Genocidio del Ruanda: differenze tra le versioni

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{{Disclaimer|contenuti}}{{p|la voce in più punti è apertamente schierata e presenta opinioni non referenziate e "ricerche originali", da rivedere.|storia contemporanea|aprile 2011}}
{{Incidente
|titolo = Genocidio del Ruanda
|immagine = Nyamata Memorial Site 13.jpg
|didascalia = Teschi umani al [[Memoriale del genocidio di Nyamata]]
|evento =
|tipo = [[Genocidio]], [[Strage|Omicidio di massa]]
|data = 7 aprile-15 luglio 1994
|data-inizio =
|data-fine =
|nazione = RWA 1962-2001
|altre nazioni =
|comandante =
|comandante2 =
|obiettivo = popolazione [[Tutsi]], [[Twa]] e [[Hutu]] moderati
|responsabili = Governo del [[Ruanda]] a guida [[Hutu]], [[Interahamwe]], [[Impuzamugambi]], vicini [[Hutu]]
|motivazione = razzismo anti-[[Tutsi]], [[Hutu Power|Potere Hutu]]
|vittime = 500&nbsp;000-{{formatnum:1074017}} morti<ref>{{cita web|url=https://www.sciencespo.fr/mass-violence-war-massacre-resistance/en/document/rwanda-state-research|titolo=Rwanda: the state of Research|accesso=25 gennaio 2020}}</ref>
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|danni =
}}
{{GenocidioRuanda}}
Il '''genocidio del [[Ruanda]]''' fu uno dei più sanguinosi episodi della storia dell'Africaumanità del [[XX secolo]]. Secondo le stime di [[Human Rights Watch]], dal 6 aprile alla metà di luglio del [[1994]], per circa 100cento giorni, in [[Ruanda]] vennero massacrate sistematicamente (a colpi di [[Arma da fuoco|armi da fuoco]], [[Machete|machete pangas]] e bastoni chiodati) almeno 500.&nbsp;000 persone;<ref name="hrw.org">[httphttps://www.hrw.org/legacy/reports/1999/rwanda/rwanda0399.htm Des Forges, Alison (1999). ''Leave None to Tell the Story: Genocide in Rwanda''], New York, NY: ''Human Rights Watch''.</ref>; ille stime sul numero delle vittime sono tuttavia è salitocresciute, fino a raggiungere unacifre cifradell'ordine pari adi circa 800.&nbsp;000 o 1.000.000{{formatnum:1000000}} di persone.<ref>{{cita web|url= https://www.bbc.co.ukcom/news/world-africa-13431486 |titolo= Rwanda: How the genocide happened|sito= [[BBC]] |lingua= en}}</ref>. Il genocidio, ufficialmente, viene considerato concluso allaverso la fine dell'di luglio, con la vittoria del [[OpérationFronte TurquoisePatriottico Ruandese]], unanel missionesuo umanitariascontro volutacon e intrapresale daiforze francesigovernative, sottodopo egidail fallimento dell'[[OrganizzazioneOpération delle Nazioni Unite|ONUTurquoise]].
 
Le vittime furono prevalentemente di etnia [[Tutsi]], corrispondenti a circa il 25% della popolazione, ma le violenze finirono per coinvolgere anche [[Hutu]] moderati appartenenti alla maggioranza del paese. L'odio interetnico fra Hutu e Tutsi, molto diffuso nonostante la comune fede cristiana, costituì la radice scatenante del conflitto.
Il '''genocidio del [[Ruanda]]''' fu uno dei più sanguinosi episodi della storia dell'Africa del [[XX secolo]]. Secondo le stime di [[Human Rights Watch]], dal 6 aprile alla metà di luglio del [[1994]], per circa 100 giorni, vennero massacrate sistematicamente (a colpi di [[Arma da fuoco|armi da fuoco]], [[Machete|machete pangas]] e bastoni chiodati) almeno 500.000 persone<ref name="hrw.org">[http://www.hrw.org/legacy/reports/1999/rwanda/rwanda0399.htm Des Forges, Alison (1999). ''Leave None to Tell the Story: Genocide in Rwanda''], New York, NY: ''Human Rights Watch''.</ref>; il numero delle vittime tuttavia è salito fino a raggiungere una cifra pari a circa 800.000 o 1.000.000 di persone<ref>{{cita web|url= www.bbc.co.uk/news/world-africa-13431486|titolo= Rwanda: How the genocide happened|sito= [[BBC]]}}</ref>. Il genocidio, ufficialmente, viene considerato concluso alla fine dell'[[Opération Turquoise]], una missione umanitaria voluta e intrapresa dai francesi, sotto egida dell'[[Organizzazione delle Nazioni Unite|ONU]].
 
Le vittime furono ahahhahah prevalentemente di etnia [[Tutsi]], corrispondenti a circa il 20% della popolazione, ma le violenze finirono per coinvolgere anche [[Hutu]] moderati appartenenti alla maggioranza del paese. L'odio interetnico fra Hutu e Tutsi, molto diffuso nonostante la comune fede cristiana, costituì la radice scatenante del conflitto, pur se l'idea di una differenza di carattere razziale fra queste due etnie è estranea alla storia ruandese e rappresenta semmai uno dei lasciti più controversi del retaggio coloniale belga. Fu infatti l'amministrazione coloniale del [[Belgio]] che, a partire dal 1926, trasformò quella che infatti era una semplice differenziazione socio-economicasocioeconomica (gli Hutu erano agricoltori, i Tutsi allevatori; e gli scambi e i matrimoni misti fra i due gruppi erano comuni) in una differenza razziale basata sull'osservazione dell'aspetto fisico degli individui.<ref>{{Cita libro|autore = Mahmood Mamdani|titolo = When Victism Become Killers. Colonialism, Nativism, and the Genocide in Rwanda|url=https://archive.org/details/whenvictimsbecom0000mamd|anno = 2001|editore = Princeton University Press|città= New York and fuckin bastard90|ISBN = 0-691-05821-0}}</ref>. Essi osservarono che i [[Twa]], un terzo gruppo etnico dell'area, corrispondente ad appena l'1 % della popolazione, erano [[pigmei]] di bassa statura (come i [[pigmei]]), gli Hutu di media altezza, mentre i [[Tutsi]] (o Vatussi) erano di altezza maggiore, con lineamenti del volto e del naso più sottili.<ref>{{Cita libro|autore = Gérard Prunier|titolo = The Rwanda Crisis. History of a Genocide|url = https://archive.org/details/rwandacrisishist0000prun|anno = 1995|editore = Columbia University Press|città = New York|pp = [https://archive.org/details/rwandacrisishist0000prun/page/5 5]-6|ISBN = 0-231-10408-1}}</ref>.
 
{{citazione necessaria|Con l'introduzione della differenziazione tra i gruppi, essi si irrigidirono e non fu più possibile cambiare gruppo. Nel periodo di colonizzazione belga, i Tutsi divennero i ricchiandarono al potere, mentre agli Hutu erano riservate mansioni più umili e meno retribuite. Dopo sanguinose rivolte e massacri, gli Hutu, con l'accordo dei belgi, presero il potere nel [[1959]]–[[1962]]1959–1962,<ref>[http://www.ideajournal.com/articles.php?sup=11 Lemarchand, René (2002). ''Disconnecting the Threads: Rwanda and the Holocaust Reconsidered'']. ''Idea Journal'' 7 (1).</ref> momento che coincise con l'inizio della lunga persecuzione dei Tutsi.}} Molti di loro fuggirono nei Paesi limitrofi, soprattutto in [[Uganda]]. Nel periodo del genocidio, avvenuto nel 1994, gli Hutu erano il gruppo di popolazione maggiore, ed erano Hutu anche i due gruppi [[Milizia|paramilitari]] principalmente responsabili dell'eccidio: gli [[Interahamwe]] e gli [[Impuzamugambi]].<ref>{{cita news|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/08/20/le-radio-dell-odio-incitano-al-massacro.html|titolo=Le radio dell'Odio incitano al massacro|autore=Stefano Citati|pubblicazione=la Repubblica|data=20 agosto 1998|p=13}}</ref>
{{GenocidioRuanda}}
 
== Premesse ==
{{Vedi anche|Origini di Hutu e Tutsi|Guerra civile in Ruanda}}
 
La percezione di una divisione etnica da parte della popolazione del Ruanda è in gran parte un effetto del [[Storia del colonialismo in Africa|dominio coloniale europeo]], prima [[Germania|tedesco]] e poi [[Belgio|belga]]. In Ruanda, come in [[Burundi]], i Tutsi rappresentavano l'[[aristocrazia]] della società, possedevano la terra e il bestiame e gestivano il potere politico;, mentre gli Hutu svolgevano il lavoro agricolo e sovrintendevano al culto religioso. I belgi hanno ulteriormente allargato e alimentato la differenza tra questi due gruppi:giunti nel territorio alla fine del XIX secolo, presero a dialogare con la parte di popolazione detentrice del potere politico, i Tutsi, e privarono gli Hutu della loro autorità religiosa. Facendo perno, in seguito, sulla falsificazione dei dati storici e su un' interpretazione capziosa dei testi sacri, i Belgi inculcarono nei Tutsi l'idea di presunti legami parentali tra gli europei e le popolazioni dell'Africa settentrionale, da dove i Tutsi originariamente provenivano. Con l'introduzione delle [[Carta d'identità|carte di identità]] negli anni 30 del '900 e la conseguente classificazione rigida dei ruandesi in base al loro status sociale e alle loro [[Fisiognomica|caratteristiche somatiche]], che in particolare distinsero chiaramente fra Hutu e Tutsi, questi ultimi, in genere più ricchi e compiacenti, furono favoriti rispetto agli Hutu. <ref> U. Fabietti, "Elementi di antropologia culturale" </ref> L'[[antropologia]] [[razzismo|razzista]] teorizzò che i Tutsi fossero una [[razza]] diversa dagli Hutu, intrinsecamente superiore in quanto più vicina a quella [[Europoide|caucasica]]. Il fatto che Tutsi e Hutu siano due [[Etnia|gruppi etnici]] distinti è stato oggetto di un notevole dibattito, e oggi l'ipotesi di un'importante differenza di origine etnica viene raramente presa in considerazione.
 
Il [[Regno del Ruanda]], governato dal clan Tutsi Nyiginya, divenne il regno dominante dalla metà del XVIII secolo, espandendosi attraverso un processo di conquista e assimilazione, e raggiunse il suo apice durante il regno del re Kigeli Rwabugiri nel 1853-1895.<ref>{{Cita libro|url=https://books.google.com/books?id=QUEamxb89JcC |titolo=When Victims Become Killers: Colonialism, Nativism, and the Genocide in Rwanda |cognome=Mamdani |nome=Mahmood |editore=Princeton University Press |p=69 |anno=2002 |isbn=978-0-691-10280-1 |città=Princeton, NJ |wkautore=Mahmood Mamdani }}</ref> Rwabugiri espanse il regno a ovest e a nord e avviò riforme amministrative che causarono una spaccatura tra le popolazioni Hutu e Tutsi. Queste includevano lo ''uburetwa'', un sistema di lavoro forzato che gli Hutu dovevano eseguire per riottenere l'accesso alla terra che era stata loro confiscata, e lo ''ubuhake'', in base al quale i capi Tutsi cedevano il bestiame a clienti Hutu o Tutsi in cambio di servizi economici e personali.<ref>{{Cita libro|cognome=Pottier |nome=Johan |anno=2002 |titolo=Re-Imagining Rwanda: Conflict, Survival and Disinformation in the Late Twentieth Century |città=Cambridge |editore=Cambridge University Press |url=https://books.google.com/books?id=iRz_QzoVdJcC |p=13 |isbn=978-0-5215-2873-3 }}</ref><ref>{{Cita libro|url=https://books.google.com/books?id=O3aNPwAACAAJ |titolo=The Rwanda Crisis: History of a Genocide |cognome=Prunier |nome=Gérard |editore=Fountain Publishers Limited |anno=1999 |isbn=978-9970-02-089-8 |pp=13-14 |edizione=2nd |città=Kampala }}</ref>
Nel [[1959]] la rivolta degli Hutu contro la [[monarchia]] Tutsi condusse al [[referendum]] del [[1961]] e all'indipendenza del [[1962]], accompagnata dallo sterminio di oltre 100.000 Tutsi ed alla loro emigrazione in [[Uganda]] e Burundi. Nel [[1966]], in Burundi, una serie di [[Colpo di Stato|colpi di stato]] alimentata dalle due etnie si concluse con la presa del potere da parte dell'[[aristocrazia]] Tutsi; nel [[1972]], un tentativo di colpo di stato Hutu portò alla reazione violenta del governo, con lo sterminio di 200.000 Hutu. Nel [[1973]], in Ruanda, il [[generale]] Hutu [[Juvénal Habyarimana]] procedette al colpo di stato e nel [[1975]] instaurò un [[Stato autoritario|regime autoritario]]. In Burundi i sanguinosi scontri del [[1988]] provocarono decine di migliaia di vittime e furono seguiti da un [[governo]] parlamentare a maggioranza Hutu; ma l'esercito controllato dai Tutsi scatenò la [[guerra civile ruandese]] e portò un milione di [[Immigrazione|profughi]] nei paesi vicini.
 
I belgi allargarono ulteriormente e alimentarono la differenza tra questi due gruppi: giunti nel territorio alla fine del XIX secolo, presero a dialogare con la parte di popolazione detentrice del potere politico, i Tutsi, e privarono gli Hutu della loro autorità religiosa. Facendo perno, in seguito, sulla falsificazione dei dati storici e su un'interpretazione capziosa dei testi sacri, i belgi inculcarono nei Tutsi l'idea di presunti legami parentali tra gli europei e le popolazioni dell'Africa settentrionale, da dove i Tutsi originariamente sarebbero provenuti, ascrivendoli così ai [[Camiti|popoli camiti]]. Con l'introduzione delle [[Carta d'identità|carte di identità]] negli anni 1930 e la conseguente classificazione rigida dei ruandesi in base al loro status sociale e alle loro [[Fisiognomica|caratteristiche somatiche]], che in particolare distinsero chiaramente fra Hutu e Tutsi, questi ultimi, in genere più ricchi e compiacenti verso il potere coloniale, furono favoriti rispetto agli Hutu.<ref>U. Fabietti, ''Elementi di antropologia culturale''</ref> L'[[antropologia]] [[razzismo|razzista]] teorizzò che i Tutsi fossero una [[razza (categorizzazione umana)|razza]] diversa dagli Hutu, intrinsecamente superiore in quanto più vicina a quella [[Europoide|caucasica]]. Il fatto che Tutsi e Hutu siano due [[Etnia|gruppi etnici]] distinti è stato oggetto di un notevole dibattito e oggi l'ipotesi di un'importante differenza di origine etnica viene raramente presa in considerazione.
Nel [[1990]] il [[Fronte Patriottico Ruandese]] (RPF), gruppo politico-militare nato nella comunità Tutsi rifugiatasi in Uganda, tentò il colpo di stato in Ruanda ed alimentò una guerra civile, cui seguì il genocidio del 1994 e la presa del potere da parte dell'RPF. Profughi Hutu si rifugiarono in [[Repubblica Democratica del Congo|Zaire]], dove furono massacrati a migliaia dai Tutsi nel [[1996]]; inoltre la [[Tanzania]] venne accusata di ospitare ribelli Hutu. Il [[genocidio]] del [[1994]] si inserisce quindi in un contesto di rivalità etniche bilaterali e stermini di massa che coinvolsero l'intera regione fin dal [[1962]], per continuare anche dopo il 1994. Teatro degli eccidi, oltre al Ruanda, sono stati tutti i paesi confinanti: l'[[Uganda]] a nord, il [[Burundi]] a sud (che costituiva, insieme al Ruanda, la [[Colonia (territorio)|colonia]] belga [[Ruanda-Urundi]]), il [[Repubblica Democratica del Congo|Congo]] ad ovest e la [[Tanzania]] ad est.
 
Nel [[1959]] la rivolta degli Hutu contro la [[monarchia]] Tutsi condusse al [[referendum]] del [[1961]] e all'indipendenza del [[1962]], accompagnata dallo sterminio di oltre 100. 000 Tutsi ede alla loro emigrazione in [[Uganda]] e [[Burundi]]. Nel [[1966]], in Burundi, una serie di [[Colpo di Stato|colpi di statoStato]] alimentata dalle due etnie si concluse con la presa del potere da parte dell'[[aristocrazia]] Tutsi; nel [[1972]], un tentativo di colpo di statoStato Hutu portò alla reazione violenta del governo, con lo sterminio di 200. 000 Hutu. Nel [[1973]], in Ruanda, il [[generale]] Hutu [[Juvénal Habyarimana]] procedette ala un colpo di statoStato e nel [[1975]] instaurò un [[Stato autoritario|regime autoritario]]. In Burundi i sanguinosi scontri del [[1988]] provocarono decine di migliaia di vittime e furono seguiti da un [[governo]] parlamentare a maggioranza Hutu;, ma l'esercito controllato dai Tutsi scatenò la [[guerra civile ruandese]] e portò un milione di [[Immigrazione|profughi]] nei paesi vicini.
== Cronistoria ==
[[File:Rwandan Genocide Murambi skulls.jpg|thumb|upright=1.4|I teschi delle vittime mostrano sfregi e segni di violenze]]
[[File:Genocide Victims Rwanda Photo by Sascha Grabow.jpg|thumb|upright=1.4|Vittime di Genocidio del Ruanda]]
I Tutsi erano stati estromessi dal potere dagli Hutu che costituivano l'80% della popolazione e che, dalla rivoluzione del [[1959]], detenevano completamente il potere. Il 6 aprile [[1994]] l'aereo presidenziale dell'allora presidente [[Juvénal Habyarimana]], al potere con un governo dittatoriale dal [[1973]], fu abbattuto da un missile terra-aria, mentre il presidente era di ritorno insieme al collega del Burundi [[Cyprien Ntaryamira]] da un colloquio di pace.
 
Nel [[1990]] il [[Fronte Patriottico Ruandese]] (RPF), gruppo politico-militare nato nella comunità Tutsi rifugiatasi in Uganda, tentò ilun colpo di statoStato in Ruanda ede alimentò una guerra civile, cui seguì il genocidio del 1994 e la presa del potere da parte dell'RPF. Profughi Hutu si rifugiarono in [[Repubblica Democratica del Congo|Zaire]], dove furono massacrati a migliaia dai Tutsi nel [[1996]]; inoltre la [[Tanzania]] venne accusata di ospitare ribelli Hutu. Il [[genocidio]] del [[1994]] si inserisce quindi in un contesto di rivalità etniche bilaterali e stermini di massa che coinvolsero l'intera regione fin dal [[1962]], per continuare anche dopo il 1994. Teatro degli eccidi, oltre al Ruanda, sono stati tutti i paesi confinanti: l'[[Uganda]] a nord, il [[Burundi]] a sud (che costituiva, insieme al Ruanda, la [[Colonia (territorio)|colonia]] belga del [[Ruanda-Urundi]]), illa [[Repubblica Democratica del Congo|Congo]] ada ovest e la [[Tanzania]] ada est.
Subito dopo lo schianto dell'aereo, ma anche nella stessa mattinata del 6 aprile<ref>Cfr. Codeluppi, Valentina, ''Le cicatrici del Ruanda'', EMI, Bologna 2012, p. 42.</ref>, con il pretesto di una vendetta trasversale, cominciarono i massacri, che si intensificarono dal 7 aprile a [[Kigali]] e nelle zone controllate dalle forze governative (FAR, [[Forze Armate Ruandesi]]), della popolazione Tutsi e di quella parte Hutu imparentata con questi o schierata su posizioni più moderate, ad opera della Guardia Presidenziale e dei gruppi paramilitari [[Interahamwe]] e [[Impuzamugambi]], con il supporto dell'esercito governativo. Il segnale dell'inizio delle ostilità fu dato dall'unica radio non sabotata, l'estremista "RTLM" che invitava, per mezzo dello speaker Kantano, a ''seviziare e ad uccidere gli "scarafaggi" tutsi''.
 
== Cronistoria ==
Per 100 giorni si susseguirono massacri e barbarie di ogni tipo; vennero massacrate più di un milione di persone in maniera pianificata e capillare. Uno dei massacri più efferati fu compiuto a [[Gikongoro]], l'allora sede dell'istituto tecnico di Murambi: oltre 27.000 persone vennero massacrate senza pietà e la notte dalle fosse comuni il sangue uscì andando ad inumidire il terreno. Per dare un'idea sommaria di quello che avvenne, basti pensare che in un giorno vennero uccise circa ottomila persone, circa 333 all'ora, ovvero 5 vite al minuto.
{{P|considerazioni non supportate da fonti.|storia contemporanea|luglio 2009}}
[[File:Rwandan Genocide Murambi skulls.jpg|thumb|upright=1.4|I teschiTeschi delle vittime che mostrano sfregi e segni di violenze esposti al [[Centro commemorativo del genocidio di Murambi]] ]]
[[File:Genocide Victims Rwanda Photo by Sascha Grabow.jpg|thumb|upright=1.4|Vittime didel Genocidio delgenocidio Ruandaruandese]]
I Tutsi erano stati estromessi dal potere dagli Hutu che costituivano l'80% della popolazione e che, dalla rivoluzione del [[1959]], detenevano completamente il potere. Il 6 aprile [[1994]] l'aereo presidenziale dell'allora presidente [[Juvénal Habyarimana]], al potere con un governo dittatoriale dal [[1973]], fu abbattuto da un missile terra-aria, mentre il presidente era di ritorno, insieme al collegasuo omologo del Burundi [[Cyprien Ntaryamira]], da un colloquio di pace.
 
Subito dopo lo schianto dell'aereo, mae anchegià nella stessa mattinata del 6 aprile<ref>Cfr. Codeluppi, Valentina, ''Le cicatrici del Ruanda'', EMI, Bologna 2012, p. 42.</ref>, con il pretesto di una vendetta trasversale, cominciarono i massacri, che si intensificarono dal 7 aprile a [[Kigali]] e nelle zone controllate dalle forze governative (FAR, [[Forze Armate Ruandesi]]), della popolazione Tutsi e di quella parte Hutu imparentata con questi o schierata su posizioni più moderate, adper opera della Guardia Presidenzialepresidenziale e dei gruppi paramilitari [[Interahamwe]] e [[Impuzamugambi]], con il supporto dell'esercito governativo. Il segnale dell'inizio delle ostilità fu dato dall'unica radio non sabotata, l'estremista "[[Radio Télévision Libre des Mille Collines|RTLM]]", che invitavainvitò, per mezzo dello speaker Kantano, a ''seviziare e ada uccidere gli "scarafaggi" tutsi''. Un ruolo rilevante, nell'istigazione del genocidio, lo hanno avuto anche gli ideologi dell'"[[Akazu]]" (composto dal circolo dei parenti più stretti del presidente): intellettuali, studiosi, professori dell'università ruandese di [[Butare]], come F. Nahimana, C. Bizimungu, L. Mugesira. Per questi ultimi il genocidio rappresentava l'unica via d'uscita, l'unico mezzo di sopravvivenza. Secondo questi "ideologi", i Tutsi sono una razza estranea proveniente dal Nilo, che ha occupato con la forza le terre degli Hutu riducendoli in schiavitù. Con lo sterminio dei Tutsi, finalmente, il popolo Hutu avrebbe recuperato l'identità e la dignità perdute.<ref>{{cita libro|nome=Ryszard|cognome=Kapuściński|titolo=Ebano|anno=2000|editore=Feltrinelli|città=Milano|pp=155-156}} ISBN 88-07-01569-2</ref>
Il massacro non avvenne per mezzo di bombe o mitragliatrici, ma principalmente con il più rudimentale ma altrettanto efficace [[machete]]. Il genocidio ruandese ebbe termine nel luglio 1994 con la vittoria dell'RPF nel suo scontro con le forze governative. Giunto a controllare l'intero paese l'RPF attuò una risposta al genocidio che aggravò ulteriormente la situazione umanitaria in quanto comportò la fuga di circa un milione di profughi Hutu verso i paesi confinanti Burundi, Zaire, Tanzania e Uganda.
 
Per 100 giorni si susseguirono massacri e barbarie di ogni tipo; vennero massacratemassacrati più di un milione di personeTutsi e Hutu moderati in maniera pianificata e capillare. Uno dei massacri più efferati fu compiuto a [[Gikongoro]], l'allora sede dell'istituto tecnico di [[Murambi (Rulindo)|Murambi]]: oltre 27. 000 personeTutsi vennero massacrate senza pietà e la notte dalle fosse comuni il sangue uscì andando ad inumidire il terrenouccisi. Per dare un'idea sommaria di quello che avvenne, basti pensare che in un giorno vennero uccise circa ottomila persone di etnia Tutsi, circa 333 all'ora, ovvero 5 vite al minuto.
{{P|considerazioni non supportate da fonti|storia|luglio 2009}}
 
Il massacro non avvenne per mezzo di bombe o [[Mitragliatrice|mitragliatrici]], ma principalmente con il più rudimentale ma altrettanto efficace [[machete]]. Il genocidio ruandesedei Tutsi ebbe termine nel luglio 1994 con la vittoria dell'RPF nel suo scontro con le forze governative. Giunto a controllare l'intero paese, l'RPF attuò unaun programma di giustizia contro i rispostaresponsabili aldel genocidio che aggravò ulteriormente la situazione umanitaria, in quanto comportò la fuga di circa un milione di profughi Hutu mischiati con gli estremisti Hutu verso i paesi confinanti (Burundi, Zaire, Tanzania e Uganda) per paura di essere giustiziati.
== Un genocidio preparato ==
 
== Un genocidio preparato ==
L'uccisione era stata ben organizzata dal governo ruandese<ref name="hrw.org"/>. Quando il massacro è iniziato, i miliziani ruandesi erano circa 30.000, o un membro della milizia per ogni dieci famiglie. Venne organizzato a livello nazionale, con rappresentanti in ogni quartiere. Alcuni membri della milizia erano in grado di acquisire i fucili d'assalto [[AK-47]] compilando il modulo di richiesta. Altre armi, come le [[Bomba a mano|granate]], non venivano richieste tramite alcun lavoro d'ufficio e sono state quindi ampiamente distribuite dal governo. Molti membri dell'Interahamwe e Impuzamugambi erano muniti solo di machete.
{{Vedi anche|UNAMIR}}
L'uccisione dei Tutsi era stata ben organizzata dal governo ruandese<ref name="hrw.org"/>. Quando il massacro è iniziatoiniziò, i miliziani ruandesiHutu erano circa 30. 000, o un membro della milizia per ogni dieci famiglie. Venne organizzato a livello nazionale, con rappresentanti in ogni quartiere. Alcuni membri della milizia erano in grado di acquisire i fucili d'assalto [[AK-47]] compilando il modulo di richiesta. Altre armi, come le [[Bomba a mano|granate]], non venivano richieste tramite alcun lavoro d'ufficio e sono state quindi ampiamente distribuite dal governo. Molti membri dell'Interahamwe e Impuzamugambi erano muniti solo di machete.
 
Anche dopo l'accordo di pace firmato ad Arusha nel 1993, alcuni uomini d'affari vicini al generale Habyarimana fecero importare 581. 000 machete dalla [[Cina]]<ref name="news.bbc.co.uk">''[{{Cita news|lingua=en-GB|url=http://news.bbc.co.uk/2/hi/africa/3572887.stm |titolo=Ex-Rwandan PM reveals genocide planning]'', ''BBC''.|data=2004-03-26|accesso=2023-09-13}}</ref> per aiutare gli Hutu nell'uccidere i Tutsi, perché erano più economici delle pistole<ref>Diamond, Jared. ''Collapse'', Penguin Books, New York, NY, 2005, pp. 316</ref>. Durante un notiziario del [[2000]] il ''[[The Guardian]]'' rivelò che "l'allora [[Segretario generale delle Nazioni Unite|Segretario generale dell'ONU]], [[Boutros Boutros-Ghali]], giocò un ruolo importante nella fornitura di armi al regime Hutu, il quale ha realizzato una campagna di genocidio contro i Tutsi in Ruanda nel 1994. Come ministro degli esteri in dell'[[Egitto]], Boutros-Ghali ha facilitato un affare di armi nel 1990, che era di $26 milioni (18 milioni di sterline) di bombe di mortaio, lanciarazzi, granate e munizioni, trasferite da [[Il Cairo|Cairo]] al Ruanda. Le armi furono utilizzate dagli Hutu in attacchi che hanno portato fino a 1. 000. 000 di morti"<ref>''[http{{Cita news|lingua=en-GB|nome=staff|cognome=reporter|url=https://www.theguardian.com/world/2000/sep/03/unitednations1 |titolo=UN chief helped Rwanda killers arm themselves]'', ''|pubblicazione=The Guardian'', 3 settembre |data=2000-09-03|accesso=2023-09-13}}</ref>.
 
Il Primo Ministroministro del Ruanda, [[Jean Kambanda]], rivelò durante la sua testimonianza davanti al [[Tribunale penale internazionale per il Ruanda]] che all'interno del governo ci furono apertamente delle discussioni riguardanti il genocidio e che "...uno dei ministri del governo disse che era personalmente in favore di sbarazzarsi di tutti i Tutsi; senza i Tutsi, disse il ministro, tutti i problemi del Ruanda sarebbero risolti"<ref name="news.bbc.co.uk"/>. Oltre a Kambanda, gli organizzatori del genocidio includono il colonnello [[Théoneste Bagosora]], un ufficiale dell'esercito in pensione e, molti funzionari governativi di alto livello e membri dell'esercito, come il generale [[Augustin Bizimungu]].
 
A livello locale, i pianificatori del genocidio includono [[Sindaco|sindaci]] e [[Polizia|poliziotti]]. Gli Hutu e i Tutsi furono costretti a utilizzare carte d'identità che specificassero la loro etnia d'appartenenza. Queste carte venivano utilizzate come simboli che l'Interahamwe poteva controllare tramite la minaccia della forza<ref>[http://www.preventgenocide.org/edu/pastgenocides/rwanda/indangamuntu.htm Jim Fussel, ''Indangamuntu 1994: Ten years ago in Rwanda this Identity Card cost a woman her life''], Prevent Genocide International.</ref>. Il colore della pelle, erala unforma trattodel fisiconaso, generalel'altezza e i lineamenti erano dei tratti fisici generali che venivavenivano in genere utilizzatoutilizzati nella identificazione "etnica". I ruandesi dal colore più chiaro, alti, naso fine e lineamenti sottili erano tipicamente Tutsi, il gruppo di minoranza, mentre i ruandesi dalla pelle più scura in genere erano Hutu, il gruppo di maggioranza in Ruanda. In molti casi, gli individui Tutsi erano separati dalla popolazione generale e talvolta [[Schiavismo|costretti ada essere schiavi]] degli Hutu. Le donne Tutsi sono state spesso indicate come "zingare" e sono state frequentemente vittime di [[violenza sessuale]].
 
== L'atteggiamento del mondo ==
{{Vedi anche|Ruolo della Francia nel genocidio del Ruanda|Opération Turquoise}}
La storia del genocidio ruandese è anche la storia dell'indifferenza dell'Occidente di fronte ad eventi percepiti come distanti dai propri interessi. Emblematico fu l'atteggiamento dellL'[[Organizzazione delle Nazioni Unite|ONU]] che si disinteressò del tutto delle tempestive richieste di intervento inviategli dal maggiore generale canadese [[Roméo Dallaire]]<ref name=rdal>Dallaire, R. Power, S.; ''Shake Hands with the Devil: The Failure of Humanity in Rwanda'', ed. Carroll & Graf, 2004</ref>, comandante delle forze armate (2. 500 uomini, ridotti a 500 un mese dopo l'inizio del genocidio) dell'ONU. Un passo tratto dal fax inviato all'ONU da Dallaire denuncia il rischio dell'imminente genocidio: ''Dal momento dell'arrivo dell'UNAMIR, (l'informatore) ha ricevuto l'ordine di compilare l'elenco di tutti i tutsi di Kigali. Egli sospetta che sia in vista della loro eliminazione. Dice che, per fare un esempio, le sue truppe in venti minuti potrebbero ammazzare fino a mille tutsi. (...) l'informatore è disposto a fornire l'indicazione di un grande deposito che ospita almeno centotrentacinque armi... Era pronto a condurci sul posto questa notte - se gli avessimo dato le seguenti garanzie: chiede che lui e la sua famiglia siano posti sotto la nostra protezione.''<ref name=rdal />
 
Il Dipartimento per le Missioni di Pace con sede a [[New York]] non inviò la richiesta d'intervento alla [[Segretariato delle Nazioni Unite|Segreteria Generale]] né al [[Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite|Consiglio di sicurezza]]. Il 20 aprile 1994 il Segretario Generale delle Nazioni Unite presentò al Consiglio di Sicurezza il rapporto speciale S/1994/470 nel quale, descrivendo la situazione degli scontri etnici, sottolineava l'impossibilità per la forza dell'[[UNAMIR]], composta da 17051 705 uomini dopo il ritiro del contingente belga e del personale non essenziale, di perseguire gli obiettivi del suo mandato (di pace). Il rapporto conteneva quindi tre alternative di intervento:
 
# Rinforzo immediato e consistente delle forze dell'UNAMIR e modifica del mandato in modo da ''imporre'' alle forze combattenti un cessate il fuoco, ristabilire l'ordine, fermare i massacri e permettere l'assistenza umanitaria in tutto il paese;
# Riduzione del contingente UNAMIR ada un piccolo gruppo guidato dal comandante militare e dal suo staff, con il compito di intermediazione tra le forze combattenti per raggiungere il cessate il fuoco. Per garantire la sicurezza del team era prevista la presenza di circa 270 uomini;
# Ritiro completo delle forze UNAMIR.
 
Il 21 aprile 1994 il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite votò all'unanimità la risoluzione 912 (1994) che adotta tra le tre alternative presentate dal Segretario Generale,adottava la seconda alternativa. {{senza fonte|Nonostante i diversi rapporti presentati alla Commissione per i Diritti Umani dell'ONU, il Consiglio di Sicurezza, a causa del veto degli [[Stati Uniti d'America]], non riconoscericonobbe il genocidio in Ruanda}}. Inoltre, diversi paesi occidentali mandarono dei contingenti con l'unico scopo di salvare i propri cittadini. Fra questi spiccano il [[Belgio]] e la [[Francia]]; {{senza fonte|quest'ultima non solo non volle fermare i massacri (negli anni precedenti aveva armato e addestrato le FAR), ma anzi fiancheggiò le milizie Hutu in ritirata dopo l'arrivo del RPF (tutsiTutsi)}}.
 
{{senza fonte|Gli USA parlarono di "atti di genocidio" il 10 giugno 1994, dopo 2 mesi}}: tale atteggiamento attendista è da mettere in relazione con la memoria ancora viva dei soldati americani massacrati nella [[Battagliabattaglia di Mogadiscio]] appena cinque mesi prima (3 ottobre 1993). FattoSul da[[ruolo nondella trascurare,Francia enel chegenocidio spessodel vieneRuanda]] tralasciato,e è lain posizioneparticolare di [[François Mitterrand|Mitterrand]] e della Francia, che{{senza primafonte|dapprima appoggiò i Tutsi per poi spingere gli Hutu alla rivolta (il comandocommando più violento delnel genocidio ruandesedei Tutsi, gli Interahamwe, voluto dal clan Habyarimana, era addestrato dall'esercito ruandese e anche da soldati francesi)}}. Nel [[Regina Coeli]] del 15 maggio 1994, [[Papapapa Giovanni Paolo II]] chiese ai ruandesi la fine del massacro, affermando che ''essi stanno portando il paese verso l'abisso. Tutti dovranno rispondere dei loro crimini davanti alla storia e, anzitutto, davanti a Dio. Basta col sangue!''<ref>[http{{Cita web|url=https://www.vatican.va/holy_fathercontent/john_paul_iijohn-paul-ii/it/angelus/1994/documents/hf_jp-ii_reg_19940515_itii_reg_19940515.html |titolo=Regina Coeli, 15 maggio 1994] {{!}} Giovanni Paolo II|sito=www.vatican.va|accesso=2023-09-13}}</ref>.
 
== Conseguenze ==
Numerosi autori delle stragi rimasero impuniti o indirettamente protetti da paesi occidentali, come lail [[GranRegno BretagnaUnito]], a causa dell'assenza di trattati di estradizione con il Ruanda. L'[[UNAMIR]] restò in Ruanda fino all'8 marzo [[1996]], con l'incarico di assistere e proteggere le popolazioni oggetto del massacro. L'ufficio dell'ONU[[Organizzazione delle Nazioni Unite]] fu capace di lavorare a pieni ranghi solo dopo il termine del genocidio, e questo ritardo costò alle Nazioni Unite una quantità di accuse che le portarono, nel marzo 1996 appunto, a ritirare i propri contingenti.
 
Nel corso del mandato, avevano perso la vita 27 membri dell'UNAMIR, 22 caschi blu, 3 osservatori militari, un membro civile della polizia in collaborazione con l'ONU e un interprete. Gran parte dei responsabili trovarono rifugio nel confinante [[Zaire]] (poi [[Repubblica Democratica del Congo]]). Gli odi razziali passarono così alle nazioni vicine: si suppone infatti che essi abbiano alimentato la [[Prima guerra del Congo|Primaprima]] e la [[Secondaseconda guerra del Congo]] (rispettivamente, [[1996]]-[[1997]] e [[1998]]-[[2003]]), e che siano stati uno dei principali fattori della [[Guerraguerra civile in Burundi]] ([[1993]]-[[2005]]).
 
Nel marzo [[2008]], un processo di appello ha condannato il sacerdote cattolico [[Athanase Seromba]] all'[[ergastolo]], accusandolo di aver partecipato attivamente ai massacri dei Tutsi senza mostrare segni di pentimento.<ref>{{cita web|url=http://www.corriere.it/esteri/08_marzo_12/condannato_padre_seromba_6f3e64f0-f060-11dc-a686-0003ba99c667.shtml|titolo=Fu genocidio, ergastolo a padre Seromba|editore=[[Il Corriere della Sera]]|autore=[[Massimo Alberizzi]]|accesso=13 marzo 2008}}</ref> Il 18 dicembre [[2008]], il tribunale internazionale speciale istituito ad [[Arusha]], in [[Tanzania]], ha condannato all'ergastolo per genocidio dei Tutsi il colonnello Théoneste Bagosora, nel 1994 a capo del Ministero della Difesa ruandese e ritenuto l'ideatore del massacro, il maggiore Aloys Ntabakuze e il colonnello Anatole Nsengiyumva. La vicenda è stata ricostruita in [[film]] come ''[[Hotel Rwanda]]'' (2004), ''[[Accadde in aprile]]'' (2005), ''[[Shooting Dogs]]'' (2005) e ''[[Shake Hands with the Devil (film 2007)|Shake Hands with the Devil]]'' (2007), nella miniserie Netflix "Black Earth Rising" (2018), nel primo episodio della serie documentario TV di [[Amazon Prime]] ''This is Football'' (2019) e nel film ''Rwanda'' (2019).
 
== Note ==
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== Bibliografia ==
==== Saggi ====
* Fonju Ndemesah Fausta, ''La radio e il machete. Il ruolo dei media nel genocidio in Rwanda'', Infinito, 2009, ISBN 978-88-89602-52-2
* Daniele Scaglione, ''Istruzioni per un genocidio. Rwanda: cronache di un massacro evitabile'', EGA, 2003, ISBN 88-7670-447-7
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* Ugo Fabietti, "Elementi di antropologia culturale"
 
==== Inchieste ====
* [[Philip Gourevitch]], ''Desideriamo informarla che domani verremo uccisi con le nostre famiglie'', ed. Einaudi, 2000, ISBN 88-06-15616-0
* Jean Hatzfeld, ''A colpi di machete. La parola agli esecutori del genocidio in Ruanda'', ed. Bompiani, 2004, ISBN 88-452-3250-6
 
==== Testimonianze ====
* [[André Sibomana]], ''J'accuse per il Rwanda. Ultima intervista a un testimone scomodo'', ed. EGA, 2004, ISBN 88-7670-526-0
* Yolande Mukagasana, ''La morte non mi ha voluta'', ed. la Meridiana, 1998, ISBN 88-85221-97-1
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* Augusto D'Angelo, ''Il sangue del Ruanda. Processo per genocidio al vescovo [[Misago]]'', ed. EMI, 2001, ISBN 88-307-1084-9
* Ivana Trevisani, ''Lo sguardo oltre le mille colline'', ed. Baldini Castoldi Dalai, 2004, ISBN 88-8490-495-1
*Federica Cecchini - Tita, ''Dalle colline le strade rosse del Rwanda'', ed. Edizioni dell'Arco, 2007, ISBN 978-88-7876-083-7
 
==== Narrazioni ====
* Paolo Sormani, ''Non si sa mai perché si torna'', Colibrì, 2001, ISBN 88-86345-33-X
* Véronique Tadjo, ''L'ombra di Imana'', Ilisso, 2005, ISBN 88-89188-42-1
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* Gil Courtemanche, ''Una domenica in piscina a Kigal'', Feltrinelli, Milano 2005, ISBN 88-07-01672-9
* [[Gilbert Gatore]], ''Il passato davanti a sé'', traduzione di Sonia Gentili, prefazione di Erri De Luca, Fazi, Roma 2009, ISBN 978-88-6411-026-4
* [[Ryszard Kapuściński]], capitolo ''Lezione sul Ruanda'' in ''Ebano'', Feltrinelli, Milano 2000, ISBN 978-88-07-81706-9
* Mario Cavatore, ''L'africano'', Einaudi, Torino 2007, ISBN 978-88-06-18889-4
* Paul Rusesabagina, ''Hotel Rwanda, la vera storia'', Il Canneto Editore, Genova 2013, ISBN 978-88-96430-52-1
* Tina Mansueto, ''Uomini-eroi, Filottete e Kitirami,'' Iniziative editoriali, Napoli, 2017, ISBN 9788899306540
* Cristiano Gregolin, ''La bestia del Ruanda'', Edizioni Creativa, Viareggio, 2019, ISBN 978-8869121593
 
==== In francese ====
* [[Charles Onana]]'', Les Secrets du génocide rwandais : enquête sur les mystères d'un président'' (avec Déo Mushayidi), Éditions Duboiris, 2002
* [[Charles Onana]]'', Rwanda, la vérité sur l'opération Turquoise'', L'Artilleur, 2019
* [[Charles Onana]]'', La France dans la terreur rwandaise'', Editions Duboiris, 2014
* [[Mehdi Ba]], ''Rwanda, 1994 : un génocide français'', L'Esprit frappeur, Paris, 1997 {{ISSN|1283-2103}}
* [[Jean-Pierre Chrétien]], ''lL'Afrique des Grands Lacs'', Aubier (2000), ISBN 2-7007-2294-9
* [[Roméo Dallaire]], ''[[J'ai serré la main du diable (livre)|J'ai serré la main du diable, la faillite de l'humanité au Rwanda]]'', Libre Expression (2003) ISBN 2-7648-0072-X
* [[Benjamin Sehene]], ''[[Le Piège ethnique]]'', Éditions Dagorno, Paris, 1999 ISBN 2-910019-54-3
* Human Rights Watch, Fédération Internationale des Ligues des Droits de l'Homme, ''Aucun témoin ne doit survivre, le génocide au Rwanda'', Karthala (1999), ISBN 2-86537-937-X
* [[Gérard Prunier]], ''Rwanda : le génocide'', Dagorno, Paris, 1999 ISBN 2-910019-50-0
* [[Patrick de Saint-Exupéry]], ''L'inavouable, la France au Rwanda'', Les Arènes (2004), ISBN 2-912485-70-3
* Esther Mujawayo, Souâd Belhaddad, ''SURVIVANTES Rwanda - Histoire d'un génocide'', l'aube poche essai (2005)
* [[Jean Hatzfeld]], ''Une saison de Machettes'', Point, 2003; ''Dans le nu de la vie''.
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* [[Boubacar Boris Diop]], ''Murambi, le livre des ossements'', Parigi, Stock, 2000
 
==== In inglese ====
* Carol Rittner, John K. Roth, Wendy Whitworth, ''Genocide in Rwanda: Complicity of the Churches?'', ed. Paragon House, 2004, ISBN 1-55778-837-5
* Alan J. Kuperman, ''The Limits of Humanitarian Intervention: Genocide in Rwanda'', ed. Brookings Institution Press, 2001, ISBN 0-8157-0085-7
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* Gérard Prunier, ''The Rwanda Crisis. History of a genocide'', ed. Columbia University Press, 1997, ISBN 0-231-10409-X
* Shaharyan M. Khan, Mary Robinson, ''The Shallow Graves of Rwanda'', ed. I. B. Tauris, 2001, ISBN 1-86064-616-6
* Linda Melvern, ''A People Betrayed: The Role of the West in Rwanda's Genocide '', ed. Zed Books, 2000, ISBN 1-85649-831-X
* Andrew Wallis, ''Silent Accomplice: The Untold Story of France's Role in the Rwandan Genocide'', ed. I. B. Tauris, 2007, ISBN 1-84511-247-4
* Roméo Dallaire, Samantha Power, ''Shake Hands with the Devil: The Failure of Humanity in Rwanda'', ed. Carroll & Graf, 2004, ISBN 0-7867-1510-3
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* Mahmood Mamdani, When Victims Become Killers: Colonialism, nativism and the Genocide in Rwanda, Princeton University Press, 2001 ISBN 0-691-10280-5
 
==== Film ====
{{vedi anche|Filmografia sul genocidio ruandese}}
* ''[[100 Days (film 2001)|100 Days]]'', film di Nick Hughes. Produzione (Regno Unito /, Ruanda, 2001)
* ''[[Accadde in aprile]]'', film TV di [[Raoul Peck]] con Idris Elba e Debra Winger. Produzione (USA, / FRANCIA /Francia, RUANDARuanda, 2005)
* ''[[Frontline: Ghosts ofHotel Rwanda]]'', documentario.film Produzionedi [[Terry George]] (Canada, Regno Unito, Italia, Sudafrica, 2004)
* ''[[HotelShooting RwandaDogs]]'', film di Terry[[Michael George,Caton-Jones]] Con(Regno Don Cheadle. Produzione CanadaUnito, Gran BretagnaGermania, Italia, Sudafrica 20042005)
* ''[[La lista del console]]'', documentario di Alessandro Rocca - Produzione (Italia, 2010 - Rai Cinema - Media UE - Doc Film Fund Piemonte - Sgi)
* ''[[Rwanda: Living Forgiveness]]'', cortometraggio. Produzione 2005
* ''[[ShootingGli Dogsalberi della pace]]'', film di MichaelAlanna Caton-Jones.Brown Produzione Regno Unito(USA, Germania 20052022)
* ''[[The Diary of Immaculee]]'', cortometraggio documentario di Peter LeDonne. Produzione USA 2006
* ''[[La lista del console]]'', documentario di Alessandro Rocca - Produzione Italia 2010 - Rai Cinema - Media UE - Doc Film Fund Piemonte - Sgi
 
==== Teatro ====
* [https://web.archive.org/web/20140808210612/http://www.marco-cortesi.com/rwanda-dio-e-qui-spettacolo/ ''Rwanda - Dio è qui''], spettacolo inchiesta di [[Marco Cortesi]] e [[Mara Moschini]].
 
Riga 141 ⟶ 173:
* [[Athanase Seromba]]
* [[Genocidio]]
* [[Hutu Power]]
* [[Ruanda]]
* [[Tribunale penale internazionale per il Ruanda]]
Riga 146 ⟶ 179:
* [[Paul Rusesabagina]]
* [[Pierantonio Costa]]
* [[Ruolo della Francia nel genocidio del Ruanda]]
* [[Siti memoriali del genocidio del Ruanda]]
* [[Désiré Munyaneza]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Rwandan Genocide}}
 
== Collegamenti esterni ==
*{{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|url=http://www.youtube.com/watch?v=wSfNjnn_kqs|titolo=Testimonianza di Yolande Mukagasana}}
* {{cita web|url=http://www.youtube.com/watch?v=jR6TaR-kTrI|titolo=Testimonianza di Vedaste Kaisabe}}
* {{cita web|url=http://www.youtube.com/watch?v=0WGgmWQ3rTg&feature=channel|titolo=Testimonianza dell'unico inviato italiano in Ruanda, Federico Marchini}}
* {{cita web|url=http://www.youtube.com/watch?v=hQhSVHpgLsc|titolo=Testimonianza di Niccolò Rinaldi, membro del Parlamento Europeo che si occupa di Africa}}
* {{cita web|http://www.assisiofm.it/nostalgia-del-cielo-3884-1.html|Testimonianze di solidarietà}}
 
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