Giuseppe Ungaretti: differenze tra le versioni
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{{nota disambigua|il cognome italiano|Ongaro (cognome)|Ungaretti}}{{Doppia immagine verticale|destra|Giuseppe Ungaretti.jpg|Ungaretti_firma.png|220|Giuseppe Ungaretti nel 1967|Firma di Giuseppe Ungaretti}}{{Bio
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|NoteNascita = <ref name="nascita">Venne registrato all'anagrafe come nato il 10 febbraio, e festeggiò sempre il suo compleanno in quest'ultima data.<br />F. Del Beccaro, ''Alle origini di Ungaretti'', in «Rassegna lucchese», 49, 1970, p. 10.</ref>
|LuogoMorte = Milano
|GiornoMeseMorte = 1º giugno |
|Epoca = 1900
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|Attività2 = scrittore
|Attività3 = traduttore
|AttivitàAltre = e [[giornalista]]
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È stato uno dei principali poeti della letteratura italiana del XX secolo. La sua [[poesia]], inizialmente influenzata dal [[simbolismo]] francese, fu caratterizzata nei primi tempi da componimenti brevissimi, costituiti da poche [[Parola|parole]] essenziali e da [[Analogia (filosofia)|analogie]] a volte ardite, compresi principalmente nella raccolta [[L'allegria|L'Allegria]] (1919);<ref>Ettore Allodoli, Giovanni Buti, ''Storia della letteratura italiana'', Firenze, Sandron, 1963.</ref> passò poi a lavori più complessi e articolati dal contenuto concettualmente difficile. Una terza fase della sua evoluzione poetica, segnata dal [[dolore]] per la perdita prematura del figlio, ha compreso opere meditative dall'intensa riflessione sul destino umano. Negli ultimi anni le sue poesie furono specchio della [[saggezza]], ma anche del distacco e della tristezza dell'età avanzata. È stato inoltre considerato da alcuni critici come anticipatore dell'[[ermetismo (letteratura)|ermetismo]].<ref>Francesco Flora, ''La poesia ermetica'', Bari, Laterza, 1936</ref>
{{Citazione|La poesia è poesia quando porta in sé un segreto.|Giuseppe Ungaretti<ref>[https://www.youtube.com/watch?v=wFXMBFNQYTg Intervista presso la Rai] di [[Ettore Della Giovanna]], 1961</ref>}}
== Biografia ==
=== Gli anni giovanili ===
Giuseppe Ungaretti nacque ad [[Alessandria d'Egitto]], nel quartiere periferico Moharrem Bek,<ref name="Vita d'un uomo LVII">G. Ungaretti, ''Vita d'un Uomo'' (Tutte le poesie), Milano, [[Arnoldo Mondadori Editore]], 1969, p. LVII.</ref> l'8 febbraio del 1888<ref name="nascita" /> da genitori [[italia]]ni originari della [[provincia di Lucca]]. Il padre Antonio (1842-1890) era un operaio impiegato allo scavo del [[canale di Suez]], che morì due anni dopo la nascita del futuro poeta a causa di un'[[Edema|idropisia]], malattia contratta negli anni di estenuante lavoro.<ref>Che Antonio Ungaretti morì a causa di una malattia contratta mentre lavorava come operaio al Canale di Suez è narrato dallo stesso poeta (G. Ungaretti, ''Il lavoro degli italiani'', in «Gazzetta del Popolo», 6 agosto 1931); la stessa ipotesi è ribadita da Leone Piccioni (''Vita d'un poeta'', Milano, Rizzoli, 1970) e da Walter Mauro (''Vita di Giuseppe Ungaretti'', Camunia, Milano 1990). Altri studiosi propongono l'ipotesi dell'infortunio sul lavoro (M. Diacono e L. Rebay, ''Cronologia'' di ''Saggi e Interventi'', Milano, Mondadori, 1974). Una tesi leggermente diversa è proposta in C. Auria, ''La vita nascosta di Giuseppe Ungaretti'', Firenze, Le Monnier, 2019, pp. 5 e 319-320 dove - anche sulla base di un articolo ispirato dallo stesso poeta (G. Ansaldo, ''Giuseppe Ungaretti'', «Il Lavoro» di Genova, 22 agosto 1933) - si osserva che Antonio Ungaretti a Suez non fece l'operaio ma il sorvegliante ai lavori.</ref> La madre, Maria Lunardini (1850-1926), mandò avanti la gestione di un [[Panificio|forno]] di proprietà, con il quale riuscì a garantire gli studi al figlio, che si poté così iscrivere presso una delle più prestigiose scuole di Alessandria d'Egitto, la svizzera École artistique Jacot.<ref name="Vita d'un uomo LVII"/> Alla figura materna dedicherà la poesia ''La madre'', scritta nel 1930, a quattro anni dalla morte della donna.<ref>Maria Grazia Di Filippo, Chiara Smirne, [https://books.google.it/books?id=IMJNoEOuv34C&pg=PA115 ''Poesia italiana del Novecento''], De Agostini, 2011, p. 115.</ref>
L'amore per la [[poesia]] sorse in lui durante questo periodo scolastico, intensificandosi grazie alle amicizie che egli strinse nella città egiziana, così ricca di antiche tradizioni come di nuovi stimoli, derivanti dalla presenza di persone provenienti da tanti paesi del mondo; Ungaretti stesso ebbe una balia originaria del [[Sudan]], una domestica [[Croazia|croata]] e una bambinaia [[argentina]].
In questi anni, attraverso la [[rivista]] ''[[Mercure de France]]'', il giovane si avvicinò alla [[letteratura francese]] e, grazie all'abbonamento a ''[[La Voce (periodico)|La Voce]]'',<ref>Ungaretti sottoscrisse un abbonamento alla «Voce» nel 1910 (Lettera di Ungaretti a Prezzolini del 22 marzo 1911, ''Lettere a Giuseppe Prezzolini'', a cura di M. A. Terzoli, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2000, p. 3).</ref> anche a quella [[letteratura italiana|italiana]]. Inizia così a leggere, tra gli altri, le opere di [[Arthur Rimbaud]], [[Stéphane Mallarmé]], [[Giacomo Leopardi]], [[Friedrich Nietzsche]] e [[Charles Baudelaire]], quest'ultimo grazie all'amico [[Moammed Sceab]].<ref>Muḥammad Shihāb, di famiglia egiziana piuttosto benestante (Ungaretti lo qualificava, con enfasi poetica, come "''figlio di Emiri nomadi''"), era nato ad [[Alessandria d'Egitto]] il 23 gennaio 1887 da Ibrāhīm Shihāb e da ʿĀʾisha, di cui tuttavia non ci è pervenuto il nome di famiglia. Fu grande amico del futuro poeta, in quanto entrambi frequentavano il liceo Jacot, dove si appassionarono dei testi di Baudelaire e Nietzsche. Nel 1912, appena venticinquenne, emigrò in [[Francia]], a [[Parigi]], dove fu ben presto raggiunto da Ungaretti. Patì la frustrante condizione dell'esule (s'era dato, nel vano tentativo d'integrazione nella società parigina, persino il nome di Marcel), mantenendosi come contabile. Morì suicida il 9 settembre 1913, nella medesima pensione di ''Rue des Carmes 5'' in cui viveva con Ungaretti. Moammed Sceab fu seppellito nel cimitero di [[Ivry-sur-Seine]], come in una sua poesia ricorda il suo memore e affezionato compagno di scuola e amico di gioventù.</ref>
Ebbe anche uno scambio epistolare con [[Giuseppe Prezzolini]]. Nel 1906 conobbe [[Enrico Pea]], da poco tempo emigrato in [[Chedivato d'Egitto|Egitto]], con il quale condivise l'esperienza della "Baracca Rossa", un deposito di marmi e legname dipinto di rosso, sede d'incontri per [[Socialismo|socialisti]] e [[anarchia|anarchici]].<ref>Giuseppe Ungaretti, ''Vita d'un uomo - Saggi e interventi'', Segrate, [[Arnoldo Mondadori Editore]], 1974, p. 681. ISBN 978-88-04-11459-8.</ref>
Iniziò a lavorare come corrispondente commerciale, attività che svolse per qualche tempo, ma realizzò alcuni investimenti sbagliati; si trasferì poi a [[Parigi]] per intraprendere gli studi universitari.
=== Il soggiorno in Francia ===
Nel 1912, dopo un breve periodo trascorso
Entrato in contatto con un ambiente artistico internazionale, conobbe [[Guillaume Apollinaire]], con il quale strinse una solida amicizia, [[Giovanni Papini]], [[Ardengo Soffici]], [[Aldo Palazzeschi]], [[Pablo Picasso]], [[Giorgio de Chirico]], [[Amedeo Modigliani]] e [[Georges Braque]]. Invitato da Papini, Soffici e Palazzeschi, iniziò ben presto a collaborare alla rivista ''[[Lacerba]]'', pubblicando tra il febbraio e il maggio del 1915 poesie d'ispirazione [[Futurismo|futurista]] (alcune sue liriche richiamano direttamente i versi di Palazzeschi).
Nel
In Francia, Ungaretti filtrò le precedenti esperienze, perfezionando le conoscenze letterarie e lo stile poetico. Dopo qualche pubblicazione su ''Lacerba'' (16 componimenti), avvenute grazie al sostegno di Papini, Soffici e Palazzeschi, decise di partire volontario<ref>Che il poeta si fosse arruolato volontario l'ha sostenuto per primo Mario Puccini nel 1927 (''Il Misticismo nella poesia: Ungaretti uomo di pena'', «Bilycnis», n. 208, Aprile 1927, p. 248) e poi Luciano Rebay nel 1962 (''Le origini della poesia di Giuseppe Ungaretti'', Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1962, p. 13). Tuttavia alcuni studiosi hanno fatto presente che il poeta non s'arruolò volontario, trattandosi di un "normale" arruolamento in seguito alla Mobilitazione generale: N. Bultrini - L. Fabi, ''Pianto di pietra. La Grande Guerra di Giuseppe Ungaretti'', Guidonia, Iacobelli, 2018, p. 19; P. Montefoschi, ''Cronologia di Viaggi e Lezioni'', Milano, Mondadori, 2000, p. LXXIII; C. Auria, La vita nascosta di Giuseppe Ungaretti, Le Monnier, Firenze 2019, pp. 97-98. Stralci di documenti militari relativi alla partecipazione di Ungaretti alla Prima guerra mondiale e informazioni sulla sua presenza al fronte e nelle retrovie sono pubblicati su [http://www.ungarettivitanascosta.it/biografia/luoghi-comuni-falsi/partecipazione-alla-prima-guerra-mondiale/ Giuseppe Ungaretti La Grande Guerra] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20200323123057/http://www.ungarettivitanascosta.it/biografia/luoghi-comuni-falsi/partecipazione-alla-prima-guerra-mondiale/ |data=23 marzo 2020 }}</ref> per la [[prima guerra mondiale|Grande Guerra]].
=== La
{{militare
|Nome = Giuseppe Ungaretti
|Immagine = Ungaretti Giovane.jpg
|Didascalia = Ungaretti in divisa da caporale del 19º reggimento di fanteria
|Soprannome =
|Data_di_nascita = 8 febbraio 1888
|Nato_a = [[Alessandria d'Egitto]]
|Data_di_morte = 1º giugno 1970 (82 anni)
|Morto_a = [[Milano]]
|Cause_della_morte = [[broncopolmonite]]
|Luogo_di_sepoltura = [[Cimitero del Verano]], [[Roma]]
|Etnia = <!-- solo se enciclopedica -->
|Religione = [[Chiesa cattolica|Cattolicesimo]]
|Nazione_servita = {{ITA 1861-1946}}
|Forza_armata = [[Regio Esercito]]
|Arma = [[Fanteria]]
|Corpo =
|Specialità =
|Unità =
|Reparto = [[Brigata meccanizzata "Brescia"]]
|Anni_di_servizio = 1915 – 1919
|Grado = [[Caporale]]<ref>Il 12 agosto 1919 Ungaretti fu congedato dall’esercito con il grado di caporale. Vedi: {{cita web |url=https://www.treccani.it/enciclopedia/giuseppe-ungaretti_%28Dizionario-Biografico%29/ |titolo=Ungaretti, Giuseppe in "Dizionario Biografico"}}</ref>
|Ferite =
|Comandanti = [[Francesco Giangreco]]
|Guerre = [[Prima guerra mondiale]]
|Campagne = [[Fronte italiano (1915-1918)|Fronte italiano]]<br /> [[Fronte occidentale (1914-1918)|Fronte occidentale]]
|Battaglie = [[Battaglie dell'Isonzo]]<br /> [[Offensiva di primavera]]
|Comandante_di =
|Decorazioni =
|Studi_militari =
|Pubblicazioni =
|Frase_celebre =
|Altro_lavoro = Redattore ''Sempre Avanti''
|Altro_campo =
|Altro =
|Note =
|Ref = {{cita libro|autore=P. Montefoschi |titolo=Album Ungaretti |editore=Mondadori |città=Milano |anno=1989 |p= |ISBN=}}
}}
Quando nel 1914 scoppiò la [[prima guerra mondiale]] Ungaretti partecipò attivamente alla campagna [[Interventismo|interventista]], arruolandosi in seguito nel 19º [[Reggimento]] di [[fanteria]] della [[Brigata meccanizzata "Brescia"|Brigata "Brescia"]], quando, il 24 maggio del 1915, l'[[Italia]] entrò in guerra.
<br>A seguito delle battaglie sul [[Carso]] cominciò a tenere un taccuino di poesie, che furono poi raccolte dall'amico [[Ettore Serra]] (un giovane ufficiale) e stampate, in ottanta copie, presso lo Stabilimento Tipografico Friulano di [[Udine]] nel 1916, con il titolo ''Il porto sepolto''.
Collaborava a quel tempo anche al [[giornale di trincea]] ''[[Sempre Avanti]]''. Trascorse un breve periodo a [[Napoli]], nel 1916 (testimoniato da alcune sue poesie, per esempio ''Natale'': ''"Non ho voglia / di tuffarmi / in un gomitolo di strade...")''.<ref>G. Ungaretti, ''Tutte le poesie, cit.'', p.62</ref> Il 26 gennaio del 1917, a [[Santa Maria la Longa]], vicino a Udine, scrisse la nota poesia ''[[Mattina (Ungaretti)|Mattina]]''.
Nella primavera del 1918 il reggimento al quale apparteneva Ungaretti si recò a combattere in [[terza Repubblica francese|Francia]], nella [[Champagne-Ardenne|Champagne]], con il [[II Corpo d'armata italiano in Francia|II Corpo d'armata italiano]] del generale [[Alberico Albricci]]. Nel luglio 1918 scrisse ''[[Soldati (poesia)|Soldati]]'', composta nel bosco di Courton.<ref name=Courton>sulla [[Montagna di Reims]] (vedi: {{Cita web|url=http://www.geonames.org/3022874/bois-de-courton.html |editore=geonames.org |sito=GeoNames |titolo=Bois de Courton}}), nei pressi, a [[Chaumuzy]], è stato dedicato un monumento ai soldati italiani che hanno combattuto nella prima guerra mondiale.</ref> Al suo rientro a Parigi, il 9 novembre del 1918, nel suo attico parigino, trovò l'amico [[Guillaume Apollinaire]] a letto, probabilmente già morto, stroncato dalla [[febbre spagnola]].[[File:Casa sinistrata Piave.jpg|left|thumb|La raccolta poetica ''[[Allegria di naufragi]]'' è dedicata alla guerra (foto di [[Luigi Marzocchi]])]]
=== Tra le due guerre ===
Dopo la guerra
Nel
[[File:Duello Ungaretti Bontempelli.jpg|miniatura|sinistra|Duello all'arma bianca tra Giuseppe Ungaretti e Massimo Bontempelli (1926)]]
Nel 1921 si trasferì con la famiglia a Marino, in [[provincia di Roma]],<ref>La targa marmorea posta nel 1990 sul muro esterno della sede del Comune di Marino dichiara che Ungaretti visse nella cittadina laziale dal 1927 al 1934. E aggiunge: "A Marino per la prima volta gli sorrise il felice volto del figlio Antonietto".</ref> e collaborò all'ufficio stampa del [[Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale|Ministero degli esteri]]. Gli anni venti segnarono un cambiamento nella vita privata e culturale del poeta. Aderì al [[fascismo]],<ref>Gli studiosi sono divisi circa l'adesione di Ungaretti al fascismo e al suo rapporto con Mussolini. Da un lato Leone Piccioni e Walter Mauro. Piccioni ha sostenuto che «strano a dirsi, Mussolini subiva piuttosto Ungaretti, affascinato, forse dal suo disinteresse, dalla sua sincerità negli slanci dell'animo appassionato, senza mai calcoli in alcun senso, con ingenue credulità certo assai insolite anche allora» (L. Piccioni, ''Vita d'un poeta'', Rizzoli, Milano 1970, p. 66). Mauro ha affermato che «Del resto, sui rapporti di Ungaretti con Mussolini, si è lungamente speculato con citazioni estrapolate da discorsi di diverso significato. Il politico e il poeta si conobbero poco prima della guerra, l'uno, Ungaretti, anarchico ma interventista, l'altro, Mussolini, socialista e interventista, ma poi si perdettero di vista, e se qualche utile il poeta ebbe dal dittatore, semmai si può ritrovare negli aiuti di Ungaretti ad antifascisti ed ebrei, al tempo delle leggi razziali; non certo ottenne favori, se nel 1936 dovette emigrare in Brasile, e laggiù insegnare fino alla liberazione dal fascismo» (W. Mauro, ''Vita di Giuseppe Ungaretti'', Milano, Camunia, 1990, p. 81). Altri studiosi hanno assunto una posizione diversa. Robert S. Dombroski ha evidenziato «l'appoggio costante (si oserebbe dire servile) che Ungaretti dette al fascismo» (R.S. Dombronski, ''L'esistenza ubbidiente, letterati italiani sotto il fascismo'', Napoli, Guida, 1984, p. 71). Patrizia Guida ha affermato che «La sua adesione volontaria al fascismo non fu, come per altri scrittori, un'accettazione passiva di una forza politica che si proponeva al Paese come sistema; egli vi aderì consapevolmente e con premeditazione sin dagli anni in cui il Fascio costruiva la sua ideologia...» (P. Guida, ''Ungaretti privato. Lettere a Paul-Henri Michel'', Rovato-Lecce, Pensa multimedia, 2014, p. 38. Sull'adesione di Ungaretti al fascismo, e in particolare sul rapporto fra il poeta e il duce, si sofferma anche Auria, presentando alcuni documenti conservati presso l'Archivio centrale dello Stato (C. Auria, ''La vita nascosta di Giuseppe Ungaretti'', Firenze, Le Monnier, 2019, pp. 259-261).</ref> firmando il [[Manifesto degli intellettuali fascisti]] nel 1925.
In quegli anni, svolse un'intensa attività letteraria su quotidiani e riviste francesi (''[[Commerce (rivista)|Commerce]]'' e ''Mesures'') e italiane (su ''[[La Gazzetta del Popolo]]''), e realizzò diversi viaggi, in [[regno d'Italia (1861-1946)|Italia]] e all'estero, per varie conferenze, ottenendo nel frattempo diversi riconoscimenti di carattere ufficiale, come il [[Premio del Gondoliere]]. Furono questi anche gli anni della maturazione dell'opera ''[[Sentimento del Tempo]]''; le prime pubblicazioni di alcune liriche dell'opera avvennero su ''[[L'Italia letteraria]]'' e ''Commerce''. <br>Nel 1923 venne ristampato ''Il porto sepolto'', presso [[La Spezia]], con una [[prefazione]] di Benito Mussolini, che aveva conosciuto nel 1915, durante la campagna dei socialisti interventisti.<ref>{{Cita web |url=http://www.novecentoletterario.it/profili/profilo%20di%20ungaretti.htm |titolo=''Giuseppe Ungaretti/biografia'', su ''Novecento letterario.it'' |accesso=31 agosto 2008 |dataarchivio=7 settembre 2019 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190907034847/http://www.novecentoletterario.it/profili/profilo%20di%20ungaretti.htm |urlmorto=sì }}</ref>
Nel 1925, come accennato, fu tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali fascisti, redatto da [[Giovanni Gentile]] e pubblicato sui principali quotidiani dell'epoca, in cui si esaltava il fascismo come un movimento rivoluzionario e proiettato al progresso. L'8 agosto del 1926, nella villa di [[Luigi Pirandello]], nei pressi di Sant'Agnese, sfidò a duello [[Massimo Bontempelli]] a causa di una polemica nata sul quotidiano romano ''Il Tevere'': Ungaretti fu leggermente ferito al braccio destro e il duello finì con una riconciliazione.<ref>{{Cita web|url=https://www.sslazioscherma.com/wordpress/wp-content/uploads/2015/08/duello-212.pdf|titolo=Il duello Ungaretti - Bontempelli|accesso=26 ottobre 2023|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20221018030050/https://www.sslazioscherma.com/wordpress/wp-content/uploads/2015/08/duello-212.pdf |dataarchivio=18 ottobre 2022|urlmorto=no}}</ref>
Sempre nell'estate del 1926 si trasferì a Marino (dove scrisse la poesia ''Stelle''), ufficializzò all'anagrafe la sua nuova residenza il 21 luglio 1927, prima in un appartamento sito al numero civico 68 di corso Vittoria Colonna, poi, dall'8 settembre 1931, in un villino di viale Mazzini con numero civico 7, detto il "Ghibellino", dove soggiornò fino al 27 settembre 1934 con la moglie Jeanne Dupoix e la figlia Anna Maria.
Nel 1928, invece, maturò la sua [[conversione religiosa]] al [[cattolicesimo]],<ref>{{Cita web |url=http://www.aleteia.org/it/arte/articolo/ungaretti-vita-conversione-poesia-guerra-cristo-pasqua-5775481987137536 |titolo=Articolo dedicato |accesso=7 marzo 2015 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150402103106/http://www.aleteia.org/it/arte/articolo/ungaretti-vita-conversione-poesia-guerra-cristo-pasqua-5775481987137536 |urlmorto=sì }}</ref> come testimoniato anche nell'opera ''[[Sentimento del Tempo]]''.
A partire dal 1931 il poeta ebbe l'incarico di inviato speciale per ''La Gazzetta del Popolo'' e si recò, pertanto, in Egitto, in [[Corsica]], nei [[Paesi Bassi]] e nell'[[Mezzogiorno (Italia)|Italia meridionale]], raccogliendo il frutto di quest'esperienze vissute nella raccolta ''Il povero nella città'' (che sarà pubblicato nel 1949), e nella sua rielaborazione ''Il deserto e dopo'', che vedrà la luce solamente nel 1961. Nel 1933 il poeta aveva raggiunto il massimo della sua fama.
Nel 1936, durante un viaggio in [[Argentina]] su invito del [[Pen Club]], gli venne offerta la cattedra di Letteratura italiana presso l'[[Universidade de São Paulo|Università di San Paolo del Brasile]], che Ungaretti accettò; trasferitosi quindi con tutta la famiglia in [[Brasile]], vi rimarrà fino al 1942. A San Paolo, morirà il figlio Antonietto, nel 1939, all'età di nove anni, per un'[[appendicite]] mal curata, lasciando il poeta in uno stato di acuto dolore e di intensa prostrazione interiore, evidente in molte delle sue poesie successive, raccolte in ''Il Dolore'', del 1947, e in ''Un Grido e Paesaggi'', del 1952.
=== La seconda guerra mondiale e il dopoguerra ===
[[File:Giuseppe Ungaretti e Arnoldo Mondadori archivi Mondadori AA205209.jpg|thumb|Giuseppe Ungaretti (a sinistra) con l'editore [[Arnoldo Mondadori]] (al centro) e lo scrittore Tommaso Antongini, all'ingresso della sede Mondadori di Milano, anni '40 del XX sec.]]
[[File:Photo Portrait of the Italian poet and writer Giuseppe Ungaretti aboard the ship Cristoforo Colombo 1964 - Touring Club Italiano 11 5598.jpg|thumb|Ritratto del poeta a bordo della nave Cristoforo Colombo nel 1964]]
Nel 1942 Ungaretti ritornò in Italia e venne nominato [[Accademico d'Italia]] e, "per chiara fama", professore di Letteratura moderna e contemporanea presso l'[[Sapienza – Università di Roma|Università "La Sapienza" di Roma]]. Nel marzo 1943, Ungaretti tenne una lezione all'[[Università di Zagabria]] su "Leopardi iniziatore della lirica moderna",<ref>Rodogno Davide, ''Il nuovo ordine mediterraneo. Le politiche di occupazione dell'Italia fascista in Europa (1940-1943)'', Bollati Boringhieri editore, 2003, p. 274.</ref> nell'ambito delle più grandi politiche mussoliniane di penetrazione culturale dell'[[Regno d'Italia (1861-1946)|Italia]] in [[Stato indipendente di Croazia|Croazia]]. <br>Nonostante i suoi meriti letterari e accademici, il poeta sarebbe stato vittima dell'[[epurazione]] seguita alla [[Caduta del fascismo|caduta del regime fascista]]: esattamente dal luglio del 1944, anno in cui il Ministro dell'Istruzione [[Guido De Ruggiero]] firmò il decreto di sospensione di Ungaretti dall'insegnamento, fino al febbraio 1947, quando il nuovo Ministro dell'Istruzione [[Guido Gonella]] reintegrò definitivamente il poeta come docente.<ref>La vicenda viene affrontata, attraverso testimonianze documentali ed epistolari, nel libro ''L'allegria è il mio elemento. Trecento lettere a Leone Piccioni'', Milano, Mondadori, 2013.</ref> A testimonianza del suo strenuo impegno per essere reintegrato, c'è una lettera, datata 17 luglio 1946, inviata all'allora [[Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana|presidente del Consiglio]] [[Alcide De Gasperi]],<ref>La lettera di Ungaretti a De Gasperi viene riportata nell'epistolario ''L'allegria è il mio elemento. Trecento lettere a Leone Piccioni'', Milano, Mondadori, 2013.</ref> in cui Ungaretti difendeva la propria causa, elencando i suoi numerosi meriti conseguiti in Italia e all'estero. Il poeta avrebbe poi mantenuto il suo ruolo di docente universitario fino al 1958 e in seguito, come "fuori ruolo", fino al 1965. <br>Attorno alla sua cattedra si formarono alcuni degli intellettuali che si sarebbero in seguito distinti per importanti attività culturali e accademiche, come [[Leone Piccioni]], [[Luigi Silori]], [[Mario Petrucciani]], [[Raffaello Brignetti]], [[Ornella Sobrero]], [[Franco Costabile]], ed [[Elio Filippo Accrocca]].
A partire dal 1942 la [[Arnoldo Mondadori Editore|casa editrice Mondadori]] iniziò la pubblicazione dell'opera omnia di Ungaretti, intitolata ''Vita d'un uomo''. Nel secondo dopoguerra, Ungaretti pubblicò nuove raccolte poetiche, dedicandosi con entusiasmo a quei viaggi che gli davano modo di diffondere il suo messaggio e ottenendo significativi premi, come il [[premio Montefeltro]] nel 1960 e il [[premio Etna-Taormina]] nel 1966. Pubblicò un'apprezzata traduzione della ''[[Fedra (Racine)|Fedra]]'' di [[Jean Racine]] e nel 1954 sfiorò il [[premio Nobel per la letteratura]].<ref>Nell'epistolario ''L'allegria è il mio elemento. Trecento lettere a Leone Piccioni'' (Mondadori, 2013) sono riportate le missive in cui Ungaretti parla degli interventi accademici (in nota è trascritta la lettera del critico Giuseppe De Robertis all'Accademia di Svezia) e politici per favorire, nel 1954, la sua candidatura al Premio Nobel per la Letteratura.</ref> Ungaretti rimase molto amareggiato dalla mancata assegnazione del premio.<ref>In una lettera che Ungaretti inviò il 4 novembre 1959 all’amico francese Jean Lescure che, tra l'altro lo aveva più volte aiutato al fine di ottenere il Nobel, definiva rancorosamente [[Salvatore Quasimodo|Quasimodo]] un "opportunista", mettendo in dubbio il suo antifascismo di sinistra, accusandolo di aver "collaborato per vent’anni alle riviste fasciste di più stretta osservanza". Inoltre, Ungaretti affermava, erroneamente, che Quasimodo divenne professore nel 1944 grazie alla sua collaborazione con la [[Repubblica Sociale Italiana|Repubblica di Salò]] (in realtà la nomina era del 1941). Il suo risentimento nei confronti dell'Accademia svedese lo portò ad affermare che nella commissione giudicatrice sedevano "quattro poeti ridicoli" e che il Nobel fosse "una merda". {{Cita libro|titolo=Giuseppe Ungaretti – Jean Lescure. Carteggio (1951-1966)|autore=Rosario Gennaro (a cura di)|editore=L. S. Olschki|anno=2010|pp=198-200|isbn=9788822259585}}</ref><ref>{{Cita web|titolo=Ungaretti, Quasimodo, Montale: l'unica volta insieme in TV|sito=Rai Cultura|url=https://www.raicultura.it/letteratura/articoli/2018/12/Ungaretti-Quasimodo-Montale-lunica-volta-insieme-in-TV-89fca767-1992-4436-9769-5972bb024b05.html|accesso=3 novembre 2024}}</ref>
=== Gli ultimi anni ===
Nei suoi ultimi anni
[[File:Ungaretti, 1968.jpg|thumb|Giuseppe Ungaretti nel 1968|alt=]]
Nel
Nel
== Poetica ==
''L'Allegria'' è un momento chiave della storia della letteratura italiana: Ungaretti rielabora in modo molto originale il messaggio formale dei simbolisti (in particolare dei versi spezzati e senza punteggiatura dei ''Calligrammes'' di [[Guillaume Apollinaire]]), coniugandolo con l'esperienza atroce del male e della morte nella guerra. Al desiderio di fraternità nel dolore si associa la volontà di ricercare una nuova "armonia" con il cosmo<ref>E. Gioanola, ''Storia letteraria del Novecento in Italia'', Torino, 1976. È difficile per esempio distinguere tra il senso dell'orrore della guerra e il senso del dolore universale delle cose, come in ''Perché'': ''"Ha bisogno di qualche ristoro / il mio buio cuore disperso..."'', Carsia Giulia 1916 (''Vita d'un uomo...'', ''cit.'', p. 55).</ref> che culmina nella citata poesia ''[[Mattina (Ungaretti)|Mattina]]'' (
Il momento più drammatico del cammino di questa ''vita d'un uomo'' (così, come un "diario", definisce l'autore la sua opera complessiva) è sicuramente raccontato
[[File:Giuseppe Ungaretti (basco).jpg|thumb|left|Ungaretti con il famoso baschetto]]
{{Citazione|Il velluto dello sguardo di Dunja<br />Fulmineo torna presente pietà.|da ''L'Impietrito e il Velluto'',
== La fortuna di Ungaretti ==
La poesia di Ungaretti creò un certo disorientamento sin dalla prima apparizione del ''Porto Sepolto''. A essa arrisero i favori sia degli intellettuali de ''[[La Voce (rivista)|La Voce]]'', sia degli amici francesi, da [[Guillaume Apollinaire]] a [[Louis Aragon]], che vi riconobbero la comune matrice simbolista. Non mancarono polemiche e vivaci ostilità da parte di molti critici tradizionali e del grande pubblico. Non la compresero, per esempio, i seguaci di [[Benedetto Croce]], che ne condannarono il frammentismo.
A riconoscere in Ungaretti il poeta che per primo era riuscito a rinnovare formalmente e profondamente il verso della tradizione italiana, furono soprattutto i poeti dell'[[ermetismo (letteratura)|ermetismo]], che, all'indomani della pubblicazione del ''Sentimento del tempo'', salutarono in Ungaretti il maestro e precursore della propria scuola poetica, iniziatore della poesia «pura». Da allora la poesia ungarettiana ha conosciuto una fortuna ininterrotta. A lui, assieme a [[Umberto Saba]] e [[Eugenio Montale]], hanno guardato, come un imprescindibile punto di partenza, molti poeti del secondo Novecento.
== Opere
===
*''
*''Natale'', Napoli, 26 dicembre 1916
*''La
*''[[Allegria di naufragi]]'',
*''[[L'allegria]]'', Milano, Preda, 1931.
*''[[
*''Poesie disperse'', Milano, A. Mondadori, 1945. [1915-1927]
*''La guerra'', I edizione italiana, Milano, 1947
*''Il
*
*''
*''
*''Un grido e
*''Les
*''
*''
=== Prosa e saggistica ===
*''
*''Il
*''
*''Invenzione della poesia moderna. Lezioni brasiliane di letteratura (1937-1942)'', a cura di Paola Montefoschi, Napoli, Edizioni scientifiche italiane, 1984.
=== Traduzioni ===
*''Traduzioni. Saint-John Perse, William Blake, Gongora, Esenin, Jean Paulhan, Affrica'', Roma,
*''22
*''40
*''Da
*
*''Visioni di
=== Epistolari ===
* ''Lettere dal fronte a [[Gherardo Marone]] (1916-1918)'', a cura di Armando Marone, Introduzione di [[Leone Piccioni]], Milano, A. Mondadori, 1978; con il titolo ''Da una lastra di cemento. Lettere dal fronte'', nuova ed., Introduzione e cura di Francesca Bernardini Napoletano, Collana Meridiani paperback, Mondadori, 2015, ISBN 978-88-046-5352-3.
* ''Lettere a [[Ardengo Soffici|Soffici]], 1917-1930'', a cura di Paola Montefoschi e Leone Piccioni, Collana Nuovi Saggi, Firenze, Sansoni, 1981.
* ''Lettere a [[Enrico Pea]]'', a cura di Jole Soldateschi, con una nota introduttiva di [[Giorgio Luti]], Milano, Libri Scheiwiller, 1983, ISBN 978-88-764-4016-8.
* G. Ungaretti-[[Giuseppe De Robertis]], ''Carteggio 1931-1962, con un'Appendice di redazioni inedite di poesie di Ungaretti'', Introduzione, testi e note a cura di Domenico De Robertis, Milano, Il Saggiatore, 1984.
* ''Lettere a [[Giovanni Papini]]. 1915-1948'', a cura di Maria Antonietta Terzoli, Introduzione di Leone Piccioni, Collana Saggi e testi, Milano, A. Mondadori, 1988, ISBN 978-88-043-1572-8.
* ''Cahiers [[Jean Paulhan]] 5. Correspondance Jean Paulhan, Giuseppe Ungaretti, 1921-1968'', Edition établie et annotée par Jacqueline Paulhan, Luciano Rebay et Jean-Charles Vegliante, Préface de Luciano Rebay, Paris, Gallimard, 1989, ISBN 978-20-707-1665-4.
* [[Vincenzo Cardarelli]]-G. Ungaretti, ''Lettere a Corrado Pavolini'', a cura di F. Bernardini Napoletano e M. Mascia Galateria, Collana Carte e carteggi del Novecento, Roma, Bulzoni, 1989, ISBN 978-88-711-9045-7.
* G. Ungaretti-[[Piero Bigongiari]], ''Carteggio'', Ist. studi di letter. contemporanea, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1992, ISBN 978-88-710-4371-5.
* ''Lettere a [[Giuseppe Prezzolini]] 1911-1969'', a cura di Maria Antonietta Terzoli, Collana Epistolari, carteggi e testimonianze, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2001, ISBN 978-88-871-1472-0.
* Piero Bigongiari-G. Ungaretti, ''«La certezza della poesia». Lettere (1942-1970)'', a cura di T. Spignoli, Polistampa, 2008, ISBN 978-88-596-0430-3.
* [[Carlo Betocchi]]-G. Ungaretti, ''Lettere 1946-1970'', a cura di E. Lima, Firenze, Società Editrice Fiorentina, 2012, ISBN 978-88-603-2198-5.
* ''L'allegria è il mio elemento. Trecento lettere con Leone Piccioni'', con una testimonianza di L. Piccioni, a cura di Silvia Zoppi Garampi, Collana Oscar Scrittori moderni, Milano, Mondadori, 2013, ISBN 978-88-046-3120-0.
* [[Vittorio Sereni]]-G. Ungaretti, ''Un filo d'acqua per dissetarsi. Lettere 1949-1969'', a cura di G. Palli Baroni, Collana Lettere, Milano, Archinto, 2013, ISBN 978-88-776-8638-1.
* ''Lettere dal fronte a [[Mario Puccini]]'', a cura di F. De Nicola, Milano, Archinto, 2015, ISBN 978-88-776-8671-8.
* [[Luigi Nono (compositore)|Luigi Nono]]-G. Ungaretti, ''Per un sospeso fuoco. Lettere 1950-1969'', a cura di Paolo Dal Molin e Maria Carla Papini, Milano, Il Saggiatore, 2016, ISBN 978-88-428-2115-1.
* ''Lettere a [[Bruna Bianco|Bruna]]'' [nome completo: Bruna Angela Bianco], a cura di [[Silvio Ramat]], Collana Oscar Moderni. Baobab, Milano, Mondadori, 2017, ISBN 978-88-046-8113-7.
* ''Giuseppe Ungaretti in Borromeo'', carteggio tra [[Cesare Angelini]] e Giuseppe Ungaretti, a cura di Fabio Maggi, in "Quaderni borromaici", n. 4, Associazione Alunni dell’Almo Collegio Borromeo - Interlinea, 2017, Pavia, pp. 109–121.
* ''Le lettere di una vita 1909-1970'', a cura di Francesca Bernardini Napoletano, Collana Oscar Moderni. Baobab, Milano, Mondadori, 2022, ISBN 978-88-047-2495-7.
=== Opere complete ===
* ''Vita d'un uomo'', Vol. I, ''L'allegria. 1914-1919'', Milano, A. Mondadori, 1942; Vol. II, ''Sentimento del tempo. 1919-1935'', Milano, A. Mondadori, 1943; Vol. III, ''Poesie disperse'', Milano, A. Mondadori, 1945; Vol. IV, ''40 sonetti di Shakespeare'', Milano, A. Mondadori, 1946; Vol. V, ''Il dolore. 1937-1946'', Milano, A. Mondadori, 1947; Vol. VI, ''Da Gongora e da Mallarmé'', Milano, A. Mondadori, 1948; Vol. VII, ''Fedra di Jean Racine'', Milano, A. Mondadori, 1950; Vol. VIII, ''La Terra promessa. Frammenti'', Milano, A. Mondadori, 1954; Vol. IX, ''Un grido e paesaggi'', Milano, A. Mondadori, 1954; Vol. X, ''Il taccuino del vecchio'', Milano, A. Mondadori, 1960; Vol. XI, ''Il deserto e dopo. 1931-1946'', Milano, A. Mondadori, 1961; Vol. XII, ''Visioni di William Blake'', Milano, A. Mondadori, 1965. [edizione esaurita]
* ''Tutte le poesie'', a cura di Leone Piccioni,<ref>collaborazione di Ariodante Marianni con l'Autore</ref> Collana I Meridiani, Milano, A. Mondadori, 1969; Nuova ed. ampliata e riveduta, a cura di [[Carlo Ossola]], Collana I Meridiani, Mondadori, 2009, ISBN 978-88-04-58349-3.
* ''Album Ungaretti'', a cura di Leone Piccioni, Album dei Meridiani, Milano, Mondadori, 1989, ISBN 978-88-043-2767-7.
* ''Vita d'un uomo. Saggi e interventi'', a cura di Mario Diacono e Luciano Rebay, Prefazione di [[Carlo Bo]], Milano, Mondadori, 1974, pp. C-906 ISBN 978-88-041-1459-8.
* ''Vita d'un uomo. Viaggi e lezioni'', a cura di Paola Montefoschi, Collana I Meridiani, Milano, Mondadori, 2000, ISBN 978-88-044-8095-2.
* ''Vita d'un uomo. Traduzioni poetiche'', a cura di Carlo Ossola e G. Radin, Collana I Meridiani, Milano, Mondadori, 2010, ISBN 978-88-045-9426-0.
=== Album discografici ===
*''[[La vita, amico, è l'arte dell'incontro]]'', 1969, in collaborazione con [[Sergio Endrigo]] e [[Vinícius de Moraes]].
== Archivio ==
Il fondo Giuseppe Ungaretti<ref>{{Cita web|url=http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=comparc&Chiave=302627|titolo=Archivio Ungaretti Giuseppe|sito=SIUSA Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche|accesso=8 gennaio 2018}}</ref> è conservato presso l'Archivio contemporaneo "Alessandro Bonsanti" del [[Gabinetto Vieusseux]], donato nell'aprile
==
*A Giuseppe Ungaretti è dedicato un [[Famiglia Airbus A320|Airbus A320-216]] della compagnia aerea [[Alitalia]], codice EI-DTM.<ref>{{Cita web|url=https://www.azfleet.info/aerei/airbus-a320/ei-dtm|titolo=EI-DTM|sito=AZ Fleet|lingua=it|accesso=6 febbraio 2021}}</ref>
== Onorificenze e riconoscimenti ==
{{Onorificenze
|immagine = Cordone di gran Croce OMRI BAR.svg
|nome_onorificenza = Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana
|collegamento_onorificenza = Ordine al merito della Repubblica Italiana
|motivazione =
|luogo = 2 giugno 1958<ref name= quirinale >{{Cita web|https://www.quirinale.it/onorificenze/insigniti/32645 |editore=Presidenza della Repubblica |sito=quirinale.it |titolo=Ungaretti Giuseppe}}</ref>
}}
== Note ==
{{note strette}}
== Bibliografia ==
* [[Jolena Baldini|Berenice]], [[Italo Calvino|I. Calvino]], [[Rafael Alberti|R. Alberti]], [[Luigi Silori|L. Silori]], [[Carlo Bernari|C. Bernari]], ''Omaggio a [[Ungaretti]] nel Suo 80º compleanno'' Sciascia, 1968.
* [[Giorgio Luti]], ''Invito alla lettura di [[Ungaretti]]'', Mursia, 1974.
* Maura Del Serra, ''Giuseppe Ungaretti'', Firenze, La Nuova Italia ("Il Castoro", 131), 1977, pp. 127.
* {{cita libro| nome=Rosario |cognome=Gennaro
* [[Alberto Asor Rosa|A. Asor Rosa]], L. De Nardis, [[Luigi Silori|L. Silori]], L. Piccioni, ''[[Ungaretti]] e la cultura romana'', Bulzoni, 1983.
* ''Ungaretti entre les langues'' (con poesie inedite), a cura di [[Jean-Charles Vegliante|J.-Ch. Vegliante]], Paris, Italiques (PSN), 1987.
* {{fr}}
*
* [[Walter Mauro]], ''Vita di Giuseppe [[Ungaretti]]'', Camunia, 1990.
* Emerico Giachery, ''Luoghi di Ungaretti'', Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1998.
* [[Maura Del Serra]], ''Immagini di Ungaretti e nostre'', in "L'anello che non tiene. Journal of Modern Italian Literature", vol. 7, n. 1-2, Spring-Fall 1995, pp. 7–17 [ed. 1999].
* Emerico Giachery, Noemi Paolini, ''Ungaretti verticale'', Roma, Bulzoni, 2000.
* Carmen Siviero, Alessandra Spada, ''Nautilus: alla scoperta della letteratura italiana, vol. III'', Zanichelli, 2000.
* [[Cesare Segre]], Clelia Martignoni, ''Leggere il mondo, vol. VIII'', Bruno Mondadori, 2007. ISBN 88-424-5493-1.
* Emerico Giachery, ''Ungaretti a voce alta e altre occasioni'', Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2008.
* Antonio Carrannante, ''Scrittori a Roma (sulle tracce di Giuseppe Ungaretti)'', in "[[Strenna dei Romanisti]]", 21 aprile 2010, pp. 151–158.
* Massimo Migliorati, ''Ungaretti lettore di Manzoni'', in
*
* Antonio D'Elia, ''«di quel giovane giorno al primo grido»: Ungaretti e la poesia dell'Eterno'', prefazione di R. Caputo, Avellino, Edizioni Sinestesie, 2016, ISBN 978-88-99541-48-4.
* Paolo Divizia, ''Stereoscopie ungarettiane: In memoria e Roman cinéma, V'', in ''Écho des Études Romanes'', a. 18, n. 2, 2022, pp. 87–95.
* Mirella Scriboni, ''Immagini-memoria di Alessandria d'Egitto in Ungaretti'', in ''Spazio e spazialità poetica nella poesia italiana del Novecento'', Leicester, UK, 2005 ISBN 978-1-9052-3734-0.
== Voci correlate ==
* [[La Riviera Ligure]]
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{collegamenti esterni}}
* {{cita web|http://www.vieusseux.fi.it/archivio_contemporaneo.html|Archivio Contemporaneo del Gabinetto Vieusseux}}
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