Alessandrino (metrica) e Bigfoot Junior: differenze tra le pagine

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{{W|animazione|gennaio 2018}}
L'alessadrino o ''martelliano'' è un [[verso]] composto da due [[emistichio|emistichi]] di almeno sei [[sillaba|sillabe]] ciascuno, nei quali la sesta sillaba è accentata.
{{F|animazione|gennaio 2018}}
{{S|animazione}}{{Film
| titolo italiano = Bigfoot junior
| titolo originale = The Son of Bigfoot
| immagine = Bigfoot_Junior.png
| didascalia = Adam e suo padre in una scena del film
| paese = [[Belgio]]
| paese 2 = [[Francia]]
| lingua originale =
| anno uscita = [[2017]]
| genere = animazione
| genere 2 = avventura
| genere 3 = commedia
| genere 4 = drammatico
| regista = Jeremy Degruson, Ben Stassen
|doppiatori originali =
*[[Pappy Faulkner]]: Adam Harrison
*[[Christopher L. Parson]]: Bigfoot/Dr. Harrison
*[[Marieve Herington]]: Shelly Harrison
*[[Terrence Stone]]: Wallace Eastman
*[[Johnny Wesley]]: Dr. Billingsley
|doppiatori italiani =
*[[Lorenzo D'Agata]]: Adam Harrison
*[[Massimo De Ambrosis]]: Bigfoot/Dr. Harrison
*[[Claudia Catani]]: Shelly Harrison
*[[Alessio Cigliano]]: Wallace Eastman
*[[Carlo Reali]]: Dr. Billingsley
*[[Alessandro Rossi]]: Wilbur
*[[Gabriele Lopez]]: Steve
*[[Davide Lepore]]: Trapper
*[[Ughetta D'Onorascenzo]]: Weecha
*[[Roberta De Roberto]]: Tina
*[[Mattia Fabiano]]:Tony
}}
'''''Bigfoot Junior''''' (''The Son of Bigfoot'') è un film d'animazione franco-belga {{citazione necessaria|di genere commedia drammatica}} diretto da [[Ben Stassen]] e [[Jeremy Degruson]].
 
==Trama==
Nella [[metrica]] [[lingua francese|francese]] e [[lingua provenzale|provenzale]], l<nowiki>'</nowiki>'''alessandrino''' è un [[verso]] composto da un doppio [[esasillabo]] (''hexasyllabe''). Nella [[metrica italiana]] all'esasillabo corrisponde il [[settenario]]. Quindi l'alessandrino o martelliano può essere definito anche come un doppio settenario. In altre parole è formato da due parti giustapposte, ognuna delle quali è detta [[emistichio]], indipendenti l'una dall'altra. Esso fa parte dunque della serie di "versi composti" della metrica italiana<ref>Tra i versi composti vi sono il doppio quinario (che compare nella poesia duecentesca, in particolare nella laude ''Quando t'aliegre, uomo d'altura'' di [[Iacopone da Todi]], poi nel Settecento nella versificazione dell'opera e dell'ode-canzonetta, fino alla ballata romantica ottocentesca, alla metrica barbara e a [[Pascoli]], come nella lirica ''L'ora di Barga'') il doppio senario (introdotto in pratica, dopo rarissime apparizioni nella poesia duecentesca, nell'Ottocento, con [[Giovanni Berchet]] e [[Alessandro Manzoni]], il quale lo usa nel coro dell'atto III dell' ''Adelchi''; è usato sino a [[D'Annunzio]]), il doppio ottonario (rarissimo, usato da [[Carducci]] nel componimento ''La sacra di Enrico Quinto'' e da [[Enrico Thovez]] ne ''Il poema dell'adolescenza'') e il doppio novenario (usato da Gozzano con delle rime interne, come in ''Alle soglie'').</ref>. Alcuni studiosi chiamano questo metro anche "tetradecasillabo".
Il tredicenne Adam vive un'adolescenza complicata per via dei suoi capelli scombinati e dei suoi piedi molto grandi, che lo rendono il bersaglio di tre bulli. Partito alla ricerca del padre, misteriosamente scomparso, scopre che si tratta in realtà di [[Bigfoot]]; col tempo, inoltre, scopre di avere dei poteri, come la velocità e la capacità di comunicare con gli animali. Lui e suo padre dovranno lottare contro un'azienda che vuole un campione del loro DNA per sfruttarlo contro la calvizie.
 
==Personaggi==
'''Protagonisti'''
*Adam
*Shelly
*Big Foot
*Katrina
*Camionista
'''Altri personaggi'''
*Weecha
*Trapper
*Wilbur
*Steve
*Tina
'''Antagonisti'''
*Tony
*Charlie
*Dale
*Insegnante dell'aula di punizione
*Sig. Jones
*Wallace Eastman
*Dottor Billingsley
*Scagnozzi
 
==Distribuzione==
== Caratteristiche ==
Il film è stato {{citazione necessaria|distribuito in vari paesi l'11 agosto 2017 e in [[Italia]] il 25 gennaio 2018}}.
Trattandosi di due settenari giustapposti, per quanto riguarda gli schemi ritmici, varranno quelli più frequenti per il [[settenario]], vale a dire lo schema (2<sup>a</sup>)-4<sup>a</sup>-6<sup>a</sup> e quello 3<sup>a</sup>-6<sup>a</sup>, dove i numeri si riferiscono al numero della sillaba. Ovviamente, il fatto che questi siano gli schemi ritmici più frequenti non implica che siano i soli a dover essere adoperati; anzi, una certa libertà ritmica è concessa, eccezion fatta per l'accento sulla 6<sup>a</sup> sillaba di ognuno dei due emistichi, che è obbligatorio.
 
==Collegamenti esterni==
A seconda del periodo storico, la [[sinalefe]] all'interno di questo metro è più o meno estesa: laddove in [[Pier Jacopo Martello]] vi è [[sinalefe]] (es. dopo un accento forte), in [[Guido Gozzano]] in alcuni casi essa non si verifica (avendovi luogo, al contrario, [[dialefe]], come nell'emistichio "Totò opra in disparte"), mentre in altri casi, consimili, si verifica (come in "Totò ha venticinque anni").
* {{Collegamenti esterni}}
 
{{Portale|animazione|cinema}}
Per descrivere il suo funzionamento, si è mutuato dalla metrica classica, per analogia, il termine [[asinarteto]], che è un metro composto di due misure metriche (due ''cola''), in cui alla fine della prima non sono consentiti quei fenomeni normalmente possibili a fine verso, come quantità ancipite e iato eventuale tra la vocale finale e quella iniziale dell'unità successiva: nell'alessandrino infatti entrambe le parti sono trattate come indipendenti, in quanto i settenari possono essere tronchi, sdruccioli o piani senza incidere sul computo complessivo (di regola dunque non si ammette la [[sinalefe]] tra le due parti).
== Storia ==
L'alessandrino deve il suo nome al [[poema]] francese [[Roman d'Alexandre]] di [[Alexandre de Bernay]] (per una storia della sua tradizione, vedi: [[Romanzo di Alessandro]]), della fine del [[XII secolo]], dove questo tipo di verso venne utilizzato per la prima volta (esempio: ''Li pui de Tus sunt haut envers le ciel tout droit''); la denominazione di «''Alexandrin''» in Francia risale tuttavia al [[XIV secolo]]. Il verso alessandrino, diffuso nella [[letteratura francese|letteratura d'oïl]] fu accolto nell'[[Italia]] [[Italia settentrionale|settentrionale]] nel [[XIII secolo|Duecento]] in un poemetto didascalico di autore anonimo veneto, ''Proverbia quae dicuntur super natura feminarum'', dove lo si ritrova in [[Quartina (metrica)|quartine]] monorime col primo [[emistichio]] sdrucciolo, sebbene non costantemente; fu poi utilizzato da [[Uguccione da Lodi]], [[Giacomino da Verona]], e [[Bonvesin de la Riva]]; presto si estese al [[Italia centrale|Centro]] e al [[Italia Meridionale|Sud]] dell'Italia e soprattutto fra i poeti della [[Scuola siciliana]]. Ma senza dubbio l'esempio più famoso di alessandrino medievale in lingua italiana è il ''Contrasto'' di [[Cielo d'Alcamo]], poeta dugentesco della Scuola Siciliana (stando a [[D'Arco Silvio Avalle]], il verso costituito di un emistichio sdrucciolo e uno piano, utilizzato in questo componimento, deriverebbe dal tetrametro giambico catalettico, più che dall'alessandrino francese, il quale a sua volta discende dall'asclepiadeo minore). Poi non è più usato in Italia fino al tardo Seicento, qunado viene ripreso da Pier Jacopo Martello.
 
[[Categoria:Film d'animazione]]
In [[Francia]] l<nowiki>'</nowiki>''alexandrin classique'' (alessandrino classico), formato da due emistichi di [[senario|senari]] con forte [[cesura]], venne utilizzato nel [[XVI secolo]] dai poeti del ''[[La Pléiade]]'' e dai grandi [[drammaturgo|drammaturghi]]; l'uso della cesura venne teorizzato così da [[Nicolas Boileau|Boileau]]:
{{quote|Que toujours dans vos vers <nowiki>||</nowiki> le sens, coupant les mots<br />
Suspende l'hémistiche, <nowiki>||</nowiki> en marque le repos.|[[Nicolas Boileau]], ''L<nowiki>'</nowiki>Art poétique'', Chant I}}
Che la cesura debba essere forte è cosa ancora più consigliabile nel verso italiano, dato che la sua maggiore libertà alla fine dell'emistichio può comportare anche due sillabe sovrannumerarie dopo l'accento fisso sulla 6a: una netta divisione tra i due emistichi consente un'accentazione più forte e una più marcata divisione tra di essi.
 
Nel tardo [[XVII secolo]] [[Pier Jacopo Martello]] lo introdusse dunque nella [[dramma|poesia drammatica]] in lingua italiana, sull'esempio di quanto era avvenuto in quella in lingua francese nel corso del secolo appena trascorso, con le tragedie del classicismo francese di [[Racine]] e di [[Corneille]]; egli lo sviluppò quindi indipendentemente dagli esempi italiani di alessandrino, che d'altra parte egli non conosceva; nel suo trattato [[Del verso tragico]] (1709) egli teorizza l'uso di questo verso nelle tragedie, affermando tra le altre cose che la relativa libertà "sillabica" alla fine degli emistichi (nel senso che possono avere una terminazione sia piana che tronca e sdrucciola) del settenario doppio nella metrica italiana compensa l'alternanza di "rime femminili" e "rime maschili" canonica nella poesia francese tradizionale (in seguito, cioè nell'Ottocento, questa alternanza sarà imitata da [[Carducci]] alternando rime piane e rime troche in alcuni componimenti presenti nelle [[Rime nuove]], con un procedimento tra l'altro già frequentemente in uso, con altri metri e in altre forme, dal [[Chiabrera]] in poi); proprio dal [[Pier Jacopo Martello|Martello]] deriva il nome di "martelliano" assunto dall'alessandrino nella letteratura italiana.
 
Questo metro verrà usato alla metà del [[XVIII secolo]] da [[Carlo Goldoni]] in numerose commedie cosiddette "romanzesche" e tragicommedie, alcune delle quali di argomento esotico o orientaleggiante, ed altre a carattere biografico (la prima commedia di tal genere scritta da Goldoni è, per l'appunto, [[Il Moliere]])<ref>Sebbene questo genere di commedie non abbia avuto in seguito la stessa fortuna delle opere in prosa, bisogna dire che, almeno a livello quantitativo, esse costituiscono un ''corpus'' tutt'altro che secondario. Infatti, sul totale di opere teatrali (in versi o in prosa) di Goldoni, circa 150, queste ventotto di cui si dà una lista costituiscono all'incirca un 1/6. Tragicommedie: [[La sposa persiana]]; [[Ircana in Julfa]]; [[Ircana in Ispaan]]; La peruviana; La bella selvaggia; La dalmatina; Zoroastro. Commedie: Il cavaliere di spirito o sia La donna di testa debole; La donna di governo; La donna sola; Il festino; [[Il filosofo inglese]]; I morbinosi; Il padre per amore; Il ricco insidiato; Lo spirito di contradizione; La sposa sagace; Il cavaliere giocondo; [[Il Moliere]]; [[Terenzio (commedia)]]; [[Torquato Tasso (commedia)]]; L'amante di sé medesimo (in veneziano); L'apatista o L'indifferente; La metempsicosi; La donna stravagante; Le massere (veneziano); Il medico olandese; Le morbinose (veneziano). Da questa lista risulta che [[Carlo Goldoni]] è il maggior utilizzatore del martelliano, sia sul piano quantitativo, sia su quelli qualitativo, il che è tanto più degno di nota in quanto si tratta di uno degli autori maggiori della Letteratura italiana. Tutte queste opere teatrali sono consultabili liberamente sul sito "Intratext": http://www.intratext.com/IXT/ITA1289/</ref>. Il commediografo veneto rende ancora più netta la pausa di senso in corrispondenza della cesura tra i due emistichi, il che ne farà criticare da parte di alcuni, come il [[Carducci]], l'eccessiva monotonia (in particolare vi si evita di dividere, in corrispondenza della cesura, un sostantivo dall'aggettivo ad esso riferito, e più in generale vi si tratta ogni [[emistichio]] come un verso a sé stante, in cui non è permesso l'[[enjambement]], in ossequio soprattutto al modello classico francese). Il successo di queste commedie è immediato: si diffonde la moda del martelliano e l'abate [[Pietro Chiari]] entra in concorrenza con il suo più celebre rivale scrivendo anche lui delle commedie in cui adotta questo tipo di verso<ref>[[Pietro Chiari]], peraltro, scriverà anche un trattato usando i versi martelliani, composto da lettere in quel metro, sull'esempio del trattato sull'uomo dell' ''Essay on Man'' di [[Alexander Pope]]: ''L'uomo. Lettere filosofiche in versi martelliani'', disponibile in http://www.archive.org/stream/luomoletterefilo00chiauoft#page/n3/mode/2up. </ref>. Il martelliano ha una sua vitalità anche come verso del genere epistolare: gli esempi più degni di nota sono alcune espitole (contenute nelle rispettive raccolte di versi) dello stesso Goldoni ed altre di [[Giuseppe Baretti]]. Le "Quattro epistole" in versi martelliani di quest'ultimo risaltano in particolare per la loro vivacità e la loro espressività, le quali raggiungono spesso, grazie al linguaggio che le connota, degli effetti comici<ref>Si legga il testo delle ''Quattro epistole'' martelliane a p. 199 e seguenti, nel testo on-line delle ''Poesie'' di Baretti all'indirizzo: http://books.google.it/books?id=9kATAAAAQAAJ&pg=PA7&dq=baretti+quattro+epistole&hl=it&ei=EMwYTcGED5uK4gaC8qSGAg&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=4&ved=0CDcQ6AEwAw#v=onepage&q&f=false.</ref>.
 
In epoca moderna l'alessandrino verrà usato, fra gli altri, da [[Giuseppe Giacosa]] (nel dramma del 1871, allora famosissimo, intitolato [[La partita a scacchi]]<ref>Il testo è disponibile all'indirizzo http://www.archive.org/stream/unapartitaascac00giacgoog#page/n8/mode/2up.</ref>), [[Giosue Carducci]] (soprattutto nelle [[Rime nuove]]), [[Mario Rapisardi]]<ref>Per esempio nei componimenti "Monumenti" e "La cucitrice", presenti nella raccolta dei ''Versi'': http://www.archive.org/stream/versisceltierive00rapiuoft#page/226/mode/2up. </ref>, [[Ada Negri]]<ref>Si veda "Largo", nella raccolta ''Fatalità'': http://www.archive.org/stream/fatalit00negrgoog#page/n269/mode/2up.</ref>, [[Felice Cavallotti]] (ne [[La marcia di Leonida]]<ref>Disponibile all'indirizzo: http://www.archive.org/stream/lamarciadeleoni00cavagoog#page/n2/mode/2up.</ref>, assai nota ai suoi contemporanei), [[Gabriele D'Annunzio]] (nell'[[Intermezzo]]<ref>Leggibile a http://www.archive.org/stream/intermezzoedizi00michgoog#page/n7/mode/2up.</ref> nei componimenti "Il peccato di Maggio", "La tredicesima fatica" e "Il sangue delle vergini" e, nella raccolta [[L'Isottèo e La Chimera]], in ''Booz addormentato'', traduzione di una celebre poesia di [[Victor Hugo]]), [[Guido Gozzano]] (vedi ''infra'' gli esempi) ed [[Eugenio Montale]] (per es. in ''Voce giunta con le folaghe'': "Poiché la via percorsa, se mi volgo, è più lunga").
 
In Francia, l'alessandrino libero (''alexandrin libéré'') con la [[cesura]] inserita dopo la sesta venne usato dai [[Simbolismo|simbolisti]] francesi, soprattutto da [[Paul Verlaine|Verlaine]] e darà il via in [[Europa]] al [[verso libero]].
 
== La teorizzazione del martelliano: ''Del verso tragico'' di P.J. Martello ==
Nel trattato del 1709, il [[Martello]] confessa che l'alessandrino francese, sebbene non sia «molto ritondo, o colante», è molto comodo per via della sua lunghezza per «esprimere interamente qualunque difficile sentimento», e che le sue rime baciate non sono stomachevoli come lascerebbe pensare la loro vicinanza, poiché tra di esse intercorre una distanza di dodici sillabe nel caso di versi "mascolini" e di tredici sillabe nel caso di versi "femminini". Egli si ingegnò dunque, nella speranza di imitarne la relativa forza e naturalezza nell'espressione, di trasporre in quel metro la lingua italiana. Pensò quindi di trasferire nella lingua italiana questo verso più volte, ma senza fortuna:
 
::«Imperocché, dove i Franzesi divorano con la pronuncia le sillabe, cui scrivono intere, noi troncandole con la voce, saremmo ancora necessitati a troncarle con la scrittura; laonde tanto nelle cesure, quanto nelle cadenze, o in monosillabi, o in vocali accentate, o in consonanti tronche terminaremmo, constituendo un metro, che nella misura corrispondesse al Franzese, ma non nell'effetto: meglio dunque stimai trovar verso, che nell'effetto, non nella misura a quello corrispondesse, la cui lunghezza fosse egualmente, ed anzi più comoda a comprendere qualunque fossesi sentimento, ed il cui suono non riuscisse sì barbaro agli orecchi Italiani, i quali hanno condannata per lo passato la quantità di que' metri, che la quantità dei versi Latini, o Epici, o Saffici, o in qualunque modo Lirici, hanno voluto introdurre nel nostro idioma»<ref>Questa citazione, come le seguenti, è tratta dal testo del trattato presente on-line all'indirizzo http://books.google.it/books?printsec=frontcover&pg=PR43&id=BK40AAAAMAAJ#v=onepage&q&f=true, e presente all'inizio del volume. I brani sono presi dalla pag. XLIII e seguenti.</ref>.
 
Quindi egli afferma che, se i francesi alternano per lo più due rime femminili a due maschili, gli italiani potrebbero serbare in ciò una maggiore libertà, sia per
 
::«non prender da altri legge, e per fare a noi quella legge, chè sempre libera, e nell'arbitrio di chi se la fa da sé stesso, come ancora, per non cadere in soverchia armonia, mescolandoli, alternandoli, unendoli conforme ci tornerà più in acconcio, e non sempre nella cesura terminando porzione del sentimento; poiché in guisa tale i nostri versi, che da qui innanzi ''Tragici'' chiameremo saran mutati, rimati, ma vari alquanto di suono, ma di rime un po' distanti, e di misura maggiormente capace di qualunque più adagiata espressione».
 
In seguito spiega che siffatto verso avrà una misura varia che nella maggior parte dei casi avrà quattordici sillabe, ma che, a seconda delle terminazioni degli emistichi (piane, tronche o sdrucciole, insieme o alternativamente), varieranno da un minimo di dodici a un massimo di sedici sillabe. Inoltre
 
::«altra diversità nascerà, se a mezzo il verso si truovi vocale susseguita da consonante, o da altra vocale [...]; dimodoché senza patimento verun dell'orecchio avremo un'armonia non men varia di quella abbiano avuto i Greci con tante sorte di versi nelle Tragedie loro a bella a posta mescolati, e confusi, ed altra insomma da quella, che nasce dalle due fatte de' versi Franzesi Drammatici, mascolini cioè, e femminini».
 
Infine, per compensare questa maggiore libertà che il verso Tragico Italiano ha rispetto all'Alessandrino Francese, il Martello propone di rendersi ancora più indipendenti da quello, astenendosi più che si può dal ripetere una rima già usata una seconda volta nella stessa scena: cosa che contribuirà, anch'essa, alla varietà dei suoni «tutti egualmente nascenti da poco diverse misure di verso».
 
== Esempi ==
Un esempio di metro alessandrino utilizzato da un poeta della [[Scuola siciliana]] del [[XIII secolo]] lo si trova nel ''Contrasto'' di [[Cielo d'Alcamo]], che è formato da tre versi alessandrini monorima composti ciascuno da [[settenario]] sdrucciolo e da un settenario piano, seguiti con due [[endecasillabo|endecasillabi]] a rima baciata:
::«Rosa fresca aulentis[s]ima || ch'apari inver' la state,
::le donne ti disiano, || pulzell' e maritate:
::tràgemi d'este focora, || se t'este a bolontate;
:: per te non ajo abento notte e dia,
:: penzando pur di voi, madonna mia»
([[Cielo d'Alcamo]], ''Rosa fresca aulentissima'')
 
Esempi di settenari doppi (versi "martelliani") di Pier Jacopo Martello:
::«Tu morrai, Parricida. || Chi mi ritien la destra?
::Vivrà dunque impunito || chi uccisa ha Clitennestra?
::No; fuggi invano, invano || teco hai l'Erinni al fianco;
::Te seguirò agli abissi; || ma all'uopo il piè vien manco»
([[Pier Jacopo Martello]], ''[[Ifigenia in Tauride (Martello)|Ifigenia in Tauride]]'', Atto I, scena I)
 
Ne "Il filosofo inglese" di Goldoni:
::«Madama di Brindé || discaccerò dal petto.
::Se l'amor non conviene, || le serberò il rispetto».
([[Carlo Goldoni]], ''[[Il filosofo inglese]]'', Atto I, scena III)
 
In "Sui campi di Marengo", [[Giosuè Carducci]] dispone i doppi settenari piani in [[quartina (metrica)|quartine]] con rima AABB:
::Su i campi di Marengo || batte la luna; fosco <br />
::Tra la Bormida e il Tanaro || s'agita e mugge un bosco; <br />
::Un bosco d'alabarde, || d'uomini e di cavalli, <br />
::Che fuggon d'Alessandria || da i mal tentati valli.<br /> <br />
::D'alti fuochi Alessandria || giù giù da l'Apennino <br />
::Illumina la fuga || del Cesar ghibellino: <br />
::I fuochi de la lega || rispondon da Tortona, <br />
::E un canto di vittoria || ne la pia notte suona <br />
([[Giosue Carducci]], "Sui campi di Marengo", ''Rime nuove'')
 
Si veda anche un esempio tratto dal componimento di [[Felice Cavallotti]] amato anche dallo stesso Carducci:
::«Olà voi che di Tespia || lasciaste le contrade,
::Voi che d'Euròta i bagni || lasciaste i forti amor!
::O per le patrie leggi || pugnanti ellenie spade
::Vedrem se il mondo ha lauri || che sfrondi il vostro allor».
([[Felice Cavallotti]], "La marcia di Leonida")
 
Ai primi del [[XX secolo|'900]], in epoca moderna quindi, [[Guido Gozzano]] ha utilizzato settenari doppi con [[Rima (linguistica)#Altre rime|rime interne ed esterne]] [[Rima (linguistica)#Incrociata|incrociate]] (aBbA):
::«Tra le bande verdi gialle || d'innumeri ginestre
::la bella strada alpestre || scendeva nella valle.<br /> <br />
::Andavo con l'Amica, || recando nell'ascesa
::la triste che già pesa || nostra catena antica;<br /> <br />
::quando nel lento oblio, || rapidamente in vista
::apparve una ciclista || a sommo del pendio.»<br />
([[Guido Gozzano]], "Le due strade", ''La via del rifugio'')
 
Ma si può parlare più propriamente di versi alessandrini, rimandendo a [[Guido Gozzano]], rifenendoci al suo "Totò Merumeni" (che peraltro riprende il titolo di una poesia di [[Baudelaire]], "L'Héautontumérouminos", la quale a sua volta si riferisce alla commedia di [[Terenzio]] intitolata appunto [[Heautontimorumenos]], il cui titolo significa "Punitore di sé stesso"), caratterizzato dalle quartine con versi a rima alternata ABAB:
::«Col suo giardino incolto, || le sale vaste, i bei
::balconi secentisti || guarniti di verzura,
::la villa sembra tolta || da certi versi miei,
::sembra la villa-tipo, || del Libro di Lettura...
 
::Pensa migliori giorni || la villa triste, pensa
::gaie brigate sotto || gli alberi centenari,
::banchetti illustri nella || sala da pranzo immensa
::e danze nel salone || spoglio da gli antiquari.
 
::[...]
 
::Così Totò Merùmeni, || dopo tristi vicende,
::quasi è felice. Alterna || l'indagine e la rima.
::Chiuso in se stesso, medita, || s'accresce, esplora, intende
::la vita dello Spirito || che non intese prima.
 
::Perché la voce è poca, || e l'arte prediletta
::immensa, perché il Tempo || - mentre ch'io parlo! - va,
::Totò opra in disparte, || sorride, e meglio aspetta.
::E vive. Un giorno è nato. || Un giorno morirà».
([[Guido Gozzano]], "Totò Merùmeni", ''I colloqui'')
 
Claudia Bussolino, nel suo ''Glossario di retorica, metrica e narratologia'', Alpha Test, 2006, afferma, alla voce ''Alessandrino'', che: «I versi brevissimi di [[Ungaretti]] talora ricomposti risultano parti di versi canonici. "Si sta come / d'autunno / sugli alberi / le foglie" (''Soldati'', in ''L'allegria'') è un alessandrino franto disposto su quattro versi, che corrispondono all'intero componimento». La studiosa ci informa anche, alla voce ''Martelliano'', che nel Novecento questo metro fu recuperato da [[Pasolini]] (si pensi ad esempio al componimento "Récit", presente nella silloge [[Le ceneri di Gramsci]], in cui tuttavia non vi si rispetta sempre l'omometria tra i versi).
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* Giorgio Bertone, "Alessandrino" in ''Breve dizionario di metrica italiana'', Torino: Einaudi, 1999
 
== Collegamenti esterni ==
* [http://www.poetare.it/metrica.html Esempi di voci metriche]
 
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[[Categoria:metrica]]
 
[[bg:Александрин]]
[[ca:Vers alexandrí]]
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[[da:Aleksandriner]]
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[[es:Alejandrino]]
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[[fr:Alexandrin]]
[[gd:Alexandrine]]
[[gl:Alexandrino]]
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[[ia:Alexandrino]]
[[io:Alexandrino]]
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[[nrm:Alexandrîn]]
[[oc:Alexandrin]]
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[[ru:Александрийский стих]]
[[sk:Alexandrín]]
[[sr:Александринац (шпанска поезија)]]
[[sv:Alexandrin]]
[[uk:Александрійський вірш]]
[[wa:Zandrin]]