Emilio Becuzzi: differenze tra le versioni

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{{militare
{{P|considerazioni poco enciclopediche|militari|febbraio 2019}}{{F|militari|febbraio 2019}}
|Nome = Emilio Becuzzi
|Immagine =
|Didascalia =
|Soprannome =
|Data_di_nascita = 10 giugno [[1886]]
|Nato_a = [[Livorno]]
|Data_di_morte = 26 agosto 1949
|Morto_a = Roma
|Cause_della_morte = Morte naturale
|Luogo_di_sepoltura =
|Etnia = <!-- solo se enciclopedica -->
|Religione = <!-- solo se enciclopedica -->
|Nazione_servita = {{ITA 1861-1946}}
|Forza_armata = [[Regio Esercito]]
|Arma = [[Arma di Fanteria|Fanteria]]
|Corpo =
|Specialità =
|Unità =
|Reparto =
|Anni_di_servizio =
|Grado = [[Generale di divisione]]
|Ferite =
|Comandanti =
|Guerre = [[Guerra italo-turca]]<br/>[[Prima guerra mondiale]]<br/>[[Guerra d'Etiopia]]<br/>[[Seconda guerra mondiale]]
|Campagne = [[Fronte italiano (1915-1918)]]
|Battaglie = [[Battaglia di Gargaresh]]<br/>[[Battaglia del Solstizio]]
|Comandante_di = [[133ª Divisione corazzata "Littorio"]]<br/>[[15ª Divisione fanteria "Bergamo"]]
|Decorazioni = [[#Onorificenze|vedi qui]]
|Studi_militari = [[Accademia militare di Modena|Regia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria]] di [[Modena]]
|Pubblicazioni =
|Frase_celebre =
|Altro_lavoro =
|Note =
|Ref = dati tratti da ''Generals''<ref name="aw">{{Cita|Generals||aw}}.</ref>
}}
{{Bio
|Nome = Emilio
|Cognome = Becuzzi
|Sesso = M
|LuogoNascita = Livorno
|GiornoMeseNascita = 10 giugno
|AnnoNascita = 1886
|LuogoMorte = Roma
|GiornoMeseMorte = 26 agosto
|AnnoMorte = 1949
|Epoca = 1900
|Attività = generale
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , veterano della [[guerra italo-turca]], della [[prima guerra mondiale]] e della [[guerra d'Etiopia]]
}}
 
Durante la [[seconda guerra mondiale]] fu comandante interinale della [[133ª Divisione corazzata "Littorio"]], e successivamente effettivo della [[15ª Divisione fanteria "Bergamo"]] schierata a [[Spalato]], in [[Dalmazia]]. All'atto dell'[[armistizio dell'8 settembre 1943]] cercò dapprima di resistere ai tedeschi in base alla "[[Memoria OP 44]]", raggiungendo un accordo di collaborazione con i [[partigiani jugoslavi]] in base agli ordini impartiti dal comandante della [[2ª Armata (Regio Esercito)|2ª Armata]], generale [[Mario Robotti]], e del comandante del [[XVIII Corpo d'armata (Regio Esercito)|XVIII Corpo d'armata]], generale [[Umberto Spigo]].
'''Emilio Becuzzi''' (Livorno, 10 giugno 1886 – ...) è stato un generale italiano del [[Regio Esercito]] durante la [[Seconda guerra mondiale]], ricordato per il suo ruolo in [[Nordafrica|Africa settentrionale]] nel 1942 e in [[Dalmazia]] nel 1943.
 
Successivamente quest'ultimo gli ordinò di consegnare il materiale militare italiano ai tedeschi non appena fossero giunti in città, ed egli decise di obbedire ignorando le insistenze dei partigiani, degli ufficiali alleati presenti in città, e di alcuni ufficiali italiani. Allora a Spalato scoppiò il caos, e l'intera [[Divisione (unità militare)|Divisione]] "Bergamo", fu disarmata dai partigiani, ma la reazione tedesca fu rapida e il 19 iniziarono i bombardamenti aerei contro gli obiettivi italiani, tanto che egli decise di imbarcarsi sulla [[torpediniera]] della [[Regia marina]] ''[[Aretusa (torpediniera)|Aretusa]]'' per raggiungere [[Bari]], abbandonando così le proprie truppe.
== Carriera ==
Emilio Becuzzi s'arruolò nel Regio Esercito ed entrò come allievo nell'Accademia militare di [[Modena]], da cui uscì con il grado di [[sottotenente]], assegnato all'arma di fanteria, il 19 settembre 1909.
 
A quell'epoca risultava decorato con la [[Ordine militare di Savoia|Croce di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia]], tre [[Medaglia d'argento al valor militare|Medaglie d'argento]] e due di [[Valor militare|bronzo al valor militare]].
Partecipò alla [[Guerra italo-turca]] e al [[Prima guerra mondiale|primo conflitto mondiale]] (presso il 1° reggimento fanteria Re), nei gradi da [[tenente]] a [[maggiore]], con grandi riconoscimenti al valore.
 
== Biografia ==
Dopo un servizio come ufficiale di SM presso la Brigata Friuli quale [[Aiutante di campo|aiutante di campo]] del comandante, fu promosso [[Tenente colonnello|tenente colonnello]] il 1° dicembre 1926.
Nacque a Livorno il 10 giugno 1886,<ref name="aw"/> figlio di Sante ed Enrichetta Spagnoni. Arruolatosi nel [[Regio Esercito]] entrò come [[allievo ufficiale]] nella [[Accademia militare di Modena|Regia Accademia Militare di fanteria e Cavalleria]] di [[Modena]], da cui uscì con il grado di [[sottotenente]], assegnato all'[[arma di fanteria]], il 19 settembre [[1909]].<ref>''Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia'' n.243 del 10 novembre 1909, pag.5720.</ref>
 
Tra il [[1911]] e il [[1912]] partecipò alla [[guerra italo-turca]], venendo decorato di una [[Medaglia di bronzo al valor militare]], successivamente tramutata in [[Ricompense al valor militare|Medaglia d'argento]], per il coraggio dimostrato nella [[battaglia di Gargaresh]]. Promosso [[tenente]] il 19 settembre 1912,<ref>''Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia'' n.245 del 17 ottobre 1912, pag.6003.</ref> dopo l'[[prima guerra mondiale|entrata in guerra]] del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]], avvenuta il 24 maggio [[1915]], combatté in forza presso il [[1º Reggimento fanteria "Re"]], nei gradi da tenente, [[capitano]] e poi [[maggiore]], venendo decorato con una seconda [[Medaglia d'argento al valor militare]] e una seconda di bronzo.
Becuzzi assunse il 31 dicembre 1936 il grado di [[colonnello]] e comandò prima l'84° reggimento fanteria "Venezia" a [[Firenze]] dal febbraio 1936 al giugno 1938, per poi passare al Comando del VII Corpo della stessa città e ottenere infine il comando del centro di esperienze fanteria a [[Roma]], dove lo colse la dichiarazione di guerra nel giugno 1940.
 
Dopo un servizio come ufficiale di [[Stato maggiore]] presso la [[Brigata Friuli]] quale [[aiutante di campo]] del comandante, fu promosso [[tenente colonnello]] il 1º dicembre [[1926]].
Dal 9 giugno 1941, promosso generale di brigata, Becuzzi fu destinato in [[Libia italiana|Libia]] quale vicecomandante della [[101ª Divisione motorizzata "Trieste"|101^ divisione motorizzata "Trieste"]], partecipando a tutti i cicli operativi riguardanti la riconquista della [[Cirenaica italiana|Cirenaica]] e di [[Tobruch]] e, nell'estate 1942, assunse per breve tempo le funzioni di comandante della [[133ª Divisione corazzata "Littorio"]]. Fu rimpatriato in agosto per lieve ferita all'inguine per scheggia da bomba d'aereo e sostituito dal generale Pederzini. Dopo breve convalescenza, assunse a Firenze incarichi speciali presso il comando della Difesa territoriale.
 
Il 31 dicembre [[1936]] fu promosso [[colonnello]] assumendo il comando dapprima dell'[[84º Reggimento fanteria "Venezia"]] di stanza a [[Firenze]] (febbraio 1936-giugno [[1938]]), distinguendosi nel corso della [[guerra d'Etiopia]], dove fu decorato con una terza Medaglia d'argento al valor militare. Rientrato in Italia passò poi in servizio presso il Comando del [[VII Corpo d'armata (Regio Esercito)|VII Corpo d'armata]] della stessa città, ottenendo infine il comando del Centro di esperienze della fanteria a [[Roma]], dove si trovava all'atto della [[seconda guerra mondiale|dichiarazione di guerra]] a [[Francia]] e [[Gran Bretagna]], avvenuta il 10 giugno 1940.
Il 26 marzo 1943 fu insignito quale Cavaliere dell'Ordine Militare d'Italia.
 
Divenuto [[generale di brigata]] il 9 giugno [[1941]], il 21 novembre dello stesso anno fu nominato comandante della III Brigata corazzata della [[133ª Divisione corazzata "Littorio"]] e in seguito, del 3 giugno 1942, destinato ad operare in [[Libia italiana|Libia]] quale vicecomandante della [[101ª Divisione motorizzata "Trieste"]], partecipando a tutti i cicli operativi riguardanti la riconquista della [[Cirenaica italiana|Cirenaica]] e di [[Tobruch]] e, il 26 giugno [[1942]], assunse per breve tempo le funzioni di comandante della Divisione corazzata "Littorio", ricoprendo tale incarico sino al 24 luglio, e mantenendo anche il comando della III Brigata corazzata, della stessa unità. Fu rimpatriato il 5 agosto per una lieve ferita all'inguine causata da scheggia di bomba d'aereo e sostituito prima dal generale Bizzi, poi dal generale Pederzini. Dopo una breve convalescenza, assunse a [[Firenze]] incarichi speciali presso il Comando della Difesa territoriale.
Dal 25 febbraio di quell'anno Becuzzi assunse incarichi speciali al comando della 2^ armata a [[Fiume (Croazia)|Fiume]] (Supersloda) per poi esser assegnato definitivamente, il 1° marzo, al comando della 15ª divisione di fanteria "Bergamo", a [[Spalato]], in [[Dalmazia]].<ref>Oddone Talpo, op.cit.,p. 1085</ref> Era ancora al suo comando a Spalato quando arrivò la notizia dell'[[Armistizio di Cassibile|armistizio]], la sera dell'8 settembre 1943.
 
Il 26 marzo 1943 fu insignito della [[Ordine militare di Savoia|Croce di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia]].
Gli alti gradi dell’esercito presenti in Dalmazia, primo fra tutti lo stesso Becuzzi, erano a conoscenza della “[[Memoria OP 44|Memoria 44]]”, ma non adottarono alcun provvedimento significativo in chiave anti-tedesca, capace di rallentare il processo di dissolvimento dei reparti italiani. L'intera divisione Bergamo, priva di ordini chiari anche a causa delle incertezze del generale Becuzzi,<ref>{{cita web|url=http://www.anpi.it/storia/125/la-divisione-bergamo-spalato-croazia|titolo=La divisione Bergamo: Spalato, Croazia|accesso=24 febbraio 2019}}</ref><ref>Tutti i convulsi avvenimenti del 9 settembre sono descritti in Oddone Talpo, op. cit., pp. 1138-1140 e in Enzo de Bernart, op.cit, pp. 7 e seguenti</ref> fu facilmente disarmata dai [[Partigiani jugoslavi|partigiani]]<ref>Elena Aga-Rossi & Maria Teresa Giusti, op. cit., p. 15.</ref>. Il generale Becuzzi in seguitò affermò che la maggioranza dei soldati e degli ufficiali non fosse intenzionata a proseguire la guerra e quindi non avrebbe aperto il fuoco né contro i tedeschi né contro i partigiani<ref>Elena Aga-Rossi & Maria Teresa Giusti, op. cit., p. 144.</ref>. Circostanza smentita però dalle testimonianze di numerosi superstiti che sottolinearono che i soldati protestarono rumorosamente e che moltissimo armamento individuale fu reso inservibile o gettato in mare pur di non essere consegnato, e come molti automezzi furono ribaltati e quasi tutti i cannoni resi inservibili<ref>Elena Aga-Rossi & Maria Teresa Giusti, op. cit., p. 144-145.</ref>.
 
Dal 25 febbraio di quell'anno assunse incarichi speciali al comando della [[2ª Armata (Regio Esercito)|2ª Armata]] (Supersloda) a [[Fiume (Croazia)|Fiume]], in [[Croazia]], per poi esser assegnato definitivamente, il 1º marzo, al comando della [[15ª Divisione fanteria "Bergamo"]], a [[Spalato]], in [[Dalmazia]].<ref name=T4p1085>{{Cita|Talpo 1994|p. 1085}}.</ref> Era ancora al suo comando a Spalato quando arrivò la notizia dell'[[Armistizio di Cassibile|armistizio, la sera dell'8 settembre 1943]].<ref group=N>Alle sue dipendenze vi erano tre generali di brigata Salvatore Pelligra, Angelo Policardi e Alfonso Cigala Fulgosi.</ref>
Becuzzi si imbarcò poi sulla torpediniera [[Aretusa (torpediniera)|Aretusa]] per [[Bari]], abbandonando la maggior parte delle truppe sotto il suo comando alla mercé dei [[Germania nazista|tedeschi]] che, appena entrati in città, si abbandonarono, con gli alleati [[ustascia]], a rastrellamenti e feroci rappresaglie, passando per le armi soldati e ufficiali dell’esercito italiano, tra cui i generali [[Alfonso Cigala Fulgosi]], [[Angelo Policardi]] e [[Salvatore Pelligra]]. L'episodio sarà ricordato come il [[massacro di Treglia]], a lungo dimenticato dalle autorità italiane e riportato alla luce dalla figlia di uno degli ufficiali scomparsi dopo la resa, Carlo Linetti, maggiore e comandante di uno dei battaglioni di fanteria della divisione<ref>''Vita e morte del soldato italiano nella guerra senza fortuna'' - Ed. Ferni Ginevra 1971 Vol. XII</ref>.
 
Gli alti gradi dell'esercito presenti in Dalmazia, primo fra tutti egli stesso, erano a conoscenza della "[[Memoria OP 44]]", emessa dal generale [[Mario Roatta]], ma non adottarono immediatamente alcun provvedimento significativo in chiave [[Germania|antitedesca]], capace di rallentare il processo di dissolvimento dei reparti italiani.<ref name=T4p1138-1140>{{Cita|Talpo 1994|pp. 1138-1140}}.</ref> Recatosi personalmente a bordo di un [[idrovolante]] da Spalato a Zara per parlare personalmente col suo superiore, il generale [[Umberto Spigo]], appena l'apparecchio ammarò, riprese subito quota perché a Spalato era stata segnalata la presenza in città dei reparti tedeschi.<ref name="as">{{Cita|Arena di Pola||as}}.</ref> Messosi difficoltosamente in contatto a [[Zara]] con il comando del corpo d'armata, quest'ultimo gli confermò l'ordine già ricevuto dal comandante della 2ª Armata, generale [[Mario Robotti]], di assumere accordi con le formazioni partigiane per la difesa della città in vista di un eventuale attacco tedesco.<ref name="as"/>
== Note ==
 
Il 10 settembre ricevette presso il suo [[Quartier generale]] i rappresentanti del comando supremo partigiano, venuti appositamente da Jajce, tra cui l'[[avvocato]] [[Ivo Lola Ribar]], rappresentante personale di [[Josip Broz Tito|Tito]], il generale Costantino Popovic e tre ufficiali alleati facenti parte della missione, tra cui il futuro [[storico]] inglese [[Frederick William Deakin]].<ref name="as"/>
Raggiunto un accordo di massima egli volle avere l'autorizzazione del generale Spigo, suo superiore diretto, e quando poté avere il contatto radio con Zara scoprì che gli ordini erano completamente cambiati.<ref name="as"/> Il generale Spigo gli ordinava la consegna del materiale militare italiano ai tedeschi non appena fossero giunti in città.<ref name="as"/> Malgrado le insistenze degli esponenti partigiani, e degli ufficiali alleati ed anche di alcuni di quelli italiani, affinché si continuassero le trattative per raggiungere a una diretta e fattiva collaborazione italo-slava, tutto fu inutile.<ref name="as"/> Egli rispose che avrebbe obbedito all'ordine diretto del suo superiore, anche se quest'ultimo era stato impartito sotto palese costrizione.<ref name="as"/> Allora a Spalato successe il caos, e l'intera [[Divisione (unità militare)|Divisione]] "[[Bergamo]]", priva di ordini chiari anche a causa delle sue incertezze,<ref>{{cita web|url=http://www.anpi.it/storia/125/la-divisione-bergamo-spalato-croazia|titolo=La divisione Bergamo: Spalato, Croazia|accesso=24 febbraio 2019|dataarchivio=24 febbraio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190224173908/http://www.anpi.it/storia/125/la-divisione-bergamo-spalato-croazia|urlmorto=sì}}</ref><ref name=d4p7>{{Cita|de Bernart 1974|p. 7}}.</ref> fu facilmente disarmata dai [[Partigiani jugoslavi|partigiani]].<ref name=A1p15>{{Cita|Aga--Rossi, Giusti 2011|p. 15}}.</ref>
 
Il generale Becuzzi in seguitò affermò che la maggioranza dei soldati e degli ufficiali non fosse intenzionata a proseguire la [[guerra]] e quindi non avrebbe aperto il fuoco né contro i tedeschi né contro i partigiani<ref name=A1p144>{{Cita|Aga--Rossi, Giusti 2011|p. 144}}.</ref>. Circostanza smentita però dalle testimonianze di numerosi superstiti che sottolinearono che i [[Soldato|soldati]] protestarono rumorosamente e che moltissimo armamento individuale fu reso inservibile o gettato in mare pur di non essere consegnato, e come molti automezzi furono ribaltati e quasi tutti i [[Cannone|cannoni]] resi inservibili<ref name=A1p144-145>{{Cita|Aga--Rossi, Giusti 2011|pp. 144-145}}.</ref>. Soltanto il giorno 16 egli si decise a sottoscrivere l'accordo con i partigiani e gli [[Alleati della seconda guerra mondiale|ufficiali alleati]],<ref group=N>L'accordo fu sottoscritto dall'avvocato Ribar, del generale Popovic, del maggiore inglese Deakin, dal capitano inglese Burke, del capitano statunitense Benson.</ref> in cui risultava che le armi e il materiale militare erano state cedute spontaneamente, in cambio della fornitura di viveri ai militari e civili italiani presenti.<ref name="as"/> Inoltre i partigiani si impegnavano a chiedere agli alleati, ormai presenti in [[Puglia]], i mezzi per il rimpatrio degli italiani, cui veniva assicurata l'incolumità personale, salvo qualche elemento da considerarsi un [[criminale di guerra]].<ref name="as"/> La reazione tedesca fu immediata, e dopo un lancio di [[Volantino|manifestini]] diretti ai soldati della "Bergamo" in cui si invitavano i militari ad arrendersi e, soprattutto, si imponeva di non consegnare nessuna arma ai partigiani, il giorno 19, verso mezzogiorno, si verificò un improvviso e violento bombardamento effettuato dai [[cacciabombardiere|cacciabombardieri]] [[Junkers Ju 87 Stuka]] sui campi italiani di Spinut e Cappuccini, posizionati a [[nord]] della [[città]], ai piedi del monte Mariano, che provocò la [[morte]] di quasi 300 soldati italiani, mentre altrettanti rimasero feriti.<ref name="as"/>
 
Imbarcatosi poi sulla [[torpediniera]] della [[Regia marina]] '' [[Aretusa (torpediniera)|Aretusa]]'' per [[Bari]], abbandonò la maggior parte delle truppe sotto il suo comando alla mercé dei [[Germania nazista|tedeschi]] che, appena entrati in città, si abbandonarono, con gli alleati [[ustascia]], a rastrellamenti e feroci rappresaglie, passando per le armi soldati e ufficiali dell'esercito italiano, tra cui i generali [[Alfonso Cigala Fulgosi]], [[Angelo Policardi]] e [[Salvatore Pelligra]]. L'episodio sarà ricordato come il [[massacro di Treglia]], a lungo dimenticato dalle autorità italiane e riportato alla luce dalla figlia di uno degli ufficiali scomparsi dopo la resa, Carlo Linetti, maggiore e comandante di uno dei battaglioni di fanteria della divisione<ref>''Vita e morte del soldato italiano nella guerra senza fortuna'' - Ed. Ferni Ginevra 1971 Vol. XII</ref>.
 
==Onorificenze==
{{Onorificenze
|immagine=Cavaliere BAR.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia
|collegamento_onorificenza=Ordine militare di Savoia
|motivazione=
|data=Regio Decreto 26 marzo 1943<ref name= quirinale >[http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=1221 Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.]</ref>
}}
{{Onorificenze
|immagine = Valor militare silver medal BAR.svg
|nome_onorificenza = Medaglia d'argento al valor militare
|collegamento_onorificenza = Ricompense al valor militare
|motivazione =''Per la calma e per il coraggio con cui insieme con altri ufficiali, concorse a riordinare e ricondurre al fuoco una compagnia che aveva perduto gli ufficiali e molti uomini di truppa. Si distinse pure per lo slancio con il quale condusse la truppa a ricuperare una posizione momentaneamente abbandonata. Bin Bu Saad, 4 dicembre 1911-Gargaresh, 18 gennaio 1912''.
|data =
}}
{{Onorificenze
|immagine = Valor militare silver medal BAR.svg
|nome_onorificenza = Medaglia d'argento al valor militare
|collegamento_onorificenza = Ricompense al valor militare
|motivazione =''Ai suoi soldati, che rimanevano esitanti vedendo cadere ad uno a uno i suoi compagni che uscivano dalle trincee, dava l'esempio balzando fuori e percorrendo tratti scoperti e fortemente battuti. Trascinava così, la compagnia fin sotto le difese avversarie e ve la manteneva salda, rafforzandovisi. Peuma, 28 novembre 1915''.
|data =
}}
{{Onorificenze
|immagine = Valor militare silver medal BAR.svg
|nome_onorificenza = Medaglia d'argento al valor militare
|collegamento_onorificenza = Ricompense al valor militare
|motivazione =''Comandante l'avanguardia della divisione “Gavinana”, impegnava combattimento fronteggiando bravamente le forze avversarie che valendosi del terreno insidioso cercavano di sopraffare le sue truppe. Ferito al petto, rimaneva al suo posto di combattimento fino al mattino successivo, esempio a tutti di coraggio, di profondo sentimento del dovere e di alto spirito di sacrificio. Selaclacà, 29 febbraio.1 marzo 1936''.
|data =
}}
{{Onorificenze
|immagine = Valor militare bronze medal BAR.svg
|nome_onorificenza = Medaglia di bronzo al valor militare
|collegamento_onorificenza = Ricompense al valor militare
|motivazione =''Per la calma e per il coraggio con cui insieme con altri ufficiali, concorse a riordinare e ricondurre al fuoco una compagnia che aveva perduto gli ufficiali e molti uomini di truppa. Si distinse pure per lo slancio con il quale condusse la truppa a ricuperare una posizione momentaneamente abbandonata. Bin Bu Saad, 4 dicembre 1911-Gargaresh, 18 gennaio 1912''.
|data =Regio Decreto 22 marzo 1913
}}
{{Onorificenze
|immagine = Valor militare bronze medal BAR.svg
|nome_onorificenza = Medaglia di bronzo al valor militare
|collegamento_onorificenza = Ricompense al valor militare
|motivazione =''Durante l'attacco nemico, in un momento difficile della situazione, si offriva per portare un importante ordine che cambiava l'impiego di un battaglione d'assalto. Di propria iniziativa, poi, si recava alle brigate impegnate in combattimento, percorrendo zone battute da violento fuoco di interdizione, inviando, in tempo utile, al proprio comando di divisione, chiare e frequenti notizie sull'andamento della lotta, riuscendo a mantenere saldo e vivo il contatto tra i comandi. Col Moschin-Monte Asolone, 15 giugno 1918''.
|data =
}}
{{Onorificenze
|immagine = Ufficiale OCI Kingdom BAR.svg
|nome_onorificenza = Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia
|collegamento_onorificenza = Ordine della Corona d'Italia
|motivazione =
|data =Regio Decreto 27 ottobre 1937<ref>Supplemento Ordinario alla ''Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia'' n.80 del 7 aprile 1938, pag.20.</ref>
}}
{{Onorificenze
|immagine = Commendatore OCI Kingdom BAR.svg
|nome_onorificenza = Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia
|collegamento_onorificenza = Ordine della Corona d'Italia
|motivazione =
|data = Regio Decreto 27 ottobre 1938<ref>Supplemento Ordinario alla ''Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia'' n.140 del 23 novembre 1936, pag.41.</ref>
}}
{{Onorificenze
|immagine = Cavaliere SSML BAR.svg
|nome_onorificenza = Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
|collegamento_onorificenza = Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
|motivazione =
|data = Regio Decreto 27 ottobre 1938<ref>Supplemento Ordinario alla ''Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia'' n.271 del 16 giugno 1939, pag.10.</ref>
}}
{{Onorificenze
|immagine =1GMx4.png
|nome_onorificenza = Medaglia commemorativa della guerra 1915-1918
|collegamento_onorificenza = Medaglia commemorativa della guerra 1915-1918
|motivazione =
}}
{{Onorificenze
|immagine = Medaglia a ricordo dell'Unità d'Italia BAR.svg
|nome_onorificenza = Medaglia a ricordo dell'Unità d'Italia
|collegamento_onorificenza = Medaglia a ricordo dell'Unità d'Italia
|motivazione =
}}
{{Onorificenze
|immagine = Allied Victory Medal BAR.svg
|nome_onorificenza = Medaglia interalleata della Vittoria
|collegamento_onorificenza = Medaglia interalleata della vittoria (Italia)
|motivazione =
}}
{{Onorificenze
|immagine=Distintivo avanzamento merito di guerra ufficiali superiori (forze armate italiane).svg
|nome_onorificenza= avanzamento per merito di guerra
|collegamento_onorificenza=
|motivazione=''Colonnello di eccezionali doti di carattere, intelletto e volontà, animato da amore ardente per il servizio, ha portato nel campo delle armi della fanteria e delle istruzioni circa il loro utilizzo, l'eccezionale contributo della sua esperienza di appassionato fante e di valoroso combattente, rendendo eccezionali servizi ai fini della preparazione della guerra''.
|data=Regio Decreto 28 giugno 1941<ref>Registrato alla Corte dei conti lì 28 luglio 1941, registro 25, foglio 180.</ref>
}}
 
==Note==
=== Annotazioni ===
<references group=N/>
 
=== Fonti ===
<references/>
 
== Bibliografia ==
*{{cita libro|autore=Elena Aga-Rossi|autore2=Maria Teresa Giusti|titolo=Una guerra a parte|editore=Il Mulino|città=Bologna|anno=2011|ISBN=978-88-15-15070-7|cid=Aga-Rossi, Giusti 2011}}
* Oddone Talpo, ''Dalmazia. Una cronaca per la storia (1943-1944),'' Stato Maggiore dell'Esercito - Ufficio Storico, Roma 1994
*{{cita libro|autore=Enzo de Bernart, ''|titolo=Da Spalato a Wietzendorf. 1943-1945. Storia degli internati militari italiani'',|editore=Ugo Mursia Editore|città=Milano,|anno=1974|ISBN=|cid=de Mursia,Bernart 1974}}
*{{cita libro|autore=Carlo Linetti|titolo=Vita e morte del soldato italiano nella guerra senza fortuna|editore=Ed. Ferni|città=Ginevra|anno=1971|ISBN=|cid=Linetti, 1971}}
* Elena Aga-Rossi & Maria Teresa Giusti, ''Una guerra a parte'', Bologna, Il Mulino, 2011 ISBN 978-88-15-15070-7.
*{{Cita libro|autore=Charles D. Pettibone|titolo=The Organization and Order of Battle of Militaries in World War II Volume VI Italy and France Including the Neutral Countries of San Marino, Vatican City (Holy See), Andorra, and Monaco|editore=Trafford Publishing|anno=2010|lingua=en|ISBN=1-4269-4633-3|cid=Pettibone 2010}}
*{{cita libro|autore=Oddone Talpo|titolo=Dalmazia. Una cronaca per la storia (1943-1944)|editore=Stato Maggiore dell'Esercito - Ufficio Storico|città=Roma|anno=1994|ISBN=|cid=Talpo 1994}}
 
== Voci correlate ==
* [[Massacro di Treglia]]
 
== Collegamenti esterni ==
*{{cita web|autore=|url=http://www.generals.dk/general/Becuzzi/Emilio/Italy.html|titolo=Emilio Becuzzi|accesso=27 settembre 2019|lingua=en|editore=http://www.generals.dk|sito=Generals|cid=aw}}
*{{cita web|autore=Antonio Vinaccia|url=http://www.arenadipola.com/articoli/37147|titolo=Ciò che visse Maria Pasquinelli Marasma a Spalato dopo l'8.IX. 1943|accesso=29 settembre 2019|editore=http://www.arenadipola.com|sito=Arena di Pola|cid=as}}
 
{{Portale|biografie|seconda guerra mondiale|storia d'Italia}}
 
[[Categoria:Militari italiani della guerra italo-turca]]
{{Portale|biografie|guerra|storia d'Italia}}
[[Categoria:GeneraliMilitari italiani della prima guerra mondiale]]
[[Categoria:Militari italiani della seconda guerra mondiale]]
[[Categoria:Cavalieri dell'Ordine militare di Savoia]]
[[Categoria:Medaglie d'argento al valor militare]]
[[Categoria:Medaglie di bronzo al valor militare]]
[[Categoria:Commendatori dell'Ordine della Corona d'Italia]]
[[Categoria:Cavalieri dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro]]
[[Categoria:Decorati di Medaglia interalleata della vittoria]]
[[Categoria:Decorati di Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca]]
[[Categoria:Decorati di Medaglia commemorativa dell'Unità d'Italia]]