Yasser Arafat e Wikipedia:Pagine da cancellare/Conta/2018 settembre 15: differenze tra le pagine

(Differenze fra le pagine)
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
 
BotCancellazioni (discussione | contributi)
Bot: aggiornamento pagina di servizio giornaliera per i conteggi del 15 settembre 2018
 
Riga 1:
{{Conteggio cancellazioni}}
{{nota disambigua||Arafat (disambigua)|Arafat}}
{{Conteggio cancellazioni/In corso/Start|16:41, 18 set 2018 (CEST)}}
{{Avvisounicode}}
{{Conteggio cancellazioni/In corso/Voce|i = 1 |voce = Regno Gay e Lesbo delle Isole del Mar dei Coralli |turno = |tipo = votazione |data = 2018 settembre 15 |multipla = |argomenti = geografia |temperatura = 39 }}
{{Carica pubblica
{{Conteggio cancellazioni/In corso/Voce|i = 2 |voce = Elena e il segreto di Avalor |turno = |tipo = consensuale |data = 2018 settembre 15 |multipla = |argomenti = animazione |temperatura = 29 }}
| nome = Yāsser ʿArafāt<br />ياسر عرفات
{{Conteggio cancellazioni/In corso/Voce|i = 3 |voce = Federico Campaiola |turno = 3 |tipo = consensuale |data = 2018 settembre 15 |multipla = |argomenti = Cinema |temperatura = 17 }}
| immagine = ArafatEconomicForum.jpg
{{Conteggio cancellazioni/In corso/Voce|i = 4 |voce = Giorgio Sernagiotto |turno = |tipo = semplificata |data = 2018 settembre 15 |multipla = |argomenti = sport |temperatura = 10 }}
| carica = Presidente dell'[[Autorità Nazionale Palestinese]]
{{Conteggio cancellazioni/In corso/Voce|i = 5 |voce = Samuele Marini |turno = |tipo = semplificata |data = 2018 settembre 15 |multipla = |argomenti = ciclismo |temperatura = 8 }}
| mandatoinizio = 20 gennaio [[1996]]
{{Conteggio cancellazioni/In corso/Voce|i = 6 |voce = Giuseppe Seggio |turno = |tipo = semplificata |data = 2018 settembre 15 |multipla = |argomenti = religione |temperatura = 15 }}
| mandatofine = 4 novembre [[2004]]
{{Conteggio cancellazioni/In corso/Voce|i = 7 |voce = Mystek |turno = |tipo = semplificata |data = 2018 settembre 15 |multipla = |argomenti = fumetti |temperatura = 21 }}
| successore = [[Rawhi Fattuh]]
{{Conteggio cancellazioni/In corso/Voce|i = 8 |voce = Rossobrunismo |turno = |tipo = semplificata |data = 2018 settembre 15 |multipla = |argomenti = politica, sociologia |temperatura = 100 }}
|carica2 = Presidente dell'[[Organizzazione per la Liberazione della Palestina]]
{{Conteggio cancellazioni/In corso/Voce|i = 9 |voce = VK 1602 Leopard |turno = |tipo = semplificata |data = 2018 settembre 15 |multipla = |argomenti = guerra |temperatura = 45 }}
|mandatoinizio2 = 4 febbraio [[1969]]
{{Conteggio cancellazioni/In corso/Stop}}
|mandatofine2 = 29 ottobre [[2004]]
|predecessore2 = [[Yahya Hammuda]]
|successore2 = [[Mahmud Abbas]]
| partito = [[Fatah]]
| firma = Yasser Arafat signature.svg
|}}
{{Bio
|Nome = Yāsser
|Cognome = ʿArafāt
|ForzaOrdinamento = Arafat, Yasser
|PreData = {{arabo|ياسر عرفات}}; pronuncia: {{IPA|[ˈjaːsɪr ʕaraˈfaːt]}}
|Sesso = M
|LuogoNascita = Il Cairo
|GiornoMeseNascita = 24 agosto
|AnnoNascita = 1929
|LuogoMorte = Clamart
|GiornoMeseMorte = 11 novembre
|AnnoMorte = 2004
|Attività = politico
|Nazionalità = palestinese
|Didascalia2 = {{Premio|nobel|pace|1994|x}}
}}
 
Il suo nome era '''Muḥammad ʿAbd al-Raḥmān ʿAbd al-Raʾūf al-Qudwa al-Ḥusaynī''' ({{Arabo|محمد عبد الرحمن عبد الرؤوف القدوة الحسيني}}), ma è noto anche con lo [[pseudonimo]] di '''Abū ʿAmmār''' ({{Arabo|ابو عمّار|}}), ed è stato un combattente, figura di spicco del panorama politico mondiale.
 
Nel 1956, a una conferenza a [[Praga]], Yāsser ʿArafāt portò la [[kefiah]], il tradizionale copricapo palestinese (a scacchi neri o rossi) che divenne di fatto una sorta di suo emblema.
 
Nel [[1994]] gli venne conferito - unitamente ai leader [[Israele|israeliani]] [[Shimon Peres]] e [[Yitzhak Rabin]] - il [[Premio Nobel per la pace]] per l'opera di diplomazia compiuta al fine di rappacificare le popolazioni dei [[Territori palestinesi|Territori Occupati]] (che Israele considera come contesi) di [[Cisgiordania]] e della [[Striscia di Gaza]] e garantire al popolo [[Palestina|palestinese]] il riconoscimento del diritto a uno Stato proprio.
 
Dal [[1996]] sino alla morte, ha ricoperto la carica di presidente dell'[[Autorità Nazionale Palestinese]] (ANP). In precedenza era stato a capo di [[al Fatah|al-Fatḥ]] (impropriamente nota come al-Fatah), confluita successivamente nell'[[Organizzazione per la Liberazione della Palestina]] (OLP).
 
La discussa figura di ʿArafāt ha finito con il diventare il simbolo stesso della causa palestinese.
 
Personaggio complesso e controverso, uomo d'azione ma anche prudente diplomatico, Yāsser ʿArafāt è stato negli ultimi anni della sua vita, spesso accusato - e in special modo dopo il fallimento del [[Summit di Camp David]] del 2000 con l'allora Premier israeliano [[Ehud Barak]], e soprattutto dopo lo scoppio della [[seconda intifada]] -, di non volere la pace, aver sostenuto gli atti di [[terrorismo]] contro i civili israeliani e non aver fatto nulla per contrastarli, non più in grado di porsi come interlocutore serio<ref>Rubin, Barry, "Arafat's Poisoned Legacy" in ''National Interest'', no. 79 (Spring2005 2005): 53-61.</ref>. Allo stesso tempo, da parte del mondo arabo, è stato sempre riconosciuto e considerato come figura unica e carismatica, personaggio indispensabile all'interno dell'intricato universo di movimenti politici palestinesi, al fine della conclusione del processo di pace e dell'annosa crisi mediorientale<ref>Nofal, Mamdouh, "YASIR ARAFAT, THE POLITICAL PLAYER: A MIXED LEGACY", in ''Journal of Palestine Studies'', 35, no. 2 (Winter2006 2006): 23-37.</ref>.
 
== Biografia ==
=== Nascita e primi anni ===
Primo di sette fratelli, figlio di un mercante, ʿArafāt era salito nel [[1969]] alla guida dell'[[OLP]] (fino ad allora guidata da [[Ahmad Shuqayri|Ahmad Shuqayrī]]), diventando capo di ''[[Al Fatah|al-Fatḥ]]'', l'ala oltranzista e maggiore fazione interna all'OLP.
 
La data e il luogo della sua nascita sono sempre rimasti assai controversi. Il suo certificato di nascita, depositato all'università del Cairo, afferma che Yāsser ʿArafāt è nato al [[Il Cairo|Cairo]] ([[Egitto]]) il 24 agosto 1929. Altre fonti sostengono che invece sia nato a [[Gerusalemme]] il 4 agosto 1929. È però interessante notare che nella sua biografia "ufficiale", Alan Hart, confermi il fatto che il capo dell'Autorità Nazionale Palestinese sia nato al Cairo. Il suo nome completo alla nascita, tuttavia, risulta come '''Muḥammad SerefinʿAbd al-Raḥmān Giurt-Abd Lali Wake' EschmduchtʿAbd al-Raʾūf ʿArafāt al-Qudwa al-Ḥusaynī-Nazmir Ayehu'''.
 
''"Muhammad ˁAbd al-Rahmān è il primo nome; ʿAbd al-Raʾūf il nome di suo padre; ʿArafāt quello di suo nonno; al-Qudwa è il nome di famiglia, e al-Ḥusaynī è il nome della tribù a cui gli al-Qudwa appartengono"''. Inoltre, ''"l'affermazione che ʿArafāt sia collegato al clan al-Ḥusaynī di Gerusalemme attraverso sua madre (una ʿAbd al-Saʿūd) sarebbe falsa in quanto l'appartenenza alla tribù al-Ḥusaynī gli verrebbe casomai dal lato paterno"''.
 
Secondo Aburish, ʿArafāt non ha alcuna relazione con i notabili al-Ḥusaynī di [[Gerusalemme]] (''ivi'', p.&nbsp;9). Spiega infatti il biografo: ''"Il giovane ʿArafāt cerca di avvalorare le sue credenziali palestinesi per sostenere le sue rivendicazioni sulla leadership... e non può ammettere alcun fatto che possa minare la sua pretesa identità palestinese... ʿArafāt intende perpetuare la leggenda della sua nascita a Gerusalemme e del suo collegamento con la famiglia al-Ḥusaynī della città"''.
 
=== La gioventù ===
ʿArafāt ha trascorso la maggior parte della sua giovinezza al [[Il Cairo|Cairo]], fatta eccezione per quattro anni (dopo la morte della madre, avvenuta in data imprecisata quando aveva tra cinque e nove anni) quando ha vissuto presso uno zio a Gerusalemme. Mentre studia all'università del Cairo - dove consegue la laurea in ingegneria civile - aderisce alla [[Fratelli Musulmani|Fratellanza Musulmana]] e all'Unione degli Studenti Palestinesi, della quale diviene presidente dal [[1952]] al [[1956]].
 
Mentre è al Cairo sviluppa una stretta relazione con suo zio il ''Ḥājjī'' [[Amin al-Husayni|Amīn al-Ḥusaynī]], che era stato [[Mufti|Muftī]] di Gerusalemme e fondatore delle [[13. Waffen-Gebirgs-Division der SS "Handschar"|SS Musulmane]] . Nel 1956 presta servizio nell'esercito egiziano durante la [[crisi di Suez]].
 
=== Leader dell'OLP ===
[[File:Nasser-Faisal-Arafat-1970.jpg|thumb|right| Yāsser ʿArafāt con il presidente egiziano [[Gamal Abd el-Nasser]] e re [[Faysal dell'Arabia Saudita]] in un summit arabo del settembre 1970.]]
Al Congresso Nazionale Palestinese tenutosi al Cairo il 3 febbraio [[1969]], diviene ''leader'' dell' '''OLP''' ([[Organizzazione per la Liberazione della Palestina]]).
 
In realtà, l'impegno politico di ʿArafāt ha radici più antiche e risalgono a quando, spostatosi in [[Kuwait]] per lavorare come [[ingegnere]], collabora a fondare ''al-Fatḥ'', organizzazione che ha come obiettivo la creazione di uno Stato palestinese indipendente.
 
=== Nascita di ''[[Al Fatah|al-Fatḥ]]'' e crisi [[Vicino Oriente|vicino-orientale]] ===
 
Nel [[1963]] ''al-Fatḥ'', appoggiata dalla [[Siria]], programma la sua prima azione militare, il sabotaggio di un impianto idrico [[Israele|israeliano]]. L'azione avviene nel dicembre del [[1964]] ma si rivela un fallimento. Comunque, dopo la [[Guerra dei sei giorni]], nel [[1967]], Israele sposta la sua attenzione dagli Stati arabi alle varie organizzazioni palestinesi, una di queste è - appunto - ''[[Al Fatah|al-Fatḥ]]''.
 
Nel [[1968]] l'organizzazione palestinese è il principale obiettivo dell'attacco israeliano al villaggio giordano di [[Karame]], azione nella quale muoiono centocinquanta guerriglieri palestinesi e ventinove soldati israeliani sono uccisi, in buona parte dalle forze regolari giordane. Malgrado le forti perdite, la battaglia è considerata una vittoria per ''al-Fatḥ'' (esultante per il ritiro degli israeliani) e contribuisce ad aumentare il prestigio di ˁArafāt e di ''al-Fatḥ'' stessa.
 
Nel [[1969]] ʿArafāt diviene, quindi, portavoce dell'OLP rimpiazzando [[Ahmad Shukayri|Aḥmad Shukayrī]], che era stato proposto dalla [[Lega Araba]]. ʿArafāt diviene due anni dopo comandante in capo delle Forze rivoluzionarie palestinesi e due anni dopo ancora responsabile del Dipartimento Politico dell'OLP.
 
Nello stesso periodo le tensioni tra il governo di [[Giordania]] e i palestinesi cominciano ad aumentare. Elementi della resistenza palestinese in armi (i cosiddetti ''[[fedayyin|fidāʾyyīn]]'') creano uno ''"Stato nello Stato"'' all'interno della Giordania (controllando anche numerose zone strategiche tra cui la raffineria di al-Zarqāʾ) finendo per costituire un pericolo per la sovranità dello Stato [[Hashemiti|hashemita]].
 
=== A capo dell'ALP ===
 
Lo scontro diventa aperto nel giugno del [[1970]]. Vari governi arabi tentano di mediare una soluzione pacifica ma a settembre, le ripetute operazioni dei ''fidāʾyyīn'', tra cui il dirottamento e la distruzione di tre [[aereo di linea|aerei di linea]], fanno propendere il governo giordano per un'azione di forza mirante a riprendere il controllo del territorio. Il 16 settembre, [[re Husayn di Giordania|Re Ḥusayn di Giordania]] dichiara la legge marziale e lo stesso giorno ʿArafāt diviene comandante supremo dell<nowiki>'</nowiki>'''ALP''' ('''A'''rmata per la '''L'''iberazione della '''P'''alestina), forza armata regolare dell'OLP, strutturata su 3 brigate addestrate sul suo territorio dalla Siria.
 
=== Il "Settembre nero" ===
[[File:Bundesarchiv Bild 183-K1102-032, Berlin, Brandenburger Tor, Yasser Arafat.jpg|thumb| Yāsser ʿArafāt in visita nella [[DDR]] nel [[1971]]]]
Nella guerra civile che ne segue, l'OLP ha il sostegno di [[Damasco]] che invia in territorio giordano una forza di circa 200 carri armati. Gli scontri avvengono principalmente tra forze giordane e l'ALP, sebbene gli [[Stati Uniti d'America|USA]] dislochino la VI Flotta nel Mediterraneo orientale e Israele metta a disposizione della Giordania alcuni reparti militari.
 
Il 24 settembre l'esercito giordano riesce a prevalere e l'ALP è costretta a chiedere una serie di cessate il fuoco. Durante le azioni militari l'esercito giordano attacca anche i campi-profughi dove i civili palestinesi si sono rifugiati dopo la Guerra dei sei giorni: le vittime sono migliaia. Questo massacro viene ricordato dai palestinesi come ''"il Settembre Nero"''.
 
In seguito alla sconfitta, l'OLP si sposta dalla Giordania al [[Libano]]. Grazie alla debolezza del governo centrale libanese, l'OLP poté operare in uno stato virtualmente indipendente (chiamato infatti da Israele ''Terra di al-Fatḥ''). L'OLP comincia a usare il territorio libanese per lanciare attacchi di artiglieria contro Israele e come base per le infiltrazioni di guerriglieri. A queste azioni corrispondono attacchi di ritorsione israeliana in Libano.
 
Nel settembre [[1972]] il gruppo "Settembre Nero" (che fu accusata di aver goduto della copertura di ''al-Fatḥ'') rapisce e uccide undici atleti israeliani durante i [[Giochi olimpici]] di [[Monaco di Baviera]]. Alla condanna internazionale si unisce quella di ʿArafāt che si dissocia pubblicamente da tali atti.
 
Due anni dopo, nel [[1974]], ʿArafāt ordina all'OLP di sospendere qualsiasi azione militare al di fuori di Israele, della Cisgiordania - in inglese "Sponda Occidentale" o "West Bank" - (la riva ovest del [[Giordano (fiume)|Giordano]], o ''Cisgiordania'') e della [[striscia di Gaza]]. Nello stesso anno il ''leader'' palestinese diviene il primo rappresentante di un'organizzazione non governativa a parlare a una sessione generale delle [[Organizzazione delle Nazioni Unite|Nazioni Unite]].
 
Intanto continuavano a ripetersi, da alcune parti, le accuse verso ʿArafāt di una dissociazione solo ''di facciata'' dal terrorismo. Sta di fatto che il movimento ''al-Fatḥ'' continuò a lanciare attacchi contro obiettivi israeliani. Gli [[Anni 1970|anni settanta]] furono caratterizzati in Vicino Oriente dalla comparsa di numerosi gruppi palestinesi estremisti pronti a compiere attacchi sia in Israele sia altrove. Israele dichiarò che dietro tutti questi gruppi vi era ʿArafāt il quale però smentì sempre tali ipotesi.
 
Sta di fatto che nel [[1974]] i capi di Stato arabi riconoscono l'OLP come unica rappresentante legittima di tutti i palestinesi. Due anni dopo la stessa OLP viene ammessa come membro a pieno titolo nella Lega Araba.
 
=== Sabra e Shatila ===
In Libano, intanto, la situazione degenera in una vera e propria guerra civile tra la componente [[chiesa maronita|cristiano maronita]] e quella [[islam|musulmana]] appoggiata dall'OLP. I cristiani [[maroniti]] accusano ʿArafāt e l'OLP di essere responsabili della morte di decine di migliaia di membri del loro popolo. Israele si allea con i cristiano-maroniti, mettendo in atto due azioni di invasione del Libano: la prima (nel [[1978]]), chiamata ''[[Operazione Litani]]'' porterà una stretta striscia di terra (detta ''fascia di sicurezza'') a essere conquistata e annessa con l'aiuto delle ''IDF'' e del cosiddetto Esercito del Sud-Libano (''longa manus'' di Israele); la seconda (nel [[1982]]), detta ''Pace in Galilea'' ([[Prima guerra israelo-libanese]]), vedrà Israele occupare la maggior parte del sud del Libano per ritirarsi poi, tre anni dopo, nella fascia di sicurezza.
 
[[File:Yasser-arafat-1999-3.jpg|thumb|left||250px|Una conferenza stampa di Yāsser ʿArafāt a [[Copenaghen]]]]
 
È durante questa seconda invasione che alcune migliaia di civili palestinesi vengono massacrati nei campi profughi di [[Sabra e Shatila]] dai [[Falangi Libanesi|falangisti]] cristiano-maroniti guidati da [[Elie Hobeika]] con l'appoggio logistico e l'entusiastica approvazione dell'esercito israeliano. Tali azioni determinano una reazione internazionale con l'invio di una forza armata internazionale di interposizione (forza alla quale partecipano anche unità italiane). L'allora ministro della difesa israeliano [[Ariel Sharon]] venne ritenuto l'indiretto responsabile dei massacri dal Tribunale Supremo israeliano e costretto a lasciare la sua carica per assumerne una minore.
 
=== Proclamazione della nascita dello Stato di Palestina in esilio ===
 
Nel settembre [[1982]], durante l'invasione israeliana, gli USA ottengono una tregua in virtù della quale ʿArafāt e l'OLP possono lasciare il Libano per trasferirsi in [[Tunisia]]. La nazione nordafricana rimarrà il centro delle operazioni palestinesi sino al [[1993]].
 
Nell'[[Ottobre]] [[1982]] Arafat si recò in visita ufficiale in [[Italia]] e in [[Vaticano]], visita in cui fu accolto in modo trionfale dal [[Presidente della Repubblica Italiana]] [[Sandro Pertini]] e da [[Papa Giovanni Paolo II]] e da molti altri politici italiani e vaticani.<ref name="ilpost.it">[http://www.ilpost.it/2015/02/03/stefano-gaj-tache-sinagoga-roma-mattarella/ ilPost.it - Chi era Stefano Gaj Taché]</ref>
Gli unici a rifiutarsi d'incontrare Arafat furono il presidente del consiglio, [[Giovanni Spadolini]], e i [[Partito Radicale (Italia)|radicali]] di [[Marco Pannella]] ed [[Emma Bonino]].<ref name="ilpost.it"/>
 
Negli [[Anni 1980|anni ottanta]] ʿArafāt riceve assistenza da [[Saddam Hussein|Ṣaddām Ḥusayn]], allora presidente-dittatore dell'[[Iraq]]: assistenza che gli permette di riorganizzare il gruppo dirigente dell'OLP fortemente ridottosi dopo la guerra civile libanese. La nuova struttura dirigenziale viene utilizzata durante la [[Prima Intifada]], iniziatasi nel dicembre [[1987]].
 
Nel luglio del 1983 il magistrato veneziano Gabriele Ferrari, nell'ambito del processo alla "Colonna veneta" delle [[Brigate rosse|Br]] emise un ordine di cattura per ʿArafāt per avere fornito un ingente quantitativo di armi, munizioni ed esplosivo consegnato in [[Libano]] e introdotto nel settembre del [[1979]] a [[Venezia]]. L'inchiesta non approderà ad alcun fatto dimostrabile ai fini processuali.
 
Il 5 novembre [[1988]] l'OLP proclama la creazione dello Stato della Palestina - sia pure con un governo palestinese in esilio - nei termini della Risoluzione n. 181 dell'ONU. Il 13 dicembre [[1988]], ʿArafāt dichiara di accettare la Risoluzione n. 242 promettendo il futuro riconoscimento dello Stato di Israele e la rinuncia al terrorismo.
 
Il 2 aprile [[1989]] ʿArafāt è eletto dal Comitato Esecutivo del Consiglio Nazionale Palestinese (sorta di parlamento da cui dipende anche l'OLP) presidente dello stato Palestinese. Il 13 dicembre dello stesso anno il governo USA propone la formazione di due separate entità statali: Israele, entro i confini fissati precedentemente al [[1967]] ([[Guerra dei sei giorni]]), e [[Palestina]], composta da [[Cisgiordania]] e [[Striscia di Gaza]].
 
=== La guerra del Golfo del 1991 ===
 
Questo evento mette in moto un processo politico di grande importanza. Nel [[1991]] nella [[Conferenza di Madrid del 1991|Conferenza di Madrid]], Israele apre per la prima volta negoziati diretti con l'OLP. Nello stesso anno, con l'esplosione della [[Guerra Iran-Iraq|Guerra del Golfo]], le relazioni con [[Saddam Hussein|Ṣaddām Ḥusayn]] diventano il maggior problema di ʿArafāt. L'OLP e la Giordania di [[Re Husayn di Giordania|re Ḥusayn]] rimarranno tuttavia i soli stati arabi a schierarsi dalla parte dell'Iraq subendo quindi il boicottaggio degli USA che cercano di bloccare le trattative tra palestinesi e israeliani.
 
=== L'Autorità palestinese ===
[[File:Bill Clinton, Yitzhak Rabin, Yasser Arafat at the White House 1993-09-13.jpg|thumb|upright=1.6|Yāsser ʿArafāt con [[Yitzhak Rabin]] e [[Bill Clinton]] il 13 settembre, [[1993]]]]
Nel [[1993]] vengono raggiunti gli [[Accordi di Oslo]] che prevedono l'autogoverno per i palestinesi della Cisgiordania e della striscia di Gaza entro cinque anni. L'anno seguente ʿArafāt, insieme con Shimon Peres e a Yitzhak Rabin, viene insignito del premio Nobel per la pace. Nel [[1994]] si trasferiscono nell'Autorità Nazionale Palestinese (ANP) le prerogative dell'entità provvisoria prevista dagli Accordi di Oslo.
 
Il 20 gennaio [[1996]] ʿArafāt viene eletto presidente dell'Autorità provvisoria con una maggioranza dell'87% rispetto all'altro candidato, [[Samiba Khalil]]. Osservatori internazionali indipendenti confermano il corretto svolgimento delle elezioni ma da alcune parti viene fatto notare che, stante la rinuncia al voto da parte di alcune forze di opposizione alla linea di ʿArafāt, il suffragio non può considerarsi avvenuto nella completa democraticità. Nuove elezioni, annunciate per il [[2002]], sono state posposte a causa della situazione interna tale da non permettere, a causa delle restrizioni imposte con la forza da Israele, il libero movimento nei [[Territori Occupati|Territori]] e quindi lo svolgimento di una campagna elettorale.
 
A partire dal [[1996]], a ogni buon conto, ʿArafāt, come ''leader'' dell'Autorità palestinese, viene chiamato con la parola araba ''raʾīs'' (Presidente, ma anche semplicemente "Capo", dalla radice araba ''<r-ʾ-s>'' che significa "testa", "vetta", "cima"). Per Israele, che non riconosce l'esistenza di uno Stato palestinese, significa semplicemente "portavoce", mentre nei documenti palestinesi in [[lingua inglese]] viene correttamente tradotta come "presidente".
 
Gli USA seguono la prassi israeliana mentre le Nazioni Unite quella palestinese. Nello stesso anno 1996, a seguito del ripetersi di attacchi suicidi portati a termine da elementi estremisti palestinesi (attacchi che causano numerose vittime in Israele), le relazioni tra [[Autorità Nazionale Palestinese]] e Israele peggiorano nettamente e il nuovo [[Primi ministri di Israele|Primo ministro]] [[Benjamin Netanyahu]] blocca la transizione alla formazione dello Stato Palestinese prevista dagli [[Accordi di Oslo]].
 
Nel [[1998]] il presidente statunitense [[Bill Clinton]] cerca di ricucire i rapporti tra i due ''leader'' [[Vicino Oriente|vicino-orientali]]. Il risultato dei suoi sforzi è il memorandum del 23 ottobre [[1998]] che specifica i passi per il completamento del processo di pace.
 
ʿArafāt continua i negoziati con il successore di Netanyahu, [[Ehud Barak]]. Questi, sia perché proveniente dal Partito laburista (mentre il suo predecessore proviene dalle file del partito di destra [[Likud]]) sia in seguito alle pressioni del presidente Clinton, offre ad ʿArafāt uno Stato palestinese nella Cisgiordania e nella Striscia di Gaza con capitale Gerusalemme est, il ritorno di un limitato numero di profughi e un indennizzo per gli altri. Con una mossa estremamente criticata, ʿArafāt rifiuta l'offerta di Barak senza peraltro presentare delle controproposte.
 
Nel dicembre [[2000]], a una visita di [[Ariel Sharon]] alla spianata della [[Moschea al-Aqsa]] - considerata provocatoria dagli osservatori internazionali - lo scontro tra israeliani e palestinesi si riaccende con rinnovata violenza in quella che prende il nome di [[Seconda intifada]] palestinese. Essa rappresenta la fine degli sforzi per modificare e rendere efficace l'apparato di governo rappresentato dall'Autorità nazionale palestinese<ref>Klein, Menachem, "By Conviction, Not By Infliction: The Internal Debate Over Reforming the Palestinian Authority", in ''Middle East Journal'', 57, no. 2 (Spring2003 2003): 194.</ref>, tanto che vi è chi l'ha letta come un modo dell'anziano leader di riprendere il controllo dinanzi a spinte centrifughe<ref>Schulz, Helena Lindholm, "THE 'AL-AQSA INTIFADA' AS A RESULT OF POLITICS OF A TRANSITION" in ''Arab Studies Quarterly'', 24, no. 4 (Fall2002 2002): 21.</ref>.
 
== Vita privata ==
=== Matrimonio e vita privata ===
Nel [[1990]] si sono svolte le nozze tra ʿArafāt e Suhā Ṭawīl nata nel [[1963]], una palestinese di [[Chiesa ortodossa|religione cristiana-ortodossa]], che allora lavorava per la sede [[tunisi]]na dell'OLP. Dalla loro unione è nata il 24 luglio [[1995]] la figlia Zahwa. Il ruolo ricoperto dalla donna nelle vicende palestinesi e il suo soggiorno a Parigi negli ultimi anni hanno sollevato diverse polemiche. Polemiche che si sono puntualmente ripresentate in occasione della morte di ʿArafāt. Oriana Fallaci, che lo intervistò nel 1972, affermava invece, anche alla luce del fatto che fosse rimasto scapolo fino a quell'età, con ferma convinzione che Arafat fosse in realtà omosessuale, sebbene certamente non dichiarato (O. Fallaci, ''Intervista con la storia'', Bur 2014, pg.178). Il successivo matrimonio non avvalora, ma nemmeno nega quella tesi.
 
== Patrimonio personale ==
 
Nell'agosto del [[2002]] il servizio segreto militare israeliano stimava il patrimonio personale di ʿArafāt nell'ordine di 1,3 miliardi di dollari<ref>[http://www.haaretzdaily.com/hasen/pages/ShArt.jhtml?itemNo=197188&contrassID=1&subContrassID=0&sbSubContrassID=0]</ref>, sebbene non fornisse alcuna documentazione di tale accertamento. Il magazine "Forbes"<ref>[http://www.forbes.com/global/2001/1001/015.html Fact and Comment - Forbes.com<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> classificò nondimeno, sulla scorta di quelle "rivelazioni", ʿArafāt come sesto nella lista "Re, regine o despoti"<ref>[http://www.forbes.com/forbes/2003/0317/134.html Kings, Queens & Despots - Forbes.com<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>, stimando il suo patrimonio in almeno 300 milioni di dollari, senza indicare su quali fonti basasse questo calcolo.
 
Nel 2003 il [[Fondo Monetario Internazionale]] condusse un'inchiesta presso l'autorità palestinese. Da questa inchiesta emerse che ʿArafāt aveva spostato 900 milioni di dollari di fondi pubblici su conti correnti bancari controllati direttamente da lui e dal Direttore Finanziario dell'[[Autorità Nazionale Palestinese]]. Il Fondo Monetario non fu in grado di dimostrare che i fondi fossero stati utilizzati in modo improprio<ref>[http://electronicintifada.net/cgi-bin/artman/exec/view.cgi/7/1958]</ref>.
 
Nel [[2003]] il ministro palestinese delle finanze, [[Salam Fayyad|Salām Fayyād]], incaricò una società internazionale di revisione di analizzare la situazione dei fondi facenti capo all'Autorità Palestinese. Il team giunse alla conclusione che ʿArafāt disponeva di un patrimonio occultato di almeno 1 miliardo di dollari. Questo patrimonio era suddiviso in finanziamenti a un'azienda che imbottigliava la Coca Cola a Rāmallāh, una compagnia telefonica tunisina e capitali dislocati negli [[Stati Uniti d'America]] e nelle isole [[Cayman]]. Il ''team'' giunse alla conclusione che i fondi per le sue imprese commerciali erano pervenuti da fondi pubblici che ˁArafāt aveva stornato e posto sotto il suo controllo personale invece di utilizzarli in modo trasparente per la causa palestinese. Il ''team'' sottolineò che nessuna di queste operazioni era stata resa pubblica dall'Autorità Palestinese. Sebbene ʿArafāt avesse sempre vissuto con parsimonia, Dennis Ross - negoziatore per il Vicino Oriente dei presidenti [[George W. Bush|George Bush]] e [[Bill Clinton|Clinton]] - affermò che ʿArafāt "viveva circondato dal denaro" e con quello finanziava un ampio sistema di patronato<ref>[http://quote.bloomberg.com/apps/news?pid=nifea&&sid=ag2fQ5pMZXc8 Bloomberg - Business, Financial & Economic News, Stock Quotes<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>.
 
Le ricerche svolte dall'[[Unione europea]] sull'utilizzo dei fondi destinati all'Autorità Palestinese non hanno trovato alcun riscontro delle accuse formulate da diverse parti sull'utilizzo degli stessi per finalità terroristiche. Segnalarono però una corruzione diffusa nell'amministrazione dell'ANP e quindi l'Unione Europea richiese una radicale riforma della gestione finanziaria dell'Autorità Palestinese. Questa riforma finanziaria è uno dei punti chiave per poter ottenere nuovi aiuti economici dall'Unione Europea.<ref>[http://europa.eu.int/comm/external_relations/mepp/faq/index.htm#Allegations%20of%20misuse%20of%20EU%20funds The address you requested is obsolete<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
 
Un anonimo informatore del ministero delle finanze dell'Autorità Palestinese ha affermato che Suhā, la moglie di ʿArafāt riceveva dal ministero 100&#160;000 dollari al mese per vivere a [[Parigi]]. Suhā si difese affermando che queste voci erano diffuse dal [[Primo Ministro]] israeliano [[Ariel Sharon]], che tentava di distogliere i ''media'' dai problemi di corruzione del suo governo, concentrando attenzione su di lei. L'altissimo tenore di vita mantenuto a Parigi, degno di una sovrana, pareva confermare però le voci.
 
Nell'ottobre del [[2003]] il governo francese ha aperto un'indagine contro Suhā ʿArafāt per via di movimenti sospetti di valuta. L'accusa era di traffico illegale di valuta e, secondo gli inquirenti, con regolarità sarebbero stati trasferiti dalla [[Svizzera]] 1,27 milioni di dollari verso il conto personale di Suhā in [[Francia]].
 
== Le "sette vite" di ʿArafāt ==
 
[[File:Arafat Tomb.JPG|thumb|left|La tomba temporanea di Yasser Arafat (2004-2012)]]
Nel corso della sua vita Yāsser ʿArafāt ha più volte rischiato di morire ma mai per cause naturali:
 
* Nel [[1970]], in [[Giordania]], dopo due attacchi terroristici e il fallito attentato da parte di un [[commando]] palestinese che colpisce la sua scorta, [[Re Husayn di Giordania]], avendone avuto abbastanza e deciso a chiudere definitivamente i conti con gli esuli palestinesi divenuti troppo ingombranti, durante il famoso [[Settembre nero]], fece ricorso alle armi pur di scacciarli; ʿArafāt era fra loro e si dice che fosse rocambolescamente fuggito da ʿAmmān vestito da donna.
* Nel [[1973]] scampò a una bomba esplosa nel suo ufficio che invece uccise tre dei suoi principali collaboratori.
* Trasferitosi con la sua gente in Libano (dove i profughi palestinesi misero in crisi il già precario equilibrio etnico-politico del paese), riesce a salvarsi nel [[1976]] anche dal [[massacro di Tell al-Zaʿtar]] dove i [[Falangi Libanesi|falangisti]] (il braccio militare dei cristiani [[maroniti]]) e i seguaci dell'ex-Presidente della Repubblica [[Camille Chamoun]] (Camille Shamʿūn), nell'indifferenza (ma non si ebbe mai prova di complicità) dei [[siria]]ni e perfino del gruppo palestinese filo-siriano di [[al-Saiqa|al-Ṣāʿiqa]], spararono sui profughi, donne e bambini compresi, per lo più (paradossalmente) di religione cristiana.
* A [[Beirut]] nel [[1982]], durante l'[[Operazione Pace in Galilea]], si racconta che il 30 agosto un [[cecchino]] israeliano riuscisse a inquadrare ʿArafāt col suo mirino ma che a salvargli la vita fosse l'ordine di sospendere la missione - dato all'ultimo minuto e mai spiegato - di Sharon, allora Ministro della Difesa.
* Nel [[1985]] il leader palestinese riuscì miracolosamente a sopravvivere al [[Operazione Gamba di Legno|bombardamento del proprio quartier generale]] a [[Tunisi]], dove rimasero uccisi molti dei suoi antichi fratelli d'armi.
* Nel [[1992]] il suo jet precipitò nel [[Sahara]] [[Libia|libico]]. Tre delle persone a bordo morirono nello schianto<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1992/aprile/09/Arafat_odissea_nel_deserto_co_7_920409025.shtml Archivio storico del Corriere della Sera]</ref>.
* Sembra inoltre che Abū ʿAmmār sia sfuggito ad altri due attentati e al ribaltamento della propria autovettura sulla strada per [[Baghdad]], uscendone anche in questi casi senza nemmeno un graffio.
 
=== Morte e sepoltura ===
Gravemente ammalato in seguito alle complicanze di un'[[influenza]] che lo aveva colpito, ʿArafāt dovette lasciare - il 29 ottobre 2004 - il suo quartier generale della [[Muqata'a|Muqāṭaʿa]] a [[Ramallah|Rāmallāh]] in [[Cisgiordania]], per essere ricoverato presso il reparto di [[ematologia]] dell'[[Hôpital d'instruction des armées Percy]] (HIA Percy) alla periferia di Parigi. Voci, diffuse anche da un suo rivale politico, [[Ahmed Jibril]], durante un'intervista alla televisione [[libano|libanese]] di [[Hezbollah]], sostengono che Arafat fosse malato di [[AIDS]]<ref name=isr>[http://www.israeltoday.co.il/default.aspx?tabid=178&nid=13412 ''Arafat died of AIDS, confirms Palestinian leader'']</ref> e che ciò fosse noto anche alla [[Central Intelligence Agency|CIA]], la quale avrebbe consigliato Israele di non cercare di attentare alla vita del politico, in quanto sarebbe morto comunque di cause naturali in breve tempo.<ref name=riv>[http://www.nydailynews.com/gossip/rush_molloy/2007/07/20/2007-07-20_arafat_died_of_aids_says_rival_chief.html ''Arafat died of AIDS, says rival chief'']</ref><ref>[http://www.agoravox.it/Arafat-fu-assassinato-Avvelenato.html ''Arafat fu assassinato? Avvelenato con il polonio 210 come Litvinenko'']</ref><ref name=giorn/> Altri affermarono che avesse una [[Virus (biologia)|malattia virale]], il [[neoplasia|cancro]], la [[leucemia]]<ref>[http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/articoli/articolo226867.shtml ''Arafat, si sospetta leucemia'']</ref><ref>[http://www.repubblica.it/2004/j/sezioni/esteri/moriente12/diagnosi/diagnosi.html ''Arafat, la diagnosi peggiore: "Il presidente ha la leucemia"'']</ref>, la [[cirrosi epatica]]<ref>{{Cita news|titolo=Palestinians head to Paris to probe Arafat's death|url=http://www.despardes.com/oscartango/111704.html|pubblicazione=Oscar-Tango|editore=Despardes Inc.|data=17 novembre 2004|accesso=26 settembre 2007}}</ref>, un disordine delle [[piastrine]]<ref>{{Cita news|titolo=Family: Platelet disorder killed Arafat|url=http://www.maannews.net/eng/ViewDetails.aspx?ID=435849|pubblicazione=[[Ma'an News Agency]]|data=11 ottobre 2011|accesso=4 luglio 2012}}</ref> o un [[avvelenamento]] del sangue.<ref name=ara/>
 
Anche il medico personale di Arafat, Ashraf Al-Kurdi, affermò successivamente che nel sangue del leader palestinese era stato rilevato il virus [[HIV]] (cosa negata dalla vedova), ma che non era l'AIDS la malattia che lo avrebbe portato alla morte.<ref name=moglie>[http://dispacci.corriere.it/2012/12/01/la-vedova-di-arafat-qualcuno-tra-i-capi-palestinesi-non-vuole-che-il-caso-venga-riaperto/ ''La vedova di Arafat: qualcuno tra i capi palestinesi non vuole che il caso venga riaperto'']</ref> Alcuni sostennero che il leader palestinese fosse [[bisessuale]] e avesse contratto così il virus, cosa sempre respinta con sdegno dalla famiglia e dai suoi sostenitori.<ref name=isr/><ref name=riv/><ref>Yoel Natan, ''Moon-o-theism'', Volume II of II, 2006, pag. 132</ref><ref>[http://www.aljazeera.com/investigations/killing-arafat/myth-buster-killing-arafat-20131028194036387835.html ''Myth Busters: Killing Arafat''], al Jazeera</ref>
 
Comunque il 4 novembre 2004 un repentino peggioramento - del già precario quadro clinico - lo fece precipitare in uno stato di [[coma]] profondo che portò, l'11 novembre 2004, alla dichiarazione rilasciata alla stampa mondiale dal comandante dell'ospedale militare francese, della constatazione - da parte dei medici - della sopraggiunta morte cerebrale in seguito ad "[[accidente cerebrovascolare]]".<ref>{{Cita web|url=http://s3.documentcloud.org/documents/393851/hospitalization-report-english.pdf |titolo=Hospitalization|editore=D Cloud|accesso=28 gennaio 2013}}</ref><ref name=AP-exhume>{{Cita news|url=http://bigstory.ap.org/article/palestinians-ready-exhume-arafat-body-tests |titolo=New tests revive debate over Arafat death |editore=Associated Press|data=4 luglio 2012|accesso=27 dicembre 2014}}</ref> Il 12 novembre a Rāmallāh decine di migliaia di palestinesi, nonostante i blocchi e i divieti di Israele, vanno ad accogliere la salma di Arafat.<ref>[http://www.corriere.it/Rubriche/Infografiche/flash/funerali.swf Funerale di Arafat]</ref> Nonostante non fosse stata chiarita la reale causa della malattia<ref name=ara/>, non venne fatta alcuna [[autopsia]].<ref name=moglie/>
 
In seguito, un istituto di indagini sulla radioattività a Losanna in [[Svizzera]], ha trovato tracce di un elemento radioattivo, il [[polonio]], sugli effetti personali del leader palestinese, abiti e spazzolino da denti; ciò fa sospettare il decesso da avvelenamento con la sostanza radioattiva, come avvenuto due anni dopo all'ex agente segreto russo [[Alexander Litvinenko]]<ref>[http://www.corriere.it/esteri/12_luglio_04/frattini-polonio-spazzolino-arafat_6e00e8e4-c5b1-11e1-9f5e-4e0a5c042ce0.shtml ''Polonio sullo spazzolino di Arafat. Un'inchiesta giornalistica riapre il caso'']. Corriere della sera. Esteri. 4 luglio 2012.</ref>. Il sospetto è stato rafforzato da una ricerca redatta da specialisti dell'università di Losanna che hanno riferito nel 2013, dopo la riesumazione della salma nel 2012 e il prelevo di alcuni campioni, che si riscontra un «innaturale alto livello di polonio radioattivo nelle costole e nel bacino» di Arafat (circa 18 volte superiore al normale) e che c'è «un 83% di probabilità che sia stato avvelenato».<ref>[http://www.corriere.it/esteri/13_novembre_06/morte-arafat-rapporto-esperti-svizzeri-avvelenato-polonio-ba55c060-4702-11e3-a177-8913f7fc280b.shtml www.corriere.it]</ref><ref>[http://www.repubblica.it/esteri/2013/11/06/news/rapporto_scienziati_svizzeri_arafat_avvelenato_da_polonio-70375865/?ref=HREC1-13 ''Il rapporto degli scienziati svizzeri: Arafat avvelenato dal polonio'']</ref> Contemporaneamente, anche esperti [[russi]] e [[francesi]] hanno analizzato i campioni, con risultati contrastanti; la tv [[Al Jazeera]] diede per certo che Arafat fosse morto per avvelenamento da polonio.<ref name=LT24.05.14/>
 
Chi critica le conclusioni svizzere afferma che non viene provato che l'avvelenamento volontario sia avvenuto né che un veleno sia causa della morte, in quanto il polonio è contenuto anche nelle [[sigarette]]<ref>[http://www.tabaccologia.it/PDF/2_2011/05_022011.pdf ''Dosaggio del Polonio 210 nelle sigarette'']</ref>, nelle [[scoria radioattiva|scorie nucleari]] e nei [[fertilizzanti]]<ref>[http://www.smithsonianmag.com/smart-news/was-yasser-arafat-poisoned-by-polonium-171675886/?no-ist ''Was Yasser Arafat Poisoned by Polonium?'']</ref>, e che l'[[malattia acuta da radiazione|avvelenamento da radiazioni]], specie da polonio-210, causa [[alopecia]] (perdita completa di barba e capelli), come avvenuto al citato Litvinenko, mentre Arafat non ebbe questo sintomo, ma solo sintomi di una malattia ematica e gastrointestinale non definita<ref name=ara>[http://www.rainews.it/it/news.php?newsid=49940 ''Medio Oriente. Arafat ha una malattia del sangue, sarà ricoverato a Parigi. Israele: dopo le cure potrà rientrare'']</ref>, con una forte [[immunodeficienza]] (calo di [[globuli bianchi]]) e reazione [[autoimmune]] (distruzione dei [[globuli rossi]] da parte dei rimanenti globuli bianchi).<ref>[http://www.panorama.it/news/marco-ventura-profeta-di-ventura/yasser-arafat-plutonio-israele-litvinenko/ ''Yasser Arafat ucciso dal polonio? È possibile'']</ref> Inoltre il polonio è fortemente contaminante, e nessuno tra i famigliari e le persone che vivevano a stretto contatto con lui a Ramallah (anche dividendo con lui il cibo a tavola), ebbe mai sintomi di avvelenamento.<ref>http://www.ilfoglio.it/articoli/v/101043/rubriche/il-rebus-arafat.htm ''Il rebus Arafat''</ref> Un'ulteriore critica deriva dal fatto che il polonio decade rapidamente in circa due-tre anni ed è quasi impossibile rintracciarlo dopo questo tempo<ref>[http://www.repubblica.it/2006/11/sezioni/esteri/putin-spia-avvelenata2/polonio-scheda/polonio-scheda.html ''Polonio, parla un esperto del Cnr: "Un killer letale già a basse dosi"'']</ref>, mentre invece, secondo le analisi svizzere, sarebbe stato presente ancora in gran quantità negli effetti personali e nel corpo di Arafat, a ben otto anni di distanza dalla morte. La quantità iniziale avrebbe dovuto essere molto superiore alla dose letale, tale da contaminare l'ambiente e le persone, cosa non avvenuta.<ref name=giorn>[http://www.giornalettismo.com/archives/1211347/arafat-avvelenato/ ''Arafat avvelenato?'']</ref><ref>[http://scienzamateria.blog.tiscali.it/tag/arafat/ ''Yasser Arafat avvelenato con il polonio?'']</ref><ref>[http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/11/26/arafat-avvelenato-come-spia-litvinenko-oggi-riesumazione/426811/ ''Arafat avvelenato come Litvinenko? Domani la riesumazione decisiva'']</ref>
 
Il 26 dicembre 2013, un team di scienziati russi rilasciò un rapporto in cui affermò che non c'erano tracce di avvelenamento radioattivo né di isotopi di polonio nei resti di Arafat. Vladimir Uiba, capo dell'Agenzia Federale Medica e Biologica della [[Federazione Russa]], avrebbe detto che Arafat era morto di cause naturali (senza spiegare quali) e l'agenzia non avrebbe condotto altri test.<ref>{{Cita web|cognome=AP|titolo=Russia: Arafat's death not caused by radiation|url=http://www.washingtontimes.com/news/2013/dec/26/russia-arafats-death-not-caused-radiation/?page=all|sito=[[The Washington Times]]|accesso=13 gennaio 2014|data=26 dicembre 2013}}</ref> A differenza del rapporto svizzero, i rapporti francesi e russi non sono stati resi pubblici dalla famiglia di Arafat e sono stati poco diffusi dai mezzi di informazione.<ref name=LT24.05.14>{{fr}} Luis Lema, [http://www.letemps.ch/Page/Uuid/afa176fe-e2a3-11e3-a6a0-66e041ce382a/Yasser_Arafat_la_valse_des_isotopes "Yasser Arafat, la valse des isotopes"], ''[[Le Temps]]'', Saturday 24 May 2014, p. 3.</ref> Anche gli esperti francesi hanno difatti smentito il ritrovamento di tracce di polonio, affermando che la morte era dovuta a una grave [[infezione]], letale a causa dell'età avanzata e del fisico indebolito.<ref>[http://www.ilpost.it/2013/12/04/morte-arafat-esperti-francesi/ ''La morte di Arafat secondo i francesi'']</ref> Queste conclusioni sono state criticate dagli esperti svizzeri.<ref name=LT24.05.14/> Il caso della morte di Arafat risulta pertanto ancora aperto.
 
Oggi la sua tomba sorge presso un mausoleo all'interno della sua residenza della [[Muqata'a|Muqāṭaʿa]], a Rāmallāh.
 
==Onorificenze==
{{Onorificenze
|immagine=TCH Rad Bileho Lva 1 tridy (pre1990) BAR.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere di I Classe dell'Ordine del Leone Bianco (Cecoslovacchia)
|collegamento_onorificenza=Ordine del Leone Bianco
|motivazione=
|luogo=
}}
{{Onorificenze
|immagine=Cordone di gran Croce di Gran Cordone OMRI BAR.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana (Italia)
|collegamento_onorificenza=Ordine al Merito della Repubblica Italiana
|motivazione=Di iniziativa del Presidente della Repubblica
|luogo=19 febbraio [[1999]]<ref>[http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=12037 Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.]</ref>
}}
{{Onorificenze
|immagine=Prince of Asturias Foundation Emblem.svg
|nome_onorificenza=Premio Principe delle Asturie per la cooperazione internazionale (Spagna)
|collegamento_onorificenza=Premio Principe delle Asturie
|motivazione=
|luogo=[[1994]]
}}
{{Onorificenze
|immagine=Ord.GoodHope-ribbon.gif
|nome_onorificenza=Gran Croce dell'Ordine della Buona Speranza (Sudafrica)
|collegamento_onorificenza=Ordine della Buona Speranza
|motivazione=
|luogo=[[1998]]<ref>[http://www.v1.sahistory.org.za/pages/artsmediaculture/culture%20&%20heritage/national-orders/1998.htm Elenco dei premiati dell'anno 1998.]</ref>
}}
 
== Note ==
<references />
 
== Bibliografia ==
* Helena Cobban, ''The Palestine Liberation Organisation: People, Power and Politics'', Cambridge, Cambridge University Press, 1984. ISBN 0-521-27216-5
* Andrew Gowers e Tony Walker, ''Arafat: The Biography'', Virgin Books, 2005. ISBN 978-1-85227-924-0
 
== Altri progetti ==
{{Interprogetto|q|commons=Yasser Arafat}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|http://www.minfo.gov.ps/arafat_index.htm|Pagina dedicata ad ʿArafāt dal Ministero dell'Informazione Palestinese}}
*[http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/i-mille-volti-di-arafat/632/default.aspx I mille volti di Arafat - Il sogno strappato] La Storia Siamo Noi
* {{en}} [http://www.nobelprize.org/nobel_prizes/peace/laureates/1994/arafat.html Biografia di Yasser Arafat] sul sito ufficiale del Premio Nobel
 
{{Premio Nobel per la pace}}
{{Conflitto israelo-palestinese}}
{{Box successione | precedente = — | carica = [[Autorità Nazionale Palestinese|Presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese]] | periodo = 1996–2004 | successivo = [[Rawhi Fattuh|Rawḥī Fattūḥ]]|immagine=Flag of Palestine.svg}}
{{Box successione
|tipologia =
|carica = Presidente dell'[[OLP]]
|immagine = Plo emblem.png
|periodo = [[1969]]-[[2004]]
|precedente = [[Yahya Hammuda]]
|successivo = [[Mahmud Abbas]]
}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografie|islam|politica|Premi Nobel|storia}}
 
[[Categoria:Cavalieri di gran croce OMRI decorati di gran cordone]]
[[Categoria:Politici del Fatah]]
[[Categoria:Membri dell'OLP]]