Papa Pasquale II: differenze tra le versioni

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{{Papa della Chiesa cattolica
|nome=Papa Pasquale II
|immagine=[[File:BPapa PaschalisPasquale II.jpg|250px|Pasquale II]]png
|didascalia =
|stemma =
|titolo = 160º papa della Chiesa cattolica
|elezione = 13 agosto Tauro [[1099]]
|insediamento= 14 agosto [[1099]]
|fine pontificato = 21 gennaio [[1118]]<br /><small>({{Età e giorni|1099|8|13|1118|1|21}})</small>
|motto=
|cardinali=vedi [[Concistori di papa Pasquale II]]
|predecessore=[[papa Urbano II]]
|successore=[[papa Gelasio II]]
|nome nascita = RaineroRaniero Raineri di Bleda
|data di nascita = [[10501053]]-[[1055]] circa
|luogo di nascita = [[Santa Sofia (Italia)|Santa SofiaBleda]] dio [[ForlìGaleata]]
|creato = [[1073]] da [[papa Gregorio VII]]
|data di morte = 21 gennaio [[1118]]
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|Nome = Pasquale II
|Cognome =
|PostCognomeVirgola = nato '''RainerioRaniero Raineri di Bleda'''
|ForzaOrdinamento = Pasquale 02
|Sesso = M
|LuogoNascita = Bleda
|LuogoNascitaAlt = o [[Galeata]]
|LuogoNascitaLink = Santa Sofia (Italia)
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita = [[10501053]]-[[1055]] circa
|LuogoMorte = Roma
|GiornoMeseMorte = 21 gennaio
|AnnoMorte = 1118
|Epoca = 1000
|Attività = papa
|Attività2 = cardinale
|Attività3 = Tauroabate
|Nazionalità = italiano
|FineIncipit = è stato il 160º [[papa]] della [[Chiesa cattolica]] dal [[1099]] alla sua morte
|Epoca = 1000
|Categorie =
|FineIncipit = è stato il 160º [[papa]] della [[Chiesa cattolica]] dal [[1099]] alla morte
}}
 
== Biografia ==
 
=== Carriera ecclesiastica===
=== Monaco benedettino ===
Figlio di Crescenzio Raineri, nacque nel castello di Bleda, situato nell'alta [[valle del Bidente]] (vicino a [[Santa Sofia (Italia)|Santa Sofia]], oggi in [[diocesi di Forlì-Bertinoro]]; fino al 1975 in [[diocesi di Sansepolcro]]), nell'[[Appennino forlivese]].
Si ignora tutto della famiglia di Raniero, mentre il luogo di nascita potrebbe essere Bleda (o Galeata)<ref>{{DBI
|nome = PASQUALE II, papa
|nomeurl =
|autore = Glauco Maria Cantarella
|anno = 2014
|pagine =
|volume = 81
|accesso = 20 marzo 2018
}}</ref> nell'[[Appennino forlivese]], all'epoca nella [[diocesi di Sansepolcro]] (oggi Bleda è una frazione di [[Santa Sofia (Italia)|Santa Sofia]], dal 1975 nella [[diocesi di Forlì-Bertinoro]]).
 
Divenuto [[Monachesimo|monaco]] (dapprima, come sembra, secondo la [[regola benedettina]] adottata nel [[monastero]] toscano di [[Vallombrosa]], poi nella [[congregazione cluniacense]]), visse nel Monastero di [[Fiumana]], presso [[Forlì]], per circa dieci anni.
 
Si ritiene che il suo arrivo a Roma fu dovuto alla nomina ad [[abate]] di [[Basilica di San Lorenzo fuori le mura|San Lorenzo fuori le mura]] da parte di [[Papa Gregorio VII]] (1073-1085).<ref>''I Papi - Da Pietro a Francesco'', Ediz. Treccani, vol. II, p. 228, ISBN 978-88-12-00521-5</ref>. Lo stesso papa Gregorio VII lo creò [[cardinale presbitero]] del titolo di [[San Clemente (titolo cardinalizio)|San Clemente]] dopo il 1076. Nel [[Elezione papale del 1088|1088]] fu tra gli elettori di [[Papa Urbano II]], che lo nominò [[legato pontificio]] nel [[Regno di Castiglia]], dove rimase dal 1089 al 1090. Tornato in Italia, dal 1091 in poi accompagnò Urbano II; ebbe così modo di partecipare al [[Concilio di Clermont]] (1095).
[[Papa Gregorio VII]] lo nominò [[abate]] di San Lorenzo fuori le mura.<ref>''I Papi - Da Pietro a Francesco'', Ediz. Treccani, vol. II, p. 228, ISBN 978-88-12-005321-5</ref>
 
Venne creato [[cardinale presbitero]] del titolo di [[San Clemente (titolo cardinalizio)|San Clemente]] da papa Gregorio VII intorno al [[1076]]<ref>Secondo altre fonti, nel 1073.</ref>. [[Papa Urbano II]] lo nominò [[legato pontificio]] in [[Spagna]].
 
=== Il pontificato ===
==== Azione di contrasto agli anti-papi ====
Il predecessore [[Urbano II]] era riuscito, nel penultimo anno del suo pontificato (1098), ad allontanare dal Lazio l'[[antipapa Clemente III]], rifugiatosi a [[Ravenna]]. Con la morte di Urbano II, Clemente III rinnovò il proposito di tornare a Roma. Giunto ad [[Albano Laziale|Albano]], fu però fermato dai Normanni, alleati del papa legittimo, e costretto a rifugiarsi a [[Civita Castellana]]. Qui, abbandonato dal suo alleato, [[Enrico IV di Franconia|Enrico IV]], morì in solitudine l'8 settembre 1100.
 
====L'elezione al Soglio====
I resti di Clemente III, sepolti nella [[cattedrale]] di Civita Castellana, divennero in breve oggetti di culto per la popolazione locale, poiché si diffuse la voce che sulla tomba dell'antipapa, a seguito della trasudazione di un misterioso liquido profumato, si verificassero numerosi miracoli<ref>P. Golinelli, ''Matilde e i Canossa nel cuore del Medio Evo'', Milano 1991, pag. 280.</ref>. Per arrestare questo culto Pasquale II ne fece disseppellire le spoglie per disperderle nel Tevere<ref>L. L. Ghirardini, ''Cadolo, l'Antipapa guerriero. Grandezza e miseria del più famoso vescovo medievale di Parma'', Parma-Mantova 2001, pag. 269.</ref>.
{{vedi anche|Elezione papale del 1099}}
Il 13 agosto 1099 i cardinali, in presenza del basso clero e dei rappresentanti delle autorità cittadine, elessero all'unanimità Raniero di Bleda nella [[basilica di San Clemente]]<ref>Roma era attraversata da turbolenze politiche che rendevano non sicure né San Pietro né il Laterano.</ref>. Il giorno dopo fu consacrato vescovo di Roma dal [[Sede suburbicaria di Ostia|cardinale vescovo di Ostia]], Oddone II di Châtillon. Prese il nome di Pasquale. L'unico papa che aveva assunto questo nome, [[Pasquale I]] era vissuto oltre due secoli prima (817-824) ed era stato protagonista di un accordo con l'imperatore carolingio [[Ludovico il Pio]] che garantiva la collaborazione tra il romano pontefice e l'autorità imperiale<ref>Glauco Maria Cantarella, "Pasquale II", in ''Romagna toscana. Storia e civiltà di una terra di confine'', a cura di Natale Graziani, 2001, pp. 511-514.</ref>.
 
==== Azione di contrasto agli antipapi ====
Poco tempo dopo la nobiltà romana elesse un nuovo antipapa nella persona di [[antipapa Teodorico|Teodorico]], già consigliere di Clemente III. Il nuovo antipapa fu riconosciuto da Enrico IV. Teodorico entrò a Roma approfittando della momentanea assenza di Pasquale. Al ritorno del papa nell'Urbe, Teodorico tentò di rifugiarsi presso una famiglia nobile pro-imperiale, ma fu arrestato e successivamente rinchiuso in un monastero a Cava dei Tirreni, dove morì nel 1102.
Il predecessore [[Urbano II]] era riuscito, nel penultimo anno del suo pontificato (1098), ad allontanare dal Lazio l'[[antipapa Clemente III]], rifugiatosi a [[Ravenna]]. Con la morte di Urbano II, Clemente III rinnovò il proposito di tornare a Roma. Giunto ad [[Albano Laziale|Albano]], fu però fermato dai [[Normanni]], alleati del papa legittimo, e costretto a rifugiarsi a [[Civita Castellana]]. Qui, abbandonato dal suo alleato, [[Enrico IV di Franconia|Enrico IV]], morì in solitudine l'8 settembre 1100.
 
Le spoglie di Clemente III, sepolte nella [[cattedrale]] di Civita Castellana, divennero in breve oggetto di culto per la popolazione locale, poiché si diffuse la voce che sulla tomba dell'antipapa, a seguito della trasudazione di un misterioso liquido profumato, si verificassero numerosi miracoli<ref>P. Golinelli, ''Matilde e i Canossa nel cuore del Medio Evo'', Milano 1991, pag. 280.</ref>. Per far cessare questo culto Pasquale II ne fece disseppellire le spoglie per disperderle nel Tevere<ref>L. L. Ghirardini, ''Cadolo, l'Antipapa guerriero. Grandezza e miseria del più famoso vescovo medievale di Parma'', Parma-Mantova 2001, pag. 269.</ref>.
Il suo successore fu [[Antipapa Adalberto|Adalberto]], che venne catturato dai Normanni e in seguito esiliato nel monastero di San Lorenzo ad [[Aversa]].
 
Poco tempo dopo la nobiltà romana elesse un nuovo antipapa nella persona di [[antipapa Teodorico|Teodorico]], già consigliere di Clemente III. Il nuovo antipapa fu riconosciuto da Enrico IV ed entrò a Roma approfittando della momentanea assenza di Pasquale. Al ritorno del papa nell'Urbe, Teodorico tentò di rifugiarsi presso una famiglia nobile filo-imperiale, ma fu arrestato e successivamente rinchiuso in un monastero a [[Cava de' Tirreni|Cava dei Tirreni]], dove morì nel 1102.<br/>
Nel [[1105]] l'aristocrazia romana, approfittando nuovamente di un'assenza di Pasquale dall'Urbe, lo depose dal soglio pontificio con l'accusa di [[simonia]] ed [[eresia]] ed elesse ed intronizzò l'arciprete Maginulfo (18 novembre), che assunse il nome di [[Antipapa Silvestro IV|Silvestro IV]]. Al ritorno del legittimo pontefice, Silvestro si trasferì prima a Tivoli e poi ad [[Osimo]]. Nel [[1111]] fece atto di sottomissione al papa.
Il suo successore, [[Antipapa Adalberto|Adalberto]], venne catturato dai Normanni e in seguito esiliato nel monastero di San Lorenzo ad [[Aversa]].
 
Nel 1105 l'aristocrazia romana, approfittando nuovamente di un'assenza di Pasquale dall'Urbe, lo depose dal soglio pontificio con l'accusa di [[simonia]] ed [[eresia]] ed elesse ed intronizzò l'arciprete Maginulfo (18 novembre), che assunse il nome di [[Antipapa Silvestro IV|Silvestro IV]]. Al ritorno del legittimo pontefice, Silvestro si rifugiò prima a Tivoli e poi ad [[Osimo]]. Nel 1111 fece atto di sottomissione al papa.
 
==== Relazioni con le istituzioni della Chiesa ====
Già membro dell'Ordine dei [[canonici regolari]], Pasquale II ebbe molti rapporti con i [[Canonici regolari di San Frediano di Lucca|Canonici di San Frediano]] ([[Lucca]]), di cui chiamò a Roma il priore come collaboratore, per un certo periodo. Approvò le costituzioni dei [[Canonici regolari di Santa Maria in Porto|Canonici di Santa Maria in Porto]] ([[Ravenna]]). Ebbe relazioni anche con i [[Canonici regolari di San Rufo|Canonici San Rufo]] ([[Avignone]]), San Nicola (il cui fondatore, [[Kuno di Urach|Conone]], venne chiamato a Roma e fatto [[Sede suburbicaria di Palestrina|cardinale vescovo di Preneste]]), [[Canonici regolari della Congregazione di San Vittore|San Vittore]] (Parigi), e altri<ref>{{cita web|url=http://www.cricitalia.com/storia-dei-c.r..html|titolo=Storia dei canonici regolari|accesso=18 aprile 2020}}</ref>.
 
Nel 1099 [[Beato Gerardo|Gerardo de Saxo]] fondò a [[Gerusalemme]] l'Ordine degli [[Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme]] (poi detti Cavalieri di Malta). Il 15 febbraio 1113 Pasquale II riconobbe l'Ordine con la [[bolla papale]] ''[[Pie Postulatio Voluntatis]]''<ref name="treccani">[http://www.treccani.it/enciclopedia/ospitalieri-di-s-giovanni-di-gerusalemme_%28Federiciana%29/ Ospedalieri di S. Giovanni di Gerusalemme]</ref>.
 
Pasquale II raccolse l'eredità del suo predecessore Urbano II, autore nel 1095 di un appello per la riconquista dei Luoghi Santi<ref name="Musarra">{{cita libro| nome= Antonio| cognome= Musarra| titolo= Urbano II e l'Italia delle città| anno= 2023| editore= [[Il Mulino]]| città= Bologna| p= 212| ISBN= 978-88-15-38304-4|url=}}</ref>. Il 15 luglio 1099 avvenne la [[Assedio di Gerusalemme (1099)|Presa di Gerusalemme]] da parte dei [[Crociati]]. Quando la notizia giunse a Roma, Pasquale era salito al Soglio da pochi mesi. Fu quindi il primo pontefice a gestire l'onere della conquista. In dicembre il papa scrisse una lettera all'episcopato della [[Gallia]] in cui affermava, seguendo lo stile di Urbano II, che la Divina misericordia «Si degnò di salvare la Chiesa asiatica dalle mani dei Turchi, e di aprire all'esercito cristiano la Città della passione e della sepoltura del Signore»<ref>Nel testo originale: ''Asianam ecclesiam turcorum manibus eripere et ipsam Dominicae passioni ac sepulturae urbem Christianae militiae dignatus est aperire''.</ref>. Contestualmente nominò l'[[Arcidiocesi di Pisa|arcivescovo di Pisa]] [[Dagoberto da Pisa|Daiberto]] a nuovo [[Patriarca latino di Gerusalemme]]. Daiberto prese possesso della nuova Sede per la fine del mese di dicembre.<br/>
Nell'anno [[1100]] il papa nominò il cardinale Maurizio, [[Sede suburbicaria di Porto-Santa Rufina|vescovo di Porto]] legato per la Terra Santa affidandogli l'incarico di vigilare sulla ricostruzione e l'organizzazione della Chiesa d'Oriente (''Orientalis Ecclesia'')<ref name="Musarra"/>.
 
L'anno seguente lanciò un appello per una nuova spedizione di ''milites Christi'' di supporto ai Crociati, affidandone il reclutamento alle Chiese locali. Risposero la [[Arcidiocesi di Genova|Chiesa di Genova]] e la [[Arcidiocesi di Milano|Chiesa di Milano]]<ref name="Musarra"/>. Il vescovo Airaldo di Genova organizzò l'invio di ventisei galee e quattro (o sei) navi<ref>Il nuovo legato per la Terra Santa, Maurizio, salì a bordo di una di queste imbarcazioni.</ref>. [[Anselmo IV da Bovisio|Anselmo IV]] prese parte personalmente alla spedizione, partendo nel settembre del 1100 alla testa di diverse migliaia di fedeli. Nel maggio del [[1101]] i genovesi parteciparono alla conquista di [[Arsuf]] e di [[Cesarea Marittima|Cesarea]] al seguito di [[Baldovino I di Gerusalemme|Baldovino di Boulogne]], riprendendo il mare poco dopo. La spedizione milanese, effettuata via terra, si risolse invece in un fallimento.<br/>
Nel [[1102]] nominò come successore di Maurizio, morto in quell'anno, [[Roberto da Parigi]]. La sua missione terminò entro il 1105. Nel [[1107]] inviò in Terrasanta [[Gibelino di Arles]] per risolvere una controversia sul Patriarcato di Gerusalemme.
 
Nel [[1106]] il Papa consacrò il [[Duomo di Parma]]. Il [[7 gennaio]] [[1107]] consacrò il [[Duomo di Casale Monferrato]].
 
==== Governo della Chiesa ====
Primo papa dopo un quindicennio a risiedere stabilmente a Roma, Pasquale II restaurò diverse chiese dell'Urbe. In particolare, fece ricostruire la [[Basilica dei Santi Quattro Coronati|basilica dei SS. Quattro Coronati]], distrutta nel [[Sacco di Roma (1084)|Sacco didei Roma del 1084Normanni]]. A Pasquale II si deve però la distruzione del [[Sepolcro dei Domizi|Mausoleo dei Domizi - Enobarbi]], che ancora accoglieva i resti dell'imperatore Nerone, da lui - in virtù della storiografia cristiana antica - considerato un [[anticristo]] con il falso potere di risorgere; al posto del sepolcro distrutto fu eretta una cappella, nucleo originario della [[Basilica di Santa Maria del Popolo]]<ref>''Guida di Roma'', Milano, TCI, 1993, p. 226</ref>. A seguito delle proteste dei romani fu diffusa la falsa notizia che le ceneri di Nerone fossero state inumate nell'attuale cosiddetta ''[[Tomba di Nerone]]'', lungo la [[Via Cassia]] (questo sarcofago accoglie in realtà Publio Vibio Mariano e la di lui moglie Reginia Massima).
 
Negli anni 1100-1101 effettuò un viaggio nell'Italia meridionale per risolvere alcune vertenze che erano sorte nelle comunità locali.
Tra le decisioni più importanti, Pasquale II chiuse la vertenza che intercorreva tra l'abbazia di [[Montecassino]] e la [[badessa]] di Cingla, Gemma (figlia di Pietro, conte di Caiazzo). Il Papa lanciò l'interdetto alla città di [[Benevento]], che si era schierata contro la Santa Sede. Andò in Puglia per riunire i vescovi di [[Canosa di Puglia|Canosa]] e [[Canne]], poi scese in Calabria per visitare la comunità di [[Mileto (Italia)|Mileto]]. Infine riunì tutti i vescovi del Mezzogiorno, con cardinali, abati, religiosi e tutti i conti Normanni nel [[Concilio di Melfi IV|Concilio di Melfi]] (agosto [[1101]]). Pasquale II verificò i rapporti fra il [[Papato]] e i conti Normanni. Al concilio tentò di ricomporre il conflitto con l'Impero bizantino, e mostrò un atteggiamento duttile nei confronti della ''dispensatio'' e nel modo di intendere il rapporto fra lo stesso Papa ed il concilio. Infine, forseProbabilmente fu in quest'occasione che il pontefice concesse al vescovo di [[Diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa|Melfi]] il privilegio di dipendere direttamente dalla sede di Roma.
 
==== RelazioniLe investiture: accordi con i monarchire d'Inghilterra e di cristianiFrancia ====
Nel 1100 salì al trono il nuovo [[re d'Inghilterra]], [[Enrico I d'Inghilterra|Enrico I]], il quale volle riservarsi il diritto delle investiture, che apparteneva all'[[arcivescovo di Canterbury]], [[Anselmo di Canterbury|Anselmo d'Aosta]]. L'investitura era un gesto ormai entrato nella tradizione dei rapporti tra il sovrano e i vescovi. Il re non è persona sacra, quindi in teoria non può agire sulle persone consacrate: non può nominare vescovi né abati.<!-- Da quando si era diffuso il cristianesimo in Europa, i vescovi erano diventati i veri signori delle città.--> Nel tempo si era diffusa l'usanza da parte del re di "investire" il vescovo prima della sua consacrazione. Si creava la sequenza: elezione, investitura, consacrazione. Il gesto dell'investitura creava un rapporto di fedeltà personale tra vescovo e re: il re riconosceva che il vescovo esercitava alcune prerogative regali e il vescovo, in cambio, le poneva a disposizione di colui che riconosceva come suo re<ref name="Cantarella">{{Treccani|papa-pasquale-ii_(Dizionario-Biografico)|Pasquale II}}</ref>.
;Re d'Inghilterra
Nel [[1100]] salì al trono il nuovo re d'Inghilterra, [[Enrico I d'Inghilterra|Enrico I]]. Enrico volle per sé il diritto delle investiture, che apparteneva all'[[arcivescovo di Canterbury]], [[Anselmo di Canterbury|Anselmo d'Aosta]]. Entrambi avevano inviato a Roma i propri rappresentanti, chiedendo a Pasquale il permesso delle investiture. Il pontefice lo aveva rifiutato al re, il quale mandò in esilio Anselmo e confiscò i beni della Chiesa (1104). Nel [[1107]] la frattura con il re d'Inghilterra fu ricomposta. Con la mediazione di una legazione pontificia, nonché della regina [[Matilde d'Inghilterra (1102-1167)|Matilde]], si raggiunse un accordo (1º agosto 1107) in base al quale Anselmo manteneva per sé il diritto esclusivo di investire con l'[[anello vescovile|anello]] e il [[Pastorale (liturgia)|pastorale]], ma riconosceva la nomina reale per i benefici vacanti e i giuramenti di fedeltà dei dominii temporali.
 
Sia Enrico I che Anselmo inviarono a Roma i propri rappresentanti, chiedendo a Pasquale il permesso di effettuare le nomine di vescovi e abati. Quando il pontefice oppose un rifiuto al re, Enrico I mandò in esilio Anselmo e confiscò i beni della Chiesa (1104). Nel 1107 la frattura fu ricomposta. Con la mediazione di una legazione pontificia, nonché della regina [[Matilde d'Inghilterra (1102-1167)|Matilde]], si raggiunse un accordo (1º agosto 1107) in base al quale Anselmo manteneva per sé il diritto esclusivo di investire con l'[[anello vescovile|anello]] e il [[Pastorale (liturgia)|pastorale]], ma riconosceva la nomina reale per i benefici vacanti e i giuramenti di fedeltà dei dominii temporali.
Verso la fine del pontificato i rapporti ridiventarono problematici. Pasquale si lamentò ([[1115]]) che i concili venivano tenuti e i vescovi venivano trasferiti senza la sua autorizzazione, e minacciò Enrico I con la [[scomunica]].
 
Dopo l'accordo con l'Inghilterra, Pasquale II chiuse la questione delle investiture anche con [[Filippo I di Francia]]. La politica di Pasquale II portò così a compimento quella di Urbano II<ref name="Cantarella"/>.
==== La lotta per le investiture contro il Sacro romano imperatore ====
Nella lunga lotta contro gli imperatori sulle [[lotta per le investiture|investiture]], papa Pasquale portò avanti con zelo la politica [[Papa Gregorio VII|ildebrandina]], con esiti alterni. Nel concilio del [[1102]] Pasquale rinnovò la [[scomunica]] ad [[Enrico IV di Franconia|Enrico IV]]<ref>Gli era stata comminata due volte da [[Gregorio VII]], la seconda delle quali nel [[1080]].</ref>. Contro lo stesso imperatore si rivoltò il figlio [[Enrico V di Franconia|Enrico V]]. Ne scaturì una guerra civile (1104), vinta da Enrico V. Il padre morì nel 1106 mentre elaborava propositi di vendetta.
 
Verso la fine del pontificato i rapporti con il re d'Inghilterra ridiventarono problematici. Pasquale si lamentò (1115) che i concili venivano tenuti e i vescovi venivano trasferiti senza la sua autorizzazione, e minacciò Enrico I con la [[scomunica]].
Pasquale si preparò ad allacciare relazioni diplomatiche con Enrico V che, nel maggio [[1105]], al Concilio di Nordhausen, aveva affermato la propria devozione filiale alla Sede Apostolica. Ma dopo quest'iniziale politica conciliante, Enrico V avanzò le stesse pretese di suo padre nei confronti del pontefice. Al [[Concilio di Guastalla]] (ottobre [[1106]]) i legati imperiali non raggiunsero un accordo con la Santa Sede ed Enrico continuò ad effettuare nomine episcopali.
 
==== Le investiture: dissidi con l'Imperatore ====
Nel [[1107]] la questione delle investiture era stata risolta positivamente con i re di [[Francia]] e d'[[Inghilterra]]. Nel [[1109]] Enrico inviò un'ambasceria al pontefice allo scopo di addivenire ad un accordo e prendere la corona imperiale. La risposta di Pasquale fu rassicurante, ma il 7 marzo [[1110]], in un concilio tenuto nella basilica del Laterano, il pontefice ribadì il divieto delle investiture laiche. Per tutta risposta Enrico decise di venire in Italia.
Nel 1107 la questione delle [[lotta per le investiture|investiture]] di vescovi e abati fu risolta positivamente con i [[re di Francia]] e d'[[Inghilterra]]. Con l'[[imperatore del Sacro Romano Impero]] le cose andarono diversamente.
 
Nel concilio del 1102 il pontefice rinnovò la [[scomunica]] ad [[Enrico IV di Franconia|Enrico IV]]<ref>Gli era stata comminata due volte da [[Gregorio VII]], la seconda delle quali nel 1080. Papa Pasquale portò avanti con zelo la sua linea dottrinale.</ref>. Contro lo stesso imperatore si rivoltò il figlio [[Enrico V di Franconia|Enrico di Franconia]]. Ne scaturì una guerra interna (1104), vinta da quest'ultimo. Il padre morì nel 1106 mentre elaborava propositi di vendetta. Nel maggio 1105, al Concilio di Nordhausen, Enrico di Franconia, diventato Enrico V, affermò la propria devozione filiale alla Sede Apostolica. Ma dopo quest'iniziale politica conciliante, avanzò le stesse pretese del padre nei confronti del pontefice. Al [[Concilio di Guastalla]] (ottobre 1106) i legati imperiali non raggiunsero un accordo con la Santa Sede ed Enrico continuò ad effettuare investiture episcopali.
Formò due eserciti: uno guidato personalmente, che scese per la [[Savoia (regione)|Savoia]] e il [[passo del Gran San Bernardo]], e l'altro che valicò il [[passo del Brennero]]. I due eserciti formavano una forza di 30.000 uomini a cavallo, il che portò il totale degli effettivi a 100.000 unità. Fu uno degli eserciti più imponenti mai visti all'epoca sul suolo italiano e anche per molto tempo dopo<ref>{{cita|Salvatorelli|p. 132|Salvatorelli, Italia}}</ref>. A [[Roncaglia]], nella pianura ad est di [[Piacenza]], i due eserciti si ricongiunsero e proseguirono uniti la discesa nella penisola. Si era nel novembre 1110. Enrico celebrò il [[Natale]] a [[Firenze]].
 
Nel 1109 Enrico inviò un'ambasceria al pontefice allo scopo di addivenire ad un accordo e poter ricevere la corona imperiale. Nel 1110 parve che tutto fosse pronto. Enrico V si mosse alla volta di Roma con il proprio esercito per concludere l'accordo con il papa ed essere incoronato imperatore. [[Matilde di Canossa]], che evidentemente non volle essere esclusa dalle trattative, chiese di incontrarlo e gli fece atto di omaggio. Ripresa la marcia, Enrico celebrò il [[Natale]] del 1110 a [[Firenze]]. Nei giorni successivi all'Epifania del 1111 il re dei Germani giunse ad [[Acquapendente]]. Qui incontrò un'ambasceria del pontefice. A Roma, il 4 febbraio 1111, i rappresentanti imperiali raggiunsero un accordo con la delegazione della Sede Apostolica. Il 9 febbraio Enrico firmò a [[Sutri]] l'accordo, che divenne noto come ''[[Iuramentum Sutrinum]]''<ref>{{cita libro| nome= Ludwig | cognome= Hertling| nome2= Angiolino | cognome2= Bulla |titolo= Storia della Chiesa | anno= 2001| editore= Città Nuova| città= Roma | ed= dicembre 2001| ISBN= 88-311-9258-2|url= https://books.google.it/books?id=_ZMIB7qN8g8C&printsec=frontcover|p = 194}}</ref>.
Nei giorni successivi all'Epifania del [[1111]], il re dei Germani giunse ad [[Acquapendente]]. Qui incontrò un'ambasceria del pontefice. Il 4 febbraio a [[Sutri]] avvenne l'incontro fra i rappresentanti imperiali e quelli del pontefice. I tedeschi affermarono che in Germania quella delle nomine vescovili da parte del re era un'usanza praticata senza contrasto da secoli. I rappresentanti pontifici replicarono con una proposta inaspettata: la Chiesa avrebbe rinunciato a tutti i privilegi temporali in terra tedesca purché l'imperatore avesse rinunciato a sua volta alle investiture con il [[Pastorale (liturgia)|pastorale]] e l'[[Anello vescovile|anello]]. Sulla base di questa reciproca rinuncia, la proposta fu accolta (Sutri, 9 febbraio). Furono stilati due documenti, uno di parte imperiale (''Decretum Heinrici de bonis ecclesiarum'') e uno di parte pontificia (''Privilegium Pascalis'')<ref name="finescisma">{{cita web|url=http://www.testimonianzecristiane.it/teologia/storia/finescisma.htm|titolo=Fine dello scisma|accesso=27 febbraio 2018}} </ref>.
Si decise di ratificarli a Roma e di renderli pubblici il giorno dell'incoronazione imperiale<ref>{{Treccani|giovanni-di-tuscolo_(Dizionario-Biografico)|Giovanni di Tuscolo}}</ref>. Re Enrico pose come unica condizione quella di sentire il parere dei vescovi tedeschi ed ottenere la loro approvazione.
 
L'accordo conteneva una novità sostanziale: per la prima volta appariva in un documento ufficiale il termine ''regalia'', «diritti del re (pubblici)». Si trattava dei diritti che il re conferiva attraverso il gesto dell'investitura. Il documento di Sutri conteneva l'elenco dettagliato dei ''regalia'' concessi agli ecclesiastici e, per la prima volta, si affermava che erano di esclusiva pertinenza regia. In altre parole, una volta che un vescovo (o un abate) cessava dalla carica (per qualsiasi motivo), i ''regalia'' rientravano nella disponibilità del re. L'accordo precisava - a scanso di equivoci - che i patrimoni ecclesiastici sarebbero invece rimasti intatti<ref name="Cantarella"/>.<!--La norma sui ''regalia'' implicava la possibilità di una generale spoliazione dei diritti pubblici da parte del re.-->
Il papa e l'imperatore s'incontrarono il 12 febbraio nella piccola chiesa di S. Maria in Turri, nel portico della basilica di San Pietro<ref name="finescisma"/>. Mancava dunque solo il consenso dei vescovi tedeschi. Il cardinale Giovanni di Tuscolo fu incaricato di annunciare pubblicamente i termini dell'accordo. Gli astanti mantennero un relativo controllo alla presenza del papa ma poi, quando furono soli con il re, nella sagrestia della basilica petrina, levarono alte le loro voci. I principi ecclesiastici e quelli secolari tedeschi protestarono vivamente poiché l'accordo significava la completa spoliazione dei loro beni. Re Enrico, uscito dalla sagrestia, annunciò a Pasquale II che l'accordo non valeva più nulla.
Furono stilati due documenti, uno di parte imperiale (''Decretum Heinrici de bonis ecclesiarum'') e uno di parte pontificia (''Privilegium Pascalis'')<ref name="finescisma">{{cita web|url=http://www.testimonianzecristiane.it/teologia/storia/finescisma.htm|titolo=Fine dello scisma|accesso=27 febbraio 2018}} </ref>. Si decise di ratificarli a Roma e di renderli pubblici il giorno dell'incoronazione imperiale<ref>{{Treccani|giovanni-di-tuscolo_(Dizionario-Biografico)|Giovanni di Tuscolo}}</ref>. Re Enrico pose come unica condizione quella di sentire il parere dei vescovi tedeschi ed ottenere la loro approvazione.
La situazione precipitò: il papa rispose che anche l'incoronazione era annullata. Al che fu circondato dagli uomini di Enrico, che lo sequestrarono, insieme al suo seguito, e lo portarono fuori dalla basilica con la forza.
Appena si diffuse la notizia, tutta Roma scoppiò in rivolta. Enrico, prudentemente, lasciò la [[città leonina]] per accamparsi fuori le mura. Poi, il 16 febbraio, si diresse in un luogo sicuro in [[Sabina]] portando con sé il papa e i cardinali prigionieri, che furono rinchiusi nel castello di Tribuco, a Ponte Sfondato di [[Montopoli di Sabina]].
 
Il papa e l'imperatore s'incontrarono il 12 febbraio nella piccola chiesa di S. Maria in Turri, nel portico della [[Antica basilica di San Pietro in Vaticano|basilica di San Pietro]]<ref name="finescisma"/>. Mancava dunque solo il consenso dei vescovi tedeschi. Il cardinale [[Giovanni di Tuscolo]] fu incaricato di leggere pubblicamente i termini dell'accordo. I vescovi della Germania mantennero un relativo controllo delle proprie emozioni alla presenza del papa ma poi nella sagrestia della basilica petrina, quando furono soli con il re, levarono alte le loro voci: i principi ecclesiastici tedeschi protestarono vivamente poiché l'accordo significava la spoliazione dei loro beni. Re Enrico, uscito dalla sagrestia, annunciò a Pasquale II che l'accordo non valeva più nulla.
Due mesi dopo, l'11 aprile 1111, a [[Ponte Mammolo]], presso [[Tivoli]], sedici cardinali dichiararono, a nome di Pasquale II, che Enrico non sarebbe stato scomunicato per aver messo le mani sul pontefice e sui cardinali, che avrebbe preso la corona imperiale e gli fu confermata la facoltà di conferire l'investitura ai vescovi e agli abati, purché liberamente eletti. A loro volta i rappresentanti del re promisero la liberazione del pontefice, l'amnistia ai romani rivoltosi e la restituzione alla Chiesa dei suoi beni<ref>{{cita|Salvatorelli|p. 137|Salvatorelli, Italia}}</ref>.
La situazione precipitò: il papa rispose che anche l'incoronazione era annullata. Al che fu circondato dagli uomini di Enrico che lo sequestrarono, insieme al suo seguito, e lo portarono fuori dalla basilica con la forza. Appena si diffuse la notizia, tutta Roma si sollevò in rivolta. Enrico, prudentemente, lasciò la [[città leonina]] per accamparsi fuori dalle mura. Poi, il 16 febbraio, si diresse in un luogo sicuro in [[Sabina]] portando con sé il papa e i cardinali prigionieri, che furono rinchiusi nel castello di Tribuco, a Ponte Sfondato di [[Montopoli di Sabina|Montopoli]].
L'incoronazione di Enrico fu celebrata il 13 aprile in San Pietro. Soddisfatto, Enrico tornò in Germania con il suo esercito. Per il papa i mesi successivi furono tra i più difficili del suo pontificato. Piovvero critiche da più parti: fu accusato di eresia o, quantomeno, di essere un favoreggiatore d'eresia. Alcuni vescovi cercarono di organizzare un concilio per censurare il suo operato. Pasquale capì, grazie anche alle argomentazioni del teologo [[Ivo di Chartres]], che l'unica possibilità che aveva di salvare il suo pontificato era smentire gli accordi presi (''recitare la palinodia'')<ref>{{cita|Salvatorelli|p. 138|Salvatorelli, Italia}}</ref>.
 
Due mesi dopo, il 12 aprile 1111, a Sette Fratte, località alle porte di Roma<ref>Non a [[Ponte Mammolo]], presso [[Tivoli]], com'è erroneamente indicato in alcune fonti.</ref>, sedici cardinali sottoscrissero, a nome di Pasquale II, un nuovo accordo. Essi riconobbero la facoltà dell'imperatore di conferire l'investitura ai vescovi e agli abati, purché liberamente eletti. La soluzione formale fu trovata: a) nella separazione degli elementi della sequenza di riti all'interno dei quali avveniva l'investitura <!--vedi sezione sul re d'Inghilterra-->. La nuova sequenza divenne: elezione, consacrazione, conferimento dei ''regalia''; b) nella sostituzione degli elementi del conferimento: non più l'anello e il pastorale, ma lo [[scettro]]<ref>{{cita web|url=http://www.rmoa.unina.it/1340/1/RM-Cantarella-Pasquale.pdf|titolo=L'età di Pasquale II|accesso=21 maggio 2021}}</ref>.
Il 18 marzo [[1112]] riunì un concilio in Laterano cui intervennero 125 vescovi. Da parte sua, Pasquale II confermò le proibizioni dell'investitura laica ratificate da [[Gregorio VII]] e [[Urbano II]] nei concili da essi convocati. Il concilio sancì la nullità del concordato di Sutri e del ''Privilegium de investituris'', che fu detto ''pravilegium'' (''Constitutiones'', p. 572). Tuttavia, per rispetto al giuramento del papa, all'imperatore Enrico V fu risparmiata la scomunica<ref>{{Treccani|gregorio_res-4b03aadf-87ee-11dc-8e9d-0016357eee51_(Dizionario-Biografico)|Gregorio}}</ref>. Un successivo concilio tenutosi a [[Vienne (Francia)|Vienna del Delfinato]] dichiarò eretica l'investitura laica (16 settembre 1112). Viene attribuito a papa Pasquale questo commento, che ne sottolineò l'umiltà: “Agii da uomo, poiché sono polvere e cenere”<ref>{{cita|Salvatorelli|p. 140|Salvatorelli, Italia}}</ref>.
A loro volta i rappresentanti del re promisero la liberazione del pontefice, l'amnistia ai romani rivoltosi e la restituzione alla Chiesa dei suoi beni<ref>{{cita|Salvatorelli|p. 137|Salvatorelli, Italia}}.</ref>.
L'incoronazione di Enrico fu celebrata il 13 aprile in San Pietro. Soddisfatto, l'imperatore tornò in Germania con il suo esercito garantendo il suo sostegno all'integrità dei patrimoni ecclesiastici. Per il papa invece i mesi successivi furono tra i più difficili del pontificato. Gli abati di Montecassino e di Cluny gridarono allo scandalo: il pontefice contraddiceva la tradizione ed innovava il diritto<ref name="Cantarella"/>. Altri illustri ecclesiastici, come [[Leone di Ostia]] e lo stesso Giovanni di Tuscolo, affermarono che l'accordo era sbagliato. In Francia protestò con forza [[Goffredo di Vendôme]]. Pasquale capì, grazie anche alle argomentazioni di [[Ivo di Chartres]], grande studioso del pensiero canonistico, che l'unica possibilità che aveva di salvare il suo pontificato era di smentire gli accordi presi (''recitare la palinodia'')<ref>{{cita|Salvatorelli|p. 138|Salvatorelli, Italia}}.</ref>. Venne attribuito a papa Pasquale questo commento, che ne sottolineò l'umiltà: “Agii da uomo, poiché sono polvere e cenere”<ref>{{cita|Salvatorelli|p. 140|Salvatorelli, Italia}}.</ref>.
 
Il 18 marzo 1112 riunì un sinodo in Laterano cui intervennero 125 vescovi. Pasquale II confermò le proibizioni dell'investitura laica ratificate dai predecessori [[Gregorio VII]] e [[Urbano II]] nei sinodi da essi convocati. Il sinodo sancì la nullità del concordato di Sutri e del ''Privilegium de investituris'', che fu detto ''pravilegium'' (''Constitutiones'', p. 572). Tuttavia, per rispetto al giuramento del papa, all'imperatore Enrico V fu risparmiata la scomunica<ref>{{Treccani|gregorio_res-4b03aadf-87ee-11dc-8e9d-0016357eee51_(Dizionario-Biografico)|Gregorio}}</ref>. Un successivo sinodo tenutosi a [[Vienne (Francia)|Vienna del Delfinato]] dichiarò eretica l'investitura laica (16 settembre 1112). La risposta di Enrico V non poté giungere in breve tempo. L'imperatore, infatti, rimase impegnato in una guerra civileinterna che durò diversi anni, durante la quale fu anche sconfitto due volte prima di avere definitivamente ragione delle forze oppositrici (primavera del [[1115]]). Durante questo periodo gli furono lanciati [[anatema|anatemi]] da vescovi, legati e conciliisinodi. L'unico a non scomunicarlo fu Pasquale II, cheevitò sperò fino all'ultimoaccuratamente di mantenerescomunicare il'imperatore, pattinonostante digli Pontevenisse Mammolo.chiesto Unda successivopiù concilioparti<ref delname="Cantarella"/>. marzoIl [[1116]]pontefice scomunicòsperò Enricofino V;all'ultimo Pasqualedi nemantenere sancìin levigore decisioni,i senzapatti peròdel che12 fosseaprile fatto espressamente il nome dell'imperatore1111.
 
=== Ultimi anni e morte ===
Quando Enrico V scese in Italia, nella primavera del [[1117]], il pontefice preferì abbandonare Roma e rifugiarsi nel [[Mezzogiorno (Italia)|Mezzogiorno]], tra [[Montecassino]], [[Capua]] e [[Benevento]]. Cercò di chiamare a difesa della Santa Sede i principi e i baroni normanni, ma senza risultato.
Nel frattempo1115 morì [[Matilde di Canossa]]. La difficile attribuzione dei diritti di successione, nonché il bisogno di riavviare il dialogo con l'impero determinarono la convocazione di un nuovo concilio. Negoziatore e mediatore fu [[Ponzio di Melgueil|Ponzio]], l'abate di Cluny. Il 30 marzo 1116, quando mancavano solo due settimane alla conclusione del concilio una ribellione, fomentata forse dai Tuscolo, costrinse il pontefice ad interrompere i lavori ed a lasciare Roma. Si rifugiò nel [[Mezzogiorno (Italia)|Mezzogiorno]], tra [[Montecassino]], [[Capua]] e [[Benevento]]. Entrò in contatto con il nuovo conte normanno di [[Sicilia]], [[Ruggero II]], e con il re di [[Danimarca]]<ref name="Cantarella"/>. Nell'Urbe si ersero a suoi difensori i [[Pierleoni]], fedeli alleati della Chiesa romana. Enrico V entròcercò di approfittare della situazione e nel 1117 scese di nuovo in RomaItalia, ufficialmente per venire in soccorso del papa. Giunto nell'Urbe incontrò i Conti di Tuscolo, senzapadroni colpodella ferirecittà. Seguirono trattative con la [[Curia romana]], condotte dal francese [[Antipapa Gregorio VIII|Maurizio Burdino]] arcivescovo di [[Arcidiocesi di Braga|Braga]], nominato dal pontefice suo legato presso l'imperatore. Enrico volle essere incoronato una seconda volta e pretese che la corona gli fosse posta sul capo proprio da Burdino: così avvenne il giorno di Pasqua in San Pietro (25 marzo 1117). Pasquale II rispose scomunicando l'imperatore da Benevento. Enrico non ne tenne conto e tornòin estate ritornò soddisfatto in Germania.
 
In autunno un esercito normanno condusse il pontefice in Lazio. Il papa fissò la sua base ad [[Anagni]]. Pasquale II celebrò il Natale a [[Palestrina]] e nel gennaio [[1118]] tornò finalmente sul Soglio. Il suo primario obiettivo divenne attaccare e fare prigioniero il traditore Burdino, che si era rinchiuso con i suoi fedelissimi in San Pietro. Ma il 21 gennaio lo colse la morte.
 
Fu sepolto nella [[Basilica di San Giovanni in Laterano]].
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Papa Pasquale II durante il suo pontificato ha creato 92 cardinali nel corso di 15 distinti concistori.<ref>{{miranda|consistories-xii.htm#PaschalII|Paschall II|25 luglio 2015}}</ref>
 
== Genealogia episcopale e successione apostolica ==
==Principali decreti==
La [[genealogia episcopale]] è:
Nel [[1113]], papa Pasquale II riconobbe l'ordine dei [[Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni in Gerusalemme]], il più antico degli [[Ordini religiosi cavallereschi]].
* Cardinale [[Odon de Chatillon|Odon de Châtillon]], [[Ordine di San Benedetto|O.S.B.Clun.]]
* Papa Pasquale II
 
La [[successione apostolica]] è:
A Pasquale II si attribuisce la nomina del primo vescovo in terra d'[[America]], circa quattro secoli prima di [[Cristoforo Colombo]]: si tratta di [[Erik Gnupsson|Enrico]], o Henricus, vescovo di [[Groenlandia]] e [[Terranova]].
* Vescovo [[Baldwin Aichinger]] (1103)
* Vescovo [[Ottone di Bamberga]] (1106)
* Cardinale [[Landolfo Rangone]] (1108)
* Vescovo [[Sancho de Agrañón]] (1109)
* Arcivescovo [[Konrad von Abensberg]] (1115)
* Vescovo [[Gebardo di Trento]] (1115)
* Vescovo [[Ugo de Montaigut]] (1116)
* Vescovo [[John Capellanus]] (1117)
* Cardinale [[Kuno di Urach]] (1117)
 
== DisseroPrincipali di luidecreti ==
Nel 1113, papa Pasquale II riconobbe l'ordine dei [[Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni in Gerusalemme]], il più antico degli [[Ordini religiosi cavallereschi]].
A lungo, dopo la sua morte, i luoghi romagnoli della sua nascita furono meta di pellegrinaggio. Lo storico medievale normanno [[Guglielmo di Malmesbury]] lo definì "uomo che non mancava di nessuna qualità"<ref>Guglielmo di Malmesbury, ''Gesta Regum'', Edizioni Studio Tesi, Pordenone 1992, p. 537.</ref>.
 
A Pasquale II si attribuisce la nomina del primo vescovo in terra d'[[America]], circa quattro secoli prima di [[Cristoforo Colombo]]: si tratta di [[Erik Gnupsson|Enrico]], o Henricus, vescovo di [[Groenlandia]] e [[Terranova]].
 
== Culto ==
Per tradizione, il 21 gennaio di ogni anno, anniversario della morte di Pasquale II, il [[Diocesi di Forlì|Vescovo di Forlì-Bertinoro]] si reca a Isola (Santa Sofia) e celebra la messa in ricordo di Pasquale II<ref>{{cita web|url=http://www.diocesiforli.it/-hcDocumento/id/1190/anche-forli-ha-avuto-il-suo-papa-pasquale-ii-rainerio-raineri-di-isola-di-santa-sofia.html|titolo=Anche Forlì ha avuto il suo papa, Pasquale II|accesso=26/03/2013}}</ref>.
 
A lungo, dopo la sua morte, i luoghi romagnoli della sua nascita furono meta di pellegrinaggio. Lo storico medievale normanno [[Guglielmo di Malmesbury]] lo definì "uomo che non mancava di nessuna qualità"<ref>Guglielmo di Malmesbury, ''Gesta Regum'', Edizioni Studio Tesi, Pordenone 1992, p. 537.</ref>.
Nel 1917/1918 la [[Diocesi di Sansepolcro]] ne celebrò solennemente l'ottavo centenario della morte a Isola<ref>Cfre. «Bollettino Interdiocesano Ufficiale delle Diocesi di Gubbio, Sansepolcro e Città di Castello», V, 9, 1917, pp. 147-148.</ref>.
 
Nel 1917/1918 la [[Diocesi di Sansepolcro]] ne celebrò solennemente l'ottavo centenario della morte a Isola<ref>Cfre. «Bollettino Interdiocesano Ufficiale delle Diocesi di Gubbio, Sansepolcro e Città di Castello», V, 9, 1917, pp. 147-148.</ref>. Nel XX secolo, inoltre, è esistita in Diocesi un'associazione di sacerdoti intitolata a Pasquale II.
 
== Note ==
<references/>
 
==Bibliografia==
== Bibliografia ==
* {{cita libro| nome= Santi | cognome= Pesarini | titolo= Dove nacque veramente Pasquale II| anno= 1920| editore= Stabilimento Tipografico Valbonesi| città= Forlì| ed= | ISBN= |cid=}}
* {{cita libro| nome= Luigi | cognome= Salvatorelli | titolo= L'Italia comunale: dal secolo XI alla metà del secolo XIV| curatore= | anno= 1940| editore= Mondadori| città=Ostiglia | ed= | ISBN=|cid=Salvatorelli, Italia}}
* {{cita libro| nome= Glauco Maria | cognome= Cantarella | titolo= Pasquale II e il suo tempo| anno= 1997| editore= Liguori| città= | ed= | ISBN= 9788820726430|cid=}}
* {{DBI
* {{cita libro| nome= Glauco Maria | cognome= Cantarella | titolo= Ecclesiologia e politica nel papato di Pasquale II. Linee di un'interpretazione| anno= 1982| editore= Istituto storico italiano per il Medio Evo| città= Roma| ed= | ISBN= |cid=}}
|nome = PASQUALE II, papa
|nomeurl =
|autore = Glauco Maria Cantarella
|anno = 2014
|pagine =
|volume = 81
|accesso = 20 marzo 2018
}}
 
== Voci correlate ==
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== Altri progetti ==
{{interprogetto|q|commons=Category:Paschalis II}}
 
== Collegamenti esterni ==
*{{Collegamenti esterni}}
* [http://www.treccani.it/enciclopedia/pasquale-ii_%28Enciclopedia_dei_Papi%29/ Biografia di papa Pasquale II] nell'[[Enciclopedia dei Papi]] [[Enciclopedia Treccani|Treccani]]
* ''Migne ''Patrologia Latina'', [http://www.documentacatholicaomnia.eu/01_01_1099-1118-_Paschalis_II.html Opera Omnia]
* {{cita web|http://digilander.libero.it/brunoraineri/famiglia/origini.htm|Genealogia dei Raineri di Bleda}}
 
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{{Portale|biografie|cattolicesimo|Medioevo}}
 
[[Categoria:Benedettini italiani]]
[[Categoria:Cardinali nominati da Gregorio VII]]
[[Categoria:Lotta per le investiture]]
[[Categoria:Papi della Chiesa cattolica]]
[[Categoria:Sepolti nella basilica di San Giovanni in Laterano]]