrare a farne parte. Da ciò si evince che la loro costruzione sia avvenuta solo in epoca successiva.
Dall’analisi stratigrafica di queste torri ed in particolare di quella di Sud-Ovest, eseguita da Rubens d’Oriano, si è potuta ricostruire, almeno su larghe linee, la vita di questa torre e, di riflesso, del monumento nel suo complesso.
Nel Bollettino Archeologico stilato in seguito alla quinta ed ultime campagna di scavi il d’Oriano afferma: “È stata così constatata l’esistenza di una stratigrafia abbastanza sicura che testimonia tre fasi principali di vita:
1) primo utilizzo del vano; 2) Momento di intensa attività abitativa e repentino abbandono, databile, forse, ancora entro il secondo millennio a.C.; 3) Occupazione romana della torre, a cominciare dalla fine del I inizi del II secolo d.C.
Per motivi tecnici lo scavo non è stato proseguito sino al raggiungimento della roccia vergine, ed è stato messo in luce un piano continuo di pietre, preparazione del sovrastante piano di calpestio, al di sotto del quale pare proseguire la stratificazione archeologica.”<ref name="d'Oriano, 1984" />;
 
Dalla relazione del d’Oriano si deduce che le torri esterne siano state costruite, con buone probabilità, nel secondo millennio a.C., probabilmente non dopo il XIV periodo nel quale hanno avuto la più intensa attività abitativa. Secondo il d’Oriano la vita abitativa della torre fu bruscamente interrotta quando ancora non si era concluso il secondo millennio a.C.
 
A confermare tale ipotesi si riporta quanto afferma l’archeologa Fulvia Lo Schiavo, in Nuove testimonianze archeologiche della Sardegna centro-settentrionale. L’archeologa scrive a proposito del ritrovamento di alcuni reperti: “[..]; il terriccio in cui erano immersi era ricco di carboni, e le zone intatte dello stesso strato erano costituite da banchi di ceneri; è forse possibile ipotizzare un abbandono improvviso del monumento, forse a seguito di un incendio.”<ref name="Lo Schiavo, 1976">Fulvia Lo Schiavo, in Nuove testimonianze archeologiche della Sardegna Centro-Settentrionale, Ed. Dessì, Sassari, 1976, pag. 76-77 </ref>
 
Ma l’analisi del d’Oriano consente di affermare che il sito su cui è stata realizzata la torre di Sud-Ovest era abitato o in qualche modo utilizzato già in epoche precedenti in quanto la torre e il suo piano di calpestio sembrano poggiare su una struttura antecedente<ref name="d'Oriano, 1984" />.
 
Lo strato superiore più recente, databile nel periodo della dominazione romana e più precisamente tra la fine del I e l’inizio del II secolo d.C., ha visto il nuraghe diventare un deposito di grano e di fave. Secondo il parere degli archeologi che hanno eseguito gli scavi il sito è stato definitivamente abbandonato dopo tale periodo, intorno al III secolo d.C. in epoca imperiale. La natura ha così preso possesso del monumento che ha nei secoli subito numerosi e gravi crolli, inondazioni dovute alle piene del fiume insieme alle intemperie e allo sviluppo della vegetazione, ne hanno ricoperto col tempo le strutture restanti. Con buone probabilità gran parte delle pietre e dei massi degli strati superiori sono state utilizzate nel tempo dagli abitanti del territorio per realizzare muri e altre strutture, così agli archeologi e studiosi, che tra la fine del secolo diciannovesimo e gli anni sessanta del ventesimo hanno visitato il sito, questo appariva come una piccola collina arrotondata, coronata da uno o due filari di massi trachitici che testimoniavano l’esistenza di un nuraghe<ref name="Taramelli, 1933" />. Se da un lato l’azione di scavo dei clandestini ha recato nocumento al sito, d’altra parte ha messo in risalto le sue potenzialità, suscitando l’interesse del mondo accademico e delle istituzioni locali che hanno così dato corso alle campagne di scavi che non hanno deluso le aspettative e hanno rivelato un bene archeologico di grande valore, probabilmente il sito nuragico più importante del vasto territorio tra Siniscola e Olbia.
 
== I nuraghi del territorio di Torpè ==
Il Nuraghe San Pietro fa parte di un sistema di nuraghi che, come si è detto nella parte introduttiva in relazione al territorio, è distribuito lungo la valle del Rio di Posada quasi completamente nel versante della sponda sinistra di questo. Qui di seguito si riportano alcune brevi note sui nuraghi del territorio al fine di far meglio comprendere quali siano stati il ruolo e l’importanza strategica del complesso nuragico di San Pietro.
 
=== Nuraghe Betzu ===
Nuraghe Betzu si trova su un’altura a mezza costa del Monte Ruju, dal sito sono visibili il Monte Albo e le colline attorno alle pianure di Cùcuru ‘e Luna. Il monumento è attualmente per la maggior parte diroccato, tanto che non è chiara la struttura originale. Si è conservato un bastione di circa 3 m di altezza, inserito in una parete di roccia granitica e una serie di massi disposti lungo il perimetro della base della torre, probabilmente l’unica del nuraghe.
 
=== Nuraghe Predas Rujas I, Predas Rujas II e Predas Rujas III ===
Si tratta di una serie di tre nuraghi distanti poche centinaia di metri l’uno dall’altro e prendono il nome dalla collina su cui sono ubicati. Di Predas Rujas I non rimangono che le basi di due torri e di una scala. Alberto Pala, autore di “Torpè, I monumenti archeologici”, suppone che questo nuraghe potesse essere la roccaforte di un sistema di fortificazioni che controllavano tutta la zona, vista la posizione strategica delle tre costruzioni. Infatti, da ognuna di esse sono visibili le altre, in modo da rendere semplice la difesa. Nuraghe Predas Rujas II si trova a ovest rispetto al precedente ed è costituito soltanto da alcune fila di massi sparsi intorno al monumento. Nuraghe Predas Rujas III si trova sul cocuzzolo della collina, il suo ingresso conduce a un corridoio che si affaccia su una camera a pianta circolare, che costituiva probabilmente il mastio centrale della struttura, in cui è presente una nicchia.
 
=== Nuraghe Rampinu ===
Il nuraghe Rampinu si trova a circa 300 m dal nuraghe Betzu, esso è collocato su uno spuntone granitico che sovrasta a Nord la piccola piana di Càstala. L’ingresso del monumento è ostruito da un arbusto di lentisco e da detriti. Sopra l’architrave d'ingresso è presente, come sempre, una finestrella per lo scarico del peso sui lati dell’architrave, anch’essa lesionata a causa dei crolli. Il nuraghe si è probabilmente conservato in ottimo stato fino alla metà del Novecento. Infatti, degli scavi da parte di tombaroli alla fine degli anni settanta del secolo scorso l’hanno gravemente danneggiato, ma nonostante ciò si riescono a distinguere due vani e una scala che collega l’ingresso con il vano superiore del mastio centrale, in cui è presente una nicchia che si è conservata in buono stato.
 
===Nuraghe de Sa Menta ===
Il Nuraghe Sa Menta si trova sulla cima di un promontorio collinare a ovest del lago della diga sul Rio Posada. Di questo monumento restano solo una serie di grossi blocchi di granito che ne componevano la base. Il nuraghe si trovava in discreto stato fino agli anni settanta del secolo scorso, fino a quando l'azione dei soliti cercatori di tesori lo ridusse nello stato in cui si trova ancora oggi.Probabilmente anche in anni più lontani, pastori e contadini avevano già sottratto parte delle pietre, come purtroppo è accaduto in tanti altri nuraghi e monumenti dell’Isola.
 
=== Nuraghe de Sa sedda de sas crejuras ===
Il nuraghe è situato in località Sa sedda de sas crejuras, che si trova circa 3 km dal centro abitato di Torpè. Dell’antico nuraghe restano solo alcune file di massi che, probabilmente, ne componevano la base. Il sito oggi è completamente invaso e coperto dagli arbusti di macchia mediterranea. Non essendo stato sottoposto a scavi e studi archeologici, non è possibile determinarne le caratteristiche originali, anche se a prima vista si potrebbe pensare a un monumento monotorre.
 
===Nuraghe de Santu Juanne ===
Il nuraghe de Santu Juanne (“di san Giovanni”) faceva probabilmente parte di un sistema di controllo e difesa della via di comunicazione verso l’entroterra, infatti esso si trovava sul cucuzzolo della collina che sovrasta da ovest la gola del guado fluviale di San Giovanni. Il monumento è completamente diroccato, infatti, solo il ritrovamento di alcuni cocci di ceramica e un pestello in pietra fluviale testimoniano la frequentazione del sito in epoca nuragica. Il nuraghe di San Giovanni e quello de Sa sedda de sas crejuras sono gli unici monumenti collocati sulla sponda destra del fiume.
 
=== Nuraghe Tilibbas ===
Nel territorio a Nord del corso fluviale, non lontano dai nuraghi di Predas Rujas, ma nella parte inferiore del declivio dell’alta collina di Cùcuru ‘e Luna, spostandosi verso Est, si trova il nuraghe Tilibbas. Si tratta di un nuraghe apparentemente monotorre, attualmente coperto da arbusti di macchia mediterranea e olivastri che ne impediscono la vista completa. Esso ha probabilmente la torre più alta e meglio conservata tra i nuraghi del territorio e sarebbe auspicabile un lavoro di ricerca e di restauro che ne mettesse in evidenza l’imponenza architettonica. Visitato dal Taramelli nei primi anni del Novecento, ha subito alcuni crolli nel periodo successivo, probabilmente causati dall’opera di scavo di tombaroli e cercatori di tesori. Il Taramelli infatti così lo descriveva: “Nuraghe Tilibbas, su un colle a m. 105 presso il confine con Posada; si erge ancora come una torre; l’ingresso è ingombro di massi crollati, si accede attraverso un pertugio nella cupola, ancora in gran parte conservata. Si vedono le tre nicchie nella parete della cella maggiore.”<ref name="Taramelli, 1933" />
Rispetto alla descrizione dell’insigne archeologo, la situazione attuale del nuraghe appare peggiorata: la tholos della torre ha subito dei crolli e il pertugio della cupola è ora diventato una voragine. In soli cento anni questo monumento ha subito, per mano dell’uomo moderno, maggiori danni di quanti gli uomini e il tempo ne avessero causato nei precedenti tremila.
Sul declivio che scoscende a Sud il nuraghe è protetto da un terrazzamento costruito con massi di grandi e medie dimensioni. Il materiale di costruzione del nuraghe e del terrazzamento è la trachite rossa locale, probabilmente estratta, a poche centinaia di metri dal sito, dall’emergenza trachitica denominata “Sa ria ‘e sos turcos” che scende dalla sommità della collina fino a valle. Sa ria ‘e sos turcos è stata con buone probabilità la cava principale per la realizzazione dei nuraghi trachitici del territorio.
 
=== Nuraghe Ulìana ===
Costruito in una posizione strategica, vicino al guado fluviale di San Giovanni, dove il fiume percorre una stretta gola tra due colline, il nuraghe Ulìana consente di controllare l’ampio territorio vallivo ad Est fino al mare e lo stretto passaggio a Ovest verso l’interno. Attualmente, l’edificio si presenta coperto da detriti, che si sono accumulati intorno alle pareti esterne, e da massi. Nonostante i crolli ne abbiano compromesso una visione completa, si capisce facilmente che si tratta di un nuraghe trilobato. Nella camera del mastio, realizzata con grossi massi di scisto locale, sono ancora visibili due nicchie quasi integre, mentre le altre torri sono per buona parte coperte da macchia mediterranea e da olivastri che ne stanno minando definitivamente la struttura.
 
==Note==
<references />
 
== Bibliografia ==
* Alberto Pala, “Torpè, I monumenti Archeologici”, Tipolitografia Ovidio Soggiu, Olbia, 2012
* Luciano Carta, a cura di, Vittorio Angius, Città e villaggi della Sardegna dell’Ottocento, vol 3°, Ilisso Edizioni, Nuoro, 2006 (riedizione dell’opera: G. Casalis, Dizionario geografico – storico – statistico - commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna vol.1 - 28, G. Maspero e G. Marzorati, Torino, 1932-56. Selezione dei lemmi relativi alla Sardegna), pag. 1707-1709
* Maria Ausilia Fadda, in Nuovo Bollettino Archeologico Sardo, 1984, pag. 377
* Maria Ausilia Fadda, LaSardegna nel Mediterraneo tra il Bronzo medio e il Bronzo recente, 16-13-sec. a.C.: atti del 3° convegno di studi "Un millennio di relazioni tra la Sardegna e i paesi del Mediterraneo" Selargius, Cagliari, 19 - 22 novembre 1984. Rubens d’Oriano, in Nuovo Bollettino Archeologico Sardo, Carlo Delfino Editore, Sassari, 1984, pag. 381
* Fulvia Lo Schiavo, in Nuove testimonianze archeologiche della Sardegna Centro-Settentrionale, Ed. Dessì, Sassari, 1976, pag. 76-77
* Antonio Taramelli, Carte Archeologiche della Sardegna, ediz. archeologica della carta d'Italia al 100.000, foglio 195, Orosei, IGM, Firenze, 1933, tav IV, NW, prov. di Nuoro, com. di Torpè
* Fulvia Lo Schiavo, Nuraghe San Pietro, in "Sardegna centro orientale dal Neolitico alla fine del mondo antico" Sassari, 1978.
* Giovanni Lilliu, La civiltà dei Sardi, dal Paleolitico all'età dei nuraghi, Edizione riveduta e ristampata Torino 1963, e Ed. Il Maestrale, Nuoro 2003.
* Alberto Pala, Torpè nella cartografia di Carlo De Candia nel sec. XIX, Ed. Solinas, Nuoro 2001.
* Pietro Tamponi, Notizie degli scavi di antichità comunicate alla Reale Accademia dei Lincei per ordine M.S. E il Ministro della Pubblica Istruzione, Tipografia della Reale Accademia Dei Lincei di proprietà dell'avvocato V.Salviucci, Roma 20 marzo 1982.