Alessandro Scarlatti: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Nessun oggetto della modifica
Etichette: Modifica visuale Modifica da mobile Modifica da web per mobile
 
(121 versioni intermedie di 70 utenti non mostrate)
Riga 13:
|Attività = compositore
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = di [[musica barocca]], particolarmente famoso per le sue opere
|Immagine = Alessandro Scarlatti.jpg
}}
Considerato dai musicologi come uno dei più importanti rappresentanti della [[scuola musicale napoletana]], fu il maggiore compositore d'[[opera]] italiano tra la fine del [[XVII secolo|XVII]] e l'inizio del [[XVIII secolo]].
 
Soprannominato dai suoi contemporanei “l'Orfeo italiano”, divise la sua carriera tra [[Napoli]] e [[Roma]]; proprio alla città papale è destinata una parte significativa della sua produzione. È spesso considerato il fondatore della [[scuola musicale napoletana]], sebbene ne sia solo stato il rappresentante più illustre e più fruttuoso: il suo contributo, la sua originalità e la sua influenza furono essenziali, oltre che duraturi, sia in Italia che in Europa.
In campo operistico, è considerato uno dei fondatori della [[scuola musicale napoletana]]. Era il padre di [[Domenico Scarlatti]], fondamentale innovatore delle sonate per clavicembalo.
 
Particolarmente noto per le sue opere, portò ai suoi massimi sviluppi la tradizione drammatica italiana, iniziata da [[Claudio Monteverdi|Monteverdi]] all'inizio del [[XVII secolo]] e proseguita da [[Antonio Cesti|Cesti]], [[Francesco Cavalli|Cavalli]], [[Giacomo Carissimi|Carissimi]], [[Giovanni Legrenzi|Legrenzi]] e [[Alessandro Stradella|Stradella]], progettando la forma definitiva dell{{'}}''[[aria con da capo]]'', imitata in tutta Europa. Fu inoltre l'inventore dell'[[ouverture italiana]] in tre movimenti (che rivestì una fondamentale importanza nello sviluppo della [[sinfonia]]), della sonata in quattro parti (progenitrice del moderno [[quartetto d'archi]])<ref>[[Dirk Kruse]]: [https://www.br-klassik.de/aktuell/br-klassik-empfiehlt/cd/cd-tipp-alessandro-scarlatti-100.html ''Alessandro Scarlatti: Größter Erneuerer der Musik''] auf: [[BR-Klassik]] vom 19. Februar 2017.</ref>, e della tecnica dello sviluppo motivico<ref name="treccani">[https://www.treccani.it/enciclopedia/alessandro-scarlatti_%28Dizionario-Biografico%29/ SCARLATTI, Alessandro in "Dizionario Biografico"]</ref>. Fu un modello di riferimento per il teatro musicale del suo tempo, come evocato dalla produzione italiana di [[Händel]], il quale fu profondamente influenzato dalla sua musica teatrale<ref name="treccani" />. Eclettico, Scarlatti toccò anche tutti gli altri generi praticati nel suo tempo, dalla [[sonata]] al [[concerto grosso]], dal [[mottetto]] alla [[Messa (musica)|messa]], dall'[[oratorio (musica)|oratorio]] alla [[cantata]], genere quest'ultimo di cui fu maestro indiscusso.
 
Fu il padre del compositore [[Domenico Scarlatti]], ricordato per il suo fondamentale apporto alla [[sonata]] per [[clavicembalo]] del XVIII secolo.
 
== Biografia ==
Alessandro Scarlatti nacque a Palermo nel [[1660]].<ref>{{Cita libro|autore=Roberto Pagano|autore2=Lino Bianchi|titolo=Alessandro Scarlatti|anno=1972|editore=ERI-RAI|città=Torino|pp=24-29}}</ref>
Nacque a Palermo il 2 maggio 1660 da Pietro Scarlatti (o Scarlata), originario di Trapani, ed Eleonora Amato. Fu battezzato il giorno seguente nella parrocchia di S. Antonio abate.<ref>L'atto di battesimo è riprodotto e trascritto in R. Pagano - L. Bianchi, ''Alessandro Scarlatti'', Torino, ERI, 1972, p. 16.</ref> Fu fratello maggiore del musicista [[Francesco Scarlatti]] e della cantante Anna Maria Scarlatti.
Con la sorella Anna Maria si trasferì a Roma nel 1672. Non è noto con chi abbia studiato in questi primi anni in cui visse nella città. Non ci sono documenti né indizi che comprovino un supposto apprendistato con l'ormai anziano compositore [[Giacomo Carissimi]] morto nel 1674.
 
Fu figlio di Pietro Scarlata (la forma "Scarlatti" sarà utilizzata solo dal 1672). Fu inoltre fratello maggiore del musicista [[Francesco Scarlatti]] e della cantante Anna Maria Scarlatti (8 dicembre 1661-14 dicembre 1703). Altri fratelli furono Anna Maria Antonia Diana (8 febbraio 1659, morta di otto mesi); Melchiorra Brigida (5 ottobre 1663-2 dicembre 1736); Vincenzo Placido (15 ottobre 1665-?); Antonio Giuseppe (15 gennaio 1669-?) e Tommaso (1670/1672-1° agosto 1760), tenore, documentato nei teatri di Crema e Napoli dal 1701 al 1740 e impiegato nella cappella reale a Napoli dal 1722.
Il 12 aprile [[1678]], nella chiesa di S. Andrea della Fratte, si unì in matrimonio con Vittoria Ansalone. Dalla loro unione nacquero numerosi figli, tra i quali si ricordano i musicisti [[Domenico Scarlatti]] e [[Pietro Filippo Scarlatti]].
 
La prima formazione musicale di Alessandro dovette avvenire in famiglia a [[Palermo]].
Nel dicembre [[1678]] ottenne il suo primo incarico, essendo nominato maestro di cappella della [[Chiesa di San Giacomo in Augusta|Chiesa di S. Giacomo degli Incurabili]]. Un mese più tardi ottenne la sua prima importante commissione in veste di compositore. Il 27 gennaio [[1679]] l'arciconfraternita del SS. Crocifisso di S. Marcello gli commissionò un oratorio da eseguirsi nel terzo venerdì di quaresima:
Con la sorella Anna Maria si trasferì a [[Roma]] nel [[1672]]. Non è noto con chi abbia studiato in questi primi anni in cui visse nella città. Non ci sono documenti né indizi che comprovino un supposto apprendistato con l'ormai anziano compositore [[Giacomo Carissimi]] morto nel [[1674]].
 
Il 12 aprile [[1678]], nella chiesa di S. Andrea della Fratte, si unì in matrimonio con Vittoria Ansalone. Dalla loro unione nacquero numerosi figli: i musicisti [[Pietro Filippo Scarlatti]] (1679-1750) e [[Domenico Scarlatti]] (1685-1757); Benedetto Bartolomeo (24 agosto 1680-21 agosto 1684); Alessandro Raimondo (23 dicembre 1681-c. 1717); Flaminia Anna Caterina (10 aprile 1683-c. 1725); Cristina Leonora Maddalena (6 aprile 1684-c. 1714); Giuseppe Nicola Roberto Domenico Antonio (17 febbraio 1689-?), Caterina Eleonora Emilia Margherita (15 novembre 1690-?), Carlo Francesco Giacomo (5 maggio 1692-?) e Giovanni Francesco Diodato (7 maggio 1695-?)<ref>{{Cita libro|autore=Ralph Kirkpatrick|titolo=Domenico Scarlatti|anno=2020|editore=Princeton University Press|p=461}}</ref>, tutti tenuti a battesimo da aristocratici o alti prelati, mecenati del compositore.
{{Citazione|A dì 27 gennaio 1679. E fu resoluto nel modo di tenere circa l'elezione de li M.ri di Cappella che devono fare l'Oratorii nelli cinque venerdì di Quaresima. […] si pensava per parte del Sig. Duca Altemps di valersi del Sig. Foggia, il Sig. Duca D'Acquasparta il Sig. Don Pietro Cesi, il Sig. Duca di Paganica il Scarlattino alias il Siciliano [...]}}
 
Nel dicembre [[1678]] fu nominato maestro di cappella della [[Chiesa di San Giacomo in Augusta|Chiesa di S. Giacomo degli Incurabili (oggi S. Giacomo in Augusta)]].<ref>Arnaldo Morelli, ''Alessandro Scarlatti maestro di cappella in Roma ed alcuni suoi oratori. Nuovi documenti'', in «Note d’archivio per la storia musicale», n.s., II (1984), pp. 118-119.</ref> Un mese più tardi ottenne la sua prima importante commissione in veste di compositore. Il 27 gennaio [[1679]] l'arciconfraternita del SS. Crocifisso di S. Marcello gli commissionò un oratorio da eseguirsi nel terzo venerdì di quaresima:
Nel carnevale 1679 guadagnò il primo successo come operista con ''Gli equivoci nel sembiante'', dramma per musica, più volte ripreso in diverse città italiane (Bologna, 1679; Napoli, 1680 e 1681; Vienna, 1681, Ravenna, 1685 ecc.). Il felice esito dell'opera gli valse la protezione della regina [[Cristina di Svezia]], che lo assunse al suo servizio come maestro di cappella.
 
{{Citazione|A dì 27 gennaio 1679. E fu resoluto nel modo di tenere circa l'elezione de li mastri di cappella che devono fare l'oratorii nelli cinque venerdì di quaresima […] si pensava per parte del Sig. Duca Altemps di valersi del Sig. Foggia, il Sig. Duca D'Acquasparta il Sig. Don Pietro Cesi, il Sig. Duca di Paganica il Scarlattino alias il Siciliano [...]}}
Dal novembre 1682 fu organista e maestro di cappella della chiesa di [[San Girolamo della Carità|S. Girolamo della Carità]]. Conservò quest'incarico fino ad ottobre 1683, quando lasciò Roma per trasferirsi a Napoli, probabilmente chiamato dal nuovo viceré [[Gaspar Méndez de Haro|marchese del Carpio]], già ambasciatore spagnolo a Roma, insieme a una compagnia di cantanti e strumentisti, e allo scenografo [[Filippo Schor]] per mettere in scena alcune opere già rappresentate a Roma.
 
Nel carnevale del [[1679]] guadagnò il primo successo come operista con ''Gli equivoci nel sembiante'', dramma per musica, più volte ripreso in diverse città italiane ([[Bologna]], 1679; Napoli, [[1680]] e [[1681]]; [[Vienna]], 1681, [[Ravenna]], [[1685]] ecc.). Il felice esito dell'opera gli valse la protezione della regina [[Cristina di Svezia]], che lo assunse al suo servizio come [[maestro di cappella]]. Grazie anche all’appoggio di Cristina e all’intraprendenza teatrale del celebre architetto [[Gian Lorenzo Bernini]] e dei figli, suoi primi impresari, il giovane Scarlatti poté avviare una brillante quanto rapida carriera che lo avrebbe imposto come il maggior operista nei principali teatri italiani del tempo. Al successo degli ''Equivoci nel sembiante'' seguirono ''[[L'honestà negli amori]]'' (1680) e ''Tutto il mal non vien per nuocere'' (1681), e poi ''Il Pompeo'' (1683) al teatro di palazzo Colonna e ''L'Arsate'' (1683) in palazzo Orsini.
Negli ultimi due mesi del 1683 vennero rappresentate nel Real palazzo di Napoli le sue opere ''L'Aldimiro'' e ''La Psiche'', e nel carnevale 1684 ''Il Pompeo'', già rappresentato l'anno precedente a Roma nel teatro di palazzo Colonna. A queste fece seguito la regolare produzione di una o due opere l'anno rappresentate nel teatro del Real palazzo.
 
Dal novembre 1682 fu organista e maestro di cappella della chiesa di [[San Girolamo della Carità|S. Girolamo della Carità]].<ref>A. Morelli, ''Alessandro Scarlatti maestro di cappella in Roma'',cit., pp. 119-121.</ref> Conservò quest'incarico fino ad ottobre 1683, quando lasciò Roma per trasferirsi a Napoli, probabilmente chiamato dal nuovo viceré [[Gaspar Méndez de Haro|marchese del Carpio]], già ambasciatore spagnolo a Roma, insieme a una compagnia di cantanti e strumentisti, e allo scenografo [[Filippo Schor]] per mettere in scena alcune opere già rappresentate a Roma. Negli ultimi due mesi del 1683 vennero rappresentate nel palazzo reale di Napoli le sue opere ''L'Aldimiro'' e ''La Psiche'', e nel carnevale 1684 ''[[Il Pompeo]]'', già rappresentato l'anno precedente a Roma nel teatro di palazzo Colonna. A queste fece seguito la regolare produzione di una o due opere l'anno rappresentate nel teatro del Real palazzo. Nel febbraio 1684, grazie all'appoggio del viceré poté subentrare al defunto [[Pietro Andrea Ziani]] come maestro della Real cappella di Napoli. La nomina infranse la tradizione per cui i membri della cappella, perlopiù locali, erano stati sempre distinti da quelli di teatro, e non favorì i rapporti di Scarlatti con i musicisti della scuola napoletana.
Nel febbraio 1684, grazie all'appoggio del viceré poté subentrare al defunto [[Pietro Andrea Ziani]] come maestro della Real cappella di Napoli.
 
Nel primo periodo napoletano (1683–1702) Scarlatti fu il principale compositore teatrale della città, portando in scena regolarmente almeno un paio di opere l'anno.<ref>Lorenzo Bianconi, ''Funktionen des Operntheaters in Neapel bis 1700 und die Rolle Alessandro Scarlattis'', in ''Colloquium Alessandro Scarlatti'' (Wurzburg, 1975), Tutzing, Schneider, 1979, pp. 13–116.</ref> Compose anche diverse serenate e musica sacra, pubblicando la raccolta ''Mottetti sacri'' (Napoli, Muzio, 1702), poi ristampata ad Amsterdam col titolo ''Concerti sacri'' (E. Roger, 1707-08).<ref>Luca Della Libera, «I ''Concerti sacri'' di Alessandro Scarlatti. Osservazioni sullo stile e nuovi documenti sulla cronologia», in ''Recercare'', XVIII (2006), pp. 5–32.</ref>
Pur risiedendo a Napoli, continuò a mantenere i rapporti con alcuni importanti mecenati romani. Tra questi, il cardinale Benedetto Pamphilj, di cui mise in musica l'oratorio a tre voci ''Il trionfo della grazia ovvero la conversione di Maddalena'' (1685), e il III atto dell'opera ''La Santa Dimna'' (1687); il cardinale [[Pietro Ottoboni]], di cui mise in musica l'oratorio a cinque voci ''La Giuditta'' (1695), il dramma ''La Statira'' (1690), e il secondo atto dell'opera ''La Santa Genuinda'' (1694).
 
In quegli anni, pur risiedendo a Napoli, Scarlatti continuò a frequentare Roma e a mantenere intensi rapporti di collaborazione con i più importanti mecenati della città papale. Tra questi, il cardinale [[Benedetto Pamphilj]], per il quale mise in musica l'oratorio a tre voci ''Il trionfo della grazia ovvero la conversione di Maddalena'' (1685) e il III atto dell'opera ''La Santa Dimna'' (1687), entrambe su libretto dello stesso porporato, e l'opera ''La Rosmene ovvero l'infedeltà fedele'' (1686) su libretto di [[Giuseppe Domenico De Totis]]; il cardinale [[Pietro Ottoboni]], di cui mise in musica l'oratorio a cinque voci ''La Giuditta'' (1693 e 1695), il dramma ''La Statira'' (1690), e il secondo atto dell'opera ''La Santa Genuinda'' (1694); e il principe Antonio Ottoboni, padre del cardinale, di cui mise in musica l'oratorio ''La Giuditta''.
Negli anni '80 si colloca l'inizio dei rapporti con il principe Ferdinando de' Medici, che si avvalse della collaborazione di Scarlatti sia per le opere destinate al teatro della villa medicea di Pratolino e altri teatri del granducato di Toscana, sia per la composizione di musiche sacre destinate a particolari solennità di corte. Dopo la ripresa delle opere, già rappresentate a Roma, ''Tutto il mal non vien per nuocere'' a Firenze e ''Il Pompeo'' a Livorno, nel 1689 venne eseguita la prima opera commissionata da Ferdinando a Scarlatti, da identificare forse con la perduta ''La serva favorita'', andata in scena nel teatro di Pratolino.<ref>M. Fabbri, ''Alessandro Scarlatti e il principe Ferdinando de' Medici'', Firenze, Olschki, 1961, pp. 34-39.</ref>
 
Alla fine degli anni '80 Scarlatti intraprese rapporti diretti con il principe Ferdinando de' Medici, che si avvalse della sua collaborazione sia per le opere destinate al teatro della [[villa medicea di Pratolino]] e altri teatri del granducato di Toscana, sia per la composizione di musiche sacre destinate a particolari ricorrenze solennemente celebrate in corte. Dopo la ripresa delle opere, già rappresentate a Roma, ''Tutto il mal non vien per nuocere'' a Firenze e ''Il Pompeo'' a Livorno, nel 1689 Ferdinando gli commissionò per Pratolino la musica di una commedia, forse ''La serva favorita'' su libretto di [[Giovanni Cosimo Villifranchi]]. Nel 1698 venne eseguita a Pratolino ''L'Anacreonte'', cui seguirono ''Flavio Cuniberto'' (1702), ''Arminio'' (1703), ''Turno Aricino'' (1704), ''Lucio Manlio'' (1706), ''Il gran Tamerlano'' (1706).
Nel 1716, presso il teatro San Bartolomeo di Napoli, vi fu la prima rappresentazione dell'opera seria di Alessandro Scarlatti "Carlo re d'Alemagna", Negli intervalli dell'opera vennero inoltre rappresentati i tre intermezzi ch vedono protagonisti la vecchia vedova Palandrana e il giovine da bravo Zamberlucco, anch'essi musicati da Scarlatti. La partitura di questi intermezzi, rimasta sconosciuta fino al 2013, è conservata nella Biblioteca Universitaria di Bologna (MS Musicale 646 Vol V CC 171-197) ove era giunta nel 1749 per lascito testamentario del conte Francesco Maria Zambeccari.<ref>Nell'aprile 2013 il gruppo editoriale Viator ne ha pubblicato un'edizione critica curata da Sandro Volta e da Marco Bellussi; quest'ultimo ne ha diretto la prima esecuzione scenica in tempi moderni presso il teatro comunale di Panicale.</ref>
 
Nel 1702, dopo la morte del re Carlo II e l'instabilità politica conseguente ai contrasti tra Asburgo e Borbone per la successione del regno di Spagna, Scarlatti, ottenuta una licenza, si allontanò da Napoli per recarsi a Firenze, confidando nel favore del principe Ferdinando de' Medici per ottenere una nuova sistemazione per sé e per il figlio [[Domenico Scarlatti|Domenico]] che lo seguiva. Fallito il tentativo, ritornò a Roma, città a lui più familiare, con cui aveva mantenuto sempre stretti contatti. Nel gennaio 1703 fu nominato coadiutore del maestro di cappella [[Giovanni Bicilli]] a [[Santa Maria in Vallicella|S. Maria in Vallicella]] (Chiesa Nuova),<ref>A. Morelli, Morelli, ''Alessandro Scarlatti maestro di cappella in Roma'', cit., pp. 123-129.</ref> e il 31 dicembre dello stesso anno coadiutore del maestro di cappella Antonio Foggia a [[Basilica di Santa Maria Maggiore|Santa Maria Maggiore]], subentrando come titolare nel luglio 1707.<ref>Eleonora Simi Bonini, «L’attività degli Scarlatti nella basilica Liberiana», in ''Händel e gli Scarlatti a Roma'', atti del convegno (Roma, 12–14 giugno 1985), a cura di Nino Pirrotta e Agostino Ziino, Firenze, Olschki, 1987, pp. 153–172.</ref>
Nella Stagione del Carnevale del 1718, Alessandro Scarlatti rappresentò nel Teatro Capranica di Roma un importante Dramma per Musica ''[[Telemaco (Scarlatti)|Telemaco]]'', su libretto di Carlo Sigismondo Capeci, dedicato al Conte di Gallas, ambasciatore dell'Imperatore d'Austria presso la Santa Sede.
Nel ruolo del protagonista, "Telemaco", Scarlatti fece esibire [[Domenico Gizzi]] (1687-1758), illustre musico soprano della Real Cappella di Napoli.
 
In questi anni romani (1703-1708) Scarlatti, godendo della protezione del cardinale Ottoboni, al cui servizio era entrato nell'aprile 1705,<ref>Hans Joachim Marx, «Die Musik am Hofe Pietro Kardinal Ottobonis unter Arcangelo Corelli», in ''Studien zur italienisch-deutschen Musikgeschichte V'', a cura di Friedrich Lippman, Köln-Graz, Böhlau, 1968, pp. 161-162.</ref> compose numerosi oratori, eseguiti a S. Maria in Vallicella, al palazzo della Cancelleria, al Seminario Romano, a palazzo Ruspoli e in altri luoghi, come ''La santissima Annunziata'' (1703), ''Il regno di Maria Vergine'' (1704), ''Il Sedecia'' (1706), ''Il martirio di s. Cecilia'' (1708), l{{'}}''Oratorio per la passione di nostro Signore'' (1708). Compose anche molta musica sacra, soprattutto per la basilica liberiana, la ''Missa Clementina'' in onore di [[Papa Clemente XI|Clemente XI]] e un ''Miserere'' per la cappella pontificia.
A Napoli Scarlatti conduce gli ultimi anni della sua vita, stimato e venerato ma ormai fatalmente ai margini della vita culturale. Il plauso dei maggiori teorici e dei più apprezzati musicisti contemporanei (tra cui [[Georg Friedrich Haendel]], [[Johann Adolph Hasse]], e il severissimo [[Johann Joachim Quantz]]) incoraggia il compositore a proseguire nella sua raffinata ricerca formale, che culmina in due capolavori della maturità, ''[[Il trionfo dell'onore]]'' ([[1718]]) e ''[[Griselda (Alessandro Scarlatti)|Griselda]]'' ([[1721]]), partiture ancora una volta di incantevole fattura che incontrarono all'epoca i gusti del pubblico (soprattutto la prima, replicata per ben diciotto volte) senza tuttavia riuscire ad imporsi successivamente in repertorio.
Sempre nel 1721 avviene la prima assoluta della cantata ''La gloria di primavera'' con [[Margherita Durastanti]] al [[Her Majesty's Theatre]] di Londra.
 
Durante quegli anni entrò in contatto con il cardinale [[Vincenzo Grimani]], che fu a Roma nel 1706 in missione diplomatica per conto dell'imperatore allo scopo di riportare sotto gli [[Casa d'Asburgo|Asburgo]] il [[Regno di Napoli]]. Il rapporto con il Grimani valse a Scarlatti la commissione per due opere, ''[[Mitridate Eupatore|Mitridate]]'' e ''Il trionfo della libertà'', rappresentate nel carnevale 1707 nel [[Teatro Malibran|teatro San Giovanni Grisostomo]] di Venezia, di proprietà della famiglia Grimani. Nello stesso anno a Venezia fu pure eseguito il suo oratorio ''Cain overo il primo omicidio'' su testo di Antonio Ottoboni.
Morì a Napoli il 22 ottobre [[1725]] e fu sepolto nella chiesa di Santa Maria a Montesanto.
 
Nel dicembre 1708, approfittando del cambio di regime nel viceregno di Napoli e del fatto che il [[Vincenzo Grimani|cardinale Grimani]] era stato nominato viceré, Scarlatti rivolse a lui una supplica per ottenere il reintegro nel posto di maestro di cappella della Real Cappella. La richiesta fu accettata all'inizio di gennaio 1709 e di lì a poco il compositore fece ritorno a Napoli.
La delibera dell'influente associazione mostra senza ombra di dubbio che il diciannovenne "Scarlattino" si era già fatto apprezzare in Roma, dove godeva della protezione di una delle famiglie nobiliari più in vista: il segreto d'un successo così rapido è da ricercarsi probabilmente nella diffusione delle sue prime opere, in cui la vera vocazione del musicista – ossia una particolare attitudine per la scrittura vocale - si evidenziava già con estrema forza. Le cantate stilisticamente attribuibili a questo periodo rivelano un'originale varietà di strutture, spesso memore di stilemi arcaici (arie variate sopra un basso fondamentale – ciaccona - ) che vengono liberamente accostati a procedimenti più "moderni" (come l'aria da capo).
 
A Napoli proseguì l'attività operistica, portando in scena una o due opere l'anno fino al 1719, ma nonostante singoli successi come ''[[Il Tigrane (Alessandro Scarlatti)|Il Tigrane]]'' (1715), ''[[Carlo re d'Allemagna]]'' (1716),<ref>Negli intervalli dell'opera vennero inoltre eseguiti i tre intermezzi che vedono protagonisti la vecchia vedova Palandrana e il giovine da bravo Zamberlucco, anch'essi musicati da Scarlatti. La partitura di questi intermezzi, rimasta sconosciuta fino al 2013, è conservata nella Biblioteca Universitaria di Bologna (MS Musicale 646 Vol V CC 171-197) dove giunse nel 1749 per lascito testamentario del conte Francesco Maria Zambeccari. Un'edizione critica curata da Sandro Volta e da Marco Bellussi è apparsa nel 2013 (ed. Viator); quest'ultimo ne ha diretto la prima esecuzione scenica in tempi moderni presso il teatro comunale di Panicale.</ref> e la commedia per musica ''[[Il trionfo dell'onore]]'' (1718),<ref>L'opera conobbe un notevole successo e fu replicata per ben diciotto volte, ma in seguito non entrò in repertorio.</ref> Scarlatti dovette subire sempre più la forte concorrenza della nuova generazione di compositori d'opera della scuola napoletana, quali [[Leonardo Leo]], [[Domenico Sarro]], [[Nicola Porpora]], da lui distanti per stile e scuola, che si sarebbero affermati sulle scene italiane dalla fine degli anni '20 in avanti. Va ricordato, però, che già nei primi anni del Settecento, lo stile operistico di Scarlatti era da taluni giudicato "malinconico", "difficile", "più da stanza [camera] che da teatro",<ref>Tali giudizi vennero formulati da due personaggi competenti in campo musicale e teatrale, quali il principe Ferdinando de' Medici, peraltro estimatore di Scarlatti, e dal conte bolognese Francesco Maria Zambeccari. Cfr. Roberto Pagano e Lino Bianchi, ''Alessandro Scarlatti'', cit., p. 205.</ref> perché particolarmente complesso, essendo fondato essenzialmente sul contrappunto tra voce e strumenti, e su uno stretto ed equilibrato rapporto tra musica e testo. Il nuovo stile che appare nell'opera italiana, e in particolare nella scuola napoletana, dagli anni Venti del Settecento, abbandona la scrittura contrappuntistica e privilegia la distinzione di compiti tra parte vocale e accompagnamento orchestrale, preferendo una scrittura armonica di ampio respiro e semplificata nelle modulazioni, per dare maggiore risalto ai virtuosismi dei cantanti.<ref>Lorenzo Bianconi, ''Il teatro d'opera in Italia'', Bologna, Il Mulino, 1993, p. 59.</ref> Per questi motivi sembra almeno in parte da ripensare la vetusta idea ottocentesca che vede in Scarlatti il principale tra i fondatori della [[Scuola musicale napoletana]]. Il compositore, tra l'altro, non ebbe mai incarichi di insegnamento nei conservatori napoletani, né sembra avere avuto veri e propri allievi, ad eccezione del figlio [[Domenico Scarlatti|Domenico]], e di musicisti estraneai alla scuola napoletana, come [[Francesco Geminiani]], [[Domenico Zipoli]], e i tedeschi [[Johann Adolph Hasse]] e [[Johann Joachim Quantz]], con cui ebbe solo brevi e fugaci contatti, per giunta riferiti da fonti indirette e posteriori di molti decenni ai fatti.
Il tipo di voce utilizzata afferisce quasi sempre al registro [[soprano|sopranile]] (sarà così per la quasi totalità delle circa 700 [[cantata|cantate]] a voce sola composte da Scarlatti nel corso della sua carriera). Probabilmente non si tratta di un atteggiamento meramente volto ad assecondare la nobile ed erudita committenza a cui questi veri e propri [[dramma per musica|drammi per musica]] in miniatura erano destinati, bensì d'uno spontaneo trasporto verso una tipologia vocale particolarmente adeguata ad assecondare le sue proprie esigenze espressive. Il grande successo ottenuto da queste composizioni (di cui in tutto il mondo si conservano numerosissimi esemplari manoscritti a testimonianza della loro diffusione) conferma che l'innegabile complessità della scrittura scarlattiana doveva trovare riscontro in esecutori di sicuro talento e in uditori di grandissima cultura (quali erano i componenti della nascente [[Accademia dell'Arcadia]], di cui il palermitano sarà eletto membro nel [[1706]] unitamente a [[Bernardo Pasquini]] ed [[Arcangelo Corelli]]).
 
A Napoli, fra il 1711 e il 1723, compose almeno sei serenate eseguite al Palazzo Reale o in altri palazzi della nobiltà di più alto rango.
A Roma poi l'oratorio trovava terreno fertile anche per motivi "politici": con l'eccezione di una breve parentesi, coincidente con l'ascesa al Santo Soglio di [[papa Alessandro VIII]], l'attività teatrale a Roma fu soggetta a gravi restrizioni a cavallo tra [[XVII secolo|Seicento]] e [[XVIII secolo|Settecento]]. Il [[melodramma]] vi era di fatto proibito, anche se la nobiltà e le più alte cariche ecclesiastiche erano solite aggirare i divieti pontifici (o ad ignorarli del tutto) facendo rappresentare in forma privata nelle proprie dimore spettacoli operistici per i quali venivano allestiti scenari dai migliori architetti, e in cui intervenivano i più celebri cantanti, anche dall'estero.
 
Durante gli anni napoletani, Scarlatti non interruppe mai i rapporti con Roma: qui nel 1712 al teatro del [[palazzo della Cancelleria]] fu rappresentata la sua opera ''Il Ciro'', su libretto del [[Pietro Ottoboni|cardinale Ottoboni]] che ne fu il committente e patrocinatore. Nel 1715 il [[papa Clemente XI]] gli conferì il titolo di cavaliere dell'Ordine di Gesù Cristo. Altre sue opere andarono in scena al [[teatro Capranica]]: ''[[Telemaco (Scarlatti)|Telemaco]]'' (1716),<ref>''Nel [[Telemaco (Scarlatti)|Telemaco]]'', su libretto di [[Carlo Sigismondo Capece]], dedicato al Conte di Gallas, ambasciatore dell'Imperatore d'Austria presso la Santa Sede, Scarlatti fece esibire nel ruolo del protagonista [[Domenico Gizzi]] (1687-1758), celebre soprano della Real Cappella di Napoli.</ref> ''[[Cambise (opera)|Cambise]]'' (1718), ''Marco Attilio Regolo'' (1719) e ''[[Griselda (Alessandro Scarlatti)|Griselda]]'' (1721; libretto [[Apostolo Zeno]]).
Nel [[1703]] il papa aveva promulgato un editto che proibiva per cinque anni le attività connesse al festeggiamento del [[Carnevale]] (e segnatamente la rappresentazione di melodrammi) per ringraziare la Divina Provvidenza di aver risparmiato l'Urbe da una serie di violenti [[terremoto|terremoti]] che avevano invece colpito gravemente il resto del [[Lazio]]. Occorreva quindi sfruttare un sistema "lecito" per godere di una forma di spettacolo il più possibile vicina all'opera: commissionare la composizione di oratorii in lingua volgare.
 
Nel 1720 compose una messa con un graduale, e antifone, inno e Magnificat per i vespri della festa di [[Santa Cecilia|s. Cecilia]], celebrata nella [[Santa Cecilia in Trastevere|chiesa dedicata alla santa]], su commissione del cardinale Francesco Acquaviva d'Aragona, titolare della basilica.
Questa tipologia aveva assunto, nella sua evoluzione stilistica, un ruolo di succedaneo del dramma per musica, da cui si differenziava ormai solo per ciò che riguardava le fonti d'ispirazione: la storia sacra prendeva il posto della narrazione a sfondo arcadico o mitologico, e i personaggi comici erano banditi dall'intreccio. Rimanevano invece simili la struttura formale (alternarsi di recitativi arie e duetti, sempre più spesso nella forma da capo) e il grado di virtuosismo – talora sfrenato - richiesto sia agli interpreti vocali che strumentali. Svincolato dalla solennità conferita dalla lingua latina, anche l'oratorio in lingua italiana poteva così uscire dalle Basiliche, ed essere allestito nei fastosi palazzi della nobiltà.
 
Nel 1721 al [[His Majesty's Theatre|teatro di Haymarket]] di Londra fu eseguita la sua cantata ''La gloria di primavera'' con la partecipazione del celebre soprano [[Margherita Durastanti]].
Un gran numero di commissioni continuavano tuttavia a pervenire ai maestri di cappella da parte delle potenti confraternite oratoriali di San Girolamo e da parte degli influenti protettori della Chiesa Nuova, tra cui figuravano la regina [[Cristina di Svezia]], il cardinale [[Pietro Ottoboni]], il principe [[Francesco Maria Ruspoli]] e lo stesso [[papa Clemente XI]]. Già nel tardo Seicento Carissimi e Stradella a Roma avevano offerto stupendi esempi di composizioni oratoriali in lingua italiana, il cui vero codificatore fu tuttavia Alessandro Scarlatti, che ne licenziò, nel corso della sua carriera, circa quaranta, in gran parte su richiesta di committenti romani. Il trapanese si dimostrò non solo capace di assecondare i gusti del suo pubblico, ma osò in alcune occasioni adottare soluzioni ardite e innovative, in piena adesione allo spirito e all'estetica barocca.
 
Scarlatti condusse gli ultimi anni della sua vita, stimato e venerato dai più apprezzati musicisti dell'epoca in visita a Napoli, tra cui [[Johann Adolph Hasse]] e il flautista [[Johann Joachim Quantz]]. Tuttavia poco prima di morire dovette inviare una supplica al viceré per ottenere qualche incremento al suo stipendio, lamentando le difficoltà economiche che si trovava ad affrontare.
[[File:Alessandro Scarlatti 2.jpg|miniatura|sinistra|Alessandro Scarlatti]]
 
Morì a Napoli il 24 ottobre [[1725]] e fu sepolto nella chiesa di Santa Maria a Montesanto, dove nella cappella di S. Cecilia si legge ancora l'iscrizione sulla lapide tombale, forse dettata dal cardinale Ottoboni:
Agli inizi del Settecento, pur non risiedendo stabilmente a Roma, egli era il dominatore incontrastato in un ambiente dove la concorrenza era rappresentata da musicisti del calibro dei fratelli Melani, di [[Bernardo Pasquini]] e di [[Antonio Caldara]], e dove perfino cardinali e principi componevano libretti e talora cantate o musica strumentale. Forse Scarlatti inizia inconsapevolmente a scavare un solco tra sé e il proprio pubblico solo quando intraprende l'avventura di compositore operistico, campo in cui si dimostra geniale innovatore e, sfortunatamente per lui, anticipatore e organizzatore delle forme che l'opera seria assumerà nel corso del Settecento.
 
{{citazione
Eppure i suoi primi passi nel mondo del melodramma avvengono sotto i migliori auspici: nell'inverno del [[1679]] la sua seconda opera, ''Gli equivoci nel sembiante'', ottiene un successo clamoroso, che gli vale l'iniziale interessamento e quindi la protezione della regina Cristina di Svezia (nel libretto della successiva ''Honestà negli amori'' si può già regiare del titolo di Maestro di Cappella della sovrana). La fama rapidamente acquisita, la circolazione di alcune sue partiture in tutta [[Europa]] e il conseguente stimolo ad affermarsi come operista lo spingono lontano da Roma e lo portano a [[Napoli]], dove vedono la luce, nel giro di diciotto anni (1684-1702) non meno di trentacinque drammi per musica, un numero impressionante di cantate e una gran copia di musica sacra e spirituale: a Napoli Scarlatti ha modo e agio di sperimentare quelli che diverranno, nel giro di pochi anni, i punti fermi del teatro musicale di tutto un continente fino alla rivoluzione mozartiana, ossia l'uso sempre più frequente di recitativo stromentato e il massiccio utilizzo dell'aria da capo, destinata a prendere il posto d'ogni altro tipo d'[[aria (musica)|aria]].
|Qui è sepolto il cavaliere Alessandro Scarlatti, uomo insigne per equilibrio, generosità e bontà, massimo innovatore della musica.
|
|<nowiki>Heic situs est | eques Alexander Scarlatus | vir moderatione beneficentia | pietate insignis | musices instaurator maximus</nowiki>
|lingua=la
}}
 
== Produzione musicale ==
Alcuni importanti storici del Novecento hanno sottolineato l'importanza che le ouverture avanti l'opera ideate da Scarlatti in questi anni rivestirono nel fornire un modello per la prima fase di sviluppo della [[sinfonia]] classica (anche se questo giudizio non ha contribuito a squarciare il velo di silenzio che ancora oggi ricopre i numerosi melodrammi custoditi presso le biblioteche di tutto il mondo in attesa di un'auspicabile riscoperta).
=== Caratteri generali ===
[[File:Edward J. Dent, 1900.jpg|miniatura|left|Edward J. Dent]]
Per poter presentare l'opera del compositore in poche parole, è necessario citare il suo primo biografo, il musicologo [[Edward Joseph Dent|Edward Dent]], il quale affermò, all'inizio del [[XX secolo]]: {{Citazione|Quasi tutti quegli stilemi che siamo abituati a considerare essenzialmente mozartiani, furono appresi da Mozart dagli italiani del mezzo secolo precedente. Mozart, infatti, in qualche misura ha ripetuto l'opera di Scarlatti, unendo in sé la forza imponente di [[Leonardo Leo|Leo]], la dolcezza di [[Francesco Durante|Durante]] e [[Giovanni Battista Pergolesi|Pergolesi]], l'energia viva di [[Leonardo Vinci|Vinci]] e l'umorismo distinto di [[Nicola Bonifacio Logroscino|Logroscino]], con quella bellezza divina della melodia che apparteneva solo a Scarlatti.}}
 
La formazione musicale di Scarlatti avvenne essenzialmente a Palermo e Roma, in quest’ultima città era arrivato ancora dodicenne. Qui in parte formò il suo stile sia nel campo della musica sacra sia in quello operistico. A Roma, nel corso del Seicento l'opera si sviluppò soprattutto nei teatri privati della nobiltà e meno nei teatri pubblici; questi, infatti, nel corso del XVII secolo non furono aperti in modo regolare, come invece accadeva a Venezia, ma furono talvolta ostacolati dall'autorità papale, che opponeva una qualche resistenza a concedere le licenze per motivi d'ordine morale. Ciononostante, negli ultimi tre decenni del Seicento furono attivi, pur non continuativamente, i teatri Tordinona, Capranica e della Pace, oltre a quelli gestiti dagli architetti [[Gian Lorenzo Bernini]], [[Giovan Battista Contini]] e Mattia de' Rossi, e quello di palazzo Colonna. Scarlatti mise in musica sia opere del genere della commedia (''Gli equivoci nel sembiante'', ''L'onestà negli amori'', ''Tutto il mal non vien per nuocere''), i cui libretti furono scritti da letterati romani come Pietro Filipo Bernini e [[Giuseppe Domenico De Totis]], sia nel genere del dramma, come ''L'Arsate'', su libretto del principe Flavio Orsini o ''Il Pompeo'', su libretto del veneziano [[Nicolò Minato]].
Due motivi spinsero Scarlatti a lasciare [[Napoli]] nel [[1702]], ossia quando si trovava al culmine della fama. In ''primis'' il suo gusto lo stava portando a fare sempre meno concessioni al pubblico partenopeo (che pure gli tributava enormi successi); la sua musica si dirigeva verso un grado di ricerca formale sempre più avanzata e il maestro desiderava continuare le proprie sperimentazioni con maggiore libertà. In secondo luogo la situazione finanziaria della sua numerosa famiglia stava peggiorando, poiché gli stipendi che gli spettavano in qualità di Maestro della Reale Cappella non gli venivano corrisposti con regolarità.
 
Il successo delle sue opere fu determinante per il suo trasferimento a Napoli nel 1683, dove fu chiamato dal [[Gaspar Méndez de Haro|marchese del Carpio]], appena nominato viceré, dopo essere stato per alcuni anni a Roma in qualità di ambasciatore spagnolo.
Sperando di trovare un impiego fisso e ben remunerato presso il principe [[Ferdinando de' Medici]] si trasferisce a [[Firenze]], ma – nonostante il successo riscosso dalla messa in scena di alcuni suoi melodrammi (oggi perduti) – non ottiene alcun incarico. Accetta a quel punto di stabilirsi a Roma (1703), dove viene insignito del titolo di vice maestro di cappella della basilica di Santa Maria Maggiore: in quegli anni vive a stretto contatto con Arcangelo Corelli (con cui collabora assiduamente), e intensifica la produzione di musica sacra e di cantate, senza peraltro rinunciare a perfezionare il proprio modello ideale di dramma per musica.
 
ÈLo questostile il momento in cuidi Scarlatti siandò allontanaevolvendosi definitivamente dal gusto dell'epoca:verso la suafine musicadel operisticaXVII esecolo vocaleper inadeguarsi generaleal sigusto fateatrale semprecorrente: piùpur complessa: leconservando sinfonieuna siscrittura arricchisconofondata nelsul [[contrappunto]] tra voci e strumenti, le sue arie divengonodiventano più estese, e presentano accompagnamenti sempre più raramentespesso accompagnamenti affidati alle parti strumentali piuttosto che al solo [[basso continuo]], come invece usava agli inizi della sua attività; il virtuosismo tenderichiesto aai farsicantanti piùnella espressivo,sua e agli artistimusica, più che sfoggio di mere abilità tecniche, vengonorichiede richiestemaggiore vereespressività e proprie adesioni spiritualiattenzione al testo scritto. Accuse di eccessiva severità nello stile e di pomposità iniziano a giungergli a Venezia, allorché egli vi rappresenta uno dei suoi capolavori, il ''Mitridate Eupatore'' ([[1707]]).
 
Il suo stile denso ed elaborato dal punto di vista del contrappunto e dell'armonia, per nulla compiacente verso pubblici non selezionati e poco raffinati, fu posto ben presto a contrasto con lo stile in voga nei teatri veneziani e del nord Italia, quando gli arrivarono numerose commissioni per i teatri di questi territori. Nel 1686 il nobile Carlo Borromeo, desiderando avere un'opera di Scarlatti per il suo teatro sull’Isola Bella, dopo il successo dell{{'}}''Aldimiro'' a Milano, affermava che «l’eccellenza della musica» del compositore aveva «maggiore proprietà e modestia di quelle di Venezia, che sono quelle che si sentono nel nostro teatro di Milano».<ref>S. Monferrini, ''Carlo IV Borromeo Arese, Alessandro Scarlatti e la Cappella Reale di Napoli'', in ''Devozione e passione: Alessandro Scarlatti nella Napoli e Roma barocca'', a cura di L. Della Libera - P. Maione, Napoli, Turchini, 2014, p. 68.</ref>
La rappresentazione veneziana del ''Mitridate Eupatore'' ([[1707]]) considerato uno dei suoi capolavori, gli valse critiche per l'eccessiva severità dello stile e per una certa noia che avrebbe apportato agli spettatori, come si legge in un passo della malevola satira in versi ''contro il Scarlatti musico'' del cavalier [[Bartolomeo Dotti]]:
 
{{Citazione|Che sia musica soave<br />spirti rei negar nol ponno<br />Se negli occhi a chi non l'have –<br />introduce un dolce sonno.}}
 
Il conte bolognese [[Francesco Maria Zambeccari]], acuto osservatore dei costumi musicali e attento interprete dei gusti del pubblico contemporaneo, segnalò per primo nel [[1709]] uno dei principali motivi che contribuirono alla progressivadifficile erecezione inevitabile uscita di scena daldel repertorio teatrale delle opere di Alessandro Scarlatti nei teatri del nord Italia:
 
{{Citazione|Alessandro Scarlatti è un grand'uomo, e per essere così buono, riesce cattivo, perché le compositioni sue sono difficilissime e cose da stanza, che in teatro non riescono; in primis chi s'intende di contrapunto le stimarà, ma in un'udienza d'un teatro di mille persone, non ve ne sono venti che l'intendono.}}
 
Zambeccari osservò l'estrema complessità della scrittura che contraddistingueva il linguaggio d'un compositore più incline a uno stile severo, nutrito da una solida dottrina contrappuntistica, riflesso in parte della sua formazione romana e dell'aver dovuto soddisfare i gusti esigenti e raffinati dei suoi patrocinatori e committenti romani.
 
[[File:Alessandro Scarlatti 2.jpg|miniatura|sinistra|Alessandro Scarlatti]]
 
Gli oratori di Scarlatti rivestono un'importanza non inferiore rispetto alle sue opere nell'ambito della sua produzione. Indubbiamente la consuetudine con questo genere fu favorita dalla sua popolarità e diffusione in vari ambienti a Roma. Nella città papale esistevano congregazioni, come quella dell'Oratorio in [[Santa Maria in Vallicella|S. Maria in Vallicella]] (Chiesa Nuova), e confraternite, come quella di [[San Girolamo della Carità|S. Girolamo della Carità]], le cui attività comprendevano la regolare esecuzione di oratori nelle domeniche e nei giorni festivi. Inoltre altre confraternite erano solite far eseguire oratori in particolari periodi dell'anno, come quella del [[Oratorio del Crocifisso|Ss. Crocifisso di S. Marcello]] in quaresima e quella di [[Chiesa di Santa Maria dell'Orazione e Morte|S. Maria dell'Orazione e Morte]], nell'ottava dei Defunti, o in particolari occasioni nei collegi religiosi. Oratori venivano eseguiti anche nei palazzi della nobiltà e della prelatura, avendo assunto un ruolo alternativo e complementare all'opera a cui si avvicendavano nel periodo quaresimale. Rispetto all'opera, pur utilizzando il comune linguaggio poetico-musicale che vede alternarsi recitativi e arie (o duetti) l'oratorio non prevedeva azione scenica, né tantomeno veniva rappresentato su un palcoscenico, ma soltanto con il canto accompagnato dagli strumenti. Svincolato dalla sacralità della lingua latina (rimasta in uso, per antica consuetudine, soltanto al Ss. Crocifisso), l'oratorio in lingua italiana poteva così circolare negli ambienti secolari e religiosi, senza tuttavia interferire con le pratiche sacre.
 
A Roma Scarlatti esordì proprio con un oratorio nella quaresima 1679 al Ss. Crocifisso. In seguito pose in musica diversi oratori su testi scritti dai suoi principali protettori: ''Il trionfo della grazia overo la conversione di Maddalena'' (Roma, 1685) di [[Benedetto Pamphilj]]; ''La Giuditta'' (1695), ''La Ss. Annunziata'' (1703), ''Il regno di Maria vergine'' (1705), ''Il martirio di s. Cecilia'' (1708) e l{{'}}''Oratorio per la Passione di nostro Signor Gesù Cristo'' (noto anche col titolo ''La Colpa, il Pentimento, la Grazia'') (1708) di [[Pietro Ottoboni]]. A questi si aggiungono capolavori come ''Agar et Ismaele esiliati'' (1683; testo [[Giuseppe Domenico De Totis]]), ''Il martirio di Santa Teodosia'' (1684), una seconda ''Giuditta'' (su testo di Antonio Ottoboni), ''S. Casimiro'' (1704), ''S. Filippo Neri'' (1705), ''Sedecia re di Gerusalemme'' (1705), ''Cain overo il primo omicidio'' (1707) e altri, che furono rieseguiti in diversi centri italiani e a Vienna.<ref>Arnaldo Morelli, ''La circolazione dell’oratorio italiano nel Seicento'', «Studi musicali», XXVI, 1997, pp. 105-186.</ref>
 
Meno intensa fu la successiva produzione oratoriale di Scarlatti a Napoli: si contano soltanto ''Il trionfo del valore: Oratorio per il giorno di San Giuseppe'' (1709), l{{'}}''Oratorio per la Santissima Trinità'' (1715) e ''La Vergine Addolorata'' (1717).
 
Scarlatti compose quasi 700 [[cantata|cantate]]), di cui circa 600 a voce sola, per la maggior parte per soprano solo, ca. 70 per voce e strumenti, e ca. 20 a due voci. Il grande successo ottenuto da queste composizioni è testimoniato della loro eccezionale diffusione attraverso i manoscritti (oggi conservati in varie biblioteche in Italia e all'estero). Se le cantate dei primi anni romani appaiono improntate a una certa variabilità nella struttura interna, analogamente ai modelli di Luigi Rossi, Carissimi, Pasquini, verso la fine del XVII secolo esse sembrano confromarsi a una maggiore regolarità nell'alternanza recitativo-aria. Lo stile delle cantate scarlattiane fa pensare che fossero destinate principalmente a cantanti professionisti, di sicuro talento, e ad un pubblico selezionato, di ascoltatori particolarmente colti e raffinati, come quelli delle corti che orbitavano intorno a Cristina di Svezia, ai cardinali Pamphilj e Ottoboni, e ai principi Ruspoli, Rospigliosi e Odescalchi, o ai membri dell'[[Accademia dell'Arcadia]], che nel [[1706]] accolse il compositore come membro, insieme con [[Bernardo Pasquini]] ed [[Arcangelo Corelli]]), grazie alla protezione del cardinale Ottoboni.
 
Alcuni importanti storici del Novecento hanno sottolineato l'importanza che la sinfonia avanti l'opera ideata da Scarlatti in questi anni rivestì nel fornire un modello per la prima fase di sviluppo della [[sinfonia]] classica.
 
Ciò che stupisce è che – dimenticata quasi completamente l'opera vocale (sacra, profana e operistica), l'Ottocento e anche il Novecento si siano dedicati con una certa assiduità solo alla diffusione e all'esecuzione del repertorio strumentale. Se le composizioni per tastiera, abbastanza numerose e generalmente di alto livello stilistico, risentono ancora dell'improponibile confronto con quelle del figlio Domenico, le ''Dodici sinfonie di concerto Grosso'' (1715) sono entrate a far parte stabilmente del bagaglio di molti gruppi specializzati nell'esecuzione di musica antica. Pur avendo faticato a liberarsi dal marchio di corellianità, le ''Sinfonie di concerto grosso'' sono riuscite a imporsi grazie al perfetto uso del contrappunto e soprattutto grazie alla bellezza delle melodie, venate da sottile e sublime malinconia, che è il tratto caratteristico e originale di tutta l'opera scarlattiana.
 
==== Lavori teatrali ====
[[File:Alessandro Scarlatti - Griselda. (BL Add MS 14168 f. 5r).jpg|miniatura|Manoscritto dell'opera ''Griselda'' (1721) di Alessandro Scarlatti.]]
Le opere di Scarlatti costituiscono un punto di legame molto importante tra la musica del tardo [[XVII secolo|Seicento]] e [[Classicismo (musica)|quella]] del [[XVIII secolo]], che ha il suo culmine in [[Wolfgang Amadeus Mozart|Mozart]]. Le sue prime opere (''Gli equivoci nel sembiante''; ''[[L'honestà negli amori]]''; ''[[Il Pompeo]]'', contenente le famose arie ''O cessate di piagarmi'' e ''Toglietemi la vita ancor'') usano ancora le antiche cadenze nei loro recitativi e un'amplissima varietà di piccole arie, talvolta accompagnate da un quartetto d'archi, trattate con attenta elaborazione, talvolta accompagnate dal solo [[clavicembalo]].
 
Dal 1697 circa e prima di ''La caduta de' Decemviri'', forse sotto l'influenza dello stile di [[Giovanni Bononcini]] e probabilmente ancor più del gusto del viceré, le sue opere diventano più convenzionali e comuni dal punto di vista del ritmo, mentre la sua scrittura si fa più ruvida, non priva però di brillantezza. Gli [[oboi]] e le [[trombe]] sono usati frequentemente, i [[violini]] suonano spesso all'unisono.
 
''[[Mitridate Eupatore|Il Mitridate Eupatore]]'', considerato il suo capolavoro, composto a Venezia nel 1707, contiene musica di gran lunga superiore a quella che Scarlatti aveva scritto per Napoli, sia tecnicamente che intellettualmente. Le ultime opere napoletane (''L'Amor volubile e tiranno''; ''La Principessa fedele''; ''[[Il Tigrane (Alessandro Scarlatti)|Il Tigrane]]''), sono più ostentate ed efficaci che profondamente emotive. Fu nell'opera ''Teodora'', del 1697, che iniziò l'uso del ''ritornello'' da parte dell'orchestra.
 
Il suo ultimo gruppo di opere, composto per Roma, mostra un senso poetico più profondo, uno stile melodico ampio ed elegante, uno stile di orchestrazione molto più moderno ed un forte senso del dramma, in particolare nei recitativi accompagnati, tecnica che utilizzò per primo già nel 1686 (''Olimpia vendicata''). Compaiono per la prima volta i [[corno (strumento musicale)|corni]], trattati spesso con effetti sorprendenti. ''[[Il trionfo dell'onore]]'' (sua unica opera comica e capolavoro del genere che, negli anni successivi, sarebbe diventata una delle preferite dai compositori della nuova generazione come [[Leonardo Leo|Leo]] e [[Leonardo Vinci|Vinci]]<ref name="Fabris, p. 30">Fabris, p. 30.</ref>) e ''[[Griselda (Alessandro Scarlatti)|Griselda]]'', abbracciano più di mezzo secolo di opera, anticipando la freschezza e finezza mozartiane.<ref name="ref_A">Carrère, p. 15.</ref>
 
==== Cantate e oratori ====
[[File:Pietro Ottoboni by Francesco Trevisani.jpg|miniatura|Il cardinale [[Pietro Ottoboni]], librettista di Scarlatti.]]
Oltre alle opere, Scarlatti compose molti [[Oratorio (musica)|oratori]], come ''Agar e Ismaele esiliati'', ''Il giardino di rose'' ed il ''San Filippo Neri'', e [[serenate]], che mostrano tutte uno stile simile. Scarlatti scrisse quasi 820 [[Cantata|cantate da camera]] per voce sola (di cui 620 attribuite con certezza), nessun compositore del suo tempo ne produsse così tante. L'impressionante numero di cantate si spiega meglio se si pensa al fatto che queste opere sono nate in gran parte durante il divieto pontificio dell'opera lirica a Roma: nel 1697, infatti, [[Innocenzo XII]] chiuse il [[teatro Tordinona]] (di [[Cristina di Svezia]]) e vietò gli spettacoli musicali al [[teatro Capranica]] nel 1699. Sostenuto da mecenati romani, come i cardinali [[Pietro Ottoboni|Ottoboni]] e [[Benedetto Pamphilj|Pamphilj]], ed il principe [[Francesco Maria Marescotti Ruspoli|Ruspoli]], si rinnova la richiesta di cantate da camera,<ref>Dubowy, p. 117</ref> allora in assoluto la forma musicale prediletta dalla nobiltà e dalla borghesia, dove nell'intimità si esprimevano i sentimenti e il tema privilegiato di queste opere: l'amore. Spesso questi committenti e destinatari erano anche gli autori dei testi musicati, come Pietro Ottoboni, la cui firma era nascosta sotto lo pseudonimo [[Accademia dell'Arcadia|arcadico]] di ''Crateo Ericinio''. Rappresentano la musica da camera più intellettuale di questo periodo. Le cantate, infatti, furono per Scarlatti ciò che fu a suo tempo il madrigale per [[Claudio Monteverdi|Monteverdi]], cioè un laboratorio e un crogiolo di ispirazione rivolto esclusivamente al piccolo pubblico di intenditori.<ref>Carrere, p. 15</ref> Il compositore con una fertile immaginazione aveva dunque la possibilità di realizzare pienamente se stesso e dare l'espressione di tutto il suo genio in queste piccole forme, dove abbondano le sequenze armoniche più audaci, andando di pari passo con la caratterizzazione melodica che servirà da modello per gli ultimi compositori barocchi.<ref>Bukofzer, p. 270</ref>
 
<gallery mode="packed">
Pieter Pietersz. Lastman 001.jpg|[[Abramo]] caccia Agar e [[Ismaele]], [[Pieter Lastman]] (1612)
FNeri.gif|[[Filippo Neri]], [[Sebastiano Conca]]
Clori mia, Clori bella H.129 - A. Scarlatti (D-B Mus.ms. 30188).png|Incipit della cantata ''Clori mia, Clori bella''
Clori vezzosa e bella, H.134 - finale - A. Scarlatti (Paris, BnF, RES VMC MS-67 f°101v).png|Ultima pagina della cantata ''Clori vezzosa e bella''
</gallery>
 
==== Musica sacra ====
Scarlatti era ampiamente considerato ai suoi tempi un grande compositore di musica sacra e cantate.<ref name="ref_A" /> Questo repertorio di Scarlatti non è ancora riabilitato e neppure considerato oggi in proporzione all'importanza del corpus: dieci messe, 114 mottetti (di cui sei ''Dixit Dominus'', cinque ''Salve Regina'', uno ''Stabat Mater''), le ''Lamentazioni per la settimana santa'', ''Il primo omicidio''. Le opere sono spesso destinate a Roma, anche nel periodo in cui risiedeva a Napoli, e lo stile, contrappuntistico, è complicato nei dettagli. In tale genere il compositore mostra tutto il suo eclettismo stilistico. È a suo agio nello stile ''antico'' della polifonia tradizionale così come nella retorica barocca degli ''affetti''. Entrambi gli stili agiscono in parallelo nel suo lavoro.<ref>Carrère, p. 12.</ref>
 
Le dieci messe giunte a noi oggi sono in generale di minore importanza, ad eccezione della grande ''[[Messa di Santa Cecilia]]'': Scarlatti aveva allora sessant'anni e la compose all'inizio del [[XVIII secolo|Settecento]], in uno stile moderno dell'epoca, caratterizzato dal brio e dalla seduzione,<ref name=lema>{{cita|Lemaître, 1992|p. 668}}.</ref> che culminò nelle grandi messe di [[Johann Sebastian Bach|Bach]] e [[Ludwig van Beethoven|Beethoven]] e "sembra predire le ultime messe di [[Franz Joseph Haydn|Haydn]]".<ref>{{cita|Carrère, 1995|p. 15}}.</ref> Questa notevole opera, "a coronazione di tutta la sua musica sacra",<ref name=nys>{{cita|de Nys, 1992|p. 1291}}.</ref> quasi contemporanea del ''[[Magnificat (Bach)|Magnificat]]'' di [[Johann Sebastian Bach|Bach]] (1723), non ha nulla da invidiarle, "sia in termini di interesse musicale che di sintesi stilistica delle tendenze del primo Settecento".<ref>{{cita|Lemaître, 1992|p. 669}}.</ref><ref>[https://www.allmusic.com/composition/messa-di-santa-cecilia-for-soloists-chorus-2-violins-viola-continuo-in-a-major-mc0002393713 Messa di Santa Cecilia] on All Music.</ref>
 
<gallery mode="packed">
File:Save Regina (II) R.528.10 - Alessandro Scarlatti (Munich, Ms. 652).png|Prima pagina di una copia degli inizi del [[XIX secolo]] del ''Salve Regina'' (Monaco, [[Bayerische Staatsbibliothek]]
File:Deposizione, Colantonio 001.jpg|[[Colantonio]], ''Deposizione'', 1455-60
File:Santa Cecilia in estasi - Cavallino.jpg|[[Bernardo Cavallino]], ''Santa Cecilia in estasi'', 1645
File:Rembrandt Harmensz. van Rijn - Jeremia treurend over de verwoesting van Jeruzalem - Google Art Project.jpg|''Geremia si lamenta sulla distruzione di Gerusalemme'', [[Rembrandt]]
File:Peter Paul Rubens - Cain slaying Abel (Courtauld Institute).jpg|[[Caino]] e [[Abele]] di [[Peter Paul Rubens]] (1609 circa)
</gallery>
 
==== Musica strumentale ====
{{Citazione|Alessandro Scarlatti è un grand'uomo, e per essere così buono, riesce cattivo perché le compositioni sue sono difficilissime e cose da stanza, che in teatro non riescono, in primis chi s'intende di contrapunto le stimarà; ma in un'udienza d'un teatro di mille persone, non ve ne sono venti che l'intendono.}}
L'interesse e l'importanza delle opere strumentali di Scarlatti sono proporzionali al loro numero,<ref name="ref_B">Grove, 2001</ref> nonostante sia particolarmente sottovalutata la sua musica.<ref>Carrère, p. 13</ref>
 
La sua musica per tastiera comprende una raccolta di 7 ''[[toccata|toccate]]'' per [[clavicembalo]] a scopo esplicitamente pedagogico, la prima inoltre è interamente diteggiata dal compositore, il che la rende un documento prezioso per la tecnica tastieristica del barocco.<ref name="ref_B" /> Giunta sino a noi è anche una lunga ''Toccata nel primo tono'' che termina con 29 variazioni sul tema della [[Follia (tema musicale)|''Follia'']].
Zambeccari osservò l'estrema complessità formale che contraddistingueva il linguaggio d'un compositore, più incline a uno stile severo e rigoroso, nutrito da una solida dottrina contrappuntistica, appresa inizialmente a [[Palermo]] ma successivamente e definitivamente affinata a [[Roma]].
 
Sebbene interessante, la sua musica strumentale sembra di scrittura molto antica rispetto alle sue opere vocali dello stesso periodo, pur presentando, secondo taluni «un'ammirevole fluidità».<ref name=tere>{{cita|Terenzio, 1994|p. 281}}.</ref> Fu, tuttavia, uno dei primi esponenti della scuola napoletana a sviluppare un repertorio quasi inesistente prima di lui.<ref name="Fabris, p. 30" /> Il valore e la qualità della sua produzione di musica strumentale risiede nell'architettura e nell'intensità lirica. All'apice della sua carriera, furono scritte le ''Sinfonie di concerto grosso'' ed i ''Sei Concerti grossi'', che restano ad oggi i suoi lavori di musica strumentale più conosciuti.
Ciò che stupisce è che – dimenticata quasi completamente l'opera vocale (sacra, profana e operistica), l'Ottocento e anche il Novecento si siano dedicati con una certa assiduità solo alla diffusione e all'esecuzione del repertorio strumentale. Se le composizioni per tastiera, abbastanza numerose e generalmente di alto livello stilistico, risentono ancora dell'improponibile confronto con quelle del figlio Domenico, le ''Dodici Sinfonie di Concerto Grosso'' sono entrate a far parte stabilmente del bagaglio di molte gruppi strumentali specializzati nell'esecuzione di musica antica. Pur avendo faticato a liberarsi dal marchio di corellianità, le ''Sinfonie di concerto grosso'' sono riuscite a imporsi grazie al perfetto uso del contrappunto e soprattutto grazie alla bellezza delle melodie, venate da sottile e sublime malinconia, che è il tratto caratteristico e originale di tutta l'opera scarlattiana.
 
== Composizioni ==
{{W|musica classica|novembre 2022|commento=[[wp:corsivo]].}}
=== Drammi per musica ===
* Gli equivoci nel sembiante (Libretto di Pietro Filippo Bernini) rappresentato a Roma nel [[1679]] e ripreso poi in altre città italiane
''Sono note 59 opere di Scarlatti''
* [[L'honestà negli amori]] (Libretto di Pietro Filippo Bernini) rappresentato a Roma nel 1680
* Arminio, pasticcio in 3 atti (libretto di [[Antonio Salvi]]) [[1714]] al [[Her Majesty's Theatre]] di Londra
* Gli equivoci nel sembiante
* L'honestà negli amori
* Tutto il mal non vien per nuocere
* [[Il Pompeo,]] libretto(Libretto del conte [[Nicolò Minato]]) 20Roma, gennaioteatro [[1684]]palazzo nelColonna, 1683, e [[Teatro San Bartolomeo]]|Teatro San Bartolomeo di Napoli]], 20 gennaio [[1684]], con [[Giovanni Francesco Grossi]]
* La Psiche ovvero Amore innamorato [[Teatro San Bartolomeo|Teatro San Bartolomeo di Napoli]], [[1684]]
* [[Pirro e Demetrio]] (Libretto di [[Adriano Morselli]]), [[Teatro San Bartolomeo|Teatro San Bartolomeo di Napoli]], [[1694]]
* Commodo Antonino (Libretto di [[Giacomo Francesco Bussani]]) rappresentato nel Teatro San Bartolomeo di Napoli il 18 novembre [[1696]]
* L'Emireno ovvero Il consiglio dell'ombra, rappresentato a Napoli nel [[1697]]
* Gl'inganni felici (Libretto di [[Apostolo Zeno]]) rappresentato a Napoli nel [[1699]]
* Flavio Cuniberto (Libretto di [[Matteo Noris]], rimaneggiato) rappresentato a [[Pratolino]] nel [[1702]]
* Lucio Manlio l'Imperioso, rappresentato a Pratolino nel [[1705]]
* Il gran Tamerlano (Libretto di [[Silvio Stampiglia]]) rappresentato a Pratolino nel [[1706]]
* [[Mitridate Eupatore]] e il trionfo della libertà (Libretto di [[Girolamo Frigimelica|Girolamo Frigimelica Roberti]]) rappresentate a Venezia nel [[1707]]
* Il Ciro (Libretto di [[Pietro Ottoboni]]) rappresentato a Roma nel [[1712]]
* [[Il Tigrane (Alessandro Scarlatti)|Il Tigrane ovvero L'egual impegno d'amore e di fede]] (Libretto di [[Domenico Lalli]]) rappresentato nel [[Teatro San Bartolomeo]] di [[Napoli]] nel [[1715]]
* [[Carlo re d'Allemagna]], (Libretto di Giuseppe Papis) rappresentato nel Teatro San Bartolomeo di [[Napoli]] nel [[1717]]
* [[Cambise (opera)|Cambise]] (Libretto di Domenico Lalli) rappresentato a Napoli nel [[1719]]
* [[Griselda (Alessandro Scarlatti)|Griselda]] (Libretto di Apostolo Zeno) rappresentata a Roma nel gennaio [[1721]]
* [[Arminio (Scarlatti)|Arminio]] (Libretto di [[Antonio Salvi]]) rappresentato a Roma nel [[1722]], ripresa poi come pasticcio al [[His Majesty's Theatre]] di Londra
* [[Telemaco (Scarlatti)|Telemaco]] (Libretto di [[Carlo Sigismondo Capece]]) rappresentata a Roma nel [[1718]]
* [[Il trionfo dell'onore]], Commedia per musica di [[Francesco Antonio Tullio]] rappresentata nel [[Teatro dei Fiorentini]] Napoli il [[26 novembre]] [[1718]]
* Marco Attilio Regolo (Libretto da Matteo Noris, rimaneggiato) rappresentato a Roma nel carnevale del [[1719]]
* Tito Sempronio Gracco (Libretto di [[Silvio Stampiglia]]) rappresentato a Roma nel carnevale del [[1720]]
* Il Fetonte
* Olimpia vendicata
Riga 103 ⟶ 187:
* Il Flavio
* L'Anacreonte tiranno
* L'amazoneAmazone corsara ovvero L'Alvilda
* La Statira
* Gli equivoci in amore ovvero La Rosaura (libretto di [[Giovanni Battista Lucini (letterato)|Giovanni Battista Lucini]])
* L'humanità nelle fiere o vero Il Lucullo
* La Teodora Augusta
* Gerone tiranno di Siracusa
* L'amante doppio ovvero Il Ceccobimbi
* Pirro e Demetrio
* Il Bassiano ovvero Il maggior impossibile
* Le nozze con l'inimico ovvero L'Analinda
Riga 116 ⟶ 199:
* Massimo Puppieno
* Penelope la casta
* Flavio Cuniberto
* La Didone delirante
* Comodo Antonino
* L'Emireno ovvero Il consiglio dell'ombra]
* La caduta de' Decemviri
* La donna ancora è fedele
* Il prigioniero fortunato
* Gl'inganni felici
* L'Eraclea
* Odoardo (Libretto di [[Apostolo Zeno]], favola boschereccia)
* Laodicea e Berenice
* Il pastore di Corinto
* Tito Sempronio Gracco
* Tiberio imperatore d'oriente
* Arminio (Opera in 3 atti, Libretto di [[Antonio Salvi]])
* Turno Aricino
* Il Mitridate Eupatore (Tragedia per musica in 5 atti)
* Lucio Manlio l'imperioso
* Il gran Tamerlano
* Il Mitridate Eupatore (tragedia per musica in 5 atti)
* Il trionfo della libertà
* Il Teodosio
* L'Amor volubile e tiranno
* La principessa fedele
* La fede riconosciuta (Libretto di [[Benedetto Marcello]])
* Il Ciro
* Scipione nelle Spagne (Libretto di [[Apostolo Zeno]])
* L'Amor generoso
* [[Il Tigrane|Il Tigrane ovvero L'egual impegno d'amore e di fede]]
* La virtù trionfante dell'amore e dell'odio
* Telemaco
* [[Il trionfo dell'onore]] (commedia per musica)
* Cambise
* Marco Attilio Regolo
* [[Griselda (Alessandro Scarlatti)|Griselda]] (libretto di [[Apostolo Zeno]])
 
=== Serenate ===
Riga 171 ⟶ 238:
* Amore, Pace e Providenza (Napoli, Palazzo Reale, 4 novembre 1711)
* Il genio austriaco (Napoli, Palazzo Reale, 28 agosto 1713)
* Filli, Clori e Tirsi (Napoli, Palazzo Reale, 4 dicembre 1716; rieseguita a Roma, Palazzo del cardinale Nuno da Cunha e Ataíde''',''' 24 giugno 1721, col titolo La ninfa del Tago)
* La gloria di Primavera (Napoli, Palazzo Carafa della Spina, 22 o 23 maggio 1716)
* Partenope, Teti, Nettuno, Proteo e Glauco (Napoli, Palazzo Reale, 4 novembre 1718)
Riga 181 ⟶ 248:
* Agar et Ismaele esiliati (Roma, 1683; rieseguito a Palermo, 1691, col titolo: L'Abramo; Firenze, 1695, col titolo: Ismaele soccorso dall'Angelo)
* Il martirio di Santa Teodosia (Roma, 1684; rieseguito a Modena, 1685, col titolo: Santa Teodosia; Mantova, 1686; Firenze, 1693, col titolo: Santa Teodosia vergine e martire)
* Il trionfo della gratia overo La conversione di Maddalena (Roma, 1685, 1695 e 1699; rieseguita a Modena 1686 e 1703; Firenze, 1693 e 1699; Bologna, 1695, 1696, 1699, 1704 e 1705; Vienna, 1703)
* La Giuditta (Roma, Palazzo della Cancelleria, 21 marzo 1693; rieseguito a Napoli, Oratorio dell'Assunta, 3 luglio 1695, col titolo La Giuditta vittoriosa)
* I dolori di Maria sempre vergine (perduto. Napoli, 1693; rielaborato e rieseguito su testo latino a Roma, 1703, col titolo: La concettioneConcettione della Beata Vergine)
* Samson vindicatus (perduto. Roma, Oratorio del Santissimo Crocifisso, 25 marzo 1695)
* Il martirio di Santa Orsola (Roma o Napoli, 1695 ca.; rieseguito a Lione, 1718)
* La Giuditta (NapoliRoma, Palazzo della Cancelleria, quaresima 1697)
* La religioneReligione giardiniera (Napoli, Chiesa di S. Pietro Martire, 5 ottobre 1698; ivi rieseguito a Roma, Palazzo Bonelli, 24 aprile 1707, col titolo: Il giardino di rose o sia La Santissima Vergine del Rosario)
* Davidis pugna et victoria (Roma, Oratorio del Santissimo Crocifisso, 12 marzo 1700)
* Oratorio per la Santissima Annuntiata (Roma, 17001703; ivi rieseguito, 1708)
* Cantata per l'assunzione della Beatissima Vergine (Roma, 1703; rieseguito a Roma, 1705, col titolo: Il regno di Maria Vergine assunta in cielo; Firenze, 1706, col titolo: Il trionfo della Vergine Santissima assunta in cielo; Napoli, 1710, col titolo: La sposa dei sacri cantici)
* Humanità e Lucifero (Roma, 1704)
Riga 206 ⟶ 273:
* Oratorio in onore della Vergine Addolorata (Napoli, 1717)
* La gloriosa gara tra la Santità e la Sapienza (perduto. Roma, 1720)
* [[Messa di Santa Cecilia]] (Roma, 1720)
 
=== Musica strumentale ===
Riga 246 ⟶ 314:
* Suite in sol maggiore per flauto e basso continuo (giugno [[1699]])
 
=== Lavori teoricididattici ===
* ''Regole per principianti'' ([[1715]] ca.)
* ''Discorso sopra un caso particolare di arte'' (aprile [[1717]])
Riga 257 ⟶ 325:
* [https://partimentiscarlatti.blogspot.com/ ''<nowiki>Regole per ben [son]are | il cembalo</nowiki>''<nowiki> […] (D-Hs M/A 251)</nowiki>]
 
== CuriositàOnorificenze ==
{{Onorificenze
A lui e a suo figlio [[Domenico Scarlatti|Domenico]] è stato intitolato il [[cratere Scarlatti]] sul pianeta [[Mercurio (astronomia)|Mercurio]].
|immagine = D-HES-Order Iron Helmet.png
|nome_onorificenza = Cavaliere dell'Ordine dello Speron d'oro
|collegamento_onorificenza = Ordine dello Speron d'oro
|motivazione =
}}
 
<ref>{{Cita libro|titolo=Cenno storico sulla scuola musicale di Napoli del cavaliere Francesco Florimo: 2|url=https://books.google.it/books?id=YNGdtOSN6u4C&pg=RA2-PA15&dq=cavaliere+della+speron+d'oro+alessandro+scarlatti&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwirtebTu8_wAhXXCGMBHWigDbAQ6AEwAHoECAAQAw#v=onepage&q=cavaliere%20della%20speron%20d'oro%20alessandro%20scarlatti&f=false|accesso=2021-05-17|data=1871|editore=Lorenzo Rocco|lingua=it}}</ref>
 
== Omaggi ==
* A lui e al figlio [[Domenico Scarlatti|Domenico]] è stato intitolato il [[cratere Scarlatti]] sul pianeta [[Mercurio (astronomia)|Mercurio]].
* Dal 1º marzo 2019 il [[Conservatorio di Palermo]] (già dedicato a Vincenzo Bellini) viene intitolato ad Alessandro Scarlatti.
* A Napoli, un'[[Via Alessandro Scarlatti|importante strada commerciale]] porta il suo nome.
 
== Edizioni moderne ==
* Alessandro Scarlatti, Opera omnia per strumento a tastiera vol. I-II-III-IV-V-VI, Ut Orpheus Edizioni [http://www.utorpheus.com/series.php?code=as Collane - Ut Orpheus Edizioni]
* A. Scarlatti, ''Comodo Antonino'', Drama per Musica in 3 atti. prima versione di Napoli, 1696-Ricostruzione dei Recitativi, Revisione della partitura, e Risoluzione del Basso Continuo a cura di M.G.Genesi nel 300° Anniversario Scarlattiano, Piacenza , Ediz. P.M., 2025, pp. 958..
 
== Note ==
<references />
 
== Bibliografia ==
* [[Edward Joseph Dent]], ''Alessandro Scarlatti: His Life Andand Works'', 1905
* Mario Fabbri, ''Alessandro Scarlatti e il principe Ferdinando de' Medici'', Firenze, Olschki, 1961
* Alessandro Scarlatti, Opera omnia per strumento a tastiera vol. I-II-III-IV-V-VI, Ut Orpheus Edizioni [http://www.utorpheus.com/series.php?code=as]
* Roberto Pagano - Lino Bianchi, ''Alessandro Scarlatti''. Catalogo generale delle opere a cura di Giancarlo Rostirolla, Torino, ERI, 1972
 
* Lorenzo Bianconi, ''Funktionen des Operntheaters in Neapel bis 1700 und die Rolle Alessandro Scarlattis'', in ''Colloquium Alessandro Scarlatti'' (Wurzburg, 1975), Tutzing, Schneider, 1979, pp. 13–116.
== Voci correlate ==
* Arnaldo Morelli, ''Alessandro Scarlatti maestro di cappella in Roma ed alcuni suoi oratori. Nuovi documenti'', in «Note d’archivio per la storia musicale», n.s., II (1984), pp. 117-144.
* [[Scuola musicale napoletana]]
* Eleonora Simi Bonini, ''L’attività degli Scarlatti nella basilica Liberiana'', in ''Händel e gli Scarlatti a Roma'', atti del convegno (Roma, 12–14 giugno 1985), a cura di Nino Pirrotta – Agostino Ziino, Firenze, Olschki, 1987, pp. 153–172.
* ''Devozione e passione: Alessandro Scarlatti nella Napoli e Roma barocca'', a cura di L. Della Libera - P. Maione, Napoli, Turchini, 2014.
* Roberto Pagano, ''Alessandro e Domenico Scarlatti: due vite in una'', Lucca, Libreria musicale italiana, 2015.
* Luca Della Libera, ''La musica sacra romana di Alessandro Scarlatti'', Kassel - Berlin, Merseburger, 2018.
* Francesca Menchelli-Buttini, ''Sui drammi per musica di Alessandro Scarlatti dopo il 1702'', Roma, NeoClassica, 2023.
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|q|commons}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|http://www.trapaninostra.it/Foto_Trapanesi/Didascalie/Scarlatti_Alessandro.htm|Biografia}}
* {{cita web|http://www.domenicoscarlatti.it|Istituto Internazionale per lo studio del Settecento musicale napoletano}}
* {{cita web|http://www.lemusichedacamera.it|Centro Ricerche sul Settecento musicale napoletano}}
* {{cita web|https://www.vesuviolive.it/cultura-napoletana/167011-alessandro-scarlatti/|Alessandro Scarlatti: il genio siciliano che rivoluzionò la Musica Napoletana}}
* {{IMSLP|id=Scarlatti, Alessandro}}
* {{cita web|url=httphttps://www.youtube.com/watch?v=QHF8HQ-LsFA|titolo=-Video/Audio Variazioni sopra la Follia: Giannalisa Arena, cembalo}}
* {{cita web|http://corago.unibo.it/|Corago}}
* [https://partimentiscarlatti.blogspot.com/ I partimenti di Alessandro Scarlatti (D-Hs M/A 251)]
 
{{Barocco}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografie|musica classica}}
 
[[Categoria:Alessandro Scarlatti| ]]
[[Categoria:Accademici dell'Arcadia]]
[[Categoria:Compositori barocchi]]
[[Categoria:Compositori della scuola musicale napoletana]]