Potere: differenze tra le versioni
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{{Nota disambigua}}
{{F|scienze sociali|ottobre 2010
[[File:Statue-Augustus.jpg|thumb|Statua celebrativa di [[Augusto]], primo [[Imperatore romano]].]]
Per '''potere''', in termini [[Diritto|giuridici]], si intende la [[Capacità di agire|capacità]], la [[Facoltà (diritto)|facoltà]] ovvero l'[[autorità]] di agire, esercitata per fini personali o collettivi; più in generale il termine viene usato per indicare la capacità vera o presunta di influenzare i [[Comportamento|comportamenti]] di gruppi umani.
== Definizioni ==
In diritto, a differenza delle altre scienze sociali, il termine ''[[potere (diritto)|potere]]'' ha un significato preciso, ma
Ciò porta a definire il potere come la capacità di ottenere obbedienza. Secondo la classica definizione [[sociologia|sociologica]] di [[Max Weber]] (il potere come forza): «Il potere è la possibilità che un individuo, agendo nell'ambito di una relazione sociale, faccia valere la propria volontà anche di fronte a un'opposizione». In [[politica]] il potere pubblico è definito da [[Raymond Aron]]: «La consegna ad uno o ad alcuni della capacità (riconosciuta legittima) di stabilire regole per tutti, di imporre a tutti il rispetto di queste regole o in conclusione di prendere decisioni obbligatorie, in fatto o in diritto, per tutti».
Dal punto di vista tecnico-organizzativo, è possibile definire il potere come l'autorità e autonomia decisionale, esercitata in aderenza a norme e regolamenti, da un organo direttivo, nell'ambito delle proprie competenze e responsabilità lavorative-gestionali. Il potere è stato visto in modo più generale, quasi identificandolo con la vita stessa. [[Ralph Waldo Emerson|Emerson]], nel suo celebre saggio sul "Potere" (in ''Condotta di vita'') disse che "La vita è una ricerca del potere; e questo è un elemento di cui il mondo è talmente saturo – non c'è crepa o fenditura in cui non si trovi – che nessuna onesta ricerca è senza ricompense." Questa era una visione anche extrapolitica del potere, che influenzò fortemente la teoria [[Friedrich Nietzsche|nietzschiana]] della [[volontà di potenza]].
=== Forza e consenso ===
Un'ulteriore distinzione del potere viene fatta tra il potere inteso come forza o potenza ed il potere inteso come consenso. La [[Coercizione|forza]] è la capacità di far valere, anche di fronte a un'opposizione, la propria [[volontà]]; il [[Accordo delle parti|consenso]] è l'abilità di trovare obbedienza da parte di determinati individui in cui vi è un minimo di volontà di ubbidire, cioè un interesse all'obbedienza. La seconda definizione è più vicina al punto di vista dell'[[antropologia]] di potere come autorità.
Questa distinzione era già stata anticipata da [[Niccolò Machiavelli|Machiavelli]] quando parlava di [[Panthera leo|leoni]] e [[volpe|volpi]]; i primi userebbero la sola forza per ottenere il potere (e alla lunga sono sconfitti), i secondi il consenso (la persuasione). Weber (vedi nel seguito) usa le due parole [[lingua tedesca|tedesche]] ''Macht'' ed ''Herrschaft'' per forza e consenso. [[Heinrich Popitz]] vede il primo tipo di potere come imposto dall'alto con la forza e la paura, il secondo che si forma dal basso a causa del rispetto, del riconoscimento di una superiorità.
====Nel dibattito italiano====
Nell’articolo “Forza e consenso” - che [[Benito Mussolini]] pubblicò sul numero di aprile 1923 di ''[[Gerarchia (rivista)|Gerarchia]]'' - si dichiara che il fascismo “è già passato e, se necessario, tornerà tranquillamente a passare sul corpo più o meno decomposto della Dea Libertà” perché “quando un gruppo o un partito è al potere, esso ha l’obbligo di fortificarvisi e di difendersi contro tutti”<ref>''Il Giornale di Roma'', 29 marzo 1923, p. 1 (“Forza e consenso”).</ref>.
[[Guglielmo Ferrero]] replicò immediatamente che – premesso che governo [[liberale]] è quello che riconosce l’esistenza legale di una opposizione – chi colpisce il diritto di [[Opposizione_(politica)|opposizione]] (chiave di volta di tutta la [[civiltà occidentale]]) “tenta di diroccare tutto l’ordine sociale. Abolito il diritto di opposizione, nessuna istituzione avrebbe più carattere legittimo”<ref>''Il Secolo'', 4 aprile 1923, p. 1 (“il diritto della opposizione”).</ref>.
=== Legittimità del potere ===
Già [[Agostino d'Ippona|Sant'Agostino]] nel ''[[La città di Dio|De Civitate Dei]]'' pose il problema della [[legittimità]]. Nel dialogo tra [[Alessandro Magno|Alessandro]] e il pirata, si fa notare che non vi è differenza tra il potere di un re - che governa su una nazione - e il potere di un capitano [[pirata]] che governa sul suo piccolo bastimento. Si tratta di una semplice differenza di grado, ed allora «che cosa sono i regni se non bande di ladroni?». Poiché il potere implica il monopolio della forza, da dove viene la
[[Thomas Hobbes|Hobbes]] pose la legittimazione dello [[stato]] in una forma di contratto tra gli uomini per evitare una condizione di [[guerra]] perenne. Per [[Ortega y Gasset]], poi, non c’è potere che non si eserciti in nome di una legittimità (''en nombre de una legitimidad'') o che non si definisca nelle proprie procedure di legittimazione. Certamente ci potrà essere sempre un potere che «usa la violenza per stabilire il suo diritto», ma mai un potere che faccia di quella stessa violenza «il suo diritto»<ref>J. Ortega y Gasset, ''Sopra il fascismo (Sine ira et studio)'' (1925), trad. it. ''Lo spettatore'', a cura di C. Bo, Guanda, 1993.</ref>.
[[Max Weber]] teorizzò tre diversi tipi di legittimità.
*La prima è la ''legittimità tradizionale'', che poggia sulla credenza quotidiana nel carattere sacro della [[tradizione]] valida da sempre (es. il potere deriva da [[Dio]]), come nell'[[Ancien Régime]].
*La seconda è la ''[[Autorità carismatica|legittimità carismatica]]'', che poggia sulla dedizione al carattere sacro o alla forza eroica o al valore esemplare di una [[persona (filosofia)|persona]]. Il leader ha una missione, e i governati si convincono che sia così. Questo è il caso di [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]] e [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]], ma ancora di più è il caso di [[Adolf Hitler|Hitler]], [[Mussolini]], [[Lenin]] e [[Stalin]]. Questo tipo di potere va inevitabilmente incontro alla disillusione, nel momento in cui la missione del leader fallisce (Napoleone, Mussolini, Hitler) o al massimo nel momento della morte del leader (Stalin). In alcuni casi, tuttavia, il potere carismatico può essere istituzionalizzato: è il caso dell'[[Impero romano]] nato da Cesare e dell'[[Unione Sovietica|Unione sovietica]] nata da Lenin.
*Infine c'è la ''[[
== Potere e politica ==
{{vedi anche|Potere politico}}
In tutti i periodi storici, la vita sociale degli individui si è basata principalmente su relazioni di potere, fondate sul rapporto comando-obbedienza. La formazione degli stati moderni e quindi l'affermazione del principio di [[democrazia]], ha fatto credere che le relazioni comando-obbedienza e le violenze coercitive, tipiche degli stati autoritari, starebbero scomparendo. In realtà, come fa notare [[Heinrich Popitz]], la [[violenza]] può essere delimitata ma non può scomparire, perché anche gli [[Stato|Stati]] [[democrazia|democratici]] devono far uso della forza coercitiva per mantenere l'ordine sociale e difendere i diritti e le libertà conquistate. Alla luce di questo, possiamo affermare che l'esercizio del potere ha un ruolo fondamentale nei rapporti tra le persone e tra queste e lo [[stato]].
=== Hobbes e l'origine dello Stato moderno ===
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=== La teoria di Weber ===
Il sociologo tedesco [[Max Weber]], nel suo libro ''Economia e società'', definisce il potere come la capacità di un attore sociale di esercitare (talvolta attraverso l'uso della forza) un controllo sul comportamento degli altri attori, anche senza il consenso di questi ultimi, condizionando le loro decisioni. Per potere Weber intende la ricchezza, il prestigio, lo status, la forza numerica e fisica, l'efficienza organizzativa, tutto ciò che offre un vantaggio. Il sociologo però sviluppa, al riguardo, una teoria molto articolata e influente.
Weber comincia distinguendo due concetti: il concetto di ''Macht'' (potenza) e di ''Herrschaft'' (potere legittimo). Con il termine potenza egli intende: ''"qualsiasi possibilità di far valere entro una relazione sociale, anche di fronte ad un'opposizione, la propria volontà, quale che sia la base di questa possibilità"''; con il termine potere legittimo intende: ''"la possibilità di trovare obbedienza, presso certe persone, ad un comando che abbia un determinato contenuto"''. La prima espressione fa riferimento ad una relazione sociale dove il soggetto più forte riesce a far valere la propria volontà in ogni caso; la seconda espressione si riferisce alle relazioni dove il soggetto debole accetta le decisioni altrui perché le riconosce valide e quindi legittime. Weber, basandosi su questo secondo concetto, realizza la tipologia delle [[La_politica_come_professione#Tre_tipi_di_potere_legittimo|tre forme già viste di legittimazione del potere]]. Tale tipologia è costituita dal ''potere tradizionale'', dal ''[[autorità carismatica|potere carismatico]]'' e dal ''[[Burocrazia|potere razionale-legale]]''.
Oltre al potere politico, Max Weber individua altre due forme di potere: il ''potere economico'' ed il ''potere ideologico''. Il primo è esercitato da chi possiede risorse materiali o finanziarie che permettono di indurre coloro che non le hanno a tenere determinati comportamenti (esempio: imprenditori vs. operai). Il secondo consiste nella capacità di influenza che viene esercitata sulle idee della gente da chi è investito di una certa autorità.
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=== Gli elitisti ===
Le [[elitismo|teorie elitiste]] convergono tutte sul fatto che nella società vi è una minoranza al potere ed una maggioranza che lo subisce.
Tra gli esponenti più importanti di questa corrente di pensiero ci sono: [[Niccolò Machiavelli]], [[Gaetano Mosca]], [[Vilfredo Pareto]], [[Robert Michels]], [[Guglielmo Ferrero]].
Di particolare interesse sono gli studi fatti da Michels sui [[partito politico|partiti politici]] e sulla loro organizzazione. Analizzando la struttura dei partiti,
=== La teoria struttural-funzionalista ===
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I ''neoelitisti'' affermano che sia il potere politico-amministrativo, che il potere sociale in generale, sono legati alla ricchezza economica di una cerchia ristretta di persone.
[[Floyd Hunter]] (1912-1992), un importante esponente di questa linea di pensiero, dopo aver svolto degli studi
Un altro importante neoelitista è [[Charles Wright Mills]]. Mills ha sottolineato che vi è una forte concordanza di interessi tra le organizzazioni economiche, politiche e militari. Secondo Mills, questa convergenza di interessi fa sì che il potere politico sia solo formalmente ed apparentemente democratico, mentre in realtà esso è rigidamente oligarchico. La tesi di Mills può essere sintetizzata nel seguente modo: vi è una sola classe dirigente, composta da imprenditori, politici e militari; tale classe dirigente prende liberamente le proprie decisioni senza essere sottoposta ad un effettivo controllo popolare. Il dominio di questo tipo di élite sulla società, secondo la teoria di C.W.
=== Foucault e la microfisica del potere ===
[[Michel
== Note ==
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* [[Hannah Arendt]], ''Le origini del totalitarismo'',1951, tr.it., Edizioni di Comunità, MIlano, 1967.
* [[Norberto Bobbio]], ''Il problema del potere. Introduzione al corso di scienza della politica'', Torino, CLUT, 1966.
*
*
* Antonio Costabile,'' Il potere politico'', Carocci, Roma, 2002.
* Robert A. Dahl, ''Power'', in ''International Encyclopedia of the Social Sciences'', New York, 1968.
*
* [[Antonio Gramsci]], ''Elementi di politica'', Editori Riuniti, Roma, 1969.
* Luca Lanzacalo, ''Istituzioni, organizzazione, potere,'' Carocci, Roma, 1995.
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* [[Michael Mann (sociologo)|Michael Mann]], ''The Sources of Social Power'', voll. 1-4, Cambridge University Press, Cambridge-New York 1986-2012.
* [[Charles Wright Mills]], ''L'élite del potere'', Feltrinelli, 1986
* [[Gaetano Mosca]], ''Elementi di scienza politica'',
* Virgilio Mura, ''Categorie della politica. Elementi per una teoria generale'', Giappichelli, Torino, 1997.
* A. Petrillo, ''Weber e la sociologia della città'', Franco Angeli, 2001.
* Heinrich Popitz'', Fenomenologia del potere'', Il Mulino, Bologna, 1990.
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* A. Scaglia, ''[[Max Weber]] e la città democratica. Idealtipo del potere non legittimo'', Carocci, 2007.
* [[Mario Stoppino]], ''Potere politico e Stato,'' Milano, 1968.
*
* Massimiliano Vatiero, ''Understanding Power. A 'Law and Economics' Approach'', Saarbrücken: VDM-Verlag Publisher, 2009. [
* [[Max Weber]], ''Economia e società. Teoria delle categorie sociologiche'', Einaudi, 1999.
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* [[Ideologia]]
* [[Impero]]
* [[La politica come professione]]
* [[Potere dello Stato]]
* [[Potere (diritto)]]
* [[Potere politico]]
* [[Potere temporale]]
* [[Sovranità]]
* [[
== Altri progetti ==
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==Collegamenti esterni==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|http://www.filosofia.rai.it/articoli/zettel-filosofia-in-movimento-potere/14747/default.aspx|Zettel. Filosofia in movimento. Potere, sul portale RAI Filosofia}}
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[[Categoria:Politica]]
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