Peste nera: differenze tra le versioni
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{{Epidemia
|titolo = Peste nera
|mappa = Trionfo della morte, già a palazzo sclafani, galleria regionale di Palazzo Abbatellis, palermo (1446) , affresco staccato.jpg
|didascalia = ''[[Trionfo della morte (Palermo)|Trionfo della morte]]'', 1446, [[Palazzo Sclafani]], [[Palazzo Abatellis|Galleria regionale di Palazzo Abatellis]], Palermo, affresco staccato
|causa = Diffusione tramite i roditori, scarsa igiene, guerre, epidemie minori
|origine =
|luoghi = [[Asia]], [[Europa]], [[Nordafrica]], [[Caucaso]]
|nazioni =
|datafine = 1353
|
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|morti = circa 20 milioni di vittime stimate in Europa<ref name=UJ70/>
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}}
La '''peste nera''' fu una [[pandemia]] generatasi in [[Asia centrale]] settentrionale durante gli [[anni 1330|anni trenta del XIV secolo]] e diffusasi in [[Europa]] a partire dal 1346, dando origine alla cosiddetta seconda [[pandemie di peste|pandemia di peste]].
Nonostante il nome, non è certo che la malattia scatenante sia stata effettivamente la [[peste]], anche se la quasi unanimità degli studiosi concorda che possa esserlo stato, identificando la peste nera come un'[[infezione]] di peste diffusa dal [[batterio]] ''[[Yersinia pestis]]'', che si trasmette generalmente dai [[ratto|ratti]] agli uomini per mezzo delle [[pulce|pulci]]. Il batterio è stato isolato nel 1894 e da allora la peste è curabile, ma se non trattata adeguatamente, e nel [[XIV secolo]] non era conosciuto alcun modo per farlo, la malattia risulta letale dal 50% alla quasi totalità dei casi a seconda della forma con cui si manifesta: bubbonica, setticemica o polmonare.
La peste nera si diffuse in fasi successive dall'[[altopiano della Mongolia]], prima attraverso la [[Cina]] e la [[Siria]] e poi anche alla [[Turchia]] asiatica ed europea, per poi raggiungere la [[Grecia]], l'[[Egitto]] e la [[penisola balcanica]]. Nel 1347 arrivò in [[Sicilia]] e da lì a [[Genova]]. Nel 1348 aveva infettato la [[Svizzera]]<ref>tranne il [[Cantone dei Grigioni]].</ref> e tutta la penisola italiana, risparmiando parzialmente il [[Signoria di Milano|territorio di Milano]]; dalla Svizzera si allargò quindi alla [[Francia]] e alla [[Spagna]]. Nel 1349 [[Peste nera in Inghilterra|raggiunse l'Inghilterra]], la [[Scozia]] e l'[[Irlanda]]<ref>{{Cita|Frari|pp. 296-297}}.</ref>. Infine nel 1353, dopo aver infettato tutta l'Europa, i focolai della malattia si ridussero fino a quasi scomparire, restando però occasionalmente [[Endemia|endemici]]<ref>{{Cita|Frari|p. 298}}.</ref>. Secondo studi moderni, la peste nera uccise almeno un terzo della popolazione del continente<ref>{{cita|Alchon|p. 21}}.</ref>, provocando verosimilmente quasi 20 milioni di vittime<ref name=UJ70>{{cita|Ujvari|p. 70}}.</ref>.
Oltre alle devastanti conseguenze demografiche, la peste nera ebbe un forte impatto nella società del tempo. La popolazione in cerca di spiegazioni e rimedi arrivò talvolta a ritenere responsabili del contagio gli [[ebrei]], dando luogo a persecuzioni e uccisioni; molti attribuirono l'epidemia alla volontà di Dio e di conseguenza nacquero o si affermarono diversi movimenti religiosi. Anche la cultura fu notevolmente influenzata: [[Giovanni Boccaccio]] utilizzò come narratori nel suo ''[[Decameron]]'' dieci giovani [[Firenze|fiorentini]] fuggiti dalla loro città appestata; in pittura, il soggetto della "[[danza macabra]]" fu un tema ricorrente delle rappresentazioni artistiche del [[XV secolo|secolo successivo]].
Terminata la grande epidemia, la peste continuò comunque a flagellare la popolazione europea, seppur con minor intensità, a cadenza quasi costante nei secoli successivi.
== Precedenti storici e consapevolezza sociale delle epidemie ==
[[File:Thucydides-bust-cutout_ROM.jpg|thumb|left|upright|Lo storico [[Tucidide]] descrisse alla fine del V secolo a.C. la [[peste di Atene]]]]
Gli uomini del [[XIV secolo]] erano ben consci del concetto di [[epidemia]], senza tuttavia possedere conoscenze sulla prevenzione né metodi di cura: le grandi pestilenze del passato erano note già dalla [[Bibbia]], dove in [[Deuteronomio]] {{passo biblico|Deuteronomio|32.23-24|libro=no}} si legge «accumulerò sopra di loro i malanni; le mie frecce esaurirò contro di loro. Saranno estenuati dalla fame, divorati dalla febbre e da peste dolorosa».<ref name=NS11>{{cita|Naphy e Spicer|p. 11}}.</ref>
Lo storico [[Tucidide]], nella sua ''[[Guerra del Peloponneso (Tucidide)|Guerra del Peloponneso]]'', descrive la [[Peste di Atene|pestilenza che colpì Atene]] negli anni della [[Guerra del Peloponneso|guerra contro Sparta]] (431-404 a.C.) e la peste, si presume, contribuì a causarne la sconfitta.<ref>{{cita|Naphy e Spicer|p. 10}}.</ref><ref>{{cita|Ujvari|pp. 35-36}}.</ref> Oltre a Tucidide, molti altri scrittori antichi descrissero epidemie: [[Galeno]], [[Ippocrate di Coo]], [[Platone]], [[Aristotele]], [[Rufo di Efeso]], tra gli altri.<ref>{{cita|Naphy e Spicer|p. 16}}.</ref> Medici come Ippocrate e Galeno affermavano che la causa era da trovarsi nei “miasmi” dell'aria, veleni atmosferici che compromettevano l'equilibrio dell'[[organismo]] secondo la [[teoria umorale]]. Nessuno, tuttavia, mancando di nozioni di [[epidemiologia]], riconobbe la [[contagiosità]] tra esseri umani.<ref name=NS11/>
Nel 541 d.C. [[Costantinopoli]] fu duramente colpita dalla cosiddetta "[[peste di Giustiniano]]", raccontata con dovizia di particolari dallo storico [[Procopio di Cesarea]],<ref>{{cita|Ujvari|p. 45}}.</ref> che, dopo aver ucciso circa il 40% della popolazione della capitale [[impero bizantino|bizantina]], si propagò a ondate per tutta l'area mediterranea fino all'anno 750 circa e causò dai 50 ai 100 milioni di morti, arrivando pertanto a essere considerata la prima [[pandemia]] della storia.<ref name=NS13>{{cita|Naphy e Spicer|p. 13}}.</ref> Quando la pestilenza arrivò a [[Roma]] nel 590, la leggenda vuole che fosse stata fermata grazie a una processione penitenziale voluta da [[papa Gregorio I]], durante la quale era apparso l'[[arcangelo Michele]].<ref>{{cita|Naphy e Spicer|p. 15}}.</ref>
Neanche il mondo [[musulmano]] fu risparmiato: a partire dall'[[Egira]], si conoscono almeno cinque pestilenze, ossia la "peste di Shirawayh" (627-628), la "peste di 'Amwas" (638-639), la "peste violenta" (688-689), la "peste delle vergini" (706) e la "peste dei notabili" (716-717).<ref>{{cita|Naphy e Spicer|pp. 16-17}}.</ref>
Gli uomini del XIV secolo erano consapevoli dell'esistenza di altre malattie epidemiche, come il [[vaiolo]] o il [[morbillo]]; tuttavia, poiché chi sopravviveva a tali condizioni risultava immune per il resto della vita, ritenevano che le epidemie riguardassero esclusivamente i bambini.<ref>{{cita|Naphy e Spicer|p. 12}}.</ref> Inoltre non erano a conoscenza della possibilità di [[contagio]] tra uomini, considerando le condizioni che interessavano solamente i singoli e ignorando il concetto di trasmissibilità delle malattie.<ref name=NS13/>
== Origine dell'espressione ''peste nera'' ==
Il termine ''peste'' (dal [[lingua latina|latino]] ''pestis'', "distruzione, rovina, epidemia")<ref name=Treccani>{{Treccani|peste/|Pèste|v=1}}</ref> indicava nel Medioevo molte malattie caratterizzate da alta mortalità e diffusione, quali il [[colera]], il [[morbillo]] o il [[vaiolo]]; l'espressione ''peste nera'' nacque dall'osservazione che nel Trecento si poté fare dei sintomi che essa provocava sulle persone, ovvero, fra gli altri, la comparsa di macchie scure e livide di origine [[Emorragia|emorragica]] che si manifestavano sulla cute e le [[mucosa|mucose]] dei malati. I contemporanei solitamente si riferirono a tale pandemia come ''febris pestilentialis'', ''infirmitas pestifera'', ''morbus pestiferus'', ''morbus pestilentialis'', ''mortalitas pestis'' o semplicemente ''pestilentia''.<ref name=Treccani/><ref name=Cosmacini6>{{cita|Cosmacini, 2005|p. 6}}.</ref> Gli autori coevi al morbo utilizzavano anche i termini "grande peste"<ref>{{cita|Bennett e Hollister|p. 326}}.</ref> e "grande pestilenza".<ref>{{cita|Horrox|pp. 84 e segg}}.</ref>
L'epidemia della metà del Trecento è nota anche con l'epiteto di ''Morte nera'' (dal [[lingua latina|latino]] ''mors nigra''). Il termine venne utilizzato per la prima volta nel 1350 da Simon de Covino (o Couvin), astronomo belga autore del ''De judicio Solis in convivio Saturni'', un componimento in cui ipotizzò che il morbo fosse l'esito di una congiunzione tra [[Saturno (astronomia)|Saturno]] e [[Giove (astronomia)|Giove]]:<ref>{{Cita libro|autore=Simon de Covino|lingua=la|url=http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b9078277z/f25.image|p=22|titolo=De judicio Solis in convivio Saturni|anno=1350}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=Emile Littré|lingua=fr, la|url=http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/bec_0373-6237_1841_num_2_1_451584?_Prescripts_Search_tabs1=standard |p=228|titolo=Opuscule relatif à la peste de 1348, composé par un contemporain|anno=1841}}</ref><ref>{{Cita|Byrne, 2004|p. 1}}.</ref>
{{Citazione|Quando il re mise fine agli oracoli del giudizio,<br/> nacque la Morte Nera e le nazioni si arresero ad essa.||Cum rex finisset oracula judiciorum<br/> Mors nigra surrexit, et gentes reddidit illi.|lingua=la}}
L'epidemia del XIV secolo venne chiamata "morte nera" anche nella ''Rerum Danicarum Historia'' dello storico fiammingo [[Johannes Isacius Pontanus]], edita nel 1631, anche se in tal caso l'espressione venne resa in latino con ''atra mors'':<ref>{{cita|Gasquet|p. 7}}.</ref><ref>{{Cita libro|autore=[[Johannes Isacius Pontanus]]|titolo=Rerum Danicarum Historia|edizione=2|anno=1631|url=https://books.google.com/books?id=HaExAQAAMAAJ&pg=PA476|p=476|lingua=la}}</ref> {{Citazione|Comunemente e per i suoi effetti, l'hanno definita la morte nera.||Vulgo & ab effectu atram mortem vocitabant.|lingua=la}}
Già nel trattato del XII secolo ''De signis et sinthomatibus egritudinum'' del medico francese Gilles de Corbeil il termine ''atra mors'' era stato usato per riferirsi alla febbre pestilenziale (''febris pestilentialis'').<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Stephen d'Irsay|data=maggio 1926|titolo=Notes to the origin of the expression: atra mors|rivista=Isis|volume=8|edizione=2|pp=328-332|lingua=en|doi=10.1086/358397| issn = 0021-1753 }}</ref><ref>{{Cita libro|titolo=Egidii Corboliensis Viaticus: De signis et symptomatibus aegritudium|anno=1907|url=https://archive.org/details/egidiicorbolien02rosegoog|autore=Gilles de Corbeil|lingua=la|data=1907|collana=Bibliotheca scriptorum medii aevi Teubneriana|curatore=Valentin Rose}}</ref> L'espressione ''morte nera'' (''Svarti Dauði'' in islandese e ''den sorte Dod'' in danese) si diffuse in [[Scandinavia]] e poi in [[Germania]], dove venne gradualmente associata al morbo del XIV secolo.<ref>{{cita|Hecker|p. 3}}.</ref> Il termine venne impiegato per la prima volta in [[lingua inglese]] nel 1755.<ref>{{Cita web|url=http://www.oed.com/view/Entry/280254|titolo=Black death|sito=[[Oxford English Dictionary]]|lingua=en|edizione=3}}</ref><ref>{{cita libro|autore=Erich Pontoppidan|titolo=The Natural History of Norway|url=https://archive.org/details/naturalhistoryNc2Pont/page/n57|data=1755|editore=A. Linde|lingua=en|p=24}}</ref> Nel 1832 l'espressione fu ripresa dal medico tedesco [[Justus Hecker]]. Il suo articolo sulla peste del 1347-1353, intitolato ''La morte nera'', ebbe grande risonanza, anche perché pubblicato durante la grande epidemia di [[colera]] che imperversò in Europa tra il 1826 e il 1837. L'articolo fu tradotto in inglese nel 1833 e pubblicato numerose volte.<ref>{{Cita|Hecker e Babington|pp. V e segg}}.</ref>
== L'Europa alla vigilia della pandemia ==
{{Vedi anche|Crisi del XIV secolo|Grande carestia del 1315-1317|Piccola era glaciale}}
[[File:Republik Venedig Handelswege01-IT.png|thumb|Principali rotte commerciali delle [[repubbliche marinare]] di [[Repubblica di Venezia|Venezia]] e di [[Repubblica di Genova|Genova]]. La ripresa degli scambi commerciali del [[XIII secolo]] fu una delle cause principali della diffusione della peste nera.]]
Tra il [[X secolo]] e gli inizi del XIV si assistette in Europa a una lenta ma costante crescita della popolazione, che arrivò a raddoppiare in [[Francia]] e in [[Italia]] e addirittura a triplicare in Germania. Ciò fu favorito da una stabilizzazione delle strutture politiche che portò maggior sicurezza e da un periodo di clima mite, conosciuto come [[periodo caldo medievale]].<ref>{{cita|Montanari|p. 235}}.</ref> L'economia prosperò: dopo secoli le vie di comunicazione tornarono a essere mantenute in efficienza e così gli scambi commerciali fiorirono, spingendosi fin verso il [[Mar Nero]] e l'[[Impero bizantino]].<ref>{{cita|Ujvari|p. 63}}.</ref><ref name=cosmacini7>{{cita|Cosmacini, 2005|p. 7}}.</ref> All'inizio del Trecento molte città europee contavano oltre {{formatnum:10000}} abitanti ed alcune arrivarono ad averne anche 10 volte tanto; in Italia [[Milano]] aveva una popolazione di circa {{formatnum:150000}} persone, Venezia e [[Firenze]] {{formatnum:100000}}, Genova {{formatnum:60000}}, mentre [[Verona]], [[Brescia]], [[Bologna]], [[Pisa]], [[Siena]] e [[Palermo]] si fermavano alla comunque ragguardevole cifra di circa {{formatnum:40000}} cittadini.<ref>{{cita|Montanari|p. 236}}.</ref><ref>{{cita|Ujvari|p. 67}}.</ref>
[[File:2000 Year Temperature Comparison-IT.png|thumb|left|Andamento delle temperature; si può notare il periodo caldo medievale e la successiva piccola era glaciale, un generale peggioramento del clima che causò gravi [[carestia|carestie]] nel corso del XIV secolo]]
Per far fronte alla sempre maggior richiesta di [[cereali]], alimento base della [[dieta]] dell'epoca, si estesero i terreni coltivati e si introdussero migliorie nelle tecniche agricole, come la [[rotazione triennale]], e nuovi attrezzi. Tuttavia, nei primi decenni del Trecento, complice anche un generale abbassamento delle temperature, passato poi alla storia come “[[piccola era glaciale]]”, la produzione non riuscì più a soddisfare la domanda.<ref name=m237>{{cita|Montanari|p. 237}}.</ref> Tra il 1315 e il 1317 l'Europa fu investita da una [[Grande carestia del 1315-1317|grande carestia]] come non ne accadevano da tempo,<ref name=m237/> che, in alcune città, in particolare del nord, portò alla morte del 5-10% della popolazione. Altre carestie si succedettero negli anni seguenti; si ricordano quelle del 1338 e del 1343 che interessarono maggiormente l'Europa meridionale. Tra il 1325 e il 1340 le estati furono molto fresche e umide, comportando abbondanti piogge che mandarono in rovina molti raccolti e aumentarono l'estensione delle paludi esistenti. Già nel 1339 e nel 1340 vi furono epidemie, si suppone prevalentemente di [[Gastroenterite|infezioni intestinali]], che provocarono nelle città italiane un deciso aumento della mortalità.<ref name=":1">{{Cita|Drancourt|p. 152}}.</ref><ref name=ujvari66-68/><ref>{{cita|Vovelle|pp. 59-60}}.</ref>
Ad aggravare ulteriormente la situazione, nel 1337 tra il [[regno di Francia]] e il [[regno d'Inghilterra]] scoppiò un [[Guerra dei cent'anni|conflitto destinato a durare oltre un secolo]]. I contadini, impauriti dalla guerra e non più in grado di sopravvivere con gli scarsi prodotti dei loro campi, si riversarono nelle città alla ricerca di sussistenza, andando a creare insediamenti sovrappopolati dalle condizioni igieniche assai precarie, con cumuli di rifiuti giacenti a marcire per strada e assenza di [[fognature]], con [[Rifiuto organico umano|rifiuti organici]] versati direttamente in strada da finestre e balconi. È questo il quadro nel quale, nell'ottobre 1347, la peste, comparsa nei porti del [[mar Mediterraneo]], trovò le condizioni ideali per scatenare una [[pandemia]].<ref name=ujvari66-68>{{cita|Ujvari|pp. 66-68}}.</ref>
{{Clear}}
== Scoppio della peste e diffusione in Europa ==
{{Vedi anche|Peste nera in Inghilterra}}{{citazione|Le campane non suonavano più e nessuno piangeva. L'unica cosa che si faceva era aspettare la morte, chi, ormai pazzo, guardando fisso nel vuoto, chi sgranando il rosario, altri abbandonandosi ai vizi peggiori. Molti dicevano: "È la fine del mondo!".|Cronista [[Svezia|svedese]], annotazione locale<ref>{{cita|Di Cicco|p. 15}}.</ref>}}
=== Origine ===
[[File:Blackdeath2.gif|thumb|upright=1.4|Cronologia della diffusione del morbo. Si noti che alcune aree dell'Europa furono parzialmente risparmiate. Ad esempio, a [[Milano]], l'[[Governanti di Milano|autoritario governo]] dei [[Visconti]] impose un forte controllo di merci e persone che portò a limitare le perdite a circa il 15% della popolazione,<ref>{{cita|Naphy e Spicer|pp. 29-30}}.</ref> come avvenne analogamente in [[Polonia]] grazie alle misure intraprese da [[Casimiro III di Polonia|Casimiro III]] che bloccò i confini della nazione.<ref>{{cita|Zuchora-Walske|p. 53}}.</ref>]]
Nel [[XIV secolo]] la peste bubbonica risultava essere una [[malattia endemica]] tra i roditori che vivevano tra la [[Mongolia]] e il [[deserto del Gobi]]; probabilmente furono le guerre tra la popolazione mongola e cinese a provocare le condizioni sanitarie perché si diffondesse su scala mondiale.<ref name=cosmacini7/><ref name="NS26"/> L'area di origine della pandemia sembra esser stata quella regione dell'Asia centrale settentrionale tra l'area dell'[[Monti Altaj|Altaj]] e [[Tuva]]<ref>{{cita|Alcabes|p. 25}}.</ref> o la vicina [[Cina]]<ref name=":2">{{Cita pubblicazione|autore=|nome=George D.|cognome=Sussman|data=2011|titolo=Was the black death in India and China?|rivista=Bulletin of the History of Medicine|volume=85|numero=3|pp=319-355|lingua=en|accesso=27 settembre 2018|doi=10.1353/bhm.2011.0054|url=https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22080795}}</ref> dove ricerche moderne hanno stimato che morirono circa il 65% degli abitanti durante le epidemie che la flagellarono tra il 1331 e il 1353.<ref name="NS26">{{cita|Naphy e Spicer|p. 26}}.</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.bbc.co.uk/history/british/middle_ages/blackdisease_01.shtml|titolo=Black Death |sito=BBC – History |data=17 febbraio 2011|lingua=en|accesso=22 febbraio 2020}}</ref>
Tra il 1338 e il 1339 la pestilenza raggiunse le comunità [[Chiesa d'Oriente|nestoriane]] presso il lago [[Ysykköl|Issyk-Kul]], nell'odierno [[Kirghizistan]]. Le prime testimonianze scritte circa l'epidemia sono state rinvenute proprio presso questo lago, che costituiva una tappa obbligata sul cammino della [[Via della seta]].<ref name="NS26"/><ref>La scoperta si deve ad [[archeologia|archeologi]] [[Unione Sovietica|sovietici]] che trovarono prove dell'epidemia tra questi popoli, tra cui due pietre tombali di vittime sulle quali vi erano incise le cause del decesso. In {{cita|Naphy e Spicer|p. 26}}.</ref><ref>La comparazione del [[DNA]] degli scheletri delle vittime della peste nera in Kirghizistan e di quello delle vittime dell'epidemia in Europa ([[Regno Unito]], [[Francia]], [[Germania]], [[Svizzera]] e [[Russia]]) ha permesso di stabilire che il ceppo individuato in Kirghizistan è proprio quello da cui si originò l'epidemia. ("L'antico viaggio della peste, dal Kirghizistan all'Europa", ''Focus'', n. 358, agosto 2022, pag. 10).</ref>
Nel 1345 si segnalarono i primi casi a [[Saraj]] sul [[Volga]] meridionale e in [[Crimea]]. Nel 1346 la peste fece le prime vittime ad [[Astrachan']]<ref name="NS26" /> e l'anno successivo il morbo raggiunse i confini dell'Europa di allora. L'[[Khanato dell'Orda d'Oro|Orda d'Oro]], guidata da [[Ganī Bek]], [[Assedio di Caffa|assediava Caffa]], nella penisola di Crimea, capoluogo della ricca [[colonia genovese]] della [[Gazaria (colonia genovese)|Gazaria]] e scalo sulla Via dell'Oriente. La peste raggiunse la città al seguito dell'Orda d'Oro: le cronache dell'epoca riportano (come ha scritto lo storico francese [[Michel Balard]] sulla scorta di una cronaca anonima,<ref>''Historia, quae fratris Michaelis de Placea siculi, ordinis sancti Francisci, nomine circumfertur''. In {{cita|Starrabba|p. 307}}.</ref> attribuita al frate francescano Michele da Piazza)<ref>{{treccani|michele-da-piazza_(Dizionario-Biografico)/|MICHELE da Piazza|autore=Salvatore Fodale|accesso=25 febbraio 2020|volume=74|data=2010}}</ref><ref group="N">Pubblicata per la prima volta da Rosario Gregorio nel 1791 con il titolo di ''Historia Sicula''.</ref> che gli assedianti gettavano con le [[Catapulta|catapulte]] i cadaveri degli appestati entro le mura della città. Gli abitanti di Caffa avrebbero immediatamente gettato in mare i corpi, ma la peste riuscì comunque a entrare in città in questo modo. Altre fonti, tuttavia, indicano più verosimilmente che la contaminazione dei genovesi fosse in realtà avvenuta per via dei [[Rattus|ratti]] che passavano dalle schiere dei mongoli agli abitanti della città o, secondo una teoria recente, trasmessa attraverso i [[rhombomys opimus|gerbilli]].<ref name="NS26" /><ref name="pmid25713390">{{Cita pubblicazione|autore=Schmid BV, Büntgen U, Easterday WR, Ginzler C, Walløe L, Bramanti B, Stenseth NC|data=marzo 2015|titolo=Climate-driven introduction of the Black Death and successive plague reintroductions into Europe|rivista=Proc. Natl. Acad. Sci. U.S.A.|volume=112|numero=10|pp=3020-5|doi=10.1073/pnas.1412887112|pmid=25713390|pmc=4364181|lingua=en}}</ref>
Una volta a Caffa, la peste fu introdotta nella vasta rete commerciale dei genovesi, che si estendeva su tutto il Mediterraneo. A bordo delle navi che partivano dalla città nell'autunno del 1347 la peste giunse a Costantinopoli, prima città europea contagiata, e a [[Beyoğlu|Pera]], colonia genovese sul [[Bosforo]];<ref name="pmid22037442">{{Cita pubblicazione|autore=Tsiamis C, Poulakou-Rebelakou E, Tsakris A, Petridou E|data=settembre 2011|titolo=Epidemic waves of the Black Death in the Byzantine Empire (1347-1453 AD)|rivista=Infez Med|volume=19|numero=3|pp=194-201|pmid=22037442|lingua=en}}</ref><ref>{{Cita|Corradi|p. 221}}.</ref> dopo aver infettato la popolazione di [[Cipro]] e di [[Alessandria d'Egitto]], alla fine del settembre del 1347 il morbo arrivò al porto di [[Messina]].<ref name=cosmacini7/><ref>{{Cita libro|autore=Michele da Piazza|titolo=Historia Secula ab anno 1337 ad annum 1361|lingua=la}}</ref><ref name=NS27>{{cita|Naphy e Spicer|p. 27}}.</ref>
=== Diffusione in Europa ===
[[File:1346-1353_spread_of_the_Black_Death_in_Europe_map.svg|thumb|upright=1.4|left|Vie di diffusione dell'epidemia in Europa e nel vicino oriente]]
Una volta giunta in Europa, la peste nera si diffuse rapidamente perdurando tra i sei e i nove mesi nelle aree colpite. Il [[tasso di mortalità]] medio fu di circa il 30% nel totale della popolazione, mentre il [[tasso di letalità]] fu circa il 60%. Si diffuse soprattutto nei quartieri più sovrappopolati delle città dove gli abitanti, spesso debilitati dalla [[malnutrizione]], vivevano in condizioni igieniche precarie. Dopo essere sbarcata a [[Messina]], si registrarono altri casi nei principali porti mediterranei, come [[Genova]] e [[Marsiglia]]. Agli inizi del gennaio 1348 giunse a [[Pisa]], per poi diffondersi a [[Spalato]] e i vicini porti di [[Sebenico]] e [[Ragusa (Croazia)|Ragusa]], da dove passò a [[Venezia]] il 25 gennaio 1348 per poi diffondersi, in un solo anno, in tutto il [[Mediterraneo]].<ref>{{cita|Cosmacini, 2005|pp. 5, 12-13, 15}}.</ref>
A partire dal 1348 la malattia incominciò a diffondersi seguendo le rotte commerciali continentali più frequentate. L'Italia venne contagiata da tre direzioni: dalla Sicilia venne contagiata tutta l'[[Italia meridionale]] e il [[Lazio]], da Genova venne contagiata tutta la [[Lombardia]] (con la notevole eccezione del Milanese), il [[Piemonte]] e la [[Svizzera]], da Venezia venne contagiato il [[Veneto]], l'[[Emilia-Romagna]], la [[Toscana]], l'[[Istria]] e la [[Dalmazia]]. In Francia, dopo aver colpito Marsiglia, risalì la [[valle del Rodano]] verso nord e dopo poco tempo raggiunse la [[Linguadoca (provincia)|Linguadoca]] e [[Montpellier]]; nell'agosto 1348 vennero coinvolte anche [[Carcassonne]], [[Bordeaux]], [[Aix-en-Provence]]. Ad [[Avignone]], all'epoca sede papale, nei primi tre giorni del contagio morirono {{formatnum:1800}} persone. In marzo la peste aveva raggiunto [[Tolosa]] e in maggio [[Parigi]]<ref name="NS27" /> per poi dirigersi verso la [[Normandia]] e i [[Paesi Bassi]].<ref name="NS27" /><ref name="Duhoux" /> Arrivata al [[canale della Manica]] non ci volle molto perché la pestilenza lo attraversasse giungendo in [[Inghilterra]], probabilmente nel [[Weymouth (Dorset)|Weymouth]], per poi muoversi rapidamente verso [[Londra]], [[Bristol]], [[Plymouth]] e [[Southampton]].<ref name=NS27/><ref>{{cita|Vovelle|p. 61}}.</ref>
Nel 1348, la peste penetrò nella [[Aragona di Sicilia|Famiglia reale]] del [[Regno di Trinacria|Regno di Sicilia]], nell'aprile del 1348 uccise il [[Giovanni d'Aragona (1317-1348)|principe Giovanni]] (reggente al trono per conto del giovanissimo nipote [[Ludovico di Sicilia|Ludovico]]) che aveva cercato di scampare al contagio rifugiandosi sull'[[Etna]]. Nel [[1355]] fu lo stesso [[Re di Sicilia]] [[Ludovico di Sicilia|Ludovico]] ad essere contagiato e a perdere la vita a causa della peste<ref>Massimo Costa. ''Storia istituzionale e politica della Sicilia. Un compendio''. Amazon. Palermo. 2019. Pagg. 159 e 162 - ISBN 9781091175242
</ref>.
Nel 1349 la peste incominciò a mietere vittime in [[Cornovaglia]] e in [[Norvegia]]. L'anno seguente fu la volta della [[Svezia]], della [[Scozia]], dell'[[Islanda]], della [[Groenlandia]], delle isole [[Fær Øer]] e [[Isole Shetland|Shetland]].<ref name=Duhoux/><ref>{{cita|Naphy e Spicer|pp. 27-28}}.</ref><ref>{{Cita|Karlsson|p. 111}}.</ref> Nel dicembre dello stesso anno era giunta in Svizzera e in [[Germania]]: partendo da Venezia e passando per il [[Brennero]], aveva raggiunto l'[[Austria]] comparendo prima in [[Carinzia]], quindi in [[Stiria]] e infine a [[Vienna]]. Nella penisola iberica, nel 1350 morì a causa del morbo [[Alfonso XI di Castiglia|Alfonso XI]], re di Castiglia e León. Questo evento fece precipitare il paese nella guerra civile, dalla quale uscì incoronato [[Enrico II di Castiglia|Enrico II di Trastámara]], figlio di Alfonso e della sua amante [[Eleonora di Guzmán]].<ref>{{Cita|Bordone e Sergi|p. 213}}.</ref>
Nel 1351 giunse nel [[Brandeburgo]] e nello stesso anno si diffuse a nord est verso la [[Polonia]], i [[Paesi Baltici]], la [[Finlandia]] e in [[Russia]], dove uccise nel 1353 [[Teognoste il Greco]], [[Patriarchi e metropoliti di Russia|patriarca della chiesa ortodossa russa]], e [[Simeone di Russia]], [[principe di Mosca]].<ref>{{cita|Naphy e Spicer|p. 28}}.</ref> La sua espansione terminò una volta che giunse nelle vaste e disabitate pianure della [[Siberia]].<ref name="Duhoux">{{Cita pubblicazione|autore=Jonathan Duhoux|anno=2015|titolo=La Peste noire et ses ravages. L’Europe décimée au XIVe siècle|rivista=50 Minutes|p=16|lingua=fr}}</ref>
Per limitare i rischi di contagio, dopo il 1347 le navi sulle quali si sospettava la presenza di peste venivano messe in isolamento per quaranta giorni ([[quarantena]], originariamente forma veneta per ''quarantina''). La quarantena poteva impedire che gli equipaggi mettessero piede a terra, ma non impediva che lo facessero i ratti, veri responsabili della diffusione della malattia.<ref name="NS29"/><ref>{{Treccani|quarantena/|Quarantèna|v=1}}</ref>
== Effetti demografici ==
[[File:Burying Plague Victims of Tournai.jpg|thumb|Rappresentazione della peste bubbonica che colpì [[Tournai]] nelle cronache di [[Gilles Li Muisis]] (1272-1352), abate del monastero di San Martino dei giusti, conservata nella [[Biblioteca reale del Belgio]]]]
Si calcola che la peste nera uccise tra i venti e i venticinque milioni di persone, un terzo della popolazione europea dell'epoca, mentre per le vittime in Asia e Africa mancano fonti certe. Le cifre devono venire considerate con prudenza, perché le testimonianze dei contemporanei riportano numeri probabilmente esagerati per esprimere il terrore e la crudeltà di questa pandemia. Per esempio, ad Avignone i cronisti dell'epoca stimarono fino a {{formatnum:125000}} morti, quando a quei tempi la città non contava più di {{formatnum:50000}} abitanti. Più affidabili i dati relativi a istituti religiosi: morirono tutti i religiosi [[agostiniani]] di Avignone, tutti i [[francescani]] di Carcassonne e Marsiglia, che erano circa 150; 153 su 160 francescani a Maguelon, 133 su 140 francescani a Montpellier. Si è stimato che, tra dicembre 1347 e maggio 1349, la città di [[Venezia]] perse circa il 60% della popolazione, vale a dire tra le {{formatnum:72000}} e le {{formatnum:90000}} vittime su una popolazione che poteva oscillare tra i {{formatnum:120000}} e i {{formatnum:150000}} abitanti, nonostante avesse adottato precocemente la quarantena.<ref name="NS29">{{cita|Naphy e Spicer|p. 29}}.</ref> Londra contò tra i {{formatnum:25000}} e i {{formatnum:50000}} decessi su {{formatnum:125000}} abitanti.<ref name=NS30>{{cita|Naphy e Spicer|p. 30}}.</ref>
In [[Toscana]], a [[San Gimignano]] morì il 70% degli abitanti, mentre a [[Prato (Italia)|Prato]] scomparve il 38% dei nuclei familiari così come ne scomparve il 70% a [[Brema]], il 25% a [[Lubecca]] e il 50% a [[Magdeburgo]].<ref>{{cita|Vovelle|p. 63}}.</ref>
Più delle cifre sono i destini individuali a dare un'idea concreta delle devastazioni della peste: [[Agnolo di Tura]], cronista [[Siena|senese]], lamentava di non trovare più nessuno che seppellisse i morti e di aver dovuto seppellire con le proprie mani i suoi cinque figli. John Clyn, l'ultimo monaco ancora in vita in un convento irlandese a [[Kilkenny]], poco prima di morire egli stesso di peste metteva sulla carta la sua speranza che all'epidemia sopravvivesse almeno un uomo, che potesse continuare la cronaca della peste che egli aveva cominciato.<ref name=Cosmacini6/> Molti furono i religiosi che perirono, chiamati a dare conforto agli appestati ammalandosi sovente loro stessi; nella [[diocesi di York]] morì circa il 40% del clero locale.<ref>{{cita|Naphy e Spicer|p. 32}}.</ref>
La peste nera non colpì tutta l'Europa con la stessa intensità: alcune rare zone rimasero quasi immuni dal contagio (come alcune regioni della Polonia, il Belgio e [[Praga]]), altre invece furono quasi spopolate. In Italia la peste risparmiò parzialmente [[Milano]] che contò {{formatnum:15000}} morti su una popolazione di circa {{formatnum:100000}} anime, mentre a [[Firenze]] uccise quattro quinti degli abitanti. Sono state fatte supposizioni sul perché Milano riuscì a limitare i decessi: alcune di esse si focalizzano sulla forte autorità dei [[Visconti]] che imposero rigide limitazioni sull'ingresso di merci e persone in città, e segregarono in casa le famiglie in cui si sospettava che tra i membri vi fosse un infetto,<ref name="NS29"/> mentre altri suggeriscono che il motivo sia da trovarsi nei vasti territori rurali poco fuori dalla città che permisero a molti di trovare un rifugio.<ref name=NS30/> Anche [[Anversa]] venne colpita con relativa clemenza, perdendo il 20-25% della propria popolazione.<ref>{{cita|Naphy e Spicer|p. 31}}.</ref> In Germania invece, mentre il meridione venne prevalentemente risparmiato, Amburgo, Brema e Colonia vennero colpite in maniera massiccia. Gli effetti sulla popolazione furono senz'altro più gravi in Francia e in Italia che in Germania. In Scandinavia ebbe un effetto disastroso; specialmente in Norvegia, dove la pandemia colpì così forte da lasciare la popolazione senza sovrani: fu in quel momento che i tre regni nordici di Danimarca, [[Regno di Norvegia|Norvegia]] e [[Svezia-Norvegia|Svezia]] si unirono sotto la guida della regina [[Margherita I di Danimarca]].<ref>{{Cita|Bordone e Sergi|p. 252}}.</ref>
Furono necessari alcuni secoli perché la popolazione europea ritornasse alla densità precedente la pandemia. [[David Herlihy]], medievalista statunitense, nota che il numero degli abitanti dell'Europa cessò di calare solo nei primi decenni del [[XV secolo]] e che nei cinquant'anni successivi rimase stabile, per poi riprendere lentamente ad aumentare attorno al 1460.<ref>{{cita|Herlihy|p. 33}}.</ref>
==
[[File:Decameron_003.jpg|thumb|Peste nera a Firenze in una edizione del ''[[Decameron]]'' di [[Giovanni Boccaccio]]]]{{Vedi anche|Storia economica dell'Italia preunitaria}}
La peste nera provocò un [[Mutamento (sociologia)|mutamento]] profondo nella società dell'Europa medievale, tanto che dopo il 1348 non fu più possibile mantenere i modelli culturali del [[XIII secolo]]. Le gravissime perdite in vite umane causarono una ristrutturazione della società dagli effetti positivi nel lungo termine: il crollo demografico rese disponibile a una percentuale significativa della popolazione terreni agricoli e posti di lavoro remunerativi; i terreni meno redditizi vennero abbandonati, e in alcune zone ciò portò all'abbandono di interi villaggi; le [[Corporazione|corporazioni]], per necessità, ammisero nuovi membri, cui prima si negava l'iscrizione; i fitti agricoli crollarono, mentre le retribuzioni nelle città aumentarono sensibilmente. Per questo, dopo la peste un gran numero di persone poté godere di un benessere in precedenza irraggiungibile. L'aumento del costo della manodopera richiese una maggiore meccanizzazione del lavoro, così il tardo Medioevo divenne un'epoca di notevoli innovazioni tecniche. La ritrovata prosperità nei commerci comportò lo sviluppo delle scienze bancarie e delle tecniche [[contabilità|contabili]]: vennero introdotte le [[lettera di cambio|lettere di cambio]] e la [[partita doppia]], le attività creditizie conobbero un rapido impulso.<ref>{{cita|Montanari|pp. 243-244}}.</ref> Tra le innovazioni, lo storico [[David Herlihy]] cita l'esempio della [[stampa]]: fino a quando i compensi degli [[Amanuense|amanuensi]] erano rimasti bassi, la copia a mano era una soluzione soddisfacente per la riproduzione delle opere. L'aumento del costo del lavoro diede il via a una serie di esperimenti che sfociò nell'invenzione della [[stampa a caratteri mobili]] di [[Johann Gutenberg]]. Sempre Herlihy ritiene che l'evoluzione della tecnica delle armi da fuoco sia da ricondurre alla carenza di soldati.<ref>{{cita libro|autore=Mark Welford|url=https://books.google.it/books?id=HvlNDwAAQBAJ&pg=PT153&lpg=PT153&dq=Herlihy+print+plague&source=bl&ots=c9p_4Si7ql&sig=ACfU3U16Ryf2wtzQBwI3i-Qr1ObQEjEZOw&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwj-87Hr28fmAhVJiqQKHboQBKQQ6AEwAXoECAoQAQ#v=onepage&q=Herlihy%20print%20plague&f=false|titolo=Geographies of Plague Pandemics: The Spatial-Temporal Behavior of Plague to the Modern Day|lingua=en|isbn=978-1-315-30741-1|editore=Routledge|anno=2018}}</ref>
[[File:Paul_Fürst,_Der_Doctor_Schnabel_von_Rom_(Holländer_version).png|thumb|left|upright|[[Abito del medico della peste]] del [[XVII secolo]], successivamente alla peste nera le autorità cittadine emanarono decreti e ordinanze per scongiurare, inutilmente, nuove epidemie e istituirono uffici sanitari]]
Come conseguenza della pandemia del 1347-1353, le autorità incominciarono a sviluppare, e continuarono a farlo per i quattro secoli successivi, ordinanze e regolamenti atti a tentare di prevenire o curare la peste che, ciononostante, continuò a ripresentarsi a cadenza quasi periodica. Ogni qualvolta ci fosse un'avvisaglia di una nuova epidemia, si prese l'abitudine di limitare i movimenti di merci e persone istituendo [[quarantena|quarantene]], certificati sanitari e migliorando le condizioni igieniche delle città.<ref>{{cita|Naphy e Spicer|p. 47}}.</ref><ref>{{cita|Cosmacini, 2005|pp. 48-51}}.</ref> Basandosi sulla teoria dei “miasmi”, venivano bloccate le attività che producevano cattivi odori e allontanate alcune categorie di persone considerate “moralmente inquinanti”, come prostitute, vagabondi e altri “peccatori”.<ref>{{cita|Naphy e Spicer|p. 48}}.</ref> Successivamente si provvedette a creare comitati o ufficiali sanitari provvisori.<ref>{{cita|Naphy e Spicer|p. 49}}.</ref> Ad esempio, Milano istituì un ufficio di sanità permanente nel 1450 e realizzò il [[lazzaretto di Milano|lazzaretto di San Gregorio]], progettato nel 1488.<ref>{{cita|Naphy e Spicer|p. 71}}.</ref> Nel 1486 fu la volta di [[Venezia]] mentre a [[Firenze]] si dovette aspettare il 1527.<ref>{{cita|Naphy e Spicer|p. 69}}.</ref> [[Parigi]] ne costituì uno nel 1580, ma già da circa 30 anni aveva affrontato il problema con l'emanazione di ordinanze e norme per affrontare le epidemie.<ref name=NS70/> Verso la fine del [[XVI secolo]], [[Amsterdam]] istituì un servizio di rimozione dei rifiuti dalle strade, al fine di migliorare le condizioni igieniche nel tentativo di prevenire focolai epidemici, costruì un [[lazzaretto]], e decise di porre un medico professionista tra i magistrati che si occupavano della sanità pubblica.<ref name=NS70>{{cita|Naphy e Spicer|p. 70}}.</ref> A [[Londra]] si preferì per lungo tempo la segregazione domiciliare rispetto al confinamento in un lazzaretto.<ref>{{cita|Naphy e Spicer|p. 85}}.</ref>
A lungo termine la peste fece sì che la [[medicina medievale]] si emancipasse dalla tradizione galenica. Le [[bolla pontificia|bolle pontificie]] di [[papa Sisto IV]] e [[papa Clemente VII]] consentirono che si sezionassero cadaveri, pur di scoprire le cause dalla malattia; il medico [[fiamminghi|fiammingo]] [[Andrea Vesalio]] (1514 - 1564) fu uno dei primi a intraprendere lo studio [[Autopsia|autoptico]] del corpo umano con intento metodico.<ref>{{cita|Cosmacini, 2005|p. 83}}.</ref> La ricerca diretta sul corpo umano per mezzo di studi anatomici ebbe un maggior impulso dopo la peste, un primo passo in direzione della medicina moderna e della [[Empirismo|scienza empirica]]. Tuttavia dovettero trascorrere quasi duecento anni prima che il medico [[verona|veronese]] [[Girolamo Fracastoro]] (1483-1533) si confrontasse in maniera più sistematica con l'idea di contagio.<ref>{{cita|Cosmacini, 2005|p. 90, 104-107}}.</ref>
Secondo alcuni storici della cultura, tra cui in particolare l'austriaco [[Egon Friedell]], la peste nera causò la crisi delle concezioni medievali di uomo e di universo, scuotendo le certezze della fede che avevano dominato fino ad allora, vedendosi in ciò un rapporto causale diretto tra la catastrofe della peste nera e il [[Rinascimento]].<ref>{{cita|Friedell|capitolo IV}}.</ref>
== La peste nera dal punto di vista medico-scientifico ==
Se all'epoca medici e autorità sanitarie non possedevano conoscenze sufficienti per identificarne la causa e i rimedi, attribuendone sovente la cagione a significati religiosi, in epoca moderna si è ritenuto che l'[[agente eziologico]] più accreditato della peste nera sia il [[bacillo]] ''[[Yersinia pestis]]''. Isolato alla fine del [[XIX secolo]], tale bacillo viene trasmesso dai [[ratto|ratti]] all'uomo attraverso le [[Siphonaptera|pulci]], in particolare le specie ''[[Xenopsylla cheopis]]'' e ''[[Pulex irritans]]''. Il microrganismo, una volta penetrato attraverso la [[cute]], raggiunge i [[linfonodi]] ingrossandoli e causando i caratteristici "bubboni", riuscendo, talvolta, a raggiungere il flusso sanguigno e i [[polmoni]] dando origine a forme ancora più letali. I [[sintomi]] più frequenti sono [[febbre]] elevata, [[mal di testa]], dolori articolari, [[nausea]] e [[vomito]], oltre ai già citati bubboni; negli stati più avanzati compaiono [[letargia]], [[ipotensione]] e [[dispnea]] che conferiscono al malato un colorito scuro, da cui il nome ''peste nera''; la morte sopraggiunge in pochi giorni. Nel corso degli anni sono state avanzate ipotesi diverse sulle cause della ''peste nera'' che non hanno però riscosso un pieno successo nella comunità scientifica, anche perché i sintomi descritti dai vari autori antichi differiscono non poco da quelli prodotti nelle epidemie di peste moderne.<ref name="pmid29070654">{{Cita pubblicazione|autore=Yang R.|titolo=Plague: Recognition, Treatment, and Prevention |rivista=J. Clin. Microbiol. |volume=56 |numero=1 |data=January 2018 |pmid=29070654 |pmc=5744195 |doi=10.1128/JCM.01519-17 |lingua=en}}</ref><ref name="pmid8993858">{{Cita pubblicazione|autore=Perry RD|autore2=Fetherston JD|titolo=Yersinia pestis--etiologic agent of plague |rivista=Clin. Microbiol. Rev. |volume=10 |numero=1 |pp=35-66 |data=January 1997 |pmid=8993858 |pmc=172914 |lingua=en}}</ref>
=== Cause e rimedi del tempo ===
I medici dell'epoca rimasero disorientati di fronte al fenomeno, per loro incomprensibile; la loro formazione infatti prevedeva una solida preparazione [[Filosofia|filosofica]], che impegnava la maggior parte del loro studio. Le teorie mediche risalivano all'antichità, a [[Ippocrate]] e [[Galeno]], secondo i quali le malattie nascevano da una cattiva miscela (''[[discrasia]]'') dei quattro umori del corpo: [[Sangue (umore)|sangue]], [[Flegma|flemma]], [[bile gialla]] e [[Atrabile|bile nera]].<ref>{{cita|Cosmacini, 2005|p. 18}}.</ref><ref>{{Cita|Vigetti|p. 439}}.</ref> L'idea stessa di contagio era sconosciuta alla medicina galenica e del tutto impensabile era ritenuta la trasmissione di malattie da animale a uomo. Per la quantità di persone contagiate dal morbo e per la velocità con cui si diffondeva, gli studiosi ricorsero a Ippocrate per definirne la causa:
{{citazione|Allorché molti uomini son cólti da una sola malattia nello stesso tempo, occorre imputarne la causa a ciò che v'è di più comune e di cui tutti in primo luogo ci serviamo: e questo è ciò che respiriamo.|[[Ippocrate]], ''Natura dell'uomo''<ref>{{cita|Cosmacini, 2005|p. 20}}.</ref>}}
Basandosi su questo, i medici del tempo decisero che l'origine del male era l'aria umida e fredda che ci fu nella primavera 1348.<ref name="Cosmacini19">{{cita|Cosmacini, 2005|p. 19}}.</ref> L'idea era che questa fosse dovuta alla congiunzione di Giove, Saturno e Marte, avvenuta tre anni prima. Questa tesi fu sostenuta da vari studiosi, tra cui [[Guy de Chauliac]]<ref name="Cosmacini19" /> e [[Gentile da Foligno]], il quale morì di peste dopo aver elaborato la teoria del ''soffio pestifero''.<ref>{{cita|Cosmacini, 2005|p. 21}}.</ref> La facoltà di medicina dell'[[Università di Parigi]], incaricata da [[Filippo VI di Francia|Filippo VI]] di redigere una relazione sulle cause dell'epidemia,<ref name="Cosmacini19" /> fece propria questa tesi e così questa spiegazione assunse grande autorevolezza e venne tradotta in numerose lingue europee.<ref name=cos2018-46>{{cita|Cosmacini, 2018|p. 46}}.</ref> Altri medici ancora ne hanno attribuito la responsabilità a fenomeni terrestri, come un [[terremoto]], un'[[eruzione vulcanica]], un [[maremoto]], asserendo che lo sconvolgimento dei [[quattro elementi]] (terra, acqua, aria, fuoco) potesse comportare eventi nocivi.<ref name=cos2018-46/>
Il medico ottocentesco [[Angelo Antonio Frari]] nella sua opera ''Della peste e della {{sic|publica}} amministrazione sanitaria'' riporta come molti la considerassero un castigo divino, e che altri pensassero che il morbo provenisse dall'oriente e fosse stato causato da un fuoco, caduto dal cielo o proveniente da sottoterra, che espandendosi diffondeva il morbo.<ref>{{cita|Frari|p. 321}}.</ref>
[[File:Black_death_XV.jpg|thumb|Malato di peste nera in una [[miniatura]] del [[XV secolo]]]]
I consigli o regimi contro la peste, opere mediche che mostravano come difendersi dal contagio, divennero quasi un genere letterario: i ''regimina contra pestilentiam''.<ref>{{cita|Cosmacini, 2005|p. 22}}.</ref> Questi proponevano più che altro soluzioni volte a prevenire piuttosto che curare la malattia.<ref name="Cosmacini24">{{cita|Cosmacini, 2005|p. 24}}.</ref> La maggior parte delle soluzioni proposte per evitare il contagio era il rifugiarsi in campagna, o comunque fuggire dal morbo.<ref name="Cosmacini24" /> Poi venivano dati suggerimenti più o meno dettagliati su cosa mangiare e come vivere. Per esempio, il medico fiorentino [[Tommaso del Garbo]] consigliava di arieggiare bene le stanze, di lavarsi con aceto e acqua di rose, di mangiare ''cibi buoni'' e di astenersi dai rapporti fisici, i quali stimolavano gli ''umori'' corporei.<ref name="Cosmacini24" /> Le terapie proposte erano quelle tipiche galeniche, quindi salassi e [[Cauterio|cauteri]]. I ''farmaci'' usati dovevano controbilanciare le qualità della peste; ad esempio, essendo questa umida e calda, per via dei bubboni e della febbre, si potevano usare pietre, come smeraldi e zaffiri, terre ed erbe, come l'ersicaria, che erano secche e fredde; poiché gli appestati sono pallidi, si usava lo zafferano.<ref>{{cita|Cosmacini, 2005|pp. 24-26}}.</ref>
Molti medici di fronte alla peste fuggivano, riferisce il cronista fiorentino [[Baldassarre Buonaiuti|Marchionne di Coppo Stefani]]:
{{Citazione|Medici non se ne trovavano, perocché moriano come gli altri; e quelli che si trovavano, voleano smisurato prezzo in mano innanzi che intrassero nella casa, ed entratovi, tocavono il polso col viso volto adrieto, è da lungi volevono vedere l'urina con cose odorifere al naso.|Marchionne di Coppo Stefani in ''Cronaca fiorentina''<ref>{{Cita libro|nome=Lodovico Antonio|cognome=Muratori|nome2=Giosuè|cognome2=Carducci|nome3=Vittorio|cognome3=Fiorini|titolo=Rerum italicarum scriptores; raccolta degli storici italiani dal cinquecento al millecinquecento ordinata da L.A. Muratori. Nuova ed. riv. ampliata e corr. con la direzione di Giosuè Carducci|url=http://archive.org/details/rerumitalicarums301murauoft|accesso=16 novembre 2019|data=1900|editore=Città di Castello Tipi dell'editore S. Lapi|p=230}}</ref>}}
In caso di peste l'unico dovere del medico era di invitare l'ammalato a confessarsi. Il rimedio cui i medici più frequentemente ricorrevano erano fumigazioni con erbe aromatiche. [[Papa Clemente VI]], per tutta la durata dell'epidemia, rimase rinchiuso presso gli appartamenti del [[Palazzo dei Papi|palazzo]] di [[Avignone]]; in una stanza, in particolare, erano perennemente accesi due grandi falò, dove il pontefice vi soggiornava per buona parte del tempo. È probabile che in questo modo riuscì a sfuggire al contagio, in quanto il calore allontana le pulci<ref name="Filoscienza">{{Cita web|url=http://www.filosofiaescienza.it/la-nascita-dellanatomia/|titolo=La nascita dell'anatomia|accesso=20 gennaio 2020}}</ref>. Per il resto, il pontefice fece costruire e consacrare sempre più cimiteri, poiché i già presenti campisanti erano sovraffollati; anche se ciò non bastò, arrivò a consacrare persino il [[Rodano]], dove vennero gettati i morti appestati.<ref>{{cita|Cosmacini, 2018|p. 45}}.</ref>
Per cercare di contenere l'epidemia, i vari governi delle città italiane incominciarono a nominare funzionari addetti alla salute pubblica, come a Firenze, Venezia e Pistoia.<ref name="Cosmacini36-37">{{cita|Cosmacini, 2005|pp. 36-37}}.</ref> Questi ordinarono la chiusura dei mercati, il divieto di rivendita dei vestiti degli appestati e proibirono i funerali. A Pistoia venne istituito nel 1348 il primo corpo di beccamorti.<ref name="Cosmacini36-37" /> Incominciò a farsi strada anche l'idea di isolare i malati: a Milano le case dei primi appestati vennero sprangate con i malati dentro. Le città non fecero più entrare le persone provenienti da regioni in cui l'epidemia era accertata.<ref name="Cosmacini36-37" /> Nel 1377 a [[Ragusa (Croazia)|Ragusa]] le navi provenienti da zone infette dovevano aspettare un mese, prima di poter entrare in porto. Per i viaggiatori terrestri i giorni divennero quaranta, poiché se una malattia si fosse manifestata dopo questo momento, secondo Ippocrate, non sarebbe potuta essere una malattia acuta, ma una ''cronica'', quindi non peste.<ref name="Cosmacini36-37" />
=== La spiegazione della medicina moderna ===
{{Vedi anche|Peste|Yersinia pestis}}
==== Teoria principale ====
[[File:Yersinia_pestis.jpg|thumb|left|[[bacillo|Bacilli]] ''[[Yersinia pestis]]'' visti al [[microscopio elettronico a scansione]]]]
La teoria maggiormente accreditata che identifica la causa della pestilenza è quella che ne attribuisce la responsabilità al [[bacillo]] ''[[Yersinia pestis]]''. Tale patogeno venne scoperto e isolato da un gruppo di scienziati, tra cui il batteriologo franco-svizzero [[Alexandre Yersin]] da cui il nome, che si recò a [[Hong Kong]] nel 1894 in occasione di un'epidemia simile scoppiata nel sud della Cina nel 1865.<ref name="Cosmacini19"/><ref name="Chritakos2005">{{cita|Christakos|pp. 110-114}}.</ref>
[[File:Xenopsylla cheopis flea PHIL 2069 lores.jpg|thumb|Pulce ''[[Xenopsylla cheopis]]'' infettata da ''Y. pestis'' 28 giorni dopo aver succhiato il sangue da un ratto precedentemente inoculato del batterio]]
Nel 1898 [[Paul-Louis Simond]] spiegò che tale bacillo si poteva trasmettere attraverso il morso di [[pulce|pulci]] infette i cui visceri erano ostruiti causandone fame e un comportamento più aggressivo. In origine il bacillo della peste viveva e si diffondeva nei [[Rattus|ratti]], quest'ultimi classificabili in due popolazioni: una resistente alla malattia, che fungeva da [[Ospite (biologia)|ospite]] per lo ''Y. Pestis'' e una che invece ne moriva; con la morte della seconda, le pulci passavano ad altri ospiti, compresi gli uomini, dando origine all'epidemia.<ref name=Chritakos2005/> Le pulci responsabili della trasmissione appartengono alla specie ''[[Xenopsylla cheopis]]'' mentre si ritiene che la pulce umana ''[[Pulex irritans]]'' sia colpevole del contagio tra uomo e uomo.<ref name="pmid18198939">{{Cita pubblicazione|autore=Stenseth NC, Atshabar BB, Begon M, Belmain SR, Bertherat E, Carniel E, Gage KL, Leirs H, Rahalison L |titolo=Plague: past, present, and future |rivista=PLoS Med. |volume=5 |numero=1 |pp=e3 |data=gennaio 2008 |pmid=18198939 |pmc=2194748 |doi=10.1371/journal.pmed.0050003 |lingua=en}}</ref><ref name="Cosmacini8">{{cita|Cosmacini, 2005|pp. 7-8}}.</ref> Lo spostamento delle pulci dai ratti alle persone avvenne facilmente in Europa anche grazie alla scarsa igiene personale, mentre la diffusione su larga scala della malattia fu favorita dallo spostamento degli uomini, impegnati in commerci o guerre, e degli stessi ratti che affollavano le stive delle navi.<ref name=U64>{{cita|Ujvari|p. 64}}.</ref> Nonostante l'aria fredda e umida non sia la causa della malattia, ne favorì il diffondersi: la capacità pestigena delle pulci varia al variare delle condizioni climatiche, ed è appurato che questa aumenti in climi caldi e secchi o freddi e umidi.<ref name="Cosmacini19"/>
[[File:Plague -buboes.jpg|thumb|left|Tumefazione dei [[Linfonodo|linfonodi]] inguinali in un soggetto sofferente di peste bubbonica]]
Sono state identificate tre varianti della peste. La "peste bubbonica" è causata dall'introduzione nell'organismo del bacillo ''Y. pestis'' attraverso la [[cute]] a seguito del morso di una pulce infetta; successivamente questo progredisce attraverso i [[vasi linfatici]] fino a giungere ai [[linfonodi]], solitamente quelli ascellari o inguinali, dando luogo a un'[[infezione]] con conseguente produzione di [[pus]] e ingrossamento di questi fino a formare i caratteristici "bubboni" che le conferiscono il nome. Successivamente è possibile che il bacillo raggiunga il [[flusso sanguigno]] e da lì altri [[organo (anatomia)|organi]] causando la "peste setticemica" dalla [[mortalità]] ancora più elevata. Se riesce a raggiungere i [[polmoni]] si ha la "peste polmonare", con tassi di sopravvivenza scarsissimi e facilmente diffusibile per via aerea, tramite la [[tosse]].<ref name="Cosmacini8" /><ref name=U64/>
I [[sintomi]] della malattia comprendono [[febbre]] tra i {{M|38|ul=°C}} e i {{M|41|u=°C}}, [[mal di testa]], dolori articolari, [[nausea]] e [[vomito]], sete, [[diarrea]], tumefazione dei linfonodi e malessere generale.<ref>{{cita|Montanari|p. 238}}.</ref> Nelle forme setticemiche e polmonari può verificarsi [[letargia]], [[sonnolenza]], [[ipotensione]] e [[dispnea]], tanto da conferire al malato un colorito scuro, [[cianotico]], da cui si è coniato il nome "peste nera". In breve tempo si va incontro a [[sepsi]] e [[sindrome da disfunzione multiorgano]] giungendo poi al decesso.<ref name=U64/><ref name="pmid20400901">{{Cita pubblicazione|autore=Doyle TM, Matuschak GM, Lechner AJ|data=luglio 2010|titolo=Septic shock and nonpulmonary organ dysfunction in pneumonic plague: the role of Yersinia pestis pCD1- vs. pgm- virulence factors|rivista=Crit. Care Med.|volume=38|numero=7|pp=1574-83|lingua=en|doi=10.1097/CCM.0b013e3181de8ace|pmid=20400901}}</ref>
Se non trattato mediante [[antibiotici]], l'80% degli infetti della forma bubbonica muore entro otto giorni.<ref>{{cita|Totaro|p. 26}}.</ref> La forma polmonare presenta invece un tasso di mortalità che arriva tra il 90 e il 95%<ref name="pmid26698952">{{Cita pubblicazione|autore=Pechous RD, Sivaraman V, Stasulli NM, Goldman WE |titolo=Pneumonic Plague: The Darker Side of Yersinia pestis |rivista=Trends Microbiol. |volume=24 |numero=3 |pp=190-197 |data=marzo 2016 |lingua=en|pmid=26698952 |doi=10.1016/j.tim.2015.11.008 }}</ref> con febbre, [[tosse]] e [[espettorato]] sanguinolento, tra i sintomi. Man mano che la malattia progredisce, l'espettorato diventa a flusso libero e rosso vivo. La forma setticemica è la meno comune delle tre, con un tasso di mortalità vicino al 100%; i suoi sintomi sono febbri alte e chiazze cutanee violacee dovute ad emorragie da [[coagulazione intravascolare disseminata]]. In caso di peste polmonare e particolarmente setticemica, il progresso della malattia è così rapido che spesso non vi è tempo per lo sviluppo dei bubboni.<ref name="Cosmacini8" /><ref name=U64/><ref name="pmid18857150">{{Cita pubblicazione|autore=Chari MV |titolo=Pneumonic plague |rivista=Lancet |volume=1 |numero=6506 |p=728 |data=May 1948 |pmid=18857150 |doi=10.1016/s0140-6736(48)90422-x |lingua=en}}</ref>
==== Teorie alternative ====
[[File:Anthrax_PHIL_2033.png|thumb|Lesione della [[cute]] in un caso di [[antrace]]. Alcuni studiosi hanno suggerito che il ''[[Bacillus anthracis]]'' sia il vero responsabile della peste del XIV secolo, tuttavia tali teorie non hanno riscontrato una piena approvazione dalla comunità scientifica]]
Nonostante la maggioranza della comunità scientifica attribuisca alla ''Yersinia pestis'' la responsabilità per l'epidemia del 1347-1352, sono state formulate teorie alternative: nel 1970 il batteriologo J. F. D. Shrewsbury notò che i tassi di mortalità nelle aree rurali segnalati durante la pandemia del XIV secolo erano incompatibili con la moderna peste bubbonica<ref name=Chritakos2005/>; nel 1984, lo zoologo Graham Twigg realizzò il primo grande lavoro per confutare la corrente teoria della peste bubbonica e i suoi dubbi vennero ripresi da numerosi autori, tra cui David Herlihy (1997), Susan Scott e Christopher Duncan (2001) e Samuel K. Cohn, Jr. (2002 e 2013).<ref name=Chritakos2005/>
Nella ricostruzione dei dati [[epidemiologia|epidemiologici]] i ricercatori sono tuttavia ostacolati dalla mancanza di statistiche affidabili. Gran parte del lavoro è stato svolto sulla diffusione della peste in Inghilterra ma non è facile stimare la popolazione esistente all'epoca poiché gli unici censimenti disponibili sono il ''[[Domesday Book]]'' del 1086 e un secondo relativo a un [[testatico]] del 1377.<ref>{{cita|Ziegler|p. 233}}.</ref>
Oltre a sostenere che il numero di ratti esistenti non era sufficiente a giustificare una pandemia di peste bubbonica, gli scettici sottolineano che i sintomi non sono unici (e probabilmente in alcuni resoconti possono differire), che la trasmissione tramite pulci avrebbe avuto un significato marginale e che i risultati del [[DNA]] potrebbero essere imperfetti.<ref name=Chritakos2005/>
Sono state avanzate diverse teorie alternative allo ''Y. pestis'': Twigg suggerì che la causa fosse una forma di [[antrace]] e Norman Cantor ritenne che potesse essere stata una combinazione di antrace e altre pandemie. Scott e Duncan sostennero che la pandemia fosse una forma di malattia [[infezione|infettiva]] emorragica simile all'[[ebola]]. L'archeologo Barney Sloane ha sostenuto che non ci sono prove sufficienti e che la peste si diffuse troppo rapidamente per sostenere la tesi secondo cui ''Y. pestis'' si diffuse dalle pulci dei ratti; egli sostiene che la trasmissione deve essere stata esclusivamente da persona a persona.<ref>{{Cita pubblicazione|data=10 gennaio 2018|titolo=Human ectoparasites and the spread of plague in Europe during the Second Pandemic|rivista=Proceedings of the National Academy of Sciences|volume=115|numero=6|pp=1304-1309|lingua=en|doi=10.1073/pnas.1715640115|pmid=29339508|nome2=Fabienne|cognome2=Krauer|nome3=Lars|cognome3=Walløe|cognome1=Dean|pmc=5819418|cognome7=Schmid|nome7=Boris V.|nome1=Katharine R.|nome6=Nils Chr|cognome6=Stenseth|nome5=Barbara|cognome5=Bramanti|nome4=Ole Christian|cognome4=Lingjærde|issn=0027-8424}}</ref><ref>{{Cita news|autore=M. Kennedy |titolo=Black Death study lets rats off the hook |rivista=The Guardian |isbn=978-0-7524-2829-1|città=London |url=https://www.theguardian.com/world/2011/aug/17/black-death-rats-off-hook|lingua=en|cid=harv|anno=2011 }}</ref>
Tuttavia, nessuna teoria alternativa ha mai ottenuto un'accettazione diffusa.<ref name=Chritakos2005/> Molti studiosi che sostengono lo ''Y. pestis'' come il principale agente della pandemia suggeriscono che la sua estensione e i suoi sintomi possono essere spiegati da una combinazione tra la peste bubbonica con altre malattie, tra cui la [[febbre tifoide]], il [[vaiolo]] e le infezioni respiratorie. Oltre all'infezione bubbonica, altri indicano forme setticemiche e polmonari che spiegherebbero l'alto tasso di mortalità e i sintomi aggiuntivi riscontrati.<ref name="Byrne2004pp21-9">{{cita|Byrne, 2004|pp. 21-29}}.</ref>
== Peste e religione ==
[[File:Darstellung der Geißlerzüge (cropped).jpg|thumb|left|upright|Rappresentazione di flagellanti in un [[manoscritto]] di [[Gilles Li Muisis]] del 1350, conservato nella [[Biblioteca reale del Belgio]]]]
Quasi tutti i contemporanei ritennero che la peste fosse un volere di [[Dio]] e cercarono conforto e giustificazione nella [[religione]]. I [[musulmani]] furono portati ad accettare la malattia con rassegnazione e umiltà, arrivando a considerarla un dono che avrebbe consentito alle vittime di entrare immediatamente nella ''[[Janna]]'', il paradiso musulmano, come se si fosse morti in una [[guerra santa]].<ref>{{cita|Naphy e Spicer|p. 18}}.</ref> Gli ''[[Ulema|ʿulamāʾ]]'', esperti in [[scienze religiose]], esortarono i fedeli a non fuggire da un luogo colpito né a recarvisi, poiché si sarebbe contravvenuto al volere di [[Allah]].<ref name="NS17-18"/> Un'ipotesi non suffragata da evidenze scientifiche, ha attribuito la grande mortalità in [[Egitto]] all'epoca del [[Sultano|Sultanato]] [[Mamelucchi|mamelucco]] [[Dinastia burji|burjī]] al fatto che i nuovi arrivati, non più originari delle [[steppe]] euro-asiatiche dei [[Kipchak]] ma per lo più [[Circassi]], erano più fragili fisicamente ed esposti maggiormente al morbo.<ref>David Ayalon, "The Plague and Its Effects upon the Mamluk Army", in: ''Journal of the Royal Asiatic Society'', 66 (1946), pp. 67-73.</ref><br/> I [[cristiani]] invece vissero la pandemia in modo più personale ritenendola un castigo per i propri peccati e per il [[cosmopolitismo]] delle grandi città e del proliferare, soprattutto in Oriente, delle varie [[eresia|eresie]]. Non mancarono inoltre interpretazioni alternative e fantasiose.<ref>{{cita|Naphy e Spicer|p. 19}}.</ref>
In Occidente nacquero diversi movimenti religiosi in conseguenza della peste (o nel timore dell'epidemia) e molti di essi sfidarono il monopolio ecclesiastico sulla sfera spirituale. La vita quotidiana rimase segnata da rogatorie e processioni. Il culto di [[San Rocco]], [[Santo patrono|patrono]] degli appestati, divenne particolarmente intenso e i [[Pellegrinaggio|pellegrinaggi]] più frequenti. In molti luoghi sorsero chiese votive e altri monumenti, come le cosiddette "colonne della peste", volute dagli abitanti nella speranza di placare il flagello. Nella generale disperazione vi furono alcuni che decisero di gustare ogni minuto, almeno il pensiero di esso.<ref>[[Matteo Villani]]; ''Cronica di Matteo Villani'', I, cap. 4.</ref> Tra i vari movimenti cattolici che proliferarono tra la popolazione terrorizzata, menzione particolare va fatta per i cosiddetti [[flagellanti]] che praticavano, durante cortei che si spostavano da città a città, l'[[autoflagellazione]] come forma estrema di penitenza e devozione, ritenendosi ispirati da Dio. Nonostante fossero stati banditi pubblicamente da [[papa Clemente VI]] il 20 ottobre 1349, questo fenomeno perdurò fino al [[XV secolo]].<ref name="NS17-18">{{cita|Naphy e Spicer|pp. 17-18}}.</ref> Sembra che anche l'inno ''[[Stella cœli extirpavit]]'' sia stato composto dalle sorelle del Monastero di Santa Clara, a [[Coimbra]], in [[Portogallo]], durante la [[peste]] agli inizi del [[XIV secolo]].<ref>[https://www.summitdominicans.org/blog/2020/3/28/stella-caeli-extirpavit «Stella Coeli Extirpavit - Prayer to Our Lady in times of pestilence»]</ref>
=== La persecuzione degli ebrei ===
[[File:Poisoning wells.gif|thumb|upright|Rappresentazione di un ebreo con un turbante mentre avvelena un pozzo d'acqua per diffondere la peste nera in Europa. Incisione [[alsazia]]na basata sull'originale tardo medievale.]]
L'autorità ecclesiastica e civile entrò in crisi molto rapidamente, anche per l'inefficacia delle misure messe in campo contro il contagio. Nel ''[[Decameron]]'' [[Giovanni Boccaccio]] annota: «E in tanta afflizione e miseria della nostra città era la reverenda autorità delle leggi, così divine come umane, quasi caduta e dissoluta tutta per li ministri e esecutori di quelle, li quali, sì come gli altri uomini, erano tutti o morti o infermi o sì di famigli rimasi stremi, che uficio alcuno non potean fare; per la qual cosa era a ciascun licito quanto a grado gli era d'adoperare». A soffrire maggiormente di questa perdita di autorità fu chi si trovava ai margini della società medievale, come gli [[ebrei]].<ref>{{Cita web|url=http://jewishencyclopedia.com/view.jsp?artid=1114&letter=B|titolo=Black Death|lingua=en|autore=Richard Gottheil|autore2=Joseph Jacobs|accesso=23 febbraio 2020}}</ref>
[[File:Hinrichtung von Juden-rotate.jpg|thumb|left|upright|Rogo di ebrei in un manoscritto di [[Gilles Li Muisis]] del XIV secolo]]
Dall'arrivo in Provenza della malattia gli ebrei vennero presi di mira: a Tolone e Barcellona ci furono massacri e saccheggi causati dall'isteria generale della popolazione.<ref>{{cita|Foa|p. 11}}.</ref> Dopo questi primi avvenimenti le autorità si mossero in loro difesa: gli aggressori di Tolone vennero arrestati; la regina [[Giovanna I di Napoli]] diminuì i tributi dovuti dagli ebrei. Anche [[papa Clemente VI]] asserì che la malattia non era dovuta all'intervento umano ma aveva una causa naturale o divina<ref name=Foa12>{{cita|Foa|p. 12}}.</ref> e emise due [[bolla pontificia|bolle pontificie]], il 4 luglio e 26 settembre 1349, con cui condannò le persecuzioni contro gli ebrei scomunicandone i responsabili.<ref>{{cita|Cosmacini, 2018|p. 49}}.</ref>
L'accusa che gli ebrei avvelenassero fonti e pozzi cominciò a circolare
Si
== La peste nera nell'arte e nella letteratura ==
{{Vedi anche|Decameron|Trionfo della Morte|Danza macabra}}
[[File:01 La Chaise-Dieu - La danse macabre 1.JPG|thumb|Frammento dell'[[affresco]] della ''Danse macabre'' (XV secolo) sito su una parete interna dell'[[Abbazia di Chaise-Dieu]] in [[Alvernia]] ([[Francia]]). Nella pittura del Quattrocento la [[danza macabra]] e il [[Trionfo della Morte (Palermo)|trionfo della Morte]], probabilmente ispirate alle epidemie di peste trecentesche, furono un tema ricorrente.]]
La maggior parte delle opere d'arte con soggetto gli effetti o gli eventi legati alla peste nera vennero realizzati successivamente agli anni della pandemia. Un'eccezione a ciò è il ''[[Decameron]]'' di [[Giovanni Boccaccio]], che si ritiene scritto tra il 1350 e il 1353. L'opera, una raccolta di cento [[Novella|novelle]], è ambientata in una casa di campagna posta sulle colline fuori [[Firenze]], a breve distanza dalla città; qui, sette giovani donne e tre giovani uomini si sono rifugiati per scampare all'epidemia che infuria in città tra la primavera e l'estate del 1348.<ref>{{cita|Vovelle|p. 75}}.</ref> L'introduzione del libro è una delle fonti medievali più dettagliate sull'impatto della peste in città.
{{citazione|Della minuta gente, e forse in gran parte della mezzana, era il ragguardamento di molto maggior miseria pieno; per ciò che essi, il più o da speranza o da povertà ritenuti nelle lor case, nelle lor vicinanze standosi, a migliaia per giorno infermavano; e non essendo né serviti né aiutati d'alcuna cosa, quasi senza alcuna redenzione, tutti morivano. E assai n'erano che nella strada pubblica o di dì o di notte finivano, e molti, ancora che nelle case finissero, prima col puzzo de lor corpi corrotti che altramenti facevano a' vicini sentire sé esser morti; e di questi e degli altri che per tutto morivano, tutto pieno.
Era il più da' vicini una medesima maniera servata, mossi non meno da tema che la corruzione de' morti non gli offendesse, che da carità la quale avessero a' trapassati. Essi, e per sé medesimi e con l'aiuto d'alcuni portatori, quando aver ne potevano, traevano dalle lor case li corpi de' già passati, e quegli davanti alli loro usci ponevano, dove, la mattina spezialmente, n'avrebbe potuti veder senza numero chi fosse attorno andato: e quindi fatte venir bare, (e tali furono, che, per difetto di quelle, sopra alcuna tavole) ne portavano.
Né fu una bara sola quella che due o tre ne portò insiememente, né avvenne pure una volta, ma se ne sarieno assai potute annoverare di quelle che la moglie e 'l marito, di due o tre fratelli, o il padre e il figliuolo, o così fattamente ne contenieno.|Giovanni Boccaccio, ''Decameron''}}
Anche [[Francesco Petrarca]], amico di Boccaccio, fu toccato dall'epidemia: molti dei suoi amici morirono a causa del morbo e tra questi vi fu anche la [[Laura de Noves|Laura]] protagonista del ''[[Canzoniere (Petrarca)|Canzoniere]]''. Tra i testi nei quali parla di questi fatti si ricordano la lettera ''Ad se ipsum'', in cui descrive cosa accadde a Firenze in quel periodo, e nell'[[egloga]] IX, ''Querulo'', contenuta nei ''[[Bucolicum carmen]]'', dove a un dialogo tra Filogeo e Teofilo affida le proprie riflessioni sulle conseguenze e sul male causato dalla peste e su come vivere al meglio il tempo rimanente per essere sicuri di arrivare al [[Paradiso]].<ref>{{Cita web|url=https://chiarafacchini.atavist.com/untitled-project-923n0|titolo=La Peste del ‘300|sito=Atavist|data=26 maggio 2016|accesso=5 gennaio 2020|dataarchivio=19 settembre 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200919030046/https://chiarafacchini.atavist.com/untitled-project-923n0|urlmorto=sì}}</ref>
Anche la pittura tardo medievale ha avuto ripercussioni dalle tragedie legate alla pestilenza. In un'analisi della pittura fiorentina, lo [[storia dell'arte|storico dell'arte]] [[Émile Mâle]] evidenzia come i consueti soggetti ottimistici di fine Duecento, quali la [[Maria (madre di Gesù)|Madonna]], la [[Sacra Famiglia]], il [[Bambino Gesù]], lascino il posto, dopo la grande epidemia, a temi più duri e pieni di tensione. Lo storico [[Michel Vovelle]] suggerisce, altresì, che «tra il 1350 e il 1380 la pittura ha preso il colore del tempo, rispecchiandone l'inquietudine e l'austerità».<ref>{{cita|Vovelle|p. 71}}.</ref> La cosiddetta "[[danza macabra]]", uno dei temi [[iconografia|iconografici]] più frequenti dei primi decenni del XV secolo, nella quale è rappresentata una danza tra uomini e scheletri, è stata messa in relazione con la peste del Trecento. Una delle produzioni più celebri è la ''[[Danza macabra di Lubecca]]'', opera del pittore e [[intagliatore]] [[Bernt Notke]], andata perduta a seguito di un [[Bombardamento di Lubecca|bombardamento nel 1942]].<ref>{{Treccani|danza-macabra_(Enciclopedia-Italiana)/}}</ref><ref>{{cita web|1 = http://www.dodedans.com/Emaria.htm|2 = Lübeck's Dance of Death|3 = 28 settembre 2012|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20120710065224/http://www.dodedans.com/Emaria.htm|urlmorto=sì|lingua=en}}</ref> Inoltre, se nel Duecento la rappresentazione del [[Giudizio universale]] era tipica dei [[timpano (architettura)|timpani]] delle [[facciata|facciate]] delle chiese, tra la metà del Trecento e il Quattrocento diventa sempre più frequente negli [[affresco|affreschi]] interni agli edifici.<ref name=V73>{{cita|Vovelle|p. 73}}.</ref> Anche l'[[Apocalisse]] diventa un tema assai frequente, si ricordi a titolo di esempio il [[Arazzo dell'Apocalisse|ciclo degli arazzi di Angers]] realizzati tra il 1375 e il 1380 da [[Nicolas Bataille]].<ref name=V73/>
Tale tema venne ripreso da [[Franz Liszt]] per le musiche di ''[[Totentanz]]'', composte fra il 1834 e il 1859. Il pittore tedesco del [[XX secolo]] [[Werner Tübke]] ricorse al soggetto della peste per una scena del suo monumentale dipinto dedicato alla [[guerra dei contadini tedeschi]] del XVI secolo.<ref>{{cita|Seigneuret|p. 326}}.</ref><ref>{{cita|Gaehtgens e Zelljadt|p. 109}}.</ref> Anche la [[settima arte]] ha celebrato la peste nera: ''[[Il settimo sigillo]]'', diretto nel 1957 dal regista svedese [[Ingmar Bergman]], è probabilmente uno dei film più celebri su questo tema.<ref>{{cita|Bertetto|pp. 184-185}}.</ref>
== Il ritorno della peste nei secoli successivi ==
[[File:Melchiorre_Gherardini,_Piazza_di_S._Babila_durante_la_peste_del_1630.jpg|thumb|left|[[Melchiorre Gherardini]], ''[[Piazza San Babila]] a Milano durante la [[peste del 1630]]'' ([[Pinacoteca Tosio Martinengo]] di [[Brescia]])]]
[[File:Honolulu Chinatown fire of 1900.jpg|thumb|right|Agli albori del XX secolo ci fu la prima diffusione dell'epidemia a San Francisco, che si esaurì in due episodi: uno nel periodo 1900-1904, mentre l'altro nel 1907-1908.<ref>{{Cita|Chase|pp. 12-18, 223}}.</ref><ref>{{Cita|Echenberg|p. 214}}.</ref><ref>{{Cita|Kraut|pp. 85-92}}.</ref> In foto è raffigurato l'incendio nella Chinatown di Honolulu, appiccato nel tentativo di controllare il diffondersi della peste bubbonica]]Si ritiene che lo stesso agente patogeno del 1348 sia responsabile delle ricorrenti epidemie scoppiate in Europa, con vari gradi di intensità e mortalità seppur sempre inferiori alla prima, a ogni generazione, fino al [[XVIII secolo]]. È stato infatti osservato che, tra il 1347 e il 1480, la peste colpì le maggiori città europee a intervalli di circa 6-12 anni affliggendo, in particolare, i giovani e le fasce più povere della popolazione. A partire dal 1480 la frequenza incominciò a diminuire, attestandosi a un'epidemia ogni 15-20 anni circa, ma con effetti sulla popolazione non certo minori.<ref>{{cita|Naphy e Spicer|p. 67}}.</ref><ref>{{cita|Cosmacini, 2005|pp. 50-51}}.</ref> Nel 1466 circa 40.000 parigini morirono per un nuovo scoppio della malattia.<ref>{{cita web|autore=Hugh Chisholm|anno=1911|titolo=Plague|sito=Encyclopædia Britannica|editore=Cambridge University Press|p=694|url=https://en.wikisource.org/wiki/1911_Encyclop%C3%A6dia_Britannica/Plague|lingua=en}}</ref> Tra il 1500 e il 1850 la peste fu presente senza soluzione di continuità in almeno un territorio del [[Islam|mondo islamico]].<ref>{{cita|Byrne, 2008|p. 519}}.</ref>
Importanti epidemie successivamente si registrarono nel [[peste di San Carlo|territorio milanese nel biennio 1576-1577]], nell'[[Peste del 1630|Italia settentrionale nel 1630]] (immortalata da [[Alessandro Manzoni]] ne ''[[I promessi sposi]]'') e a [[Peste di Siviglia del 1647-1652|Siviglia tra il 1647 e il 1652]]. Nel 1661 l'[[impero ottomano]] fu pesantemente colpito mentre, tra il 1663 e il 1664, un'epidemia si propagò nella [[repubblica olandese]] uccidendo {{formatnum:35000}} persone nella sola Amsterdam.<ref>{{cita|Naphy e Spicer|p. 95}}.</ref> Da ricordarsi la [[grande peste di Londra]], che colpì la capitale [[impero britannico|britannica]] tra il 1665 e il 1666, causando la morte di un numero di persone compreso tra {{formatnum:75000}} e {{formatnum:100000}}, vale a dire più di un quinto dell'intera popolazione della città.<ref>{{cita|Naphy e Spicer|pp. 90, 94}}.</ref> L'ultima grande epidemia, e una delle più devastanti che abbia afflitto una grande città, fu quella che [[Peste di Marsiglia|interessò Marsiglia nel 1720]], considerata di origine [[Vicino Oriente|vicino-orientale]], e che arrivò a uccidere quasi il 50% di tutta la popolazione cittadina, a cui si dovettero sommare le vittime delle zone limitrofe.<ref>{{cita|Naphy e Spicer|pp. 111-112}}.</ref>
La terza pandemia di peste partì dalla Cina nel 1855, propagandosi per tutta l'Asia e uccidendo circa 10 milioni di persone nella sola India.<ref>{{Cita web|url=http://www.sciencemag.org/cgi/content/full/321/5890/773|titolo=Infectious Diseases: Plague Through History|lingua=en|accesso=23 febbraio 2020}}</ref> Dodici focolai in Australia tra il 1900 e il 1925 provocarono oltre mille morti, principalmente a [[Sydney]]; ciò portò alla creazione di un dipartimento di sanità pubblica che intraprese alcune ricerche all'avanguardia sulla trasmissione del morbo dalle pulci di ratto agli esseri umani attraverso il bacillo ''Yersinia pestis''.<ref>{{Cita web|url=http://sydney.edu.au/medicine/museum/mwmuseum/index.php/Bubonic_Plague_comes_to_Sydney_in_1900|titolo=Bubonic Plague comes to Sydney in 1900|lingua=en|accesso=23 febbraio 2020}}</ref>
== Note ==
;Annotazioni
<references group=N/>
;Fonti
{{note strette}}
== Bibliografia ==
{{div col|2}}
* {{Cita libro|autore=Philip Alcabes|titolo=Dread: how fear and fantasy have fueled epidemics from the black death to avian flu|url=https://www.worldcat.org/oclc/646801262|accesso=27 settembre 2018|ed=1|data=2009|editore=PublicAffairs|lingua=en|p=25|OCLC=646801262|ISBN=0-7867-4146-5|cid=Alcabes}}
* {{Cita libro|autore=Suzanne Austin Alchon|titolo=A pest in the land: new world epidemics in a global perspective|url=https://www.worldcat.org/oclc/50773314|accesso=27 settembre 2018|ed=1|data=2003|editore=University of New Mexico Press|lingua=en|OCLC=50773314|ISBN=0-8263-2870-9|cid=Alchon}}
* {{Cita libro|autore=Antonino Amico|wkautore=Antonino Amico|curatore=Raffaele Starrabba|titolo=Scritti inediti o rari di Antonino Amico|città=Palermo|anno=1891|isbn=no|cid=Starrabba|sbn=NAP0044564}}
* {{Cita libro|autore=Judith M. Bennett|autore2=C. Warren Hollister|titolo=Medieval Europe: A Short History|url=https://archive.org/details/medievaleuropesh0000benn|editore=McGraw-Hill|anno=2006|lingua=en|cid=Bennett e Hollister|edizione=10|isbn=9780072955156|oclc=56615921}}
* {{Cita libro|curatore=[[Paolo Bertetto]]|titolo=Introduzione alla storia del cinema. Autori, film, correnti|editore=UTET|città=Torino|isbn=978-88-6008-074-5|anno=2006|cid=Bertetto}}
* {{Cita libro|autore=[[Renato Bordone]]|autore2=[[Giuseppe Sergi]]|titolo=Dieci secoli di Medioevo|data=2013|editore=Einaudi|OCLC=898725376|ISBN=978-88-584-1071-4|cid=Bordone e Sergi}}
* {{Cita libro|autore=Joseph Patrick Byrne|titolo=The Black Death|editore=Greenwood Publishing Group|anno=2004|isbn=978-0-313-32492-5|lingua=en|url=https://books.google.com/books?id=yw3HmjRvVQMC|cid=Byrne, 2004}}
* {{Cita libro|autore=Joseph Patrick Byrne|titolo=Encyclopedia of Pestilence, Pandemics, and Plagues: A–M|editore=ABC-CLIO|anno=2008|isbn=978-0-313-34102-1|cid=Byrne, 2008|lingua=en}}
* {{Cita libro|autore= Marylin Chase|lingua=en|titolo=The Barbary Plague: The Black Death in Victorian San Francisco|url= https://archive.org/details/barbaryplaguebla0000chas_z5s0|editore=Random House Digital|anno=2004|isbn=978-0-375-75708-2|cid=Chase}}
* {{Cita libro|autore=George Christakos|autore2=Ricardo Olea|autore3=Marc L. Serre|autore4=Hwa-Lung Yu|autore5=Lin-Lin Wang|titolo=Interdisciplinary Public Health Reasoning and Epidemic Modelling: the Case of Black Death|anno=2005|editore=Springer|isbn=978-3-540-25794-3|cid=Christakos|lingua=en}}
* {{Cita libro|titolo=Annali delle epidemie occorse in Italia dalle prime memorie fino al 1850|autore=Alfonso Corradi|url=https://archive.org/details/b24873913_0009/page/n3|editore=Gamberini e Parmeggiani|città=Bologna|anno=1865|volume=Parte prima|capitolo=A. 1348|url_capitolo=https://archive.org/details/b24873913_0009/page/n191|pp=188 e segg.|cid=Corradi}}
* {{Cita libro|autore=Giorgio Cosmacini|wkautore=Giorgio Cosmacini|titolo=La medicina dei papi|editore=Gius. Laterza & Figli|isbn=978-88-581-3180-0|anno=2018|cid=Cosmacini, 2018}}
* {{Cita libro|autore=Giorgio Cosmacini|titolo=Storia della medicina e della sanità in Italia: dalla peste nera ai giorni nostri|editore=Laterza|città=Bari|ed=1|data=2005|OCLC=62362855|ISBN=88-420-7767-4|cid=Cosmacini, 2005}}
* {{Cita libro|autore=Camillo Di Cicco|titolo=Storia della peste. Da morte nera ad arma biologica|editore=Lulu.com|isbn=9781312266230|cid=Di Cicco}}
* {{Cita libro|autore=Raoult Drancourt|titolo=Paleomicrobiology: Past Human Infections|anno=2008|editore=Springer|lingua=en|cid=Drancourt|isbn=978-3-642-09501-6}}
* {{Cita libro|autore=Myron Echenberg|lingua=en|titolo=Plague Ports: The Global Urban Impact of Bubonic Plague: 1894–1901|editore=New York University Press|anno=2007|isbn=978-0-8147-2232-9|cid=Echenberg}}
* {{Cita libro|autore=Anna Foa|titolo=Ebrei in Europa: dalla peste nera all'emancipazione XIV-XVIII secolo|anno=1992|editore=Laterza|OCLC=27071770|ISBN=88-420-3947-0|cid=Foa}}
* {{Cita libro|autore=[[Angelo Antonio Frari]]|titolo=Della peste e della publica administrazione sanitaria|url=https://archive.org/details/dellapesteedella00frar/page/n5|editore=Tipografia di Francesco Andreola|città=Venezia|anno=1840|capitolo=Secolo XIV|url_capitolo=https://archive.org/details/dellapesteedella00frar/page/296|pp=296 e segg|ISBN=no|cid=Frari}}
* {{Cita libro|autore=Egon Friedell|wkautore=Egon Friedell|titolo=A Cultural History of the Modern Age: Volume 1, Renaissance and Reformation|editore=Routledge|anno=2017|isbn=978-1-351-53577-9|lingua=en|cid=Friedell}}
* {{Cita libro|curatore=Thomas Gaehtgens e Katja Zelljadt|titolo=Getty Research Journal|volume=Volume 3|editore=Getty Publications|anno=2011|isbn=978-1-60606-063-6|lingua=en|url=https://books.google.it/books?id=bpxKEzORlNoC&pg=PA109&dq=Werner+T%C3%BCbke+plague&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwi_nYThmo_nAhXKUlAKHUWcDBMQ6AEIKTAA#v=onepage&q=Werner%20T%C3%BCbke%20plague&f=false|cid=Gaehtgens e Zelljadt}}
* {{Cita libro|autore=Francis Aidan Gasquet|wkautore=Francis Aidan Gasquet|titolo=The Black Death of 1348 and 1349|url=https://archive.org/details/b21351673|edizione=2|editore=George Bell and Sons|anno=1908|cid=Gasquet|lingua=en|isbn=no}}
* {{Cita libro|autore=Justus Hecker|wkautore=Justus Hecker|titolo=Der schwarze Tod im vierzehnten Jahrhundert|editore=Friedr. Aug. Herbig|anno=1832|url=https://books.google.co.uk/books?id=LhoqAAAAYAAJ&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false|cid=Hecker|isbn=no|lingua=de}}
* {{Cita libro|nome=Justus|cognome=Hecker|nome2=Benjamin Guy|cognome2=Babington|titolo=The epidemics of the middle ages|url=https://archive.org/details/epidemicsofmiddl00heck|data=1859|editore=Trübner & co.|città=Londra|lingua=en|cid=Hecker e Babington|isbn=no}}
* {{Cita libro|autore=[[David Herlihy]]|titolo=The Black Death and the Transformation of the West|url=https://archive.org/details/blackdeathtransf0000herl|lingua=en|editore=Harvard University Press|anno=1997|isbn=978-0-674-74423-3|cid=Herlihy}}
* {{Cita libro|autore=Rosemary Horrox|lingua=en|anno=1994|titolo=The Black Death|editore=Manchester University Press|isbn=978-0-7190-3498-5|cid=Horrox}}
* {{cita libro|autore=Johan Huizinga|wkautore=Johan Huizinga|titolo=[[Autunno del Medioevo|L'autunno del Medioevo]]|curatore=Franco Paris|città=Milano|editore=Feltrinelli|anno=2020|annooriginale=1919|isbn=978-88-07-90355-7|sbn=BVE0846737}}
* {{Cita libro|autore=Gunnar Karlsson|titolo=Iceland's 1100 years: the history of a marginal society|url=https://www.worldcat.org/oclc/45829776|accesso=27 settembre 2018|lingua=en|OCLC=45829776|ISBN=1-85065-414-X|cid=Karlsson}}
* {{Cita libro|autore=Alan M. Kraut|lingua=en|titolo=Silent travelers: germs, genes, and the "immigrant menace"|url=https://books.google.com/books?id=EIqwDj9umzYC|anno=1995|editore=JHU Press|isbn=978-0-8018-5096-7|cid=Kraut}}
* {{Cita libro|autore=[[Massimo Montanari]]|titolo=Storia medievale|editore=Laterza|anno=2006|ed=23|isbn=978-88-420-6540-1|cid=Montanari}}
* {{Cita libro|autore=William Naphy|autore2=Andrew Spicer|titolo=La peste in Europa|anno=2006|isbn=978-88-15-10967-5|cid=Naphy e Spicer|editore=Il Mulino|OCLC=68598883|sbn=RAV1430014}}
* {{Cita libro|autore=Jean-Charles Seigneuret|titolo=Dictionary of Literary Themes and Motifs|url=https://archive.org/details/dictionaryoflite00seig|volume=1|isbn=978-0-313-22943-5|curatore=Peter Lee|editore=Greenwood Publishing Group|anno=1988|cid=Seigneuret|lingua=en}}
* {{Cita libro|autore=Rebecca Totaro|titolo=Suffering in Paradise: The Bubonic Plague in English Literature from More to Milton|url=https://archive.org/details/sufferinginparad0000tota|città=Pittsburgh|editore=Duquesne University Press|anno=2005|isbn=978-0-8207-0362-6|lingua=en|cid=Totaro}}
* {{Cita libro|autore=Stefan Cunha Ujvari|titolo=Storia delle epidemie|editore=Odoya|anno=2002|isbn=978-88-6288-127-2|OCLC=775569586|città=Bologna|cid=Ujvari}}
* {{Cita libro|autore=Michel Vovelle|wkautore=Michel Vovelle|titolo=La morte e l'occidente. Dal 1300 ai nostri giorni|editore=Editori Laterza|anno=1984|città=Roma|isbn=88-420-2782-0|sbn=RAV0008556|cid=Vovelle}}
* {{Cita libro|curatore=[[Mario Vegetti]]|capitolo=La natura dell'uomo|titolo=Opere di Ippocrate|anno=1976|editore=Utet|città=Torino|cid=Vigetti|isbn=no}}
* {{Cita libro|autore=Mark Welford|titolo=Geographies of Plague Pandemics: The Spatial-Temporal Behavior of Plague to the Modern Day|isbn=978-1-315-30741-1|editore=Routledge|anno=2018|lingua=en}}
* {{Cita libro|autore=Piotr Wróbel|titolo=Eastern Europe: An Introduction to the People, Lands, and Culture|capitolo=Poland|url=https://books.google.com/books?id=lVBB1a0rC70C|data=2004|editore=ABC-CLIO|volume=1|isbn=978-1-57607-800-6|lingua=en}}
* {{Cita libro|autore=Philip Ziegler|titolo=The Black Death|anno=1998|editore=Penguin Books|lingua=en|isbn=978-0-14-027524-7|cid=Ziegler}}
* {{Cita libro|autore=Christine Zuchora-Walske|titolo=Poland. Countries of the World|url=https://archive.org/details/poland0000zuch|editore=ABDO|anno=2013|isbn=978-1-61783-634-3|cid=Zuchora-Walske|lingua=en}}
* {{Cita libro|autore=[[Yves Morvan]]|titolo=Peste noire à Jenzat|editore=Bulletin historique et scientifique de l'Auvergne|anno=1984|lingua=fr}}
* {{Cita libro|autore=[[Università di Perugia]], Centro di studi sulla spiritualità medievale|titolo=La peste nera : dati di una realtà ed elementi di una interpretazione|editore=Fondazione CISAM|anno=1994|isbn=9788879883962|cid=|lingua=}}
{{Div col end}}
== Voci correlate ==
* [[
* [[Rivolte popolari del XIV secolo]]
* [[Re dei ratti]]
* [[Ars moriendi]]
* [[Trionfo della Morte]]
* [[Medicina medievale]]
== Altri progetti ==
{{interprogetto|preposizione=sulla}}
== Collegamenti esterni ==
*{{Collegamenti esterni}}
{{Peste}}
{{Epidemie}}
{{controllo di autorità}}
{{Portale|catastrofi|medicina|medioevo}}
{{Vetrina|valutazione=Wikipedia:Riconoscimenti di qualità/Segnalazioni/Peste nera|arg=storia|arg2=medicina|giorno=1|mese=3|anno=2020}}
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[[Categoria:Peste nera| ]]
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