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Diverse nomi e qualifiche lavorative sono state individuate nei documenti esaminati: barattolaio, broccaio, coppaio, fornaciaio, orciaio-orciolaio, scodellaio, stovigliaio, vasellaio-vasaio, maestro, apprendista o lavorante. Un individuo può anche essere indicato con più qualifiche contemporaneamente.
== Attività dei ceramisti fra il XIII e gli inizi del
=== XIII secolo ===
Già agli inizi del XIII secolo sappiamo che i vasai pisani cominciano a commerciare le proprie merci al di fuori dell'ambito cittadino, almeno lungo il tratto fluviale interno e in area tirrenica{{#tag:ref|Sono stati ritrovati numerosi reperti riconducibili a ceramiche di produzione pisana in Toscana Settentrionale, in Corsica e Sardegna (si rimanda alla sezione dedicata in [[Maiolica arcaica di Pisa]]).|group=N}}.
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Una unica società risalente agli ultimi anni di questo secolo è quella formata tra il ceramista Antonio di Bartolomeo Cappucci e Giustino di Casteldurante, pittore di maioliche<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|p. 38}}; {{cita|Fanucci Lovitch 1991|pp. 19-163}}.</ref>.
Le fonti scritte permettono di localizzare cinque fornaci del Cinquecento: una era situata vicino a Porta a Piagge in via delle Concette, due invece si trovavano in via Sapienza e appartevano alla famiglia Bitozzi
La collocazione centrale della fornace di via Sapienza è sicuramente curiosa in quanto si trova in un'area molto popolata.
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Ben documentate sono le notizie relative ad una famiglia in particolare, i Bitozzi{{#tag:ref| I Bitozzi erano originari di Ponte a Signa.|group=N}}, che fra il 1586 e il 1660, sono protagonisti della scena ceramica pisana coinvolgendo tre generazioni. Il primo Bitozzi, Leonardo (1552 ca. - 1615 ca.), arrivato a Pisa già dal 1578 vi trasferisce la sua attività di scalpellino. Solo dopo il suo arrivo in città inizia la vendita e poi la produzione di vasi<ref name=AG_153-154>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|pp=153-154}} (ricerca di Daniela Stiaffini).</ref>.
Ebbe tre figli: Sebastiano (detto Bastiano), Domenico e Antonio che seguirono le orme paterne diventando scalpellini.
Fu un personaggio piuttosto noto nella Pisa della seconda metà del XVI secolo in quanto poco affidabile nel lavoro. Si trova spesso chiamato in causa dai suoi committenti{{#tag:ref|Ad esempio, nel 1579 Giulio de’ Medici, figlio naturale del duca Alessandro de’ Medici e cavaliere dell’ordine di Santo Stefano, commissionò a Leonardo Bitozzi la fornitura di tutte le pietre lavorate per la decorazione della facciata della villa che stava costruendo ad Arena, località prossima a Pisa. Lo scalpellino allora consegnò in ritardo il materiale cosicché il duca lo citò in giudizio (vedi {{cita|Alberti - Giorgio 2013|p. 161/nota 22}}.|group=N}} e dai suoi collaboratori. Nonostante ciò il Bitozzi godeva di una situazione economica importante. La sua può essere considerata una figura imprenditoriale in quanto egli molto probabilmente investiva denaro e mezzi di lavoro accordandosi con vasai che da parte loro fornivano l'arte. Ad esempio, nel 1587 è nota la società con Paolo di Pietro per la vendita di maioliche di Montelupo e orci da olio<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|p. 162}}.</ref>; nel 1593 il Bitozzi cerca di ottenere a livello un fondo per introdurre a Pisa, in società con Niccolò Sisti, la produzione di maioliche faentine<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|p. 163}}. Non si sa con esattezza se il Bitozzi conoscesse di persona il Sisti, ma è sicuro che egli mandò una supplica al Granducato affinché fosse finanziato per tale impresa</ref>; risale agli inizi del Seicento l’accordo con Maestro Filippo del fu Giovanni Garaccini da Forlì per gestire una bottega di maiolica<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|p. 165}}</ref>.
Sebastiano Bitozzi succedette al padre, lavorando anche lui dapprima come scalpellino, poi stovigliaio<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|pp. 165-167}}</ref>.
Si sa con sicurezza che i vasai pisani per tutto il secolo esportarono i propri prodotti in tutta la Toscana e nel mediterraneo. A partire dall'ultimo quarto, grazie ai commerci con i fiamminghi e spagnoli (sfruttando i porti di Livorno e di Siviglia), poterono far arrivare i propri prodotti in Inghilterra, Olanda e nelle loro colonie nord americane, nelle colonie spagnole dell'America del Sud, delle Canarie e dei Caraibi<ref>{{cita|Clemente 2017|pp. 144-145}}; {{cita|Giorgio 2016|pp. 355-360>; {{cita|Berti 2005|pp. 145-178}}.</ref>.
==== L'approvvigionamento di argilla e di altre materie prime per la produzione delle ceramiche nel XVI secolo ====
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Era invece più complicato il rifornimento di legna. Intorno alla metà del XVI secolo, alcuni provvedimenti dell’amministrazione civile vietarono il taglio degli alberi senza uno specifico permesso delle autorità<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|p. 36}} - Archivio di Stato di Pisa, Fiume e Fossi, f. 98, cc. 111 r., 132 v. - 133 r. A esempio il vasaio Domenico di Bartolomeo da Samminiatello è costretto a chiedere un permesso all’Ufficio dei Fiumi e dei Fossi per poter tagliare alcuni alberi in un suo terreno.</ref>.
Questa regolamentazione era molto severa e puntuale nelle sanzioni, come dimostra una multa inflitta allo stovigliaio Bartolomeo di Cesare del Turchino che venne sorpreso trasportare legna raccolta senza autorizzazione<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|p. 36-37}} - Archivio di Stato di Pisa, Fiumi e Fossi, f. 14, cc. 95 v., - 96 r.; {{cita|Berti 2005|p. 143}}.</ref>.
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* {{cita pubblicazione|autore1=M. Giorgio|autore2=I. Trombetta|titolo=Dall'ultima maiolica arcaica alle prime ingobbiate graffite: persistenze e trasformazioni nella produzione ceramica a Pisa e nel Valdarno Inferiore tra la fine del XV e gli inizi XVI secolo|conferenza=Atti XLIII Convegno Internazionale della Ceramica 2010|città=Albenga|anno=2011|pp=229-239|cid=Giorgio - Trombetta 2011}}
* {{cita libro|autore1=G. Berti|autore2=C. Renzi Rizzo|titolo=Pisa. Le “Maioliche Arcaiche”. Secc. XIII – XV (Museo Nazionale di San Matteo), Appendice: “Nomina Vasorum”|editore=All’Insegna del Giglio|città=Firenze|anno=1997|isbn=88-7814-120-8|cid=Berti - Renzi Rizzo 1997}}
* {{cita pubblicazione|autore1=G. Berti|autore2=L. Tongiorgi|titolo=Ceramica Pisana – Secoli XIII – XV. "Biblioteca di Antichità pisane"|volume=I|editore=Pacini Editore|città=Pisa|anno=1977|cid=Berti - Tongiorgi 1977a}}
▲BERTI 2005 - G. Berti, Pisa. Le ceramiche ingobbiate “Graffite a Stecca”. Secc. XV - XVII (Museo Nazionale di San Matteo), Borgo San Lorenzo (FI), 2005.
* {{cita pubblicazione|autore1=G. Berti|autore2=E. Tongiorgi|titolo=Aspetti della produzione pisana di ceramica ingobbiata|rivista=Archeologia Medievale|volume=IX|anno=1982|pp=141- 174|cid=Berti - Tongiorgi 1982}}
▲BERTI - RENZI RIZZO 2000 - G. Berti, C. Renzi Rizzo, Pisa: produzione e commercio delle ceramiche del XV secolo (notizie preliminari), in “Atti Convegno Internazionale della Ceramica”, XXXIII, pp. 127-148, 2000.
▲BONAINI 1854-1857 - F. Bonaini, Statuti inediti della città di Pisa dal XII al XIV secolo, Firenze, 1854-1857.
▲BUSI 1984 – M. C. Busi, Contributo alla conoscenza della ceramica acroma pisana: i materiali della Torre della Fame a Pisa, in «Archeologia Medievale», XI (1984), pp. 465 – 476.
▲CASINI 1938 - G. Casini, I bacini di Santa Cecilia a Pisa, Faenza, XXVI, pp. 51-57, 1938
▲CASINI 1964 - B. Casini, Il catasto di Pisa del 1428-29, Pubblicazioni della Società Storica Pisana - Collana Storica n. 2, Pisa, 1964.
▲CASINI 1965 - B. Casini, Aspetti della vita economica e sociale dal Catasto del 1428-1429, Pisa, 1965.
▲CORA 1973 - G. Cora, Storia della Maiolica di Firenze e del Contado. Secoli XIV-XV, Firenze, 1973.
▲CORRETTI - VAGGIOLI 2003 - A. Corretti, M.A. Vaggioli, Pisa, via Sant’Apollonia: secoli di contatti mediterranei, in Tangheroni M. (a cura di), Pisa e il Mediterraneo: uomini, merci, idee dagli etruschi ai Medici, pp. 57 - 63, 2003.
▲DIAZ 1976 - F. Diaz, Il Granducato di Toscana. I Medici, Torino, 1976.
▲FANUCCI LOVITCH 1991 - M. Fanucci Lovitch, Artisti attivi a Pisa fra XIII e XVII secolo, (Biblioteca del “Bollettino Storico Pisano”, Strumenti, 1-2), Pisa, 1991.
▲FANUCCI LOVITCH - VIRGILI 1984 - M. Fanucci Lovitch, E. Virgili, I vasai di Pisa ed i loro accordi corporativi del 1419 e del 1421, “Bollettino Storico Pisano”, LIII, 1984, pp. 291-300.
▲FASANO GUARINI 1991 - E. Fasano Guarini, Pisa nel Cinquecento, in Pisa: iconografia a stampa dal XV al XVIII secolo, Pisa, pp. 17 - 25, 1991.
▲GARZELLA 1990 - G. Garzella, Pisa com’era: topografia e insediamente dall’impianto tardoantico alla città murata del secolo XII, Napoli, 1990.
GELICHI 1990 - S. Gelichi, La ceramica tra produzione artistica e produzione artigianale: note per una storia sociale dei vasai del Medioevo, in Coloquio Hispano-Italiano de Arqueologia Medieval, Granada 1990, Granada (Publicaciones del Patronato de la Alhambra y Generalife), 1992, pp. 55-60.
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GIORGIO - TROMBETTA 2011 - M. Giorgio, I. Trombetta, Dall’ultima maiolica arcaica alla prime ingobbiate graffite: persistenze e trasformazioni nella produzione ceramica a Pisa e nel Valdarno Inferiore tra la fine del XV e gli inizi del XVI secolo, in “Atti del Convegno Internazionale della Ceramica”, XLIII, pp. 229-239, 2011.
MARCHESI - THIRIOT - VALLAURI 1992 - H. Marchesi, J. Thiriot, L. Vallauri, The Quarter of the Ollières in Thirteenth Century Marseilles. A transfer of technology, in A Conference on Medieval Archaeology in Europe, Medieval Europe 1992 - Technology and Innovation, Pre-printed Papers, Volume 3, 1992, pp. 193-199.
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