Giovanni Quaini: differenze tra le versioni
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{{Bio
|Nome = Giovanni
|Cognome = Quaini
|Sesso = M
|LuogoNascita = Salerano sul Lambro
|GiornoMeseNascita = 28 febbraio
|AnnoNascita = 1880
|LuogoMorte = Spino d'Adda
|GiornoMeseMorte = 13 maggio
|AnnoMorte = 1951
|Epoca = 1900▼
|Attività = presbitero
|Attività2 = antifascista
▲|Epoca = 1900
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , punto di riferimento nel territorio [[provincia di Lodi|lodigiano]] per l'attenzione alla [[Rerum Novarum|questione sociale]] e l'opposizione al [[fascismo]]
|Immagine = Giovanni Quaini.jpg
|Didascalia = Foto di
}}
== Biografia ==
=== Gli anni della formazione ===
Giovanni Quaini nasce a Salerano sul Lambro il 28
=== Un giovane prete a fianco dei contadini ===
Ordinato sacerdote il
Dal [[1909]] al [[1911]] è a [[Codogno]] quale cappellano del lavoro e propagandista per il Basso Lodigiano.
=== Gli anni in città a Lodi ===
Nel [[1912]], don Giovanni Quaini è trasferito da Codogno a [[Lodi]], dove
=== Parroco di Spino d'Adda: l'opposizione al fascismo ===
[[File:Quaini MensaRagazzi.jpg|miniatura|La mensa domenicale voluta da
Nel
Negli anni bui della guerra emerge il suo coraggio eroico: il parroco diviene uno dei punti di riferimento dell’intero paese. Il
[[File:Lapide-spino-1.jpg|miniatura|Lapide commemorativa dell'eccidio posta nella piazza tra il Comune e la Chiesa Parrocchiale di Spino d'Adda. Il testo fu dettato da Mons. Quaini.]]▼
Nei giorni di confusione che seguono la [[Anniversario della liberazione|Liberazione]], don Quaini ha un ruolo di primo piano in due tristi vicende che segnano la vita del piccolo paese al confine tra il Lodigiano e il Cremasco. La prima è nota come l'[[eccidio di Spino d'Adda]]. Il
Il secondo episodio è l'uccisione del [[Podestà (fascismo)|
▲[[File:Lapide-spino-1.jpg|miniatura|Lapide commemorativa dell'eccidio posta nella piazza tra il Comune e la Chiesa Parrocchiale di Spino d'Adda. Il testo fu dettato da Mons. Quaini]]
▲Nei giorni di confusione che seguono la [[Anniversario della liberazione|Liberazione]], don Quaini ha un ruolo di primo piano in due tristi vicende che segnano la vita del piccolo paese al confine tra il Lodigiano e il Cremasco. La prima è nota come l'[[eccidio di Spino d'Adda]]. Il [[27 aprile|27 Aprile]], mentre una [[Colonna (militare)|colonna]] di soldati tedeschi sta per entrare in paese, mentre batte in ritirata verso [[Brescia]], i partigiani aprono il fuoco e uccidono un soldato tedesco. La reazione dei soldati è tremenda: entrano in città, [[Saccheggio|saccheggiano]] alcuni negozi e uccidono spietatamente dieci civili, tra cui un povero ragazzino, Luigi Chiesa. Un soldato tedesco entra, sparando, anche nella canonica dove, sotto la scrivania è nascosto un partigiano (un certo Ferla di Nosadello, detto Garibaldi). Don Quaini, con sangue freddo, rimane seduto al suo posto e riesce a celare la presenza dell'uomo che trova così scampo da morte certa. Arrivata la sera, mentre ancora la piazza è invasa dai [[tedeschi]], il parroco si reca a visitare tutti i feriti e raccoglie le salme dei caduti nella chiesa, provvedendo a preparare una degna sepoltura.
▲Il secondo episodio è l'uccisione del [[Podestà (fascismo)|Podestà]] Vito Severgnini. All'indomani della firma dell'[[Armistizio 8 settembre 1943|Armistizio]] e con l'occupazione [[Nazifascismo|nazi-fascista]], a Spino viene mandato come [[commissario prefettizio]] e poi Podestà un temuto fascista, Vito Severgnini. Pochi giorni dopo la Liberazione, il risentimento nei suoi confronti porta i partigiani non solo al suo [[arresto]] ma anche ad un affrettato [[processo]] con sentenza di morte. Don Quaini, che pure aveva anche lui patito i sospetti e le intimidazioni del Podestà negli anni della resistenza clandestina<ref>{{Cita libro|autore=S. Tosi|titolo=Monsignor Giovanni Quaini|data=1984|città=Lodi|pp=40-41|citazione=Vi è al proposito una lettera "riservata personale" che in data 26 giugno 1944 il Commissario prefettizio di Spino, Vito Severgnini, spedisce all'avv. Giovanni Agnesi, vice Federale di Crema. "Il parroco del luogo Sac. Giovanni Quaini torna, sia pure con maggiore furbizia e prudenza, ad esplicitare la sua attività antifascista. Dico 'torna' perché dal 1919 e per qualche anno il predetto Sacerdote non fece mistero delle sue idee politiche (popolari-miglioline) idee che oggi maggiormente si adopera di inculcare nella popolazione. Cultura e intelligenza non mancano a D. Quaini e queste gli permettono di essere dannoso alla Nazione riuscendo a sfuggire, almeno per ora, a quelle sanzioni per ottenere le quali necessitano prove concrete. Proporrei perciò che venisse esonerato dall'ispezione religiosa nelle scuole elementari. Il Commissario Prefettizio, Vito Severgnini"}}</ref>, si adopera perché non si scada nella vendetta e venga risparmiato un ulteriore e inutile bagno di sangue. La sua azione è però inutile: il Podestà venne giustiziato il 30 Aprile, senza attendere ulteriori indicazioni.
=== La delusione dell'immediato post-guerra ===
Terminata la guerra, don Quaini (divenuto ormai nel [[1941]], [[Monsignore|monsignor]] Quaini) si adopera per ricostruire l’unità del paese e guarire le ferite del lungo conflitto: tiene per diverso tempo, a nome del comune, il Registro dei prigionieri e invalidi di guerra e l'[[Ente comunale di assistenza|
[[File:Quaini Funerale.jpg|sinistra|miniatura|Parte del corteo al funerale di Mons. Giovanni Quaini.]]
<br /><blockquote>“Chiedo perdono a Dio e alla sua Chiesa delle mancanze da me commesse specialmente nell’esercizio del mio ministero sacerdotale. Chiedo pure perdono a tutti i miei parrocchiani delle mie deficienze pastorali, ed a ciascuno personalmente delle offese che avessi potuto recare loro. Conscio che lontano da Gesù Cristo e dalla sua Chiesa non vi è salvezza né spirituale né sociale, ho consacrato le mie forze a guidare la parrocchia su questo sentiero, cercando in ogni momento, anche nelle situazioni più agitate e scabrose, di tenere i fedeli uniti nel rispetto della civile libertà per tutti, nel vincolo della verità e della carità di Cristo. A Dio rivolgo la mia umile preghiera, perché nella sua misericordia raggiunga Egli, a bene delle anime a me affidate, la meta nobilissima che io, strumento indegno, non ho saputo raggiungere”.
<br />
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== Testimonianze dei salvati ==
[[File:Quaini TesseraPartigiano.jpg|sinistra|miniatura|Fotocopia della tessera da partigiano rilasciata a Mons. Giovanni Quaini.]]
All'indomani della fine della guerra, le tre figure di spicco della resistenza partigiana locale (il sindaco Giovanni Spinelli, il parroco mons. Giovanni Quaini, il presidente del CLN, il conte Ezio Premoli e il [[tenente]] Claudio Necchi, comandante delle [[Brigate Garibaldi
* Edmondo Ascoli, ebreo. "Il sottoscritto Edmondo Ascoli fu Leopoldo, nato a Ferrara il 6 gennaio 1876, di razza ebraica, abitante a Milano in via Compagnoni 1 e sfollato a Gradella di Pandino dichiara: essendo ricercato dalla polizia fascista per l'applicazione dei provvedimenti razziali, fui suggerito di chiedere aiuto al Parroco di Spino d'Adda, Mons. Giovanni Quaini. Questi mi occultò in casa sua e mi tenne dal 2 dicembre 1943 al 14 luglio 1944, nonostante fosse venuto in paese quale Commissario e poi Podestà il famoso fascista Severgnini Vito, che mi conosceva personalmente. Questo, per la verità. In fede. Milano, 4 luglio 1945. Edmondo Ascoli"
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* Beatrice Zineroni Casati, nobildonna locale. "Nell'autunno del 1944 parte della nostra casa fu requisita e occupata dalle forze armate tedesche. In tale occasione, per aver rivolto a un ufficiale tedesco la seguente domanda: 'Quando ve ne andate in Germania?', dal Commissario Prefettizio Vito Severgnini fui denunciata. In seguito a ciò fu emesso mandato di cattura contro di me. Il 29 settembre 1944 chiesi ricovero nella casa del Parroco di Spino d'Adda Mons. Giovanni Quaini, che mi ospitò fino all'alba del 2 ottobre, nella quale mi fu possibile fuggire da Spino. 22 luglio 1945, Beatrice Zineroni Casati".
* un certo Levini, ebreo, e Antonio Ambrosini, disertori della [[Xª Flottiglia MAS (Repubblica Sociale Italiana)|X Mas]]. "Nel settembre 1944, verso gli inizi del mese, mentre ero ospite di Mons. Quaini, si rifugiarono colà due giovani, un tale Levini (nome falso, alterazione di Levi) e il suo amico Ambrosini Antonio. I due erano, così raccontarono, fuggiti da Milano, perché, facenti parte della X Flottiglia Mas, avevano abbandonato il loro reparto ed erano ricercati dalla Forza Repubblicana Fascista. Il Levini, ebreo, si era arruolato nella X Mas per essere al sicuro da persecuzioni razziali. L'Ambrosini perché di leva, voleva sottrarsi alla deportazione in Germania. Poi non potendo resistere nelle forze repubblicane fasciste, a cui avevano aderito, non per convinzione ma per necessità, erano fuggiti. Mons. Quaini, uso a dare aiuto, nelle sue possibilità, a tutti i ribelli al nazifascismo e a tutti i perseguitati politici e razziali, li ospitò per più giorni nella sua casa. In seguito, per la facilità di controllo e di delazione che c'è in ogni luogo, e appunto perché non era possibile, senza rischio dei due fuggiaschi, che rimanessero più a lungo a casa sua, si interessò in ogni modo perché trovassero un altro rifugio, più lontano e più sicuro che non nella sua casa e nel suo paese. In fede, Steno Siccoli".
== Il discorso contro il fascismo ==
La relazione redatta per il Corpo Volontari della Libertà di Milano e per l'Archivio storico di Milano, inizia dichiarando che "l'attività partigiana a Spino d'Adda ha avuto il suo preludio la domenica 1 agosto 1943 con le dichiarazioni antifasciste fatte pubblicamente in chiesa dal Parroco a guida dei fedeli". Di quali dichiarazioni si tratta? Nell'Archivio Parrocchiale della Parrocchia di Spino d'Adda è ancora conservato il foglietto scritto a macchina di tali parole, pronunciate in Chiesa pochi giorni dopo lo [[Caduta del fascismo|scioglimento del fascismo]] da parte del nuovo [[Governo Badoglio I|Governo Badoglio]]. Ecco il contenuto
[[File:Quaini InteventoAntiFascista.jpg|miniatura|Davanti del foglietto dattiloscritto originale dell'intervento pubblico di Mons. Quaini contro il fascismo (1 Agosto 1943).]]
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Come deve comportarsi il cristiano: Nel nostro Comune di Spino abbiamo avuto la fortuna di autorità animate di rettitudine, alle cui mani non si è mai attaccato nulla della roba altrui; esse hanno creduto nel fascismo e l'hanno servito in buona fede, facendo del bene quando è stato loro possibile. Queste persone meritano rispetto e vanno rispettate.Coloro che a suo tempo sbraitavano per il fascismo, ed ora si mettono in prima linea ad imprecare contro gli esponenti maggiori del fascismo, farebbero meglio a chiudersi in un prudente silenzio, perché il loro contegno non è né serio né corretto. Tutti coloro che hanno violentato e saccheggiato la nazione, che hanno affamato il popolo, ogni buon cristiano chiede che vengano assicurati alla giustizia, perché giustizia sia fatta. Con ciò ogni buon cristiano sente che in quest'ora tremenda, in cui pende ancora la spada della guerra e c'è bisogno di acquistare la pace onoratamente, in cui c'è da guarire le immense ferite della nazione, bisogna mantenere la calma e la disciplina, cercando di contribuire alla risurrezione e di evitare nuovi lutti e nuove rovine == Note ==
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== Bibliografia ==
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*Franco Spinelli, ''Resoconto sulla formazione e sulla attività del G.A.P. della Zona Linate-Paullo-Pandino trasformatosi poi in
*Franco Spinelli, ''Relazione sull'assistenza ai
*Giovanni Spinelli, Giovanni Quaini, Ezio Premoli e Claudio Necchi, ''Rapporto sull'Attività Partigiana'', inviato al Corpo Volontari della Libertà di Milano, all'Archivio Storico di Milano e conservato in copia firmata anche nell'Archivio Parrocchiale di Spino d'Adda.
*S. Tosi, ''Monsignor Giovanni Quaini'', Lodi 1984.
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