Gran mufti d'Iraq: differenze tra le versioni

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{{Avvisounicode}}{{Organo governativo
|nome = GranConsiglio MuftiSunnita d'Iraqdella Fatwa
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Il '''Gran[[gran Muftimufti]] dell'Iraq''' è la suprema autorità giuridica [[islam]]ica [[Sunnismo|sunnita]] dell'[[Iraq]]. Il suo compito è di rappresentare tutti i religiosi sunniti iracheni nei rapporti con lo Stato e di emettere [[Fatwā|fatwe]] in modo ufficiale.
 
Fin dalla nascita dell'Iraq, lo Stato ha sempre esercitato un controllo diretto sugli [[ʿĀlim|ulema]] islamici. In particolare questo ruolo è stato esercitato dal [[Partito Ba'th (Iraq)|Partito Ba'th]] nel periodo del regime di [[Saddam Hussein]]. In seguito, la rappresentanza degli ulema nei rapporti con le nuove istituzioni fu esercitata da un [[Consiglio degli Ulema sunniti|Consiglio di ulema]] presieduto dal Dr. [[Harith al-Dhari]], che contestò la legittimità della Repubblica promuovendo la resistenza armata, e in seguito da un altro [[Consiglio Iracheno degli Ulema|Consiglio di ulema]] presieduto dal Dr. [[Abdul-Wahab al-Taha]], che promosse la formazione di una regione autonoma per gli arabi sunniti.
Dalla nascita della Repubblica d'Iraq nel 1958, ed in particolare nell'epoca del [[Partito Ba'th (Iraq)|regime Baath]] (1968-2003), il corpo dei giurisperiti islamici è stato sottoposto al diretto controllo del Partito. Successivamente alla caduta del regime, la rappresentanza della categoria nei rapporti col nuovo governo (e il relativo ufficio di emettere [[Fatwā|fatwe]]) è stata rivendicata da diverse organizzazioni di [[ʿĀlim|ulema]], come pure diversi religiosi si sono attribuiti il titolo di [[Muftī|mufti]].
 
Il titolo di [[gran mufti]] dei sunniti è stato riconosciuto allo sceicco [[Rafi Al-Rifa'i|Rafi Al-Rifai]], che sostenne la rivolta dei sunniti per rovesciare il governo di Nuri al-Maliki, e in seguito allo sceicco [[Mahdi al-Sumaidaie]], che affiancò il governo iracheno nella lotta allo Stato Islamico.
Anche la gestione dei luoghi sacri, in precedenza di competenza del ''Ministero delle [[Waqf|Fondazioni]] e degli Affari religiosi dell'Iraq''<ref name="diwan" />, è stata riorganizzata successivamente al 2003. Attualmente, dopo lo scorporo dei luoghi sacri dei musulmani sciiti e delle altre religioni minoritarie, il ''Direttorato delle Fondazioni pie sunnite'' è responsabile per le sole moschee e [[waqf|fondazioni pie]] sunnite. Esso svolge anche funzioni di moderazione culturale attraverso un'apposita sezione di nuova istituzione<ref name="diwan">{{cita web|url=http://sunniaffairs.gov.iq/en/endowment-rules |titolo=Endowment Rules|data= 2005|accesso = 17 gennaio 2019}}</ref>.
 
==Storia==
===Origini===
{{vedi anche|Gran mufti di Gerusalemme}}
Nel marzo 1920, al Congresso panarabo di Damasco viene proclamata l’indipendenza dell’Iraq dall'impero ottomano, con il re [[Faysal I re d'Iraq|Faysal I]], figlio dello [[Sharif della Mecca|sceriffo della Mecca]] [[Al-Husayn ibn Ali (sceriffo della Mecca)|Al-Husayn]]. Sebbene gli Inglesi avessero posto a capo dell'Iraq un re di discendenza [[Hashemiti|hascemita]], risalente al profeta [[Maometto]], i musulmani arabi sunniti di [[Mandato britannico della Palestina|Palestina]], [[Mandato francese della Siria e del Libano|Siria]], [[Libano]], [[Transgiordania]] ed [[Mandato britannico della Mesopotamia|Iraq]] perseguivano il progetto politico di uno Stato arabo, e riconoscevano come autorità suprema il [[Gran Mufti di Gerusalemme]], [[Amin al-Husseini]], che dal 1940 al 1941 fu in esilio in Iraq, temendo la persecuzione degli Inglesi per il suo sostegno alla causa palestinese e panaraba<ref>{{cita web|url=http://www.difesa.it/InformazioniDellaDifesa/periodico/IlPeriodico_AnniPrecedenti/Documents/La_prima_tempesta_nel_deserto_Q_770Germania.pdf|titolo=La prima tempesta nel deserto: Quando l’Iraq si alleò con l’Italia e la Germania|editore=difesa.it|data=2009|accesso=12 gennaio 2019}}</ref>.
Nel marzo 1920, il Congresso panarabo di [[Damasco]] sancisce l’indipendenza dei territori arabi del [[Bilad al-Sham]] dall'[[impero ottomano]], tuttavia il trattato anglo-francese di Sykes-Picot spartisce questi territori nel [[Mandato britannico della Palestina]] e [[Mandato britannico della Mesopotamia|della Mesopotamia]] e in quello [[Mandato francese della Siria e del Libano|francese della Siria]].
 
Sebbene gli Inglesi avessero posto a capo di [[Transgiordania]] e [[Iraq]] re di discendenza [[hashemiti|hascemita]], risalenti al profeta [[Maometto]], i musulmani arabi sunniti continuarono per molto tempo a perseguire il progetto politico di uno Stato arabo unitario, dapprima sotto la guida del [[gran mufti di Gerusalemme]], [[Amin al-Husseini]], che sostenne contro gli Inglesi la causa palestinese e il progetto [[Panarabismo|panarabo]] della [[Grande Siria]]<ref>{{cita web|url=http://www.difesa.it/InformazioniDellaDifesa/periodico/IlPeriodico_AnniPrecedenti/Documents/La_prima_tempesta_nel_deserto_Q_770Germania.pdf|titolo=La prima tempesta nel deserto: Quando l’Iraq si alleò con l’Italia e la Germania|editore=difesa.it|data=2009|accesso=12 gennaio 2019}}</ref>.
Nel periodo della [[Regno dell'Iraq|monarchia hascemita]], l’islam sunnita continuò a dipendere dallo Stato, con moschee amministrate da predicatori e [[muezzin]] equiparati a funzionari statali, soggetti a leggi del governo, tuttavia non vi fu un'unica figura, o un singolo corpo giuridico, di riferimento del clero sunnita, ma piuttosto un'élite di religiosi uniti da una comune formazione erudita e visione della società. Il governo regolamentò in questo periodo anche le [[Waqf|fondazioni caritative]]. Anche dopo il colpo di Stato di [[Abd al-Karim Qasim|ʿAbd al-Karīm Qāsim]], e la nascita della Repubblica, i predicatori delle moschee e gli altri religiosi continuarono ad essere equiparati a funzionari civili<ref name="hudson"/>. Il clero [[Sciismo|sciita]], al contrario, né riceveva supporto pubblico né era soggetto alla direzione dello Stato, ma si reggeva su donazioni private e si autogestiva<ref name="hudson">{{cita web|url=https://www.hudson.org/research/14304-the-sunni-religious-leadership-in-iraq |titolo=The Sunni Religious Leadership in Iraq|data= giugno 2018|accesso = 17 gennaio 2019}}</ref>.
===Regime Ba'th===
Con l'affermazione del partito [[Secolarismo|secolarista]] [[Partito Ba'th (Iraq)|Ba'th]], al clero sunnita fu imposta un'adesione all'ideologia [[Ba'thismo|baathista]] e di includere nei loro sermoni riferimenti agli scopi della rivoluzione<ref>Ordinanza sull'Ufficio delle Istituzioni religiose e caritative, 1976</ref><ref name="hudson"/> <ref name="bath">Aaron M. Faust, ''The Ba'thification of Iraq: Saddam Hussein's Totalitarianism'', University of Texas Press, pagg.130-132, 15 novembre 2015 </ref>. Nel 1980, le scuole superiori islamiche per la formazione dei predicatori furono incaricate per legge di ''"dare agli studenti un'educazione patriottica, nazionalistica, spirituale e rivoluzionaria"''<ref name="hudson"/>. Nel 1985, a [[Baghdad]], lo storico Istituto religioso dell'Imam Al-Adham Abu Hanifa Al-Nu'man fu trasformato nell'Alta Accademia Islamica per la Formazione di Imam e Predicatori, che impartiva un insegnamento universitario formale<ref name="hudson"/> . Alcuni storici hanno sostenuto, comunque, che l'elite sunnita accolse favorevolmente l'intervento del partito nella realizzazione di moschee e nella formazione dei predicatori, essendo l'esigenza dell'indipendenza della religione dalla politica poco presente nella tradizione sunnita, mentre il popolo era in maggioranza indifferente alla religione o non praticante<ref name="hudson"/><ref name="bath"/>.
 
All'indomani della nascita di [[Israele]] nel 1948, la Cisgiordania e [[Gerusalemme]] furono conquistate dal [[re di Giordania]] [[Abd Allah I di Giordania|Abd Allah I]], che depose il gran mufti al-Husseini, nominando al suo posto [[Hussām al-Dīn Jār Allāh]], mentre anche nel [[regno dell'Iraq]], il re [[Faysal I re d'Iraq|Faysal I]], fratello di Abd Allah I, continuò a sostenere l’[[islam]] [[Sunnismo|sunnita]], con amministratori delle [[Moschea|moschee]], predicatori e [[muezzin]] equiparati a funzionari statali, e regolamentando le [[Waqf|fondazioni caritative]]. L'ideale panarabo portò anche a un tentativo di federazione tra [[Giordania]] ed [[Iraq]] nel 1958, fermato repentinamente dal colpo di Stato di [[Abd al-Karim Qasim|ʿAbd al-Karīm Qāsim]], che diede origine alla Repubblica.
A seguito dell'affermazione dello [[Rivoluzione iraniana|sciismo politico in Iran]], e della successiva [[guerra Iran-Iraq]], con l'affermazione anche nell'Iraq meridionale di [[Guerra del Golfo|movimenti sciiti]] sadristi ostili al regime Ba'th, il presidente [[Saddam Hussein]] diede all'ideologia del partito una svolta religiosa alla fine degli anni Ottanta, cominciando con l'attribuire a [[Michel Aflaq]], fondatore del [[Partito Ba'th|Ba'th]], una conversione all'[[islam]] sul letto di morte, e con l'aggiungere alla bandiera irachena il [[Takbīr|takbir]], nel 1991, e soprattutto con la campagna per la fede ('' "al-Hamlah al-Imaniyyah" '') del giugno 1993, con la quale, oltre all'introduzione di elementi di [[Shari'a]] nella legislazione (che rimase comunque saldamente ancorata al sistema di [[Civil law|diritto civile occidentale]]), furono coinvolti i media e il clero sunnita in una campagna di revivalismo islamico, fondendo l'ideologia baathista del [[nazionalismo]] [[Panarabismo|arabo]] con l'islam in una miscela di [[antiamericanismo]] e [[antisionismo]]. Diversi analisti hanno analizzato come gli obiettivi di questa campagna fossero un tentativo di contenere il malcontento della popolazione, crescente per le conseguenze sociali dell'embargo internazionale contro l'Iraq successivo alla [[guerra del Golfo]], piuttosto che l'effetto di una conversione personale<ref name="hudson"/><ref name="bath"/>.
 
===Durante il governo transitorio===
Con la caduta del regime, la maggior parte degli [[ulema|studiosi]] fedeli all'ideologia Ba’th non riconobbe legittimità all'Iraqi Governing Council, e si riunì il 14 aprile 2003 nell' ''Associazione degli Ulema Islamici'' (in [[lingua araba|arabo]]: هيئة علماء المسلمين ''Hayat Al-Ulama Al-Muslimin'', in [[lingua inglese|inglese]]: ''Association of Muslim Scholars''), presieduta dallo shaykh [[Harith Sulayman al-Dhari]], già Professore di [[Shari'a]] all'[[Università di Baghdad]], assieme ad altri notabili. Essa rappresentava la continuità dell'elite religiosa del regime ed amministrava anche un proprio fondo caritativo per la gestione degli [[waqf|edifici religiosi]]<ref>{{cita web|url=http://news.bbc.co.uk/1/hi/world/middle_east/3770065.stm |titolo= Who's who in Iraq: Sunni groups|rivista=BBC news| data=17 giugno 2004|accesso = 18 gennaio 2019 }}</ref>.
Gli ulema, per tramite del suo portavoce Muhammad al-Kubaysi, rilasciarono una dichiarazione, secondo cui ''"sotto occupazione è impossibile una reale democrazia"''<ref name="meyer">Roel Meijer, 'The Association of Muslim Scholars in Iraq' http://www.merip.org/mer/mer237/meijer.html</ref>, rifiutando di riconoscere le istituzioni transitorie a causa della ''"presenza di una potenza straniera che occupa il Paese e rifiuta anche di pianificare il ritiro delle sue forze dall'Iraq"'' <ref>{{cita web|url=http://english.aljazeera.net/English/archive/archive?ArchiveId=9233 |titolo=Ams Critical Of Iraq Elections|rivista= Al Jazeera|urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070417210959/http://english.aljazeera.net/English/archive/archive?ArchiveId=9233 |dataarchivio=17 aprile 2007 }}</ref> e sostenendo dunque gli insorgenti, pur condannandone la violenza terroristica e settaria<ref>{{cita web|url=http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/3749520.stm |titolo=Iraq blasts mar Muslim holy month|rivista = BBC news|data = 16 ottobre 2004|accesso = 18 gennaio 2019 }}</ref>.
Al contrario le istituzioni transitorie ereditarono dal regime il Ministero delle [[Waqf|Fondazioni religiose]] (''Wizarat al-Awqaf''), che fu diviso in tre Dicasteri, uno per gli edifici religiosi sunniti (in [[lingua inglese|inglese]]: ''Sunni [[Waqf|Endowment]] Diwan''), uno per quelli sciiti (in [[lingua inglese|inglese]]:''Shiite Endowment Diwan''), e un terzo per quelli delle altre minoranze (sebbene gli ultimi due fossero inizialmente di scarsa entità in quanto, tradizionalmente, soltanto l'islam sunnita era organizzato con strutture statali<ref>{{cita web| url=https://www.thebaghdadpost.com/en/Story/9258/Sunni-Waqf-in-Iraq-caught-between-devil-and-deep-blue-sea|titolo=Sunni Waqf in Iraq caught between devil and deep blue sea |rivista=the baghdad post|data=12 aprile 2017|accesso=19 gennaio 2019 }}</ref>).
Da allora non vi è più stato un unico rappresentante ufficiale degli [[ʿĀlim|ulema]], che tuttavia continuarono a rappresentare l'élite religiosa, unita dalla comune formazione erudita e visione della società, soggetta a regolamentazione e finanziamento statali (a differenza degli [[Sciismo|sciiti]], che erano organizzati attraverso fondazioni private autogestite che si reggevano su donazioni private).<ref name="hudson">{{cita web|url=https://www.hudson.org/research/14304-the-sunni-religious-leadership-in-iraq |titolo=The Sunni Religious Leadership in Iraq|data= giugno 2018|accesso = 17 gennaio 2019}}</ref>
La presidenza del ''Dicastero delle Fondazioni sunnite'' (in [[lingua inglese|inglese]]: ''Head of Sunni Endowment Diwan'') fu affidata ad Adnan al-Dulaymi, sostituito nel 2005 dal suo vice Ahmad Abd al-Ghafur al-Samarrai<ref name="off" />.
L'Associazione degli Ulema si incontrò, nel gennaio 2005, con un diplomatico statunitense, richiedendo una scadenza per il ritiro delle truppe. A seguito del rifiuto di questa richiesta, emise una [[fatwa]] con cui si indicava ai fedeli sunniti di non partecipare alle elezioni<ref>{{cita web|url=http://english.aljazeera.net/English/archive/archive?ArchiveId=8798 |titolo=Us Rejects AMS' Poll Conditions| rivista=Al Jazeera |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070420111506/http://english.aljazeera.net/English/archive/archive?ArchiveId=8798 |dataarchivio=20 aprile 2007|lingua=en }}</ref>.
=== Nella Repubblica d'Iraq ===
A seguito del ritiro delle truppe americane nel dicembre 2011, si cercò di integrare anche la componente [[salafita]] dell'[[Islam]] [[sunnismo|sunnita]]; un ruolo di mediazione fu svolto dallo shaykh Mahdi al-Sumaidaie, anch'egli in precedenza promotore del [[jihad]] contro le forze occupanti <ref name=”niqash”/> <ref name=”newyork”/> <ref> [https://www.nytimes.com/2004/01/03/world/us-soldier-is-killed-as-helicopter-is-shot-down-in-iraq.html U.S. Soldier Is Killed as Helicopter Is Shot Down in Iraq], New York Times, 3 gennaio 2004, accesso 19 gennaio 2018 </ref>, invitando i jihadisti salafiti a riconoscere il governo sciita di [[Nuri al-Maliki]] <ref name=”newyork”> [https://www.nytimes.com/2012/08/20/world/middleeast/sunni-cleric-wounded-in-iraq-in-attack-that-kills-4.html Bomb Wounds Iraqi Sunni Cleric Who Urged Cooperation With Shiites], New York Times, 19 agosto 2012, accesso 19 gennaio 2019 </ref> e proponendo, in una conferenza sulla resistenza irachena nel febbraio 2012, di istituire un’autorità religiosa unificata sulla [[Shari'a]], composta da [[ulema]] sciiti e sunniti, compresi i gruppi salafiti in precedenza favorevoli al [[jihad]] <ref name=”niqash”> [http://www.niqash.org/en/articles/politics/2983/ new religious authority brings sects and terror groups together ], niqash, 1° febbraio 2012, accesso 19 gennaio 2019</ref>, subendo per il suo operato un tentato attentato in agosto<ref name=”newyork”/>.
 
===Consiglio islamico degli ulema===
Successivamente il Parlamento iracheno emanò, nell'ottobre 2012, due distinte leggi per la regolamentazione e il sovvenzionamento delle dotazioni religiose sunnita e sciita<ref>Cfr. Legge n. 56 del 2012 sugli [[Waqf|Awqaf]] sunniti</ref><ref name="hudson" />. In analogia al riconoscimento dei ''[[Marja' al-taqlid]]'' come autorità indipendenti per gli [[Sciismo|sciiti]] (come l'[[ayatollah]] [[Ali al-Sistani|al-Sistani]])<ref>Cfr. Legge n. 57 del 2012 sugli [[Waqf|Awqaf]] sciiti</ref>, la regolamentazione del ''Diwan al-Awqaf'' sunnita riconobbe il ''"Consiglio del [[Fiqh]] degli [[ʿĀlim|Ulema]] per la predicazione e le fatwe"'' ('' al-Mujamma’ al-Fiqhi li-Kibar ‘Ulama al-‘Iraq li-l-Da’wa wa-l-Ifta’''), un'associazione composta da studiosi sunniti fuoriusciti dall'Associazione degli Ulema Islamici, il diritto di veto sulla nomina del presidente del ''Diwan'', riconoscendo per la prima volta un'autorità religiosa sunnita indipendente deputata all'emissione di fatwe.
{{vedi anche|Consiglio degli Ulema sunniti}}
Il [[Partito Ba'th (Iraq)|partito Ba'th]], al governo dal 1968, impose ai religiosi sunniti l'adesione all'ideologia [[Secolarismo|secolarista]] del partito, e di includere nei sermoni riferimenti agli scopi della rivoluzione.<ref name="hudson"/><ref>Ordinanza sull'Ufficio delle Istituzioni religiose e caritative, 1976</ref><ref name="bath">Aaron M. Faust, ''The Ba'thification of Iraq: Saddam Hussein's Totalitarianism'', University of Texas Press, pagg.130-132, 15 novembre 2015</ref> In particolare, negli anni della [[guerra Iran-Iraq|guerra con l'Iran]] successiva alla [[rivoluzione iraniana]], una legge del 1980 incaricò le scuole superiori islamiche per la formazione dei [[Imam|predicatori]] di ''"dare agli studenti un'educazione patriottica, nazionalistica, spirituale e rivoluzionaria",''<ref name="hudson"/> ed una nel 1985 trasformò l'istituto religioso tradizionale dell'Imam [[Abū Ḥanīfa al-Nuʿmān|Abu Hanifa]] a [[Baghdad]] in una moderna università, l'Alta Accademia Islamica per la Formazione di Imam e Predicatori.<ref name="hudson"/>
 
Secondo alcuni analisti, l'intervento pubblico nella realizzazione di [[Moschea|moschee]] e nella formazione dei [[Imam|predicatori]] incontrò il favore dei religiosi sunniti, per il rinnovato sostegno alla declinante pratica religiosa nel popolo, mancando nella tradizione sunnita l'esigenza di separazione tra Stato e religione.<ref name="hudson" /><ref name="bath" /> Ciò indusse nel 1989 il presidente [[Saddam Hussein]] a dare una svolta religiosa all'ideologia [[Ba'thismo|baathista]], attribuendo al fondatore del [[Partito Ba'th|Ba'th]], [[Michel Aflaq]], la conversione all'[[islam]] sul letto di morte, aggiungendo il [[Takbīr|takbir]] alla bandiera irachena nel 1991 e rivendicando il Kuwait, iniziando la [[guerra del Golfo]].
Il Consiglio del Fiqh era presieduto dallo shaykh Dr. [[Ahmed Hasan al-Taha]] <ref name="taha1">[https://en.aliraqia.edu.iq/main/view/1920 President of Al-Iraqia visits Fiqh Council of Senior Scholars], Al-Iraqia University, 20 maggio 2015</ref><ref name="taha2">[http://en.parliament.iq/2018/09/23/the-speaker-visits-fiqh-council-of-senior-scholars-and-meets-sheikh-ahmed-hasan-al-taha/ The Speaker visits Fiqh Council of Senior Scholars and meets Sheikh Ahmed Hasan al-Taha], Parlamento iracheno, 23 settembre 2018</ref>, uno dei fondatori nel 2003 dell'Associazione degli Ulema Islamici.
 
Nel giugno 1993, successivamente all'embargo internazionale contro l'Iraq, Saddam Hussein promosse, attraverso i media del partito ed il coinvolgimento dei religiosi sunniti, una Campagna per la fede (''"al-Hamlah al-Imaniyyah" ''), fondendo l'ideologia baathista del [[nazionalismo]] [[Panarabismo|arabo]] e l'islam [[Sunnismo|sunnita]] [[Salafismo|salafita]], in una miscela di [[antiamericanismo]] e [[antisionismo]]. Secondo alcuni analisti, piuttosto che una reale islamizzazione della legislazione, che, a parte l'introduzione di alcuni elementi di [[Shari'a]], rimase saldamente ancorata al sistema di [[Civil law|diritto civile occidentale]], la campagna aveva l'obiettivo di contenere il malcontento della popolazione sunnita dovuto alle conseguenze sociali dell'embargo, e di limitare l'affermazione nell'Iraq meridionale di movimenti sciiti sadristi ostili al regime.<ref name="hudson" /><ref name="bath" /> Ciò indusse gli Stati Uniti a porre fine al regime con la [[guerra in Iraq]].
Anche il Consiglio del Fiqh, a partire dal dicembre 2012, emise delle [[Fatwā|fatwe]] a sostegno degli insorgenti, contro il premier [[Nuri al-Maliki]] e il suo governo a prevalenza sciita, e continuò a sostenere gli insorgenti anche in seguito all'aggravarsi delle proteste.
 
All'indomani della deposizione di Saddam Hussein il 9 aprile 2003, gli ulema sunniti continuarono a rivendicare la guida dell'islam riunendosi dal 14 aprile 2003 nel [[Consiglio degli Ulema sunniti|Consiglio islamico degli ulema]], presieduto dallo sceicco [[Harith Sulayman al-Dhari]], già Professore di [[Shari'a|Diritto islamico]] all'[[Università di Baghdad]],<ref>{{cita web|url=http://news.bbc.co.uk/1/hi/world/middle_east/3770065.stm |titolo= Who's who in Iraq: Sunni groups|rivista=BBC news| data=17 giugno 2004|accesso = 18 gennaio 2019 }}</ref> e continuando ad amministrare gli [[waqf|edifici di culto]] attraverso un proprio fondo, a seguito dell'insediamento del [[Consiglio di governo iracheno]]. La Moschea Umm al-Qura, nella periferia occidentale di [[Baghdad]], eretta nel 1998 da [[Saddam Hussein]], divenne la sede del Consiglio degli ulema.<ref name=":0">{{cita web|url=https://www.theguardian.com/world/2004/apr/10/iraq.rorymccarthy1|titolo=Sunni and Shia unite against common enemy|data=10 aprile 2004|accesso=21 gennaio 2019|rivista=''The Guardian''}}</ref>
Nel novembre 2013, con l'intento di placare le proteste, il governo sospese dall'incarico il presidente del ''Diwan al-Awqaf'' sunnita, al-Samarrai, e lo sostituì col suo vice, lo sheikh Mahmud al-Sumaydai, considerato un islamico moderato<ref>[https://twitter.com/haideralabadi/status/570688840937148416 PM Al-Abadi met with head of the Sunni Endowment Sheikh Mahmud Al-Sumaydai and discussed combatting extremist thought], Twitter, 25 febbraio 2015</ref>.
 
Il portavoce degli ulema Muhammad al-Kubaysi dichiarò che ''"sotto occupazione è impossibile una reale democrazia",''<ref name="meyer">Roel Meijer, [http://www.merip.org/mer/mer237/meijer.html The Association of Muslim Scholars in Iraq] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20181209133826/http://www.merip.org/mer/mer237/meijer.html |data=9 dicembre 2018 }}</ref> non riconoscendo le istituzioni transitorie a causa della ''"presenza di una potenza straniera che occupa il Paese e rifiuta anche di pianificare il ritiro delle sue forze dall'Iraq".''<ref>{{cita web|url=http://english.aljazeera.net/English/archive/archive?ArchiveId=9233 |titolo=Ams Critical Of Iraq Elections|rivista= Al Jazeera|urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070417210959/http://english.aljazeera.net/English/archive/archive?ArchiveId=9233 |dataarchivio=17 aprile 2007 }}</ref> Dopo il fallimento di una mediazione, nel gennaio 2005, con un diplomatico statunitense, che rifiutò la richiesta di definire il termine per il ritiro delle truppe straniere, il Consiglio degli ulema emise una [[fatwā]], vietando ai fedeli sunniti la partecipazione al processo politico e alle elezioni,<ref>{{cita web|url=http://english.aljazeera.net/English/archive/archive?ArchiveId=8798 |titolo=Us Rejects AMS' Poll Conditions| rivista=Al Jazeera |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070420111506/http://english.aljazeera.net/English/archive/archive?ArchiveId=8798 |dataarchivio=20 aprile 2007|lingua=en }}</ref> sostenendo la "legittima resistenza irachena", pur distinguendola dalla violenza terroristica e settaria.<ref>{{cita web|url=http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/3749520.stm |titolo=Iraq blasts mar Muslim holy month|rivista = BBC news|data = 16 ottobre 2004|accesso = 18 gennaio 2019 }}</ref> A differenza degli sciiti, il cui [[grande Ayatollah]] [[Ali al-Sistani]] aveva ottenuto un riconoscimento di primo piano dalle autorità internazionali,<ref>Stephan Talmon, [https://books.google.it/books?id=TIDbBAAAQBAJ The Occupation of Iraq: Volume 2: The Official Documents of the Coalition Provisional Authority and the Iraqi Governing Council], Bloomsbury Editore, 8 febbraio 2013 - 1572 pagine. Cf. pagg. 582-586</ref> l'[[Islam]] [[sunnismo|sunnita]] [[salafita]] non accettò alcuna rappresentanza nelle nuove istituzioni, avallando il [[jihād]] contro le forze occupanti.<ref name="niqash" /><ref name="newyork" /><ref>{{cita web| url=https://www.nytimes.com/2004/01/03/world/us-soldier-is-killed-as-helicopter-is-shot-down-in-iraq.html |titolo= U.S. Soldier Is Killed as Helicopter Is Shot Down in Iraq| rivista= ''New York Times'' |data= 3 gennaio 2004 | accesso = 19 gennaio 2019}} </ref>
=== Durante la guerra civile ===
I musulmani sunniti d'Iraq erano dunque frammentati in diversi gruppi. In occasione dell'insorgenza nel [[governatorato di al-Anbar]], il [[Muftī|Mufti]] [[Rafi' Taha Al-Rifa'i Al-Anim]], in un'intervista alla tv [[Al Jazeera]], esortò anche i sunniti dei governatorati di Tikrit e Samarra a ribellarsi all'esercito iracheno, mentre lo shaykh Ali Hatem Suleiman, emiro delle tribù Dulaym, invitava a boicottare le [[Elezioni parlamentari in Iraq del 2014|elezioni]] ed a ricercare l'autonomia dei governatorati sunniti<ref> {{cita web|url=https://www.memri.org/tv/sunni-iraqi-leaders-call-fight-invading-government-forces/transcript|titolo=Sunni Iraqi Leaders Call to Fight "Invading" Government Forces|editore=Memri TV|data=7 gennaio 2014|accesso=19 gennaio 2019}}</ref>.
 
Le elezioni generali del 2005 rappresentarono la legittimazione delle nuove istituzioni, indicando che il [[Consiglio degli Ulema sunniti|Consiglio islamico degli ulema]] non rappresentava la totalità degli arabi sunniti iracheni, ma soltanto la frangia islamista.<ref name="magdi"> Magdi Allam, [https://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2005/02_Febbraio/01/iraq_allam.shtml Sunniti-Sciiti i veri conti delle elezioni], ''Corriere'', 1º febbraio 2005</ref> La maggior parte dei membri dell'associazione fuggì all'estero continuando a sostenere la resistenza,<ref name="tgcom">[https://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/articoli/articolo241824.shtml "Liberate Giuliana, è per la pace" Appello del padre di giornalista Sgrena], ''Tgcom24'', 5 febbraio 2005</ref> ma alcuni suoi membri si separarono dall'associazione riconoscendo le nuove istituzioni e avvicinandosi al [[Partito Islamico Iracheno]]. Tra questi, lo sceicco Ahmed Abdul-Ghafur al-Samarrai fu nominato nel luglio 2005 alla presidenza dell'[[Ufficio del Waqf sunnita]], cui venne affidata la gestione delle moschee in precedenza controllate dall'associazione,<ref name="magdi" /> sottratte agli insorti dalle forze [[Sahwa]] e dell'[[Al-Quwwat al-Barriyya al-ʿIrāqiyya|esercito iracheno]].<ref name="roggio">{{cita web|autore=Bill Roggio|url=https://www.longwarjournal.org/archives/2007/11/sunni_clerics_turn_o.php |titolo=Sunni clerics turn on Association of Muslim Scholars |data=17 novembre 2007|accesso=15 marzo 2019}}</ref><ref>{{cita web|url=https://atwar.blogs.nytimes.com/2008/11/28/today-was-a-good-day/?hp |autore=Mudhafer al-Husaini |titolo=Today was a good day|data=28 novembre 2008| rivista= "New York Times"|accesso= 17 marzo 2019}}</ref>
Con l'affermazione dello [[Stato Islamico]] nel nord dell'Iraq e la proclamazione del Califfato a [[Mosul]] nel giugno 2014, anche quest'organizzazione espresse un proprio [[Gran Mufti]], Turki Al-Binali, per intercettare le aspirazioni dei propri sudditi sunniti (poi ucciso da un raid americano nel giugno 2017)<ref>{{cita web|url=http://sicurezzainternazionale.luiss.it/2017/06/22/siria-ucciso-il-gran-mufti-dello-stato-islamico/|titolo=Siria: ucciso il Gran Mufti dello Stato Islamico|rivista=''sicurezzainternazionale.luiss.it''|data=22 giugno 2017|accesso=12 gennaio 2019}}</ref>, tuttavia tale organizzazione fu oggetto di numerose fatwe di condanna dal resto mondo islamico, sia sciita che sunnita, ad esempio da [[al-Azhar]]<ref>{{cita web|url=http://www.famigliacristiana.it/articolo/ma-il-vero-islam-e-un-altra-cosa_395691.aspx|titolo=Ma il vero islam è un'altra cosa|editore=Famiglia Cristiana|data=25 settembre 2014|accesso=12 gennaio 2019}}</ref>.
 
=== Consiglio giuridico degli ulema ===
Anche l'[[ayatollah]] sciita [[Ali al-Sistani]] emise una fatwa di condanna contro quest'organizzazione.
{{vedi anche|Ufficio del Waqf sunnita|Consiglio Iracheno degli Ulema}}
[[File:Abu_Hanifa_Mosque%2C_2008.jpg|thumb|left|upright=1.1|[[Moschea di Abu Hanifa]], nel quartiere a maggioranza sunnita di [[Al-A'zamiyya]] a [[Baghdad]], sede del ''Consiglio del Fiqh''<ref name="taha2"/>.]]
A seguito dell'emissione di un mandato di arresto del governo contro Harith al-Dhari nel novembre 2006, a causa della sua contiguità con [[al-Qaida in Iraq]],<ref name="roggio" /> si costituì nell'aprile 2007 un altro [[Consiglio Iracheno degli Ulema|Consiglio di ulema]], guidato dallo sceicco [[Abdul Malik al-Saadi]], il cui portavoce a Baghdad fu lo sceicco Ahmed Abdul-Ghafur, quale presidente del Waqf sunnita e imam della moschea Umm al-Qura.<ref name="tgcom" /><ref name="roggio" /> Nel novembre 2007, la sede dell'Associazione di Dhari nella moschea Umm al-Qura divenne quella dell'Ufficio del Waqf sunnita,<ref name="roggio" /><ref name="fahdawi" /><ref name="fahdawi3">{{cita web|url=https://www.france24.com/en/20110828-dozens-killed-suicide-attack-baghdad-mosque-middle-east |titolo=Dozens killed in suicide attack on Baghdad mosque |data= 28 agosto 2011|accesso = 15 marzo 2019 |rivista=France 24}}</ref> che svolse anche una funzione di moderazione culturale.<ref name="diwan">{{cita web | url=http://sunniaffairs.gov.iq/en/endowment-rules | titolo=Endowment Rules | data=2005 | accesso=17 gennaio 2019 | urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190119121302/http://sunniaffairs.gov.iq/en/endowment-rules | dataarchivio=19 gennaio 2019 | urlmorto=sì }}</ref> Il presidente Abdul-Ghafur divenne noto per i suoi sermoni contro i terroristi di al-Qaida,<ref name="qura">{{cita web|url=https://www.repubblica.it/esteri/2011/08/28/news/attentato_moschea_iraq-20985240/|titolo=Iraq, attentato alla moschea, ci sono almeno 28 vittime|data= 28 agosto 2011|accesso = 15 marzo 2019}}</ref><ref name="qura2">{{cita web|url=http://www.tg1.rai.it/dl/tg1/2010/articoli/ContentItem-d502ff68-5ecf-4b1f-9db2-970598b0cab8.html?refresh_ce |titolo=Iraq: attentato suicida contro moschea, almeno 29 morti |data= 28 agosto 2011|accesso = 15 marzo 2019 |rivista= Tg1 RAI}}</ref> mentre il ruolo di orientamento culturale ai predicatori delle moschee fu svolto da Khaled al-Fahdawi.<ref name="diwan" /> Questi fu un parlamentare per il [[governatorato di al-Anbar]] nella coalizione [[Movimento Nazionale Iracheno|Iraqiyya]], ucciso nell'agosto 2011 in un attentato contro la sede del Waqf.<ref name="fahdawi">{{cita web|url=https://nationalpost.com/news/iraqi-mp-among-27-killed-in-baghdad-suicide-attack |titolo=Iraqi MP among 27 killed in Baghdad suicide attack|data= 28 agosto 2011|accesso = 15 marzo 2019|autore=Salam Faraj|rivista=National Post}}</ref><ref name="fahdawi3" /><ref name="qura" /><ref name="qura2" /><ref name="fahdawi2">{{cita web|url=https://www.theguardian.com/world/2011/aug/28/iraq-baghdad-suicide-bombing-mosque |titolo=Baghdad suicide attack leaves at least 29 dead |data= 28 agosto 2011|accesso = 15 marzo 2019 |rivista=The Guardian}}</ref>
 
A seguito del ritiro delle truppe americane, il governo di [[Nuri al-Maliki]] si avvalse del predicatore salafita lo sceicco [[Mahdi al-Sumaidaie]] per cercare di costituire un Consiglio di ulema unificato per sciiti e sunniti, ma senza successo.<ref name="newyork">{{cita web|url=https://www.nytimes.com/2012/08/20/world/middleeast/sunni-cleric-wounded-in-iraq-in-attack-that-kills-4.html |titolo=Bomb Wounds Iraqi Sunni Cleric Who Urged Cooperation With Shiites|rivista=''New York Times''|data= 19 agosto 2012| accesso = 19 gennaio 2019}}</ref><ref name="niqash">{{cita web |url=http://www.niqash.org/en/articles/politics/2983/ |titolo=new religious authority brings sects and terror groups together |rivista=''niqash'' |data=1º febbraio 2012 |accesso=19 gennaio 2019 |dataarchivio=19 gennaio 2019 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190119174207/http://www.niqash.org/en/articles/politics/2983/ |urlmorto=sì }}</ref> Si formò dunque un [[Consiglio Iracheno degli Ulema|Consiglio di ulema sunniti]], presieduto dallo sceicco Ahmed Hasan al-Taha,<ref name="taha1">{{cita web|url=https://en.aliraqia.edu.iq/main/view/1920|titolo=President of Al-Iraqia visits Fiqh Council of Senior Scholars|rivista=''Al-Iraqia University''|data=20 maggio 2015|accesso=21 gennaio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190122044258/https://en.aliraqia.edu.iq/main/view/1920|dataarchivio=22 gennaio 2019|urlmorto=sì}}</ref><ref name="taha2">{{cita web|url=http://en.parliament.iq/2018/09/23/the-speaker-visits-fiqh-council-of-senior-scholars-and-meets-sheikh-ahmed-hasan-al-taha/ |titolo=The Speaker visits Fiqh Council of Senior Scholars and meets Sheikh Ahmed Hasan al-Taha|rivista=''Parlamento iracheno''|data= 23 settembre 2018}}</ref>, già membro fondatore del [[Consiglio degli Ulema sunniti|Consiglio islamico degli ulema]], che si costituì come autorità indipendente sunnita, in modo analogo al [[Marja' al-taqlid|Grande Ayatollah]] sciita di [[Najaf]], e fu riconosciuta dalla legge n.56 dell'ottobre 2012 del Parlamento iracheno, riguardante il sovvenzionamento del [[Waqf]] sunnita,<ref name="hudson" /> riconoscendole il diritto di veto sulla nomina del presidente dell'[[Ufficio del Waqf sunnita]].<ref name="hudson" />
Al contrario, il Mufti Al-Rifa'i continuò a sostenere il diritto degli insorgenti a difendersi dagli attacchi dell'esercito iracheno<ref>{{cita web|url=https://www.tempi.it/gran-mufti-iraq-appoggia-i-terroristi-islamici-e-una-rivoluzione-popolare/|titolo=Gran Muftì dell’Iraq appoggia i terroristi islamici: «È una rivoluzione popolare»|rivista=Tempi|data=26 giugno 2014|accesso=19 gennaio 2019}}</ref>, invitandoli a non combattere contro Daesh, come richiesto loro dal governo centrale, e rifiutandosi di riconoscerli come terroristi<ref>{{cita web|url=https://www.memri.org/tv/sunni-mufti-iraq-rafi-taha-al-rifai-we-are-not-stupid-enough-fight-isis-shiites-would-slaughter/transcript|titolo=Sunni Mufti of Iraq Rafi' Taha Al-Rifa'i: We Are Not Stupid Enough to Fight ISIS; The Shiites Would Slaughter Us|rivista=Memri TV|data=4 dicembre 2014|accesso=19 gennaio 2019}}</ref>, mentre anche a [[Baghdad]], il religioso [[salafismo|salafita]] shaykh Mahdi al-Sumaidaie, a capo del Sunni Fatawe Council, fu difeso dal Ministero dell’Interno contro le accuse di complicità con il terrorismo<ref> [https://www.iraqinews.com/iraq-war/moi-denies-news-reported-about-sheikh-mahdi-sumaydai/ MoI denies news reported about Sheikh Mahdi Sumaydai], Iraqi news, 4 febbraio 2014, accesso 19 gennaio 2019</ref>. Anche questi, sebbene privo di una formale nomina governativa, aveva acquisito una certa istituzionalità come [[Gran Mufti]]<ref name="suma"> {{cita web|url=https://www.iraqinews.com/features/urgent-sunni-grand-mufti-iraq-sheikh-abdul-mahdi-al-sumaidaie-declares-tomorrow-1st-day-eid-al-fitr/|titolo=URGENT: Sunni Grand Mufti of Iraq, Sheikh Abdul Mahdi al-Sumaidaie declares tomorrow as 1st day of Eid al-Fitr|editore=Iraqi news|data=27 luglio 2014|accesso=12 gennaio 2019}}</ref>, in virtù del suo sostegno alla lotta del governo e delle milizie iraniane (''Forze di Mobilitazione Popolare'') contro il Daesh<ref>{{cita web|url=http://fikercenter.com/en/political-analysis/the-sunnah-in-iraq|titolo=The Sunnah in Iraq- Reality and Future|data=16 ottobre 2015|accesso=19 gennaio 2019}}</ref>, subendo per tale motivo minacce dal Daesh ed un tentativo di attentato<ref>{{cita web|url=
https://www.thebaghdadpost.com/en/Story/4625/Car-bomb-blast-targets-mosque-in-Baghdad-Sunni-scholar-survives |titolo=Car bomb blast targets mosque in Baghdad; Sunni scholar survives|data=2 gennaio 2017|accesso=18 gennaio 2019}}</ref>.
Nel giugno 2015, intanto, il nuovo premier iracheno [[Haydar al-'Abadi]], a capo di un governo di ampia coalizione, nominò alla presidenza del ''Diwan al-Awqaf'' sunnita lo [[shaykh]] Abd al-Latif al-Humaym <ref name="iq">{{cita web|url=https://presidency.iq/EN/Details.aspx?id=975|titolo=President of the Republic Receives the Head of the Sunni Endowment |editore=Presidenza Iraq|data=22 ottobre 2018|accesso=17 gennaio 2019}}</ref><ref name="off">{{cita web|url=http://sunniaffairs.gov.iq/en/index.html/841|titolo=The president of the Iraqi Sunni Endowment Dr.Abdul latif Al Hemyem heads a meeting of Al Awqaf Al A’ala council |editore=Sunni Affairs|accesso=17 gennaio 2019}}</ref>, senza tenere conto del veto opposto dal Consiglio del Fiqh <ref name="hudson" /> e della contrarietà del Sunni Fatawe Council<ref>{{cita web|url=https://www.thefreelibrary.com/Sunni+Fatwa+Advisory+Council+refuses+to+appoint+the+head+of+Sunni...-a0419549220 Sunni Fatwa Advisory Council}}</ref>. A seguito della sconfitta del Daesh, Humaym ha anche presieduto a diverse attività di ricostruzione, ed è stato accusato di corruzione<ref name="hudson" />.
 
Il Consiglio degli ulema approvò le manifestazioni sunnite del movimento [[Mutahidun|Hirak]] (che chiedeva una regione autonoma composta dai governatorati sunniti e le dimissioni del premier [[Nuri al-Maliki]]), approvandone le richieste con una [[fatwā]] nel maggio 2013.<ref name="hudson" /> Nel 2014 il movimento sunnita produsse una rivolta nel [[governatorato di al-Anbar]], dove l'emiro della tribù Dulaym, lo sceicco Ali Hatem Suleiman, invitò a boicottare le [[Elezioni parlamentari in Iraq del 2014|elezioni]], mentre a [[Sulaymaniyya]] il [[gran mufti]] dei sunniti, lo sceicco [[Rafi Al-Rifa'i]], esortava i sunniti dei governatorati di Tikrit e Samarra ad unirsi all'insurrezione;<ref>{{cita web|url=https://www.memri.org/tv/sunni-iraqi-leaders-call-fight-invading-government-forces/transcript|titolo=Sunni Iraqi Leaders Call to Fight "Invading" Government Forces|editore=Memri TV|data=7 gennaio 2014|accesso=19 gennaio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190119124549/https://www.memri.org/tv/sunni-iraqi-leaders-call-fight-invading-government-forces/transcript|dataarchivio=19 gennaio 2019|urlmorto=sì}}</ref> a [[Baghdad]], lo sceicco [[Mahdi al-Sumaidaie]] rimase invece estraneo all'insurrezione.<ref>{{cita web|url=https://www.iraqinews.com/iraq-war/moi-denies-news-reported-about-sheikh-mahdi-sumaydai/ |titolo= MoI denies news reported about Sheikh Mahdi Sumaydai |rivista= ''Iraqi news'' | data = 4 febbraio 2014 | accesso = 19 gennaio 2019}}</ref>
Il Gran Mufti al-Sumadaie, nel frattempo, è diventato sempre più vicino alla [[Iran|Repubblica Islamica]], ponendosi come la controparte sunnita di al-Sistani<ref>{{cita web|url=http://www.irna.ir/en/News/82827484|titolo=Sunni Mufti praises Iran position in region, world|editore=Islamic Republic News Agency|data=10 febbraio 2018|accesso=12 gennaio 2019}}</ref>, suscitando anche l'attenzione occidentale<ref>{{cita web|url=https://www.terrorism-info.org.il/en/spotlight-iran-december-2-2018-december-16-2018/|titolo=Spotlight on Iran|editore=he Meir Amit Intelligence and Terrorism Information Center|data=2 dicembre 2018|accesso=12 gennaio 2019}}</ref>. Nel dicembre 2018, al-Sumaidaie ha emesso una fatwa invitando i musulmani sunniti a non prendere parte alle festività cristiane, suscitando la protesta del patriarca cristiano <ref name="blob">{{cita web|url=http://www.lanuovabq.it/it/il-governo-iracheno-eleva-a-festivita-nazionale-il-natale|titolo=Il governo iracheno eleva a festività nazionale il Natale|editore=la nuova Bq|data=31 dicembre 2018|accesso=12 gennaio 2019}}{{cita web|url=http://www.kurdistan24.net/en/news/3b98097a-8fc3-4c33-abef-2cfa3ec7a86c|titolo=Iraqi Grand Mufti says New Year’s celebrations ‘not permissible’|editore=Kurdistan 24|data=28 dicembre 2018|accesso=17 gennaio 2019}}</ref>.
 
A seguito dell'affermazione dello [[Stato Islamico (organizzazione)|Stato Islamico]] nei territori insorti e la proclamazione del Califfato a [[Mosul]] nel giugno 2014, il [[Grande Ayatollah]] sciita [[Ali al-Sistani]] chiamò ''"tutti gli iracheni abili"'' al [[Jihād]] contro di esso, legittimando la formazione delle milizie [[Forze di Mobilitazione Popolare|Hashd al-Shaabi]],<ref>{{cita web|url=http://www.shiitenews.org/index.php/iraq/item/25003-ayatollah-al-sistani-s-jihad-fatwa-disturbed-enemies-equations-head-of-the-union-of-iraqi-sunni-scholars|titolo=Ayatollah al-Sistani’s jihad fatwa disturbed enemies’ equations: Head of the Union of Iraqi Sunni Scholars|editore=Shiite News|data=23 settembre 2016|accesso=19 febbraio 2019|urlmorto=sì}}</ref> mentre il [[Consiglio Iracheno degli Ulema|Consiglio degli ulema]] continuò a sostenere i ribelli sunniti.<ref name="hudson" /> L'ISIS fu condannata da importanti autorità dell'islam sunnita, come [[Grande Imam di al-Azhar|al-Azhar]], ed in Iraq dallo sceicco Abdul-Latif al-Humaym,<ref>{{cita web|url=http://www.famigliacristiana.it/articolo/ma-il-vero-islam-e-un-altra-cosa_395691.aspx|titolo=Ma il vero islam è un'altra cosa|editore=Famiglia Cristiana|data=25 settembre 2014|accesso=12 gennaio 2019}}</ref> dallo sceicco [[Mahdi al-Sumaidaie]], che lo definì un progetto straniero e invitò gli iracheni sunniti a combatterlo,<ref>{{cita web|url=https://www.youtube.com/watch?v=a8jz3AOggEY|titolo=Grand Sunni Mufti in Iraq: ISIS Must be Stopped (English Subs)|data=14 giugno 2014|accesso=19 febbraio 2019|rivista=''Monitor Mideast''}}</ref> e dal gran muftī Al-Rifa'i, benché questi continuasse a sostenere il diritto dei ribelli di difendersi prioritariamente dall'esercito iracheno,<ref>{{cita web|url=https://www.tempi.it/gran-mufti-iraq-appoggia-i-terroristi-islamici-e-una-rivoluzione-popolare/|titolo=Gran Muftì dell’Iraq appoggia i terroristi islamici: «È una rivoluzione popolare»|rivista=Tempi|data=26 giugno 2014|accesso=19 gennaio 2019}}</ref> invitandoli a non attaccare lo Stato Islamico.<ref>{{cita web|url=https://www.memri.org/tv/sunni-mufti-iraq-rafi-taha-al-rifai-we-are-not-stupid-enough-fight-isis-shiites-would-slaughter/transcript|titolo=Sunni Mufti of Iraq Rafi' Taha Al-Rifa'i: We Are Not Stupid Enough to Fight ISIS; The Shiites Would Slaughter Us|rivista=Memri TV|data=4 dicembre 2014|accesso=19 gennaio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190119121525/https://www.memri.org/tv/sunni-mufti-iraq-rafi-taha-al-rifai-we-are-not-stupid-enough-fight-isis-shiites-would-slaughter/transcript|dataarchivio=19 gennaio 2019|urlmorto=sì}}</ref>
==Lista ==
===''presidente del Diwan al-Awqaf''===
* Adnan al-Dulaymi, dall'aprile 2003 al luglio 2005;
*Ahmad Abd al-Ghafur al-Samarrai, dal luglio 2005 al novembre 2013;
*Mahmud al-Sumaydai, dal novembre 2013 al giugno 2015;
*Abd al-Latif al-Humaym, dal giugno 2015 al presente.
===''presidente della Dar al-Ifta''===
* shaykh Harith Sulayman al-Dhari, dal 14 aprile 2003 (Associazione degli Ulema islamici);
* shaykh Dr. Ahmed Hasan al-Taha, dall'ottobre 2012 al presente (Consiglio del Fiqh);
* mufti Rafi' Taha Al-Rifa'i Al-Anim, nel 2014 (governatorato di al-Anbar)
* gran mufti Abdul-Mehdi al-Sumaidaie, dal 2014 (Sunni Fatawe Council)
 
Lo [[Stato Islamico (organizzazione)|Stato Islamico]] istituì nei territori controllati una serie di Ministeri, tra cui il Diwan al-Ifta' wa al-Buhuth, con il compito di emettere fatwe per la notifica a tutti gli abitanti dello Stato,<ref>{{cita web|url=http://www.aymennjawad.org/17687/the-evolution-in-islamic-state-administration|autore=Aymenn Jawad Al-Tamimi|titolo=The Evolution in Islamic State Administration: The Documentary Evidence|data=5 agosto 2015|accesso=19 febbraio 2019}}</ref> nominando come [[Gran Mufti]] Turki Al-Binali,<ref name="isis">{{cita web|url=http://sicurezzainternazionale.luiss.it/2017/06/22/siria-ucciso-il-gran-mufti-dello-stato-islamico/|titolo=Siria: ucciso il Gran Mufti dello Stato Islamico|rivista=''sicurezzainternazionale.luiss.it''|data=22 giugno 2017|accesso=12 gennaio 2019|dataarchivio=13 gennaio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190113062915/http://sicurezzainternazionale.luiss.it/2017/06/22/siria-ucciso-il-gran-mufti-dello-stato-islamico/|urlmorto=sì}}</ref> ucciso da un raid americano nel giugno 2017.<ref name="isis" />
== Collegamenti esterni ==
 
* [http://heyetnet.org/en/index.php Association of Muslim Scholars in Iraq] (sito ufficiale)
Durante la [[Guerra civile in Iraq|guerra civile]], il Consiglio degli ulema collaborò col governo contro lo Stato Islamico,<ref>{{cita web|url=https://eng-archive.aawsat.com/tag/fiqh-council-of-iraq|autore=Hamza Mustafa|titolo=ISIS Claims Responsibility for Kadhimiya Blast|rivista=''asharq al-awsat''|data=25 luglio 2016|accesso=19 febbraio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190220063137/https://eng-archive.aawsat.com/tag/fiqh-council-of-iraq|dataarchivio=20 febbraio 2019|urlmorto=sì}}</ref> mentre lo sceicco Al-Rifai condannò gli eccidi commessi dalle milizie iraniane [[Forze di Mobilitazione Popolare|Hashd al-Shaabi]] nei luoghi liberati dall'ISIS,<ref>{{cita web|url=https://clarionproject.org/iraqi-grand-mufti-decries-iranian-takeover-iraq/|titolo=Iraqi Grand Mufti Decries the Iranian Takeover of Iraq|data=6 gennaio 2015|accesso=24 marzo 2019|rivista=Clarion|dataarchivio=24 marzo 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190324171300/https://clarionproject.org/iraqi-grand-mufti-decries-iranian-takeover-iraq/|urlmorto=sì}}</ref> come nel giugno 2016 a seguito della liberazione di [[Falluja]].<ref>{{cita web|url=https://www.aa.com.tr/en/anadolu-post/army-ops-in-fallujah-destroying-city-iraq-grand-mufti/587748|titolo=Army ops in Fallujah ‘destroying’ city: Iraq grand mufti|autore=Haydar Hadi|data=10 giugno 2016|accesso=24 marzo 2019|rivista=Anadolu Agency}}</ref>
*[http://sunniaffairs.gov.iq/en/endowment-rules Sunni Endowment Diwan] (sito ufficiale)
 
Il governo iracheno sostenne quindi lo sceicco [[Mahdi al-Sumaidaie]] come [[gran mufti]] dei sunniti,<ref name="suma">{{cita web|url=https://www.iraqinews.com/features/urgent-sunni-grand-mufti-iraq-sheikh-abdul-mahdi-al-sumaidaie-declares-tomorrow-1st-day-eid-al-fitr/|titolo=URGENT: Sunni Grand Mufti of Iraq, Sheikh Abdul Mahdi al-Sumaidaie declares tomorrow as 1st day of Eid al-Fitr|editore=Iraqi news|data=27 luglio 2014|accesso=12 gennaio 2019}}</ref><ref>{{cita web |url=https://www.iraqinews.com/features/monday-1st-day-eid-fitr-announces-ifta-house/ |titolo=Monday to be 1st Day of Eid Fitr, announces Ifta House|autore =Amre Sarhan|rivista=IraqiNews.com|data=17 luglio 2015|accesso=19 febbraio 2019}}</ref> con l'obiettivo di coinvolgere anche i sunniti nella lotta all'[[Stato Islamico (organizzazione)|ISIS]] a fianco dell'[[Al-Quwwat al-Barriyya al-ʿIrāqiyya|esercito iracheno]] e delle milizie [[Forze di Mobilitazione Popolare|Hashd al-Shaabi]],<ref>{{cita web|url=http://fikercenter.com/en/political-analysis/the-sunnah-in-iraq|titolo=The Sunnah in Iraq- Reality and Future|data=16 ottobre 2015|accesso=19 gennaio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190119121425/http://fikercenter.com/en/political-analysis/the-sunnah-in-iraq|dataarchivio=19 gennaio 2019|urlmorto=sì}}</ref><ref name="pmf">{{cita web|url=https://www.gettyimages.at/detail/nachrichtenfoto/sheikh-mehdi-al-sumaidaie-iraqi-sunni-grand-mufti-nachrichtenfoto/504151644 |rivista=AFP/Getty Images|autore=Ahmad al-Rubaye|titolo=IRAQ-CONFLICT-TRAINING|data=9 gennaio 2016|accesso=19 febbraio 2019}}</ref> così da smentire la propaganda [[Jihād|jihadista]] di una guerra di ''"una componente religiosa contro l'altra".''<ref name="falluja">{{cita web|url=http://diyaruna.com/en_GB/articles/cnmi_di/features/2016/06/06/feature-01 |rivista=Mawtani|titolo=Fallujah offensive unites Iraqis against ISIL|autore=Alaa Hussein|data=6 giugno 2016|accesso=19 febbraio 2019}}</ref> Nel dicembre 2016, lo sceicco al-Sumaidaie accusò i leader religiosi e politici che avevano sostenuto la ribellione dell'Anbar e interrotto il processo politico di essere responsabili del fallimento e disastro dell'Iraq, invitandoli a lasciare il Paese,<ref>{{cita web|url=https://www.youtube.com/watch?v=GQMTOaHb9hA |titolo=Grand Mufti of Iraq, Sheikh Mahdi al-Sumaidaie, issues a fatwa against Sunni political leaders|rivista=''Integrity UK''|data=6 dicembre 2016|accesso=19 febbraio 2019}}</ref> subendo un tentativo di attentato nel gennaio 2017.<ref name="boom">{{cita web|url=https://www.thebaghdadpost.com/en/Story/4625/Car-bomb-blast-targets-mosque-in-Baghdad-Sunni-scholar-survives|titolo=Car bomb blast targets mosque in Baghdad; Sunni scholar survives|data=2 gennaio 2017|accesso=18 gennaio 2019|dataarchivio=19 gennaio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190119121705/https://www.thebaghdadpost.com/en/Story/4625/Car-bomb-blast-targets-mosque-in-Baghdad-Sunni-scholar-survives|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{cita web|url=https://www.kuna.net.kw/ArticleDetails.aspx?id=2584341&Language=en |titolo=Iraqi cleric escapes assassination attempt in west Baghdad|rivista=''Kuwait News Agency''|data=2 gennaio 2017|accesso=19 febbraio 2019}}</ref>
 
In seguito, lo sceicco al-Sumaidaie accusò i politici iracheni filo-occidentali di essere la causa del terrorismo,<ref>{{cita web|url=https://www.youtube.com/watch?v=bpc4r8MpAxE |titolo=Grand Mufti of Iraq, Sheikh Mahdi al-Sumaidaie, talks about foreign intervention and politics|rivista=''Integrity UK''|data=5 gennaio 2017|accesso=19 febbraio 2019}}</ref> dichiarando che [[Daesh]] è sostenuto da [[Israele]] e [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] ed invitando a invadere Israele;<ref>{{cita web|url=https://www.memri.org/tv/sunni-iraqi-religious-authority-fends-accusations-sunni-collaboration-isis-states-we-will-fight/transcript|rivista=Memri TV|titolo=Sunni Iraqi Religious Authority Fends Off Accusations of Sunni Collaboration with ISIS, States: We Will Fight on the Golan to "Liberate Palestine from the Claws of the Jews"|autore=Ali Tekmaji|data=10 marzo 2017|accesso=19 febbraio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190220063340/https://www.memri.org/tv/sunni-iraqi-religious-authority-fends-accusations-sunni-collaboration-isis-states-we-will-fight/transcript|dataarchivio=20 febbraio 2019|urlmorto=sì}}</ref> nel marzo 2017, lo sceicco al-Sumaidaie visitò il santuario sciita dell'imam [[Al-Husayn ibn Ali|Husayn]] a [[Kerbela]], invitando a rifiutare i predicatori settari che dividono l'unità nazionale irachena,<ref>{{cita web|url=https://im.imamhussain.org/english/allnews/6374 |rivista=Imam Hussein Holy Shrine|titolo=Iraq’s Grand Sunni Mufti calls for unifying Iraq and the public opinion from Imam Hussein Holy Shrine|autore=Ali Tekmaji|data=29 marzo 2017|accesso=19 febbraio 2019}}</ref> mentre il suo portavoce al-Bayati visitò l'università sunnita [[Mustansiriyya]] di [[Baghdad]].<ref>{{cita web|url=https://uomustansiriyah.edu.iq/article-e.php?post_id=53:190 |titolo=uomustansiriyah.edu.iq|data=29 marzo 2017|accesso=19 febbraio 2019}}</ref> Nel febbraio 2018, lo sceicco al-Sumaidaie elogiò l'impegno delle milizie iraniane contro l'ISIS, promuovendo apertamente il ruolo della [[Iran|Repubblica Islamica]] in Iraq;<ref>{{cita web|url=http://www.irna.ir/en/News/82827484|titolo=Sunni Mufti praises Iran position in region, world|editore=Islamic Republic News Agency|data=10 febbraio 2018|accesso=12 gennaio 2019}}</ref> in agosto, il suo portavoce al-Bayati accusò i Paesi islamici del Golfo, come l'[[Arabia Saudita]], di porsi ''"fuori dall'Islam"'' per la loro collaborazione nel far valere le sanzioni americane contro altri Paesi islamici come [[Iran]] e [[Turchia]]'';''<ref>{{cita web|url=https://www.u-news.net/en/news/50/12638/Iraq-%7C-Sheikh-al-Bayati-Denounces-the-Cooperation-of-Some-Arab-and-Islamic-Countries-with-the-US.htm|titolo=Iraqi Sheikh al-Bayati Denounces the Cooperation of Some Arab and Islamic Countries with the US|editore=Unews Press Agency|data=16 agosto 2018|accesso=19 febbraio 2019|dataarchivio=20 febbraio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190220063002/https://www.u-news.net/en/news/50/12638/Iraq-%7C-Sheikh-al-Bayati-Denounces-the-Cooperation-of-Some-Arab-and-Islamic-Countries-with-the-US.htm|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{cita web|url=https://www.u-news.net/en/news/50/12639/Iraq-%7C-Sheikh-al-Bayati-All-Muslims-Should-Stand-with-Iran-and-Turkey-to-Defeat-the-American-Blockade.htm|titolo=Sheikh al-Bayati: All Muslims Should Stand with Iran and Turkey to Defeat the American Blockade|editore=Unews Press Agency|data=16 agosto 2018|accesso=19 febbraio 2019|dataarchivio=20 febbraio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190220063319/https://www.u-news.net/en/news/50/12639/Iraq-%7C-Sheikh-al-Bayati-All-Muslims-Should-Stand-with-Iran-and-Turkey-to-Defeat-the-American-Blockade.htm|urlmorto=sì}}</ref> in dicembre il Comandante delle forze armate iraniane Qasem Soleimani, alla presenza del vice-comandante delle [[Forze di Mobilitazione Popolare]] sciite Abu Mahdi al-Muhandis, conferì allo sceicco al-Sumaidaie un'importante onorificenza per la ''"salda posizione in difesa dell’Islam"'' e la ''"sincerità dei sentimenti e della spinta verso la liberazione della Palestina",''<ref>{{cita web|url=https://www.agenzianova.com/a/5c22a016bd20b4.64480465/2209722/2018-12-05/iraq-iran-generale-soleimani-ricevuto-a-baghdad-dal-gran-mufti-dei-sunniti-al-sumaida-i |titolo=Iraq-Iran: generale Soleimani ricevuto a Baghdad dal Gran muftì dei sunniti al Sumaida’i|editore=Agenzia Nova|data=5 dicembre 2018|accesso=19 febbraio 2019}}</ref> preoccupando [[Israele]] per l'influenza iraniana nella formazione del [[elezioni parlamentari in Iraq del 2018|nuovo governo]].<ref name="mm">{{cita web|url=https://www.terrorism-info.org.il/en/spotlight-iran-december-2-2018-december-16-2018/|titolo=Spotlight on Iran|editore=he Meir Amit Intelligence and Terrorism Information Center|data=2 dicembre 2018|accesso=12 gennaio 2019}}</ref>
 
Nel dicembre 2018 lo sceicco al-Sumaidaie contestò la decisione del governo iracheno di includere il [[Natale]] tra le festività nazionali, invitando in una [[Fatwā]] i musulmani a non prendere parte alle celebrazioni, in quanto ciò equivarrebbe ad approvare il credo [[Cristianesimo|cristiano]],<ref name="blob">{{cita web|url=http://www.lanuovabq.it/it/il-governo-iracheno-eleva-a-festivita-nazionale-il-natale|titolo=Il governo iracheno eleva a festività nazionale il Natale|editore=la nuova Bq|data=31 dicembre 2018|accesso=12 gennaio 2019}}</ref><ref name="blob2">{{cita web|url=http://www.kurdistan24.net/en/news/3b98097a-8fc3-4c33-abef-2cfa3ec7a86c|titolo=Iraqi Grand Mufti says New Year’s celebrations ‘not permissible’|editore=Kurdistan 24|data=28 dicembre 2018|accesso=17 gennaio 2019}}</ref> suscitando la protesta del [[Chiesa cattolica caldea|patriarca cristiano]] [[Louis Raphaël I Sako|Louis Sako]],<ref name="sako">{{cita web|url=https://www.vaticannews.va/de/welt/news/2019-01/irak-interreligioeser-dialog-hochfeste-muslime-christen.html |titolo=Irak: Großmufti verbietet Muslimen Weihnachtsgrüße an Christen |editore=Vatican News|data=2 gennaio 2019|accesso=17 marzo 2019}}</ref> che esortò alla ''"convivenza pacifica"'' e ''"rispetto reciproco"'' tra le religioni, ed invitò il governo iracheno a contrastare chi diffonde idee divisive, ''"specialmente da una piattaforma ufficiale".''<ref name="sako" /> Anche il presidente dell'[[Ufficio del Waqf sunnita]], lo sceicco Abdul-Latif al-Humaym, prese le distanze dalla fatwa, evidenziando che i cristiani sono una ''"componente essenziale"'' della nazione irachena con ''"radici profonde"'' nella storia del Paese, mentre il presidente del ''Ministero degli Affari religiosi'' della [[Kurdistan iracheno]] chiese di prendere un provvedimento legale contro il gran mufti.<ref name="sako" />
 
Nel giugno 2019 al-Sumaidaie chiese di proibire la vendita di alcolici in Iraq, secondo un progetto di legge di tre anni prima non più divenuto legge irachena<ref>[https://s.thebaghdadpost.com/en/42230 Sunni leader calls for banning alcohol sales in Baghdad ], The §Bagdad Post, 29 giugno 2019</ref>. Il suo ruolo come mufti è tuttavia contestato. Il consiglio giuridico degli ulema è infatti rappresentato dallo sceicco Abdul Waha al-Samarrai.<ref>[https://www.iraqicivilsociety.org/archives/9784 Iraq’s Religious Leaders Join Hands to Promote Peaceful Coexistence], 2 aprile 2019</ref>
 
A seguito dell'attentato americano al capo delle forze Quds in Iraq, generale Suleimani, nel gennaio 2020, il gran mufti al-Sumaidaie si è espresso in uno con le autorità irachene rivendicando la sovranità nazionale irachena e unendosi alla richiesta del ritiro delle truppe straniere dall'Iraq.<ref name="al-salvini">[https://twitter.com/IraqLiveUpdate/status/1213847908975599616 twitter]</ref>
 
== Lista ==
* ''[[Saddam Hussein]] (settembre 1980 - 9 aprile 2003) ([[Partito Ba'th (Iraq)|Partito Ba'th Iracheno]])''
* Harith Sulayman al-Dhari (14 aprile 2003 - novembre 2006) ([[Consiglio degli Ulema sunniti|Consiglio Islamico degli Ulema]])
* Abdul Malik al-Saadi (aprile 2007 - ottobre 2012) ([[Ufficio del Waqf sunnita|Consiglio Iracheno degli Ulema]])
* Ahmed Hasan al-Taha (ottobre 2012 - ) ([[Consiglio Iracheno degli Ulema|Consiglio Giuridico degli Ulema]])
**[[Rafi Al-Rifa'i]] (gennaio 2013 - ) ([[Arbil|Erbil]])
**[[Mahdi al-Sumaidaie]] (luglio 2014 - ) ([[Baghdad]])
 
==Note==
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==Voci correlate==
*[[Consiglio di governo iracheno]]
*[[Ufficio del Waqf sunnita]]
*[[Partito Islamico Iracheno]]
*[[Muftī]]
*[[Gran Muftimufti]]
*[[IraqGrande Ayatollah]]
*[[Forze di Mobilitazione Popolare]]
 
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[[Categoria:DirittoGran islamicomufti|Iraq]]