Arluno: differenze tra le versioni
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{{F|centri abitati d'Italia|ottobre 2025}}
{{Divisione amministrativa
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|Voce bandiera =
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|Stato = ITA
|Grado amministrativo = 3
|Divisione amm grado 1 = Lombardia
|Divisione amm grado 2 = Milano
|Amministratore locale = Alfio Colombo
|Partito = [[lista civica]] Insieme per Arluno
|Data elezione = 10-6-2024
|Data istituzione =
|Sottodivisioni = Poglianasca, [[Rogorotto]]
|Divisioni confinanti = [[Casorezzo]], [[Corbetta]], [[Nerviano]], [[Ossona]], [[Parabiago]], [[Pogliano Milanese]], [[Santo Stefano Ticino]], [[Sedriano]], [[Vanzago]], [[Vittuone]]
|Zona
|Gradi giorno = 2563
|
|Patrono = [[san Pietro|Pietro]] e [[Paolo di Tarso|Paolo]]
|Festivo = 29 giugno
|
|PIL procapite = 600.000,00
|Mappa = Map of comune of Arluno (province of Milan, region Lombardy, Italy).svg
|Didascalia mappa = Posizione del comune di Arluno nella città metropolitana di Milano
}}
'''Arluno''' (<small>[[Alfabeto fonetico internazionale|AFI]]</small>: {{IPA|/arˈluno/}}<ref>{{Cita web|url=http://www.dipionline.it/dizionario/ricerca?lemma=Arluno|titolo=Dizionario di pronuncia italiana online - Arluno|accesso=13 marzo 2022|urlmorto=no}}</ref>; ''Arlu<!--La "u" in dialetto milanese si legge "ü", come la u francese. Quindi non si deve aggiungere alcun segno sopra la u per leggerla "ü"-->n'' in [[dialetto milanese]]<ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=GL8sAAAAYAAJ&pg=PA530&dq=arlun+dialetto&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjxp5-0r8rqAhXO-KQKHShGBEcQ6AEwAXoECAUQAg#v=onepage&q=arlun%20dialetto&f=false|titolo=Opere complete in dialetto milanese|nome=Carlo Antonio Melchiore Filippo|cognome = Porta|wkautore=Carlo Porta|p=530|editore=Paolo Carrara Editore|anno=1865}}</ref>, <small>[[Alfabeto fonetico internazionale|AFI]]</small>: {{IPA|[arˈlỹː]}},
== Geografia fisica ==
Trovandosi a 156 metri s.l.m., Arluno presenta un'ambientazione tipica dell'alta [[Pianura padana|Val Padana]].
Dista {{M|19.5|u=km}} dal [[Duomo di Milano]] e 12,5 dal [[fiume Ticino]].
== Origini del nome ==
Nella ''Corografia dell'Italia'' (1832), Giovanni B. Rampoldi<ref>{{Cita libro|nome=Giovanni Battista|cognome=Rampoldi|titolo=Corografia dell'Italia|url=https://books.google.it/books?id=s2o5AAAAcAAJ&printsec=frontcover&dq=inauthor:%22Giovanni+B.+Rampoldi%22&hl=it&ei=p0SaTYKCBInEtAbxvvG0CA&sa=X&oi=book_result&ct=result|accesso=2023-07-27|data=1832|editore=Fontana|lingua=it|p=121}}</ref>, fa risalire il nome agli ''Aruleni'', un'ipotetica antica e possente famiglia insubre, dove qui il termine starebbe per lombardi occidentali o al massimo gallo-romani, che possedevano una villa dotata di frutteti; Dante Olivieri nel suo ''Dizionario di toponomastica Lombarda'' (1931) dichiara che i nomi con desinenza "uno", si possono supporre di origine gallica, oppure celtica se derivato da persone o cose.
La pretesa che il nome Arluno derivi dal latino ''Ara Lunae'' ("Altare della luna"), è da attribuire a Filippo Argelati che nella sua opera dal titolo ''Bibliotheca Scriptorum mediolanensium'' pubblicato nel 1745, alla voce ''Bernardinus Arlunus'' latinizza il termine ''Arluno'' in ''Ara Lunae'', ed è la prima volta in assoluto che tale termine viene usato.<ref>Don Virginio Vergani, ''Storia di Arluno (dalle origini ai nostri giorni)'', Ed. Decima Campana, 1975.</ref>
== Storia ==
[[File:Formella 1455.JPG|miniatura|
Il ritrovamento nel 1951 di oltre 250 monete romane di rame e bronzo risalenti al II secolo (tutte diverse fra loro) e frammenti di vasi e urne cinerarie, attestano solo il passaggio e non un insediamento di epoca romana.
Dal ''Liber Notitiæ Sanctorum Mediolanensis'' di [[Goffredo da Bussero]], apprendiamo che l'abitato intorno al [[1200]], disponeva di tre piccole chiese che si stagliavano lungo l'abitato. Ciò porta ad ipotizzare una consistenza abitativa ipotizzabile intorno alle 400 unità; mentre la più antica iscrizione si rintraccia su una formella sul lato orientale della chiesa in cui è incisa in cifre romane la data MCCCCLV-/-dm (anno domini [[1455]]).
[[File:Silvio Pellico.jpg|
Al primo Rinascimento risalirebbe invece la presenza di un primo antico cortile che svolgeva essenzialmente il ruolo di centro commerciale ed amministrativo del paese e come tale era detto ''Bruett'' (quasi ad imitare nell'assonanza il ben più famoso "Broletto" milanese), che venne costruito per ordine della famiglia Litta, che si era distinta nel periodo medioevale come una delle più ricche e potenti del luogo, in particolare per l'attività fondiaria.
Nel [[1574]], come si evince da un documento conservato oggi nell'Archivio diocesano di Milano, il parroco don Ambrogio Ferrario, nominato da san [[Carlo Borromeo]], redasse una delle prime stime della popolazione arlunese che ammontava a 860 anime.<ref>R. Peruzzi, ''Divo Ambrosio'', Parrocchia Santi Pietro e Paolo di Arluno, 2013.</ref>
Il 22 maggio 1722 ad Arluno nacque Francesco Saverio Morazzone, padre del futuro Beato Serafino Morazzone nato il 1º febbraio 1747 a Milano.
Nel corso del XVII secolo, nel [[1647]], Arluno divenne feudo della famiglia [[Pozzobonelli]], ed uno dei suoi più illustri appartenenti, il cardinale Giuseppe Pozzobonelli, nonché vescovo settecentesco di Milano, incaricò l'architetto Giulio Galliori di ricostruire in forme sobrie la chiesa dei
Il 16 gennaio 1806 nacque ad Arluno da Rosa Pogliani e dal medico Giuseppe Castiglioni, [[Cesare Castiglioni]] fondatore della [[Croce Rossa Italiana]].
Personaggi di rilievo calcarono il suolo arlunese: [[Giuseppe Parini]] trascorse alcuni momenti di svago a Villa Marliani (che in seguito diventerà Villa Taroni) e [[Silvio Pellico]], fu ospite a lungo del conte [[Luigi Porro-Lambertenghi]] nel Palazzo Pozzobonelli (poi Porro-Lambertenghi) in qualità di precettore dei figli Domenico (Mimino) e Giulio.<ref>{{Cita web|url=https://soundcloud.com/user-872374259/puntata-83-arluno-patriottica-24mag2024?in=user-872374259/sets/pillole-di-storia&si=ec5bf66dd718425f816bc3532c009f87&utm_source=clipboard&utm_medium=text&utm_campaign=social_sharingg |titolo="Arluno patriottica" su RCM104 con Andrea Balzarotti, storico}}</ref>
Nella prima metà dell'Ottocento, iniziò l'attività industriale che consisteva essenzialmente nella presenza di filande lungo il territorio comunale, per la lavorazione della seta prima e del cotone più tardi, attività che venne affiancata dal diffondersi intensivo dell'allevamento del bestiame da latte. [[File:Il monumento ai caduti 1915-18.jpg|
La conseguente crescita edilizia, favorì lo sviluppo dell'abitato, che ad ogni modo ancora oggi conserva nel centro storico l'impianto seicentesco.
Arluno conta 79 caduti durante la prima Guerra mondiale. Il monumento ai caduti 1915-18 situato in piazza Pozzobonelli è affettuosamente chiamato "''Ceck'''" perché durante l'inaugurazione dello stesso monumento avvenuta il 22 ottobre 1922, la madre del caduto Francesco Mario Losa caduto sul Monte Grappa il 28 dicembre 1917, volle riconoscere nel volto della statua il viso del figlio gridando: "''Oh, 'l me Ceck! L'è al me Ceck!"'' ("Oh, il mio Francesco! È il mio Francesco!")<ref>Benito Giuseppe Tichitoli e Daniela Maria Confalonieri, ''Arluno nella Prima Guerra Mondiale'', Ed. JAE, 2015, ISBN 978-88-986651-9-8.</ref>
Oltre ai caduti sui campi di battaglia e ai deportati nei campi di concentramento nazisti, Arluno conta anche numerose vittime civili durante lo svolgimento della Seconda Guerra Mondiale. Il 18 gennaio 1945 durante il tragitto verso Cuggiono, fu mitragliato da aerei alleati il "''Gamba de legn''" (la tramvia che univa Milano all'hinterland), ci furono 8 vittime fra cui 5 di Arluno. Il 16 marzo 1945 fu bombardata da aerei alleati la filatura Dell'Acqua chiamata "''Mecàniga''", ci furono 14 vittime e 80 feriti di cui 10 in modo molto grave.<ref>Benito Giuseppe Tichitoli e Daniela Maria Confalonieri, ''Arluno dal 25 luglio 1943 al 26 aprile 1945'', Ed. JAE, 2015, ISBN 978-88-986651-6-7.</ref>
Il 25 aprile del 1945 fu attaccato il casello autostradale presidiato dai militi della "Brigata Nera Mobile Ettore Muti", durante l'attacco perse la vita il partigiano arlunese Pietro Remorini.
Nel secondo dopoguerra forte è stato lo sviluppo di piccole e medie industrie nel campo dei serramenti in alluminio.
=== Simboli ===
{{citazione|Di rosso, al [[Volo (araldica)|volo]] d'argento, sormontato da un [[Crescente (araldica)|crescente]] dello stesso. Ornamenti esteriori da Comune.|Descrizione araldica dello stemma<ref>{{cita web|url= https://www.araldicacivica.it/comune/arluno/ |titolo= Arluno}} Lo stemma di Arluno è riprodotto anche a pagina 321 del volume I dello ''[https://www.archiviodigitale.icar.beniculturali.it/it/185/ricerca/detail/648911 Stemmario Cremosano]'' anche se con i colori invertiti.</ref>}}
[[File:Arluno-Stemma.svg|destra|150px|bordo]]
Il riferimento storico del crescente che sormonta le due ali spiegate come rappresentazione all'altare dedicato alla dea Luna (''Ara Lunae'') che era comunemente presente negli accampamenti dei legionari romani, è ormai stato accertato come invenzione di [[Filippo Argelati]] che nel suo: ''Bibliotheca scriptorum mediolanensium'' edito nel 1745, alla voce Bernardinus Arlunus tradusse ''Arlunus'' in ''Ara Lunae'' che piacque molto ai nobili dell'epoca. È ormai accertato che lo stemma comunale di Arluno riprende lo stemma della famiglia di Bernardino Arluno, storico della corte degli Sforza di Milano nel XV secolo. È uno [[stemma parlante]]: Ali+luna. (in dialetto ''ar'' = ali).
Lo stemma attuale venne ad ogni modo ufficialmente adottato in tempi relativamente recenti (D.C.G. di riconoscimento del 17 ottobre 1935)<ref>{{cita web|url= http://dati.acs.beniculturali.it/comuni/comuni.detail.html?1004 |titolo= Arluno, decreto 1935-10-17 DCG, riconoscimento di stemma |sito= Archivio Centrale dello Stato}}</ref>, in quanto sappiamo che ancora nel 1673 lo stemma araldico della comunità era composto da un [[Partito (araldica)|partito]] composto dallo stemma della famiglia [[Sormani (famiglia)|Sormani]] (un castello torricellato sorretto da un leone) e quello dei marchesi Pozzobonelli (un'aquila ad ali spiegate e contornata da sei gigli d'oro).<ref>R. Peruzzi, ''Una carrellata storico ambientale tra le comunità che gravitano intorno ad Arluno'', Università della Terza Età "La Filanda", Arluno, A.A. 2014/2015.</ref>
Il gonfalone, concesso con regio decreto del 21 novembre 1940, è un drappo di bianco.<ref>{{Cita web|url=https://tecadigitaleacs.cultura.gov.it/item/cb5dbd23-f9ff-499f-8d66-d19c47e739e4|titolo=Bozzetto del gonfalone del Comune di Arluno.|accesso=2024-09-01|sito=Presidenza del Consiglio dei ministri. Ufficio araldico}}</ref>
== Monumenti e luoghi d'interesse ==
=== Architetture religiose ===
==== Chiesa dei Santi Pietro e Paolo ====
{{Vedi anche|Chiesa dei Santi Pietro e Paolo (Arluno)}}
[[File:Arluno, Chiesa parrocchiale.JPG|miniatura|sinistra|upright=1.4|La facciata della chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo]]
Costruita tra il [[1762]] ed il [[1769]] da [[Giulio Galliori]] (futuro sovrintendente dell'opera del [[Duomo di Milano]]), la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Arluno venne commissionata dal cardinale [[Giuseppe Pozzobonelli]], [[arcivescovo di Milano]] per quattro decenni, e rimasta poi di proprietà della famiglia del prelato che essendo feudataria del borgo legò gran parte della propria storia al borgo. La chiesa venne ufficialmente consacrata dallo stesso Pozzobonelli il 17 settembre [[1775]]. [[File:Portale Parrocchiale.jpg|miniatura|Portale Parrocchiale]]
[[File:La "Sbara" di Arluno.JPG|miniatura|Un pezzo della famosa "sbara" di Arluno]]
La chiesa si presenta esternamente e internamente in forme e stili settecenteschi, con strabilianti esempi di architettura scenografica quali la facciata barocca e le splendide vetrate dell'abside (in stile rococò).
==== La Chiesetta dell'Assunta (demolita) ====
[[File:La Chiesetta dell'Assunta.jpg|
La più antica testimonianza dell'esistenza di questa chiesa risale al 1250, non è mai stata parrocchiale, ma era stata dotata di una Cappellania dai maggiori proprietari del paese nel 1512, da un documento dello stesso anno sappiamo che si celebrava la
==== Oratorio
Eretto nel XVIII secolo per volere di Carlo Bartolomeo Piotti, l'Oratorio di stile barocco era annesso a casa civile, orto e giardino. Successivamente la proprietà passò alla famiglia Andreetti che nel 1831 venne devoluta in beneficenza all'Ospedale Maggiore di Milano. Nel 1848 l'oratorio subì qualche danno, quando vi furono alloggiate le truppe austriache. Nel 1850 l'allora parroco di Arluno Varieschi Biagio, per incarico dell'Arcivescovo, riconsacrò la cappella. Fino agli inizi della Prima Guerra Mondiale l'Oratorio era destinato ad accogliere bambini fino ai dieci anni di età. Nel 1996 l'edificio ormai pericolante venne abbattuto per far posto ad abitazioni.
[[File:Arluno Chiesa di Sant'Ambrogio.jpg|miniatura|destra|La Chiesa di Sant'Ambrogio]]
==== Chiesa di Sant'Ambrogio ====
La chiesa di Sant'Ambrogio, risalente al XV secolo, venne usata nei secoli successivi come ricovero per gli appestati (data anche la sua vicinanza con il luogo che veniva usato come lazzaretto), ed il terreno circostante si proponeva come un cimitero straordinario in occasione delle gravi epidemie che colpirono il paese nel corso di tutto il Seicento. Gravemente danneggiata dall'incuria e dal tempo, nel [[1646]] venne restaurata e dal [[1904]] venne incorporata a servizio dell'oratorio maschile di Arluno.
Negli ultimi mesi del 2007 e nel corso dei primi mesi del 2008 la chiesa è stata oggetto di una nuova ristrutturazione che nel frattempo è divenuta parte del centro diurno per anziani "Don Carlo Rozzoni" (già Oratorio di Sant'Ambrogio) essendosi spostato l'oratorio presso l'ex collegio delle Figlie del Sacro Cuore. (vedi voce sottostante)
===
{{F|Lombardia|ottobre 2025|paragrafo totalmente privo di fonti che possano supportare l'enciclopedicità dei contenuti}}
==== Ville storiche ====
===== Palazzo Pozzobonelli Scala, poi Palazzo Pestalozza =====
[[File:Palazzo Pestalozza-Dal Verme (foto di Francesco Garretta).jpg|miniatura|Palazzo Pestalozza Dal Verme]]
Caratterizzato nel corso dei secoli da denominazioni diverse (Palazzo Pozzobonelli Scala, Palazzo Valentini, Villa Pestalozza, Palazzo Pestalozza-Dal Verme). Il Palazzo Pestalozza, sito in piazza Pozzobonelli, si trova in pieno centro storico, prospiciente la chiesa parrocchiale.
Il palazzo venne voluto originariamente dal marchese Pozzobonelli (antenato dell'arcivescovo milanese [[Giuseppe Pozzobonelli]]) che era divenuto feudatario di Arluno sin dal [[1647]]. Nei primi anni del 1800 era la dimora di Alessandro Pestalozza, mentre alla fine dello stesso secolo divenne dimora dell'allora sindaco di Arluno conte Giorgio Dal Verme.
La costruzione attuale, di origini settecentesche con rimaneggiamenti ottocenteschi di stile neoclassico, presenta un tipico impianto formale a "U" con i corpi laterali congiunti da una lunga cinta con cancellata in ferro battuto. Sulla corpo centrale della facciata si aprono tre portoni, completati sul laterale da due ali terminanti sulla pubblica via, con finestre sormontate da timpani e dotate di balconcini. Un passaggio a destra dell'edificio padronale consentiva l'accesso alle scuderie della villa.
[[File:Villa Bolognini.JPG|miniatura|sinistra|Villa Bolognini alla frazione Poglianasca.]]
===== Villa Bolognini =====
Villa Bolognini venne edificata nel [[1689]] e terminata nel [[1714]] dal marchese Giuseppe Bolognini, come abitazione nei pressi della vicina Cascina Poglianasca da lui acquistata in loco.
Con la morte nel [[1937]] di Luigi Bizozzero, ultimo erede delle fortune dei marchesi Bolognini, il complesso passò per eredità all'[[Ospedale Maggiore di Milano]], il quale lo cedette in seguito all'associazione "Amici di Giovanni Marcora" poi alla "Fondazione Giuseppe Restelli Onlus", la quale accoglie ancora oggi nel complesso della cascina una serie di cooperative ed associazioni sociali.
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[[File:La Meridiana di Palazzo Porro Lambertenghi.JPG|miniatura|destra|La meridiana]]
===== Palazzo Pozzobonelli Porro Lambertenghi Dell'Acqua =====
Fatto costruire agli inizi del Settecento dalla famiglia Pozzobonelli, fu questa la residenza di [[Silvio Pellico]] durante il periodo che trascorse ad Arluno come precettore dei figli del conte [[Luigi Porro Lambertenghi]] nel [[1816]]. Successivamente, la residenza passò a Francesco Prada ed ai padri rosminiani che ne fecero un centro di studi religiosi, perdurando in attività sino al [[1860]] quando il neo comune di Arluno acquistò il palazzo per farne la sede degli uffici comunali e della scuola elementare del paese. Nel [[1925]] la struttura passò al Cotonificio dell'Acqua che ne farà l'abitazione dei dipendenti della ditta stessa.
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[[File:Villa Taroni.jpg|miniatura|Villa Taroni negli anni '30, quand'era la sede del municipio e delle scuole elementari]]
===== Villa Taroni (demolita) =====
Villa Taroni, demolita negli anni '60 del Novecento, era la più antica costruzione adibita a residenza esistente in paese. Il suo impianto risaliva infatti al periodo rinascimentale, ma si basava su tracce di un edificio preesistente e risalente al XII secolo. La villa era originariamente di proprietà della famiglia Litta che la cedette in seguito alla famiglia Menati, poi ai Marliani, ai Radice ed infine ai Taroni che la vendettero al comune nel [[1927]] con l'intento di farne la sede del municipio e della scuola elementare del paese, cosa che avvenne nel [[1928]]. Qui vi soggiornò il poeta [[Giuseppe Parini]], ospite dell'avvocato e senatore
La pianta a "U" della villa richiamava gli stilemi tipici della villa lombarda, con cortile chiuso verso la strada da una cinta; il corpo padronale era rialzato, con un portico colonnato alla base ed il tutto sormontato da un frontone di forma triangolare. La villa disponeva inoltre di un ampio parco di cui oggi rimane a testimonianza il solo cancello d'ingresso, fa bella figura di se nel parco del complesso residenziale "
[[File:Vecchio portale di Villa Taroni.jpg|miniatura|Il portale che si apriva sul parco di Villa Taroni]]
==== Cascine ====
=====
[[File:C.na Frisasca 01.JPG|miniatura|La Cascina Frisasca che dà il nome all'omonima frazione di Arluno, nel [[Parco del Roccolo]], al confine con [[Parabiago]]|271x271px]]
La cascina Frisasca è una struttura agricola del territorio di Arluno risalente al XVI secolo. Proprietà dei nobili Svirigo, nel 1574 la cascina risulta di proprietà del Monastero delle Veteri di Milano il quale attorno al [[1750]] la cedette al Deputato all'Estimo del Comune di Arluno, Gerolamo Pogliani ed al di lui figlio Giovanni. Il complesso venne poi venduto dalla famiglia Pogliani a Giovanni Redaelli nel 1847, da questi passò ad Angelo Belloni di [[Busto Arsizio]] nel 1895. Fino a metà degli anni '70 mantenne la sua natura agricola ospitando fino ad un'ottantina di persone. Fu ristrutturata negli anni '80 ed è tra le quattro cascine di Arluno inserite nel piano regionale di conservazione ambientale.
[[File:Arluno Santi Martiri Gervaso e Protaso.jpg|miniatura|sinistra|La chiesetta dei Santi Martiri Gervaso e Protaso]]
===== Cascina Poglianasca =====
La cascina Poglianasca si trova sulla strada SP229 che collega Arluno con [[Pogliano Milanese]].
I primi proprietari di cui si trova cenno, nella metà del [[XVII secolo]], sono i signori Daverio e Varesi, proprietari delle 2 corti ad oriente della strada, mentre i signori [[Osio (famiglia)|Osio]] di quella ad occidente.
Nel 1689 le
Al Bolognini succede, nella proprietà della cascina, l'avvocato Giuseppe Francesco Pizzotti di Vigevano, avendone spostato la figlia Antonia e, alla sua morte, avvenuta nel 1753 succede il figlio Giovanni.
Nel 1775 tutti i beni dei Pizzotti vengono acquistati dal Visconte di Rosate che nel 1812 vende al signor Guido Riva.
Nel 1825 la vecchia chiesetta dedicata a [[Sant'Antonio da Padova]] viene sostituita da una nuova più grande chiesa dedicata ai [[Santi Gervaso e Protaso]], tutt'oggi esistente.
Nel 1854 la cascina è acquistata da Andrea Radice al quale subentra la figlia Adele.
Nel 1904 Adele vende tutto al facoltoso commerciante Luigi Bizzozzero al quale, in seguito alle sue volontà testamentarie, si deve il passaggio dell'intera proprietà all'[[Ospedale Maggiore di Milano]] nel 1937.
È proprio dall'[[Ospedale Maggiore di Milano]] che la Fondazione Marcora, tra il 1985 ed il 1999, sotto la guida del dr. Giuseppe Restelli, attraverso quattro aste pubbliche acquista l'intera proprietà per un totale di 9.000 m² di immobili e 37.000 m² di terreni e, dopo una impegnativa opera di ristrutturazione, ne fa la sua sede.
===== Cascina Gomarasca =====
[[File:Cascina Gomarasca.JPG|miniatura|L'entrata della cascina Gomarasca con la chiesetta dedicata a San Giovanni Battista]]
Già esistente nel Cinquecento, la cascina Gomarasca appartenne alla famiglia [[Crivelli (famiglia)|Crivelli]] del ramo di Magenta e nel 1574 vi si registrava la residenza della famiglia Oldani con 28 componenti. La cascina passò di proprietà ai [[Casati (famiglia)|Casati]] nel 1700, i quali per un fallimento furono costretti ad alienarla a Giovanni Battista Pecchio. Terza cascina per importanza sul territorio comunale, verso il 1800 passò ai Sala di Milano. Nel 1835 ne divenne proprietario Giovanni Battista Limito il quale nel 1838 fece restaurare completamente la chiesetta già esistente in onore del suo Santo Patrono, San Giovanni Battista, su disegno dell'architetto Ambrogio Lomeni, autore anche del campanile di Arluno qualche anno più tardi. La chiesetta, già indicata nei mappali del 1722 del [[Catasto Teresiano]], venne benedetta e riaperta al culto il 25 ottobre 1840 dopo un lungo periodo di trascuratezza. In seguito la cascina Gomarasca venne ceduta prima ai Mazzucchelli, poi al fittavolo Luigi Ravanelli ed infine, nel 1924, alla famiglia [[Cerano (Italia)|ceranese]] dei Cusaro. La cascina, tuttora abitata, si trova lungo la Strada Provinciale 34, al confine col territorio comunale di [[Vittuone]].
Presenta una struttura quadrangolare a "C" con la zona residenziale posta a nord ed il complesso delle stalle a sud. A lato dell'ingresso si trova la chiesa di san Giovanni Battista con all'interno affreschi seicenteschi.
===== Cascina Radice =====
[[File:Cascina Radice 17 marzo.JPG|miniatura|sinistra|La cascina Radice nel Parco del Roccolo]]
Costruita nel 1857 da Attilio Radice, venne chiamata inizialmente "Cascina Adele" in onore della propria figlia. Per molti anni la cascina mantenne la sua vocazione agricola. Fu poi abbandonata e completamente ristrutturata nei primi anni '90 del Novecento, per diventare un pregevole complesso abitativo. La cascina è immersa nel [[Parco del Roccolo]].
===== Cascina San Giacomo =====
Costruita dopo la metà dell'Ottocento e posizionata alla fine dell'antico ''Decumanus'' romano chiamato popolarmente ''Strà Signù'', per la sua posizione isolata era nota come ''Cassina dal Boia'' ("Cascina del diavolo"). Dopo anni di abbandono è stata oggi riconvertita in agriturismo con maneggio.
=====
La cascina Viago è situata al confine con il territorio di [[Santo Stefano Ticino]], a sud-ovest di Arluno, lungo via per Turbigo. Presente sulla mappa del catasto Teresiano del 1722, già nel secolo precedente fu di proprietà della famiglia [[Aliprandi]]. Passò nel Settecento ai Castiglioni, quindi agli Albani e poi alla famiglia Calderara; all'inizio dell'Ottocento il complesso venne ceduto ai Parravicini. Dopo anni di abbandono la cascina Viago è ora abitata da una famiglia e ha ripreso seppur in minima parte la sua vocazione contadina.
==== Collegio delle Figlie del Sacro Cuore ====
[[File:Centro Sacro Cuore.JPG|miniatura|sinistra|Il Centro Sacro Cuore in Via Marconi]]
Edificio realizzato a partire dal [[1854]], il Collegio delle Figlie del Sacro Cuore fu l'insediamento locale di questa congregazione, nonché prima scuola elementare per ragazze, sede dell'oratorio femminile e di varie associazioni religiose femminili. Fu qui che maturò la propria vocazione religiosa [[Santa Francesca Saverio Cabrini]], diplomandosi maestra presso questo istituto. La struttura è arricchita dalla presenza di un quadriportico a quarantaquattro campate di buona fattura e progettazione e si articola su tre piani. Attualmente la struttura è sede dell'oratorio parrocchiale.
=== Altro ===
==== Molino Moroni Mario ====
Storico Molino ad acqua sulle sponde del Canale. Costruito da Ercole Moroni, entrò in funzione nel 1892, da allora è sempre stato gestito dai discendenti della famiglia. Fino alla metà del secolo scorso nel mulino c'era anche una fabbrica del ghiaccio. Con lo sviluppo industriale il paese perse la sua vocazione agricola, e anche il mulino cadde in disuso. Ne prende il nome anche una contrada del Palio di Arluno.
==== Lavatoio (non più esistente) ====
[[File:Il vecchio lavatoio.jpg|thumb|Il vecchio lavatoio|right|250px]]
Il vecchio lavatoio costruito negli anni '20 dello scorso secolo, era situato a lato del [[canale Villoresi]] all'altezza di via Turati, era molto usato dalle donne del posto anche come luogo di aggregazione, crollò durante i lavori di manutenzione e copertura di un tratto del [[canale Villoresi]], non fu più ricostruito.
=== Aree naturali ===
I boschi e le campagne a nord del comune, verso ''Cascina San Giacomo'', ''Cascina Passerona'', ''Cascina Poglianasca'' e ''Cascina Frisasca'', fanno parte del ''[[Parco del Roccolo|Parco Agricolo Sovracomunale del Roccolo]]''. Istituito nel 1991 tra i Comuni di [[Parabiago]], [[Busto Garolfo]], [[Casorezzo]], Arluno, [[Canegrate]] e [[Nerviano]] (solo dal 1997), riconosciuto tale nel 1994 dalla [[Lombardia|Regione Lombardia]], si estende per circa {{M|15000|u=km2}}, ed è atto alla difesa di fauna, flora e attività agricole locali. Viene caratterizzato dalla presenza di specie arboree autoctone ([[quercia]], [[ciliegio]], [[pino silvestre]]) ed altre specie introdotte dall'uomo ([[robinia]], [[castagno]], quercia rossa, prunus serotina). Attualmente è in progetto una sua estensione fino all'[[WWF Italia|Oasi WWF]] della [[Oasi del bosco di Vanzago]].
Inoltre, il territorio di Arluno fa parte del [[Parco agricolo Sud Milano]].
[[File:Comune di Arluno.JPG|miniatura|Il municipio di Arluno in piazza De Gasperi]]
[[File:Sagrato della chiesa di Arluno.JPG|miniatura|destra|I preparativi per la sagra della Buseca 2014 sul sagrato della Chiesa]]
== Società ==
=== Evoluzione demografica ===
{{Demografia/Arluno}}
=== Etnie e minoranze straniere ===
Al 1º gennaio 2019 nel comune risiedevano {{formatnum:1080}} cittadini stranieri, ovvero il 9% della popolazione totale. Le nazionalità più rappresentate erano:<ref>[https://www.tuttitalia.it/lombardia/19-arluno/statistiche/cittadini-stranieri-2019/ Dati ISTAT]</ref>
{{div col}}
# [[Albania]], 310
# [[Romania]], 185
# [[Marocco]], 106
# [[Ecuador]], 75
# [[Egitto]], 62
# [[Ucraina]], 60
# [[Pakistan]], 36
# [[Perù]], 31
# [[Cina]], 25
# [[El Salvador]], 20
{{div col end}}
== Geografia antropica ==
Il paese è suddiviso in 7 contrade: Baia, Beacqua, Brera, Certosa, Mulino, Rogorotto e Sant'Ambrogio.
Il comune comprende due [[Frazione (geografia)|frazioni]]:
* [[Rogorotto]], sulla via per [[Vanzago]], a ridosso di [[Mantegazza]] (fraz. del comune confinante);
* Cascina Poglianasca o più semplicemente Poglianasca, sviluppatosi intorno al 1900 sulla strada per [[Pogliano Milanese]] presente sul [[Catasto Teresiano]] del 1722 come ''Cassina Pojanasca''.
== Infrastrutture e trasporti ==
Il comune è posizionato sulla direttrice dell'[[autostrada A4 (Italia)|autostrada A4]] Torino-Milano dove è presente un proprio casello autostradale.
La [[stazione di Vittuone-Arluno]] è situata sulla [[ferrovia Torino-Milano]].
Arluno è servita da alcune linee, operate da [[Movibus]] che la collegano con [[Milano]] e con città quali [[Magenta (Italia)|Magenta]], [[Parabiago]] e [[Legnano]].
Fra il [[1879]] e il [[1952]] la località era servita dalla [[Tranvia Milano-Magenta/Castano Primo|tranvia Milano-Castano Primo]] altresì nota con il soprannome di ''Gambadelegn'', la fermata era nel territorio di [[Vittuone]].
== Amministrazione ==
{{ComuniAmminPrecTitolo}}
{{ComuniAmminPrec
|1985
|1990
|Vittorio Alfieri
|[[Partito Repubblicano Italiano]]
|[[Sindaco (Italia)|Sindaco]]
|<ref name=sindaciarluno>https://amministratori.interno.gov.it/amministratori/ServletStoriaEnte3</ref>
}}
{{ComuniAmminPrec
|1990
|1995
|Franco Pastori
|[[Partito Socialista Italiano]]
|[[Sindaco (Italia)|Sindaco]]
|<ref name=sindaciarluno />
}}
{{ComuniAmminPrec
|1995
|2004
|Maurizio Salvati
|[[Centro-sinistra in Italia|Lista civica di centro-sinistra]]
|[[Sindaco (Italia)|Sindaco]]
|<ref name=sindaciarluno />
}}
{{ComuniAmminPrec
|2004
|26 maggio 2014
|Luigi Losa
|[[Centro-sinistra in Italia|Lista civica di centro-sinistra]]
|[[Sindaco (Italia)|Sindaco]]
|<ref name=sindaciarluno />
}}
{{ComuniAmminPrec
|26 maggio 2014
|''in carica''
|Moreno Agolli
|[[Centro-sinistra in Italia|Lista civica di centro-sinistra]]
|[[Sindaco (Italia)|Sindaco]]
|<ref name=sindaciarluno />
{{ComuniAmminPrecFine}}
=== Gemellaggi ===
* {{Gemellaggio|Italia|Partanna|1999|Partanna}}{{Senza fonte}}
* {{Gemellaggio|Argentina|San Justo|2007|San Justo (Santa Fe)}}{{Senza fonte}}
== Note ==
<references/>
== Bibliografia ==
* Storia di Arluno (dalle origini ai nostri giorni) di don Virginio Vergani, Ed. Decima Campana 1975
* Pisìga Munìga (Arluno e il suo dialetto) Gruppo di Storia Arlunese 1990
* La parrocchiale di Arluno e il Cardinal Pozzobonelli, a cura di [[Maria Luisa Gatti Perer]] e Andrea Spiriti, Ed. ISAL 1996
* Mi ricordo Arluno (...il suo dialetto, la sua gente, le sue cose), di Ambrogio Rampini, suppl. a Decima Campana del dicembre 2007
* AVIS Arluno 1959/2009 (cinquant'anni di solidarietà) suppl. al Nº 2 anno XV de: "il Notiziario" del settembre 2009
* La pittura ritrovata (rassegna dei dipinti della chiesa Parrocchiale) a cura di Remigio Peruzzi, suppl. a Decima Campana del dicembre 2010
* Da Familia Arulena (da Bernardino Arluno ai social network) di Benito Giuseppe Tichitoli e Daniela Maria Confalonieri, Ed. EJA 2016
* Appunti di Storia Arlunese - (una rivisitazione degli scritti di don Virginio Vergani con un contributo di Mario Comincini) di Ambrogio Rampini - suppl. al periodico comunale "Il Notiziario" nov.dic. 2018
== Altri progetti ==
{{interprogetto
== Collegamenti esterni ==
{{Collegamenti esterni}}
{{Comuni della città metropolitana di Milano}}
{{Pieve di Parabiago}}
{{Comuni del Parco Agricolo Sud Milano}}
{{Comuni del Parco del Roccolo}}
{{Controllo di autorità}}
{{portale|Milano}}
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