Cattolicesimo intransigente: differenze tra le versioni
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==Storia==
===Contesto d'origine===
A cavallo fra fine del [[XVIII secolo]] e inizio del [[XIX secolo]], in tutta Europa si era formato un fronte ideologico che rivendicava maggiori autonomie nazionali e chiedeva una minore presenza ecclesiastica nel [[potere temporale]], a cui partecipavano portatori di ideologie [[illuminismo|illuministe]], [[giacobino|giacobine]] e [[giansenismo|gianseniste]]. L'episodio più noto fu il [[Sinodo di Pistoia]] voluto dal vescovo [[Scipione de' Ricci]]
Contro queste tesi l'intransigentismo cattolico italiano si sviluppa nella prima metà del [[
L'intransigentismo, molto radicato anche in [[Piemonte]] (si pensi all'«[[Controrivoluzione#Il campo delle idee|Amicizia Cattolica]]» di Torino), spingerà [[Silvio Pellico]], che era stato in passato pro-rivoluzionario, a sconfessare dopo il 1830 le proprie battaglie giovanili in una lettera scritta a [[Karl Ludwig von Haller]] il 6 dicembre 1836<ref>vedi L. Badini Confalonieri (2013), p. 169</ref>
===Dal 1848 all'Unità d'Italia===
Nel [[1848]], nei giorni in cui infuriava la [[Prima guerra d'indipendenza italiana]] [[
In seguito alla decisione del pontefice, si accentua la divisione fra i cattolici italiani in due grandi aree:
* Gli intransigenti, che difendono il papa senza discussione;
* I “transigenti” o conciliatoristi, che ritengono invece che le prerogative del pontefice (specialmente il potere temporale) non siano più adeguate ai tempi, e che la Santa Sede debba necessariamente dialogare con l'Italia<ref>M. Invernizzi, ''I cattolici contro l'unità d'Italia?'', Casale Monferrato, 2002,
Gli intransigenti sostengono che la sovranità temporale della Santa Sede sia indispensabile al libero esercizio dell'autorità apostolica. Pertanto concludono che non si possa essere fedeli ''contemporaneamente'' sia al Papa che al Regno d'Italia.<ref>G. Orlandi, ''Un popolo diviso: il paradosso di un'unità che disunì'', Milano, 1988,
Inoltre, ritengono che la società italiana, fondamentalmente cristiana, debba essere guidata dal magistero costante della Chiesa. A loro avviso, lo Stato italiano opprime la religione; essi reagiscono costruendo opere sociali che “proteggono” la fede e che permettono ai cattolici di vivere la loro spiritualità “protetti” dall'ostilità dello Stato.<ref>{{cita|Invernizzi|p. 119|Invernizzi, 2002}}.</ref>
Le prime associazioni di cattolici nate dopo la costituzione del [[Regno d'Italia]] sono fondate da intransigenti: nel [[1865]] nasce a [[Bologna]] l'«Associazione cattolico-italiana per la difesa della libertà della Chiesa in Italia». Il ''Programma'' fu pubblicato sul mensile bolognese «Il Conservatore» del dicembre di quell'anno. Il primo presidente fu [[Giulio Cesare Fangarezzi]]; il primo segretario fu [[Giambattista Casoni]], che nel 1863 aveva partecipato al congresso di [[Malines]] ([[Belgio]]), dove si erano riuniti i rappresentanti dei movimenti cattolici europei.<ref>{{cita|De Rosa|p. 49|De Rosa, 1970}}.</ref> Un [[Breve apostolico|breve]] di Pio IX consacrò la nascita del sodalizio il 4 aprile 1866. Ad essa segue, due anni dopo (11 febbraio [[1867]]), la «Società della Gioventù cattolica italiana», costituita anch'essa a Bologna. I fondatori furono [[Giovanni Acquaderni]] (primo presidente), [[Mario Fani]] e i fratelli Alfonso e Francesco Malvezzi. Pio IX approvò l'associazione il 2 maggio 1868 ([[breve pontificio|breve]] ''Dum filii Belial'').
In entrambi i casi si tratta di novità assolute, in quanto mai prima di allora: a) sono esistite associazioni di laici che si sono prefisse qualcosa di diverso rispetto alla preghiera
===Dopo Porta Pia===
Dopo la [[Presa di Roma]] (20 settembre [[1870]]) si pone il problema, soprattutto in termini istituzionali, della libertà e indipendenza del papa (la «[[Questione Romana]]»). La Breccia di Porta Pia compatta il movimento al suo interno.<ref>{{cita|De Rosa|p. 44|De Rosa, 1970}}.</ref> Prevale definitivamente l'opzione secondo cui la Chiesa non debba scendere a nessun compromesso con la "rivoluzione" e con lo [[Stato liberale]]. ''Protestare e aspettare'' è lo slogan degli intransigenti dopo la caduta del potere temporale, coniato dal cardinale [[Giacomo Antonelli]].<ref>{{cita|De Rosa|p. 23|De Rosa, 1970}}.</ref>
<!--Dopo i funerali di [[Alessandro Manzoni]] nel 1873 [[Davide Albertario]], riprendendo un malumore diffuso tra i cattolici intransigenti per come lo scrittore ha descritto alcune figure di religiosi, come [[Don Abbondio]] e la [[Monaca di Monza]] critica pubblicamente la cattolicità dello scrittore, alle sue critiche seguono quelle espresse da [[don Bosco]] ed entrambe saranno riprese il 23 maggio 1873 da [[L'Osservatore Cattolico]] di Milano<ref>vedi
[[1874]] nasce l'[[Opera dei Congressi]], una federazione di associazioni con il compito di coordinare tutto il movimento cattolico italiano, attraverso l'organizzazione di congressi annuali nazionali. Per tutta la sua durata (1874-1904), l'Opera viene guidata da cattolici intransigenti. Le figure a capo dell'Opera sono anche i ''leader'' del cattolicesimo intransigente italiano (tra parentesi gli anni di presidenza):
* [[Giovanni Acquaderni]], di [[Castel San Pietro dell'Emilia]] (1874-1878)
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Sulle questioni più dibattute del periodo, gli intransigenti assunsero le seguenti posizioni:
*Questione Romana: l'Opera è unita nella difesa del Papa “prigioniero in Vaticano”;
*Ai congressi dell'Opera si dibatte se partecipare o meno alla vita politica attiva nazionale. I “transigenti” sostengono che ciò sia utile, mentre gli intransigenti ribadiscono l'adesione al ''[[non expedit]]'' papale (astensione dalla partecipazione). Prevalgono questi ultimi, la cui posizione è sintetizzata da don [[Giacomo Margotti]] con la formula “né eletti né elettori”<ref>In occasione delle [[Elezioni politiche italiane del 1861|prime elezioni del Regno d'Italia]] (1861), don Giacomo Margotti, direttore del quotidiano "''L'Armonia''", aveva lanciato una campagna per l'astensione dell'elettorato cattolico. L'articolo, intitolato «Né eletti né elettori», apparve il 7 gennaio [[1861]].</ref>. Fino alle elezioni del 1904, tale formula rimase l'espressione che sintetizzò l'azione politica dell'intransigentismo cattolico.<ref>{{cita|De Rosa|p. 24|De Rosa, 1970}}.</ref>
Alla fine del secolo il movimento intransigentista contiene in sé tante e variegate sfumature ideologiche.<ref>{{cita|De Rosa|p. 43|De Rosa, 1970}}.</ref> Esistono anche differenze regionali: nella formazione del movimento recitano la parte principale i cattolici [[Veneto|veneti]] e quelli [[Bologna|bolognesi]]. Nel [[Mezzogiorno (Italia)|Mezzogiorno]] sono numerosi i legami con interessi [[Legittimismo|legittimisti]], assenti invece nel Settentrione del Paese. Il gruppo più numeroso dopo quello intransigente è rappresentato dai cristiano-sociali. Le due componenti si confrontano periodicamente negli appuntamenti annuali dell'Opera dei Congressi. Le figure più eminenti di quest'ala sono [[Stanislao Medolago]] e [[Giuseppe Toniolo]].
I sostenitori della causa papale non sono compatti nell'astenersi dalle competizioni elettorali. Lo dimostra il fatto che liste di cattolici si presentano alle elezioni locali (specialmente quelle comunali) ottenendo significativi risultati, a [[Roma]], [[Bergamo]] e [[Firenze]].<ref>{{cita|Invernizzi|p. 54|Invernizzi, 2002}}.</ref>
Negli anni l'azione propagandistica effettuata dalle associazioni cattoliche aderenti all'Opera ha portato a significativi risultati. Al XV Congresso (Milano, 30 agosto – 3 settembre 1897), vengono diffusi i seguenti dati: 1830 nuovi comitati parrocchiali; 310 nuove Sezioni giovani; 160 nuove casse rurali; 223 nuove Società operaie; 33 periodici e 16 circoli universitari.<ref>{{cita|Invernizzi|
===Leone XIII e la ''Rerum Novarum''===
Il [[1891]] è l'anno della pubblicazione della celeberrima enciclica di [[Leone XIII]] ''[[Rerum Novarum]]''. Il documento esercita una profonda influenza su tutto il cattolicesimo italiano. I temi della [[giustizia sociale]], nonché della responsabilità dei reggitori della cosa pubblica verso la popolazione, vengono affermati con forza dal pontefice. La Questione Romana e i rapporti tra Santa Sede e Stato italiano, pur se irrisolti, non sono più le uniche questioni che animano l'azione del movimento cattolico
A partire dal [[1896]] gli intransigenti si devono confrontare con una nuova componente del movimento cattolico: i democratico-cristiani. Sono guidati da don [[Romolo Murri]], giovane sacerdote [[Marche|marchigiano]] che ha riunito molti studenti universitari.
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===Risposta al socialismo===
Il [[1898]] è un anno cruciale per tutto il movimento cattolico italiano. I [[Moti di Milano|moti di piazza di Milano]] dimostrano la “presa” delle idee [[socialismo|socialiste]] sulle classi più povere; la repressione che ne segue colpisce socialisti e cattolici, accusati entrambi di [[anarchia|anarchismo]]. Uno degli esponenti più noti del cattolicesimo intransigente, don [[Davide Albertario]], viene tratto in arresto e condannato a tre anni di prigione<ref>Sarà liberato un anno dopo, il 24 maggio 1899, poi tornerà alla direzione dell'«[[L'Osservatore Cattolico|Osservatore Cattolico]]».</ref>. I provvedimenti del governo colpiscono le associazioni dell'Opera: vengono soppressi 4 comitati regionali, 70 comitati [[Diocesi|diocesani]], 2 600 comitati [[parrocchia]]li, 600 sezioni giovanili e 5 circoli universitari. Molti giornali vengono chiusi.<ref>{{cita|Invernizzi|p. 78|Invernizzi, 2002}}.</ref>
I laici cattolici, di fronte all'aumentata forza dei socialisti, sono posti davanti al dilemma se allearsi con i liberali in funzione anti-socialista oppure se mantenere la posizione intransigente. Appare chiaro come il ''non expedit'' non possa durare, almeno non così com'è stato concepito originariamente. Prende piede la posizione teorizzata da don Davide Albertario come «preparazione nell'astensione», che viene preferita all'astensionismo rigido. Si portano ancora più avanti i democratico-cristiani, i quali si dichiarano favorevoli ad accordi elettorali coi liberali. È certo comunque che, all'interno del movimento cattolico, si è realizzata una svolta: la Questione romana e, in generale, i temi cari agli intransigenti perdono la loro centralità rispetto all'urgenza di organizzare una reazione all'avanzata socialista.
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* [[Opera dei congressi e dei comitati cattolici]];
* Unione Cattolica per gli Studi sociali;
* [[Società di San Vincenzo
* Comitati parrocchiali (costituiti in tutta Italia).
==Giornali dell'intransigentismo cattolico==
*A Torino: «L'Armonia» (4/7/1848-1878), diretta da don [[Giacomo Margotti]], «L'Unità Cattolica» (quotidiano, 29 ottobre 1863-1929), fondata da don Margotti, «Il Corriere di Torino» (1877-1880) e «L'Italia Reale» (1/1/1893-1/11/1894), diretta da don Domenico Tinetti; nel 1886 Stefano Scala rifondò il «Corriere di Torino» con la nuova testata «Corriere Nazionale»; il 1º novembre 1894 assorbì «L'Italia Reale»: nacque «L'Italia Reale-Corriere Nazionale», che proseguì le pubblicazioni fino al 17 aprile 1913<ref>Walter Crivellin, "Consensi e resistenze nel cattolicesimo piemontese", in [[Gabriele De Rosa]] (a cura di), ''I tempi della «Rerum novarum»'', Rubbettino, 2002, p. 384.</ref>;
*A Genova: «Stendardo Cattolico» (1862-1874); «Il Cittadino» (1874-1928);
*In Veneto: «La libertà cattolica» (quotidiano, 30 maggio 1865-1866) diretta da Pietro Balan (1840-1893)<ref>{{cita web|url=http://davidbotti.tripod.com/pietro_balan.html|titolo=Pietro Balan, lo storico intransigente|accesso=18 luglio 2015}}</ref>, che la trasferirà a Napoli<ref>vedi ''infra''</ref> dopo l'annessione del Veneto all'Italia; «Letture cattoliche» (14/4/1864 - giugno 1866), di Giuseppe Sacchetti (1845-1906), Alessio De Besi (1842-1893) e Antonio Baschirotto (1842-1920)<ref>{{Cita web|url=http://ernestoildisingannato.blogspot.com/2022/05/antonio-baschirotto1842-1920-uomini-e.html#more|titolo=Antonio Baschirotto (1842-1920), uomini e cose della vecchia Padova|autore=Riccardo Pasqualin}}</ref>. La rivista cessò le pubblicazioni con l'inizio della [[terza guerra d'indipendenza italiana|guerra tra Italia ed Austria]]; «Veneto cattolico», fondato da [[Giovanni Maria Berengo]] (1867-1883), dal 1884 diventerà «La Difesa» ([http://www.unsecolodicartavenezia.it/archivio/view/schede/c57.html scheda] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150722002742/http://www.unsecolodicartavenezia.it/archivio/view/schede/c57.html |date=22 luglio 2015 }}); uscirà fino al 1917, «La Riscossa» (1890-1915);
*A Brescia: «L'Osservatore lombardo» (trisettimanale, 1861-1863, primo giornale cattolico lombardo)<ref>{{cita web|url=http://www.aclibresciane.it/risorse/allegati/107-70annistoriamovcattBS.pdf|titolo=Settant'anni di storia del movimento cattolico bresciano|accesso=20 gennaio 2013|dataarchivio=2 febbraio 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140202152559/http://www.aclibresciane.it/risorse/allegati/107-70annistoriamovcattBS.pdf|urlmorto=sì}}</ref>, fondato da don Pietro Chiaf e don Demetrio Carminati; sarà continuato nel gennaio 1864 da «L'Osservatore Cattolico» a Milano;
*A Milano: «[[L'Osservatore Cattolico]]» (2/1/1864 - settembre 1907). Direttori: Giuseppe Marinoni (superiore del seminario delle missioni estere) e Felice Vittadini (sacerdote degli Oblati). Nell'agosto 1864 entrò come redattore Enrico Massara, diventandone poco tempo dopo direttore. Nel luglio 1869 don [[Davide Albertario]] cominciò la propria collaborazione. L'Osservatore dell'Albertario si adoperò in difesa delle prerogative della Santa Sede. A Milano don Albertario fondò anche, nel gennaio 1873, il mensile «[[La Scuola Cattolica]]», dedicato a docenti e studenti di temi teologico-scientifici<ref>Nel 1891 il mensile si fuse con la bolognese «Scienza Italiana» diventando «La Scuola Cattolica e la Scienza Italiana».</ref>.
*A Mantova: «Il Vessillo cattolico» (1872-1876);
*A Modena: «Opuscoli Religiosi Letterarj e Morali» diretti da [[Bartolomeo Veratti]], uscirono dal 1857 per una trentina d'anni; «Il Difensore» (3 gennaio 1860 - 30 marzo 1867), seguito da «Il Diritto cattolico» (1867-1911);
*A Bologna: «L'Osservatore bolognese» (settimanale, 9/4/1858 - 10/6/1859), «L'Eco delle Romagne» (quotidiano, 5/2/1861 - 30/12/1863); «Il Contemporaneo» (mensile, 1862-1865), «Il Conservatore» (gennaio 1863 - maggio 1866), fondato da Marcellino Venturoli e [[Giovanni Acquaderni]]; «Il Patriota cattolico»
*A Roma: «[[Civiltà Cattolica]]». Fondata nel 1850 dai [[Gesuiti]] a [[Napoli]] (Roma era occupata). Per tutta la seconda metà del XIX secolo la «Civiltà Cattolica» fu l'interprete più autorevole delle ragioni della protesta intransigente<ref>{{cita|De Rosa|p. 65|De Rosa, 1970}}.</ref>; «[[L'Osservatore Romano]]» (dal 1º luglio 1861 ad oggi); «L'Imparziale di Roma cattolica» (dal 18 ottobre 1870)<ref>{{cita web|url=http://www.archiviocapitolinorisorsedigitali.it/periodici/281_index.html|titolo=L'Imparziale di Roma cattolica|accesso=17 aprile 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190419134938/http://www.archiviocapitolinorisorsedigitali.it/periodici/281_index.html|dataarchivio=19 aprile 2019|urlmorto=sì}}</ref>; «La Stella» (dal 7 novembre 1870)<ref>{{cita web|url=http://www.archiviocapitolinorisorsedigitali.it/periodici/244_index.html|titolo=La Stella|accesso=17 aprile 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190418144102/http://www.archiviocapitolinorisorsedigitali.it/periodici/244_index.html|dataarchivio=18 aprile 2019|urlmorto=sì}}</ref>; «La Frusta» (20 novembre 1870-1876)<ref>{{cita web|url=http://www.archiviocapitolinorisorsedigitali.it/periodici/194_index.html|titolo=La Frusta|accesso=17 aprile 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190419134938/http://www.archiviocapitolinorisorsedigitali.it/periodici/194_index.html|dataarchivio=19 aprile 2019|urlmorto=sì}}</ref>; «Il Buon Senso» (dal 10 dicembre 1870)<ref>Paul Droulers, Giacomo Martina, Paolo Tufari, ''La Vita religiosa a Roma intorno al 1870. Ricerche di storia e sociologia'', 1971, p. 51.</ref><ref>{{cita web|url=http://www.archiviocapitolinorisorsedigitali.it/periodici/087_index.html|titolo=Il Buon Senso|accesso=17 aprile 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190418144117/http://www.archiviocapitolinorisorsedigitali.it/periodici/087_index.html|dataarchivio=18 aprile 2019|urlmorto=sì}}</ref>, continuato da «La Voce della Verità» (8 aprile 1871-1904), diretta da Francesco Naldi<ref>{{cita web|url=http://www.archiviocapitolinorisorsedigitali.it/periodici/252_index.html|titolo=La Voce della Verità|accesso=17 aprile 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190418144104/http://www.archiviocapitolinorisorsedigitali.it/periodici/252_index.html|dataarchivio=18 aprile 2019|urlmorto=sì}}</ref>;
*A Napoli: «La libertà cattolica» (trasferita da Venezia, 15 febbraio 1867 - ''post'' 1897), diretta dall'abate Girolamo Milone per dieci anni (1867-1877), cui successe il fratello Cristoforo
Argomenti principali della pubblicistica intransigentista furono: critica del "naturalismo politico" ("il potere non deriva più da Dio", "una società perfetta può esistere nei puri elementi di natura")<ref>{{cita|De Rosa|p. 152|De Rosa, 1970}}.</ref>, opposizione integrale alla rivoluzione liberale, astensione elettorale come forma di denuncia di un vizio di consenso nella formazione della volontà materiale del nuovo Stato, difesa del concetto cattolico di autorità.<ref>{{cita|De Rosa|p. 60|De Rosa, 1970}}.</ref>
==Note==
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