Chiesa di San Giorgio di Samatya: differenze tra le versioni

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{{Edificio religioso
|DedicatoANome = Chiesa di = [[San Giorgio]] di Samatya
|NomeEdificio = Chiesa di San Giorgio di Samatya
|Immagine = Church of St. George of Samatya 01.jpg
|Didascalia = L'entrata della chiesa moderna vista da nord
|Larghezza =
|Città NomeComune = [[Istanbul]]
|Regione = [[Turchia]]
|SiglaStato = TUR
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|InizioCostr = [[1866]]
|FineCostr = [[1887]]
|WebsiteSito =
|Note =
}}
'''San Giorgio di Samatya''' o '''Surp Kevork''' (in [[lingua armena{{Armeno|armeno]]: Սամաթիոյ Սուրբ Գէորգ Եկեղեցի}}; in [[lingua turca{{Turco|turco]]: ''Sulu Manastir''}}, che significa: "Monastero dell'Acqua") è una [[Chiesa apostolica armena|chiesa armena]] di [[Istanbul]]. L'edificio, costruito tra il 1866 e il 1887, è stato eretto sopra le fondamenta di una chiesa e un monastero [[impero bizantino|bizantini]] costruiti nell'undicesimo secolo. Il complesso, dedicato a Santa Maria Peribleptos ({{lang-el|Μονὴ τῆς Θεοτòκου τῆς Περιβλὲπτου|Monì tis Theotókou tis Perivléptou}}) era uno dei più importanti monasteri [[chiesa greco ortodossa|greco-ortodossi]] di [[Costantinopoli]]. <ref name="ja227">{{Cita|Janin (1953), |p. 227.}}</ref> Dopo la [[assedio di Costantinopoli (1453)|conquista ottomana della città nel 1453]] esso fu ceduto alla comunità armena di [[Istanbul]] e divenne per un periodo la sede del [[Patriarcato armeno di Costantinopoli]]. <ref name="mw200">{{Cita|Müller-Wiener (1977) pg|p. 200.}}</ref>
 
==Ubicazione==
 
La chiesa si trova ad Istanbul, nel distretto di [[Fatih]], nella ''[[mahalle]]'' di ''Kocamustafapaşa'' (storicamente [[Samatya]]), a ''Marmara Caddesi'' 79. <ref name="ro443">{{Cita|Ronchey (2010), |p. 443.}}</ref> Essa si trova all'interno della città [[mura di Costantinopoli|murata]], a breve distanza dalla riva del [[Mar di Marmara]]. L'edificio, protetto da un alto muro, è circondato da altri edifici.
 
==Storia==
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===Periodo bizantino===
 
[[File:Constantinople mediaeval map.jpg|200px|thumb|Carta di Costantinopoli intorno al 1420, da [[Cristoforo Buondelmonti]]. La Chiesa della Peribleptos è l'edificio a cupola nella parte in basso a sinistra della mappa. Il torrente mostrato nell'immagine proviene dalla fonte sacra. ]]
 
Nel quinto secolo sorgeva qui la chiesa di ''Hagios Stephanos en tais Aurelianai''. Questa chiesa era situata vicino al Palazzo ''Helenianai'' e al monastero di [[San Dalmazio]], <ref name=mw200/> vicino a un'abbondante fonte d'acqua (greco: ''Hagiasma''). Da questa fonte, ancora esistente, ha origine il nome turco del complesso ("Monastero dell'Acqua"). <ref name=ro443/> Non lontano da questi edifici e dalle mura marittime, su un piccolo altopiano sul versante meridionale della [[sette colli di IstanbulCostantinopoli|settima collina di Costantinopoli]], nel quartiere dello ''Xerolophos'', <ref name="mw187">{{Cita|Müller-Wiener (1977) pg|p. 187.}}</ref> l'[[imperatore bizantino]] [[Romano III Argiro]] (r. 1028-1034) fondò dopo la sua sfortunata spedizione in [[Siria]] un grande monastero dedicato alla ''Theotokos Peribleptos''. <ref name=ja227/> L'appellativo, che significa "visibile", "facile da vedere", ha origine dalla sua posizione dominante e isolata. <ref name=ro443/> L'Imperatore spese una grande quantità di denaro per erigere l'edificio, e fu duramente criticato per questo. <ref name=ja227/> Romano fu sepolto qui nel 1034. L'imperatore [[Niceforo III Botaniate]] (r. 1078-1081) riparò il complesso nel 1080. <ref name=mw200/> Dopo la sua deposizione, Niceforo fu obbligato dal suo successore, [[Alessio I Comneno]] (r. 1081-1118) a farsi monaco qui, e fu anche sepolto nella chiesa.
 
Nell'XI-XII secolo, era solito che la corte si recasse ogni anno alla Peribleptos per celebrare la festa della [[candelora]]. <ref name="ma306">{{Cita|Mamboury (1953), |p. 306.}}</ref> Dopo il [[assedio di Costantinopoli (1204)|sacco latino del 1204]], la chiesa rimase per un breve periodo sotto il controllo greco, ma in seguito fu data ai monaci [[repubblica di Venezia|veneziani]] [[benedettini]]. <ref name=mw200/> Dopo la fine dell'[[Impero latino]], [[Michele VIII Paleologo]] (r. 1261-1282) restaurò la chiesa e aggiunse nel [[refettorio]] un [[mosaico]] raffigurante sé stesso con la moglie [[Teodora Ducas Vatatzina|Teodora]] e il loro figlio [[Costantino. Paleologo (1261-1306)|Costantino]].<ref name=mw200/> Questo mosaico fu distrutto nel grande incendio di Samatya nel 1782. <ref name=ja227/> Alla fine del XIII secolo un giovane monaco del monastero, Hylarion, inviato a Elegmoi in [[Bitinia]] per occuparsi dei possedimenti del monastero, trovò la regione devastata dai turchi. Organizzò con successo la popolazione contro i razziatori e, dopo averli affrontati, rese di nuovo l'area sicura, ma ciò causò un grande scandalo a [[Costantinopoli]], poiché ai monaci non era permesso di combattere. Dopo essere stato costretto a tornare nella capitale, i saccheggi turchi ripresero, finché gli abitanti di Elegmoi non inviarono una petizione a Costantinopoli per chiedere il suo ritorno. Alla fine l'[[igumeno]] del monastero fu costretto a dare il suo consenso. <ref name=ja227/> L'edificio fu danneggiato nel 1402 da un incendio e dai fulmini. Nel 1422, l'imperatore [[Manuele II Paleologo]] (r. 1391-1425) visse in questo monastero durante un'epidemia e durante l'[[assedio di Costantinopoli (1422)|assedio della città]] da parte del [[sultano ottomano]] [[Murad II]]. <ref name="ja228">{{Cita|Janin (1953), |p. 228.}}</ref>
 
===Periodo ottomano===
 
Subito dopo la [[assedio di Costantinopoli (1453)|conquista di Costantinopoli nel 1453]], l'edificio continuò ad appartenere alla [[Chiesa greco-ortodossa]]. <ref name=ja228/> Secondo [[Wolfgang Müller-Wiener|Müller-Wiener]], tra il 1461 e il 1480 (il reinsediamento degli armeni a Samatya avvenne nel 1458/862 [[Calendario islamico|AH]]), il [[sultano ottomano|sultano]] [[Maometto II]] (r. 1444-46, 1451-81) cedette la chiesa alla [[Armeni nell'Impero ottomano|comunità armena]], <ref name=mw200/> e fino al 1643/44 il complesso divenne la sede del [[patriarcato armeno di Costantinopoli]]. <ref name=mw200/> Altre fonti riportano che l'edificio fu dato agli [[armeni]] nel 1643 a causa dell'intercessione di una donna armena, chiamata ''[[Şivekar Sultan|Şivekâr]]'', che era una delle preferite del sultano [[Ibrahim I]] (r. 1640-1648). <ref name=ja228/> <ref name="ey93">{{Cita|Eyice (1955), |p. 93.}}</ref> Durante questo periodo furono qui costruite diverse chiese. <ref name=mw200/> Verso la metà del diciassettesimo secolo l'unico edificio bizantino ancora visibile era il refettorio. <ref name=ro443/> Nel 1722 il complesso fu ristrutturato dall'[[architettura armena|architetto armeno]] Meldon, ma nel 1782 tutto fu distrutto dal grande incendio di Samatya. La ricostruzione avvenne nel 1804. <ref name=mw200/> Tra il 1866 e il 1887 (dopo un altro incendio nel 1877), <ref name=ey93/> la chiesa fu ricostruita come fondazione di Michele Hagopian, e solo le fondamenta della chiesa bizantina e i resti della costruzione della fonte furono conservate. Inoltre, due grandi scuole furono costruite vicino alla chiesa. <ref name=mw200/>
 
==Descrizione==
 
L'ambasciatore [[regno di Castiglia|spagnolo]] [[Ruy GonzálesGonzález de Clavijo]] (praticamente l'unica fonte esistente sul complesso nel periodo bizantino), <ref name="ja229">{{Cita|Janin (1953), |p. 229.}}</ref> che visitò [[Costantinopoli]] nel 1402, scrive che la pianta di Santa Maria era centrale, con una [[navata]] quadrata sormontata da una cupola con un atrio e stanze laterali, simile alle chiese contemporanee di [[Monastero di Ossios Loukas|Hosios Loukas]] e del [[Monastero di Daphni]] in [[Grecia]]. <ref name=ey93/> La [[cupola]] emisferica - decorata con un [[mosaico]] - poggiava su otto [[colonna|colonne]] di [[diaspro]] policromo <ref name=ja229/> che sostenevano quattro [[pennacchio (architettura)|pennacchi]]. <ref name="ro444">{{Cita|Ronchey (2010), |p. 444.}}</ref> Questi permettevano la transizione dalla base ottagonale al quadrato definito dai muri. <ref name=ro444/> Recenti scavi hanno confermato la descrizione di Clavijo. <ref name=ro444/> La chiesa, le cui pareti e il pavimento erano coperti di lastre di diaspro, conteneva diverse tombe imperiali, collocate in due stanze laterali. I suoi muri esterni erano riccamente decorati con dipinti raffiguranti le città e i castelli che erano assegnati al monastero. <ref name=ja229/> Un grande refettorio adornato con un [[affresco]] raffigurante l'[[Ultima Cena]], celle per i monaci, giardini e vigneti facevano parte del complesso. <ref name="ja230">{{Cita|Janin (1953), |p. 230.}}</ref> Nella chiesa furono inoltre esposte diverse [[reliquia|reliquie]], tra le quali il corpo di [[Papa Gregorio I|San Gregorio]]. e dei frammenti della [[Vera Croce|Croce di Gesù]] portati a Costantinopoli da [[Flavia Giulia Elena|Sant'Elena]], madre di [[Costantino I|Costantino]].<ref name="ja230" /> La chiesa attuale è un edificio rettangolare, i cui lati sono lunghi circa venti e trenta metri. Esso è orientato in direzione SW - NE. La chiesa possiede un'[[abside]] sul lato NE e un campanile. L'interno è coperto da una [[volta a botte]] ed è riccamente decorato. Sopra lla ''[[Aghiasma|Hagiasma]]'' (in turco: ''Ayazma''), considerata uno delle più belle di Istanbul,<ref name="ro443" /> è costruita una cappella dedicata a [[San Giovanni Battista]].
 
==Note==
<references/>
==Bibliografia==
*{{Cita libro|cognome=Mamboury|nome=Ernest |wkautore= Ernest Mamboury|titolo=The Tourists' Istanbul|editore=Çituri Biraderler Basimevi|lingua=Inglese|cid=Mamboury (1953)|città=Istanbul|anno=1953}}
*{{Cita libro|cognome=Janin|nome=Raymond |wkautore=Raymond Janin|titolo=La Géographie ecclésiastique de l'Empire byzantin. 1. Part: Le Siège de Constantinople et le Patriarcat Oecuménique. 3rd Vol. : Les Églises et les Monastères|editore=Institut Français d'Etudes Byzantines|lingua=Francese|cid=Janin (1953)|città=Paris|anno=1953}}
*{{Cita libro|cognome=Eyice|nome=Semavi|wkautore=Semavi Eyice|titolo=Istanbul. Petite Guide a travers les Monuments Byzantins et Turcs|editore=Istanbul Matbaası|città=Istanbul|lingua=Francese|cid=Eyice (1955)|anno=1955}}
*{{Cita libro|cognome=Eyice
*{{Cita libro|cognome=Müller-Wiener|nome=Wolfgang |wkautore=Wolfgang Müller-Wiener|titolo=Bildlexikon Zur Topographie Istanbuls: Byzantion, Konstantinupolis, Istanbul Bis Zum Beginn D. 17 Jh|editore=Wasmuth|città=Tübingen|lingua=Tedesco|anno=1977|cid=Müller-Wiener (1977)|isbn=978-3-8030-1022-3}}
|nome= Semavi
*{{Cita libro|cognome1cognome2=RoncheyBraccini|nome1nome=Silvia|cognome2cognome=BracciniRonchey|wkautore=Silvia Ronchey|nome2=Tommaso|titolo=Il romanzo di Costantinopoli. Guida letteraria alla Roma d'Oriente|url=https://archive.org/details/ilromanzodicosta0000ronc|editore=Einaudi|città=Torino|anno=2010|cid=Ronchey (2010)|isbn=978-88-06-18921-1}}
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*{{Cita libro|cognome=Müller-Wiener|nome=Wolfgang |wkautore=Wolfgang Müller-Wiener|titolo=Bildlexikon Zur Topographie Istanbuls: Byzantion, Konstantinupolis, Istanbul Bis Zum Beginn D. 17 Jh|editore=Wasmuth|città=Tübingen|lingua=Tedesco|anno=1977|isbn=978-3-8030-1022-3}}
*{{Cita libro|cognome1=Ronchey|nome1=Silvia|cognome2=Braccini|nome2=Tommaso|titolo=Il romanzo di Costantinopoli. Guida letteraria alla Roma d'Oriente|editore=Einaudi|città=Torino|anno=2010|isbn=978-88-06-18921-1}}
 
==Collegamenti esterni==
{{Commons category|Church of St. George of Samatya}}
{{Chiese e Monasteri di Costantinopoli}}
 
{{Controllo di autorità}}
 
{{portale|architettura|cristianesimo}}
 
{{DEFAULTSORT:San Giorgio di Samatya}}
[[Categoria:Chiese di Costantinopoli]]
[[Categoria:Chiese di Istanbul|Giorgio di Samatya]]
[[Categoria:Chiese Armene Apostoliche|Giorgio di Samatya]]
[[Categoria:Chiese dedicate a san Giorgio|Samatya]]