Francesco Ercole di Valois: differenze tra le versioni

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{{WIP open|Chevalier d'Éon}}
{{Aristocratico
|nome = Francesco di Valois
|immagine = Hercule-François, duc d'Alençon.jpg
|titolo = Principe reale di Francia, Duca di Angiò
|legenda = Francesco di Valois, duca d'Angiò e d'Alençon, ritratto da [[François Clouet]] nel [[1572]], [[National Gallery of Art]], [[Washington]]
|immagine = François de France, duc d'Alençon + 1584.jpg
|stemma = Arms of François, Duke of Anjou and Alençon (as Sovereign of the Netherlands).svg
|legenda =
|titolo =[[Duca d'Angiò#I Valois, quarta creazione del 1576|Duca d'Angiò]]
|inizio reggenza = [[1576]]
|fine reggenza = [[1584]]
|predecessore = [[Enrico III di Francia|Enrico III]]
|successore = ''Ritorno alla corona''
|titolo1 =[[Duca d'Alençon#Duca d'Alençon|Duca d'Alençon]]
|inizio reggenza1 = [[1566]]
|fine reggenza1 = [[1584]]
|predecessore1 = ''Titolo creato''
|successore1 = ''Ritorno alla corona''
|altrititoli = [[Nobiltà francese|Principe reale di Francia]]<br />[[Duchi di Berry|Duca di Berry]]
|nome completo = Francesco Ercole di Valois-Angoulême
|consorte di =
|figli =
|casa realedinastia = [[Dinastia Valois-Angoulême]]
|padre = [[Enrico II di Francia|Enrico II di Valois]]
|madre = [[Caterina de' Medici]]
|data di nascita = 18 marzo [[1555]]
|luogo di nascita = [[Castello di Saint-Germain-en-LayeFontainebleau]]
|data di morte = 10{{Calcola giugno [[età3|1584]]|6|10|1555|3|18}}
|luogo di morte = [[Château-Thierry]]
|luogo di sepoltura = [[Basilica di Saint-Denis]]
|religione = [[Cattolicesimo]]
}}
{{Bio
|Nome = Francesco Ercole
|Cognome = di Valois
|PostCognomeVirgola = '''duca d'Alençon e, d'Angiò e di Berry'''
|Sesso = M
|LuogoNascita = Castello di Fontainebleau
|GiornoMeseNascita = 18 marzo
|AnnoNascita = 1555
|LuogoMorte = Château-Thierry
|GiornoMeseMorte = 10 giugno
|AnnoMorte = 1584
|AttivitàEpoca = 1500
|Attività = nobile
|Nazionalità =
|Nazionalità = francese
|Categorie = no
|Categorie =
|FineIncipit = fu l'ottavo figlio di [[Enrico II di Francia]] e di [[Caterina de' Medici]] e fratello dei re di Francia: [[Francesco II di Francia|Francesco II]], [[Carlo IX di Francia|Carlo IX]] e [[Enrico III di Francia|Enrico III]]
}}
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Alla testa del partito dei ''[[Malcontent]]'', Francesco svolse un ruolo politico particolarmente importante nella Francia di fine Cinquecento. Causò problemi alla corte di suo fratello Enrico III e partecipò alla [[Guerre di religione francesi#La sesta (1576–1577) e la settima (1579–1580) guerra di religione|sesta e settima guerra di religione]].
 
Fu un pretendente alla mano della regina [[Elisabetta I d'Inghilterra]] dal [[1572]] fino alla sua morte, e prese parte alla guerra di indipendenza delle [[Repubblica delle Sette Province Unite|Province Unite]] contro la [[Spagna]]: con il [[trattato di Plessis-les-Tours]] del [[1580]] tutte le Province meno l'[[Contea d'Olanda|Olanda]] e la [[Contea di Zelanda|Zelanda]], lo riconobbero "Protettore della libertà dei Paesi Bassi", e sembrava destinato a diventare il sovrano del nuovo stato, quando l'insuccesso del tentativo di prendere con la forza la città di [[Anversa]] nel [[1583]] lo costrinse a riparare in Francia.
Morì di tubercolosimalaria il 10 giugno [[1584]] a [[Château-Thierry]]. La sua morte ebbe importanti implicazioni politiche: essendo suo fratello re Enrico III senza figli, permise ad [[Enrico IV di Francia|Enrico di Navarra]] di diventare re di Francia alla morte di Enrico III. La prospettiva di avere un re ugonotto favorì quindi unla rinnovamentorecrudescenza del radicalismo cattolico, con lo scoppio infine dell'ottava guerra di religione.
 
== Biografia ==
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==== Infanzia ====
[[File:Hercule-Francois Duke of Alencon.jpg|thumb|left|Ercole di Valois, duca d'Angiò. Bottega di [[François Clouet]] 1559 circa.]]
Nacque il 18 marzo 1555 nel [[castello di Fontainebleau]], figlio di [[Enrico II di Francia]] e [[Caterina de' Medici]]. Fu battezzato con il nome di «Ercole», avendo come padrini il conestabile di Francia [[Anne de Montmorency (duca)|Anne de Montmorency]] ed [[Ercole II d'Este]], duca di Ferrara.<ref>{{Cita|Holt, 1985|p. 7.}}.</ref> Trascorse l'infanzia insieme ai fratelli nei castelli lungo la [[Senna]], accudito da un gran numero di servitori e cortigiani addetti al suo benessere personale.
 
L'inopinata morte del padre nel 1559 provocò la rottura degli equilibri di potere tra le grandi famiglie aristocratiche del regno, divise anche per motivi religiosi. Segnato dalla presa di potere dei cattolici Guisa, il breve regno di [[Francesco II di Francia|Francesco II]] venne funestato dalla [[congiura di Amboise]], ordita dai due [[Principe del sangue|principi del sangue]] di fede calvinista: [[Antonio di Borbone]], re di Navarra e [[Luigi I di Borbone-Condé|Luigi di Condé]]. L'ascesa al trono di re [[Carlo IX di Francia|Carlo IX]] di soli dieci anni, permise a [[Caterina de' Medici]] di prendere le redini del potere, in qualità di reggente.<ref>{{Cita|Knecht, 1998|pp. 50-74.}}.</ref>
 
Nonostante la ricerca di un clima distensivo, la tensione crescente tra i due schieramenti politico-religiosi portò allo scoppio della [[Guerre di religione francesi#La prima guerra di religione (1562–1563)|prima guerra civile di religione]]. Durante questo periodo, il piccolo Ercole e la sorella maggiore [[Margherita di Valois|Margherita]] vissero riparati nel sicuro [[castello di Amboise]], allevati da varie dame di corte.<ref>{{Cita|Valois, 1641|p. 18.}}.</ref> Finita la guerra, si ricongiunse alla madre e ai fratelli per partecipare a «''le grand voyage de France''» della corte: un tour di propaganda monarchica, ideato da Caterina per rinsaldare i legami tra il sovrano e la popolazione francese.<ref>{{Cita|Holt, 1985|p. 9.}}.</ref>
 
Se fino a quel momento Ercole si era dimostrato più robusto dei fratelli Carlo e [[Enrico III di Francia|Enrico]], oltre che ad un aspetto gradevole e un carattere gioviale<ref>{{Cita|Williams, 1910|p. 296.}}.</ref>, tra [[Lione]] e [[Valence]] si ammalò gravemente e fu costretto a tornare Parigi per poter essere curato. Non vi sono dettagli su quale tipo di malattia avesse contratto, ma da quel momento la sua salute sarebbe rimasta irrimediabilmente compromessa.<ref>{{Cita|Holt, 1985|p. 10.}}.</ref> Si ricongiunse alla corte un anno dopo e nel febbraio 1566, a [[Moulins]], ricevette la cresima, durante la quale, su richiesta della madre, mutò il nome in «Francesco», in onore del nonno [[Francesco I di Francia|Francesco I]]. Ricevette inoltre in appannaggio da suo fratello Carlo, i ducati d'Alençon e di Normandia.<ref>{{Cita|Holt, 1985|p. 11.}}.</ref>
 
==== Educazione, aspetto e carattere ====
[[File:Caterina e i figli.jpg|thumb|right|Ritratto di famiglia: [[Caterina de' Medici]] con re [[Carlo IX di Francia|Carlo IX]], [[Margherita di Valois|Margherita]], [[Enrico III di Francia|Enrico]] e Francesco. [[1561]] circa.]]
Secondo una prassi consolidata, fino ai sette anni i ''[[Fils de France]]'' erano cresciuti da dame di corte, per poi venir affidati a dei precettori che dovevano occuparsi della loro istruzione. A differenza dei fratelli maggiori, Francesco non avrebbe mai spiccato in doti o curiosità intellettive: la sua corrispondenza palesa una conoscenza semplicistica del francese e la sua incapacità ad esprimersi in italiano. Pur preferendo sempre lo sport, la caccia e gli esercizi militari alla cultura, ciò non gli avrebbe impedito di svolgere il ruolo da [[mecenatismo|mecenate]], prendendo sotto la sua protezione numerosi artisti e scrittori, tra cui [[Jean Bodin]], [[Guillaume Postel]], [[Pierre de Bourdeille|Brantôme]], [[Pierre de Ronsard|Ronsard]].<ref>{{Cita|Holt, 1985|pp. 15-16.}}.</ref>
 
Nel settembre 1569, Francesco fu colpito da una violenta forma di [[vaiolo]]. Pur riuscendo a sopravvivere, il suo volto rimase profondamente devastato dalle cicatrici delle pustole. In particolare il naso era talmente segnato da sembrare diviso in due.<ref>{{Cita|Garrison, 2001|p. 92.}}.</ref> Stando al suo amico d'infanzia, il [[HenriEnrico de La Tour d'Auvergne|visconte di Turenne]], la malattia lo avrebbe segnato profondamente anche nel carattere e nell'intelletto.<ref>{{Cita|Turenne, 1901|pp. 19-20.}}.</ref> Crescendo inoltre sarebbe risultato essere molto basso rispetto ai fratelli<ref>{{Cita|Pernot, 2014|p. 272}}.</ref>: cosa per la quale sarebbe stato pesantemente dileggiato.
 
Tutte questeQueste avversità lo avrebbero reso un ragazzo taciturno e introverso, facendogli sviluppare un carattere ambizioso e spregiudicato. Con il passare degli anni avrebbe sviluppato una gelosia e un rancore crescentecrescenti nei confronti dei fratelli, in particolare verso il [[Enrico III di Francia|Enrico]], il prediletto della regina madre.<ref>{{Cita|Garrison, 2001|p. 93.}}.</ref> Caterina si sarebbe sempre rapportata con poca comprensione verso l'ultimogenito: nell'infanzia ad esempio, lo avrebbe poco indulgentemente descritto come «un piccolo moro (''petite moricaud'') che non ha che guerra e tempesta nel suo cervello».<ref>{{Cita|Babelon, 2017|p. 98.}}.</ref>
 
==== Primi passi in politica ====
[[File:François de France, Duc d'Anjou.jpg|thumb|right|Francesco duca d'Alençon. Particolare da dipinto di [[François Clouet]] (1572 circa). È possibile notare come leLe cicatrici del vaiolo non sianosono state raffigurate dal pittore.]]
Rispetto al resto dei fratelli che seguivano la corte itinerante nei vari castelli lungo la Senna e la Loira, Francesco rimase fisso a Parigi dal 1569 con la sua corte personale, governata da Jean d'Ebrard, ''seigneur'' de St-Sulpice, ex ambasciatore francese in Spagna e dal 1568 incaricato della sua istruzione, con il quale strinse una forte amicizia.<ref>{{Cita|Holt, 1985|pp. 11-13.}}.</ref>
 
Francesco sperava di potersi distinguere in ambito militare come aveva fatto suo fratello Enrico durante la [[Guerre di religione francesi#La terza guerra di religione (1569–1570)|terza guerra civile di religione]], vincendo nelle famose battaglie di [[Battaglia di Jarnac|Jarnac]], in cui era rimasto ucciso il [[Luigi I di Borbone-Condé|principe di Condé]], e di [[Battaglia di Moncontour|Montcountour]]. Il suo lavoro di supporto all'esercito regio non fu ignorato, ma Francesco rimase comunque una figura politica sfocata al servizio di suo fratello il [[Carlo IX di Francia|re]].<ref>{{Cita|Holt, 1985|p. 13.}}.</ref>
 
Nel 1570 anche il duca entrò nel mercato delle alleanze matrimoniali gestito da Caterina, che inizialmente pensò di farlo sposare ad una principessa sassone, ma il fermo rifiuto del duca d'Angiò di abiurare il cattolicesimo, provocando la rottura delle trattative di nozze con [[Elisabetta I d'Inghilterra]], cambiò le carte in tavola. Visto che questo legame politico era di estrema importanza per re Carlo, che voleva creare una vasta alleanza da contrapporre all'egemonia spagnola, la regina madre propose Francesco come nuovo pretendente.<ref>{{Cita|Knecht, 1999|pp. 140-141.}}.</ref>
 
Secondo l'ambasciatore inglese, il duca d'Alençon «non era così ostinato, papista e restio come un mulo quanto suo fratello» in fatto di religione. Molti contemporanei ritennero che Francesco fosse divenuto ancor più elastico in materia, per la relazione che avrebbe stretto con l'[[Gaspard de Châtillon|ammiraglio di Coligny]], leader dell'esercito protestante, dopo il suo ritonoritorno a corte nell'ottobre 1571.<ref>{{Cita|Holt, 1985|pp. 22-23.}}.</ref>
 
=== Il capo dei Malcontent (1572-1574) ===
====Un nuovo movimento politico====
[[File:Le Siege de La Rochelle par le Duc d Anjou en 1573.jpg|thumb|left| L'[[assedio di La Rochelle (1573)]], durante il quale Francesco ebbe numerosi scontri con il fratello Enrico d'Angiò.]]
Estromesso dalle decisioni politiche a causa della scarsa considerazione nel quale era tenuto dalla madre e dai fratelli, Francesco risultò del tutto estraneo<ref>{{Cita|Holt, 1985|p. 20.}}.</ref> alla strage della «[[notte di Sansan Bartolomeo]]», di poco successiva alle nozze di sua sorella [[Margherita di Valois|Margherita]] con il re calvinista [[Enrico IV di Francia|Enrico di Navarra]], che dovevano celebrare la ritrovata armonia nel regno data dalla [[pace di Saint-Germain]].
 
Fu incaricato da [[Carlo IX di Francia|Carlo IX]] di seguire il duca d'Angiò assieme ad altri esponenti dell'alta aristocrazia per porre d'[[Assedio di La Rochelle (1573)|assedio La Rochelle]].<ref>{{Cita|Holt, 1985|p. 25.}}.</ref> Assieme ai nobili cattolici vi erano anche il re di Navarra e il principe [[Enrico I di Borbone-Condé|Enrico di Condé]], i due cugini [[Borbone]], costretti a convertirsi dopo la strage e da quel momento prigionieri a corte. L'assedio dimostrò solo la crescente diversità di vedute tra Francesco e suo fratello Enrico, con violente litigate. Francesco fu escluso da ogni decisione strategichestrategica e fu ostracizzato in ogni iniziativa anche da re Carlo.<ref>{{Cita|Holt, 1985|p. 29.}}.</ref>
 
La sua estraneità al massacro di Parigi, denunciata dallo stesso Francesco come un tradimento, la sua tolleranza per il calvinismo e la sua distanza dai fratelli maggiori, resero Francesco una figura politica di riferimento per una "terza via" che raccolse tutti coloro che non si ritrovavano più nelle scelte politiche della monarchia.<ref>{{Cita|Viennot, 1994|p. 62.}}.</ref> Sarebbero stati denominati «''[[Malcontent]]''», (Malcontenti): un gruppo multiforme formato da cattolici moderati, scontenti del crescente assolutismo monarchico, e da calvinisti che cercavano un mediatore per la loro causa.
[[File:Henri de Navarre par Dumonstier.jpeg|thumb|right| Re [[Enrico IV di Francia|Enrico di Navarra]]. Scaltro cognato di Francesco, fu tra i promotori delle congiure dei Malcontent negli ultimi anni di regno di [[Carlo IX di Francia|Carlo IX]].]] [[File:BloisValois -Tapestry, tableauL'éléphant, MargueriteMargot de Valois (detail).jpg|thumb|right|[[Margherita di Valois|Margherita di Navarra]], ambiziosa sorella maggiore di Francesco, famosa per le abilità diplomatiche e gli scandali sessuali in cui fu coinvolta.]]
I principali sostenitori di questo nuovo partito furono i [[Casato di Montmorency|Montmorency]], da sempre molto legati al duca d'Alençon e preoccupati per la nuova ascesa politica dei [[Guisa]] a corte: i più moderati erano [[François de Montmorency|François]] ed [[Enrico I di Montmorency|Enrico]], mentre i più "arditi" erano gli esponenti più giovani della famiglia: Charles di Merù, Guillame di Thoré e loro cugino, il [[Enrico de La Tour d'Auvergne|visconte di Turenne]]. Ad appoggiare questa terza via, c'erano anche Enrico di Navarra e il principe di Condé, desiderosi di fuggire dalla corte dei Valois.<ref>{{Cita|Holt, 1985|pp. 28-30.}}.</ref>
 
Durante l'assedio a La Rochelle, i Malcontent idearono numerosi e confusi piani che si rivelarono un nulla di fatto.<ref>{{Cita|Holt, 1985|pp. 30-31.}}.</ref> L'azione militare si concluse quando a maggio 1573, [[Enrico III di Francia|Enrico d'Angiò]] ricevette la notizia di essere stato eletto re di Polonia. Fu incaricato Francesco di gestire le trattative di pace per la monarchia che si conclusero nell'editto di Boulogne, estremamente limitante nelle concessioni ai riformati. L'azione venne mal digerita dai calvinisti, ma molto apprezzata da sua madre e i suoi fratelli.<ref>{{Cita|Holt, 1985|p. 33.}}.</ref>
 
Nel dicembre 1573, la partenza di Enrico d'Angiò per la Polonia provocò una crisi all'interno del partito cattolico, di cui era uno dei leader assieme ai Guisa. I [[Malcontent]] pensarono di far fuggire da corte il duca d'Alençon e il re di Navarra, per permettere loro di raggiungere i [[Guerra degli ottant'anni|ribelli fiamminghi]], a cui Francesco aveva in precedenza espresso estrema vicinanza politica, ma l'impresa fallì per intervento della regina Margherita, che aveva precedentemente fatto giuramento al duca d'Angiò di proteggere i suoi interessi politici in sua assenza.<ref>{{Cita|Valois, 1641|pp. 61-63.}}.</ref>
 
Per ribilanciare l'equilibrio politico, [[François de Montmorency]] perorò la causa di Francesco, chiedendo al che venisse investito della carica di luogotenente generale del regno, precedentemente appartenuta al duca d'Angiò. Carlo accettò, ma quando il [[Enrico di Guisa|duca di Guisa]] fece scoppiare uno scandalo accusando il Montmorency di aver incaricato un servitore di ucciderlo, François fu costretto a ritirarsi nelle sue terre. La carica fu infine affidata a [[Carlo III di Lorena]] su richiesta di [[Caterina de' Medici]].<ref>{{Cita|Knecht, 1998|pp. 170-175.}}.</ref>
 
==== Alleanza con la regina di Navarra ====
I complotti non si arrestarono. Venne progettato un [[colpo di statoStato]] che servisse a far nominare erede al trono Francesco, a discapito del duca d'Angiò, ed escludesse definitivamente dal potere la regina madre e i tutti i cortigiani stranieri.
 
Stavolta, al fianco di Francesco, vi fu anche la sorella maggiore: la situazione era mutata nel febbraio 1574, quando Margherita, stando alle sue ''[[Memorie (Margherita di Valois)|Memorie]]'', Margherita fu persuasa dall'umiltà e la reverenza con cui il fratello le chiese protezione.<ref>{{Cita|Valois, 1641|pp. 63-64.}}.</ref> Più probabilmente la regina di Navarra agì per ambizione personale: con il duca d'Alençon al potere avrebbe potuto svolgere un ruolo cardine nella mediazione tra i cattolici, legati al duca d'Alençon e i calvinisti legati al marito.<ref>{{Cita|Viennot, 1994|pp. 62-63.}}.</ref>
 
Da quel momento la loro sarebbe risultata essere una solida alleanza rafforzata da una naturale tenerezza fraterna: il loro patto di reciproco sostegno e soccorso non si sarebbe mai infranto, durando per tutta la vita.<ref>{{Cita|Viennot, 1994|p. 63.}}.</ref> Francesco avrebbe trovato innella Margheritasorella un'alleata sicura, capace di sostenerlo, aiutarlo, consigliarlo e proteggerlo e verso cui avrebbe sempre dimostrato devozione.<ref>{{Cita|Garrisson, 1994|p. 107.}}.</ref> Sicuramente Margherita ebbe sempre una notevole influenza politica sul fratello minore.
 
Rafforzato dalla sofferta esclusione di entrambi dalle attenzioni materne<ref>{{Cita|Craveri, 2008|p. 61.}}.</ref>, questo legame sarebbe risultato foriero di numerose preoccupazioni per la [[Caterina de' Medici|madre]] e il fratello [[Enrico III di Francia|Enrico]] e di vari problemi per il regno. Il loro rapporto avrebbe scatenato numerosi pettegolezzi, basati su una feroce campagna diffamatoria contro i Valois<ref>{{Cita|Bertière, 1994|p. 230.}}.</ref>, finendo per essere etichettato con sprezzo come [[incesto|incestuoso]].<ref>{{Cita|Mahoney, 1975|pp. 232-233.}}.</ref>
 
====Cospirazioni di corte====
Tra il 27 e il 28 febbraio a corte scoppiò il panico quando giunse la notizia che un esercito stava marciando verso il [[castello di Saint-Germain-en-Laye]]. A guidarlo era Chaumont-Guitry, uomo alle dipendenze del re di Navarra. Purtroppo giunse in anticipo, poiché la data prefissata per la fuga era il 10 marzo. A quel punto, vista la situazione senza scampo, Margherita avrebbe spronato il suo amante [[Joseph Boniface de La Môle]]<ref>{{Cita|Viennot, 1994|pp. 64-65.}}.</ref>, favorito del duca d'Alençon, a denunciare il complotto al re e alla regina madre.
 
Chiamato dal fratello per un chiarimento, Francesco confessò di aver voluto fuggire nelle [[Contea delle Fiandre|Fiandre]] perché a corte non era tenuto nella considerazione che gli era dovuta per nascita. Minacciato di morte dalla madre, Francesco colto dal panico, chiese perdono piangendo in ginocchio.<ref>{{Cita|Mahoney, 1975|p. 190.}}.</ref> Anche Enrico di Navarra confessò di aver voluto fuggire per non sottostare alle ingiurie dei Guisa, da cui era tormentato dalla notte di san Bartolomeo. Anche lui fu perdonato per intercessione della moglie.
[[File:Monvoisin-Charles IX.JPG|left|thumb|L'agonia di [[Carlo IX di Francia|Carlo IX]]. Circondato dalla moglie [[Elisabetta d'Asburgo (1554-1592)|Elisabetta d'Austria]] e dalla madre Caterina de' Medici. Dipinto di [[Raymond Monvoisin]] (1834).]]
 
Quella congiura, passata alla Storia come la «congiura del martedì grasso» o il «terrore di Saint-Germain», costrinse la corte ad una fuga precipitosa verso Parigi. Francesco e il re di Navarra viaggiarono sorvegliati di persona dalla regina madre.<ref>{{Cita|Valois, 1641|p. 65.}}.</ref> La famiglia reale cercò di ricucire i rapporti con i Montmorency, richiamando a corte il [[François de Montmorency|maresciallo François]]. Nonostante fossero di fatto prigionieri a corte, nel [[castello di Vincennes]], Francesco e Enrico di Navarra organizzarono una nuova congiura per fuggire da attuare l'11 aprile. Informata da una spia, stavolta la regina madre reagì con forza, incarcerando tutti i cospiratori, una cinquantina di persone, tra cui La Môle, il suo compare [[Annibal de Coconas]], François di Montmorency, il [[Artus de Cossé-Brissac|maresciallo di Cossé]] e l'astrologo [[Cosimo Ruggieri]].<ref>{{Cita|Knecht, 1998|p. 171.}}</ref>
 
Informata per tempo da una spia, Caterina stroncò con forza la «cospirazione di Vincennes», facendo incarcerare una cinquantina di persone, tra cui La Môle, il suo compare [[Annibal de Coconas]], François di Montmorency, il [[Artus de Cossé-Brissac|maresciallo di Cossé]] e l'astrologo [[Cosimo Ruggieri]].<ref>{{Cita|Knecht, 1998|p. 171}}.</ref> Su ordine del re e della regina madre, Francesco e Enrico furono costretti a firmare ununa dichiarazione pubblica con cui si dissociavano dai nuovi disordini<ref>{{Cita|Viennot, 1994|p. 66.}}.</ref>, nonostante il [[René de Birague|cancelliere Birago]] avesse ipotizzato di farli giustiziare per alto tradimento. I due cospiratori si difesero davanti al [[Parlamento di Parigi|Parlamento]], mentre La Môle e Coconas furono decapitati per [[lesa maestà]], dopo essere stati a lungo torturati e interrogati.<ref>{{Cita|Knecht, 1998|pp. 171-172.}}.</ref>
 
Durante il maggio 1574, mentre Carlo IX deperiva progressivamente, distrutto dalla tisi, [[Margherita di Valois|Margherita]] cercò di far fuggire il marito e il fratello nascondendoli nella propria carrozza, ma non riuscì a metterli d'accordo su quale dei due far fuggire per primo.<ref>{{Cita|Valois, 1641|pp. 66-67.}}.</ref> A fine mese, il re spirò, facendo riconoscere al duca d'Alençon e al re di Navarra la successione del duca d'Angiò e la reggenza temporanea affidata alla [[Caterina de' Medici|madre]].<ref>{{Cita|Knecht, 1998|pp. 172-173.}}.</ref> La morte di [[Carlo IX di Francia|Carlo IX]], rese Francesco l'erede al trono, ottenendo il semplice e onorifico titolo di «[[Monsieur (Ancien Régime)|Monsieur]]».
 
=== L'erede al trono ribelle (1574-1576) ===
====Dissidi famigliari====
[[File:AnjouHenry 1570louvreIII Valois.jpg|thumb|left|Elegante e intelligente, [[Enrico III di Francia|re Enrico III]] fu il principale avversario politico di Francesco, e dei sovrani di Navarra. Dipinto di [[François Clouet]] (1570).]]
In attesa del ritorno del fratello dalla Polonia, Francesco e il re di Navarra provarono ancora a scappare da corte, ma ogni tentativo risultò vano e alla fine, a Lione, si sottomisero alla volontà di [[Enrico III di Francia|Enrico III]].<ref>{{Cita|Holt, 1985|pp. 44-45}}.</ref> Fidandosi poco di entrambi, il sovrano continuò a tenerli sotto sorveglianza.<ref>{{Cita|Holt, 1985|p. 46}}.</ref> Per reprimere l'opposizione presente a corte, il re prese di mira Francesco e i sovrani di Navarra, lasciando liberi i suoi favoriti, i ''[[Mignon (storia)|mignons]]'', di tormentarli.<ref>{{Cita|Viennot, 1994|pp. 72-76}}.</ref>
La morte di [[Carlo IX di Francia|Carlo IX]], rese Francesco il prossimo erede al trono, ottenendo il semplice e onorifico titolo di «[[Monsieur (Ancien Régime)|Monsieur]]». Occupati solo nominalmente ad assistere la reggenza di Caterina in attesa del ritorno del fratello dalla Polonia, Francesco e il re di Navarra provarono ancora a scappare da corte, durante i mesi estivi.<ref>{{Cita|Holt, 1985|pp. 44-45.}}</ref> Ogni tentativo risultò vano e alla fine, a Lione, si sottomisero alla volontà di Enrico III.
 
Fidandosi poco del fratello minore e del cognato, Enrico III ritenne opportuno continuare a tenerli prigionieri a corte.<ref>{{Cita|Holt, 1985|p. 46.}}</ref> Nel frattempo infatti i [[Malcontent]] del [[Midi (Francia)|Midi]] si erano ribellati alla Corona, sotto la guida del governatore della Linguadoca,di [[Enrico I di Montmorency]]|Enrico signoreI di Montmorency-Damville, fratello minore di [[François de Montmorency]]. Due cospiratori mandati da Damville per convincere Francesco a fuggire furono arrestati, uno subito giustiziato e l'altro torturato.<ref>{{Cita|Cloulas, 1980|pp. 340-341.}}.</ref>
 
Iniziarono le recriminazioni tra Alençon e Navarra per la guida politica dei Malcontent: il titolo di erede al trono aveva reso Francesco la personalità più importante a corte dopo il re. Ciò non fece che richiamare a sé un gran numero di partigiani, tanto da poter rivaleggiare con il fratello. Alcuni di loro erano un tempo fedeli a Enrico III, fra cui [[Louis de Clermont d'Amboise]], detto «Bussy d'Amboise», divenuto amante di [[Margherita di Valois]].<ref>{{Cita|Viennot, 1994|pp. 78-79}}.</ref> Secondo l'ambasciatore toscano, il duca d'Alençon si «lascia[va] governare» dal suo favorito.<ref>[https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k29281x/f42.item.r=Bussy%20d'Amboise Négociations diplomatiques de la France avec la Toscane. Tome 4, p. 38.]</ref>
Per reprimere l'opposizione presente a corte, [[Enrico III di Francia|Enrico III]] utilizzò i suoi favoriti, i ''[[Mignon (storia)|mignon]]'', che presero costantemente di mira Francesco e i sovrani di Navarra, tormentandoli e sbeffeggiandoli con battute e pettegolezzi.<ref>{{Cita|Viennot, 1994|pp. 72-76.}}</ref> Uno dei maggiori favoriti del re, [[Louis de Béranger du Guast]] sfruttò inoltre la sua amante [[Charlotte de Sauve]], già amante del duca d'Alençon e del re di Navarra, per metterli l'uno contro l'altro. Risultarono inutili gli sforzi della [[Margherita di Valois|regina Margherita]] che cercò invano di riallacciare i rapporti fra i due ragazzi.<ref>{{Cita|Valois, 1641|pp. 79-80.}}</ref> La tensione tra loro arrivò a tali estremi che l'ambasciatore inglese scrisse che sarebbero pronti «a tagliarsi la gola l'un l'altro».<ref>{{Cita|Holt, 1985|p. 49.}}</ref>
 
La situazione si acuì a causa della gelosia di entrambi per [[Charlotte de Sauve]], amante di tutti e due, che aizzata dal favorito del re [[Louis de Béranger du Guast]], mise i due principi l'uno contro l'altro.<ref>{{Cita|Valois, 1641|pp. 79-80}}.</ref> La tensione tra loro arrivò a tali estremi che l'ambasciatore inglese scrisse che sarebbero pronti «a tagliarsi la gola l'un l'altro».<ref>{{Cita|Holt, 1985|p. 49}}.</ref> Francesco avrebbe addirittura rinfacciato al re di Navarra le profezie che prevedevano l'ascesa del Borbone al trono di Francia, a suo discapito.<ref>{{Cita|Pitts, 2012|p. 72}}.</ref> La regina madre cercò invano di appianare gli screzi tra i figli.
Gli screzi amorosi tra i due giovani principi del sangue, andarono a indebolire la vasta cospirazione estera che era stata nel frattempo creata. Da mesi un esercito protestante si era accalcato sul confine franco-tedesco, aspettando il momento propizio per invadere il regno di Francia. Guidate dal [[Enrico I di Borbone-Condé|principe di Condé]] e l'elettore palatino [[Giovanni Casimiro di Wittelsbach-Simmern]], oltre ad essere segretamente sovvenzionate da [[Elisabetta I d'Inghilterra]], le truppe sarebbero servite per mettere pressione a Enrico III, obbligandolo a concedere la libertà di culto ai riformati, sbarazzarsi dei Guisa e, guidate dal duca d'Alençon, a cacciare gli spagnoli dalle Fiandre.<ref>{{Cita|Holt, 1985|p. 48.}}</ref>
 
Gli screzi tra i due principi, indebolirono la cospirazione che era stata nel frattempo creata dai [[Malcontent]] all'estero. Da mesi un esercito protestante, segretamente sovvenzionato da [[Elisabetta I d'Inghilterra|Elisabetta d'Inghilterra]], si era accalcato sul confine franco-tedesco, aspettando il momento propizio per invadere la Francia. Guidate dal [[Enrico I di Borbone-Condé|principe di Condé]] e dall'[[Giovanni Casimiro di Wittelsbach-Simmern|elettore palatino]], le truppe sarebbero servite per obbligare Enrico III a concedere la libertà di culto ai riformati, sbarazzarsi dei Guisa e, guidate dal duca d'Alençon, a cacciare gli spagnoli dalle Fiandre.<ref>{{Cita|Holt, 1985|p. 48}}.</ref>
 
L'inimicizia tra Francesco ed [[Enrico III di Francia|Enrico III]] coinvolse i rispettivi favoriti, che iniziarono a confrontarsi in numerose risse. Nel giugno 1575 Bussy fu costretto a ritirarsi da corte dopo una serie di affronti ai ''[[Mignon (storia)|mignons]]'' che avevano portato ad ordire un attentato contro di lui.<ref>{{Cita|Viennot, 1994|pp. 80-81}}.</ref> Compreso di essere stati raggirati da Enrico III e dalla regina madre, che avevano promesso ad entrambi, in maniera alternata, la carica di luogotenente generale del regno, Francesco e il re di Navarra avrebbero deciso di accantonare le loro divergenze per fuggire da corte. Alcuni storici hanno comunque messo in dubbio questa versione dei fatti, ritenendo il legame fra i due fin troppo lacerato.<ref>{{Cita|Viennot, 1994|p. 82}}.</ref>
 
====La fuga del duca d'Alençon====
[[File:Henri Ier de Montmorency.jpg|thumb|[[Enrico I di Montmorency|Enrico di Montmorency-Damville]], governatore di Linguadoca. Guidò la ribellione dei [[Malcontent]].]]
[[File:Pingret - Louis de Clermont, seigneur de Bussy d'Amboise.jpg|thumb|right| [[Louis de Clermont d'Amboise|Bussy d'Amboise]], sprezzante e ardimentoso favortito di Francesco e amante di sua sorella [[Margherita di Valois|Margherita]].]]
Il 15 settembre 1575, dopo una serie di prove, il duca d'Alençon riuscì a fuggire da Parigi, nascondendosi in una carrozza della [[Enrichetta di Nevers|duchessa di Nevers]].<ref>{{Cita|Goldstone, 2015|pp. 222-223}}.</ref> Lontano da Parigi, fu accolto da un gran numero di gentiluomini avversi alla politica della Corona, e cavalcò con loro fino a [[Dreux]], appartenente al suo appannaggio. Da qui, scrisse una lettera alla madre, per assicurarla della sua lealtà verso il re suo fratello.<ref>{{Cita|Holt, 1985|p. 51}}.</ref>
Il titolo di erede al trono aveva reso Francesco la personalità più importante a corte dopo il re. Ciò non fece che richiamare a sé un gran numero di partigiani, alcuni un tempo fedeli a Enrico III. Fra di loro vi era il famoso [[Louis de Clermont d'Amboise]], detto «Bussy d'Amboise», divenuto amante della regina di Navarra.<ref>{{Cita|Viennot, 1994|pp. 78-79.}}</ref> Secondo l'ambasciatore toscano, il duca d'Alençon si «lascia[va] governare» dal suo favorito.<ref>[https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k29281x/f42.item.r=Bussy%20d'Amboise Négociations diplomatiques de la France avec la Toscane. Tome 4, p. 38.]</ref>
 
La fuga scatenò l'ira di Enrico III, impaurito che Francesco potesse unirsi all'armata protestante in Germania. Ordinò ai nobili di riconsegnargli il fratello, ma all'appello risposero solo [[Louis de Béranger du Guast|Du Guast]], il [[Ludovico Gonzaga-Nevers|duca di Nevers]] e il [[Jacques II de Goyon de Matignon|''seigneur'' di Matignon]]. La maggior parte di loro rifiutò, considerando la faccenda uno screzio famigliare e comunque un terreno insidioso, incerti con chi schierarsi per poterne ricavare di più.<ref>{{Cita|Holt, 1985|pp. 50-51}}.</ref>
L'inimicizia tra Francesco ed [[Enrico III di Francia|Enrico III]] coinvolse i rispettivi favoriti, che iniziarono a confrontarsi in numerose risse. Nel giugno 1575 Bussy fu costretto a ritirarsi da corte dopo una serie di affronti ai ''[[Mignon (storia)|mignon]]'' che avevano portato ad ordire un attentato contro di lui. Il re ottenne che fossero congedate alcune dame della sorella, fra cui [[Melchiore di Thorigny]], fedele tramite di Margherita con Bussy e il duca d'Alençon.<ref>{{Cita|Viennot, 1994|pp. 80-81.}}</ref>
 
Da Dreux, il duca d'Alençon scrisse un manifesto che riprendeva i termini esposti da [[Enrico I di Montmorency|Damville]] al re: la rimozione degli stranieri dal governo (si era sviluppata in quegli anni un'ondata di razzismo contro gli italiani), la pacificazione religiosa e la riunione degli [[Stati generali (Francia)|Stati generali]]. La [[Caterina de' Medici|madre]] lo raggiunse a Chambord per evitare che si unisse alle truppe tedesche, legittimando i loro intenti contro la monarchia francese.<ref>{{Cita|Holt, 1985|pp. 52-56}}.</ref> Come atto distensivo, Enrico III fu costretto a liberare il [[François de Montmorency|maresciallo di Montmorency]] e [[Artus de Cossé-Brissac|Cossé]], ma ciò non impedì a Thoré di iniziare l'invasione della Francia settentrionale con i [[raitri]], che furono fermati a [[Dormans]] da [[Enrico di Guisa]].
Compreso di essere stati raggirati da Enrico III e dalla regina madre, che avevano promesso ad entrambi, in maniera alternata, la carica di luogotenente generale del regno, Francesco e il re di Navarra avrebbero deciso di accantonare le loro divergenze per fuggire da corte. Alcuni storici hanno comunque messo in dubbio questa versione dei fatti, ritenendo il legame fra i due fin troppo lacerato.<ref>{{Cita|Viennot, 1994|p. 82.}}</ref>
 
Una tregua firmata a Champigny da Caterina, concedeva a Francesco le città di [[Angoulême]], [[Niort]], [[Saumur]], [[Bourges]] e [[La Charité-sur-Loire|La Charité]]; veniva concessa libertà di culto ai protestanti e veniva concordato il pagamento di 50.000 [[livres]] ai mercenari tedeschi. A corte la regina madre fu aspramente criticata e contestata per aver concesso così tanto ai ribelli.<ref>{{Cita|Holt, 1998|pp. 182-83}}.</ref> Il 9 gennaio 1576, i raitri guidati dal [[Enrico I di Borbone-Condé|principe di Condé]] e da [[Giovanni Casimiro di Wittelsbach-Simmern|Giovanni Casimiro]] entrarono in territorio francese scatenando la guerra civile.
Il 15 settembre 1575, dopo una serie di prove, il duca d'Alençon riuscì a fuggire da Parigi, nascondendosi in una carrozza della [[Claudia Caterina di Clermont|marescialla di Retz]]. Lontano da Parigi, fu accolto da un gran numero di gentiluomini avversi alla politica della Corona, e cavalcò con loro fino a [[Dreux]], appartenente al suo appannaggio. Da qui, scrisse una lettera alla madre, per assicurarla della sua lealtà verso il re suo fratello.<ref>{{Cita|Holt, 1985|p. 51.}}</ref>
 
Poco dopo, Francesco stracciò l'accordo accusando il [[René de Birague|cancelliere Birago]] di aver tentato di avvelenarlo. Riparò a [[Villefranche-sur-Cher|Villefranche]] dove fu raggiunto dal [[Enrico de La Tour d'Auvergne|visconte di Turenne]], con 3.000 archibugieri e 400 cavalli.<ref>{{Cita|Holt, 1985|pp. 57-62}}.</ref>
La fuga scatenò l'ira di Enrico III, impaurito che Francesco potesse unirsi all'armata protestante in Germania. Ordinò ai nobili di riconsegnargli il fratello, ma all'appello risposero solo [[Louis de Béranger du Guast|Du Guast]], il [[Ludovico Gonzaga-Nevers|duca di Nevers]] e il [[Jacques II de Goyon de Matignon|''seigneur'' di Matignon]]. La maggior parte di loro rifiutò, considerando la faccenda uno screzio famigliare e comunque un terreno insidioso, incerti con chi schierarsi per poterne ricavare di più.<ref>{{Cita|Holt, 1985|pp. 50-51.}}</ref>
 
====La «pace di Monsieur»====
[[File:Jean Decourt - Portrait François-Hercule de Valois, duc d’Alençon c. 1576.png|left|thumb|Francesco «duca d'Angiò», ritratto da [[Jean Decourt]] (1576).]]
Da Dreux, il duca d'Alençon scrisse un manifesto che riprendeva i termini esposti da [[Enrico I di Montmorency|Damville]] al re: la rimozione degli stranieri dal governo (si era sviluppata in quegli anni un'ondata di razzismo contro gli italiani), la pacificazione religiosa e la riunione degli [[Stati generali]]. La [[Caterina de' Medici|regina Caterina]] lo raggiunse a [[Chambord]] per evitare che Francesco si unisse alle truppe protestanti tedesche, legittimando i loro intenti contro la monarchia francese.<ref>{{Cita|Holt, 1985|pp. 52-56.}}</ref> Come atto distensivo, Enrico III fu costretto a liberare il [[François de Montmorency|maresciallo di Montmorency]] e [[Artus de Cossé-Brissac|Cossé]], ma ciò non impedì a Thoré di iniziare l'invasione della Francia settentrionale con i [[raitri]] tedeschi, che furono fermati a [[Dormans]] da [[Enrico di Guisa]].
Il 5 febbraio, il [[Enrico IV di Francia|re di Navarra]] fuggì da corte e si convertì nuovamente al calvinismo, sconvolgendo i piani della Corona.<ref>{{Cita|Babelon, 2017|pp. 213-19}}.</ref> Esasperato, [[Enrico III di Francia|Enrico III]] irrigidì la prigionia della sorella [[Margherita di Valois|Margherita]], già relegata nei suoi appartamenti dalla fuga di Francesco. Quando il duca fece sapere che non avrebbe trattato con la Corona finché la sorella non fosse stata liberata, il re fu costretto a rilasciarla.<ref>{{Cita|Viennot, 1994|pp. 86-87}}.</ref>
 
A inizio maggio, accompagnato dalla sua vasta clientela di signori cattolici e calvinisti, Francesco si ritrovò a Sens con la madre e la sorella per discutere le trattative tra i ribelli e la Corona. Il 6 maggio fu conclusa la [[Editto di Beaulieu|pace di Beaulieu]], definita la «pace di Monsieur», per gli enormi vantaggi che Francesco ne ricavò: ottenne i ricavi dei della Turenna, del Berry e fu investito del prestigioso titolo di duca d'Angiò. I calvinsti ricevettero una libertà di culto senza precedenti e al diritto di organizzarsi in chiese indipendenti. Il re di Navarra ottenne il governatorato della Guienna.
Una tregua firmata a [[Champigny]] da Caterina, concedeva a Francesco le città di [[Angoulême]], [[Niort]], [[Saumur]], [[Bourges]] e [[La Charité-sur-Loire|La Charité]]; veniva concessa libertà di culto ai protestanti e veniva concordato il pagamento di 50.000 [[livres]] ai mercenari tedeschi. A corte la regina madre fu aspramente criticata e contestata per aver concesso così tanto ai ribelli.<ref>{{Cita|Holt, 1998|pp. 182-83.}}</ref> Il 9 gennaio 1576, i raitri guidati dal [[Enrico I di Borbone-Condé|principe di Condé]] e da [[Giovanni Casimiro di Wittelsbach-Simmern|Giovanni Casimiro]] entrarono in territorio francese scatenando la guerra civile. Poco dopo, Francesco stracciò l'accordo accusando il [[René de Birague|cancelliere Birago]] di aver tentato di avvelenarlo. Riparò a [[Villefranche]] dove fu raggiunto dal [[Enrico de La Tour d'Auvergne|visconte di Turenne]], con 3.000 archibugieri e 400 cavalli.<ref>{{Cita|Holt, 1985|pp. 57-62.}}</ref>
[[File:Jean Decourt - Portrait François-Hercule de Valois, duc d’Alençon c. 1576.png|left|thumb|200px|Francesco «duca d'Angiò», ritratto da [[Jean Decourt]] (1576).]]
Il 5 febbraio, il [[Enrico IV di Francia|re di Navarra]] fuggì da corte e si convertì nuovamente al calvinismo, sconvolgendo i piani della Corona.<ref>{{Cita|Babelon, 2017|pp. 213-19.}}</ref> Esasperato, [[Enrico III di Francia|Enrico III]] irrigidì la prigionia della sorella [[Margherita di Valois|Margherita]], già relegata nei suoi appartamenti dalla fuga di Francesco. Quando il duca fece sapere che non avrebbe trattato con la Corona finché la sorella non fosse stata liberata, il re fu costretto a rilasciarla.<ref>{{Cita|Viennot, 1994|pp. 86-87.}}</ref>
 
Enrico III firmò la pace con le lacrime agli occhi.<ref>{{Cita|Chevalier, 1985|pp. 324-25}}.</ref> Stando alle dichiarazioni che resero in seguito, il re e la regina madre avrebbero ceduto a Monsieur solo per comprare la sua fedeltà e non per appoggiare i calvinisti, tanto da comportarsi in maniera lassista nei confronti dell'applicazione di questo trattato.<ref>{{Cita|Holt, 1985|pp. 68-69}}.</ref> Il re subì anche l'affronto di vedere le regioni settentrionali devastate dai [[raitri]] dell'elettore palatino, che non sarebbero tornati in Germania fino al pagamento della somma da loro richiesta.
A inizio maggio, accompagnato dalla sua vasta clientela di signori cattolici e calvinisti, Francesco si ritrovò a Sens con la madre e la sorella per discutere le trattative tra i ribelli e la Corona. Il 6 maggio fu conclusa la [[Editto di Beaulieu|pace di Beaulieu]], definita la «pace di Monsiuer», per gli enormi vantaggi che Francesco ne ricavò: ottenne i ricavi dei della Turenna, del Berry e fu investito del prestigioso titolo di duca d'Angiò. I calvinsti ricevettero una libertà di culto senza precedenti e al diritto di organizzarsi in chiese indipendenti. Il re di Navarra ottenne il governatorato della Guienna.
 
La pace fu accolta con estremo malumore dalla popolazione francese a maggioranza cattolica: a [[Parigi]] la popolazione impedì al sovrano di far cantare a [[Cattedrale di Notre-Dame|Notre-Dame]] il ''[[Te Deum]]'' di ringraziamento. In risposta al dilagare dell'«eresia» calvinista, e in previsione delle elezioni per gli Stati generali organizzati per il dicembre 1576 a [[Blois]], in molte città si formarono delle leghe cittadine cattoliche che si opposero ai termini della pace. Collegate tutte fra loro, erano pronte ad utilizzare anche le armi per vedere approvate le loro richieste.<ref>{{Cita|Vivanti, 2007|p. 69}}.</ref>
Enrico III firmò la pace con le lacrime agli occhi.<ref>{{Cita|Chevalier, 1985|pp. 324-25.}}</ref> Stando alle dichiarazioni che resero in seguito, il re e la regina madre avrebbero ceduto a Monsieur solo comprare la sua fedeltà e non per appoggiare i calvinisti, tanto da comportarsi in maniera lassista nei confronti dell'applicazione di questo trattato.<ref>{{Cita|Holt, 1985|pp. 68-69.}}</ref> Il re subì anche l'affronto di vedere le regioni settentrionali devastate dai raitri dell'elettore palatino, che non sarebbero tornati in Germania fino al pagamento della somma da loro richiesta.
 
La pace fu accolta con estremo malumore dalla popolazione francese a maggioranza cattolica: a [[Parigi]] la popolazione impedì al sovrano di far cantare a [[Cattedrale di Notre-Dame|Notre-Dame]] il ''[[Te Deum]]'' di ringraziamento. In risposta al dilagare dell'«eresia» calvinista, e in previsione delle elezioni per gli Stati generali organizzati per il dicembre 1576 a [[Blois]], in molte città si formarono delle leghe cittadine cattoliche che si opposero ai termini della pace. Collegate tutte fra loro, erano pronte ad utilizzare anche le armi per vedere approvate le loro richieste.<ref>{{Cita|Vivanti, 2007|p. 69.}}</ref>
 
=== Il potente fratello del re (1576-1580) ===
==== Sostenitore della politica monarchica ====
[[File:Henry, third duke of Guise.jpg|thumb|right|[[Enrico di Guisa]], «lo Sfregiato», esponente di spicco del partito cattolico e futuro capo della [[Lega cattolica (Francia)|Lega cattolica]].]]
Le nomine ottenute resero Francesco così potente a corte da poter rivaleggiare con il re stesso, ma ciò non impedì ai cattolici dei suoi nuovi ducati di manifestare apertamente il loro dissenso verso l'applicazione del nuovo editto di pace. Anche alcuni governatori da lui scelti per amministrare i suoi territori si fecero ben presto detestare, come [[Louis de Clermont d'Amboise|Bussy d'Amboise]] in Angiò, per le sue eccentricità e l'aumento della tassazione, o il riformato Jacques de Morogues, preso in odio dai cattolici di [[La Charité-sur-Loire|La Charité]].<ref>{{Cita|Holt, 1985|pp. 70-71.}}.</ref>
 
Lasciatosi comprare dal nuovo prestigio acquisito<ref>{{Cita|Viennot, 1994|p. 88}}.</ref>, Francesco sostenne la politica della Corona, come sperato da Enrico III e Caterina: i fratelli si riconciliarono a Ollainville nel novembre 1576.<ref>{{Cita|Knecht, 1998|p. 186}}.</ref> Il duca scrisse al [[Enrico IV di Francia|re di Navarra]] e al [[Enrico I di Borbone-Condé|principe di Condé]] di supportare la pace, nonostante le crescenti tensioni politico-religiose, non escludendo però di potersi schierare nuovamente al fianco dei riformati in futuro.<ref>{{Cita|Holt, 1985|p. 73}}.</ref>
 
Anche l'elezione dei rappresentanti degli Stati generali di Blois suscitò malumori, poiché i cattolici impedirono a molti riformati di votare: così i capi protestanti boicottarono questa riunione, ritenendola illegittima.<ref>{{Cita|Holt, 1985|p. 74}}.</ref> Gli eletti furono così in gran parte sostenitori della neonata [[Lega cattolica (Francia)|Lega cattolica]], che i riformati accusarono essere uno strumento dei Guisa per compiere un colpo di Stato. Davanti a questa minaccia, Enrico III promise a Francesco il suo appoggio per i suoi progetti nelle Fiandre ribelli, i cui rappresentanti avevano offerto la Corona al duca d'Angiò.<ref>{{Cita|Viennot, 1994|pp. 92-93}}.</ref>
 
Durante gli Stati generali, il re promosse l'unità religiosa nazionale, rinnegando di fatto la «pace di Monsieur»: scoppiò così la [[Guerre di religione francesi#La sesta (1576–1577) e la settima (1579–1580) guerra di religione|sesta guerra di religione]]. Anche se Damville si era venduto alla Corona ottenendo in cambio il marchesato di [[Saluzzo]], i riformati guadagnarono terreno in Provenza e nel Delfinato. Gravato dalla crisi finanziaria, Enrico III riuscì a racimolare del denaro per pagare le truppe solo per un mese<ref>{{Cita|Knecht, 1998|188-89.}}</ref>, anche grazie a Francesco che aiutò il re a persuadere i rappresentanti degli Stati generali.<ref>{{Cita|Holt, 1985|p. 84}}.</ref>
[[File:Valois Tapestry 2.jpg|thumb|left|Arazzi dei Valois, raffigurante una delle numerose feste organizzate a corte. [[Caterina de' Medici]] è al centro della rappresentazione, vestita usualmente di nero.]]
A Francesco fu affidato il comando dell'esercito reale, ma in realtà guidato dal duca di Nevers.<ref name="Cloulas 362">{{Cita|Cloulas, 1980|p. 362}}.</ref> Il voltafaccia del duca d'Angiò fu biasimato all'unanimità dai protestanti e dagli storici a loro legati, tra cui [[Théodore Agrippa d'Aubigné|Agrippa d'Aubigné]], che tramandarono un'immagine distorta degli eventi in forma anticattolica e anti-Valois. Vi è prova che il duca acconsentì «non senza difficoltà» a rinnovare la guerra contro i suoi vecchi alleati.<ref>{{Cita|Holt, 1985|p. 81}}.</ref> Non colse tuttavia l'occasione per porsi alla testa dei «''[[Politiques]]''», un movimento che auspicava una soluzione pacifica alle guerre civili.<ref>{{Cita|Holt, 1985|p. 86}}.</ref>
 
A fine aprile l'esercito regio assediò [[La Charité-sur-Loire|La Charité]]. Nonostante la poca esperienza bellica, Francesco partecipò attivamente alle azioni militari, tanto da venir rimproverato da Enrico III: non voleva che il suo erede e «altri gentiluomini si esponessero ad ogni sorta di pericolo come comuni soldati».<ref>{{Cita|Holt, 1985|pp. 88-89}}.</ref> La città si arrese il 2 maggio, venendo saccheggiata dalle truppe da tempo non pagate. Il duca fu invitato dal re a [[Castello di Plessis-lez-Tours|Plessis-lez-Tours]], dove fu organizzò per lui una grandiosa e dispendiosissima festa in cui venne celebrato come un conquistatore.
 
L'esercito regio assediò poi [[Issoire]], nonostante quattro tentativi di mediazione ricercati dal re. Quando fu presa, Francesco lasciò i soldati liberi di saccheggiare e commettere ogni genere di barbarie. Numerosi storici, seguendo l'ottica di molti contemporanei anti-Valois come [[Jacques-Auguste de Thou]], finirono per biasimare aspramente la condotta del duca d'Angiò.<ref>{{Cita|Holt, 1985|p. 90}}.</ref> Geloso dei continui successi bellici del fratello, Enrico III lo richiamò a corte, lasciando il comando dell'esercito in mano al [[Ludovico Gonzaga-Nevers|duca di Nevers]].<ref name="Cloulas 362"/>
 
Il guerra si concluse con la «[[editto di Poitiers|pace del Re]]», firmata il 25 settembre 1577, che restringeva le precedenti libertà concesse ai calvinisti, ma anche lo scioglimento di ogni assembramento armato, proibendo leghe, associazioni e confraternite di qualsiasi culto.<ref>{{Cita|Cloulas, 1980|pp. 364-366}}.</ref>
 
==== Nuove ambizioni ====
Lasciatosi comprare dal nuovo prestigio acquisito<ref>{{Cita|Viennot, 1994|p. 88.}}</ref>, Francesco sostenne la politica della Corona, come sperato da Enrico III e Caterina: i fratelli si riconciliarono a [[Ollainville]] nel novembre 1576.<ref>{{Cita|Knecht, 1998|p. 186.}}</ref> Il duca scrisse al re di Navarra e al principe di Condé di supportare la pace, nonostante le crescenti tensioni politico-religiose, non escludendo però di potersi schierare nuovamente al fianco dei riformati in futuro.<ref>{{Cita|Holt, 1985|p. 73.}}</ref>
[[File:Nicholas Hilliard 002.jpg|thumb|left|Francesco duca d'Angiò. Miniatura di [[Nicholas Hilliard]] (1577).]]
La concordia tra i fratelli Valois si concluse con la fine della guerra. Tornato a corte, Francesco fu nuovamente bersaglio delle sfrontatezze dei ''[[Mignon (storia)|mignons]]'', venendo pubblicamente deriso da loro «per la sua bruttezza e la sua bassa statura».<ref>{{Cita|Valois, 1641|pp. 209-10}}.</ref> Sdegnato, pensò di andare a caccia, come consigliatogli dalla madre, ma [[Enrico III di Francia|Enrico III]] vide nel suo allontanamento il rischio di una nuova ribellione. In piena notte, il re perquisì gli appartamenti del fratello e gli strappò addirittura di mano una lettera, per poi scoprire che era un biglietto d'amore di [[Charlotte de Sauve]].<ref>{{Cita|Valois, 1641|p. 214}}.</ref>
 
Nonostante il Consiglio del re avesse spinto Enrico III a fare ammenda, Francesco decise di lasciare la corte. Aiutato dalla sorella, fuggì ad [[Angers]] con alcuni seguaci, calandosi con la fune da una finestra dell'appartamento della regina di Navarra. Rassicurò la madre, che gli corse dietro «per paura [...] che facesse ancora il matto», e il Parlamento di Parigi di non voler far scoppiare una nuova guerra.<ref>{{Cita|Cloulas, 1980|p. 370}}.</ref> Scrisse pure al Navarra, al Damville e al Condé di non fomentare alcuna rivolta e di sottostare ai termini di pace firmati l'anno prima.<ref>{{Cita|Holt, 1985|p. 97}}.</ref>
Anche l'elezione dei rappresentati degli Stati generali di Blois (dicembre 1576-marzo 1577) suscitò malumori, poiché i cattolici impedirono a molti riformati di votare: così i capi protestanti boicottarono questa riunione, ritenendola illegittima.<ref>{{Cita|Holt, 1985|p. 74.}}</ref> La maggior parte degli eletti furono così dei sostenitori della neonata [[Lega cattolica (Francia)|Lega cattolica]], che i riformati accusarono di essere uno strumento dei Guisa per compiere un colpo di stato e insediarsi sul trono di Francia. Davanti a questa minaccia, Enrico III promise a Francesco il suo appoggio per i suoi progetti nelle Fiandre ribelli, i cui rappresentanti avevano offerto la Corona al duca d'Angiò.<ref>{{Cita|Viennot, 1994|pp. 92-93.}}</ref>
 
Il suo obiettivo era ottenere un trono nelle Fiandre: questione per cui la sorella [[Margherita di Valois|Margherita]] si era recata a [[Spa (Belgio)|Spa]] in missione segreta l'estate precedente<ref>{{Cita|Viennot, 1994|pp. 96-102}}.</ref> e per la quale aveva ricevuto vari agenti segreti fiamminghi, in cerca di un suo supporto.
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==== NuovaTrattative divisionematrimoniali famigliaree vita privata ====
[[File:Nicholas Hilliard Elizabeth I c 1595-1600.jpg|thumb|[[Elisabetta I d'Inghilterra]]]]
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==== Vita privata e trattative matrimoniali ====
[[File:Elizabeth I Unknown Artist c 1575 v 2.jpg|thumb|right|[[Elisabetta I d'Inghilterra]]]]
Caterina aveva progettato di offrire a [[Elisabetta I d'Inghilterra]] la mano di Francesco. La corte inglese era a conoscenza della civetteria e della ambiguità della loro sovrana ma Caterina e Francesco invece si illusero di aver fatto colpo. In effetti Elisabetta inviava al suo corteggiatore doni e lettere affettuose. Inoltre lo chiamava "''il mio ranocchio''".
 
Secondo i contemporanei, il duca d'Angiò visse una vita dissoluta. Dall'età di quindici anni, si sparsero a corte varie voci sulle sue avventure galanti, tanto che il suo governante St-Sulpice avrebbe cercato di acquietare le ire della regina madre, molto attenta al rigore morale.<ref>{{Cita|Holt, 1985|p. 15}}.</ref> Secondo [[Brantôme]], il duca si divertiva a portare alcune dame nei propri appartamenti e mostrare loro una coppa con decorazioni con copule ispirate all'[[Pietro Aretino|Aretino]] e pretendeva che le sue amanti lo accogliessero in lenzuola nere, per mettere in risalto il candore della loro pelle.<ref>{{Cita|Brantôme, 1994|p. 51 e p. 217.}}</ref>
=== La campagna militare nelle Fiandre (1580-1583) ===
 
{{...}}
Secondo lo storiografo Scipion Dupleix, il duca d'Angiò si sarebbe invaghito, non corrisposto, della cognata, la [[Luisa di Lorena-Vaudémont|regina Luisa]]. Nel gennaio 1579 ad esempio le avrebbe fatto dono di una collana d'oro e pietre preziose, dal valore complessivo di 15.000 livres. Forse l'interesse verso Luisa doveva essere un attacco al re suo fratello.<ref>{{Cita|Boucher, 1998|pp. 128-129}}.</ref>
 
Varie testimonianze coeve riportano la [[bisessualità]] del duca d'Angiò.<ref>{{Cita|Boucher, 1998|p. 129}}.</ref><ref>{{Cita|Vivanti, 2007|p. 75}}.</ref> Il 19 giugno 1576, l'ambasciatore spagnolo Diego de Zúñiga y Benavides scrisse a [[Filippo II di Spagna|Filippo II]] che il duca possedeva «un vizio abominevole».<ref>{{cita|Posseau et all., 2005|p. 391}}.</ref> Più esplicito fu l'ambasciatore toscano Giulio Busini, che nell'ottobre 1583 riferì che Monsieur fosse «innamorato» del suo favorito d'Avrilly, figlio d'un sergente e divenuto suo primo ''maître d'hôtel'', «con tale dimostrazione d'affetto che è cosa bruttissima».<ref>[https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k29281x/f478.item.r=d'Avrilly Négociations diplomatiques de la France avec la Toscane. Tome 4, p. 474.]</ref> Alcuni sospettarono che potesse aver avuto un'infatuazione o forse una tresca per il suo primo favorito [[Joseph Boniface de La Môle]].<ref>{{cita|Jouanna et all., 1998|p. 1016}}.</ref>
 
=== Ultimi anni (1583-1584) ===
==== Morte del duca d'Angiò ====
Francesco di Valois morì a Château-Thierry il 1910 giugno 1584, a ventinove anni; venne sepolto nella [[Basilica di Saint-Denis]].<ref>{{Cita|Cloulas, 1980|p. 433.}}.</ref>
 
== Ascendenza ==
{{Casa dei Valois3}}
<div align="center">
{{Ascendenza
{| class="wikitable"
|+'''Albero genealogico1 di tre generazioni di= Francesco Ercole di Valois'''
| 2 = [[Enrico II di Francia]]
|-
| 4 = [[Francesco I di Francia]]
|-
| rowspan="8" align="center"| '''Francesco Ercole[[Carlo di Valois'''-Angoulême]]
| 9 = [[Luisa di Savoia]]
| rowspan="4" align="center"| '''Padre:'''<br />[[Enrico II di Francia]]
| rowspan="2"5 align="center"| '''Nonno paterno:'''<br />[[Francesco IClaudia di Francia]]
|10 = [[Luigi XII di Francia]]
| align="center"| '''Bisnonno paterno:'''<br />[[Carlo di Valois-Angoulême]]
|11 = [[Anna di Bretagna]]
|-
| 3 = [[Caterina de' Medici]]
| align="center"| '''Bisnonna paterna:'''<br />[[Luisa di Savoia]]
| 6 = [[Lorenzo de' Medici duca di Urbino]]
|-
|12 = [[Piero il Fatuo]]
| rowspan="2" align="center"| '''Nonna paterna:'''<br />[[Claudia di Francia]]
|13 = [[Alfonsina Orsini]]
| align="center"| '''Bisnonno paterno:'''<br />[[Luigi XII di Francia]]
| 7 = [[Madeleine de La Tour d'Auvergne]]
|-
|14 = [[Giovanni III de La Tour d'Auvergne]]
| align="center"| '''Bisnonna paterna:'''<br />[[Anna di Bretagna]]
|15 = [[Giovanna di Borbone-Vendôme|Giovanna di Borbone]]
|-
|16 = [[Giovanni di Valois-Angoulême]]
| rowspan="4" align="center"| '''Madre:'''<br />[[Caterina de' Medici]]
|17 = Margherita di Rohan
| rowspan="2" align="center"| '''Nonno materno:'''<br />[[Lorenzo de' Medici duca di Urbino]]
|18 = [[Filippo II di Savoia]]
| align="center"| '''Bisnonno materno:'''<br />[[Piero il Fatuo]]
|19 = [[Margherita di Borbone-Clermont (1438-1483)|Margherita di Borbone-Clermont]]
|-
|20 = [[Carlo di Valois-Orléans]]
| align="center"| '''Bisnonna materna:'''<br />[[Alfonsina Orsini]]
|21 = [[Maria di Clèves]]
|-
|22 = [[Francesco II di Bretagna]]
| rowspan="2" align="center"| '''Nonna materna:'''<br />[[Madeleine de La Tour d'Auvergne]]
|23 = [[Margherita di Foix]]
| align="center"| '''Bisnonno materno:'''<br />[[Giovanni III de La Tour d'Auvergne]]
|24 = [[Lorenzo de' Medici]]
|-
|25 = [[Clarice Orsini]]
| align="center"| '''Bisnonna materna:'''<br />[[Giovanna di Borbone-Vendôme|Giovanna di Borbone]]
|26 = [[Roberto Orsini]]
|}
|27 = Caterina Sanseverino
|28 = [[Bertrando VI de La Tour]]
|29 = Luisa de la Trémoille
|30 = [[Giovanni VIII di Borbone-Vendôme]]
|31 = [[Isabelle de Beauvau]]
}}
</div>
 
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== Bibliografia ==
===Fonti primarie===
* {{Cita libro|autore = Henri de La Tour d'Auvergne|titolo = Mémoires de Henri de La Tour d'Auvergne, vicomte de Turenne, depuis duc de BouilloBouillon|anno = 1901|editore = Guyot Frères|città = Paris|url = https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k6550206z/f11.item.r=La%20Mole.texteImage|accesso = 3 febbraio 2019|cid=Turenne}}
* {{Cita libro|autore = Margherita di Valois|titolo = Memorie della regina Margherita di Valois, moglie d'Henrico IV il grande|anno = 1641|editore = Giuseppe Sarzina|città = Venezia|url = https://books.google.it/books?id=ds2w4eRP7pkC&printsec=frontcover&dq=Memorie+di+Margherita+di+Valois&hl=it&ei=2ZcvTZ7gHpWK4gb4s7TDCw&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CCYQ6AEwAA#v=onepage&q&f=false|accesso = 3 febbraio 2019|cid=Valois}}
 
===Fonti secondarie===
* {{cita libro|Jean-Pierre|Babelon|Henri IV|Paris|2017|Fayard|ISBN=978-2-213-64402-8|lingua=fr}} (ed. or. 1982)
* {{cita libro|autore=[[Brantôme]]|titolo=Le dame galanti|anno=1994|editore=gli Adelphi|città=Milano|isbn=88-459-1061-X}}
* {{cita libro|Simone|Bertière|Les reines de France au temps des Valois. Les années sanglantes|Paris|1996|ISBN=978-2-253-13874-7|lingua=fr}}
* {{cita libro|Jacqueline|Boucher|Deux épouses et reines à la fin du XVIe siècle: Louise de Lorraine et Marguerite de France|Saint-Étienne, Presses universitaires de Saint-Étienne|1998|ISBN=978-2-86272-080-7|lingua=fr}}
* {{cita libro|Jacqueline|Boucher|titolo=«Autour de François, duc d'Alençon et d'Anjou, un parti d'opposition à Charles IX et Henri III», ''Henri III et son tempos, Actes du colloque de Tours'' (1989)|url=https://www.google.it/books/edition/Henri_III_et_son_temps/F4KUEAAAQBAJ?hl=it&authuser=1&gbpv=1&dq=Boucher+Jacqueline+Autour+de+Fran%C3%A7ois+duc+d%27Alen%C3%A7on&pg=PA105&printsec=frontcover|anno=1992|città=Paris|lingua=fr}}
* {{cita libro|autore=Pierre Chevallier|titolo=Henri III: roi shakespearien|anno=1985|editore=Fayard|città=Paris|isbn=978-2-213-01583-5|lingua=fr}}
* {{cita libro|Ivan|Cloulas|Caterina de' Medici|1980|Sansoni editore|Firenze}}
* {{cita libro|autore=[[Benedetta| Craveri]]|titolo=Amanti e regine. Il potere delle donne|url=https://archive.org/details/amantieregineilp0000unse|anno=2008|editore=Adelphi|città=Milano|isbn=978-88-459-2302-9}}
* {{cita libro|lingua=fr|autore=Francis De Crue|titolo=Le Parti des Politiques au lendemain de la Saint-Barthélemy. La Môle et Coconas|editore=Librairie Plon, Nourrit et Cie|città=Paris|anno=1892}}
* {{Cita libro|autore=Frédéric Duquenne|titolo=L'Entreprise du duc d'Anjou aux Pays-Bas de 1580 à 1584: Les responsabilités d'un échec à partager|editore=Presses Univ. Septentrion|città=Paris|anno=1998|isbn=2-85939-518-0}}
* {{Cita libro|autore=Carolly Erickson|titolo=Elisabetta I. La vergine regina|editore=Mondadori|città=Milano|anno=2017|isbn=978-88-04-67799-4}}
* {{cita libro|Janine|Garrisson|Enrico IV e la nascita della Francia moderna|1987|Mursia|Milano}}
* {{cita libro|lingua=fr|Janine|Garrisson|Marguerite de Valois|1994|Fayard|Paris|isbn=978-2-213-59193-3}}
* {{cita libro|lingua=fr|Janine|Garrisson|Les derniers Valois|2001|Fayard|Paris|isbn=978-2-213-60839-6}}
* {{cita libro|lingua=fren|autore=ArletteNancy JouannaGoldstone|titolo= LeThe DevoirRival de révolte. La noblesse française et la gestation de l'État moderne, 1559-1661Queens|città=ParisLondon|editore=FayardLittle Brown and Company|anno= 19892015|isbn=2978-1-213780-0227522477-50}}
* {{cita libro|lingua=fr|autore=Arlette Jouanna|titolo= Le Devoir de révolte. La noblesse française et la gestation de l'État moderne, 1559-1661|url=https://archive.org/details/ledevoirderevolt0000joua|città=Paris|editore=Fayard|anno= 1989|isbn=2-213-02275-5}}
* {{cita libro|lingua=fr|autore=Arlette Jouanna, Jacqueline Boucher, Dominique Biloghi, Guy Le Thiech|titolo= Histoire et dictionnaire des guerres de religion|città=Turin|editore=Robert Laffont|anno= 1998|isbn=2-221-07425-4}}
* {{Cita libro|lingua=en|autore=Robert J. Knecht|titolo=Catherine de' Medici|città=London and New York|editore=Longman|anno=1998|isbn=0-582-08241-2}}
* {{Cita libro|lingua=en|autore=Mack P. Holt|titolo=The duke of Anjou and the politique struggle during the wars of religion|città=Cambridge|editore=Cambridge University Press|anno=2002|isbn=0-521-89278-3}}
* {{cita libro|autore=Nicolas Le Roux|titolo=Le faveur du Roi: Mignons et courtisans au temps des derniers Valois (vers 1574 - vers 1589)|anno=2000|editore=Epoques Champ Vallond|città=Seyssel|isbn=978-2-87673-311-4|lingua=fr}}
* {{Cita libro|lingua=en|autore=Irene Mahoney|titolo=Madame Catherine|url=https://archive.org/details/madamecatherine00maho|città=New York|editore=Coward, McCann and Geoghegan, inc.|anno=1975|isbn=0-698-10617-2}}
* {{Cita libro|lingua=en|autore=Vincent J. Pitts|titolo=Henri IV of France. His reign and age|città=Baltimora|editore=The Johns Hopkins University Press|anno=2012|isbn=978-1-4214-0578-0}}
* {{cita libro|autore=Jean-Pierre Poussou, Roger Baury, Marie-Catherine Vignal Souleyreau|titolo=Monarchies, noblesses et diplomaties européennes|anno=2005|editore=Presses Paris Sorbonne|città=Paris|isbn=9782840504085|lingua=fr}}
* {{cita libro|Éliane|Viennot|Margherita di Valois. La vera storia della regina Margot|1994|Mondadori|Milano}}
* {{cita libro|autore=[[Corrado Vivanti]]|titolo=Le guerre di religione nel Cinquecento|città=Roma-Bari|anno=2007|editore=Biblioteca essenziale Laterza|isbn=ISBN 978-88-420-8388-7}}
* {{cita libro|Hugh Noel|Williams|Henry II and his court|1910|Charles Scriben's sons|New York|lingua=en}}
 
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{{Interprogetto|commons=François d'Alençon}}
 
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