Arte della Seta: differenze tra le versioni

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{{Corporazione
{{Arti di Firenze
|nomeArte= Arte della Seta
|immagine= Stemma dell'arte della setaSeta (Por Santa Maria) Vatiante.jpgsvg
|attività= baldrigai, mercanti, venditori al dettaglio di tessuti, merciai, orafi, cuffiai, berrettai, calzaioli, farsettai, materrassai, cappellai, armaioli
|descrizione stemma= portaD'[[argento rossa(araldica)|argento]] sualla sfondo[[porta bianco(araldica)|porta]] [[rosso (araldica)|rossa]]
|santoluogo = [[SanArti Giovannidi EvangelistaFirenze|Firenze]]
|data = 1200-1215 circa
|sede= Via Por Santa Maria e dal 1377 nel Palazzo dell'Arte della Seta in Via di Capaccio, ancora esistente
|santo= [[Giovanni apostolo ed evangelista|San Giovanni Evangelista]]
|sede= [[Via Por Santa Maria]] e dal 1377 nel [[Palazzo dell'Arte della Seta]] in via di Capaccio, ancora esistente
}}
 
{{quoteCitazione|Por Santa Maria era un grande insieme di corporazioni|R. Davidsohn, ''[[Storia di Firenze]]''}}
L''''Arte della Seta''', o '''Arte di Por Santa Maria''', è stata una delle sette [[corporazioni di arti e mestieri di Firenze#Le Arti Maggiori|Arti Maggiori]] delle [[Arti di Firenze|corporazioni di arti e mestieri di Firenze]].
 
==Storia==
L''''Arte della Seta''' era una delle sette [[corporazioni di arti e mestieri di Firenze#Arti Maggiori|Arti Maggiori]] delle [[corporazioni di arti e mestieri di Firenze]].
[[File:Palazzo dell'arte della seta 02.JPG|thumb|Il [[palazzo dell'Arte della Seta]]]]
[[File:Esportazione drappi seta fiorentini 1608-1655 - Map Early industrialization 1992 - Touring Club Italiano CART-TEM-073.jpg|thumb|Esportazione di drappi di seta fiorentini dal 1608 al 1655<ref name="TCI">''Atlante tematico d'Italia'', Touring Club Italiano, 1990.</ref>]]
 
La corporazione nacque agli inizi del Duecento come aggregazione di vari piccoli mercanti e artigiani operanti tra [[via Por Santa Maria]], [[via Porta Rossa]] e la [[piazza del Mercato Nuovo]], un po' come avevano fatto qualche decennio prima i commercianti di [[Arte di Calimala|Calimala]]. Vi facevano originariamente parte alcuni orafi e venditori più modesti: di pannilini (ritagli di stoffa), di cappelli di feltro, di fil di ferro, di trecce posticce, di piume per acconciature, di specchi, di pettini e di altre cianfrusaglie<ref>Bargellini-Guarnieri, cit.</ref>.
==La nascita della corporazione==
[[Immagine:Sede dell'Arte della Seta.jpg|thumb|left|200px|Il palazzo dell'Arte della Seta]]
 
InizialmenteUn fuprimo conosciutanome comecon ''cui la si trova citata è quello di "Corporazione dei Baldrigai''", ossia dei ritagliatori di panni, costituitasi agli inizi del [[Duecento]] ed i cui membri si riunivano in una bottega presa in affitto in Via[[via Por Santa Maria; nel [[1336]], l'Arte decise di acquistare una casa dove stabilire una sede fissa per le riunioni e nel [[1377]] venne ordinata la costruzione di un nuovo palazzo, eretto su tre piani, ancora esistente in Via di Capaccio, dietro al Palagio di Parte Guelfa.
 
I setaioli fiorentini, riunitisi in una propria corporazione già dal [[1248]], furono in realtà tra gli ultimi ad associarsi all'Arte di Por Santa Maria nel corso del Trecento e, grazie al grande sviluppo della produzione e del commercio di questi tessuti, riuscirono ben presto a prendere il sopravvento sugli altri iscritti, per cui nel [[Quattrocento]], l'associazione assunse definitivamente il nome di ''Arte della Seta''.
I setaioli fiorentini, nati come gruppo di esuli [[lucca|lucchesi]] in fuga dal sacco perpetrato da [[Uguccione della Faggiola]] e riunitisi in una propria corporazione già dal 1248, furono in realtà tra gli ultimi ad associarsi all'Arte di Por Santa Maria nel corso del Trecento e, grazie al grande sviluppo della produzione e del commercio di questi tessuti, riuscirono ben presto a prendere il sopravvento sugli altri iscritti, per cui nel Quattrocento, l'associazione assunse definitivamente il nome di "Arte della Seta".
 
Nel 1336, l'Arte decise di acquistare una casa dove stabilire una sede fissa per le riunioni e nel 1377 venne ordinata la costruzione di un [[palazzo dell'Arte della Seta|nuovo palazzo]], ancora esistente in [[via di Capaccio]], presso il [[palagio di Parte Guelfa]].
 
Dopo secoli di splendore, anche quest'Arte si avviò ad un lento declino e venne soppressa nel 1770 per ordine del granduca [[Pietro Leopoldo d'Asburgo-Lorena]].
 
==Organizzazione interna==
[[file:Nicolò barabino, la fede tra i rappresentanti delle corporazioni di firenze, 1885-87, 01 (cropped).jpg|thumb|left|Un setaiolo nel cartone per il mosaico della lunetta destra della [[decorazione della facciata di Santa Maria del Fiore|facciata di Santa Maria del Fiore]], di [[Nicolò Barabino]]]]
Questa corporazione riunì diverse categorie di commercianti ed artigiani, le cui botteghe erano prevalentemente ubicate tra [[via Por Santa Maria]], [[via Porta Rossa]], [[via Calimala]] e la distrutta [[chiesa di Santa Cecilia (Firenze)|chiesa di Santa Cecilia]], presso [[piazza della Signoria]].
 
Come avveniva per i sottoposti all'[[Arte della Lana]], anche coloro che lavoravano in questo settore dovevano rispettare le rigide norme previste dallo statuto; erano vietati, ad esempio, la vendita ambulante dei tessuti ed il lavoro notturno, per evitare che i lumi ad olio e le candele accese provocassero quegli incendi che ogni tanto distruggevano quartieri interi della città.
Un altro divieto assoluto imposto ai soci fu per molto tempo quello di andare ad esercitare la propria attività al di fuori di Firenze, a meno di non aver ricevuto una previa autorizzazione dell'Arte; allo stesso modo i tintori fiorentini difesero i segreti relativi al loro mestiere per decenni, tramandandoseli di padre in figlio, finchè nel Quattrocento venne redatto il celebre manoscritto oggi conservato presso la [[Biblioteca Laurenziana]], conosciuto come ''Trattato dell'Arte della Seta a Firenze'', che descriveva tutte le varie fasi di lavorazione, così come venivano spiegate agli apprendisti nelle botteghe.
La corporazione era retta da 6 [[console|consoli]], un camarlingo, con funzioni di tesoriere e due [[Arte dei Giudici e Notai|notai]]; in un primo momento i consoli furono eletti dagli iscritti, ma in seguito il loro nome venne estratto a sorte, restando in carica per quattro mesi; la nomina non poteva essere rifiutata e non era retribuita, ma alla fine del mandato i consoli ricevevano una ricompensa in natura, in segno di riconoscenza per il servizio prestato all'Arte.
La corporazione si dotò anche di una compagnia armata, capeggiata da un [[Gonfaloniere]] ed un [[Capitano]], assistiti da consiglieri e ''distringitori'', coloro che nelle milizie erano addetti a serrare le fila degli armati.
 
Un altro divieto assoluto imposto ai soci, in cambio di [[privativa|privative]], fu per molto tempo quello di andare ad esercitare la propria attività al di fuori di Firenze, a meno di non aver ricevuto una previa autorizzazione dell'Arte; allo stesso modo i tintori fiorentini difesero i segreti relativi al loro mestiere per decenni, tramandandoseli di padre in figlio, finché nel Quattrocento venne redatto il celebre manoscritto oggi conservato presso la [[Biblioteca Medicea Laurenziana]], conosciuto come ''Trattato dell'Arte della Seta a Firenze'', che descriveva tutte le varie fasi di lavorazione, così come venivano spiegate agli apprendisti nelle botteghe.
L'Arte di Por Santa Maria fu una tra le più prodighe nell'assistenza ai propri iscritti e nelle opere di beneficienza; ogni anno infatti, una parte delle quote versate dai soci erano devolute ai poveri, alle partorienti ed ai malati.
Si deve infatti alla corporazione la costruzione dell'[[Ospedale degli Innocenti]], realizzato da [[Filippo Brunelleschi]] ed inaugurato solennemente nel [[1444]], alla presenza di tutte le massime personalità del Comune; sotto il loggiato, sulla sinistra, è ancora visibile la ruota girevole su cui venivano deposti i bambini abbandonati dai genitori e che crescevano in questa struttura che funzionava oltre che da orfanotrofio, anche come ricovero per le ragazze madri.
Dopo secoli di splendore, anche quest'Arte si avviò ad un lento declino e venne soppressa nel [[1770]] per ordine del granduca [[Pietro Leopoldo di Lorena]].
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La corporazione era retta da sei [[Console (storia medievale)|consoli]], un camarlingo, con funzioni di tesoriere, e due [[Arte dei Giudici e Notai|notai]]; in un primo momento i consoli furono eletti dagli iscritti, ma in seguito il loro nome venne estratto a sorte, restando in carica per quattro mesi; la nomina non poteva essere rifiutata e non era retribuita, ma alla fine del mandato i consoli ricevevano una ricompensa in natura, in segno di riconoscenza per il servizio prestato all'Arte.
==Le categorie associate==
 
Questa corporazione riunì diverse categorie di commercianti ed artigiani, le cui botteghe erano prevalentemente ubicate tra Via Por Santa Maria, Via Porta Rossa, Via Calimala e la chiesa di Santa Cecilia, in [[Piazza della Signoria]], oggi non più esistente.
La corporazione si dotò anche di una compagnia armata, capeggiata da un [[Gonfaloniere]] ed un [[Capitano]], assistiti da consiglieri e ''distringitori'', coloro che nelle milizie erano addetti a serrare le file degli armati.
 
===I setaioli===
[[ImmagineFile: 56-aspetti di vita quotidiana,abbigliamento in seta,Taccuino.jpg|thumb|200px|La bottega della seta]]
 
I setaioli fiorentini erano sia commercianti che tessitori; la produzione della [[seta]] in città registrò un incremento significativo a partire dal 1314, anno in cui [[Lucca]], che fino a quel momento deteneva il primato in questo settore, venne conquistata e saccheggiata da [[Uguccione della Faggiola]], signore di [[Pisa]]. Molti setaioli lucchesi, per sfuggire alla rovina economica decisero perciò di trasferirsi a Firenze, apportando anche tutto il loro bagaglio di conoscenze; la produzione si fece così più variegata e gli splendidi tessuti confezionati divennero sempre più richiesti.
 
Vennero così avviate delle colture locali di bachi da seta, che fino alla fine del Trecento non erano praticate in [[Toscana]]; ma la vera e propria "industria della seta" fiorentina raggiunse i massimi livelli nel Quattrocento, quando comparvero le stoffe [[Damasco (tessuto)|damascate]] e i [[broccato|broccati]] intessuti con fili d'oro e d'argento, che divennero rapidamente famosi ed esportati in tutta Europa.
 
I setaioli fiorentini erano sia commercianti che tessitori; la produzione della [[seta]] in città registrò un incremento significativo a partire dal [[1314]], anno in cui [[Lucca]], che fino a quel momento deteneva il primato in questo settore, venne conquistata e saccheggiata da [[Uguccione della Faggiola]], signore di [[Pisa]].
Molti setaioli lucchesi, per sfuggire alla rovina economica decisero perciò di trasferirsi a Firenze, apportando anche tutto il loro bagaglio di conoscenze; la produzione si fece così più variegata e gli splendidi tessuti confezionati divennero sempre più richiesti.
Vennero così avviate delle colture locali di bachi da seta, che fino alla fine del Treecento non erano praticate in [[Toscana]]; ma la vera e propria "industria della seta" fiorentina raggiunse i massimi livelli nel Quattrocento, quando comparvero le stoffe [[Damasco (tessuto)|damascate]] e i [[broccato|broccati]] intessuti con fili d'oro e d'argento, che divennero rapidamente famosi ed esportati in tutta [[Europa]].
Si trattava certamente di merci di lusso, destinate ad una clientela raffinata ed esigente, molto attenta alle tendenze della moda dell'epoca; la corporazione offriva però la garanzia di commercializzare un prodotto perfetto, realizzato secondo criteri scrupolosi e da operai altamente specializzati.
 
Alcune fasi della lavorazione erano quasi esclusivamente affidate alle donne che [[filatura|filavano]], tessevano e ricamavano; il modo di dire "a occhio e croce", in uso ancora oggi, proviene proprio dal linguaggio legato alle lavoranti dell'Arte della Seta, che nel caso di rottura di uno dei fili della [[trama]] durante la [[tessitura]], dovevano fermare il [[telaio]] e rappezzarlo "ad occhio", ripassando più volte su e giù con l'ago ed il filo "a croce" sull'[[ordito]].
Alcune fasi della lavorazione erano quasi esclusivamente affidate alle donne che [[filatura|filavano]], tessevano e ricamavano; il modo di dire "a occhio e croce", in uso ancora oggi, proviene proprio dal linguaggio legato alle lavoranti dell'Arte della Seta, che nel caso di rottura di uno dei fili della [[trama (tessitura)|trama]] durante la [[tessitura]], dovevano fermare il [[telaio (tessitura)|telaio]] e rappezzarlo "ad occhio", ripassando più volte su e giù con l'ago ed il filo "a croce" sull'[[ordito]].
 
===I cuffiai===
I cuffiai si associarono all'Arte di Por Santa Maria nel [[1255]], quando uno di loro risulta essere stato eletto nel consiglio comunale fiorentino.
La cuffia era un copricapo molto usato nel [[Medioevo]] sia di giorno che di notte, per evitare i malanni, tenere in ordine i capelli e proteggersi dai pidocchi; poteva essere di [[lino]], [[lana]] o seta e si portava allacciata sotto il mento con un nastrino.
 
La [[cuffia (copricapo)|cuffia]] era un copricapo molto usato nel Medioevo sia di giorno che di notte, per evitare i malanni, tenere in ordine i capelli e proteggersi dai pidocchi; poteva essere di [[lino (fibra)|lino]], [[lana]] o seta e si portava allacciata sotto il mento con un nastrino.
La categoria dei cuffiai fu abbastanza inquieta dal punto di vista corporativo: agli inizi del Trecento lasciarono l'Arte di Por Santa Maria per aderire a quella dei Merciai, a sua volta legata all'[[Arte dei Medici e Speziali]], poi nel [[1316]] si unirono ai fibbiai e infine nel [[1321]] decisero di costituire un'associazione autonoma che non ebbbe però alcuna influenza a livello politico.
 
La categoria dei cuffiai fu abbastanza inquieta dal punto di vista corporativo: agli inizi del Trecento lasciarono l'Arte di Por Santa Maria per aderire a quella dei Merciai, a sua volta legata all'[[Arte dei Medici e Speziali (Firenze)|Arte dei Medici e Speziali]], poi nel [[1316]] si unirono ai fibbiai e infine nel 1321 decisero di costituire un'associazione autonoma che non ebbe però alcuna influenza a livello politico.
[[Immagine:Cassone adimari (dettaglio) by lo scheggi, Galleria dell'Accademia, Firenze.jpg|thumb|left|250px|La moda fiorentina agli inizi del Quattrocento - dettaglio del Cassone Adimari]]
 
===I cappellai===
[[file:Giovanni del biondo, san giovanni evangelista in trono calpesta i vizi, cuspide con cristo e angeli, 1375 ca., da orsanmichele 09 ascensione.jpg|thumb|[[Giovanni del Biondo]], ''Ascensione di san Giovanni evangelista'', con gli stemmi dell'Arte, 1375 circa, da Orsanmichele (Galleria dell'Accademia)|300px]]
Le botteghe dei cappellai erano concentrate nell'odierno Lungarno Acciaioli; la loro attività doveva necessariamente seguire le tendenze della moda dell'epoca, così i modelli confezionati variavano molto nelle forme e nei materiali impiegati: a strisce, con guarnizioni in pelliccia, oppure in semplice panno colorato o arricciato.
[[file:Simone di francesco talenti, san giovanni evangelista, 1377, già nella nicchia dell'arte della seta in orsanmichele, 02.jpg|thumb|180px|La prima statua di ''San Giovanni evangelista'' dalla nicchia dell'Arte in Orsanmichele, attr. a [[Simone di Francesco Talenti]] (1377) e oggi nello spedale degli Innocenti]]
Le botteghe dei cappellai erano concentrate nell'odierno [[lungarno Acciaioli]]; la loro attività doveva necessariamente seguire le tendenze della moda dell'epoca, così i modelli confezionati variavano molto nelle forme e nei materiali impiegati: a strisce, con guarnizioni in pelliccia, oppure in semplice panno colorato o arricciato.
 
===I farsettai===
I [[Arte dei Farsettai|farsettai]] erano dei sarti specializzati nella confezione dei [[Farsetto|farsetti]], dei corpetti smanicati e leggermente imbottiti, che costituivano il capo indispensabile del guardaroba maschile tra Trecento e Quattrocento; le maniche, secondo l'uso dell'epoca erano cucite a parte e si legavano ai farsetti con dei nastri o dei legacci.
 
Dopo il [[tumulto dei Ciompi]] i [[Arte dei Farsettai|farsettai]] coi sarti si costituirono in una propria arte minore, e in seguito nel Quattrocento si associarono all'[[Arte dei Linaioli e Rigattieri]].
 
===I calzaioli===
I calzaioli, diversamente da quello che la parola potrebbe suggerire, non fabbricavano le scarpe anche perché le calzature medievali erano sostanzialmente diverse da quelle che siamo abituati a portare oggi: di quello si occupavano i [[arte dei Calzolai|calzolai]], che si riunivano in una loro Arte Minore.
 
Si trattava piuttosto di calze suolate, lunghe fino all'inguine e da attaccare al farsetto con dei laccetti, confezionate in tessuto o lana leggera e con la suola di [[cuoio]] cucita appunto sulla pianta del piede.
I calzaioli producevano piuttosto di calze suolate, lunghe fino all'inguine e da attaccare al farsetto con dei laccetti, confezionate in tessuto o lana leggera e con la suola di [[cuoio]] cucita appunto sulla pianta del piede.
 
===I berrettai e i materassai===
Le botteghe dei berrettai si concentravano invece nella zona intorno alla [[chiesa di San Michele Visdomini]] che sorgeva nei pressi del Duomo, fino al [[1296]] la chiesa di [[Chiesachiesa di Santa Reparata|Santa Reparata]]. Anche i materassai furono membri della corporazione, artigiani esperti nell'imbottitura delle materasse dei letti, riempite con fiocchi di lana in inverno e vegetale in estate.
Anche i materassai furono membri della corporazione, artigiani esperti nell'imbottitura delle materasse dei letti, riempite con fiocchi di lana in inverno e vegetale in estate.
 
===Gli orefici===
Anche le botteghe degli orafi erano molto diffuse a Firenze, concentrate nella zona tra il [[Ponte Vecchio]] ed il [[piazza del Mercato Nuovo|Mercato Nuovo]], dove ancora oggi ne esistono molte.
[[Immagine: Firenze-pontevecchio03.jpg|thumb|right|200px|I negozi degli orafi sul Ponte Vecchio]]
[[Immagine:Petrus Christus 003.jpg|thumb|left|200px| Sant'Eligio nella sua bottega d'orafo]]
Anche le botteghe degli orafi erano molto diffuse a Firenze, concentrate nella zona tra il [[Ponte Vecchio]] ed il Mercato Nuovo, dove ancora oggi se ne trovano diverse affolate dai turisti.
 
Le botteghe avevano degli sporti laterali in legno, dalla caratteristica forma a T e all'interno i maestri orefici lavoravano su dei banchi muniti di [[morsa (meccanica)|morse]], [[incudine|incudini]], [[bulino|bulini]], [[cesello|ceselli]], [[lima (strumento)|lime]], martelli, pinze di varie misure e bilance per pesare i metalli preziosi.
Alle pareti c'erano le fornaci con tutti gli attrezzi necessari per alimentare il fuoco e colare l'oro e l'argento in lingotti o [[verghe]], le [[filiere]] per ridurre i metalli colati in fili sottili ed un ceppo su cui si martellavano le piastre. Per gli stampi venivano normalmente usati degli ossi di seppia.
La produzione consisteva soprattutto nella fabbricazione di anelli, bracciali, collane, fermagli e reticelle impreziosite da pietre preziose o perle, che le donne usavano per raccogliere i capelli, ma un altro settore importante era quello del vasellame (scodelle, boccali, saliere e bacinelle) e degli arredi sacri (candelabri, croci, ampolle e reliquiari).
 
Alle pareti c'erano le fornaci con tutti gli attrezzi necessari per alimentare il fuoco e colare l'oro e l'argento in lingotti o verghe, le [[Filiera (tessile)|filiere]] per ridurre i metalli colati in fili sottili e un ceppo su cui si martellavano le piastre. Per gli stampi venivano normalmente usati degli [[ossi di seppia]].
Gli orafi si associarono alla corporazione nel [[1322]] e scelsero [[Sant'Eligio]] come loro protettore, la cui confraternita faceva capo alla chiesa di Santa Cecilia in Piazza della Signoria.
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La produzione consisteva soprattutto nella fabbricazione di anelli, bracciali, collane, fermagli e reticelle impreziosite da pietre preziose o perle, che le donne usavano per raccogliere i capelli, ma un altro settore importante era quello del vasellame (scodelle, boccali, saliere e bacinelle) e degli arredi sacri (candelabri, croci, ampolle e reliquiari).
==Il patrono==
[[Immagine:San_Matteo.jpg|thumb|left|180px|[[San Giovanni Evangelista]] di Baccio da Montelupo (1515)]]
 
Gli orafi si associarono alla corporazione nel 1322 e scelsero [[Eligio di Noyon|sant'Eligio]] come loro protettore, la cui [[compagnia di Sant'Eligio degli Orefici|confraternita]] faceva capo alla [[chiesa di Santa Cecilia (Firenze)|chiesa di Santa Cecilia]] presso piazza della Signoria.
L'Arte di Por Santa Maria scelse [[San Giovanni Evangelista]] come patrono. Una prima statua in marmo del protettore si trova oggi al museo dello [[Spedale degli Innocenti]], sostituita nel [[1515]] all'interno della nicchia della chiesa di [[Orsanmichele]] da un'opera in bronzo di [[Baccio da Montelupo]].
 
==Membri celebri==
Tra gli immatricolati all'Arte si ricorda [[Dino Compagni]], iscrittosi nel 1280. Tra le famiglie che maggior fortuna fecero nell'Arte della Seta ci furono i [[Rucellai]] (che ebbero il loro nome dalla scoperta delle capacità tintori dell'[[oricello]]), i [[Velluti (famiglia)|Velluti]] (il cui nome richiamava il [[velluto|tessuto morbido e carezzevole]] che producevano nei loro opifici) e i [[Vespucci]].
Tra gli immatricolati all'Arte si ricorda [[Dino Compagni]], iscrittosi nel [[1280]].
 
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==Patronati==
==La moda del Trecento e Quattrocento==
{{doppia immagine|destra|Statue at Chiesa di Orsanmichele (15175845563).jpg||Museo di orsanmichele, baccio da montelupo, s. giovanni evangelista 03.JPG||Nicchia con replica e statua originale del ''[[San Giovanni Evangelista (Baccio da Montelupo)|San Giovanni Evangelista]]'' di Baccio da Montelupo (1515)|larghezza totale=350}}
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L'Arte di Por Santa Maria fu una tra le più prodighe nell'assistenza ai propri iscritti e nelle opere di beneficenza; ogni anno infatti, una parte delle quote versate dai soci erano devolute ai poveri, alle partorienti ed ai malati.
Immagine:Dräkt, Florentinskt adelsman, Nordisk familjebok.png
 
Immagine:Paolo Uccello 058.jpg
Un setaiolo, Simone di Piero [[Vespucci]], fondò l'[[ospedale di San Giovanni di Dio (Firenze)|ospedale di Santa Maria dell'Umiltà]] per assistere i malati del suo quartiere, istituto che è arrivato ai giorni nostri, pur in una diversa sede, come [[ospedale di Torregalli]]. Per le partorienti e i bambini inoltre l'Arte aveva sponsorizzato l'[[ospedale di Santa Maria della Scala (Firenze)|ospedale di Santa Maria della Scala]].
Immagine:Giovanna Tornabuoni full length.jpg
 
Immagine:Simone Martini 032.jpg
Si deve alla corporazione anche la costruzione dello [[spedale degli Innocenti]], realizzato da [[Filippo Brunelleschi]] ed inaugurato solennemente nel 1444, alla presenza di tutte le massime personalità del Comune; sotto il [[Loggia|loggiato]], sulla sinistra, è ancora visibile la ruota girevole su cui venivano deposti i bambini abbandonati dai genitori e che crescevano in questa struttura che funzionava oltre che da orfanotrofio, anche come ricovero per le ragazze madri.
Immagine:Simone Martini 037.jpg
 
Immagine:Simone Martini 056.jpg
L'Arte protesse anche lo [[spedale di Sant'Antonio]] a [[Lastra a Signa]].
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L'Arte di Por Santa Maria scelse [[Giovanni apostolo ed evangelista|san Giovanni Evangelista]] come patrono. Si tratta di una scelta fatta all'epoca in cui gli orefici dominavano la corporazione, poiché Giovanni aveva rimproverato il filosofo greco Craton di aver distrutto delle gioie, in segno di disprezzo della ricchezza, anziché venderli a vantaggio dei poveri. Una prima statua in [[marmo]] del protettore, di autore vicino all'[[Orcagna]], forse [[Simone di Francesco Talenti]], si trova oggi al museo dello [[Spedale degli Innocenti]], sostituita nel 1515 all'interno della nicchia della [[chiesa di Orsanmichele]] da un'[[San Giovanni Evangelista (Baccio da Montelupo)|opera in bronzo]] di [[Baccio da Montelupo]]. Anche all'interno della chiesa l'Arte decorò un pilastro col suo protettore, inizialmente con una tavola di [[Giovanni del Biondo]] (oggi alla [[Galleria dell'Accademia]]), poi con un affresco riferibile a [[Niccolò Gerini]].
 
==Note==
<references/>
 
==Bibliografia==
*{{bps|Bargellini-Guarnieri 1977-1978}}, III, 1978, pp. 170-173;
* M. Giuliani, Le Arti Fiorentine, Firenze, Scramasax, 2006.
* {{Cita libro|autore=Luciano Artusi|titolo=Le arti e i mestieri di Firenze|città=Roma|editore=Newton & Compton|anno=2005|cid=Artusi 2005}}
* {{Cita libro|autore=Marco Giuliani|titolo=Le Arti Fiorentine|città=Firenze|editore=Scramasax|anno=2006|cid= Giuliani 2006}}
 
==Voci correlate==
*[[Arti di Firenze]]
*[[Palazzo dell'Arte della Seta]]
 
==Altri progetti==
{{arti di Firenze lista}}
{{Interprogetto|preposizione=sull'}}
 
{{portale|Arti di Firenze|storia}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|Firenze|storia}}
 
[[Categoria:StoriaIndustria ditessile Firenzein Toscana]]
[[Categoria:IndustriaCorporazioni tessilemedievali di Firenze|Seta]]
[[Categoria:Seta]]