Storia di Pescara: differenze tra le versioni
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[[File:Pescara - foce del fiume vista dal ponte del mare.JPG|miniatura|Panoramica del porto fluviale]]
La '''storia di Pescara''' inizia in [[Popoli dell'Italia antica|età italica]] grazie alla posizione geograficamente favorevole di raccordo delle vie di comunicazione tra l'[[Roma (città antica)|antica Roma]] e l'area del [[Medio Adriatico]], che determinerà sin dalle origini lo sviluppo dell'insediamento<ref name="Staffa porto" />.
Esisteva infatti un villaggio marino lungo la foce del [[Aterno-Pescara|fiume Pescara]] già dal I secolo a.C., chiamato ''[[Aternum]]'' od ''Ostia Aterni''<ref name="Staffa telegr" />.
Nei secoli seguenti l'importanza della posizione strategica di Pescara, porta della [[Val Pescara|grande valle]] che divide l'[[Abruzzo]], connoterà costantemente lo sviluppo della sua vita economica e sociale, in un primo momento limitata alla funzione di baluardo di difesa militare dei regni meridionali<ref name="Staffa fortifica" /> e poi, dalla seconda metà del XIX secolo, caratterizzata da una fruttuosa attitudine ai traffici commerciali e al turismo balneare.
In seguito ai [[Bombardamento di Pescara|bombardamenti del 1943]], che distrussero gran parte del centro abitato, la città rinacque velocemente come nuovo centro moderno della regione<ref name=":21">{{Cita web|url=http://imprese.san.beniculturali.it/web/imprese/cron-terr/scheda-periodo-ter?p_p_id=56_INSTANCE_P8hO&articleId=27933&p_p_lifecycle=1&p_p_state=normal&groupId=18701&viewMode=normal&tag=1992-2010|titolo=Pescara 1992 - 2010: Fra declino e trasformazione|sito=imprese.san.beniculturali.it|p=1|accesso=30 novembre 2020}}</ref>, godendo di un notevole sviluppo economico, industriale e turistico per la felice posizione geografica di cerniera tra Nord e Sud Italia e formando una vasta [[Area metropolitana di Pescara|area metropolitana]]<ref name=":4" /><ref name=":5" /> che in pochi anni diventerà il baricentro della regione abruzzese e dell'area del [[Medio Adriatico|medio adriatico]]<ref>{{Cita pubblicazione|autore=URBACT Programme: European Regional Development|data=2 settembre 2012|titolo=Pescara Partner profile|rivista=|volume=|numero=|pp=3–4|url=http://fontanellesambuceto.comune.pescara.it/wp-content/uploads/2013/07/PARTNER_PROFILE.pdf|urlmorto=sì}}</ref><ref name=":7">{{Treccani|pescara|Pescara}}</ref><ref name=":2">{{cita|Colapietra|p. 10}}.</ref>.
==Preistoria e protostoria==
[[File:Pescara dal colle del telegrafo 8.jpg|miniatura|La città vista dal pianoro del colle del Telegrafo, luogo dove sorse uno dei primi insediamenti]]
===Le origini===
Si ritiene che il primo insediamento umano avvenne sulla sommità del [[Circoscrizioni di Pescara#Colli nord|colle del Telegrafo]] (chiamato così per la presenza dell'antico sistema di comunicazione), alto circa centoquaranta metri e situato a circa un chilometro dalla costa a nord del fiume, su una terrazza naturale dalla quale si dominano le vallate dei fiumi Pescara e [[Saline (fiume)|Saline]]<ref name="Staffa mille" />. Dopo un mese di scavi effettuati nell'estate del 2005, sono emersi reperti risalenti al IV millennio a.C. I lavori, condotti sul pianoro del colle dalla Soprintendenza per i beni archeologici dell'Abruzzo, hanno dimostrato che i vari rinvenimenti siano riferibili a un insediamento popolato nella [[protostoria]] (secondo periodo preistorico compreso tra l'[[età del bronzo]] e [[Età del ferro|quella del ferro]])<ref name="Staffa vestin" /> ma anche in [[Storia romana|età romana]]<ref name="Staffa castelmare">{{cita|Staffa, 2012|p. 209}}.</ref> e ancora presente nelle fonti storiche sino all'anno 1000<ref name="Staffa mille">{{cita|Staffa, 1996|pp. 177–179}}.</ref>.
Risalirebbero invece alla prima metà del V millennio i resti di un villaggio di agricoltori ritrovato a Colle della Corona, nella zona collinare a sud del fiume Pescara nei pressi del [[Circoscrizioni di Pescara#Fontanelle|quartiere Fontanelle]]<ref name="Staffa fontanelle">{{cita|Staffa, 1991|p. 269}}.</ref><ref>{{Cita news|url=http://www.ilcentro.it/abruzzo/tremila-anni-fa-l-alba-di-pescara-1.445084|titolo=Tremila anni fa, l'alba di Pescara|autore=Sandro Marinacci|sito=Il Centro|data=26 maggio 2010|lingua=it|accesso=13 marzo 2019}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.primapescara.it/?p=2158|titolo=Colle del Telegrafo - Intervista a Giovanni Guido|sito=primapescara.it|data=8 febbraio 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190814190343/http://www.primapescara.it/?p=2158|dataarchivio=14 agosto 2019|urlmorto=sì}}</ref>. Resti di numerose necropoli sono stati rinvenuti in più zone dei colli cittadini, e le loro disposizioni e articolazioni evidenziano una progressiva discesa del popolamento in direzione dell'approdo naturale alla foce del fiume Pescara; queste dinamiche daranno piena conferma all'attribuzione ai [[Vestini]] di Ostia Aterni da parte di [[Strabone]]<ref name="Strabone vestini" /><ref name="Staffa motto" />.
==Epoca antica==
{{Vedi anche|Aternum}}
[[File:Popoliitacrop.png|miniatura|I popoli italici stanziati in Abruzzo e Molise]]
===Periodo italico===
I primi abitanti del villaggio sulle rive del fiume vennero identificati dalle fonti storiche di origine [[pelasgi]]ca<ref name=":aternocolapietra" />; attraversarono il mare Adriatico partendo dalle [[Dalmazia|coste dalmate]] e fondarono un primo [[Emporio|empòrion]]<ref name="quietipelasgi">{{cita|Quieti|p. 11}}.</ref>, ma furono i Vestini i primi [[italici]] a comprendere l'importanza strategica della posizione dell'agglomerato<ref name="Staffa vestin">{{cita|Staffa, 2012|pp. 209–210}}.</ref>: sono state rinvenute tracce di attività portuale già dal V secolo a.C.<ref name="Staffa vestin" />, riferibili agli scambi dell'abitato del colle del Telegrafo, che sopravviverà fino alla piena età medievale<ref name="Staffa castelmare" />, mentre è dal I secolo a.C.<ref name="Staffa telegr">{{cita|Staffa, 1998|p. 54}}.</ref> che si insediarono stabilmente nell'area di [[Pescara Vecchia]]<ref name="Staffa vecchiape">{{cita|Staffa, 1991|p. 232}}.</ref>, dove allestirono un efficiente porto<ref name=":18">{{Treccani|vestini|Vestini}}</ref>, usato anche dai [[Marrucini]] e dai [[Peligni]]<ref name="Strabone vestini">{{cita|Strabone|Libro V capo VIII pp. 72-73.}}</ref><ref name="Staffa vesti1">{{cita|Staffa, 1993|p. 8}}.</ref>. Il villaggio ai tempi dei primi contatti con i [[Civiltà romana|Romani]] venne chiamato da questi ''Vicus Aterni''<ref name="quietipelasgi" /> e successivamente, prendendo il nome dell'omonimo fiume (all'epoca noto come Aternus)<ref name=":aternocolapietra" />, Aternum; in epoca imperiale si usava indicare Pescara anche con il nome di Ostia Aterni<ref name="Staffa vestin" /> (così riportata sulla [[Tabula Peutingeriana]]), proprio per via del ruolo di centro nevralgico delle vie di comunicazione. Infatti, con il nome Ostia Aterni si indicava l'approdo alla foce del fiume, poiché sia la città che la [[Val Pescara]] erano e sono tuttora la via principale d'accesso dalle zone litoranee abruzzesi verso l'interno regionale e [[Roma]]<ref name=":aternocolapietra">{{Cita|Colapietra|p. 23}}.</ref><ref name=":16" />.
===Conquista romana===
I Vestini, insieme ai [[Marsi]], ai Marrucini e ai Peligni, presero parte a una confederazione che entrò in conflitto con la [[Repubblica romana]] durante la [[Seconda guerra sannitica]], nel 325 a.C.<ref name="confeder">{{cita|Livio|Libro VIII paragrafo 29.}}</ref>. Nel 304 a.C., dopo la grave disfatta subita dagli [[Equi]] per opera dei Romani guidati dai consoli [[Publio Sempronio Sofo (console 304 a.C.)|Publio Sempronio Sofo]] e [[Publio Sulpicio Saverrione (console 304 a.C.)|Publio Sulpicio Saverrione]], gli italici vicini dei Vestini, i Marsi, Peligni, Marrucini e [[Frentani]], inviarono ambasciatori a Roma per chiedere un'alleanza, che fu loro concessa attraverso un trattato<ref name="trattato">{{cita|Staffa, 2002|p. 6}}.</ref><ref name="paceita">{{cita|Livio|Libro IX paragrafo 45.}}</ref>. Con i Vestini invece l'accordo di ''[[Socii e foederati|foedus]]'' fu siglato soltanto due anni dopo, nel 302 a.C.<ref name="pacevesti">{{cita|Livio|Libro X paragrafo 3.}}</ref>, a riprova della loro peculiare ostilità nei confronti di Roma<ref name="Devoto ostilità">{{cita|Devoto|p. 294}}.</ref>, che riemergerà nuovamente durante la [[Seconda guerra punica]]: Aternum infatti si rivoltò al controllo romano, e fu quindi conquistata e saccheggiata dal [[Pretore (storia romana)|pretore]] [[Publio Sempronio Tuditano]] nel 215 a.C.<ref>{{Cita libro|autore=Jhon Dymock|autore2=Thomas Dymock|titolo=Bibliotheca classica: or, A classical dictionary|url=https://books.google.it/books?id=6WkfWBC8yq0C&pg=PA120&lpg=PA120&dq=%22Aternensis%22&source=bl&ots=QstcRUnF6_&sig=vmpGxnRx7E61x4Ba0dqPiZJ9jJ0&hl=it&sa=X&ved=0CEcQ6AEwBmoVChMI5suRmOuNxwIV5ZpyCh1abAYl#v=onepage&q=%22Aternensis%22&f=false|accesso=8 aprile 2024|data=1833|editore=Longmans|città=Londra|lingua=en}}</ref><ref name="tuditano">{{cita|Livio|Libro XXIV paragrafo 47.14}}.</ref>
Dopo più di due secoli di alleanza tra i Vestini e Roma, la cittadina finì sotto il diretto controllo romano, insieme a tutti i territori d'Abruzzo e del [[Molise]], nell'88 a.C. in seguito alla [[Guerra sociale]]: agli inizi del I secolo a.C., i Vestini presero parte alla [[Lega Italica (storia romana)|vasta coalizione di popoli italici]] che scatenò la guerra per ottenere la concessione della cittadinanza romana più volte negata (91-88 a.C.)<ref name="Devoto cittadinanza">{{cita|Devoto|p. 335}}.</ref>. L'esercito italico, ripartito in due tronconi - uno [[Osco-umbri|sabellico]] guidato dal marso [[Quinto Poppedio Silone]], l'altro [[sanniti]]co affidato a [[Gaio Papio Mutilo]]<ref name="Devoto guerra">{{cita|Devoto|p. 336}}.</ref> - contava contingenti di numerosi popoli; quello vestino era guidato da [[Gaio Pontidio]]<ref name="pontidio">{{cita|Appiano|Libro I 39-40.}}</ref>.
Poppedio Silone, alla testa di Marsi e Vestini, tese un'imboscata vincente nella quale cadde il romano Quinto Servilio Cepione nel 90 a.C.<ref name="cepione">{{cita|Appiano|Libro I 44.}}</ref>, ma infine i Vestini vennero battuti separatamente da [[Gneo Pompeo Strabone]], nel quadro della generale vittoria di Roma sui ''[[Socii e foederati|socii]]'' ribelli, culminata con la presa di [[Ascoli Piceno|Ascoli]] da parte di Pompeo<ref name="pompeo">{{cita|Appiano|Libro I 39-53.}}</ref>.
===La città romana===
[[File:Ricostruzione Ostia Aterni.jpg|miniatura|Ricostruzione artistica di Restituto Ciglia di Ostia Aterni|alt=]][[File:Ricostruzione cetro abitato aterno legenda.png|miniatura|Ricostruzione del centro abitato in epoca imperiale|alt=]]Dopo la Guerra sociale la [[Lex Iulia de civitate]], che concedeva la cittadinanza romana a tutti gli italici rimasti fedeli a Roma, fu progressivamente estesa anche ai popoli ribelli, tra i quali i Vestini. I loro territori furono intensamente colonizzati, soprattutto nell'epoca di [[Lucio Cornelio Silla|Silla]], e a partire da allora la [[Romanizzazione (storia)|romanizzazione]] della regione, e di conseguenza anche di Aternum, si avviò rapidamente a compimento come attesta la rapida scomparsa delle [[Lingue italiche|lingue dei popoli italici]] dalle fonti scritte, sostituite dal [[Lingua latina|latino]]<ref name="Devoto lingua">{{cita|Devoto|pp. 343–344}}.</ref>. In epoca augustea Ostia Aterni farà parte della [[regio IV Samnium]], una delle regioni italiane dell'epoca, e i Vestini saranno inseriti nella [[Quirina (tribù romana)|tribù Quirina]]<ref name=":18" />. Con la dominazione romana il piccolo villaggio si andò strutturando in una vera e propria cittadina<ref name="Staffa motto">{{cita|Staffa, 2012|p. 210}}.</ref>, raggiungendo nel II secolo il suo massimo sviluppo<ref name="Staffa apogeo">{{cita|Staffa, 1991|p. 262}}.</ref>; furono edificati in quel periodo importanti edifici pubblici e privati, alimentati dal discreto movimento commerciale del porto, e vennero innalzati diversi templi, tra cui quello dedicato a [[Giove (divinità)|Giove]] aternio<ref name="quietitempli">{{cita|Quieti|p. 12}}.</ref>, mentre nella zona del [[Stadio Rampigna|campo Rampigna]] è stata accertata la presenza di un'estesa [[necropoli]]<ref>{{cita|Staffa, 1999|p. 194}}.</ref>, frequentata fino a tutta la tarda antichità<ref>{{Cita news|url=https://www.ilcentro.it/pescara/pescara-dal-campo-di-calcio-affiora-la-citt%C3%A0-di-2500-anni-fa-1.2443507|titolo=Pescara, dal campo di calcio affiora la città di 2500 anni fa|sito=ilcentro.it|data=4 giugno 2020|accesso=9 giugno 2020}}</ref>. Alcune evidenze archeologiche<ref name="romaniside">{{cita|Romanelli|cap.2 paragrafo 19}}.</ref>, nella fattispecie il ritrovamento nel XVIII secolo su un muro nella zona Rampigna e in un cortile di Villa De Riseis<ref name=":riseis">{{cita|Colapietra|p. 13}}.</ref> di frammenti di un'epigrafe, conservati nella biblioteca provinciale di [[Chieti]], testimoniano poi l'esistenza in città del culto della dea [[Iside]]<ref name="quietitempli" /><ref name="Staffa iside">{{cita|Staffa, 1991|p. 286}}.</ref>. Altri frammenti di un bassorilievo raffigurante la dea egizia sono emersi nei pressi del porto canale, sulla sponda nord<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Alessandra Colazilli|anno=2017|titolo=Tracce di culti egizi in Abruzzo: il caso di Ostia Aterni.|rivista=XVII Convegno di egittologia e papirologia|volume=|numero=|url=https://www.academia.edu/34734475/Tracce_di_culti_egizi_in_Abruzzo_il_caso_di_Ostia_Aterni}}</ref>. Risale alla prima età imperiale la costruzione del ponte sul fiume, localizzato tra il vecchio ponte ferroviario e il ponte D'Annunzio, che subì un profondo restauro nel II secolo<ref name="Staffa ponterom">{{cita|Staffa, 1991|p. 273}}.</ref>. La realizzazione nel 48/49 d.C. del nuovo percorso della via Claudia Valeria conferirà all'insediamento una singolare forma a triangolo allungato<ref name=":17">{{cita|Staffa, 1999|p. 193}}.</ref>, con un vertice in corrispondenza di piazza Unione e con i due lati maggiori formati dalla più antica via di fondovalle e dal nuovo tracciato della via consolare<ref name="Staffa motto" />. Più tarda la costruzione dell'edificio di culto che in età medievale sarà intitolato a Santa Gerusalemme: innalzato nei primi decenni del IV secolo, si presume che l'edificio a pianta centrale fosse un tempio o un'ara dedicato alla divinità [[Vittoria (divinità)|Vittoria]], particolarmente venerata in età imperiale e [[Tetrarchia di Diocleziano|tetrarchica]], grazie alla presenza nel muro posteriore di un'epigrafe, andata perduta nel XIX secolo, nella quale era ancora chiaramente leggibile: «(vic){{maiuscoletto|toriae Augustae Sacrum}}». Lo schema a otto nicchie lo rendeva pressoché identico per dimensioni, tipologia e tecniche costruttive al coevo [[mausoleo di Elena]] di Roma<ref name="Staffa mausol">{{cita|Staffa, 1991|p. 267}}.</ref>. Questa nuova costruzione si inserì in un quadro di generale rinnovamento delle infrastrutture della città, come il ponte e il porto, sia per porre rimedio alla scarsa manutenzione nel periodo della [[crisi del III secolo]]<ref name="Staffa manutenz">{{cita|Staffa, 1991|p. 279}}.</ref>, sia per l'importanza che l'insediamento si trovò ad assumere all'inizio del IV secolo, quando l'imperatore [[Diocleziano]] scelse di costruire il suo palazzo a [[Salona]], nella zona che in seguito diventerà la città di [[Spalato]]<ref name="Staffa porto">{{cita|Staffa, 1991|pp. 287–288}}.</ref><ref name="staffaristru2" />. Nell'[[Itinerarium Maritimum Antonini Augusti]] veniva citata infatti una rotta tra Aternum e Salona di 1550 [[Stadio (unità di misura)|stadi]]<ref name=":riseis" />.
Nonostante la discreta rilevanza dell'insediamento, Aternum non raggiunse mai lo status di [[Municipio (storia romana)|municipium]]<ref name=":16">{{cita|Staffa, 1999|p. 192}}.</ref>, difatti non sono stati rinvenuti resti archeologici tipici dei centri romani maggiori quali [[Anfiteatro|anfiteatri]], [[Terme romane|terme]] e [[Teatro romano (architettura)|teatri]].
==Le invasioni barbariche==
Con la [[caduta dell'Impero romano d'Occidente]] nel 476 e l'ascesa del [[Regno ostrogoto]] in Italia, anche la storia di Aternum diventa oscura<ref name="quieticetteo">{{cita|Quieti|p. 13}}.</ref>.
Fu duramente provata dalle [[Invasioni barbariche del V secolo|Invasioni barbariche]], dalla sanguinosa [[Guerra gotica (535-553)|Guerra gotica]] e infine dall'[[Migrazione longobarda|Invasione longobarda]]: nel 538 la città, presidiata dagli [[Ostrogoti]] comandati da un certo Tremone, fu conquistata dal [[magister militum]] [[Romei|romeo]] [[Giovanni (magister militum)|Iohannes]]<ref name="Staffa giovanni">{{cita|Staffa, 1991|p. 288}}.</ref> su ordine dello strategos autokrator [[Belisario]] che, dopo aspri combattimenti, occupò l'[[oppidum]]<ref name="Staffa oppidum">{{cita|Staffa, 1991|p. 237}}.</ref><ref name="staffa538">{{cita|Staffa, 1991|pp. 213, 237.}}</ref>, poco tempo dopo il [[Assedio di Roma (537-538)|primo assedio di Roma]] durante il tentativo di [[Restauratio Imperii|restaurazione dell'impero]] dell'imperatore [[Giustiniano I]]. I [[Impero bizantino|Bizantini]], acquartieratisi a [[Crecchio]] e [[Ortona]], potenziarono le difese e le infrastrutture portuali abruzzesi, incluse quelle di Aternum<ref name="staffaristru2">{{cita|Staffa, 1992|p. 794}}.</ref><ref name="staffaristrutt">{{cita|Staffa, 1991|p. 212}}.</ref>, che venne cinta da mura spesse {{formatnum:3.03}} metri, o 10 [[Piede romano|piedi romani]], circondando ciò che restava dell'abitato nella zona compresa tra via Conte di Ruvo, piazza Unione, la [[golena]] sud e via Orazio<ref name="Staffa mura2">{{cita|Staffa, 1993|pp. 16–17}}.</ref><ref>{{cita|Staffa, 2006|p. 6}}.</ref>.
Probabilmente risalirebbe a quest’epoca anche la realizzazione del "Castellum ad mare", i cui resti sono stati rinvenuti sul colle del Telegrafo, luogo peraltro abitato già dal tremila avanti Cristo. Questo castello svolse un ruolo importante, sia a presidio del villaggio ivi presente, sia quale punto di avvistamento e di difesa del sottostante porto di Aternum<ref name="portomorelli">{{cita|Morelli|p. 117}}.</ref>. Il dominio dei Romani d'Oriente in Italia si rivelò però effimero, con l'inizio dell'invasione longobarda già nell'anno 568.
I [[Longobardi]] giunsero in [[Abruzzo]] tra il 580 e il 591<ref name="arrivolong">{{cita|Staffa, 2005|p. 172}}.</ref><ref name="Staffa longobardi">{{cita|Staffa, 1991|p. 289}}.</ref>, e furono Aternum, Ortona e [[Vasto|Histonium]] i centri che resistettero più a lungo agli invasori: i Bizantini avevano infatti predisposto un articolato sistema di difesa, con presidi sulla costa ubicati presso le foci dei fiumi o nelle insenature naturali; questi avevano inoltre occupato antiche ville rurali (villae) e [[Mansio|stationes]] (villaggi sorti presso le stazioni di cambio dei cavalli, che erano diventati degli snodi commerciali), facendone dei campi trincerati. In questo sistema avevano un ruolo importante anche i centri urbani di Kastron Terentinon ([[Martinsicuro|Castrum Truentinum]]) alla foce del [[Tronto]], Kastron Nobon ([[Giulianova|Castrum Novum]]) nella [[Valle del Tordino]], Aternum nella [[Val Pescara]], [[Anxanum]] e Kastron Beneren ([[Abbazia di San Giovanni in Venere|Vicus Veneris]]) nella [[Val di Sangro]] e Kastron Reunia, nella valle del [[Trigno]], presso la periferia meridionale di Histonium<ref name="forti">{{cita|Staffa, 1997|p. 115}}.</ref><ref name="forti2">{{cita|Staffa, 2005|p. 169}}.</ref>. Lo scopo di questi insediamenti fortificati era quello di presidiare e difendere sia le principali foci dei fiumi sia le relative vallate, concentrandosi in particolare nella difesa delle vie Tiburtina Valeria, litoranea e Municia (coincidente con la [[Strada statale 17 dell'Appennino Abruzzese ed Appulo-Sannitico|strada statale 17]], nel tratto [[Corfinio]]-[[Bojano]])<ref name="municia">{{cita|Staffa, 2005|p. 170}}.</ref>. Di conseguenza, disponendo nel meridione italiano solo di un limitato esercito, anche i Longobardi si adattarono a una guerra di posizione: per tenersi lontani dalle enclavi bizantine, nonché dai vari presidi fortificati costieri, avevano scelto la via di penetrazione pedemontana, e si andarono stanziando, oltre che nelle città, anche in quegli abitati, [[Castrum|castra]], [[Vicus|vici]], [[Pagus|pagi]] e ville rustiche che erano sopravvissuti alle distruttive guerre con gli Ostrogoti. I Longobardi, inoltre, spesso rioccupavano dei centri abitati abbandonati, operando uno spoglio delle rovine romane per riadattarli alle loro esigenze, e li abitavano di nuovo. In un primo momento i Bizantini riuscirono a fermare i Longobardi lungo il confine naturale costituito dal fiume Tronto, potendo contare sul campo fortificato di Castrum Truentinum e su altri centri fortificati posti nell'interno, come Castrum Aprutentium (l'odierna [[Teramo]], un tempo municipium noto come [[Interamnia Praetutia|Interamnia Praetuttiorum]], ma a quell'epoca ridotto a semplice castrum)<ref name="castrum">{{cita|Staffa, 1997|p. 116}}.</ref><ref name="castrum2">{{cita|Staffa, 2005|pp. 186–188}}.</ref>, [[Campli]] e [[Ancarano (Italia)|Ancarano]]. I Longobardi fronteggiavano il nemico e si erano insediati a [[Castel Trosino]], [[Sant'Egidio alla Vibrata]] e [[Civitella del Tronto]], occupando inoltre [[Leofara]] e [[Valle Castellana]]. I tentativi di occupazione avvenivano simultaneamente da nord, dal [[Ducato di Spoleto]], guidati dal condottiero [[Faroaldo I]], e da sud, dal [[Ducato di Benevento]], agli ordini di [[Zottone]], spingendo i Bizantini ad articolare una linea di difesa anche nella [[Marsica]], presso il [[Fucino|lago del Fucino]].
[[File:Tabula peutingeriana lazio abruzzo.png|miniatura|Ostia Aterni nella Tabula Peutingeriana]]
Il sistema difensivo bizantino entrò in crisi già dal 580, con la caduta di Castrum Truentinum, seguita poco dopo anche da Castrum Novum. I Bizantini, costretti ad arretrare, costituirono un'altra linea difensiva attestata su [[Penne (Italia)|Pinna]], Lauretum (di recente fondazione, nell'odierna frazione Colle Fiorano di [[Loreto Aprutino]]), [[Cappelle sul Tavo]], [[Città Sant'Angelo|Angulum]] e Statio ad Salinas (localizzata nel quartiere Villa Carmine di [[Montesilvano]]). Il caposaldo difensivo meridionale era Castrum Kephalia (l'odierna [[Cepagatti]], ove fortificarono una grande villa rustica)<ref>{{cita|Staffa, 2013|pp. 23–25}}.</ref>. Sempre a sud, i Bizantini mantennero fino al 595 i loro presidi presso la Marsica, Ortona e Crecchio<ref name="presidi">{{cita|Staffa, 2005|p. 171}}.</ref>.
Con la caduta di [[Venafro|Venafrum]] e delle aree interne del [[Molise]] nel 595, i Longobardi ebbero la meglio sulla linea difensiva della [[via Tiburtina Valeria]], dilagando negli [[Altipiani maggiori d'Abruzzo|altopiani abruzzesi]]<ref name="altopiani">{{cita|Staffa, 2005|p. 174}}.</ref>, e presto vennero meno le regioni della Marsica e della [[Conca aquilana]], con le città di [[Amiternum]], [[Aufinum]], [[Aveia]], [[Alba Fucens]], [[Peltuinum]], [[Marruvio|Marruvium]], [[Carsioli]] e [[Celano|Castrum Caelene]] devastate dai metodi di conquista brutali e immediati<ref name="conquista">{{cita|Staffa, 1997|pp. 114–117}}.</ref><ref name="Staffa brutali">{{cita|Staffa, 1992|pp. 792–793; 827–829.}}</ref><ref name="Staffa bruta">{{cita|Staffa, 1995|pp. 193–194}}.</ref>. Nel mentre, anche i Longobardi provenienti dal Ducato di Spoleto consolidarono le loro conquiste nei territori a nord di Aternum: [[Atri|Hadria]], Angulum e Lauretum. La conquista longobarda fu portata a termine con una progressiva penetrazione, prima nel teramano a opera dei Germani del Ducato di Spoleto, e successivamente nell'aquilano e nel chietino<ref name="chietino">{{cita|Pelagatti|p. 27}}.</ref>, grazie all'avanzata dei Longobardi di Benevento, che aggirarono le difese bizantine della [[Valle Peligna|Conca Peligna]] lungo la Tiburtina e penetrarono da [[Pacentro]] attraverso [[Passo San Leonardo|Guado San Leonardo]], conquistando [[Caramanico Terme]], [[Roccamorice]], [[Bolognano]], [[Musellaro|Musellaro di Bolognano]], [[San Valentino in Abruzzo Citeriore]] e tutta la valle dell'[[Orta (fiume)|Orta]], per ricongiungersi infine nella Val Pescara presso [[Popoli Terme|Pagus Fabianus]] con i Longobardi di Spoleto, provenienti dalla [[via Claudia Nova]]<ref name="altopiani" />. I [[Barbaro|barbari]] si attestarono anche nell'interno del chietino e nella vallata della [[Maiella]] orientale, dove se ne riscontrano ancora molti toponimi<ref>Fara de Laento (sull’alto corso dell’Alento), Guardiagrele, Fara S. Martino (sul torrente Verde), Fara Filiorum Petri, Piano La Fara di Casoli (lungo il fiume Aventino), La Fara presso Archi, La Fara in località Piazzano di Atessa, Fara Filiorum Guarnieri (Tornareccio), Fara presso Gissi, La Faretta in località Coccetta di Lentella</ref>. Tracce dell'insediamento longobardo sono state inoltre rilevate a Caramanico, Bolognano, Musellaro, Roccamorice, San Valentino, [[Manoppello]], [[Serramonacesca]], [[Tocco da Casauria]], [[Scafa]], [[Pescosansonesco]], [[Rosciano]] (Piano della Fara), [[Civitaquana]] (colle Scurcola), [[Alanno]] (colle della Sala) e [[Spoltore]]. Gli eserciti longobardi si attestarono dunque sul versante orientale della Maiella, fronteggiando i Bizantini di Anxanum, Crecchio, [[Canosa Sannita]], [[Vacri]], [[Bucchianico]] e [[Teate]]. Sul versante settentrionale della montagna, gli invasori consolidarono le loro posizioni su entrambe le rive del fiume Pescara. Il processo di occupazione del territorio fu però lento, dilatandosi per decenni, e la [[Costa dei Trabocchi|costa teatina]], Aternum compresa, restò ancora per diverso tempo sotto il controllo bizantino<ref name="forti" />. Nei centri conquistati dai Germani si avviò un progressivo stravolgimento dell'assetto antico, come per esempio l'abbandono e la rovina di tutte le infrastrutture cittadine ancora superstiti e l'inserimento di sepolture in settori abbandonati del tessuto urbano, sia nelle aree interne come ad Amiternum e Marruvium, sia nell'Abruzzo adriatico, come a Castrum Truentinum, Castrum Novum, Pinna, Interamnia e Teate<ref name="castrum" /><ref name="sepolture2">{{Cita|Staffa, 2005|p. 201}}.</ref>.
Restarono ai Romani d'Oriente i presidi lungo la costa: Aternum, Ortona, Vicus Veneris e Histonium, che continuarono a resistere fino alla metà del VII secolo, conservando generalmente un assetto ancora in qualche modo ispirato a quello antico, pur in presenza di consistenti fenomeni di ristrutturazione<ref name="ristruttur">{{cita|Staffa, 2005|p. 173}}.</ref><ref name="staffaumili">{{cita|Staffa, 1991|p. 214}}.</ref>. Aternum cadde, infine, negli ultimi anni del VI secolo<ref name="Staffa caduta">{{cita|Staffa, 1991|p. 239}}.</ref>, ma l'insediamento resterà conteso tra i Bizantini dell'[[Esarcato d'Italia|esarcato di Ravenna]] e i Longobardi fino alla metà del VII secolo<ref name="contesa">{{cita|Staffa, 1997|p. 113}}.</ref><ref name="Staffa esarcato">{{cita|Staffa, 1991|p. 291}}.</ref>. L'occupazione della [[Costa dei Trabocchi|costa teatina]] si concluse definitivamente solo in seguito alla fallita impresa bellica del [[663]] dell'imperatore [[Costante II]]<ref name="Finlaycost">{{cita|Finlay|p. 465}}.</ref><ref name="staffacost">{{cita|Staffa, 1999|p. 195}}.</ref>, il quale, dopo essere sbarcato in Italia e aver espugnato [[Bari]]um, decise di attaccare il Ducato di Benevento (in quel momento sguarnito, in quanto il duca [[Grimoaldo]], divenuto [[Sovrani longobardi|re dei Longobardi]], si era recato a [[Pavia|Ticinum]] con il suo esercito per prendere possesso del regno e per difenderlo da una contestuale invasione franca da nord, facendo duca di Benevento suo figlio [[Romualdo I di Benevento|Romualdo]]). Grimoaldo, respinti i [[Franchi]], accorse dal nord con il suo esercito di circa trentamila uomini, con cui sconfisse i Romani e impedì all'imperatore Costante II la sicura conquista di tutto il ducato. Questa circostanza fece sì che, al ritorno della vittoriosa spedizione contro l'imperatore, il re longobardo espugnasse quasi senza combattere le varie enclavi bizantine lungo la costa teatina. I Longobardi procedettero quindi a una rioccupazione sistematica di quelli che erano stati i capisaldi della presenza bizantina sul territorio, e divisero la regione abruzzese in sette [[Gastaldati longobardi|gastaldati]]: Marsica, Valva, Amiternum, Forcona, Aprutium, Pinna e Histonium.
Il dominio dei barbari fu molto duro, animato da spirito di conquista e saccheggio, come testimoniato da tracce archeologiche di un grande incendio in città in seguito alla sua caduta<ref name="Staffa incendio">{{cita|Staffa, 1991|p. 238}}.</ref> e come narrato nella [[Passione (filosofia)|Passio]] (cioè la leggenda del martirio) di [[Cetteo di Amiterno]]: Aternum fu affidata al governo di due soldati longobardi, Alais (o Alagiso) e Umblo (o Umblone), che la vessarono con soprusi e omicidi; a loro, infatti, è attribuito l'assassinio di Cetteo, patrono di Pescara e vescovo dell'allora cittadina: accusato dai Longobardi, di fede [[Arianesimo|ariana]], di essere complice di un complotto dei Bizantini [[Simbolo niceno-costantinopolitano|niceni]] volto alla riconquista di Aternum, egli fu fatto precipitare dal ponte marmoreo con una pietra legata al collo il {{data|13|06|597}}<ref name="cett">{{cita|Lopez|pp. 33–43}}.</ref><ref name="cettanti">{{cita|Antinori|IV-II sub anno 595.}}</ref><ref name="Staffa crollo">{{cita|Staffa, 1991|pp. 264–265}}.</ref>. Si hanno scarsissime notizie dei secoli successivi in cui l'insediamento, notevolmente spopolato e con tutte le infrastrutture urbane in rovina, visse un periodo di grande decadenza come la maggior parte delle città della regione e come suggerito da alcune evidenze archeologiche che hanno dimostrato un ritorno a capanne e case in legno e argilla cruda<ref name="staffaumili" /><ref name="Staffa argilla">{{cita|Staffa, 1991|p. 222}}.</ref>, e l'abbandono di ampie porzioni del centro abitato<ref name="abband2">{{cita|Staffa, 1994|p. 238}}.</ref><ref name="abband3">{{cita|Staffa, 1991|p. 218}}.</ref>.
==Storia medievale==
[[File:Italy 1000 AD-it.svg|alt=|miniatura|L'Italia nell'anno mille]]
===Il nuovo nome===
Passato dal territorio del Ducato di Benevento a quello del Ducato di Spoleto nell'anno 801, in seguito alle invasioni [[Impero carolingio|carolinge]] del territorio chietino<ref name="Staffa franchi">{{cita|Staffa, 1995|p. 187}}.</ref>, intorno all'anno 1000 il fiume ''Aternum'' viene chiamato ''Piscarius'' e il borgo fluviale riemerge dall'oblio, con i primi rinvenimenti di nuove costruzioni in muratura<ref name="Staffa muratura">{{cita|Staffa, 1991|p. 226}}.</ref>: come già avvenuto in passato, la cittadina seguì la nomenclatura del fiume e a sua volta cambiò nome diventando ''Piscaria''<ref name=":aternocolapietra" /> (toponimo di probabili origini antiche<ref name="Staffa piscaria">{{cita|Staffa, 1991|p. 204}}.</ref>), risultando tra le pertinenze dell'[[abbazia di Montecassino]]<ref name="quietidifese" />. Questo toponimo sostituì il vecchio nome gradualmente prima tra i locali e poi anche negli atti ufficiali e designava un sito particolare: un luogo adatto alla pesca e comunque ricco di pesci, un mercato del pesce o il luogo di esazione dei diritti di pesca
<ref name="Piscaria">{{cita|Gasca Queirazza|p. 483}}.</ref>. Secondo un'altra teoria il nome del fiume Pescara, le cui [[Riserva naturale guidata Sorgenti del Fiume Pescara|sorgenti]] sono all'interno di quattro caverne del [[Gran Sasso|massiccio del Gran Sasso]] in corrispondenza delle Gole di Popoli<ref>{{Cita|Touring Club Italiano|p. 252}}.</ref> e che dà il nome all'insediamento, trarrebbe la sua denominazione dall'antico termine osco-umbro ''pesco'', presente in molti toponimi in regione ([[Pescocostanzo]], [[Pescosansonesco]], [[Pescasseroli]]...) il cui significato è quello di roccia o altura. A ogni modo il nome Piscaria è attestato in epoca tardoantica, come già testimoniato da [[Paolo Diacono]]<ref name=":0">{{Treccani|pescara_(Enciclopedia-Italiana)|Pescara in Enciclopedia Italiana (1935)}}</ref>, che si riferisce come tale al basso corso del fiume Aterno<ref name="valle">{{cita|Diacono|p. 19}}.</ref>; il nome Piscaria, con cui probabilmente a livello popolare la città era nota da tempo prese lentamente piede, finché nel XIII secolo il nome Aternum comparirà solo in documenti cancellereschi, per poi perdersi del tutto<ref name="Staffa nome">{{cita|Staffa, 1991|p. 300}}.</ref><ref name="colalego" />. Un altro insediamento, citato tra i possedimenti dell'abbazia di Montecassino, fu la ''Curtis de Gozzano'', localizzata nella zona pianeggiante del [[Circoscrizioni di Pescara#Zanni|quartiere Zanni]] e in relazione con l'abitato del Colle del Telegrafo<ref>{{Cita|Staffa, 2001, ''Dalla valle del Piomba alla valle del basso Pescara''|p. 142}}.</ref>.
===Le prime attestazioni storiche di ''Piscaria''===
L'insediamento, pur distrutto e ricostruito più volte, rivestì sempre grande rilievo per la sua posizione strategica e per le sue robuste difese militari bizantine risalenti alla Guerra gotica<ref name="quietidifese">{{cita|Quieti|p. 14}}.</ref>. Nel 1059 la [[pieve]] dei santi Legonziano e Domiziano<ref name="colalego">{{cita|Colapietra |p. 24}}.</ref>, insieme con una porzione della città di Aterno con il suo porto, risultano possedimenti della diocesi di Chieti, che come si legge in una bolla di conferma dei privilegi vescovili inviata dal [[papa Niccolò II]] al nuovo vescovo chietino Attone<ref name="attone">{{cita|Antinori|VI-II sub anno 1059.}}</ref>, confermava il diritto a una porzione dei proventi del porto, diritto già donato alla diocesi teatina nel 1045 dal conte normanno [[Roberto I di Loritello]]. Nel 1090 vi risiede (e vi morirà il 18 di agosto) il conte normanno Drogone (detto Tasso, Tassio, Tassone o Tascione), fratello di Roberto I, con il quale dopo il 1060 aveva iniziato la [[Conquista normanna dell'Italia meridionale|conquista normanna]] dell'Abruzzo adriatico<ref name="norma">{{cita|Antinori|VI-III sub anno 1090.}}</ref>: ciò farebbe pensare che la città fosse sede della contea insieme con Loreto Aprutino. Alla fine del secolo, i [[Normanni]] si espansero dall'area adriatica dell'[[contea di Puglia|Apulia]] verso nord, fino a conquistare vasti territori abruzzesi allora appartenenti alla [[marca Fermana|Marca fermana]], una suddivisione del Ducato di Spoleto (ormai in orbita [[Stato Pontificio|pontificia]]). Nel 1081 [[papa Gregorio VII]] e il condottiero normanno [[Roberto il Guiscardo]] sancirono tramite l'Accordo di Ceprano la fissazione del nuovo confine tra la Marca fermana e il neocostituito [[Ducato di Puglia e Calabria]] sul fiume Tronto, anche se ai Normanni occorreranno altri sessant'anni per portare a compimento la conquista della regione ai danni dei Longobardi (l'Abruzzo infatti, pur essendo stato conquistato dai [[Carlo Magno|Franchi carolingi]] nel 774 e inserito nella marca fermana intorno all'anno 1000, non venne colonizzato da quest'ultimi, ma conservava invece per lo più intatta la struttura gerarchica e sociale longobarda, che semplicemente si sottomise ai nuovi padroni del territorio). Tale confine sarà destinato ad avere una lunga vita, perdurando da quasi mille anni e separando le [[Marche]] dall'Abruzzo. Nel 1095 Roberto I di Loritello, divenuto ''comes comitorum'' (conte dei conti) dei normanni, concede al vescovo teatino Rainolfo una serie di possedimenti che lui stesso gli aveva sottratto e, nel documento, ''Piscaria'' appare ricca di chiese<ref name="chies">{{cita|Antinori|VI-III sub anno 1095.}}</ref>: quella del san Salvatore, la già citata pieve dei santi Legonziano e Domiziano (ubicata ai piedi della città e presso la porta che si affaccia sul mare, nella zona corrispondente a piazza Unione), e le altre chiese di san Tommaso Apostolo (da cui la pieve precedente dipendeva), san Nicola e santa Gerusalemme, i cui basamenti sono stati rinvenuti tra il 1990 e il 1992 di fronte alla [[cattedrale di San Cetteo]]<ref name="Staffa vestin" /><ref name="staffaintro">{{cita|Staffa, 1991|p. 201}}.</ref>.
===La conquista normanna===
Nell'anno 1140, dopo diversi decenni di penetrazione e consolidamento della presenza normanna in regione, Pescara fu definitivamente conquistata insieme al resto dell'Abruzzo dal re normanno [[Ruggero II di Sicilia|Ruggero II]], venendo annessa al nascente [[Regno di Sicilia]], e ne seguirà le sorti per i successivi settecento anni. Fu Ruggero stesso a far eseguire diverse opere in città, tra le quali la ricostruzione delle mura bizantine<ref name="Staffa argilla" />, ormai in più punti trasformate in abitazioni<ref name="Staffa mura">{{cita|Staffa, 1991|p. 229}}.</ref> e il restauro e potenziamento del porto<ref name="staffacost" />, e a ricordo di questi lavori fu posta una lapide ancora leggibile nel XVI secolo e andata poi perduta, “{{maiuscoletto|Rogerius Dei Gratia Rex Fecit}}"<ref name="Staffa roger">{{cita|Staffa, 1993|p. 22}}.</ref>. A testimonianza della bontà di tali lavori, una flotta bizantina nel 1155 fece tappa ad Aternum: la flotta trasportava emissari dell'imperatore [[Manuele I Comneno]] intenzionati a trattare un'alleanza con il conte [[Roberto III di Loritello]], in aperta ribellione contro il re [[Guglielmo I di Sicilia]]. Gli anni successivi furono però caratterizzati dal progressivo approfondirsi della crisi dell'insediamento e dalle molteplici devastazioni causate sia dalle frequenti inondazioni del fiume (la cui falda acquifera, innalzandosi, provocò l'impaludamento di gran parte dell'abitato e l'esplosione della malaria, nonché l'insabbiamento definitivo delle strutture portuali antiche, spostando la foce del fiume di una decina di metri a nord rispetto alla foce di età antica)<ref name="staffacost" /><ref name="foce">{{cita|Staffa, 2001|p. 396}}.</ref> che da attacchi da parte di eserciti dei signorotti locali o delle grandi potenze del tempo, come accadde nel 1209 durante la campagna in Italia dell'imperatore [[Ottone IV di Brunswick|Ottone IV]], che la conquista e la incendia<ref name="quietidifese" /><ref name="Piscaria" /> nel suo tentativo di sottomettere il Regno di Sicilia al [[Sacro Romano Impero|Sacro romano impero]]<ref>{{Cita web|url=http://italiamedievale.org/personaggi/ottone_IV.html|titolo=Ottone IV di Brunswik detto Il Leone|autore=Ornella Mariani|sito=italiamedievale.org|accesso=7 aprile 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190803034849/http://italiamedievale.org/personaggi/ottone_IV.html|urlmorto=no}}</ref>. Furono anni molto difficili, caratterizzati da rovine, distruzioni e scorrerie, nel quale le infelici sorti della cittadina furono dettate dal continuo succedersi di nuovi padroni del territorio<ref name="quietidecadenza">{{cita|Quieti|p. 15}}.</ref>. Nel frattempo nel 1273 il re [[Carlo I d'Angiò]], promulgando il [[diploma di Alife]], divise il [[giustizierato d'Abruzzo]], ritenuto troppo esteso per essere ben governato, nelle due regioni di ''[[Abruzzo Citra|Aprutium citra flumen Piscariae]]'' e ''[[Abruzzo Ultra|Aprutium ultra flumen Piscariae]]'', con Piscaria ricadente nella prima; molte delle città [[Hohenstaufen|sveve]], come l'antica capitale del giustizierato [[Sulmona]], persero il loro ruolo centrale nel regno in favore di città minori o antichi capoluoghi decaduti come [[L'Aquila]] e Chieti, che restarono in quel periodo gli unici centri abitati dotati di peso politico o attività finanziarie, economiche e culturali di rilievo. Nel periodo successivo alla seconda metà del XIII secolo, e in misura sempre maggiore durante gli anni della [[crisi del XIV secolo]], la città andrà incontro a un progressivo spopolamento, testimoniato dall'abbandono e la rovina della maggior parte dei centri di culto<ref name="Staffa chiese">{{cita|Staffa, 1993|p. 28}}.</ref>. La difficile situazione della cittadina è testimoniata anche dall'esenzione totale da ogni imposizione fiscale che la regina [[Giovanna I di Napoli|Giovanna I]] fu costretta a concedere, tra gli altri motivi, «{{maiuscoletto|propter aeris epithimiam}}» (per l'aria malarica)<ref name="quietidecadenza" />, agli ultimi abitanti della città nel 1342, nel 1349 (nel periodo di maggior intensità della [[peste nera]])<ref name="Staffa peste">{{cita|Staffa, 1991|p. 254}}.</ref> e ancora nel 1384 il suo successore [[Carlo III di Napoli]]<ref name="Staffa peste2">{{cita|Staffa, 1993|p. 29}}.</ref>. Fra i numerosi signori che si avvicendarono a Pescara in questo periodo, vi furono Rainaldo Orsini, Luigi di Savoia e [[Cecco del Borgo|Francesco del Borgo]], detto Cecco del Cozzo, vicario di [[Ladislao I di Napoli]], che nel 1409 fece ricostruire il castello e la torre di origini romane<ref name="Staffa torre">{{cita|Staffa, 1991|p. 230}}.</ref> a guardia del ponte, ricordato come uomo saggio e virtuoso<ref name="quietidecadenza" />. Sarà proprio Francesco del Borgo il primo [[Marchesato di Pescara|marchese di Pescara]], diventando il primo nel regno ad assumere il titolo di marchese nel 1403<ref>{{Cita web|url=https://condottieridiventura.it/cecco-dal-borgo/|titolo=Cecco Dal Borgo|sito=condottieridiventura.it|data=27 novembre 2012|lingua=|accesso=31 marzo 2020}}</ref>.
==Storia moderna==
[[File:COA Marquis of Pescara.svg|alt=|miniatura|Stemma del marchesato di Pescara]]
===I D'Avalos-D'Aquino===
{{Vedi anche|Marchesato di Pescara}}
Il XV secolo è caratterizzato dal dominio del territorio dei [[D'Avalos]]-[[D'Aquino (famiglia)|D'Aquino]], che terranno il [[marchesato di Pescara]] sino all'[[Leggi eversive della feudalità|eversione della feudalità]], pur se con diverse interruzioni<ref name=":0" /><ref name="quietidecadenza" />.
[[File:Jules Lefèvre Vittoria Colonna.jpg|alt=|miniatura|Vittoria Colonna, marchesa di Pescara, in un dipinto di [[Jules Joseph Lefebvre|Jules Lefèvre]]]]
Il {{data|04|01|1424}} morì in città il condottiero [[Giacomo Attendolo]], nel tentativo di attraversare il fiume Pescara: si stava recando con il suo esercito, dopo averlo radunato ad Ortona, in soccorso della città dell'Aquila assediata dagli [[Corona d'Aragona|Aragonesi]] guidati da [[Braccio da Montone]], e impossibilitato ad attraversare la città di Pescara, anch'essa occupata da truppe aragonesi, tentò l'attraversamento del fiume nel tratto tra la città e il mare ma vi trovò la morte a causa dell'impeto dei venti e delle onde<ref name="quietisforza">{{cita|Quieti|pp. 34–37}}.</ref><ref>{{Treccani|attendolo-muzio-detto-sforza_(Dizionario-Biografico)|Attendolo, Muzio, detto Sforza}}</ref>. Nel 1435 e nel 1439 la città, nuovamente schieratasi in orbita aragonese, fu conquistata dal capitano di ventura napoletano al servizio degli [[Angioini]] [[Giacomo Caldora]], protagonista di scorrerie e saccheggi in tutta la regione<ref name="quietidecadenza" />, durante la guerra di successione tra [[Alfonso V d'Aragona]] e [[Renato d'Angiò]] scoppiata in seguito alla morte senza eredi della regina [[Giovanna II di Napoli]] e che diede l'avvio alla dinastia aragonese di Napoli. Alfonso V riconquisterà Pescara nel 1442 al termine del conflitto<ref name=":7" />, istituendo in quel territorio l'[[universitas]] (ente comunale del Regno di Napoli) di Pescara nel 1443<ref name="asciatopo.xoom.it">{{Cita web|url=http://asciatopo.xoom.it/ammi_ch.html#209.00|titolo=Provincia di Abruzzo Citeriore o di Chieti|autore=Antonio Sciarretta|sito=asciatopo.xoom.it|accesso=21 luglio 2019|dataarchivio=26 ottobre 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20211026132326/https://asciatopo.xoom.it/ammi_ch.html#209.00|urlmorto=sì}}</ref>. Subì in seguito gli attacchi e le razzie dei [[Repubblica di Venezia|Veneziani]], che dopo aver distrutto l'[[antico porto di Atri]]<ref name="portoatri">{{cita|Sgattoni, Zanni|p. 53}}.</ref> la assaltarono una prima volta nel 1447 e successivamente nel 1482<ref name="quietifrancesi" />, quando ottocento [[stradioti]] della cavalleria leggera espugnarono il castello durante gli eventi della [[Guerra di Ferrara (1482-1484)|Guerra di Ferrara]]<ref name=":14">{{Cita web|url=http://unplipescara.it/it/pescara-e-la-fortezza-scomparsa/|titolo=Pescara e la fortezza scomparsa|autore=Mario Spina|sito=unplipescara.it|accesso=13 marzo 2019|dataarchivio=16 giugno 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200616213425/http://www.unplipescara.it/it/pescara-e-la-fortezza-scomparsa/|urlmorto=sì}}</ref>.
Nel 1453, dopo essere stata per molti anni feudo esclusivo dei d'Aquino, fu infeudata a [[Innico I d'Avalos]] in virtù del suo matrimonio con [[Antonella d'Aquino]]. Non disponendo il territorio pescarese delle [[Allodio|allodialità]] necessarie per la battitura della moneta, i due coniugi coniarono monete in oro, argento e rame a [[Rocca San Giovanni]], col titolo di marchesi di Pescara<ref name="olio" />.
La crescente importanza del [[porto di Pescara]] a scapito di quello di [[San Vito Chietino|San Vito chietino]], tradizionale scalo della fiera di Lanciano, dirottò gli interessi della corte a Pescara, consentendo ai Lercaro e agli Spinola di estrarre olio dal porto pescarese<ref name="olio">{{cita|Perfetto, 2013}}.</ref>. Nel 1503, in seguito agli eventi della [[Guerra d'Italia del 1499-1504]], gli [[Regno di Castiglia e León|Spagnoli]] conquistarono il Regno di Napoli, ponendovi a capo dei [[Viceré di Napoli|viceré]] di loro fiducia e occupando tutti i posti di comando; sempre in quel periodo, nel 1509, [[Vittoria Colonna]] acquisisce il titolo di marchesa di Pescara, sposando [[Fernando Francesco d'Avalos]], che nel 1525, alla guida di millecinquecento [[Archibugiere|archibugieri]] italo-spagnoli, sarà uno dei protagonisti della vittoriosa [[Battaglia di Pavia (1525)|Battaglia di Pavia]] combattuta contro i Francesi guidati dal re [[Francesco I di Francia]] in persona, imprigionato in seguito agli scontri<ref name="quietiferrante">{{cita|Quieti|p. 39}}.</ref>.
Nel 1528, nel contesto della [[Guerra della Lega di Cognac]], Pescara fu espugnata da [[Odet de Foix]], visconte di [[Lautrec (Francia)|Lautrec]] e maresciallo di [[Regno di Francia|Francia]] durante la sua avanzata verso [[Napoli]] voluta da Francesco I<ref name="quietifrancesi">{{cita|Quieti|p. 17}}.</ref>: gli stati italiani infatti, nel timore di un'eccessiva egemonia asburgica in seguito alla catastrofica sconfitta dei francesi a Pavia, si avvicinarono al re Francesco I che, ottenuta la libertà dopo la cattività di Madrid, dichiarò nulla la pace stipulata con Carlo V. Nel 1526 [[papa Clemente VII]] della famiglia de [[Medici]], anch'egli allarmato per la grande ascesa della potenza di Carlo V, si fa dunque promotore della Lega di Cognac, assieme a Francesco I di Francia, la Repubblica di Venezia, la [[Repubblica di Firenze]] e altri stati italiani minori. Per la presenza del papa tra gli accordati fu chiamata anche "Seconda lega santa".
La lega venne stipulata il {{data|22|05|1526}} e fu completata l'anno successivo da [[Enrico VIII d'Inghilterra]], che si impegnò alla neutralità.
Questa coalizione vedeva come maggiori interessati il doge di Venezia e il papa, che sollecitavano spesso il re di Francia a inviare rinforzi bellici. Una volta conquistata Pescara, Odet de Foix cinse d'assedio Napoli nell'estate del 1528, ma vi trovò la morte a causa di un'epidemia di [[peste]] da lui stesso provocata<ref name="pesteguicc">{{cita|Guicciardini|XIX-IV}}.</ref>.
Con il prolungarsi del conflitto le comuni difficoltà finanziarie dei contendenti e il minaccioso incalzare degli [[Impero ottomano|Ottomani]], giunti vittoriosi fino in [[Ungheria]] e ormai prossimi ad attaccare i possedimenti asburgici nel centro Europa, costrinsero Carlo V, re di [[Spagna degli Asburgo|Spagna]] e imperatore del [[Sacro Romano Impero]], a firmare un accordo, la [[pace di Cambrai]], che, sebbene fosse per i francesi meno svantaggioso del precedente sanciva la fine di ogni loro pretesa nei territori italiani. I D'Avalos si riappropriarono infine del marchesato di Pescara<ref name="quietifrancesi" />, mentre nel contesto nazionale la Spagna ribadiva definitivamente il suo [[Domini spagnoli in Italia|dominio sull'Italia]], delle cui sorti Carlo V diviene unico e incontrastato arbitro.
===La dominazione spagnola e la fortezza===
{{Vedi anche|Fortezza di Pescara}}[[File:Consalvo carelli pescara 1424.jpg|miniatura|Ricostruzione di [[Consalvo Carelli]] di Pescara nel 1424|alt=]]Una documento del 1530, conservato nell'[[archivio generale di Simancas]], parla di Pescara come un villaggio semi abbandonato, descrivendo l'ormai compiuto collasso dell'abitato medievale, in cui restavano attive solo le strutture strettamente correlate ai traffici commerciali del porto<ref name="Staffa crisi">{{cita|Staffa, 1993|p. 27}}.</ref>:
{{Citazione|…questa terra è così diruta e rovinata che non vi si trovano che quattro grandi locande con stallaggio o taverne e alcuni fondachi; vi si svolge un grande transito, perché attraverso il mare e il fiume vi giungono su imbarcazioni da Venezia, Schiavonia e altre parti con molte mercanzie e lì le scaricano, e caricano a loro volta grano, olio e molti altri prodotti; ha un eccellente porto con piccole imbarcazioni che entrano sicure nel fiume; questo ha un ponte di legno, all'estremità del quale è una torre fortezza con guardia ordinaria. Parzialmente questo ponte è levatoio, e quelli della torre non lasciano nessuno né per acqua né per terra senza pagare i diritti…}}
Nell'insediamento esisteva anche la [[Doganelle d'Abruzzo|doganella]] delle pecore, in zona Rampigna, testimone del passaggio in città del [[tratturello]] [[Frisa]]-[[Montagna di Roseto|Rocca di Roseto]], posta presso il ponte di legno costruito sulle fondamenta di quello romano di Aternum<ref name=":14" />, le cui colonne saranno rappresentate nelle mappe cittadine fino al loro crollo nel XVIII secolo<ref name=":17" />.
È di quel periodo l'offerta di dodicimila ducati da parte della nobiltà chietina a Carlo V per riottenere il feudo, che egli però respinse reintegrando a Pescara i d'Avalos di Vasto. Fu grazie a una certa stabilizzazione del potere politico nel Regno di Napoli che comincerà presto un nuovo e fiorente periodo della storia della città, soprattutto grazie alla sua posizione strategica: per volere di Carlo V d'Asburgo tra il 1510 e 1557, in varie fasi, fu eretta a cavallo tra le due sponde del fiume Pescara la fortezza, su progetto di Gian Tommaso Scala, a forma di pentagono irregolare con sette bastioni ai vertici<ref name=":14" />, presidiata da una guarnigione ridotta allo scopo di creare un luogo fortificato di concentramento di truppe in caso di guerra. [[Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga|Pedro Alvarez de Toledo]], viceré di Napoli per [[Filippo II di Spagna]], diede ulteriore impulso al piano voluto da Carlo V anche a causa delle crescenti ostilità con [[Papa Paolo IV]]<ref>{{Cita|Zuccagni-Orlandini|p. 982}}.</ref>, e si dedicò ad accrescere le difese marittime e terrestri del regno e della cittadina attraverso la realizzazione del [[Torri costiere del Regno di Napoli|sistema difensivo delle torri costiere]], e proseguendo i lavori della grande [[Fortezza di Pescara|fortezza pescarese]], parte di esso<ref name="Staffa fortifica">{{cita|Staffa, 1993|pp. 24–25}}.</ref>. [[File:Piazzaforte pescara.jpg|miniatura|La fortezza di Pescara agli inizi del XIX secolo|alt=]]
In un documento di [[Pedro Afán de Ribera|Pedro Afán de Ribera duca d'Alcalà]] del 1560 si cita Pescara con duecento [[Fuoco (demografia)|fuochi]] (circa mille abitanti), principalmente forestieri e con cinquanta famiglie che possedevano case e vigne; la maggior parte degli uomini erano usati come braccianti o forza lavoro per la costruzione del forte, e in una nuova relazione del 1566 di [[Ferrante Loffredo]], marchese di [[Trevico]], la fortezza di Pescara veniva descritta come quasi completata. Le carte geografiche dell'epoca, che riportano ancora la presenza dell'edificio circolare di Santa Gerusalemme, testimoniano quantomeno la sopravvivenza dell'antico edificio di culto, di cui le ultime attestazioni storiche risalivano al XII secolo<ref name="Staffa geru1">{{cita|Staffa, 1991|p. 265}}.</ref>.
Di questa imponente struttura, che ospitava in base alle esigenze dai cento ai settecento militari<ref name="quietifrancesi" />, resta in piedi solamente la caserma borbonica con annesso il carcere<ref name=":10">{{Cita web|url=http://www.gentidabruzzo.it/eventi/archivio/fortezza.htm|titolo=La Fortezza di Pescara|data=|accesso=2 aprile 2020|dataarchivio=15 febbraio 2009|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090215051011/http://www.gentidabruzzo.it/eventi/archivio/fortezza.htm|urlmorto=sì}}</ref> (detto "bagno" in quanto, durante le frequenti alluvioni, molte celle venivano invase dalle acque, spesso causando la morte degli occupanti)<ref name="staffabagno">{{cita|Staffa, 1991|pp. 204–205}}.</ref>, sede del [[Museo delle genti d'Abruzzo]]<ref>{{Cita web|url=http://www.gentidabruzzo.com/?page_id=203|titolo=Storia – Museo delle Genti d'Abruzzo|lingua=it|accesso=2 aprile 2020|dataarchivio=7 febbraio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200207090352/http://www.gentidabruzzo.com/?page_id=203|urlmorto=sì}}</ref>; è sopravvissuto al passaggio del tempo anche un registro contabile della metà del secolo appartenuto al portulano (il guardiano del porto, incaricato di sovrintendere al traffico delle merci e all'imposizione dei dazi, e nell'Italia meridionale anche ufficiale preposto alla manutenzione delle strade, all'edilizia e alla distribuzione delle acque) di Pescara, tal Bonfiglio, che contabilizzava le merci nell'ambito della fortezza<ref name="merci">{{cita|Perfetto, 2014}}.</ref>.
===L'assalto ottomano===
[[File:Castello-pescara-pergamena-istanbukl-3.jpg|miniatura|La fortezza in una mappa del 1525 di [[Piri Reìs]]|alt=]]
A causa dell'[[Alleanza franco-ottomana]] del 1536, che ebbe come effetto anche quello di riportare i [[Corsari barbareschi|corsari musulmani]] sulle coste italiane, nel 1566 la fortezza fu oggetto di un assalto portato dalla [[Marina ottomana|flotta ottomana]] di centocinque [[galea|galee]] e settemila uomini dell'ammiraglio [[Piyale Paşa]], capitan pascià (''[[Capitan pascià|Kapudanpaşa]]'') della flotta agli ordini del [[sultano]] [[Solimano il Magnifico]]<ref name=":0" />. La fortezza tuttavia non fu presa, anche per il decisivo contributo del condottiero Giovan Girolamo Acquaviva [[Ducato di Atri|duca di Atri]], il quale organizzò la resistenza del forte e respinse gli attacchi dispiegando un fuoco di sbarramento dal bastione principale con tutte le artiglierie disponibili, dissuadendo l'ammiraglio di origini slave dal perseverare nell'attacco e costringendo gli aggressori alla fuga<ref name=":10" /><ref name="quietiturchi">{{cita|Quieti|p. 43}}.</ref>. Secondo alcuni storici invece non vi fu un vero e proprio assedio, ma vi sarebbe stato solo uno scontro minore con alcuni esploratori della flotta ottomana, i quali avendo constatato la robustezza delle difese cittadine si sarebbero quindi ritirati dissuadendo l'ammiraglio dal proseguire l'attacco. Ad ogni modo, questi si accanirono quindi contro [[Francavilla al Mare]], [[Ripa Teatina]], Ortona, San Vito Chietino, Vasto, [[Casalbordino]], [[Serracapriola]], [[Guglionesi]] e [[Termoli]], che subirono distruzioni, deportazioni e saccheggi<ref>{{Cita web|url=http://www.unplipescara.it/it/attacchi-turchi-nei-balcani-e-in-adriatico/|titolo=Attacchi Turchi nei Balcani e in Adriatico|autore=Mario Spina|sito=unplipescara.it|data=28 settembre 2016|accesso=16 giugno 2020|dataarchivio=16 giugno 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200616133854/http://www.unplipescara.it/it/attacchi-turchi-nei-balcani-e-in-adriatico/|urlmorto=sì}}</ref>. Tuttavia l'ammiraglio ottomano non conseguì l'obiettivo strategico della spedizione, ovvero la conquista delle [[Isole Tremiti]] e del [[santuario di Santa Maria a Mare]], anche a causa della tenace resistenza di Pescara. A tal proposito, [[Giovanni Andrea Tria]], riferendo di quanto riportato da [[Tommaso Costo]] nella ''Istoria del Regno di Napoli''<ref name="turchi">{{cita|Costo|I p. 21.}}</ref>, così scrive<ref name="turchitria">{{cita|Tria|III-I p. 167.}}</ref>:
{{citazione|Era già il Mese di Agosto di quest'anno 66, quando l'Armata Turchesca guidata da Pialì Bassà scorse fino al Golfo di Venezia; e come fu al dritto di Pescara, luogo famoso, e forte dell'Abruzzo, fece alto. Di poi dato di nuovo de' remi in acqua, assaltò quella riviera, ove per trascuraggine del Governatore di quella Provincia si era fatto poco provvedimento, e pose a sacco, e a fuoco alcune Terre, cioè Francavilla, Ortona, Ripa di Chieti, S. Vito, il Vasto, la Serra Capriola, Guglionesi, e Termoli, menando via e di robba, e di gente quanta ne poté mettere su Galee, guastando, e rovinando tutto il resto…|Giovanni Andrea Tria, ''Memorie Storiche''}}
La protezione offerta dalle imponenti mura, che si continuarono a costruire e perfezionare per tutto il XVII secolo, offrì a molti la possibilità di vivere e commerciare e più tardi la città acquisì anche il diritto a ospitare una fiera franca, a danno della declinante fiera di Lanciano, con tutti i vantaggi derivanti dal fatto di potere attirare i mercanti. Si ebbe così un ripopolamento della riva destra del fiume, ma anche lo sviluppo della riva sinistra, già allora nota come Castellammare, dove i D'Avalos misero a cultura nuove terre e strinsero rapporti di lavoro con numerosi nuovi coloni. La cittadina fu però, insieme ai molti centri abruzzesi, colpita dalla grande epidemia della [[peste del 1656]], che sebbene in Abruzzo fu più lieve che in altre regioni del regno (anche grazie a diversi casi di efficiente prevenzione e controllo del territorio, come avvenuto a Sulmona e [[Città Sant'Angelo]], che scamparono l'epidemia)<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Idamaria Fusco|titolo=Il ruolo dei fattori antropici e fisici nella diffusione dell'epidemia di peste del 1656-58 nel Regno di napoli|editore=Istituto di Studi sulle Società del Mediterraneo|città=Napoli|url=https://docplayer.it/80494486-Il-ruolo-dei-fattori-antropici-e-fisici-nella-diffusione-dell-epidemia-di-peste-del-nel-regno-di-napoli.html}}</ref>, provocò lutti e devastazioni in tutte le città poste sulle linee di comunicazione tra la [[Campania]] e i confini settentrionali del regno, con i fuggitivi napoletani che di fatto diffusero l'epidemia in tutto il regno meridionale, con un tasso di mortalità in regione del 30%<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Idamaria Fusco|anno=2009|titolo=La peste del 1656-58 nel Regno di Napoli: diffusione e mortalità|editore=Istituto di studi sulle società del Mediterraneo|città=Napoli|volume=|numero=}}</ref>. In quegli anni venne edificata sui colli castellammaresi la piccola cappella originaria della [[Basilica della Madonna dei sette dolori|Madonna dei sette dolori]], con il primo battesimo registrato il {{data|26|11|1665}}. La cappella sarà però ufficialmente consacrata, e contestualmente ampliata nelle sue forme odierne, solo nel 1757<ref>{{Cita web|url=https://www.settedolori.pe.it/sito/parrocchia/notizie-storiche.html|titolo=Basilica della Madonna dei sette dolori - Notizie storiche|accesso=2 dicembre 2019|dataarchivio=13 aprile 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190413120541/https://www.settedolori.pe.it/sito/parrocchia/notizie-storiche.html|urlmorto=sì}}</ref>.
===Periodo austriaco e conquista borbonica===
[[File:"Abruzzo, Citra et ultra" - Pescara Area.jpg|miniatura|L'area pescarese in una cartina del 1659. Sono evidenziati i confini tra i due Abruzzi.]]
Agli inizi del XVIII secolo la cittadina contava circa tremila abitanti<ref name="quietisettecento">{{cita|Quieti|p. 19}}.</ref>, e l'universitas di Pescara in quegli anni comprendeva anche [[Circoscrizioni di Pescara#Villa del Fuoco - Rancitelli|Villa del Fuoco]], [[Circoscrizioni di Pescara#Fontanelle|Villa Fontanelle]], Villa Castellammare (al tempo consistente solo di pochi e piccolissimi agglomerati sparsi tra i colli cittadini), [[San Silvestro (Pescara)|Villa San Silvestro]] e altre zone che corrispondono al territorio del futuro comune: l'ente era governato da un [[camerlengo]], e tale assetto amministrativo durò per tutto il Settecento.
Le battaglie per la conquista della Fortezza regia non erano terminate: in seguito alla morte senza eredi del re [[Carlo II di Spagna]] nell'anno 1700, scoppiò la [[Guerra di successione spagnola]] per il controllo del [[Impero spagnolo|grande impero]] tra [[Filippo V di Spagna]] e [[Leopoldo I d'Asburgo]], e la città fu attaccata e occupata dagli [[Arciducato d'Austria|Austriaci]] guidati dal [[George Olivier Wallis|conte Wallis]] nel 1707; a difenderla c'era un altro [[Acquaviva (famiglia)|Acquaviva]] duca di Atri, [[Giovan Girolamo II Acquaviva d'Aragona]], che resistette eroicamente per due mesi prima di capitolare<ref name="quietisettecento" />. Come sancito nel [[Trattato di Utrecht]], il Regno di Napoli, e con esso la cittadella di Pescara, passarono quindi agli austriaci, ma già nel 1734, la fortezza viene nuovamente assediata dagli spagnoli di [[Carlo III di Spagna|Carlo III di Borbone-Spagna]] durante la [[Conquista borbonica delle Due Sicilie]], e dopo una cruenta battaglia cedette alle truppe comandate da [[Francesco Eboli, duca di Castropignano|Francesco Eboli]], duca di [[Castropignano]]<ref name="quieticastropignano">{{cita|Quieti|pp. 44–47}}.</ref>. Il regno borbonico in seguito ottenne un'effettiva autonomia dalla Spagna nel [[Trattato di Vienna (1738)|Trattato di Vienna del 1738]], con il quale si concluse la [[Guerra di successione polacca]]. Nel 1751 iniziarono lavori di restauro dell'ormai fatiscente edificio di Santa Gerusalemme; questi lavori tuttavia vennero presto sospesi, per poi riprendere nel 1789 senza però operare un concreto recupero della struttura<ref name="Staffa geru2">{{cita|Staffa, 1991|p. 266}}.</ref>.
==Storia contemporanea==
===Le guerre napoleoniche===
[[File:Ritratto Gabriele Manthonè.jpg|miniatura|Gabriele Manthoné]]
Con l'avvento della [[Prima Repubblica francese]] e la seguente [[Prima coalizione|Guerra della Prima coalizione]] la fortezza di Pescara fu conquistata nel dicembre del 1798 alla fine della [[Campagna d'Italia (1796-1797)|Campagna d'Italia]] di [[Napoleone Bonaparte]], senza spargimento di sangue<ref>{{cita|Botta|p. 13}}.</ref>, dal generale [[Guillaume Philibert Duhesme|Duhesme]]<ref name=":10" /><ref name="quietiduhesme">{{cita|Quieti|pp. 48–51}}.</ref> e inizia così la breve stagione della [[Repubblica Napoletana (1799)|Repubblica Napolitana del 1799]]. Al suo arrivo a Pescara il generale aveva organizzato la sua legione nominandone a capo il cittadino [[Ettore Carafa]] conte di [[Ruvo di Puglia|Ruvo]], protagonista della Repubblica Napoletana<ref>{{cita|Vannucci|p. 157}}.</ref> assieme al pescarese [[Gabriele Manthoné]], il quale nominato ministro del governo repubblicano di Napoli organizzò la resistenza alla reazione borbonica di quello stesso anno<ref name=":3">{{cita|Vannucci|pp. 54–57}}.</ref>.[[File:Corso manthone straight.jpg|miniatura|Corso Manthoné, la via principale del [[Pescara Vecchia|centro storico]]]]La rivoluzione, anche a causa della scarsa partecipazione popolare, non ebbe gli esiti sperati e i repubblicani vennero presto sopraffatti dalle forze reazionare del cardinale [[Fabrizio Ruffo]]. L'ennesimo assedio alla fortezza pescarese difesa da Carafa, ultimo bastione in mano ai rivoluzionari in Abruzzo<ref>{{cita|Botta|p. 12}}.</ref>, fu vittoriosamente portato a termine dagli antigiacobini fedeli ai Borbone guidati dal [[Capimassa|capomassa]] abruzzese [[Giuseppe Pronio]]<ref>{{cita|Petromasi|pp. 105–110}}.</ref> il {{data|30|06|1799}}<ref name=":10" />, agli ordini del cardinale Ruffo<ref name=":8">{{cita|Botta|pp. 53–54}}.</ref>. Quando la fortezza capitolò non furono rispettate le condizioni di resa, e prima del suo arresto Carafa riuscì a far esplodere la polveriera, causando danni e incendi in città<ref name="quieticarafa">{{cita|Quieti|p. 20}}.</ref>. Sia Carafa che Manthonè, tradotti a Napoli, vennero giustiziati nella [[Piazza del Mercato (Napoli)|piazza del Mercato]], il primo il 4 settembre, decapitato in quanto nobile<ref>{{cita|Vannucci|pp. 53–54}}.</ref><ref>{{cita|Botta|p. 47}}.</ref>, e il secondo il {{data|24|09|1799}} per impiccagione<ref>{{cita|Ronga|p. 28}}.</ref>.
Nei primi anni del XIX secolo, durante la [[Seconda coalizione|Guerra della Seconda coalizione]] Pescara venne occupata nuovamente dai francesi nella seconda [[campagna d'Italia (1800)|Campagna d'Italia]], che la terranno fino alla restaurazione borbonica sancita dal [[Congresso di Vienna]] nel 1815, e costituì un importante bastione militare del regno di [[Giuseppe Bonaparte]]<ref name="quieticarafa" />.
===La divisione della città===
{{Vedi anche|Castellammare Adriatico}}
[[File:Circolo aternino.jpg|miniatura|Ricostruzione moderna dell'edificio del Circolo Aternino, antica sede del comune di Pescara andata distrutta nel 1943]]
Nel 1807 Villa Castellammare, sulla sponda nord del fiume (che allora contava circa {{formatnum:1500}} abitanti), divenne un comune autonomo aggregato al [[distretto di Penne]] nell'Abruzzo Ulteriore separandosi dalla fortezza pescarese, che resterà invece nel [[distretto di Chieti]] dell'Abruzzo Citeriore.
La separazione fu conseguenza della riforma amministrativa del regno voluta da Giuseppe Bonaparte, che dopo la legge 132 dell'{{data|08|08|1806}} "''sulla divisione ed amministrazione delle province del Regno''"<ref name="Bullettino 1">{{cita|Bullettino delle leggi del Regno di Napoli, 1806|p. 349}}.</ref>, con la successiva legge 211 del {{data|18|10|1806}} ordinava l'abolizione delle universitates, sostituite dai comuni, la formazione dei [[Decurionato|decurionati]] e consigli provinciali e distrettuali e la sostituzione della figura del camerlengo con quella del sindaco<ref>{{Cita web|url=http://www.primapescara.it/?p=2575|titolo=La nascita di Castellammare .|sito=primapescara.it|data=30 gennaio 2016|accesso=2 marzo 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20191123002055/http://www.primapescara.it/?p=2575|dataarchivio=23 novembre 2019|urlmorto=sì}}</ref>.
La divisione fu subito problematica e causò una frattura storica tra le cittadine sulle due sponde del fiume, soprattutto perché il nuovo comune di Castellammare non intendeva farsi carico di nessuno dei debiti della vecchia amministrazione dell'universitas di Pescara; inoltre, si creò un problema di immagine per Pescara, che nella sua fortezza ospitava una intera guarnigione dell'esercito e che, allo stesso tempo, si vedeva comprimere il proprio ruolo a livello locale: la cittadina infatti non divenne subito un comune autonomo, ma dal 1807 al 1811 sarà aggregata all'allora governo di Francavilla. Per questi motivi le autorità cittadine di Pescara spingevano per la riunificazione delle due cittadine, tuttavia la comunicazione del ministero dell'Interno del Regno di Napoli del {{data|17|01|1810}} negò tale possibilità, e costrinse i due centri trovare un accordo sulla ripartizione dei debiti<ref>{{Cita web|url=http://www.liciodibiase.it/allegati/CAPITOLO%2011%20-%201-2-3-4-5.pdf|titolo=Stato dei debiti del Comune di Pescara, e di quello di Castellamare a favore dé creditori istrumentarj|autore=Commissione del Consiglio d’Intendenza di Chieti|sito=liciodibiase.it|data=13 maggio 1811|formato=PDF|urlmorto=sì}}</ref> (che arriverà solamente nel 1811, in seguito all'istituzione del comune di Pescara grazie alla legge nº 104 del {{data|04|05|1811}} "''Decreto per la nuova circoscrizione delle quattordici provincie del Regno di Napoli''"<ref name="bullettino 2">{{cita|Bullettino delle leggi del Regno di Napoli, 1811|pp. 193–260}}.</ref>). La rivalità rimase però molto accesa, al punto che furono necessari interventi della guarnigione militare per evitare la degenerazione delle scaramucce in vere e proprie battaglie.
{{Citazione|Un'antica discordia dura tra Pescara e Castellammare Adriatico, tra i due comuni che il bel fiume divide.
Le parti nemiche si esercitano assiduamente in offese e in rappresaglie, l'una osteggiando con tutte le forze il fiorire dell'altra. E poiché oggi è prima fonte di prosperità la mercatura, e poiché Pescara ha già molta dovizia d'industrie, i Castellammaresi da tempo mirano a trarre i mercanti su la loro riva con ogni sorta di astuzie e di allettamenti.
Ora, un vecchio ponte di legname cavalca il fiume su grossi battelli tutti incatramati e incatenati e trattenuti da ormeggi. Li odii tra i Pescaresi e i Castellamaresi cozzano su quelle tavole che si consumano sotto i laboriosi traffici cotidiani. E, come per di là le industrie cittadine si riversano su la provincia teramana e vi si spandono felicemente, oh con qual gioia la parte avversa taglierebbe i canapi e respingerebbe i sette rei battelli a naufragare!|[[Gabriele D'Annunzio]], [[San Pantaleone (D'Annunzio)|La guerra del ponte]]}}
===Il Risorgimento===
[[File:Via d'annunzio.jpg|miniatura|[[Pescara Vecchia]] nel primo Novecento|alt=]][[File:Caserme_pescara.jpg|La struttura dell'ex carcere borbonico|thumb|alt=|sinistra]]Nel 1814 Pescara divenne obiettivo dei [[Carboneria|moti carbonari]] abruzzesi contro [[Gioacchino Murat]], [[Regno di Napoli (1806-1815)|re di Napoli]]<ref>{{Sapere|Carbonerìa|Carbonerìa}}</ref><ref name=":12">{{Cita web|url=https://www.collinedoro.net/focus/storia/2039/appunti-sulla-storia-della-sollevazione-dabruzzo-e-del-contributo-dato-dalla-carboneria|titolo=Appunti sulla storia della sollevazione d’Abruzzo e del contributo dato dalla carboneria|autore=Loris Di Giovanni|sito=collinedoro.net|data=5 novembre 2016|accesso=4 aprile 2020}}</ref>. La scelta di dare luogo all'insurrezione proprio a Pescara era dovuta all'intenzione dei rivoltosi sia di conquistare la fortezza, che aveva una grande importanza strategica, sia di conquistare il carcere per poter liberare i tanti patrioti ivi rinchiusi, tuttavia i carbonari ebbero successo solo a [[Città Sant'Angelo]] e in altri centri dell'[[area Vestina]], e la rivolta venne presto stroncata<ref name=":12" /><ref>{{Cita news|url=https://www.ilcentro.it/pescara/una-lapide-in-memoria-dei-moti-carbonari-1.296775|titolo=Una lapide in memoria dei moti carbonari|autore=Evelina Frisa|sito=ilcentro.it|data=25 marzo 2014|accesso=28 dicembre 2020}}</ref>.
Alla caduta di Murat seguirono la [[Restaurazione]] e il ritorno dei [[Borbone delle Due Sicilie|Borbone]] alla guida del Regno di Napoli, che unito al [[Regno di Sicilia (1735-1816)|Regno di Sicilia]] prese il nome di [[Regno delle Due Sicilie]].
La fortezza, ritenuta all'epoca “''Porta degli Abruzzi e chiave del Regno"''<ref name="Staffa motto" /> (motto riportato anche nello stemma comunale), venne restaurata tra il 1820 e il 1840, e nel 1831 fu potenziato al piano terra della caserma di fanteria il carcere simbolo della repressione borbonica, nel quale languirono gli sfortunati compagni di [[Carlo Pisacane]] e altri patrioti meridionali, per lo più abruzzesi. Si trattava di un carcere tristemente famoso per le condizioni disumane con cui venivano trattati i detenuti: drammatica fu l'alluvione dell'ottobre del 1857 che investì il carcere causando la morte per annegamento degli internati<ref name="quietialluvione">{{cita|Quieti|p. 21}}.</ref>. Nel 1858, l'anno precedente alla chiusura, il carcere ospitava settantacinque detenuti, e fu stimato che la mortalità media degli internati fosse del 40%<ref>{{cita|Touring Club|p. 39}}.</ref>. Tra coloro che furono rinchiusi in quello che veniva chiamato il "''sepolcro dei vivi''" fu anche [[Clemente de Caesaris]], una figura centrale del [[risorgimento]] meridionale che, liberato per ordine di [[Giuseppe Garibaldi]] dal confino a [[Bovino (Italia)|Bovino]], prese possesso nel 1860 della città e della fortezza convincendo alla resa la guarnigione per poi consegnarla, insieme al resto della regione, al nascente [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]<ref name="quietialluvione" />. Nel 1837 venne redatto un nuovo progetto per il recupero della chiesa di Santa Gerusalemme dal maggiore del genio Albino Majo<ref name="majo">{{cita|SABAP-Abr|pp. 21–22}}.</ref>, il cui disegno ha permesso la conoscenza approfondita del monumento, tuttavia anche quest'ultimo tentativo di recupero non si concretizzò.
===L'unificazione italiana===
[[File:Progetto santa gerusalemme.jpg|miniatura|Sezione del progetto di recupero della chiesa di Santa Gerusalemme, da tempo nota anche come San Cetteo, del 1837|alt=]]
[[File:Prospetto frontale santa gerusalemme.jpg|miniatura|Prospetto frontrale del progetto di recupero di Santa Gerusalemme|alt=]]
[[File:Borgocastellammare.jpg|alt=|miniatura|Il nucleo originario di Castellammare Adriatico, circostante la basilica della Madonna dei sette Dolori]]
[[File:Santa gerusalemme fine 800.jpg|miniatura|La chiesa di Santa Gerusalemme, già parzialmente demolita, a fine 800, quando iniziò a essere nota come "Porta Nuova"|alt=|sinistra]]
[[File:Area fortezza pescara.png|sinistra|miniatura|L'area occupata dalla fortezza]]
Il {{data|17|10|1860}}<ref>{{Cita news|url=http://www.abruzzoweb.it/contenuti/pescara-per-il-re-vittorio-emanuele-vide-una-grande-citta-/11373-4/|titolo=Pescara: il re Vittorio Emanuele "vide" una grande|sito=abruzzoweb.it|data=23 ottobre 2010|accesso=18 settembre 2019|dataarchivio=18 febbraio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200218154131/http://www.abruzzoweb.it/contenuti/pescara-per-il-re-vittorio-emanuele-vide-una-grande-citta-/11373-4/|urlmorto=sì}}</ref>, alla fine del processo che porterà alla nascita dello stato italiano, [[Vittorio Emanuele II]], in viaggio per l'[[incontro di Teano]] con Giuseppe Garibaldi, giunse a Castellammare e fu ospitato nel villino Coppa, meglio noto come villa Sabucchi, andato distrutto nella [[seconda guerra mondiale]]. Il giorno seguente entrò a cavallo a Pescara per osservarne la fortezza, circondato dalla popolazione festante. Vide gli armamenti, salì e si fermò sul bastione "Bandiera", sito nell'area che ospiterà piazza Unione e dal quale si dominava il territorio della città, e rivoltosi all'abate De Marinis che gli stava di fianco esclamò le profetiche parole, poi scolpite sulla torre comunale<ref>{{Cita web|url=http://rete.comuni-italiani.it/wiki/Pescara/Lapide_a_Vittorio_Emanuele|titolo=Pescara - Lapide a Vittorio Emanuele|sito=rete.comuni-italiani.it|data=14 giugno 2014|accesso=18 settembre 2019}}</ref><ref name="colarevittem">{{cita|Colapietra|p. 44}}.</ref>:
{{Citazione|Oh, che bel sito per una grande città commerciale! Bisogna abbattere queste mura e costruire su questo fiume un porto, e Pescara in men di un secolo sarà la più grande città degli Abruzzi e i nostri posteri l'aggiungeranno alle cento città di cui va superba l'Italia!|[[Vittorio Emanuele II di Savoia]]}}
come testimoniano una delibera del consiglio comunale del {{data|12|12|1869}}, una lettera del sindaco di allora, Gennaro Osimani, al ministro delle Finanze [[Quintino Sella]] datata {{data|19|07|1869}} e successivamente il marchese Francesco Farina il {{data|26|12|1906}}<ref name="farinabelsito">{{cita|Farina}}.</ref><ref>{{cita news|url=http://ilcentro.gelocal.it/pescara/cronaca/2010/10/24/news/re-vittorio-emanuele-ii-profetizzo-pescara-grande-citta-commerciale-1.4688808|titolo=Re Vittorio Emanuele II profetizzò: Pescara grande città commerciale|autore=Paola M.S. Toro|sito=ilcentro.it|data=24 ottobre 2010|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170222195837/http://ilcentro.gelocal.it/pescara/cronaca/2010/10/24/news/re-vittorio-emanuele-ii-profetizzo-pescara-grande-citta-commerciale-1.4688808|dataarchivio=22 febbraio 2017|urlmorto=sì}}</ref>.
Castellammare Adriatico e Pescara, che nel 1861 contavano rispettivamente 4.562 e {{formatnum:3743}} abitanti<ref name=":2" />, furono inserite la prima nella [[provincia di Teramo]] e la seconda in quella di [[Provincia di Chieti|Chieti]], rispettando i precedenti confini amministrativi preunitari.
===La discesa a valle di Castellammare===
[[File:Cappella sant'anna.jpg|thumb|La cappella di Sant'Anna, uno dei primi edifici religiosi di Castellammare situata all'interno dell'allora Villa Muzii.|alt=|sinistra]]La fine del secolo fu fortemente caratterizzata dalla presenza politica e culturale di Leopoldo Muzii, personaggio controverso ma di grande carisma e peso decisionale, il quale, da sindaco della città di Castellammare Adriatico, fece approvare nel 1882 il primo "''Piano regolatore di ampliamento''" e sarà uno dei principali artefici del definitivo spostamento sulle rive del mare del centro della cittadina, fino ad allora limitato ad agglomerati sparsi lungo la fascia collinare e a pochi lotti coltivati da ricchi possidenti (tra i quali egli stesso) nella stretta pianura costiera<ref name=":24">{{cita|Touring Club|p. 31}}.</ref>.
Il piano regolatore originario, elaborato da Tito Altobelli, prevedeva la divisione della città in tre aree: una a vocazione commerciale in direzione sud, tra la stazione e il fiume, una amministrativa in direzione opposta, tra la stazione e il Municipio, e una residenziale a nord del Municipio (al tempo collocato all'inizio di viale Muzii).
Gli interessi del sindaco erano invece rivolti in direzione dei suoi terreni (siti nella zona di via del Milite ignoto), con l'evidente intento di valorizzare le aree di sua proprietà, e quindi spinse per modificare il piano di ampliamento con l'obiettivo di incanalare verso nord le direttrici dello sviluppo, e non verso Pescara come appariva più naturale nell'ottica di un inevitabile avvicinamento delle due cittadine.
Fu tuttavia un momento molto importante per l'evoluzione urbanistica e culturale di Castellammare, in quanto fu il primo forte tentativo di attenuare il disordine urbanistico e, soprattutto, di limitare le ambizioni latifondiste della nobiltà terriera teramana rispetto agli interessi pubblici. Il risultato concreto della politica di Muzii fu l'avvio deciso della colonizzazione della fascia costiera, tramite la costruzione di un nuovo acquedotto, di nuove strade alberate, la creazione delle prime linee di illuminazione pubblica e la sistemazione, inizialmente in strutture precarie e inadeguate, dei primi edifici scolastici<ref name="colapie scuole">{{cita|Colapietra}}.</ref>.
Gabriele D’Annunzio descriverà ironicamente Leopoldo Muzii nella sua opera Le novelle della Pescara:
{{Citazione|È il sindaco un piccolo dottor di legge cavaliere, tutto untuosamente ricciutello, con òmeri sparsi di forfora, con chiari occhietti esercitati alle dolci simulazioni.
È il Gran Nimico un degenere nepote del buon Gargantuasso enorme, sbuffante, tonante, divorante|[[Gabriele D'Annunzio]], [[Le novelle della Pescara]]}}
Leopoldo Muzii, i cui giudizi dei contemporanei si alternavano tra un soffocante paternalismo affarista ed un genuino interesse "socialista" per le classi svantaggiate, fu l'artefice della trasformazione di Castellammare da piccolo agglomerato collinare a moderna cittadina costiera, dotata di tutte le infrastrutture che ne consentiranno la crescita esponenziale dei decenni futuri. La sua vicinanza alla classe operaia venne raccontata più volte anche dallo stesso D’Annunzio, ed è tramandato nella memoria popolare un piccolo ma significativo episodio nel periodo in cui si diffuse un'epidemia di colera nella zona dei colli: Leopoldo Muzii insieme ad altri cittadini si recò senza indugi a contatto con gli ammalati per portare loro aiuto e conforto. Alla sua morte per [[peritonite]] il {{data|22|03|1903}}, ''«la coscienza che un momento felice si sia perso per lunghissimo tempo è pronta ed immediata, e le autorità cittadine gli tributarono ogni onore»''<ref name="colapie scuole" />, intitolandogli anche la via del Municipio di Castellammare, prima di allora nota come via Marilungo, e apponendo una lapide sulla sua casa in viale Bovio 71, che recita: «''Qui visse operosa e benedetta si spense l’eletta mente di Leopoldo Muzii''»<ref name="quietimuzii">{{cita|Quieti|pp. 59–60}}.</ref>.
===L'arrivo della ferrovia Adriatica===
[[File:Ponte ferro pescara.png|miniatura|I ponti di Pescara agli inizi del 900; in primo piano il ponte ferroviario e sullo sfondo il ponte carrabile metallico.|alt=]]
[[File:Stagione balneare 1893 castellammare adriatico.png|miniatura|Manifesto promozionale del comune di Castellammare Adriatico per la stagione balneare 1893]]
A Pescara nel frattempo procedevano le opere di bonifica e risanamento delle aree paludose e si muovevano i primi passi per l'abbattimento delle mura della fortezza<ref name=":23">{{Cita web|url=http://imprese.san.beniculturali.it/web/imprese/cron-terr/scheda-periodo-ter?p_p_id=56_INSTANCE_P8hO&articleId=27853&p_p_lifecycle=1&p_p_state=normal&groupId=18701&viewMode=normal&tag=1861-1896|titolo=Pescara 1861 - 1896: Prima dell'industria|sito=imprese.san.beniculturali.it|p=1|accesso=30 novembre 2020}}</ref><ref name="colaargini" /> (acquistata, mediante un prestito, dal Ministero del Tesoro il {{data|24|03|1871}} al prezzo di {{formatnum:106676}} [[Lira italiana|lire]], circa {{formatnum:500000}}[[Euro|€]]<ref name="colaprezzo">{{cita|Colapietra|p. 48}}.</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.touringclub.it/voci-del-territorio/abruzzo/pescara/riscoprire-le-tracce-della-storia-pescara-nascosta|titolo=Pescara - Riscoprire le tracce della storia – Pescara nascosta|autore=Touring Club Italiano|sito=Touring Club Italiano|accesso=8 dicembre 2020}}</ref>) e l'espansione della città verso la [[Riserva naturale di interesse provinciale Pineta Dannunziana|Pineta Dannunziana]] e i suoi lidi, un'area che nel 1912 sarà anche al centro di un ambizioso progetto di [[Antonino Liberi]] volto alla creazione di una città giardino in [[Art Nouveau|stile Liberty]] immersa nella pineta appena bonificata<ref>{{Cita web|url=http://imprese.san.beniculturali.it/web/imprese/cron-terr/scheda-periodo-ter?p_p_id=56_INSTANCE_P8hO&groupId=18701&articleId=35425&p_p_lifecycle=1&p_p_state=normal&viewMode=normal&articleIdPadre=27869|titolo=Pescara 1896 - 1918: La prima industralizzazione|sito=imprese.san.beniculturali.it|p=2|accesso=30 novembre 2020|dataarchivio=11 ottobre 2022|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20221011155625/http://imprese.san.beniculturali.it/web/imprese/cron-terr/scheda-periodo-ter?p_p_id=56_INSTANCE_P8hO&groupId=18701&articleId=35425&p_p_lifecycle=1&p_p_state=normal&viewMode=normal&articleIdPadre=27869|urlmorto=sì}}</ref>, secondo una classica impostazione urbanistica ottocentesca a cardi e decumani, che però troverà solo parziale realizzazione<ref name="colapineta">{{cita|Colapietra|pp. 234, 242, 246-247.}}</ref>; nonostante per Liberi l'antica famiglia feudale "compia scientemente opera vandalica", sarà sua l'idea di battezzare la costruenda stazione balneare come "pineta [[D'Avalos]]"<ref name="coladavalos">{{cita|Colapietra|p. 258}}.</ref>. In seguito al fallimento dei precedenti interventi di recupero, e probabilmente senza che le autorità cittadine del tempo avessero consapevolezza del grande valore storico del manufatto, la chiesa di Santa Gerusalemme venne sbrigativamente demolita, dapprima la grande cappella di fronte all'ingresso nel 1871, poi la rotonda centrale nel 1892 e infine nel 1902 il vano est, con l'adiacente torre campanaria. Fu così, in un clima di ignoranza e superficialità, che andò perduto l'ultimo resto monumentale della città romana di Aterno<ref name="Staffa ignora">{{cita|Staffa, 1991|p. 268}}.</ref>. Le basi delle poche colonne superstiti, al di sotto di alcuni metri rispetto al piano stradale, furono rinvenute nel 1992, e da allora sono custodite sul posto in teche di vetro, ai civici 8, 10 e 12 di viale Gabriele D'Annunzio, esattamente di fronte alla cattedrale di San Cetteo<ref name="Staffa teche">{{cita|Staffa, 1993|pp. 31–32}}.</ref>. L'espansione cittadina si misurava prevalentemente in termini di estensione, e l'assenza di infrastrutture idraulico-sanitarie come acquedotti, fognature e di opere di difesa del territorio portò ad aggravare epidemie come quelle di colera del 1884 (ricordata da D'Annunzio nella novella "La guerra del ponte") e del 1885 e le alluvioni del 1887 e 1888, rese ancora più dannose dagli argini irrazionali dei cantieri della costruenda ferrovia Adriatica<ref name="colairraz">{{Cita|Colapietra|p. 12}}.</ref>.
La costruzione dell'infrastruttura ferroviaria a opera della [[Società Italiana per le Strade Ferrate Meridionali|Società per le Strade ferrate meridionali]], con i suoi cantieri irriguardosi delle condizioni ambientali e volti alla minor spesa possibile, finì infatti per alimentare le zone acquitrinose circostanti la fortezza impennando così i rischi per la salute della popolazione<ref name="colaargini">{{cita|Colapietra|p. 34}}.</ref>, che esposta a periodiche epidemie di [[malaria]], [[Febbre tifoide|tifo]] e [[colera]] non ebbe alcun tipo di risarcimento o compensazione; la società, pur negando ogni addebito, si limitò a finanziare in parte la pulizia dei canali di bonifica<ref name="colabonifica">{{cita|Colapietra|p. 35}}.</ref>. A creare difficoltà furono anche la piazzaforte stessa, di non facile rimozione, e soprattutto la costruzione di un ponte che finalmente unisse in modo sicuro e stabile le due sponde dopo il crollo definitivo dell'antico ponte romano in muratura e l'evidente inadeguatezza del ponte di barche, ricordato anche da D'Annunzio, che lo sostituiva ormai da secoli. A proposito di questo ci furono molte polemiche tra Pescara e Castellammare, con i dirigenti pescaresi divisi tra coloro che continuavano a rifiutare qualsiasi forma di collaborazione con gli “odiati” cugini e coloro che invece cominciavano ad auspicare in maniera concreta una futura riunificazione dei due centri. Oggetto della contesa fu l'ubicazione del ponte di ferro (sostituito nel 1933 dal ponte “Littorio” in muratura): c'era infatti chi voleva sorgesse a monte del fiume (dove nel 1959 sorgerà il ponte D'Annunzio) per rimarcare la divisione con i teramani della sponda settentrionale e chi invece lo auspicava sulla direttrice di una delle vie principali di Castellammare, come infine avvenne: fu inaugurato il {{data|27|04|1893}} all'altezza di corso Vittorio Emanuele II; l'attraversamento, sostituito nel secondo dopoguerra dalla nuova costruzione del ponte Risorgimento, resta l'arteria principale della città.[[File:Ponte pescara 2.png|sinistra|miniatura|Il ponte carrabile del 1893, antenato dei ponti Littorio e Risorgimento.]]Permanevano tuttavia le gravi carenze cittadine riguardo all'igiene pubblica, alle infrastrutture sociali, agli ospedali, alle scuole, alle fognature e all'acqua corrente e potabile, molte delle quali destinate a rimanere irrisolte per tutto il XIX secolo. Sarà solamente a partire dall'apertura della [[ferrovia Adriatica]] nel 1863 che si avvierà un primo e deciso sviluppo sociale ed economico per le due cittadine<ref name=":2" /><ref>{{Cita news|url=https://www.ilcentro.it/pescara/castellamare-borgo-cresciuto-con-la-stazione-1.1379681|titolo=Castellamare, borgo cresciuto con la stazione|autore=Giorgio Galli|sito=ilcentro.it|data=12 ottobre 2007|accesso=18 agosto 2021}}</ref>: la stazione castellammarese (In seguito ridenominata [[Stazione di Pescara Centrale (1863)|stazione di Pescara Centrale]]), in origine un piccolo edificio in legno, venne attivata il {{data|16|05|1863}} dall'allora principe [[Umberto I di Savoia|Umberto I]] con un viaggio inaugurale sulla linea Ancona-Pescara appena ultimata, e a novembre dello stesso anno dal re VIttorio Emanuele II con un secondo viaggio inaugurale per la linea Pescara-Foggia<ref>{{Cita web|url=http://www.primapescara.it/?p=1139|titolo=La stazione – Un borgo diventa città|sito=primapescara.it|data=9 maggio 2014|accesso=21 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160820015349/http://www.primapescara.it/?p=1139|dataarchivio=20 agosto 2016|urlmorto=sì}}</ref>; nel 1881 sarà ultimata anche la stazione di Pescara (dal 1927 [[stazione di Pescara Porta Nuova]]). Nel 1908, con grande sforzo di concertazione tra i due centri, fu completato il progetto del [[porto di Pescara|porto canale]], dopo decenni di dibattiti e proposte contrastanti<ref name="colacontrast">{{cita|Colapietra|p. 232}}.</ref>, e in questa fase le due cittadine, diventate nel frattempo frequentate colonie balneari<ref name=":11">{{Cita web|url=http://www.laporzione.it/2017/05/29/tweb2805/|titolo=Storia della riviera di Pescara|autore=Claudia Mancini|sito=La Porzione|data=29 maggio 2017|lingua=it-IT|accesso=2 aprile 2020}}</ref>, crebbero grazie ai nuovi e considerevoli flussi commerciali e turistici, facilitati dalla presenza delle due stazioni ferroviarie, dalle nuove infrastrutture portuali e dal crescente tenore di vita<ref name="colafestaioli">{{cita|Colapietra|p. 170}}.</ref>. Al di la di queste attività, erano poche le iniziative economiche di altro genere<ref name=":23" />, soprattutto dopo che il {{data|27|11|1864}} il ministro della Guerra [[Alessandro Della Rovere]] rimosse il punto di difesa di Pescara, abolendone la relativa [[servitù militare]] e di conseguenza tutta l'economia dell'indotto del presidio militare, che durava da più di trecento anni<ref name="colaargini" />. Contestualmente il comune si espandeva nell'entroterra, assorbendo la frazione di Fontanelle nel 1868<ref name="asciatopo.xoom.it" /> e gran parte del comune di [[San Silvestro (Pescara)|San Silvestro]] nel 1879<ref>{{Cita web|url=http://www.primapescara.it/?p=2582|titolo=Regio Decreto N. 4569 del 18 agosto 1868|sito=primapescara.it|data=11 marzo 2016|accesso=2 marzo 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160812130420/http://www.primapescara.it/?p=2582|dataarchivio=12 agosto 2016|urlmorto=sì}}</ref>.
===L'inizio del XX secolo===
{{Citazione|Le mura di Pescara, l’arco di mattone, la chiesa screpolata, la piazza coi suoi alberi patiti, l’angolo della mia casa negletta.
È la piccola patria. È sensibile qua e là come la mia pelle. Si ghiaccia in me, si scalda in me. Quel che è vecchio mi tocca, quel che è nuovo mi repugna. La mia angoscia porta tutta la sua gente e tutte le sue età.|[[Gabriele D'Annunzio]], "[[Notturno (D'Annunzio)|Notturno]]"}}[[File:Panorama di Pescara-Castellammare Adriatico (xilografia).jpg|miniatura|Castellammare Adriatico in una xilografia del 1901]]
[[File:Aurum (Pescara) 07.jpg|alt=|sinistra|miniatura|Il Kursaal della pineta del 1910, in seguito trasformato nel [[Aurum - La fabbrica delle idee|liquorificio Aurum]]]]
[[File:Pescara 2007 -Casa natale di Gabriele D'Annunzio- by-RaBoe 05.jpg|alt=|miniatura|221x221px|Il cortile posteriore della casa natale di Gabriele D'Annunzio]]
Nel censimento del 1901 la popolazione dei due comuni pescaresi ammontava a {{Formatnum: 16033}} residenti, di cui {{Formatnum: 8926}} residenti a Castellammare e {{Formatnum: 7107}} a Pescara<ref>{{Cita web|url=https://ebiblio.istat.it/digibib/Censimenti%20popolazione/censpop1901/ist7943cp1901_poplegale+OCR_ottimizzato.pdf|titolo=Censimento della popolazione del Regno al {{data|10|02|1901}}|autore=Ministero di agricolutura, industria e commercio|data=19 febbraio 1901}}</ref>. Nonostante la presenza a Pescara di estese zone malariche definite dal regio decreto sulle aree malariche del 1902<ref>{{Cita web|url=http://augusto.agid.gov.it/#giorno=07&mese=10&anno=1902|titolo=Regio decreto del 6 settembre 1902|sito=augusto.agid.gov.it|formato=pdf|volume=Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia N. 233 del {{data|07|10|1902}} parte ufficiale e parte non ufficiale|citazione=Nord-Est: Mare Adriatico - Nord: Fiume Pescara e strada vicinale - Sud: Strada che costeggiando la ferrovia conduce al cimitero fino alla pineta - Sud-Est: Antico confine territoriale del soppresso Comune di San Silvestro}}</ref>, la propensione al turismo balneare si consolidò<ref name=":11" /> e nel 1905 gli alberghi di Castellammare Adriatico ospitavano circa quattromila turisti<ref name="villeggianti">{{cita|Colapietra|p. 229}}.</ref>.
Nella città iniziavano a trovare spazio diverse aree per mercati di tessuti e di generi alimentari. Inoltre il comune della sponda destra del fiume viveva un momento di grande trasformazione urbanistica, soprattutto in seguito al lento ma continuo recupero a uso civile delle aree della ormai ex fortezza, i cui materiali di risulta vennero riutilizzati per la costruzione di nuovi edifici pubblici o venduti.
Nei decenni le rivalità tra le due sponde del fiume si sopirono, mentre aumentavano la concordia e la comunione di intenti per promuovere iniziative di sviluppo: soprattutto il potenziamento del porto canale fu motivo di collaborazione delle due amministrazioni. Carlo Mezzanotte, deputato di Chieti, nell'estate del 1908 presentò alla [[Camera dei deputati (Italia)|Camera dei deputati]] una proposta di legge per la fusione dei due comuni di Pescara e Castellammare Adriatico, che seppur rimasta inattuata (la proposta prevedeva, fra le altre cose, l'inserimento di Castellammare nella provincia di Chieti), testimoniava la presenza sempre più ineludibile nel dibattito pubblico della futura unità dei due centri, riavvicinati dalla costruzione del porto canale<ref name="colaproposta">{{cita|Colapietra|p. 242}}.</ref>.
Il {{data|04|05|1917}}, sul finire della [[prima guerra mondiale]], sulla sponda castellammarese si verificò un'incursione dell'[[K.u.k. Luftfahrtruppen|aviazione austriaca]], che se da un lato provocò trascurabili danni materiali (la morte di tre persone, due donne e un uomo, e la distruzione del dormitorio e della mensa dei ferrovieri presso la stazione), dall'altro fece comprendere come la grande storia si preparasse ad affacciarsi in modi non sempre pacifici, nella vita dei due abitati. Le vittime di tale tragico evento sono ricordate da una piccola lapide, apposta in corso Vittorio Emanuele II 253<ref>{{Cita news|url=https://www.rete8.it/cronaca/123pescara-100-anni-fa-il-bombardamento/|titolo=Pescara: 100 anni fa il bombardamento|autore=Gigliola Edmondo|sito=Rete8.it|data=4 maggio 2017|accesso=29 luglio 2020}}</ref>.
Per prevenire altri attacchi il Ministero della Guerra fece allora approntare un campo di aviazione lungo la via Tiburtina provvisto di due aerei da combattimento. Nacque così quello che poi diventerà l'[[aeroporto di Pescara]]<ref>{{Cita news|url=https://www.reggiosera.it/dal-territorio/storia-e-funzionamento-dellaeroporto-di-pescara/|titolo=Storia e funzionamento dell’aeroporto di Pescara|sito=reggiosera.it|data=8 gennaio 2020|accesso=29 luglio 2020}}</ref>.
===Primo dopoguerra===
[[File:Bastione San Vitale Fortezza di Pescara.jpg|sinistra|miniatura|Il bastione San Vitale della fortezza, ormai in gran parte demolita, negli anni 1920]]
[[File:Lit.png|miniatura|Inaugurazione del ponte Littorio nel 1933. Il ponte verrà minato e distrutto dai tedeschi in ritirata il {{data|09|06|1944}}, durante la Seconda guerra mondiale|alt=]][[File:Pescara 2005 -Palazzo della Camera di Commercio- by RaBoe 001.jpg|miniatura|Camera di commercio di Pescara, costruita nel 1934|alt=]]
Alla fine del primo conflitto mondiale le due cittadine si presentavano ancora molto diverse tra loro: commerciale, artigianale e “popolare” Pescara, borghese, signorile e turistica Castellammare Adriatico, scandita dalle grandi ville dei possidenti<ref name=":0" />.
Un primo concreto atto in favore della unificazione dei due comuni si verificò nell'inverno del 1918: il 30 novembre i due consigli comunali si riunirono nello stesso momento e votarono lo stesso ordine del giorno e si impegnarono ad adoperarsi per chiedere al [[governo Orlando]] di decretare la fusione dei comuni; l'unico risultato ottenuto in quell'anno fu però solamente un accordo di gestione congiunta del servizio di tram a cavallo<ref name="colacavalli">{{cita|Colapietra|p. 281}}.</ref>, sarà infatti destinata a non concretizzarsi la proposta castellammarese dell'anno seguente di un ospedale consorziale, con la cittadina della sponda settentrionale che, in mancanza di riscontri pescaresi, provvide da sé all'istituzione di un primo luogo di ricovero<ref name="colahospital">{{cita|Colapietra|pp. 292–293}}.</ref>.
Per la qualificazione degli abitanti delle due sponde e per la nascita della nuova provincia ci furono moltissime trattative, volte a stabilire soprattutto la denominazione della nuova comunità; era chiaro a tutti che l'unione dei due comuni avrebbe sicuramente determinato il loro rapido progresso, sia dal punto di vista amministrativo ed economico che industriale e commerciale, si cercarono così faticosi compromessi volti a chiamare la città unificata ''Aterno'' (fu preso in considerazione anche il nome ''Castelpescara'').
Negli anni seguenti le due amministrazioni collaborarono per perorare la causa della fusione, e decisivo fu l'impegno di Gabriele D'Annunzio, che il {{data|16|05|1924}} scrisse a Mussolini una lettera nella quale chiedeva la fusione delle due città e l'elevazione a capoluogo di provincia. Con lo stesso intento operava l'allora deputato abruzzese Giacomo Acerbo.
Dal punto di vista economico la città presentava nuove linee di sviluppo commerciale e industriale, mentre il turismo continuava a fiorire e i bagni di Castellammare Adriatico erano una meta turistica nota in tutta Italia. A rafforzare questo ruolo di centro di villeggiatura di livello nazionale, nel 1924, sotto la spinta politica del ministro Giacomo Acerbo, a Castellammare Adriatico venne organizzata la [[Coppa Acerbo]], che divenne subito una delle gare automobilistiche più importanti del tempo e un evento capace di portare in città decine di migliaia di visitatori<ref name=":19" />. Sempre in quel periodo iniziarono a vedersi i primi [[opificio|opifici]] e le prime attività di tipo industriale in città, come il noto pastificio Puritas di [[Angelo Delfino]], la fornace Verrocchio alla Madonna dei Sette Dolori, la fornace Forlani di via Caravaggio e le [[Fonderie Camplone]] sulla Tiburtina<ref>{{Cita web|url=http://imprese.san.beniculturali.it/web/imprese/cron-terr/scheda-periodo-ter?p_p_id=56_INSTANCE_P8hO&groupId=18701&articleId=27869&p_p_lifecycle=1&p_p_state=normal&viewMode=normal&articleIdPadre=27869|titolo=Pescara 1896 - 1918: La prima industralizzazione|sito=imprese.san.beniculturali.it|p=1|accesso=30 novembre 2020}}</ref>. Inoltre, il porto stava incominciando ad acquisire maggiore importanza e i volumi di traffico commerciale si facevano sempre più ingenti, complice la navigabilità del fiume, al tempo mezzo ampiamente usato anche per i trasporti di materiali da e verso l'entroterra abruzzese.
=== Riunificazione cittadina e istituzione della provincia ===
{{Vedi anche|Provincia di Pescara}}Dopo centoventi anni di divisione cittadina il {{data|02|01|1927}} venne istituita la provincia di Pescara, e tra i comuni amministrati vi era anche quello di Castellammare<ref name="RDL1_1927">{{Cita web|url=https://it.wikisource.org/wiki/R.D.L._2_gennaio_1927,_n._1_-_Riordinamento_delle_circoscrizioni_provinciali|titolo=R.D.L. 2 gennaio 1927, n. 1 - Riordinamento delle circoscrizioni provinciali - Wikisource|sito=it.wikisource.org|accesso=17 settembre 2019}}</ref>. Nell'articolo quattro il decreto di legge tuttavia sanciva: '''«'''Il comune di Castellammare Adriatico è unito a quello di Pescara'''»'''<ref name="RDL1_1927" />.
{{Doppia immagine|sinistra|Pescara-Stemma (pre-1927).svg|90|Castellammare Adriatico-Stemma.svg|108|Stemma di Pescara fino al 1927|Stemma di Castellammare Adriatico}}
[[File:Provincia di pescara.png|alt=|miniatura|La nuova provincia: in rosso i comuni provenienti dalla provincia di Teramo, in giallo quelli della provincia di Chieti e in azzurro quelli della provincia aquilana|sinistra]]
[[File:Palazzo del Governo Pescara.jpg|alt=|miniatura|Palazzo del governo, sede della provincia]]
A favore del provvedimento, inserito in una più ampia azione di riorganizzazione del territorio italiano operata dal regime in quell'anno, sono state decisive la forte spinta popolare e, soprattutto, l'autorità politica del deputato e futuro ministro dell'agricoltura Giacomo Acerbo e il prestigio di cui godeva Gabriele D'Annunzio all'interno del regime fascista.
Il nome della città unita, negli intenti dei promotori, avrebbe dovuto essere ''Aterno'', ma l'influenza di D'Annunzio su Mussolini portò quest'ultimo a dire che mai avrebbe "sacrificato sull'altare della pace il nome del luogo natale del poeta", e così prevalse Pescara<ref>{{Cita news|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2018/01/25/miami-sulladriatico-godere-con-dannunzio-su-un-mare-di-cemento/4114667/|titolo=Miami sull’Adriatico. Godere con D’Annunzio su un mare di cemento|autore=Pietrangelo Buttafuoco|autore2=Antonello Caporale|sito=Il Fatto Quotidiano|data=25 gennaio 2018|accesso=23 febbraio 2021}}</ref>. Il {{data|06|12|1926}} Mussolini così telegrafò a D'Annunzio, che si trovava a [[Gardone Riviera]], annunciandogli la notizia<ref name=":28">{{Cita web|url=http://www.liciodibiase.it/articoli/2012_01_08_21_03_50.pdf|titolo=I giorni della Pescara - Come nacquero la nuova provincia e il nuovo comune|autore=Licio Di Biase|sito=liciodibiase.it|data=9 gennaio 2012|formato=pdf|pp=5–10|accesso=8 febbraio 2022|dataarchivio=8 febbraio 2022|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20220208152601/http://www.liciodibiase.it/articoli/2012_01_08_21_03_50.pdf|urlmorto=sì}}</ref><ref name=":13">{{Cita web|url=https://www.gerboni.net/gerblog/80-anniversario-di-pescara-provincia-di-emancinelli/|titolo=80° Anniversario di Pescara Provincia|autore=Elisabetta Mancinelli|sito=gerboni.net|data=20 febbraio 2007|accesso=6 aprile 2020}}</ref>:
{{Citazione|Oggi ho elevato la tua Pescara a capoluogo di provincia.
Te lo comunico perché credo che ti farà piacere. Ti abbraccio.|}}
E D'Annunzio gli rispose:<ref name=":28" />
{{Citazione|Sono contentissimo della grande notizia e sono certissimo che la mia vecchia Pescara, ringiovanita, diventerà sempre più operosa e ardimentosa per dimostrarsi degna del privilegio che oggi tu le accordi. Ti abbraccio}}
[[File:Pescara-anni-30.jpg|miniatura|Panoramica del centro storico negli anni 1930]]
La risposta dell'allora commissario prefettizio di Castellammare Adriatico, il barone De Landerset, alla comunicazione dell'avvenimento ricevuta dallo stesso D'Annunzio, fu invece scevra da entusiasmi, ma non da una sottile ironia:<ref name=":28" />
{{Citazione|Castellammare è lieta far sacrificio del suo nome per contribuire con le opere et con la fede esaltazione vostra città natale.}}
Alla nuova provincia vennero trasferiti dalla [[provincia di Teramo]] tutti i centri dell'[[area Vestina]], ovvero i comuni del [[circondario di Penne]] all'infuori dei comuni del [[mandamento di Bisenti]], mentre dalla provincia teatina arrivarono, scorporati dal circondario di Chieti, i comuni del versante nord-occidentale della Maiella, oltre a Pescara stessa; dalla [[provincia dell'Aquila]] passarono a quella pescarese i comuni di Popoli e [[Bussi sul Tirino]], formando così la quarta provincia abruzzese, la più piccola della regione e tra le meno estese d'Italia, con {{M|1230,33|u=km²}} e quarantasei comuni amministrati. L'istituzione del nuovo ente fu anche un adeguamento alle mutate condizioni economiche di questi territori; l'aumento globale della popolazione di Castellammare Adriatico e Pescara nei primi due decenni del Novecento infatti fu pari al 61,3%, contro il 19,1% di Chieti, il 10% dell'Aquila e il 9,2% di Teramo, e al [[Censimento dell'industria e dei servizi|censimento generale dell'industria e del commercio]] del 1927, realizzato solo pochi mesi dopo l'elevazione della città a capoluogo di provincia, solo tre capoluoghi abruzzesi, L'Aquila, Pescara e Teramo, vennero giudicati «industrialmente importanti», ma era Pescara con i suoi 658 esercizi e 4.812 addetti a spiccare nettamente sugli altri<ref name="costafelice">{{cita|Costantini-Felice|p. 314}}.</ref>. Il nuovo assetto amministrativo andò quindi a sancire il definitivo spostamento verso il mare del baricentro economico abruzzese<ref>{{Cita web|url=http://imprese.san.beniculturali.it/web/imprese/cron-terr/scheda-periodo-ter?p_p_id=56_INSTANCE_P8hO&articleId=27885&p_p_lifecycle=1&p_p_state=normal&groupId=18701&viewMode=normal&tag=1918-1945|titolo=Pescara 1918 - 1945: Anni difficili|sito=imprese.san.beniculturali.it|p=1|accesso=30 novembre 2020}}</ref>.
===Il ventennio fascista===
[[File:Comune di pescara.jpg|miniatura|Il Palazzo di Città, completato nel 1935 su progetto dell'architetto [[Vincenzo Pilotti]]. La torre campanaria fu distrutta durante gli eventi bellici della seconda guerra mondiale e immediatamente ricostruita alla fine del conflitto.]]
[[File:Corso vittorio pescara.jpg|sinistra|miniatura|Corso Vittorio Emanuele II negli anni 1930]]
Dopo l'unificazione e l'elevazione a capoluogo di provincia, la città fu protagonista di un forte sviluppo industriale<ref name=":19">{{Cita web|url=http://imprese.san.beniculturali.it/web/imprese/cron-terr/scheda-periodo-ter?p_p_id=56_INSTANCE_P8hO&groupId=18701&articleId=35460&p_p_lifecycle=1&p_p_state=normal&viewMode=normal&articleIdPadre=27885|titolo=Pescara 1918 - 1945: Anni difficili|sito=imprese.san.beniculturali.it|p=2|accesso=30 novembre 2020}}</ref> ed edilizio, con la costruzione delle nuove sedi di tutte le pubbliche amministrazioni, di scuole, mercati e del primo vero ospedale cittadino, l'[[Presidio ospedaliero "Santo Spirito"|ospedale "Santo Spirito"]]. Diversi sono i palazzi a uso pubblico costruiti in quel periodo che hanno conservato la loro funzione anche dopo il secondo conflitto mondiale, tra i quali il [[Palazzo di Città (Pescara)|Palazzo di Città]] e il Palazzo del Governo e diverse scuole della città come il liceo classico ginnasio Gabriele D'Annunzio<ref name=":24" />. Venne invece distrutto dai bombardamenti del 1943 l'allora Palazzo della prefettura, all'incrocio tra viale D'Annunzio e viale Vittoria Colonna<ref>{{Treccani|pescara_res-7c1154f4-8b74-11dc-8e9d-0016357eee51_%28Enciclopedia-Italiana%29/|Pescara in Enciclopedia Italiana - I Appendice (1938)}}</ref>; anche il circolo canottieri "La Pescara", sostenuto dallo stesso D'Annunzio, presidente ad honorem e coniatore del suo motto ''Arranca sotto''<ref>{{Cita web|url=http://www.canottieripescara.it/storia.asp|titolo=La storia|sito=canottieripescara.it|accesso=6 agosto 2019}}</ref>, venne ampliato in quel periodo<ref>{{Cita news|url=https://www.pescarapost.it/cultura/circolo-canottieri-la-pescara-foto-progetto-lavori-15-ottobre-2018/122652/|titolo=Circolo Canottieri La Pescara, lavori per 1,8 milioni: ecco come diventerà|sito=pescarapost.it|data=15 ottobre 2018|accesso=6 agosto 2019}}</ref>.
Nel febbraio del 1928 fu unito al comune di Pescara anche il comune di Spoltore, che però riguadagnerà l'autonomia già nel 1947<ref>{{Cita web|url=https://www.comune.spoltore.pe.it/pagina1605_la-citt.html|titolo=La città|data=22 ottobre 2009|lingua=it|accesso=8 febbraio 2020}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.primapescara.it/?p=2595|titolo=Da Castellammare a Pescara|sito=primapescara.it|data=16 marzo 2016|accesso=2 marzo 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160812120232/http://www.primapescara.it/?p=2595|dataarchivio=12 agosto 2016|urlmorto=sì}}</ref>. Particolare rilevanza tra le opere pubbliche di quel periodo ebbe il ponte Littorio, che pur se da inserire nel quadro dell'esaltazione dei tempi e del regime, fu anche la celebrazione della riunificazione dei due comuni e il simbolo dell'evoluzione della città. Disegnato da [[Cesare Bazzani]], questo monumento che sostituì la vecchia gabbia di ferro, fu rivestito e rifinito con [[Travertino|travertino di Ascoli]] e [[Granito|granito di Sardegna]] e arricchito da quattro colonne che sostenevano quattro aquile di bronzo, opera dello scultore Ernesto Brozzi; alle basi recavano incisi ognuna un [[distico elegiaco]]. Questi erano in lingua latina, e furono dettati da [[Domenico Tinozzi]], presidente della provincia, medico e letterato, la cui traduzione venne fornita da egli stesso<ref name=":6">{{Cita web|url=http://www.primapescara.it/?p=2135|titolo=I ponti sulla Pescara|autore=Giovanni Guido|sito=primapescara.it|data=12 febbraio 2015|accesso=27 agosto 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190710234112/http://www.primapescara.it/?p=2135|dataarchivio=10 luglio 2019|urlmorto=sì}}</ref>:
{{citazione|Le membra ormai delle città gemelle unisce il ponte che Littorio ha nome,
<br>quattro aquile ne son fiere custodi
<br>S’erge pegno gratissimo d’amore del magnanimo Duce al Popol nostro,
<br>é fausto auspicio di concordia ai cuori.
<br>Pescara che fu delle sabelliche genti emporio ed onor, rinnovellata,
<br>or è del nostro Mar vigile scolta.
<br>Col lene mormorio delle sue onde questo fiume ricanta i puri carmi
<br>che ispirar seppe al suo Poeta Alato.||{{maiuscoletto|Pons geminas urbis lictorius adligat oras:}}
<br>{{maiuscoletto|quattor hoc aquilae rite tuentur opus}}
{{maiuscoletto|<br>Stat ducis huic populo pergratum pignus amoris}}
<br>{{maiuscoletto|perpetuum et faustum cordibus auspicium}}
{{maiuscoletto|<br>Urbs renovata decus gentis portusque Sabellae}}
<br>{{maiuscoletto|excubat ad nostrum pervigilatque mare}}
{{maiuscoletto|<br>Hoc resonat flumen lympharum murmure leni}}
<br>{{maiuscoletto|aligeri vatis carmina pura sui}}|lingua=la}}
[[File:Porto Pescara anni 30.jpg|miniatura|Il porto canale negli anni 1930]]
A completamento dell'opera, nel 1935 furono collocate sul ponte anche quattro grandi statue muliebri in bronzo, allegorie delle quattro fonti principali a cui l'Abruzzo attinge per le sue attività, cioè il Monte, il Mare, il Fiume e il fertile Piano, realizzate dallo scultore abruzzese [[Nicola D'Antino|Nicola D’Antino]]<ref name=":6" />. Nel 1939 vennero definitivamente ultimati i lavori di bonifica delle aree di [[Pescara Vecchia|Portanuova]], permettendo lo sviluppo del [[Circoscrizioni di Pescara#Borgo marino sud|quartiere ''Marina'']]<ref>{{Cita web|url=http://www.comune.pescara.it/internet/index.php?codice=44|titolo=Sito Ufficiale del Comune di Pescara - cenni storici|sito=comune.pescara.it|accesso=13 marzo 2019|dataarchivio=16 settembre 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160916095324/http://www.comune.pescara.it/internet/index.php?codice=44|urlmorto=sì}}</ref>. La cattedrale di San Cetteo, voluta e parzialmente finanziata da Gabriele D'Annunzio, i cui lavori iniziarono nel 1933, venne conclusa nel 1938, assumendo il nome di ''Tempio della conciliazione'' in riferimento agli allora recenti [[Patti Lateranensi]] e alla riconciliazione tra stato e chiesa. La nuova costruzione andava a rimpiazzare la precedente e fatiscente cappella del santissimo Sacramento, già detta di san Cetteo.
[[File:Ponte littorio.png|miniatura|Il Palazzo di Città visto dal ponte Littorio|alt=]]
Nacquero anche altre infrastrutture in quegli anni, come la nuova [[ferrovia Pescara-Penne]] del 1929 e l'allora aeroporto della città, il "Campo di fortuna di Pescara", che venne ingrandito a cinquanta ettari e rimodernato, cambiando nome con decreto ministeriale il {{data|25|06|1928}} e intitolato, per volontà di D'Annunzio, a Pasquale Liberi, un aviatore pescarese<ref>Pasquale Liberi era nipote acquisito della sorella di Gabriele D'Annunzio, Ernesta, la quale aveva sposato il noto ingegnere Antonino Liberi. Pasquale, emulando lo zio Gabriele, fece la guerra come ufficiale osservatore sugli aerei dell'azienda Caproni; decorato con due medaglie di bronzo, morì in un incidente aereo.</ref> premiato con la [[Ricompense al valor militare|medaglia di bronzo]] caduto in un incidente di volo a Mestre il {{data|19|06|1921}} a venticinque anni, e ricordato da un cippo all'interno della struttura<ref>{{Cita web|lingua=|url=https://catalogo.beniculturali.it/detail/HistoricOrArtisticProperty/1300289581|titolo=Monumento commemorativo|sito=catalogo.beniculturali.it|accesso=14 aprile 2025}}</ref>. Venne seppellito nel cimitero di San Silvestro di Pescara, e così D'Annunzio lo ricordava in una lettera al padre del suo amico<ref>{{Cita web|url=http://www.frontedelpiave.info/public/modules/Fronte_del_Piave_article/stampa.php?id_a=762|titolo=I caduti (dalla rivista L'Ala d'Italia)|sito=frontedelpiave.info|accesso=2020-01-13}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://catalogo.beniculturali.it/detail/HistoricOrArtisticProperty/1300289580|titolo=Monumento sepoltura a Pasquale Liberi|sito=catalogo.beniculturali.it|accesso=14 aprile 2025}}</ref>:
{{Citazione|… era un piccolo eroe ridente e franco, un gioioso amico del pericolo, un giovane amante della morte che sembrava portare sempre all’orecchio il garofano rosso dell’amata…}}
Nel censimento del 1936, l'ultima rilevazione precedente il secondo conflitto mondiale, il comune di Pescara (i cui abitanti avevano già superato di numero quelli del suo storico capoluogo di provincia, Chieti, nelle precedenti rilevazioni del 1931) registrava {{Formatnum: 45445}} abitanti, confermandosi la seconda città abruzzese dopo i {{Formatnum: 51160}} dell'Aquila, seguita da Teramo con {{Formatnum: 33796}} abitanti e Chieti con {{Formatnum: 30266}} abitanti.
===Seconda guerra mondiale===
{{Vedi anche|Bombardamenti di Pescara}}
[[File:Bombardamento pescara.png|sinistra|miniatura|Ripresa aerea di uno dei bombardamenti sulla città|alt=]]
Diversamente da molte città italiane, regolarmente [[Bombardamenti strategici durante la seconda guerra mondiale|bombardate]] già dalle prime fasi della [[seconda guerra mondiale]]<ref>{{cita|Bertillo, Franco|p. 16}}.</ref>, fino alla fine di agosto del 1943 Pescara non ebbe un contatto diretto con la guerra, e le normali attività come l'andare al mare o il passeggio serale non si erano mai interrotte, nonostante gli sporadici allarmi e l'[[oscuramento]] in atto<ref>{{Cita news|url=https://www.pescaranews.net/focus/storia/3707/i-bombardamenti-su-pescara-nellagosto-e-settembre-del-1943-e-la-ricostruzione-faticosa|titolo=I bombardamenti su Pescara nell'agosto, settembre e dicembre 1943|autore=Elisabetta Mancinelli|sito=pescaranews.net|data=25 aprile 2014|accesso=29 luglio 2020}}</ref>. Neppure l'arrivo dei profughi da altre città meridionali preoccupò la popolazione e le autorità, convinte che la guerra avrebbe coinvolto solo i centri maggiori del Paese<ref>{{cita|Bertillo, Franco|pp. 38–39}}.</ref>.
I bombardamenti di Pescara avevano l'obiettivo di colpire in maniera decisiva le linee di rifornimento dell'esercito tedesco che faceva ampio uso del nodo ferroviario pescarese, in collegamento con Roma e il Nord Italia<ref name=bert1>{{cita|Bertillo, Franco|p. 34}}.</ref>. Nonostante la violenza dei bombardamenti, l'impeto dell'attacco alleato alla [[linea Gustav]] e il contributo dei partigiani abruzzesi della [[brigata Maiella]], la difesa dell'esercito tedesco in questo settore fu strenua e gli scontri, il cui momento più violento si raggiunse con la [[Battaglia di Ortona]], si dilungarono per molti mesi in più del previsto, fino all'inizio di giugno del 1944.
[[File:Area-corso-umberto-rasa-al-suolo.jpg|miniatura|Macerie in via Carducci]]
La prima ricognizione aerea alleata sulla città risaliva al {{data|06|04|1943}}, nella quale vennero individuati gli obiettivi strategici da colpire come l'aeroporto, la stazione ferroviaria e gli attraversamenti sul fiume<ref name=bert1 />. Gli attacchi aerei avvennero in cinque incursioni principali e diversi raid minori<ref>{{cita|Bertillo, Franco|p. 37, 40}}.</ref> tra l'agosto e il dicembre di quell'anno, su una città dove nonostante i vari progetti nessun rifugio antiaereo venne mai costruito<ref>{{cita|Bertillo, Franco|pp. 37–38}}.</ref> e dove le poche [[Arma contraerea|mitragliatrici]] poste sui palazzi più alti non entrarono in funzione perché non presidiate o non operative<ref name=":19" />.
Il primo attacco del {{data|31|08|1943}} aveva lo scopo di colpire obiettivi militari (infrastrutture cittadine, oltre agli uomini e mezzi dell'esercito tedesco diretti a sud), il risultato tuttavia fu un massacro tra la popolazione civile con danni limitati agli obiettivi militari. Il numero dei morti della sola incursione del 31 agosto, pur non essendo mai stato accertato a causa della precipitosa fuga delle autorità cittadine<ref name="cita-Bertillo-Franco-p40">{{cita|Bertillo, Franco|p. 40}}.</ref>, varia da seicento ai tremila<ref>{{Cita news|url=https://www.ilcentro.it/pescara/pioggia-di-bombe-su-pescara-1.542914|titolo=Pioggia di bombe su Pescara|autore=Paola Aurisicchio|sito=ilcentro.it|data=31 agosto 2010|accesso=17 agosto 2020}}</ref>. La maggior parte delle vittime furono anziani, donne e bambini. Furono colpite la questura, le poste e l'istituto Acerbo, allora adibito a caserma per allievi piloti: tra questi ultimi si registrò una cinquantina di morti, a causa di una bomba caduta nei pressi dell'edificio proprio sul gruppo di cadetti, al rientro da una marcia. Intere famiglie, che erano riunite in casa per il pranzo, furono cancellate. Inoltre, venne colpita una fabbrica di vernice, da cui si sprigionò una nube tossica che rese l'aria irrespirabile in alcune zone della città.
A peggiorare il tutto ci pensarono le carenze e la disorganizzazione che caratterizzavano il sistema di [[Dipartimento della Protezione Civile|Protezione civile]] dell'epoca; difatti la [[Croce Rossa Italiana|Croce Rossa]] disponeva di due sole autoambulanze e di pochissimi uomini, metà dei quali in quei giorni erano stati trasferiti a [[Genova]] e Napoli proprio per fronteggiare i bombardamenti che colpivano quelle città. Infine i volontari dell'[[Unione nazionale protezione antiaerea|UNPA]] (Unione Nazionale Protezione Antiaerea) erano dotati solo di una maschera antigas, di un elmo e di un'ascia. A livello di mezzi, l'UNPA disponeva solo di qualche piccone, due biciclette e un pesante carretto da spingere a mano. I soccorsi, comunque permisero a molte persone di salvarsi e scongiurare infezioni ed epidemie. Questo risultato fu dovuto non tanto alla Protezione Civile, ma a chi era scampato al bombardamento e si era subito messo al lavoro con ogni mezzo possibile, spesso a mani nude. Il 3 settembre fu ordinato lo sgombero della popolazione per permettere un più rapido ripristino dell'acqua, della luce e del gas e per procedere alle disinfezioni necessarie. I resti umani non ricomponibili vennero accatastati e dati alle fiamme. Diversi cadaveri vennero rinvenuti sotto le macerie anche a distanza di anni.
In definitiva, vi furono tantissimi morti e una distruzione quasi totale del quadrilatero settentrionale, la vecchia Castellammare<ref name=":27">{{Treccani|pescara_res-9ef200db-87e6-11dc-8e9d-0016357eee51_(Enciclopedia-Italiana)|Pescara in Enciclopedia Italiana - II Appendice (1949)}}</ref>, per un unico risultato strategico-militare tra l'altro non raggiunto, ovvero la distruzione della stazione ferroviaria, ottenendo solo la messa fuori servizio di qualche metro di tracciato ferroviario. La stazione infatti sarà presto resa nuovamente operativa in brevissimo tempo, testimoniando i danni minimi se non nulli inferti dagli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]] all'infrastruttura bersaglio.
In seguito all'annuncio della firma dell'[[armistizio di Cassibile]] dell'8 settembre di quell'anno, in città come nel resto del Paese si diffuse la convinzione che la guerra fosse finita, lasciando la popolazione completamente impreparata per quello che sarebbe successo nei mesi seguenti, con gli sfollati che cominciarono a rientrare in città.
Pochi giorni dopo l'annuncio dell'armistizio infatti (e subito dopo aver assistito alle avvilenti vicissitudini della [[fuga di Vittorio Emanuele III]] a Pescara e [[Ortona]])<ref>{{Cita news|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/09/07/il-prezzo-della-fuga.html|titolo=Il prezzo della fuga|autore=Nicola Tranfaglia|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=7 settembre 1993|lingua=|accesso=23 aprile 2020}}</ref>, il 12 settembre Pescara veniva occupata senza offrire resistenza (la città fu lasciata totalmente sguarnita da ciò che restava delle autorità italiane del tempo) dall'esercito tedesco e dovette subire le razzie e la distruzione delle strutture portuali, fabbricati, strade, ponti e uffici pubblici da parte degli occupanti, che disseminarono di mine la spiaggia e il territorio circostante; furono eseguiti molti rastrellamenti tra la popolazione (impiegata nella realizzazione delle fortificazioni) e infine venne ordinato lo sfollamento definitivo della città alla fine di settembre. La repressione fu durissima, come testimoniato dagli avvenimenti dell'{{data|11|02|1944}}, ricordati da una lapide sul posto, in cui nove partigiani furono fucilati in una cava di argilla di una fornace abbandonata nella zona della [[Riserva naturale di interesse provinciale Pineta Dannunziana|Pineta Dannunziana]]<ref>{{Cita news|autore=|url=http://www.ilcentro.it/pescara/colle-pineta-ricorda-i-nove-partigiani-uccisi-1.1171739|titolo=Colle pineta ricorda i nove partigiani uccisi|pubblicazione=ilcentro.it|data=12 febbraio 2013}}</ref>, mentre altri tre cittadini pescaresi, trovati in possesso di armi da caccia non funzionanti e scariche, furono giustiziati dai tedeschi a colle Orlando il {{data|13|10|1943}}, anche loro commemorati da un cippo sul luogo<ref>{{Cita news|autore=|url=http://www.ilcentro.it/pescara/il-comune-omaggia-tre-pescaresi-fucilati-dai-tedeschi-1.2047578|titolo=Il Comune omaggia tre pescaresi fucilati dai tedeschi|pubblicazione=ilcentro.it|data=13 ottobre 2018}}</ref>.[[File:Via ravenna pescara.jpg|miniatura|Macerie in via Ravenna]]Il 14 settembre la città fu violentemente bombardata per una seconda volta, e fu colpita anche Portanuova, dove fu centrato il borgo storico della vecchia fortezza, con la distruzione di tutto il lato meridionale di via dei Bastioni, cancellando per sempre le seicentesche chiese di san Giacomo e del Rosario, e con la distruzione della vecchia porta cittadina cinquecentesca nel Bagno borbonico<ref name="portabagno">{{cita|Staffa, 1991|pp 201-202.}}</ref>, in seguito ricostruita come ingresso in stile moderno del museo delle genti d'Abruzzo. La strage più grave si verificò alla stazione centrale, dove in quel momento una folla stremata dalla fame stava saccheggiando dei vagoni carichi di merci e derrate alimentari di un convoglio di rifornimenti diretto a sud. Le bombe che caddero lì vicino provocarono tra i seicento e i novecento morti nel raggio di poche centinaia di metri. Il risultato di questa nuova incursione, oltre alle migliaia di morti, fu quello di convincere la maggior parte dei pescaresi ad andarsene di nuovo. Si spostarono fuori città anche gli uffici pubblici, come il comune che si trasferì a Spoltore. Pescara divenne una città deserta.
Questo sfollamento consentì di avere un numero limitato di morti nelle successive incursioni aeree, come in quelle del 17, 19 e 20 settembre in cui vennero sganciate complessivamente centosessantacinque tonnellate di bombe. Un'altra incursione fu effettuata il 4 ottobre, quando dodici aerei bombardarono Portanuova con centinaia di bombe con il risultato di sedici morti tra la popolazione civile. Tra l'altro, questa incursione fallì il vero obiettivo che era un gruppo di tedeschi che aveva lasciato la città già da qualche ora<ref>{{Cita web|url=http://www.primapescara.it/?p=1608|titolo=31 agosto 1943 ed ancora 14, 17 e 20 settembre|sito=primapescara.it|data=30 agosto 2014|accesso=2 marzo 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151125000137/http://www.primapescara.it/?p=1608|dataarchivio=25 novembre 2015|urlmorto=sì}}</ref>.
Fu inoltre registrata un'ulteriore incursione il 17 ottobre: in questa occasione fu nuovamente colpita la ferrovia, dove i tedeschi concentravano uomini e mezzi. Due civili rimasero feriti e morirono decine di soldati della Wehrmacht. In seguito le azioni aeree diminuirono, se non in quantità, almeno in gravità: si registrarono diverse incursioni, ma di poco conto; finalmente gli Alleati colpirono solo obiettivi militari.
Un'ennesima incursione aerea fu registrata l'8 dicembre; l'azione fu condotta da numerosi aerei che bombardarono la città senza obiettivi specifici. Come in precedenza, i morti furono pochi a causa dello spopolamento. Questa fu l'ultima azione aerea su Pescara, che venne distrutta al 78%<ref>{{Cita news|url=http://www.ilcentro.it/pescara/pioggia-di-bombe-su-pescara-1.542914|titolo=Pioggia di bombe su Pescara|autore=Paola Aurisicchio|sito=ilcentro.it|data=31 agosto 2010|accesso=18 settembre 2019}}</ref>. Inoltre la città, bombardata per tre mesi e mezzo, subì la morte di molti suoi cittadini, per un numero che varia dai duemila ai novemila. Inoltre molti altri, circa dodicimila, rimasero senza casa.
Agli inizi di giugno 1944 i tedeschi abbandonarono Pescara ritirandosi verso nord, lasciandosi alle spalle una città distrutta, secondo stime successive, all'80%<ref name="cita-Bertillo-Franco-p40"/>; spariti o in rovina anche molti simboli cittadini, come le statue che adornavano il ponte Littorio, trafugate prima della distruzione dello stesso, le campane delle chiese del Sacro Cuore e di san Cetteo, destinate alla fusione per il recupero del bronzo o la torre comunale, abbattuta insieme a molti storici edifici per non lasciare punti di riferimento alle artiglierie nemiche<ref>{{Cita news|url=http://www.ilcentro.it/pescara/il-ponte-littorio-monumento-alla-citt%C3%A0-evoluta-1.1379652|titolo=Il ponte Littorio, monumento alla città evoluta|autore=Giorgio Galli|sito=ilcentro.it|data=2 ottobre 2007|accesso=27 agosto 2019}}</ref>. Fu in questi giorni che ignoti saccheggiarono la [[Museo casa natale Gabriele D'Annunzio|casa natale di Gabriele D'Annunzio]], da cui vennero trafugati monili e preziosi appartenuti alla famiglia del poeta, e quando finirono i tedeschi seguitarono gli "sciacalli" locali e del circondario a finire di depredare quanto ancora di valore rimaneva nei palazzi, nei negozi e nelle banche distrutti e disabitati dell'ormai ex città Liberty.
Subito dopo, il {{data|10|06|1944}}, gli Alleati e le forze del [[Corpo Italiano di Liberazione|CIL]] provenienti da Chieti e Francavilla liberarono Pescara, coadiuvate dalla divisione Nembo del [[1º Reggimento "San Marco"|battaglione San Marco]] e da due brigate di truppe indiane del [[British Indian Army]].
Durante la guerra, diversi gruppi di antifascisti operarono nella città. Nel 1940, rientrato dall'esilio francese vi si stabilì l'ex deputato comunista [[Ettore Croce]]. Questi, malgrado la sorveglianza della polizia fascista riuscì a raggruppare attorno a sé un piccolo gruppo di discepoli, tra cui il tregliese Mario Bellisario, che costituirono a loro volta piccoli nuclei antifascisti nei loro paesi d'origine e nella stessa Pescara. Dopo oltre 50 anni dal termine del conflitto, il presidente della Repubblica [[Carlo Azeglio Ciampi]] insignì la città della Medaglia d'oro al Merito Civile<ref>{{Cita web|url=https://www.quirinale.it/onorificenze/insigniti/18240|titolo=Le onorificenze della Repubblica Italiana|sito=quirinale.it|accesso=4 settembre 2019}}</ref>:
{{Onorificenze
|immagine = Merito civile gold medal BAR.svg
|nome_onorificenza = Medaglia d'oro al Merito Civile
|collegamento_onorificenza = Città decorate al merito civile
|motivazione = Centro strategico sulla linea verso il Nord della Penisola e per il collegamento con la Capitale, durante l'ultimo conflitto mondiale fu teatro di continui e devastanti bombardamenti da parte dell'aviazione alleata e dovette subire le razzie e la distruzione di fabbricati, strade, ponti e uffici pubblici da parte dell'esercito germanico in ritirata. 31 agosto 20 settembre 1943 Pescara.
|data =
|luogo = Pescara, 8 febbraio 2001
}}
===Secondo dopoguerra ed esplosione demografica===
[[File:Pescara-gregge.jpg|alt=|miniatura|[[Ponte Risorgimento (Pescara)|Ponte Risorgimento]] attraversato da un gregge di pecore nel 1970]][[File:Pescara - Italy.jpg|sinistra|miniatura|242x242px|La città vista dall'alto]]
Conclusi gli eventi bellici, lo scenario materiale economico e sociale della città era disastroso: le attività economiche erano ridotte al minimo, la città quasi completamente in macerie ed erano in migliaia i “senza tetto”; inoltre le vie di comunicazione con il resto del Paese erano per lo più accidentate e difficilmente percorribili<ref name=":27" />.[[File:Pescara Piazza Salotto000P.jpg|alt=|miniatura|Piazza della Rinascita, nota come piazza Salotto, sorta dopo i bombardamenti del '43 in un'area di corso Umberto I precedentemente occupata da villini e palazzi, e subito divenuta piazza centrale della città.]]
In pochi anni tuttavia vennero rimosse le macerie e sanate alla meno peggio le esigenze primarie più immediate, e la città prese nuovamente a crescere, anche grazie al sempre più vigoroso afflusso di nuovi residenti favorito dalla depressione economica che attanagliava le zone interne d'Abruzzo e le regioni limitrofe<ref name=":19" /><ref name=":1" />. In particolare la ricostruzione industriale fu rapida grazie al contributo dell'imprenditoria locale, che finanziò la ricostruzione in attesa dei contributi statali, e già negli anni 1950 le maggiori attività furono ripristinate<ref name=":20">{{Cita web|url=http://imprese.san.beniculturali.it/web/imprese/cron-terr/scheda-periodo-ter?p_p_id=56_INSTANCE_P8hO&articleId=27893&p_p_lifecycle=1&p_p_state=normal&groupId=18701&viewMode=normal&tag=1945-1970|titolo=Pescara 1945 - 1970: Gli anni gloriosi|sito=imprese.san.beniculturali.it|p=1|accesso=30 novembre 2020}}</ref>. Nel 1951 Pescara, ritrovatasi al centro di un poderoso fenomeno di migrazione interna abruzzese (che, seppure attenuatosi nel corso dei decenni, non si è mai arrestato)<ref name=":5" />, era diventata in pochi anni il centro maggiore della regione raggiungendo il numero di {{Formatnum: 65466}} abitanti<ref>{{Cita web|url=https://ebiblio.istat.it/digibib/Censimenti%20popolazione/censpop1951/VECP1951DCPOPLEG_IST0005528popolazionelegale+OCR.pdf|titolo=IX Censimento generale della popolazione - Popolazione legale dei comuni 1951|autore=Istituto centrale di statistica|data=1955}}</ref>, dilatando l'area urbanizzata e occupando massicciamente lo spazio tra la linea ferroviaria e il mare, sia verso nord che verso sud<ref name=":1" />. La città crebbe soprattutto in altezza senza un piano preciso, con la sostituzione di storiche palazzine e villini con ampi condomini<ref name=":24" />, sacrificando verde pubblico e conseguentemente congestionando il centro, le cui planimetrie furono concepite decenni prima del conflitto per densità abitative molto meno pressanti e senza alcuna possibile previsione di quella che sarebbe stata la motorizzazione di massa in Italia<ref name=":25" />. Fu in questo periodo che i luoghi più simbolici della città, come [[piazza della Rinascita]] e il [[Lungomare di Pescara|lungomare]] assunsero le loro fisionomie definitive. Il [[Pescara Vecchia|centro storico]], a più riprese intaccato da demolizioni e ricostruzioni spesso indiscriminate già a partire dalla seconda metà del XIX secolo, fu segnato negli anni della ricostruzione da interventi molto impattanti, e nonostante la planimetria ne ricalcasse ancora le prime attestazioni cinquecentesche, la maggior parte del costruito era databile tra il XVIII e il XIX secolo, con le nuove costruzioni del dopoguerra che andarono a circondare la zona; nulla si era conservato di precedente a tali epoche<ref name="staffaricostr">{{cita|Staffa, 1991|p. 202}}.</ref>.
{{Sequenza immagini
|larghezza = 200
|titolo = Storia amministrativa
|align = left|Immagine:Mappa amminstrativa Pescara 1811 01.png|I tre comuni pescaresi nel 1811|Immagine:Mappa amminstrativa Pescara 1879.png|1879: il comune San Silvestro diventa frazione di Pescara|Immagine:Mappa amminstrativa Pescara 1927.png|1927: il comune di Castellammare Adriatico viene unificato con quello di Pescara|Immagine:Mappa amminstrativa Pescara 1928.png|1928: il comune di Spoltore viene unificato con quello di Pescara, che acquisisce anche i territori dell'aeroporto da San Giovanni Teatino|Immagine:Mappa amminstrativa Pescara 1947.png|1947: Spoltore torna a essere un comune autonomo||
}}
La tradizione automobilistica di Pescara, storicamente rappresentata dalla [[Coppa Acerbo]], ebbe modo di concretizzarsi ulteriormente quando la corsa [[Mille Miglia|1000 miglia]] inserì la città adriatica nel suo itinerario dall'edizione del 1949 a quella del 1957, culminando poi con l'organizzazione della [[Gran Premio di Pescara 1957|settima gara del mondiale di Formula 1 del 1957]] nel [[Circuito di Pescara]]<ref>{{Cita news|autore=|titolo=Musso in cerca di una Formula 1|pubblicazione=La Stampa|data=14 agosto 1957|p=5}}</ref>.
In meno di vent'anni, dal 1951 al 1971, la città raddoppiò il numero degli abitanti raggiungendo {{Formatnum: 122470}} residenti<ref>{{Cita web|url=https://ebiblio.istat.it/digibib/Censimenti%20popolazione/censpop1971/IST0004793CP1971_Pop_Leg_comuni.pdf|titolo=11º Censimento generale della popolazione - Popolazione legale dei comuni 1971|autore=Istituto centrale di statistica|data=1973}}</ref> con un [[boom edilizio]] di grandi proporzioni, anche rispetto ai già alti standard italiani del tempo<ref name=":1">{{Treccani|pescara_res-7cb521c3-87e8-11dc-8e9d-0016357eee51_(Enciclopedia-Italiana)|Pescara in Enciclopedia Italiana - III appendice (1961)}}</ref><ref name=":20" />.
{{Citazione|Pescara in trent'anni ha triplicato il numero dei suoi abitanti; restano gli ingegni da pesca, lungo i moli del porto, a ricordo di quella Pescara la cui pineta D’Annunzio vedeva come un ciuffo sconvolto sull’Adriatico verde. Ora la città specchia, nel suo canale e nel suo mare, sempre nuove fabbriche e grattacieli, in una crescita convulsa e stupefacente.|[[L'Italia vista dal cielo]] - Abruzzo e Molise, di [[Folco Quilici]] e [[Ignazio Silone]], 1970}}
Nel 1965 nacque l'[[università degli Studi "Gabriele d'Annunzio"]] con i campus di Pescara, Teramo e Chieti, che riunirà i precedenti consorzi universitari provinciali abruzzesi in un unico ente<ref>{{cita|Bompiani|pp 7-8.}}</ref><ref>{{cita|Catalano|pp 141-151.}}</ref>. La realizzazione della nuova [[stazione di Pescara Centrale]], inaugurata il {{data|31|01|1988}}<ref>{{Cita news|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/01/27/inaugurata-la-nuova-stazione-di-pescara.html|titolo=Inaugurata la nuova stazione di Pescara|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=27 gennaio 1988|lingua=|accesso=22 aprile 2020}}</ref>, fu un importante evento per lo sviluppo della città: l'apertura della nuova stazione ebbe particolare rilevanza dal punto di vista urbanistico poiché l'intera linea ferroviaria venne trasferita su una sede sopraelevata, più arretrata verso le colline e priva di intersezioni con le strade della città, così liberandola dai numerosi passaggi a livello<ref name=":22">{{Cita web|url=http://imprese.san.beniculturali.it/web/imprese/cron-terr/scheda-periodo-ter?p_p_id=56_INSTANCE_P8hO&articleId=27917&p_p_lifecycle=1&p_p_state=normal&groupId=18701&viewMode=normal&tag=1980-1992|titolo=Pescara 1980 - 1992: L'illusorio boom|sito=imprese.san.beniculturali.it|p=1|accesso=30 novembre 2020}}</ref>. Il tracciato ferroviario dismesso è stato riconvertito in un corridoio verde noto in città come ''Strada parco'', attraversato dalla [[filovia di Pescara]] che lo percorre in sede propria<ref name=":21" /><ref>{{Cita web|autore=Sara Del Vecchio|url=https://www.ilcentro.it/pescara/il-filobus-e-realta-da-oggi-corse-ogni-dieci-minuti-tra-pescara-e-montesilvano-xphterdh|titolo=Il filobus è realtà, da oggi corse ogni dieci minuti tra Pescara e Montesilvano|sito=ilcentro.it|accesso=11 settembre 2025}}</ref>. Nel 1967 l'Ente manifestazioni pescaresi, ente morale nato negli anni 1950 per la ricostruzione della vita culturale cittadina, diede vita al festival [[Pescara Jazz]], primo festival estivo dedicato al jazz in Italia e divenuto negli anni punto di riferimento nazionale e internazionale del genere musicale<ref>{{Cita web|url=https://www.radiopopolare.it/podcast/jazz-in-un-giorno-destate-del-lun-0107/|titolo=Pescara 1969: Bill Evans (prima parte) {{!}}|sito=Radio Popolare|data=1 luglio 2019|accesso=5 febbraio 2022}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://italiajazz.it/1969-2019-i-50-anni-di-pescara-jazz-in-un-libro-a-cura-di-angelo-valori/|titolo=1969-2019: i 50 anni di Pescara Jazz in un libro a cura di Angelo Valori|sito=I-Jazz|data=21 novembre 2019|accesso=5 febbraio 2022}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.europejazz.net/news/50th-anniversary-pescara-jazz-festival|titolo=50th Anniversary of Pescara Jazz Festival|sito=Europe Jazz Network|data=4 giugno 2019|lingua=en|accesso=5 febbraio 2022}}</ref>. In seguito all'istituzione dell'ente regionale abruzzese nel 1971, che fisserà all'Aquila il capoluogo, venne deciso in sede politica di stabilire le sedi del [[Consiglio regionale dell'Abruzzo|consiglio]] e della [[Giunta regionale dell'Abruzzo|giunta]] regionali anche nella città adriatica, creando una doppia sede per questi enti<ref>{{Cita web|url=http://imprese.san.beniculturali.it/web/imprese/cron-terr/scheda-periodo-ter?p_p_id=56_INSTANCE_P8hO&articleId=27909&p_p_lifecycle=1&p_p_state=normal&groupId=18701&viewMode=normal&tag=1970-1980|titolo=Pescara 1970 - 1980: Il decennio terribile|sito=imprese.san.beniculturali.it|p=1|accesso=30 novembre 2020}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.regione.abruzzo.it/xElezioni08/docs/statuto/statuto.pdf|titolo=Bollettino Ufficiale della Regione Abruzzo - Statuto della regione Abruzzo|sito=regione.abruzzo.it|data=10 gennaio 2007|formato=pdf|p=7}}</ref>. Durante le accese negoziazioni, venne deciso di collocare a Pescara anche la maggior parte degli assessorati regionali<ref>{{Cita news|url=https://www.ilcentro.it/pescara/i-moti-e-quell-incontro-segreto-a-popoli-1.1760542|titolo=I moti e quell’incontro segreto a Popoli|autore=di Simona De Leonardis 18 novembre 2017|sito=Il Centro|lingua=it|accesso=2 aprile 2020}}</ref><ref>{{Cita news|url=http://www.abruzzoweb.it/contenuti/quarant-anni-dai-moti-per-il-capoluogo-all-aquila-fu-rivoluzione-del-dolore-/20054-4/|titolo=Quarant'anni dai moti per il capoluogo|autore=Alberto Orsini|sito=abruzzoweb.it|data=1 marzo 2011|accesso=6 aprile 2020}}</ref>.
[[File:Nave di Cascella - panoramio.jpg|miniatura|La [[Fontana la Nave|"Nave]] di [[Pietro Cascella|Cascella]]", collocata nel 1987 in largo Mediterraneo nel punto in cui fino al 1943 si trovava il monumento ai caduti, eretto nel 1927 dallo scultore ortonese Guido Costanzo|alt=]]
[[File:Lungofiumepescara.png|alt=|miniatura|La [[Strada statale 16 dir/C del Porto di Pescara|SS 16 dir/C]] sovrastante il carcere borbonico]]
===Dalla Prima alla Seconda repubblica===
[[File:Panorama Pescara 3.jpg|sinistra|miniatura|Vista della città da colle Falcone]]
[[File:Colle renazzo pescara 1.jpg|sinistra|miniatura|Panoramica della città da San Silvestro]]
Dal punto di vista amministrativo, dopo la prima fase della ricostruzione gestita da amministrazioni di sinistra, guidate da Italo Giovannucci e [[Vincenzo Chiola]] (espressioni di maggioranze [[Partito Comunista Italiano|PCI]]-[[Partito Socialista Italiano|PSI]]), a partire dalle [[Elezioni amministrative in Italia del 1956#Pescara|elezioni del 1956]] la città venne governata ininterrottamente dalla [[Democrazia Cristiana]] e dai suoi alleati fino al 1993<ref name=":15" />. Queste amministrazioni tuttavia si resero protagoniste di discusse azioni urbanistiche, tra le quali la costruzione della sopraelevata dell'[[Strada statale 16 dir/C del Porto di Pescara|Asse attrezzato]] nel 1978 sul lungofiume meridionale, a ridosso del centro storico, la demolizione degli edifici superstiti del lato meridionale di corso Umberto I (e in altre zone della città) negli anni 1960 e la loro sostituzione con condomini e la demolizione nel 1963 del Teatro Pomponi sul lungomare<ref>{{Cita news|url=https://www.ilcentro.it/pescara/mezzo-secolo-senza-il-pomponi-1.1220138|titolo=Mezzo secolo senza il Pomponi|autore=|sito=ilcentro.it|data=1 agosto 2013|accesso=2 aprile 2020}}</ref> (che a sua volta aveva già rimpiazzato nel 1923 il Padiglione marino, primo stabilimento balneare cittadino e Kursaal di Castellammare, risalente al 1887<ref name=":11" />), sacrificato per non affrontare costosi interventi di recupero<ref name=":25">{{Cita news|autore=[[Antonio Cederna]]|url=http://www.archiviocederna.it/pdf//articoli/1960/001960_02_001.pdf|titolo=L'imbroglio di Pescara|pubblicazione=[[Il Mondo (rivista)|Il Mondo]]|data=19 gennaio 1960}}</ref>; l'abbattimento del teatro tuttavia era già previsto nei piani di ricostruzione del 1947 di [[Luigi Piccinato]], spesso largamente ignorati<ref name=":25" /><ref>{{Cita news|url=https://www.repubblica.it/2007/01/sezioni/politica/inchiesta-citta/potere-pescara/potere-pescara.html|titolo=Pescara la rampante tra cemento e scandali|autore=Alberto Statera|sito=repubblica.it|data=3 aprile 2007|accesso=13 dicembre 2020}}</ref>, per fare spazio a un parco della Riviera mai realizzato. Negli stessi anni, precisamente nel 1963, cessava anche l'attività della [[ferrovia Pescara-Penne]]<ref>{{Cita news|url=https://www.ilcentro.it/pescara/da-pescara-a-penne-sulle-tracce-dell-ex-fea-1.1203818|titolo=Da Pescara a Penne sulle tracce dell’ex Fea|autore=Vito De Luca|sito=ilcentro.it|data=21 giugno 2013|accesso=8 giugno 2020}}</ref>, sostituita da un servizio autobus che nel corso dei decenni, sotto una lunga [[Gestione commissariale governativa di aziende di trasporto|gestione governativa]] che terminerà solo nel 2001<ref>{{Cita web|url=https://www.tuabruzzo.it/index.php?id=46|titolo=La storia - GTM|autore=TUA Trasporto unico abruzzese|accesso=8 giugno 2020}}</ref>, si estese sempre di più in provincia e in regione, fino a confluire nella [[Società Unica Abruzzese di Trasporto|TUA]] nel 2015<ref>{{Cita news|url=http://www.abruzzonotizie.com/tua-fusione-tra-gtm-e-fas/|titolo=Tua, fusione tra Gtm e Fas|sito=Abruzzo Notizie|data=8 giugno 2015|accesso=8 giugno 2020}}</ref>. Nel 1979 si registrò il massimo storico di residenti in città, con {{Formatnum: 137059}} abitanti<ref>{{Cita web|url=http://www.comune.pescara.it/UserFiles/utenti/File/prg/File/PRG/Variante_CC_N26_07022014/Tav_A_CC_26_07_02_2014.pdf|titolo=Variante di adeguamento del P.R.G. al Piano di Rischio Aeroportuale -TAV A Relazione tecnica illustrativa e relativi allegati|autore=Comune di Pescara|data=2014|formato=PDF|p=33|accesso=15 settembre 2019|dataarchivio=17 dicembre 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20191217201606/http://www.comune.pescara.it/UserFiles/utenti/File/prg/File/PRG/Variante_CC_N26_07022014/Tav_A_CC_26_07_02_2014.pdf|urlmorto=sì}}</ref>; da allora la città iniziò a perdere abitanti in favore dei centri limitrofi dell'area metropolitana, attestandosi sui {{Formatnum: 120000}} residenti<ref name=":7" />. Nel 1988 molti componenti della giunta comunale presieduta dal sindaco Nevio Piscione (DC), incluso lo stesso sindaco, vennero giudicati colpevoli e condannati per abuso d'ufficio nell'ambito di assunzioni di dipendenti comunali<ref>{{Cita news|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/02/21/pescara-condannata-mezza-giunta-comunale.html|titolo=A Pescara condannata mezza giunta comunale|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=21 febbraio 1988|lingua=|accesso=22 aprile 2020}}</ref>. Una serie di indagini del 1993, nel periodo in cui la politica italiana era scossa dalle inchieste dette [[Mani pulite]], portò all'arresto e alla condanna per vari reati relativi alla corruzione nella gestione di appalti pubblici di numerosi esponenti regionali e comunali<ref>{{Cita news|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/02/16/le-mille-tangentopoli-abruzzo.html|titolo=Le mille Tangentopoli d'Abruzzo|autore=Claudio Gerino|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=16 febbraio 1993|lingua=|accesso=23 aprile 2020}}</ref>, come l'arresto del sindaco Giuseppe Ciccantelli (DC) e dei vertici locali della Democrazia Cristiana e del Partito Socialista Italiano in aprile per irregolarità nell'assegnazione dell'appalto del servizio di smaltimento rifiuti<ref>{{Cita news|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/04/08/tangenti-pescara-in-carcere-il-sindaco.html|titolo=Tangenti a Pescara in carcere il sindaco|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=8 aprile 1993|lingua=it|accesso=23 aprile 2020}}</ref>. L'assassinio in città, in circostanze mai del tutto chiarite<ref>{{Cita news|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/03/06/affari-miliardari-dietro-omicidio-dell-avvocato.html?ref=search|titolo=Affari miliardari dietro l'omicidio dell'avvocato Fabrizi|autore=Pietro Pagliari|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=6 marzo 1993|lingua=|accesso=23 aprile 2020}}</ref><ref>{{Cita news|url=https://www.ilcentro.it/pescara/vent-anni-fa-l-omicidio-dell-avvocato-fabrizi-1.867930|titolo=Vent'anni fa l'omicidio dell'avvocato Fabrizi|autore=|sito=ilcentro.it|data=4 ottobre 2011|lingua=|accesso=23 aprile 2020}}</ref>, dell'avvocato chietino Fabrizio Fabrizi il 6 ottobre 1991<ref>{{Cita news|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/10/08/tutti-misteri-di-pescara-dietro-omicidio.html|titolo=Tutti i misteri di Pescara dietro l'omicidio del legale dei Carabinieri|autore=Luciano Pedrelli|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=8 ottobre 1991|lingua=|accesso=23 aprile 2020}}</ref><ref>{{Cita news|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/02/27/pescara-sangue-affari.html|titolo=Pescara, sangue e affari|autore=Claudio Gerino|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=27 febbraio 1992|lingua=|accesso=23 aprile 2020}}</ref> fu inoltre attribuito all'ambiente politico-criminale oggetto delle indagini<ref>{{Cita news|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/04/10/pescara-porta-abruzzo-sul-podio-di.html|titolo=Pescara porta l'Abruzzo sul podio di Tangentopoli|autore=Claudio Gerino|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=10 aprile 1993|lingua=|accesso=23 aprile 2020}}</ref><ref>{{Cita news|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/04/13/ma-chi-pagava-le-mazzette.html|titolo=Ma c'è chi pagava le mazzette con le tredicesime degli operai|autore=Claudio Gerino|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=13 aprile 1993|lingua=|accesso=23 aprile 2020}}</ref> e alla tentata penetrazione in regione della criminalità organizzata campana<ref>{{Cita news|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/02/28/ombra-dei-clan-sull-abruzzo.html|titolo=L'ombra dei clan sull'Abruzzo|autore=Claudio Gerino|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=28 febbraio 1992|lingua=|accesso=23 aprile 2020}}</ref>. Il clima di forte sfiducia nella classe politica e l'incalzare di sempre nuove indagini nei confronti degli amministratori pubblici indussero il consigliere comunale democristiano Valterio Cirillo, inquisito e poi prosciolto, a suicidarsi il {{data|13|04|1993}} lanciandosi dal sesto piano della sua abitazione in città<ref>{{Cita news|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/04/13/sono-innocente-si-getta-nel.html|titolo='Sono innocente'. E si getta nel vuoto|autore=Claudio Gerino|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=13 aprile 1993|lingua=|accesso=23 aprile 2020}}</ref><ref>{{Cita news|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/07/21/undici-le-vittime-di-tangentopoli.html|titolo=Undici le vittime di Tangentopoli|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=21 luglio 1993|lingua=|accesso=23 aprile 2020}}</ref>. Un'altra inchiesta vedeva coinvolto [[Remo Gaspari]], principale esponente abruzzese della Democrazia Cristiana, per l'uso per scopi personali degli elicotteri del corpo dei Vigili del Fuoco<ref>{{Cita news|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/05/30/gaspari-spiava-clienti.html|titolo=E Gaspari 'spiava' i clienti|autore=Roberta Visco|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=30 maggio 1993|lingua=|accesso=23 aprile 2020}}</ref><ref>{{Cita news|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/12/02/ma-che-male.html|titolo='Ma che male c'è?' Per gli elicotteri blu Gaspari si difende così|autore=|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=2 dicembre 1992|lingua=|accesso=23 aprile 2020}}</ref>, e ulteriori indagini portarono all'arresto dei responsabili locali della [[Rai|RAI]] e dell'ex assessore all'edilizia Fernando Di Benedetto per falso ideologico, abuso in atti d'ufficio per fini patrimoniali e truffa ai danni dell'emittente pubblica nell'ambito della costruzione di una nuova sede regionale in città nell'ottobre del 1993<ref>{{Cita news|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/10/05/arresti-pescara-per-il-palazzo-rai.html|titolo=Arresti a Pescara per il palazzo RAI|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=5 ottobre 1993|lingua=|accesso=23 aprile 2020}}</ref>.
Le [[Elezioni amministrative in Italia del 1993#Pescara|elezioni del novembre 1993]], immediatamente successive gli eventi di Mani pulite, segnarono la caduta della [[Prima Repubblica (Italia)|Prima repubblica]], e furono le prime in cui i sindaci furono eletti direttamente dai cittadini: videro la coalizione dei [[Alleanza dei Progressisti|Progressisti]] guidata dall'indipendente di sinistra Mario Collevecchio battere la lista civica di ispirazione DC-PSI<ref name=":15">{{Cita news|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/12/06/pescara-si-affida-ai-progressisti-casa.html|titolo=Pescara si affida ai Progressisti a casa i 'soliti noti' di DC e PSI|autore=|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=6 dicembre 1993|lingua=|accesso=23 aprile 2020}}</ref>, ma dopo una esperienza di governo di pochi mesi le elezioni furono annullate dopo un ricorso al [[Tribunale amministrativo regionale|TAR]] per un vizio di forma all'epoca della presentazione delle liste<ref>{{Cita news|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/11/11/contro-il-sindaco-uno-spot-proibito.html|titolo=Contro il sindaco uno spot proibito|autore=Sebastiano Messina|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=11 novembre 1994|lingua=|accesso=23 aprile 2020}}</ref><ref>{{Cita news|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/11/19/pescara-alle-urne-dopo-solo-un-anno.html|titolo=Pescara alle urne dopo solo un anno|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=19 novembre 1994|lingua=|accesso=23 aprile 2020}}</ref>, e nella successiva [[Elezioni amministrative in Italia del 1994#Pescara|tornata elettorale del novembre 1994]] venne eletta la coalizione di centro-destra, capeggiata dal sindaco [[Carlo Pace (politico 1936)|Carlo Pace]] ([[Alleanza Nazionale|AN]])<ref>{{Cita news|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/11/21/dopo-un-anno-arriva-la-rivincita-del.html|titolo=Dopo un anno arriva la rivincita del Polo|autore=Sebastiano Messina|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=21 novembre 1994|lingua=|accesso=23 aprile 2020}}</ref><ref>{{Cita news|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/12/05/pescara-alla-fine-pace.html|titolo=Pescara, alla fine è Pace|autore=Umberto Rosso|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=5 dicembre 1994|lingua=|accesso=23 aprile 2020}}</ref>, che governò la città per due mandati fino al 2003. In questo periodo la città' sperimentò un primo periodo di trasformazione urbanistica con l'approvazione del nuovo piano regolatore, la realizzazione di nuovi spazi museali e l'istituzione della riserva regionale della [[Riserva naturale di interesse provinciale Pineta Dannunziana|Pineta Dannunziana]] nel 2000<ref>{{Cita web|url=http://www2.consiglio.regione.abruzzo.it/leggi_tv/abruzzo_lr/2000/lr00096.htm|titolo=L.R. 18 maggio 2000, n. 96 - Istituzione della Riserva Naturale di interesse provinciale Pineta Dannunziana.|autore=Regione Abruzzo|sito=www2.consiglio.regione.abruzzo.it|accesso=5 settembre 2019|urlmorto=sì}}</ref>.
===Il nuovo millennio===
[[File:Pescara - Via Firenze.jpg|miniatura|Via Firenze, [[Cardine (storia romana)|cardo]] del centro città, dopo la riqualificazione del 2011|alt=|sinistra]]
L'amministrazione di centro-sinistra del sindaco [[Luciano D'Alfonso]] ([[L'Ulivo]]), eletta nelle [[Elezioni amministrative in Italia del 2003#Pescara|elezioni del maggio 2003]]<ref>{{Cita news|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/06/10/non-basta-il-blitz-del-premier-sconfitto.html|titolo=Non basta il blitz del premier sconfitto il candidato del Polo|autore=Vladimiro Polchi|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=10 giugno 2003|lingua=|accesso=23 aprile 2020}}</ref> e riconfermata nella successiva [[Elezioni amministrative in Italia del 2008#Pescara|tornata elettorale dell'aprile 2008]]<ref>{{Cita news|url=https://www.repubblica.it/2008/04/sezioni/politica/elezioni-2008-due/province-comuni/province-comuni.html?ref=search|titolo=Province e comuni capoluogo molti ballottaggi, pochi ribaltoni|sito=www.repubblica.it|data=16 aprile 2008|accesso=23 aprile 2020}}</ref> ha avviato l'opera di rilancio dell'impianto urbanistico della città, ripristinando l'uso di zone ed edifici storici abbandonati come l'ex caserma Cocco (adibita a parco pubblico) e l'[[Aurum - La fabbrica delle idee|ex fabbrica dell'Aurum]]<ref>{{Cita web|url=http://aurum.comune.pescara.it/portfolio/2003/|titolo=2003 – Aurum|autore=|lingua=|accesso=23 aprile 2020}}</ref>, realizzando molti progetti come l'estensione della pedonalizzazione delle aree centrali, già avviata dalla precedente amministrazione, e la creazione di una rete di piste ciclabili, dotando inoltre la città di grandi opere come il [[ponte del mare|ponte del Mare]]<ref>{{Cita web|url=https://abruzzoturismo.it/it/ponte-del-mare-pescara|titolo=Ponte del Mare - Pescara|autore=Regione Abruzzo - Dipartimento Turismo, Cultura e Paesaggio|sito=abruzzoturismo.it|accesso=23 aprile 2020|urlmorto=sì}}</ref> e l'avvio dei progetti preliminari per la costruzione del [[ponte Flaiano]]<ref>{{Cita news|url=http://www.abruzzoweb.it/contenuti/pescara-ponte-nuovo-posta-la-prima-pietra-dalfonsotornera-toyo-ito/564905-4/|titolo=Pescara: Ponte nuovo, la prima pietra ma è già polemica sulla sua paternità|sito=AbruzzoWeb|data=7 marzo 2015|lingua=|accesso=23 aprile 2020}}</ref>, che hanno inciso sull'aspetto della città e sulla sua qualità della vita<ref>{{Cita news|url=https://www.repubblica.it/viaggi/2007/06/21/news/gran_tour_dell_adriatico-117033859/|titolo=Gran Tour dell'Adriatico|autore=Roberto Apostolo|sito=laRepubblica.it|data=21 giugno 2007|accesso=26 novembre 2020}}</ref>. Il secondo mandato dell'amministrazione non ha avuto lunga vita, a causa di una serie di imputazioni rivolte a D'Alfonso in merito a presunte attività di tangenti tra imprenditori e comune di Pescara<ref>{{Cita news|autore=|url=https://www.repubblica.it/2008/12/sezioni/cronaca/abruzzo-concussione/abruzzo-concussione/abruzzo-concussione.html|titolo=Il sindaco di Pescara arrestato per concussione|pubblicazione=Repubblica.it|data=15 dicembre 2008}}</ref>. D'Alfonso sarà poi assolto, insieme a tutti gli altri imputati, per non aver commesso il fatto<ref>{{Cita news|autore=Paola Aurisicchio|autore2=Giuseppe Boi|url=https://www.ilcentro.it/pescara/tangenti-comune-pescara-assolto-d-alfonso-il-giudice-innocenti-anche-gli-altri-23-imputati-1.381705|titolo=Tangenti Comune Pescara, assolto D'Alfonso. Il giudice: innocenti anche gli altri 23 imputati|pubblicazione=ilcentro.it|data=11 febbraio 2013}}</ref>.
Nelle successive [[Elezioni amministrative in Italia del 2009#Pescara|elezioni del 2009]] venne eletta la coalizione di centro-destra del sindaco [[Luigi Albore Mascia]] ([[Il Popolo della Libertà|PdL]])<ref>{{Cita web|url=https://elezionistorico.interno.gov.it/index.php?tpel=G&dtel=07/06/2009&tpa=I&tpe=C&lev0=0&levsut0=0&lev1=13&levsut1=1&lev2=60&levsut2=2&lev3=280&levsut3=3&ne1=13&ne2=60&ne3=600280&es0=S&es1=S&es2=S&es3=N&ms=S|titolo=Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali|sito=elezionistorico.interno.gov.it|accesso=23 aprile 2020}}</ref>; nello stesso anno la città ha ospitato i [[XVI Giochi del Mediterraneo]], mentre nel gennaio 2010 viene inaugurata la nuova [[stazione di Pescara Porta Nuova]]<ref name=":21" /><ref>{{Cita news|url=http://www.pagineabruzzo.it/notizie/news/Pescara/24771/Inaugurata_la_nuova_stazione_di_pescara_porta_nuova.html|titolo=Inaugurata la nuova stazione di Pescara Porta Nuova|sito=www.pagineabruzzo.it|data=16 gennaio 2010|lingua=|accesso=23 aprile 2020}}</ref>. L'amministrazione Albore Mascia è stata in seguito accusata dalla Ragioneria generale dello Stato di aver portato le finanze del comune in una situazione di predissesto, determinando un debito di oltre 50 milioni di euro allo stato economico dell'ente<ref>{{Cita news|url=http://www.rete8.it/cronaca/dissesto-pescara-le-carte-che-inguaiano-mascia123/|titolo=Dissesto al Comune di Pescara: le carte che inguaiano Mascia|pubblicazione=Rete8|autore=Luca Pompei|data=4 ottobre 2015|accesso=23 settembre 2021}}</ref>. Alle [[Elezioni amministrative in Italia del 2014#Pescara|elezioni del 2014]], torna al governo la coalizione di centro-sinistra guidata dal sindaco [[Marco Alessandrini]] ([[Partito Democratico (Italia)|PD]])<ref>{{Cita news|url=https://www.agi.it/regioni/abruzzo/2014/06/16/news/comune_pescara_marco_alessandrini_proclamato_sindaco-65477/|titolo=Comune Pescara: Marco Alessandrini proclamato sindaco|sito=Agi|data=16 giugno 2014|lingua=|accesso=23 aprile 2020}}</ref>, il cui lavoro amministrativo ha condotto al risanamento delle casse del comune<ref name=":26">{{cita news|url=https://www.la-notizia.net/2019/04/21/pescara-bilancio-di-fine-mandato-dellamministrazione-alessandrini-le-cifre-i-progetti/|titolo=Pescara, bilancio di fine mandato dell’Amministrazione Alessandrini|sito=la Notizia|data=21 aprile 2019|accesso=23 settembre 2021}}</ref>. Rinunciata la candidatura ad un secondo mandato, alle [[Elezioni amministrative in Italia del 2019#Pescara|elezioni del 2019]] è stato eletto il sindaco [[Carlo Masci]] ([[Forza Italia (2013)|FI]]), a capo di una coalizione di centro-destra<ref>{{Cita news|url=http://www.ansa.it/abruzzo/notizie/2019/05/28/carlo-masci-nuovo-sindaco-di-pescara_23b5f20c-fb17-4e60-85a2-a1681ae13b63.html|titolo=Carlo Masci nuovo sindaco di Pescara|sito=Agenzia ANSA|data=28 maggio 2019|lingua=|accesso=23 aprile 2020}}</ref>.
===Area metropolitana===
{{Vedi anche|Area metropolitana di Pescara}}[[File:Pescara -Ponte Flaiano- 2017 by-RaBoe 060.jpg|alt=|miniatura|Ponte Flaiano, inaugurato nel 2017]]
[[File:Tribunale di Pescara.png|alt=|sinistra|miniatura|Il Palazzo di Giustizia del 2004]]
In seguito alla rapida saturazione edilizia dell'esiguo territorio comunale di {{formatnum:33.95}} km² raggiunta negli anni 1970 (con una densità al {{data|31|12|2019}} di {{Formatnum:3528.72}} ab./km², Pescara è tra i primi capoluoghi italiani per densità di popolazione, preceduta solo dalle grandi metropoli)<ref name=":9">{{Cita news|url=https://www.agi.it/regioni/abruzzo/2016/06/21/news/demografia_ronci_nel_2015_in_abruzzo_decrescita_dello_0_38_-877215/|titolo=Demografia: Ronci, nel 2015 in Abruzzo decrescita dello 0,38%|sito=Agi|lingua=it|accesso=2 aprile 2020}}</ref>, la città continuò nel tempo a espandersi al di fuori dei propri confini nei comuni limitrofi (segnatamente a Montesilvano, Città Sant'Angelo, Spoltore, Francavilla al Mare e [[San Giovanni Teatino]])<ref name=":5">{{Cita news|url=http://www.ilcentro.it/abruzzo/abruzzo-attrazione-fatale-per-la-costa-1.1144379|titolo=Abruzzo, attrazione fatale per la costa|sito=Il Centro|data=30 Novembre 2012|lingua=it-IT|accesso=21 luglio 2019}}</ref>, e già a partire dagli anni 1980 Pescara insieme a Chieti è al centro di un'area metropolitana sempre più integrata e interdipendente<ref name=":22" /><ref>{{Cita pubblicazione|autore=Roberto Mascarucci|titolo=Abruzzo 2020 - Area urbana funzionale della conurbazione Pescara-Chieti|rivista=|volume=|numero=|p=2|url=http://www.abruzzo2020.it/atlante-abruzzo/area-urbana-funzionale-della-conurbazione-pescara-chieti-prima-delimitazione-e-caratterizzazione-2/|autore2=Aldo Cilli|autore3=Luisa Volpi|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190929125408/http://www.abruzzo2020.it/atlante-abruzzo/area-urbana-funzionale-della-conurbazione-pescara-chieti-prima-delimitazione-e-caratterizzazione-2/|dataarchivio=29 settembre 2019|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|autore=Armando Montanari|autore2=Barbara Staniscia|autore3=|anno=2007|titolo=La deconcentration economica nello spazio urbano europeo. Il caso dell'area metropolitana Chieti-Pescara|rivista=[[Rivista Geografica Italiana]]|volume=|numero=114|p=215|url=https://www.academia.edu/26663357/La_deconcentration_economica_nello_spazio_urbano_europeo_il_caso_dell_area_metropolitana_Chieti_Pescara}}</ref>, sostenuta e collegata dal sistema di tangenziali delle [[Strada statale 714 Tangenziale di Pescara|strada statale 714]] e [[raccordo autostradale 12]]<ref name=":4">{{Cita web|url=https://www.ibambini.it/uploads/formazione/File/progetti/RicercaAreametrPECH.pdf|titolo=L'area metropolitana di Pescara-Chieti: analisi di contesto|autore=Federazione delle opere no-profit Abruzzo - CSV Pescara|data=marzo 2007|formato=PDF}}</ref>. Questa area tuttavia non è stata individuata dal legislatore tra le [[Città metropolitana|città metropolitane]] italiane, e nei propri limiti legislativi le amministrazioni locali hanno cercato comunque di assecondarne lo sviluppo<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Roberto Mascarucci|titolo=Abruzzo 2020 - Area urbana funzionale della conurbazione Pescara-Chieti|rivista=|volume=|numero=|p=1|url=http://www.abruzzo2020.it/atlante-abruzzo/area-urbana-funzionale-della-conurbazione-pescara-chieti-prima-delimitazione-e-caratterizzazione/|autore2=Aldo Cilli|autore3=Luisa Volpi|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190929125502/http://www.abruzzo2020.it/atlante-abruzzo/area-urbana-funzionale-della-conurbazione-pescara-chieti-prima-delimitazione-e-caratterizzazione/|dataarchivio=29 settembre 2019|urlmorto=sì}}</ref>, sia dal punto di vista urbanistico, cercando di costruire le infrastrutture di mobilità opportune (come nuovi svincoli e prolungamenti delle tangenziali nei comuni limitrofi)<ref name=":21" />, sia dal punto di vista della pianificazione del territorio e del trasporto pubblico locale in ottica metropolitana<ref>{{Cita news|url=https://www.adnkronos.com/fatti/cronaca/2014/05/09/area-metropolitana-chieti-pescara-firmato-protocollo-per-studio-strategico_zwHq0CzccXZpkgFJg4TlxK.html|titolo=Area metropolitana Chieti-Pescara, firmato protocollo per studio strategico|sito=Adnkronos.com|data=21 febbraio 2014|accesso=27 luglio 2020}}</ref><ref>{{Cita news|url=https://www.ilcentro.it/pescara/piano-fontanelle-sambuceto-alla-biennale-spazio-pubblico-1.1196982|titolo=Piano Fontanelle Sambuceto alla Biennale spazio pubblico|autore=Gabriella Di Lorito|sito=ilcentro.it|data=2 giugno 2013|accesso=27 luglio 2020}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://mobilita.comune.pescara.it/wp-content/uploads/2015/06/opuscolo_inv_2016-17__tua_web.pdf|titolo=Tariffe biglietto Unico ed orari|nome=Società Unica Abruzzese di Trasporto (T.U.A.) S.p.A.|wkautore=Società Unica Abruzzese di Trasporto}}</ref>.
La suddetta area vista dall'alto assume la sagoma di una ''T'': dalla vallata che parte ai piedi di Chieti, punta sul mare e si allarga con le ali sulla riviera, a nord verso Montesilvano e a sud verso Francavilla al Mare. Essa comprende i comuni di Pescara, Montesilvano, Francavilla al Mare, [[Silvi]], Città Sant'Angelo, Chieti, Spoltore, Cappelle sul Tavo e San Giovanni Teatino<ref name=":7" />, e conta circa {{formatnum:350000}} abitanti, approssimativamente un quarto dell'intera popolazione regionale<ref name=":9" /><ref>{{Cita news|url=https://www.abr24.it/in-calo-la-popolazione-in-abruzzo-regge-larea-metropolitana-pescara-chieti/|titolo=In calo la popolazione in Abruzzo. Regge l’area metropolitana Pescara-Chieti|sito=abr24.it|data=16 luglio 2017}}</ref>.[[File:Pescara Ponte del Mare 2013-12 by-RaBoe 24.jpg|miniatura|Ponte del Mare, inaugurato nel 2009|alt=]]
===Nuova Pescara===
Il {{data|25|05|2014}} i residenti dei comuni di Pescara, Montesilvano e Spoltore si sono espressi in un referendum a favore dell'istituzione di un unico comune<ref>{{Cita web|url=https://www.tuttitalia.it/variazioni-amministrative/nuovo-comune-di-nuova-pescara/|titolo=Il comune di Nuova Pescara (PE)|sito=Tuttitalia.it|accesso=28 dicembre 2020}}</ref>. Ha partecipato al voto il 69,46% degli aventi diritto e di questi il 64%<ref>{{Cita news|url=http://www.ansa.it/abruzzo/notizie/2014/05/27/referendum-nuova-pescara64-dicono-si_3ac18bb6-3bb7-4a30-b17d-413f23d79a06.html|titolo=Referendum 'Nuova Pescara', 64% dicono sì|sito=ansa.it|data=28 maggio 2014|accesso=21 luglio 2019}}</ref> si è espresso a favore della fusione degli enti: a Pescara ha risposto "Sì" il 70,32% dei votanti, a Montesilvano il 52,23%, a Spoltore il 51,15%<ref>{{Cita news|url=http://ilcentro.gelocal.it/pescara/cronaca/2014/05/27/news/nuova-pescara-1.9307178|titolo=Passa il referendum per la “Nuova Pescara”: sì al 70,3 per cento|sito=ilcentro.it|data=27 maggio 2014|accesso=21 luglio 2019|dataarchivio=23 marzo 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150323032400/http://ilcentro.gelocal.it/pescara/cronaca/2014/05/27/news/nuova-pescara-1.9307178|urlmorto=sì}}</ref>. La relativa legge regionale è stata approvata l'{{data|08|08|2018}}, fissando il {{data|01|01|2022}} come data di nascita del nuovo comune<ref>{{Cita news|autore=Vito de Luca|url=https://www.ilcentro.it/pescara/c-%C3%A8-una-prima-data-nuova-pescara-dal-2019-1.123257|titolo=C’è una prima data: Nuova Pescara dal 2019|pubblicazione=[[Il Centro]]|data=6 febbraio 2016}}</ref>. La scadenza è stata in un primo momento differita al {{data|01|01|2023}}<ref>{{Cita news|url=https://www.ilcentro.it/pescara/nuova-pescara-nascer%C3%A0-a-gennaio-2023-1.2551692|titolo=Nuova Pescara nascerà a gennaio 2023|autore=Andrea Bene|sito=ilcentro.it|data=30 dicembre 2020|accesso=1 gennaio 2021}}</ref>, e successivamente al 2027<ref>{{Cita news|url=https://www.ilcentro.it/pescara/nuova-pescara-approvata-la-legge-per-la-fusione-al-2027-il-nome-solo-pescara-1.3085275|titolo=Nuova Pescara, approvata la legge per la fusione al 2027. Il nome? Solo Pescara|sito=Il Centro|lingua=it|accesso=1 marzo 2023}}</ref>.
{| class="wikitable"
|-
!Comuni interessati
!Residenti
al 31-12-1971
!Residenti
al 31-12-1981
!Residenti
al 31-12-1991
!Residenti
al 31-12-2001
!Residenti
al 31-12-2011
!Residenti
al 31-12-2021
!Residenti
al 31-12-2024
!Superficie (<small><abbr>km²</abbr></small>)
!Densità
al 31-12-2024 (<small>ab./<abbr>km²</abbr></small>)
|-
|[[Pescara]]
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|[[Montesilvano]]
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|[[Spoltore]]
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|'''Nuova Pescara'''
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|}
==Note==
{{note strette}}
==
;Fonti utilizzate
{{Div col|2}}
*{{cita libro|nome=[[Tito Livio]]|titolo=[[Ab Urbe condita libri|Storia di Roma dalla sua fondazione]]. Testo latino a fronte|collana=Classici greci e latini|annooriginale=14|anno=1989|editore=Rizzoli|città=Milano|lingua=Latino|volume=Vol. 4|capitolo=Libri VIII-IX-X-XXIV|url=https://la.wikisource.org/wiki/Ab_Urbe_Condita|curatore=Mario Scàndola|cid=Livio|SBN=RMS2713616}}
*{{cita libro|nome=[[Strabone]]|titolo=Geografia. L'Italia|anno=1993|editore=Rizzoli|città=Milano|curatore=Anna Maria Biraschi|annooriginale=14-23|SBN=RLZ0006410|url=https://books.google.it/books?id=dKlQAAAAcAAJ&hl=it&pg=PA71#v=onepage&q&f=false|formato=PDF|cid=Strabone}}
*{{cita libro|nome=[[Appiano di Alessandria]]|titolo=[[Storia romana (Appiano)|Storia romana]]|volume=Volume II De rebus Italicis|capitolo=Libro I|anno=1879|editore=Edizioni Teubner|annooriginale=160 ca.|collana=[[Bibliotheca Teubneriana]]|città=Lipsia|SBN=MIL0120382|cid=Appiano}}
*{{cita libro|curatore=Antonio Zanella|titolo=[[Historia Langobardorum|Storia dei longobardi]]. Testo latino a fronte|annooriginale=789|anno=1991|editore=Rizzoli|città=Milano|lingua=latino|autore=[[Paolo Diacono]]|url=|capitolo=Libro II|url_capitolo=https://la.wikisource.org/wiki/Historia_Langobardorum/Liber_II|cid=Diacono|SBN=PUV1407604}}
*{{cita libro|curatore=Silvana Seidel Menchi|titolo=Storia d'Italia|annooriginale=1561|anno=1971|editore=Giulio Einaudi Editore|città=Torino|autore=[[Francesco Guicciardini]]|volume=Libro XIX - IV|url=https://it.wikisource.org/wiki/Storia_d%27Italia/Libro_XIX/Capitolo_IV|cid=Guicciardini|SBN=TO00132516}}
*{{cita libro|titolo=Giunta di tre libri di Tommaso Costo all'Istoria del Regno di Napoli|anno=1588|città=Venezia|autore=[[Tommaso Costo]]|url=https://books.google.it/books?id=u_c5AAAAcAAJ&dq=tommaso%20costo&hl=it&pg=PA21#v=onepage&q=tommaso%20costo&f=false|capitolo=Libro I|sbn=CNCE013653|cid=Costo}}
*{{cita libro | titolo= Memorie storiche, civili ed ecclesiastiche della città e diocesi di Larino, metropoli degli antichi Frentani| anno= 1744| città= Roma|autore=[[Giovanni Andrea Tria]]|url=https://books.google.it/books?id=OwI_AAAAcAAJ&pg=PA657&redir_esc=y#v=onepage&q&f=false|editore=Stamperia Giovanni Zempel|formato=PDF|sbn=NAP0019614|cid=Tria}}
*{{cita libro|titolo=[[Annali degli Abruzzi]]|anno=2013|editore=Simonelli editore|città=Milano|volume=IV parte II; VI parti II-III|capitolo=|annooriginale=1784|autore=[[Anton Ludovico Antinori]]|curatore=Chiara Zuccarini|cid=Antinori}}
*{{Cita libro|autore=[[Domenico Petromasi]]|titolo=Storia della spedizione dell'eminentissimo cardinale Fabrizo Ruffo|url=https://archive.org/details/bub_gb_r2iwR0atE6wC/page/n121/mode/2up/search/pronio|anno=1801|editore=Vincenzo Manfredi editore|città=Napoli|SBN=SBLE013829|cid=Petromasi}}
*{{cita libro |cognome= |nome= |titolo= Bullettino delle leggi del Regno di Napoli, anno 1806 |url= http://books.google.it/books?id=kI4-AAAAYAAJ |anno= 1813 |editore= Fonderia Reale e stamperia della segreteria di Stato |città= Napoli |isbn=no <!--|cid= Bullettino delle leggi del 1806-->|cid=Bullettino delle leggi del Regno di Napoli, 1806}}
*{{cita libro |cognome= |nome= |titolo= Bullettino delle leggi del Regno di Napoli, anno 1811 |url= http://books.google.com/books?id=1KVDAAAAcAAJ |anno= 1813 |editore= Fonderia Reale e stamperia della segreteria di Stato |città= Napoli |isbn=no <!--|cid= Bullettino delle leggi del 1811-->|cid=Bullettino delle leggi del Regno di Napoli, 1811}}
*{{cita libro|curatore=Adelmo Polla|titolo=Storia dei frentani. Istonio, Anxano, Ortona e altre antiche città scomparse nei secoli bui|collana=I tascabili d'Abruzzo|annooriginale=1819|anno=1996|editore=Polla editore|città=Cerchio|capitolo=Aternum Oppidum|url=http://www.liciodibiase.it/allegati/CAPITOLO%202%20-%20Allegato%201.pdf|SBN=TER0002454|autore=[[Domenico Romanelli]]|formato=PDF|cid=Romanelli|accesso=9 marzo 2019|dataarchivio=28 marzo 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190328004949/http://www.liciodibiase.it/allegati/CAPITOLO%202%20-%20Allegato%201.pdf|urlmorto=sì}}
*{{Cita libro|autore=[[Carlo Botta]]|titolo=Storia d'Italia dal 1789 al 1814|url=https://books.google.it/books?id=JGUOAAAAQAAJ&pg=PA47&dq=Pasquale+Battistessa&hl=it&sa=X&ei=fI6yU5eJOaPz0gWPtIDQDw&ved=0CC8Q6AEwAw#v=onepage&q=pescara&f=false|anno=1824|editore=Tipografia Elvetica|città=Mendrisio|volume=Tomo V|sbn=TO01254603|cid=Botta}}
*{{Cita libro|nome=Attilio|cognome=Zuccagni-Orlandini|titolo=Corografia fisica, storica e statistica dell'Italia e delle sue isole corredata di un Atalante di mappe geografiche e topografiche e di altre tavole illustrative|url=https://books.google.it/books?id=u385AAAAcAAJ&hl=it&pg=PA982#v=onepage&q&f=false|accesso=2 marzo 2023|data=1844|editore=Gli Editori|città=Firenze|lingua=|p=982|volume=XI Regno delle Due Sicilie - dominj al di quà del faro|cid=Zuccagni-Orlandini}}
*{{Cita libro|autore=[[Atto Vannucci]]|titolo=I martiri della libertà italiana dal 1794 al 1848|url=https://books.google.it/books?id=HuU-SS56dnQC&pg=PA40&dq=Giuseppe+Schipani&hl=it&sa=X&ei=fJeyU83UIMOH0AXhroDYCA&ved=0CCoQ6AEwAg#v=onepage&q=Manthon%C3%A8&f=false|edizione=V edizione|collana=Biblioteca utile|anno=1872|editore=Fratelli Treves|città=Milano|sbn=RCA0787316|cid=Vannucci}}
*{{cita libro | titolo= Greece Under the Romans| anno= 1907| editore= E. P. Dutton| città= Boston|url=https://archive.org/details/greeceunderroma00finlgoog/page/n4|formato=PDF|lingua=en|autore=[[George Finlay]]|SBN=UBO1811581|cid=Finlay}}
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*{{Cita pubblicazione|autore=Luigi Coppa Zuccari|data=dicembre 1919|anno=|titolo=Notizie biografiche sul capomassa Giuseppe Pronio d'Introdacqua (1760-1804)|rivista=La rivista abruzzese di scienze, lettere ed arti|editore=Tipografia del Corriere abruzzese|città=Teramo|volume=|numero=12|sbn=AQ10104486|cid=Coppa Zuccari}}
*{{cita libro|titolo=Gli antichi Italici|annooriginale=1931|anno=1977|editore=Vallecchi|città=Firenze|autore=[[Giacomo Devoto]]|edizione=V edizione|SBN=RAV0729707|cid=Devoto}}
*{{cita pubblicazione|autore=Antonio Catalano|titolo=La "questione universitaria" e i suoi riflessi in Abruzzo|rivista=Itinerari|volume=16|numero=2|anno=1977|cid=Catalano}}
*{{cita pubblicazione|autore=Adriano Bompiani|titolo=Università e Mezzogiorno|rivista=Oggi e Domani|volume=7|numero=5|anno=1979|cid=Bompiani}}
*{{cita libro | titolo= Pescara 1860 - 1960| anno= 1980| editore= Costantini editore| città= Pescara|autore=[[Raffaele Colapietra]]|sbn=VIA0094238|cid=Colapietra}}
*{{cita libro|curatore1=Marcello Sgattoni|curatore2=Pino Zanni Ulisse|titolo=Cerrano ieri e oggi|data=|anno=1983|mese=settembre|editore=Amministrazione provinciale di Teramo|città=Teramo|cid=Sgattoni, Zanni|SBN=CSA0077302}}
*{{cita libro|autore=Luigi Lopez|titolo=Pescara dalla vestina Aterno al 1815| anno= 1985| editore= Deputazione abruzzese di storia patria| città= L'Aquila|sbn=NAP0066610|cid=Lopez}}
*{{cita libro | titolo= Pescara e i ricordi dannunziani. Luoghi dannunziani| anno= 1988| editore= Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio dell'Abruzzo| città= Pescara|sbn=LO10484100|cid=SABAP-Abr}}
*{{cita libro|nome=Andrea|cognome=Staffa|titolo=Archeologia Medievale|anno=1991|editore=All'insegna del giglio|città=Firenze|url=https://www.academia.edu/36405422/A.R._STAFFA_1991_Scavi_nel_centro_storico_di_Pescara._1_in_Archeologia_Medievale_XVIII_1991_pp._201-379|formato=PDF|SBN=RAV0082241|volume=XVIII|capitolo=Scavi nel centro storico di Pescara, 1: primi elementi per una ricostruzione dell'assetto antico ed altomedievale dell'abitato di "Ostia Aterni-Aternum"|cid=Staffa, 1991}}
*{{cita libro | nome= Andrea| cognome= Staffa| titolo= Archeologia Medievale| anno= 1992| editore= All'insegna del giglio| città= Firenze|url=https://www.academia.edu/36405502/A.R._STAFFA_1992_._Abruzzo_fra_tarda_antichit%C3%A0_ed_altomedioevo_le_fonti_archeologiche_in_Archeologia_Medievale_XIX_1992_pp._789-853|formato=PDF|capitolo=Abruzzo fra tarda antichità ed altomedioevo: le fonti archeologiche|SBN=UMC0049798|volume=XIX|cid=Staffa, 1992}}
*{{cita libro | titolo= Pescara antica città| anno= 2010| editore= Carsa Edizioni| città= Pescara|autore=[[Giuseppe Quieti]]|SBN=TER0033678|annooriginale=1992|cid=Quieti}}
*{{cita libro|nome=Andrea|cognome=Staffa|titolo=Pescara antica. Il recupero di S. Gerusalemme|url=https://www.academia.edu/36464135/A.R._STAFFA_Ed._1993_Pescara_antica._Il_recupero_di_S._Gerusalemme_S.Atto_di_Teramo_1993|formato=PDF|anno=1993|editore=Carsa Edizioni|città=Pescara|SBN=UDA0182752|cid=Staffa, 1993}}
*{{cita libro|nome=Andrea|cognome=Staffa|titolo=Edilizia residenziale tra V e VIII secolo|anno=1994|editore=SAP Società Archeologica|città=Mantova|capitolo=Forme di abitato altomedievale in Abruzzo: un approccio etnoarcheologico|SBN=UDA0241178|url=https://www.academia.edu/36463546/A.R._STAFFA_1993_Forme_di_abitato_altomedievale_in_Abruzzo_un_approccio_etnoarcheologico_in_Atti_del_IV_Seminario_di_Montebarro_sullItalia_settentrionale_e_le_aree_limitrofe_fra_tardoantico_ed_altomedioevo_Montebarro_Settembre_1993_Mantova_1994_pp._67-88|formato=PDF|cid=Staffa, 1994}}
*{{cita libro | nome= Andrea| cognome= Staffa| titolo= Città, castelli, campagne nei territori di frontiera (secoli VI - VII)| anno= 1995| editore= SAP Società Archeologica| città= Mantova|url=https://www.academia.edu/36617568/A.R._STAFFA_1995_Una_terra_di_frontiera_Abruzzo_e_Molise_fra_VI_e_VII_secolo_in_Atti_del_V_Seminario_sullinsediamento_tardoantico_ed_altomedievale_in_Italia_centrosettentrionale_Montebarro_9-10_Giugno_1994_a_cura_di_G._P._BROGIOLO_Mantova_1995_pp._187-238|capitolo=Una terra di frontiera: Abruzzo e Molise fra VI e VII secolo|SBN=CFI0461207|formato=PDF|cid=Staffa, 1995}}
*{{cita libro|nome=Andrea|cognome=Staffa|titolo=Abruzzo - rivista dell'istituto di studi abruzzesi|anno=1996|volume=II|url=https://www.academia.edu/36812539/A.R._STAFFA_1996-Ed._Il_progetto_Valle_del_Pescara_il_territorio_fra_antichit%C3%A0_e_alto_medioevo_IV_Rapporto_del_Progetto_Val_Pescara_in_Atti_del_Convegno_Pescara_e_la_sua_Provincia_Pescara_1994_Pescara_1996_pp._165-307|formato=PDF|collana=|capitolo=Il progetto Valle del Pescara: il territorio fra antichità e alto medioevo (IV Rapporto del Progetto Val Pescara)|SBN=TER0006345|cid=Staffa, 1996}}
*{{cita libro | titolo= Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani| anno= 1996| editore= Garzanti| città= Milano| autore= Giuliano Gasca Queirazza et al.|url=https://archive.org/details/dizionarioditopo00unse|SBN=RLZ0297393|formato=PDF|pagina=483|cid=Gasca Queirazza}}
*{{cita libro | nome= Andrea| cognome= Staffa| titolo= L'Italia centro-settentrionale in età longobarda| anno= 1997| editore= All'insegna del giglio| città= Firenze|url=https://www.academia.edu/36617624/A.R._STAFFA_1997_I_Longobardi_in_Abruzzo_secc._VI-VII_in_AA.VV._LItalia_centro-settentrionale_in_et%C3%A0_longobarda_Atti_del_Convegno_Ascoli_Piceno_Ottobre_1995_a_cura_di_L._PAROLI_Firenze_1997_pp._113-166|capitolo=I Longobardi in Abruzzo (secc. VI-VII)|SBN=TO00604662|formato=PDF|cid=Staffa, 1997}}
*{{cita libro|nome=Andrea|cognome=Staffa|titolo=Rivista di topografia antica|anno=1998|editore=Congedo Editore|città= Galatina|volume=VIII|SBN=TO01226152|url=https://www.academia.edu/36406934/A.R._STAFFA_1998_Citt%C3%A0_romane_dellAbruzzo_Adriatico_in_Atti_del_II_Congresso_di_Topografia_Antica_La_citt%C3%A0_romana_bilanci_ed_aggiornamenti_Roma_Maggio_1996_edito_in_Rivista_di_Topografia_Antica_VIII_1998_a_cura_di_G._UGGERI_pp._7-78|formato=PDF|collana=Atti del Secondo Congresso di Topografia Antica "La città Romana" (Roma, 15-16 Maggio 1996). Parte II|capitolo=Città romane dell'Abruzzo Adriatico|cid=Staffa, 1998}}
*{{Cita libro|autore=[[Touring Club Italiano]]|titolo=Pescara e provincia. Il litorale, i parchi nazionali, i borghi antichi, le abbazie|url=https://books.google.it/books?id=7mHVBdp2etcC&pg=PA38&dq=pescara&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwj_1Mz-tuztAhXGUt4KHRBcCCgQ6AEwAHoECAMQAg#v=onepage&q=pescara&f=false|collana=Guide d'Italia|anno=1998|editore=Touring editore|città=Milano|cid=Touring Club|SBN=LO10455119}}
*{{cita libro | nome= Andrea| cognome= Staffa| titolo=Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma| anno= 1999| editore= L'Erma di Bretschneider|url=https://www.academia.edu/36407056/A.R._STAFFA_1999_Le_citt%C3%A0_dell_Abruzzo_antico_dalle_origini_alla_crisi_tardoromana_in_Bullettino_della_Commissione_Archeologica_del_Comune_di_Roma_1997_stampa_1999_pp._163-214| città= Roma|ISBN= 978-88-8265-662-1|capitolo= Città antiche d'Abruzzo. Dalle origini alla crisi tardoromana|volume=XCVIII|formato=PDF|cid=Staffa, 1999}}
*{{Cita libro|autore=Nello Ronga|titolo=La repubblica Napoletana del 1799 nel territorio atellano|url=https://books.google.it/books?id=YNHjyQNFcSUC&pg=PA28&dq=I+giustiziati+di+Napoli+del+1799+Giustino+Fortunato&hl=it&sa=X&ei=de-zU9KFI8LI0AXZ8oHABw#v=onepage&q=I%20giustiziati%20di%20Napoli%20del%201799%20Giustino%20Fortunato&f=false|data=aprile 1999|editore=Istituto di studi atellani|città=Frattamaggiore|sbn=NAP0240725|cid=Ronga}}
*{{cita libro|titolo=Storia d’Italia. Le regioni dall’Unità a oggi. XV: Abruzzo|collana=Grandi Opere|anno=2000|editore=Giulio Einaudi Editore|città=Torino|autore=Massimo Costantini|autore2=Costantino Felice|cid=Costantini-Felice|SBN=VEA0115099}}
*{{cita libro | nome= Andrea| cognome= Staffa| titolo= Strutture portuali e rotte marittime nell'Adriatico di età romana| anno= 2001| editore= Editreg| città= Roma|url=https://www.academia.edu/36191879/A._R._STAFFA_2001_-_Abruzzo_strutture_portuali_ed_assetto_del_litorale_fra_et%C3%A0_romana_ed_altomedioevo_in_Atti_del_Convegno_I_porti_dell_Adriatico_in_et%C3%A0_romana_Aquileia_1998_2001_pp._343-413.sta_abruzzese_-_ANT_ALTOADR_46.pdf|capitolo=Abruzzo: strutture portuali ed assetto del litorale fra età romana ed altomedioevo|SBN=CFI0709612|formato=PDF|collana=Antichità altoadriatiche|volume=XLVI|cid=Staffa, 2001}}
*{{Cita libro|autore=Andrea Staffa|titolo=Dalla valle del Piomba alla valle del basso Pescara|url=https://www.academia.edu/40819461/A.R._STAFFA_2001_Contributo_per_una_ricostruzione_del_quadro_insediativo_dall_antichit%C3%A0_al_medioevo_in_AA.VV._Dalla_Valle_del_Piomba_alla_valle_del_basso_Pescara_Documenti_dell_Abruzzo_Teramano_V_Chieti_2001_pp._122-161|formato=pdf|collana=Documenti dell'Abruzzo teramano|anno=2001|editore=Carsa Edizioni|città=Pescara|capitolo=Contributo per una ricostruzione del quadro insediativo dall'antichità al medioevo|SBN=BVE0471528|cid=Staffa, 2001, ''Dalla valle del Piomba alla valle del basso Pescara''}}
*{{Cita libro|autore=Antonio Bertillo|autore2=Dimitri Franco|titolo=Pescara nella bufera Album fotografico 1940-1944|data=2001|editore=Progetto incontro|città=Montesilvano|cid=Bertillo, Franco|SBN=CFI0541052}}
*{{cita libro | nome= Andrea| cognome= Staffa| titolo= La battaglia del Sentino. Scontro fra nazioni e incontro in una nazione| anno= 2002| editore= Il Calamo| città= Roma|SBN=UMC0323258|capitolo=l territorio della provincia di Pescara fra IV e II secolo a.C.|url=https://www.academia.edu/38945260/A.R._STAFFA_2002_Il_territorio_della_provincia_di_Pescara_fra_IV_e_II_secolo_a.C._in_Atti_del_Convegno_La_battaglia_del_Sentino_Camerino-Sassoferrato_Giugno_1998_Roma_2002_pp._275-382|formato=PDF|cid=Staffa, 2002}}
*{{cita libro | nome= Andrea| cognome= Staffa| titolo= Il confine nel tempo: atti del convegno: Ancarano 22-24 Maggio 2000| anno= 2005| editore= Edizioni Libreria Colacchi| città= L'Aquila|SBN=AQ10109597|capitolo=Le origini del confine: Longobardi e Bizantini nell’alto Teramano (secc. VI-VII)|url=https://www.academia.edu/36998284/A.R._STAFFA_2005_Le_origini_del_confine_Longobardi_e_Bizantini_nell_alto_Teramano_secc._VI-VII_in_Atti_del_Convegno_Il_confine_nel_tempo_Ancorano_maggio_2000_L_Aquila_2005_pp._169-222|formato=PDF|cid=Staffa, 2005}}
*{{Cita libro|autore=[[Touring Club Italiano]]|titolo=L'Italia - Abruzzo e Molise|anno=2005|editore=Touring Editore|città=Milano|SBN=RCA0810093|cid=Touring Club Italiano}}
*{{Cita pubblicazione|autore=Andrea Staffa|autore2=|autore3=|anno=2006|titolo=Il porto romano e altomedievale di Pescara|rivista=Rivista di topografia antica|editore=Congedo Editore|città=Galatina|volume=XVI|numero=|id=|url=https://www.academia.edu/36210207/A_R_STAFFA_2006_Mosaico_dalla_Golena_sud_del_fiume_Pescara_a_Pescara_Estratto_da_STAFFA_2006_Il_porto_romano_ed_altomedievale_di_Pescara_|cid=Staffa, 2006}}
*{{cita libro|nome=Giancarlo|cognome=Pelagatti|titolo=Bullettino N. XCVI (2006)|anno=2008|editore=Deputazione abruzzese di storia patria|città=L'Aquila|capitolo=Dalla “Sinagoga di Satana” alla nuova Gerusalemme. L’Archetipo dell’ebreo deicida e le origini della Chiesa di S. Cetteo di Pescara|SBN=AQ10097399|cid=Pelagatti}}
*{{cita libro | nome= Vittorio| cognome= Morelli| titolo= I Longobardi in Abruzzo e Molise| anno= 2009| editore= Libreria universitaria editrice| città= Chieti|SBN=AQ10078150|cid=Morelli}}
*{{cita libro|nome=Idamaria|cognome=Fusco|titolo=La peste del 1656-58 nel Regno di Napoli: diffusione e mortalità|anno=2009|editore=Istituto di studi sulle società del Mediterraneo|città=Napoli}}
*{{cita libro|nome=Andrea|cognome=Staffa|titolo=I processi formatvi ed evolutvi della città in area adriatca|url=https://www.academia.edu/31045804/A.R._STAFFA_2009_-_Centri_urbani_dellAbruzzo_adriatico._Origini_del_popolamento_Atti_del_convegno_I_processi_formativi_ed_evolutivi_della_citt%C3%A0_in_area_adriatica_Macerata_2009_pp._197-280|formato=PDF|collana=BAR International Series 2419|anno=2012|editore=Archaeopress|città=Oxford|capitolo=Centri urbani dell'Abruzzo adriatico: origini del popolamento|SBN=PUV1355735|cid=Staffa, 2012}}
*{{cita libro|autore=Ferdinando Di Dato|titolo=Napoli, Pasquale Turiello e «La rassegna agraria, commerciale, industriale, politica» di Eduardo Capuano (1892-1910)|anno=2012|editore=Photocity edizioni|città=Napoli|url=|capitolo=|SBN=NAP0560817|formato=|cid=Di Dato}}
*{{Cita libro|autore=Andrea Staffa|titolo=Castello Marcantonio a Cepagatti. Un luogo nella storia|url=https://www.academia.edu/36196155/AR._STAFFA_2013_-_Cepagatti._Castello_Marcantonio._Un_luogo_nella_Storia?email_work_card=title|data=2013|editore=Castello Marcantonio|città=Cepagatti|SBN=BVE0608670|cid=Staffa, 2013}}
*{{cita libro|autore=Simonluca Perfetto|autore2=Achille Giuliani|titolo=Politica feudale e monetaria di Alfonso d'Aragona. Il Marchesato di Pescara in potere degli Avalos-Aquino e la sconosciuta zecca aragonese di Rocca San Giovanni|anno=2013|editore=Libreria Classica Editrice Diana|città=Cassino|sbn=AQ10105946|cid=Perfetto, 2013}}
*{{cita libro | nome= Simonluca| cognome= Perfetto| titolo= Il commercio dell'olio attraverso la via portuale della Pescara spagnola (1554-1557)| anno= 2014| editore= Museo delle Genti d'Abruzzo| città= Pescara|sbn=UDA0239057|cid=Perfetto, 2014}}
*{{cita libro | nome= Idamaria| cognome= Fusco| titolo= Il ruolo dei fattori antropici e fisici nella diffusione dell'epidemia di peste del 1656-58 nel regno di Napoli| anno= 2016| editore= Istituto di Studi sulle Società del Mediterraneo| città= Napoli|url=https://docplayer.it/80494486-Il-ruolo-dei-fattori-antropici-e-fisici-nella-diffusione-dell-epidemia-di-peste-del-nel-regno-di-napoli.html|formato=PDF}}
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;Altri testi
{{div col|2}}
*{{cita libro|autore=[[Raffaele Colapietra]]|titolo=L'Abruzzo nel 1860|collana=Piccola biblioteca|anno=2014||annooriginale=1960|editore=Textus edizioni|città=L'Aquila|SBN=AQ10100323}}
*{{cita libro|autore=Luigi Lopez|titolo=Pescara, dalla restaurazione al 1860|anno=1990|editore=Deputazione abruzzese di storia patria|città=L'Aquila|sbn=AQ10021270}}
*{{cita libro|autore=Luigi Lopez|titolo=Pescara: dalle origini ai giorni nostri|anno=1993|editore=Nova Italica|città=Pescara|sbn=AQ10002980}}
*{{cita libro|autore=Cristina Bianchetti|titolo=Le città nella storia d'Italia. Pescara|collana=Grandi opere|anno=1997|editore=Editori Laterza|città=Bari|SBN=RAV0305380}}
*{{cita libro|nome=Andrea|cognome=Staffa|titolo=Scavi medievali in Italia 1994-1995|anno=1998|editore=Herder|città=Roma|capitolo=Scavi medievali in Abruzzo 1994-95|url=https://www.academia.edu/37428354/A.R._STAFFA_1998_Scavi_medievali_in_Abruzzo_1994-95_in_Atti_della_I_Conferenza_italiana_di_Archeologia_Medievale_1995_Scavi_medievali_in_Italia_1994-95_Universit%C3%A0_di_Cassino_Dicembre_1995_a_cura_di_S._PATITUCCI-UGGERI_Roma-Freiburg-Wien_1998_pp._55-74|SBN=CFI0419153|formato=PDF}}
*{{Cita pubblicazione|autore=Antonio Bertillo|autore2=Giampietro Pittarello|titolo=Il martirio di una città: Pescara e la guerra 1940/1944|anno=1998|città=Montesilvano|rivista=Progetto Incontro|SBN=TER0000766}}
*{{cita libro|autore=Licio Di Biase|titolo=Castellammare nel tempo. Notizie, curiosità, leggenda e un po’ di storia della Pescara dimenticata|anno=1998|editore=Edizioni Tracce|città=Pescara|SBN=TER0000057}}
*{{cita libro|autore=Licio Di Biase|titolo=La grande storia. Pescara-Castellammare dalle origini al XX secolo|anno=2010|editore=Edizioni Tracce|città=Pescara|SBN=UDA0189120}}
*{{cita libro|autore=Licio Di Biase|titolo=La Madonna dei Sette Dolori tra storia e leggenda. Pescara Colli|anno=2011|città=Pescara|editore=Edizioni Tracce|SBN=PBE0080367}}{{Div col end}}
==Voci correlate==
{{Colonne}}
* [[Pescara]]
* [[Aternum]]
* [[Castellammare Adriatico]]
* [[
{{Colonne spezza}}
* [[Fortezza di Pescara]]
* [[Pescara Vecchia]]
* [[Storia dell'Abruzzo]]
* [[Bombardamento di Pescara]]
{{Colonne fine}}
==Altri progetti==
{{interprogetto|preposizione=sulla}}
==
*{{cita web|1=https://www.archivioluigipiccinato.it/?s=ALP_01.02_107|2=Piano di ricostruzione di Pescara di Luigi Piccinato (1946 - 1955)}}
*{{cita web|https://beniculturali.academia.edu/Departments/Soprintendenza_archeologia_belle_arti_e_paesaggio_dell_Abruzzo/Documents|Documenti della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio dell'Abruzzo}}
*{{YouTube|autore=Stefano Falco|id=DxsuE-rH-I4|titolo=Il Martirio di Pescara|data=3 settembre 2015|accesso=3 febbraio 2023}}
*{{YouTube|autore=Soprintendenza archivistica per l'Abruzzo|id=JTM_zw-wmDU|titolo=Era Pescara (1996)|data=|accesso=23 maggio 2020}}
*{{YouTube|autore=[[Istituto Luce]]|id=4_1va0gsEc8|titolo=Inaugurazione del ponte Littorio (1933)|data=16 giugno 2012|accesso=21 settembre 2019}}
*{{YouTube|autore=[[Istituto Luce]]|id=xlysNDbrzs4|titolo=Le celebrazioni a Pescara in onore di Gabriele D'Annunzio alla sua morte (1938)|data=15 giugno 2012|accesso=21 settembre 2019}}
*{{YouTube|autore=[[Istituto Luce]]|id=ZTe4vrNyWqE|titolo=Coppa Acerbo 1932|data=15 giugno 2012|accesso=21 settembre 2019}}
*{{YouTube|autore=[[Istituto Luce]]|id=G7UwXutjeHU|titolo=Gran premio di Pescara 1950|data=16 giugno 2012|accesso=21 settembre 2019}}
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{{Portale|Abruzzo|storia d'Italia}}
[[Categoria:Storia di Pescara| ]]
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