Genocidio del Ruanda: differenze tra le versioni
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{{Incidente
|titolo = Genocidio del Ruanda
|immagine = Nyamata Memorial Site 13.jpg
|didascalia = Teschi umani al [[Memoriale del genocidio di Nyamata]]
|evento =
|tipo = [[Genocidio]], [[Strage|Omicidio di massa]]
|data = 7 aprile-15 luglio 1994
|data-inizio =
|data-fine =
|nazione = RWA 1962-2001
|altre nazioni =
|comandante =
|comandante2 =
|obiettivo = popolazione [[Tutsi]], [[Twa]] e [[Hutu]] moderati
|responsabili = Governo del [[Ruanda]] a guida [[Hutu]], [[Interahamwe]], [[Impuzamugambi]], vicini [[Hutu]]
|motivazione = razzismo anti-[[Tutsi]], [[Hutu Power|Potere Hutu]]
|vittime = 500 000-{{formatnum:1074017}} morti<ref>{{cita web|url=https://www.sciencespo.fr/mass-violence-war-massacre-resistance/en/document/rwanda-state-research|titolo=Rwanda: the state of Research|accesso=25 gennaio 2020}}</ref>
|feriti =
|sopravvissuti =
|sfollati =
|evacuati =
|area coinvolta =
|danni =
}}
{{GenocidioRuanda}}▼
Il '''genocidio del
Le vittime furono prevalentemente di etnia [[Tutsi]], corrispondenti a circa il 25% della popolazione, ma le violenze finirono per coinvolgere anche [[Hutu]] moderati appartenenti alla maggioranza del paese. L'odio interetnico fra Hutu e Tutsi, molto diffuso nonostante la comune fede cristiana, costituì la radice scatenante del conflitto.
▲Il '''genocidio del ahahaha[[Ruanda]]''' fu uno dei più sanguinosi episodi della storia dell'Africa del [[XX secolo]]. Secondo le stime di [[Human Rights Watch]], dal 6 aprile alla metà di luglio del [[1994]], per circa 100 giorni, vennero massacrate sistematicamente (a colpi di [[Arma da fuoco|armi da fuoco]], [[Machete|machete pangas]] e bastoni chiodati) almeno 500.000 persone<ref name="hrw.org">[http://www.hrw.org/legacy/reports/1999/rwanda/rwanda0399.htm Des Forges, Alison (1999). ''Leave None to Tell the Story: Genocide in Rwanda''], New York, NY: ''Human Rights Watch''.</ref>; il numero delle vittime tuttavia è salito fino a raggiungere una cifra pari a circa 800.000 o 1.000.000 di persone<ref>{{cita web|url= www.bbc.co.uk/news/world-africa-13431486|titolo= Rwanda: How the genocide happened|sito= [[BBC]]}}</ref>. Il genocidio, ufficialmente, viene considerato concluso alla fine dell'[[Opération Turquoise]], una missione umanitaria voluta e intrapresa dai francesi, sotto egida dell'[[Organizzazione delle Nazioni Unite|ONU]].
▲{{GenocidioRuanda}}
== Premesse ==
{{Vedi anche|Origini di Hutu e Tutsi|Guerra civile in Ruanda}}
La percezione di una divisione etnica da parte della popolazione del Ruanda è in gran parte un effetto del [[Storia del colonialismo in Africa|dominio coloniale europeo]], prima [[Germania|tedesco]] e poi [[Belgio|belga]]. In Ruanda, come in [[Burundi]], i Tutsi rappresentavano l'[[aristocrazia]] della società, possedevano la terra e il bestiame e gestivano il potere politico
Il [[Regno del Ruanda]], governato dal clan Tutsi Nyiginya, divenne il regno dominante dalla metà del XVIII secolo, espandendosi attraverso un processo di conquista e assimilazione, e raggiunse il suo apice durante il regno del re Kigeli Rwabugiri nel 1853-1895.<ref>{{Cita libro|url=https://books.google.com/books?id=QUEamxb89JcC |titolo=When Victims Become Killers: Colonialism, Nativism, and the Genocide in Rwanda |cognome=Mamdani |nome=Mahmood |editore=Princeton University Press |p=69 |anno=2002 |isbn=978-0-691-10280-1 |città=Princeton, NJ |wkautore=Mahmood Mamdani }}</ref> Rwabugiri espanse il regno a ovest e a nord e avviò riforme amministrative che causarono una spaccatura tra le popolazioni Hutu e Tutsi. Queste includevano lo ''uburetwa'', un sistema di lavoro forzato che gli Hutu dovevano eseguire per riottenere l'accesso alla terra che era stata loro confiscata, e lo ''ubuhake'', in base al quale i capi Tutsi cedevano il bestiame a clienti Hutu o Tutsi in cambio di servizi economici e personali.<ref>{{Cita libro|cognome=Pottier |nome=Johan |anno=2002 |titolo=Re-Imagining Rwanda: Conflict, Survival and Disinformation in the Late Twentieth Century |città=Cambridge |editore=Cambridge University Press |url=https://books.google.com/books?id=iRz_QzoVdJcC |p=13 |isbn=978-0-5215-2873-3 }}</ref><ref>{{Cita libro|url=https://books.google.com/books?id=O3aNPwAACAAJ |titolo=The Rwanda Crisis: History of a Genocide |cognome=Prunier |nome=Gérard |editore=Fountain Publishers Limited |anno=1999 |isbn=978-9970-02-089-8 |pp=13-14 |edizione=2nd |città=Kampala }}</ref>
Nel [[1959]] la rivolta degli Hutu contro la [[monarchia]] Tutsi condusse al [[referendum]] del [[1961]] e all'indipendenza del [[1962]], accompagnata dallo sterminio di oltre 100.000 Tutsi ed alla loro emigrazione in [[Uganda]] e Burundi. Nel [[1966]], in Burundi, una serie di [[Colpo di Stato|colpi di stato]] alimentata dalle due etnie si concluse con la presa del potere da parte dell'[[aristocrazia]] Tutsi; nel [[1972]], un tentativo di colpo di stato Hutu portò alla reazione violenta del governo, con lo sterminio di 200.000 Hutu. Nel [[1973]], in Ruanda, il [[generale]] Hutu [[Juvénal Habyarimana]] procedette al colpo di stato e nel [[1975]] instaurò un [[Stato autoritario|regime autoritario]]. In Burundi i sanguinosi scontri del [[1988]] provocarono decine di migliaia di vittime e furono seguiti da un [[governo]] parlamentare a maggioranza Hutu; ma l'esercito controllato dai Tutsi scatenò la [[guerra civile ruandese]] e portò un milione di [[Immigrazione|profughi]] nei paesi vicini.▼
I belgi allargarono ulteriormente e alimentarono la differenza tra questi due gruppi: giunti nel territorio alla fine del XIX secolo, presero a dialogare con la parte di popolazione detentrice del potere politico, i Tutsi, e privarono gli Hutu della loro autorità religiosa. Facendo perno, in seguito, sulla falsificazione dei dati storici e su un'interpretazione capziosa dei testi sacri, i belgi inculcarono nei Tutsi l'idea di presunti legami parentali tra gli europei e le popolazioni dell'Africa settentrionale, da dove i Tutsi originariamente sarebbero provenuti, ascrivendoli così ai [[Camiti|popoli camiti]]. Con l'introduzione delle [[Carta d'identità|carte di identità]] negli anni 1930 e la conseguente classificazione rigida dei ruandesi in base al loro status sociale e alle loro [[Fisiognomica|caratteristiche somatiche]], che in particolare distinsero chiaramente fra Hutu e Tutsi, questi ultimi, in genere più ricchi e compiacenti verso il potere coloniale, furono favoriti rispetto agli Hutu.<ref>U. Fabietti, ''Elementi di antropologia culturale''</ref> L'[[antropologia]] [[razzismo|razzista]] teorizzò che i Tutsi fossero una [[razza (categorizzazione umana)|razza]] diversa dagli Hutu, intrinsecamente superiore in quanto più vicina a quella [[Europoide|caucasica]]. Il fatto che Tutsi e Hutu siano due [[Etnia|gruppi etnici]] distinti è stato oggetto di un notevole dibattito e oggi l'ipotesi di un'importante differenza di origine etnica viene raramente presa in considerazione.
Nel [[1990]] il [[Fronte Patriottico Ruandese]] (RPF), gruppo politico-militare nato nella comunità Tutsi rifugiatasi in Uganda, tentò il colpo di stato in Ruanda ed alimentò una guerra civile, cui seguì il genocidio del 1994 e la presa del potere da parte dell'RPF. Profughi Hutu si rifugiarono in [[Repubblica Democratica del Congo|Zaire]], dove furono massacrati a migliaia dai Tutsi nel [[1996]]; inoltre la [[Tanzania]] venne accusata di ospitare ribelli Hutu. Il [[genocidio]] del [[1994]] si inserisce quindi in un contesto di rivalità etniche bilaterali e stermini di massa che coinvolsero l'intera regione fin dal [[1962]], per continuare anche dopo il 1994. Teatro degli eccidi, oltre al Ruanda, sono stati tutti i paesi confinanti: l'[[Uganda]] a nord, il [[Burundi]] a sud (che costituiva, insieme al Ruanda, la [[Colonia (territorio)|colonia]] belga [[Ruanda-Urundi]]), il [[Repubblica Democratica del Congo|Congo]] ad ovest e la [[Tanzania]] ad est.▼
▲Nel
== Cronistoria ==▼
[[File:Rwandan Genocide Murambi skulls.jpg|thumb|upright=1.4|I teschi delle vittime mostrano sfregi e segni di violenze]]▼
[[File:Genocide Victims Rwanda Photo by Sascha Grabow.jpg|thumb|upright=1.4|Vittime di Genocidio del Ruanda]]▼
I Tutsi erano stati estromessi dal potere dagli Hutu che costituivano l'80% della popolazione e che, dalla rivoluzione del [[1959]], detenevano completamente il potere. Il 6 aprile [[1994]] l'aereo presidenziale dell'allora presidente [[Juvénal Habyarimana]], al potere con un governo dittatoriale dal [[1973]], fu abbattuto da un missile terra-aria, mentre il presidente era di ritorno insieme al collega del Burundi [[Cyprien Ntaryamira]] da un colloquio di pace.▼
▲Nel
Subito dopo lo schianto dell'aereo, ma anche nella stessa mattinata del 6 aprile<ref>Cfr. Codeluppi, Valentina, ''Le cicatrici del Ruanda'', EMI, Bologna 2012, p. 42.</ref>, con il pretesto di una vendetta trasversale, cominciarono i massacri, che si intensificarono dal 7 aprile a [[Kigali]] e nelle zone controllate dalle forze governative (FAR, [[Forze Armate Ruandesi]]), della popolazione Tutsi e di quella parte Hutu imparentata con questi o schierata su posizioni più moderate, ad opera della Guardia Presidenziale e dei gruppi paramilitari [[Interahamwe]] e [[Impuzamugambi]], con il supporto dell'esercito governativo. Il segnale dell'inizio delle ostilità fu dato dall'unica radio non sabotata, l'estremista "RTLM" che invitava, per mezzo dello speaker Kantano, a ''seviziare e ad uccidere gli "scarafaggi" tutsi''.▼
▲== Cronistoria ==
Per 100 giorni si susseguirono massacri e barbarie di ogni tipo; vennero massacrate più di un milione di persone in maniera pianificata e capillare. Uno dei massacri più efferati fu compiuto a [[Gikongoro]], l'allora sede dell'istituto tecnico di Murambi: oltre 27.000 persone vennero massacrate senza pietà e la notte dalle fosse comuni il sangue uscì andando ad inumidire il terreno. Per dare un'idea sommaria di quello che avvenne, basti pensare che in un giorno vennero uccise circa ottomila persone, circa 333 all'ora, ovvero 5 vite al minuto.▼
{{P|considerazioni non supportate da fonti.|storia contemporanea|luglio 2009}}▼
▲[[File:Rwandan Genocide Murambi skulls.jpg|thumb|upright=1.4|
▲[[File:Genocide Victims Rwanda Photo by Sascha Grabow.jpg|thumb|upright=1.4|Vittime
▲I Tutsi erano stati estromessi dal potere dagli Hutu che costituivano l'80% della popolazione e che, dalla rivoluzione del
▲Subito dopo lo schianto dell'aereo,
Il massacro non avvenne per mezzo di bombe o mitragliatrici, ma principalmente con il più rudimentale ma altrettanto efficace [[machete]]. Il genocidio ruandese ebbe termine nel luglio 1994 con la vittoria dell'RPF nel suo scontro con le forze governative. Giunto a controllare l'intero paese l'RPF attuò una risposta al genocidio che aggravò ulteriormente la situazione umanitaria in quanto comportò la fuga di circa un milione di profughi Hutu verso i paesi confinanti Burundi, Zaire, Tanzania e Uganda.▼
▲Per 100 giorni si susseguirono massacri e barbarie di ogni tipo; vennero
▲{{P|considerazioni non supportate da fonti|storia|luglio 2009}}
▲Il massacro non avvenne per mezzo di bombe o [[Mitragliatrice|mitragliatrici]], ma principalmente con il più rudimentale ma altrettanto efficace [[machete]]. Il genocidio
== Un genocidio preparato ==▼
▲== Un genocidio preparato ==
L'uccisione era stata ben organizzata dal governo ruandese<ref name="hrw.org"/>. Quando il massacro è iniziato, i miliziani ruandesi erano circa 30.000, o un membro della milizia per ogni dieci famiglie. Venne organizzato a livello nazionale, con rappresentanti in ogni quartiere. Alcuni membri della milizia erano in grado di acquisire i fucili d'assalto [[AK-47]] compilando il modulo di richiesta. Altre armi, come le [[Bomba a mano|granate]], non venivano richieste tramite alcun lavoro d'ufficio e sono state quindi ampiamente distribuite dal governo. Molti membri dell'Interahamwe e Impuzamugambi erano muniti solo di machete.▼
{{Vedi anche|UNAMIR}}
▲L'uccisione dei Tutsi era stata ben organizzata dal governo ruandese<ref name="hrw.org"/>. Quando il massacro
Anche dopo l'accordo di pace firmato ad Arusha nel 1993, alcuni uomini d'affari vicini al generale Habyarimana fecero importare 581
Il Primo
A livello locale, i pianificatori del genocidio includono [[Sindaco|sindaci]] e [[Polizia|poliziotti]]. Gli Hutu e i Tutsi furono costretti a utilizzare carte d'identità che specificassero la loro etnia d'appartenenza. Queste carte venivano utilizzate come simboli che l'Interahamwe poteva controllare tramite la minaccia della forza<ref>[http://www.preventgenocide.org/edu/pastgenocides/rwanda/indangamuntu.htm Jim Fussel, ''Indangamuntu 1994: Ten years ago in Rwanda this Identity Card cost a woman her life''], Prevent Genocide International.</ref>. Il colore della pelle,
== L'atteggiamento del mondo ==
{{Vedi anche|Ruolo della Francia nel genocidio del Ruanda|Opération Turquoise}}
Il Dipartimento per le Missioni di Pace con sede a [[New York]] non inviò la richiesta d'intervento alla [[Segretariato delle Nazioni Unite|Segreteria Generale]] né al [[Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite|Consiglio di sicurezza]]. Il 20 aprile 1994 il Segretario Generale delle Nazioni Unite presentò al Consiglio di Sicurezza il rapporto speciale S/1994/470 nel quale, descrivendo la situazione degli scontri etnici, sottolineava l'impossibilità per la forza dell'[[UNAMIR]], composta da
# Rinforzo immediato e consistente delle forze dell'UNAMIR e modifica del mandato in modo da ''imporre'' alle forze combattenti un cessate il fuoco, ristabilire l'ordine, fermare i massacri e permettere l'assistenza umanitaria in tutto il paese;
# Riduzione del contingente UNAMIR
# Ritiro completo delle forze UNAMIR.
Il 21 aprile 1994 il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite votò all'unanimità la risoluzione 912 (1994) che
{{senza fonte|Gli USA parlarono di "atti di genocidio" il 10 giugno 1994
== Conseguenze ==
Numerosi autori delle stragi rimasero impuniti o indirettamente protetti da paesi occidentali, come
Nel corso del mandato
Nel marzo
== Note ==
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== Bibliografia ==
* Fonju Ndemesah Fausta, ''La radio e il machete. Il ruolo dei media nel genocidio in Rwanda'', Infinito, 2009, ISBN 978-88-89602-52-2
* Daniele Scaglione, ''Istruzioni per un genocidio. Rwanda: cronache di un massacro evitabile'', EGA, 2003, ISBN 88-7670-447-7
Riga 71 ⟶ 100:
* Ugo Fabietti, "Elementi di antropologia culturale"
* [[Philip Gourevitch]], ''Desideriamo informarla che domani verremo uccisi con le nostre famiglie'', ed. Einaudi, 2000, ISBN 88-06-15616-0
* Jean Hatzfeld, ''A colpi di machete. La parola agli esecutori del genocidio in Ruanda'', ed. Bompiani, 2004, ISBN 88-452-3250-6
* [[André Sibomana]], ''J'accuse per il Rwanda. Ultima intervista a un testimone scomodo'', ed. EGA, 2004, ISBN 88-7670-526-0
* Yolande Mukagasana, ''La morte non mi ha voluta'', ed. la Meridiana, 1998, ISBN 88-85221-97-1
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* Augusto D'Angelo, ''Il sangue del Ruanda. Processo per genocidio al vescovo [[Misago]]'', ed. EMI, 2001, ISBN 88-307-1084-9
* Ivana Trevisani, ''Lo sguardo oltre le mille colline'', ed. Baldini Castoldi Dalai, 2004, ISBN 88-8490-495-1
*Federica Cecchini - Tita, ''Dalle colline le strade rosse del Rwanda'', ed. Edizioni dell'Arco, 2007, ISBN 978-88-7876-083-7
* Paolo Sormani, ''Non si sa mai perché si torna'', Colibrì, 2001, ISBN 88-86345-33-X
* Véronique Tadjo, ''L'ombra di Imana'', Ilisso, 2005, ISBN 88-89188-42-1
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* Gil Courtemanche, ''Una domenica in piscina a Kigal'', Feltrinelli, Milano 2005, ISBN 88-07-01672-9
* [[Gilbert Gatore]], ''Il passato davanti a sé'', traduzione di Sonia Gentili, prefazione di Erri De Luca, Fazi, Roma 2009, ISBN 978-88-6411-026-4
* [[Ryszard Kapuściński]], capitolo ''Lezione sul Ruanda'' in ''Ebano'', Feltrinelli, Milano 2000, ISBN 978-88-07-81706-9
* Mario Cavatore, ''L'africano'', Einaudi, Torino 2007, ISBN 978-88-06-18889-4
* Paul Rusesabagina, ''Hotel Rwanda, la vera storia'', Il Canneto Editore, Genova 2013, ISBN 978-88-96430-52-1
* Tina Mansueto, ''Uomini-eroi, Filottete e Kitirami,'' Iniziative editoriali, Napoli, 2017, ISBN 9788899306540
* Cristiano Gregolin, ''La bestia del Ruanda'', Edizioni Creativa, Viareggio, 2019, ISBN 978-8869121593
* [[Charles Onana]]'', Les Secrets du génocide rwandais : enquête sur les mystères d'un président'' (avec Déo Mushayidi), Éditions Duboiris, 2002
* [[Charles Onana]]'', Rwanda, la vérité sur l'opération Turquoise'', L'Artilleur, 2019
* [[Charles Onana]]'', La France dans la terreur rwandaise'', Editions Duboiris, 2014
* [[Mehdi Ba]], ''Rwanda, 1994 : un génocide français'', L'Esprit frappeur, Paris, 1997 {{ISSN|1283-2103}}
*
* [[Roméo Dallaire]], ''
* [[Benjamin Sehene]], ''
* Human Rights Watch, Fédération Internationale des Ligues des Droits de l'Homme, ''Aucun témoin ne doit survivre, le génocide au Rwanda'', Karthala (1999), ISBN 2-86537-937-X
*
*
* Esther Mujawayo, Souâd Belhaddad, ''SURVIVANTES Rwanda - Histoire d'un génocide'', l'aube poche essai (2005)
* [[Jean Hatzfeld]], ''Une saison de Machettes'', Point, 2003; ''Dans le nu de la vie''.
Riga 109 ⟶ 143:
* [[Boubacar Boris Diop]], ''Murambi, le livre des ossements'', Parigi, Stock, 2000
* Carol Rittner, John K. Roth, Wendy Whitworth, ''Genocide in Rwanda: Complicity of the Churches?'', ed. Paragon House, 2004, ISBN 1-55778-837-5
* Alan J. Kuperman, ''The Limits of Humanitarian Intervention: Genocide in Rwanda'', ed. Brookings Institution Press, 2001, ISBN 0-8157-0085-7
Riga 116 ⟶ 150:
* Gérard Prunier, ''The Rwanda Crisis. History of a genocide'', ed. Columbia University Press, 1997, ISBN 0-231-10409-X
* Shaharyan M. Khan, Mary Robinson, ''The Shallow Graves of Rwanda'', ed. I. B. Tauris, 2001, ISBN 1-86064-616-6
* Linda Melvern, ''A People Betrayed: The Role of the West in Rwanda's Genocide
* Andrew Wallis, ''Silent Accomplice: The Untold Story of France's Role in the Rwandan Genocide'', ed. I. B. Tauris, 2007, ISBN 1-84511-247-4
* Roméo Dallaire, Samantha Power, ''Shake Hands with the Devil: The Failure of Humanity in Rwanda'', ed. Carroll & Graf, 2004, ISBN 0-7867-1510-3
Riga 123 ⟶ 157:
* Mahmood Mamdani, When Victims Become Killers: Colonialism, nativism and the Genocide in Rwanda, Princeton University Press, 2001 ISBN 0-691-10280-5
{{vedi anche|Filmografia sul genocidio ruandese}}
* ''[[100 Days (film 2001)|100 Days]]'', film di Nick Hughes
* ''[[Accadde in aprile]]'', film TV di [[Raoul Peck]]
* ''[[
* ''[[
* ''[[La lista del console]]'', documentario di Alessandro Rocca
* ''[[
▲* ''[[La lista del console]]'', documentario di Alessandro Rocca - Produzione Italia 2010 - Rai Cinema - Media UE - Doc Film Fund Piemonte - Sgi
* [https://web.archive.org/web/20140808210612/http://www.marco-cortesi.com/rwanda-dio-e-qui-spettacolo/ ''Rwanda - Dio è qui''], spettacolo inchiesta di [[Marco Cortesi]] e [[Mara Moschini]].
Riga 141 ⟶ 173:
* [[Athanase Seromba]]
* [[Genocidio]]
* [[Hutu Power]]
* [[Ruanda]]
* [[Tribunale penale internazionale per il Ruanda]]
Riga 146 ⟶ 179:
* [[Paul Rusesabagina]]
* [[Pierantonio Costa]]
* [[Ruolo della Francia nel genocidio del Ruanda]]
* [[Siti memoriali del genocidio del Ruanda]]
* [[Désiré Munyaneza]]
== Altri progetti ==
{{interprogetto
== Collegamenti esterni ==
*{{Collegamenti esterni}}
{{Conflitti in Africa}}
{{Genocidio}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|Africa Orientale|
[[Categoria:Genocidio del Ruanda| ]]
[[Categoria:Genocidi]]
[[Categoria:Guerre civili in Africa|Ruanda]]
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