Cesa: differenze tra le versioni

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{{nota disambigua}}
{{W|Campania|novembre 2018|la lunghissima sezione "Religione" contrasta col [[Wikipedia:Modello di voce/Centro abitato]] e contiene elementi di dubbia enciclopecidità}}
{{Divisione amministrativa
|Nome = Cesa
|Panorama = Veduta paese Cesa (Caserta).jpg
|Didascalia = Veduta del paese
|Bandiera = Cesa-Gonfalone.png
|Voce bandiera =
|Stemma =Cesa- Stemma Comune di Cesa.png
|Voce stemma =
|Stato = ITA
|Grado amministrativo = 3
|Divisione amm grado 1 = Campania
|Divisione amm grado 2 = Caserta
| Amministratore locale = Enzo Guida
|Partito = [[Lista civica|Primavera Cesana]]
|Data elezione = 31-5-2015
|Data istituzione =
|Sottodivisioni =
|Abitanti=8963
|Divisioni confinanti = [[Aversa]], [[Gricignano di Aversa]], [[Sant'Antimo (Italia)|Sant'Antimo]] ([[città metropolitana di Napoli|NA]]), [[Sant'Arpino]], [[Succivo]]
|Note abitanti=[http://demo.istat.it/bilmens2017gen/index.html Dato Istat] - Popolazione residente al 30 giugno 2017.
|Zona sismica = 2
|Aggiornamento abitanti=30-6-2017
|Gradi giorno = 1201
|Sottodivisioni=
|Nome abitanti = cesani
|Divisioni confinanti=[[Aversa]], [[Gricignano di Aversa]], [[Sant'Antimo (Italia)|Sant'Antimo]] (NA), [[Sant'Arpino]], [[Succivo]]
|Patrono = [[Cesario di Terracina|san Cesario di Terracina]]
|Zona sismica=2
|Festivo = 3 novembre
|Gradi giorno=
|PIL =
|Nome abitanti=Cesani
|PIL procapite =
|Patrono=[[Cesareo di Terracina|San Cesario diacono e martire di Terracina]]
|Mappa = Map of comune of Cesa (province of Caserta, region Campania, Italy).svg
|Festivo=3 novembre
|Didascalia mappa = Posizione del comune di Cesa nella provincia di Caserta
|PIL=
|PIL procapite=
|Mappa=Map of comune of Cesa (province of Caserta, region Campania, Italy).svg
|Didascalia mappa=Posizione del comune di Cesa nella provincia di Caserta
|Densità=3.147,3
|Diffusività=
|Personaggi illustri=
}}
 
'''Cesa''' (''Cces in [[dialetto napoletano| napoletano]]'') è un [[Comune (Italia)|comune italiano]] di {{formatnum:8963Popolazione|ITA}} abitanti<ref name="template divisione amministrativa-abitanti" /> della [[provincia di Caserta]] in [[Campania]].
 
== Geografia fisica ==
Il comune è situato nella [[Pianura Campana|piana campana]] (''ager campanus''), ovvero '''Piana del Volturno''', e fa parte dell'[[agro aversano]], alla destra dei [[Regi Lagni]]. Cesa è il terzo comune più piccolo della [[provincia di Caserta]] per superficie territoriale, lo precedono [[Curti]] e [[Portico di Caserta]].
È il terzo comune più a sud nella provincia di Caserta, lo precedono [[Parete (Italia)|Parete]] e [[Sant'Arpino]]. Dista dal capoluogo di provincia circa 27 km.
 
== Origine del nome ==
[[File:Comune di Cesa (Caserta), Pannello gemellaggi con Borough Netcong (Usa) e San Cesario di Lecce.jpg|miniatura|Pannello toponomastico: Cesa (Provincia di Caserta) ''[[Pagus]] dell'[[Atella (città antica)|antica Atella]], terra natìa'' ''di patrioti e rivoluzionari; Città delle 99 Grotte, delle Alberate e del [[Asprinio|Vino Asprinio]]'' |sinistra|alt=]]
Diverse sono le ipotesi sull’etimologia del nome Cesa, che trae origine da una voce latina, ''caesus'', dal verbo ''caedere'' (tagliare). Infatti Cesa sorgeva come borgo dell’antica Atella, e di conseguenza era tagliato fuori dalle grandi vie di comunicazione. Una spiegazione egualmente attendibile, e riconducibile sempre al verbo latino ''caedere'', ipotizza che Cesa in origine fosse un terreno boschivo chiamato in seguito a disboscamento ''“silva caesa”'' (selva tagliata).
Diverse sono le ipotesi sull’etimologia del nome Cesa, che trae origine da una voce latina, ''caesus'', dal verbo ''caedere'' (tagliare). Infatti Cesa sorgeva come borgo dell’antica Atella, e di conseguenza era tagliato fuori dalle grandi vie di comunicazione. Una spiegazione egualmente attendibile, e riconducibile sempre al verbo latino ''caedere'', ipotizza che Cesa in origine fosse un terreno boschivo chiamato in seguito a disboscamento ''“silva caesa”'' (selva tagliata)<ref name=":2" />.
 
A favore di quest'ultima ipotesi, è interessante notarerilevare che nell'anno 755 nella piccola vallata di [[Tredozio]] ([[Provincia di Forlì-Cesena|Forlì-Cesena]]) sorse una nuova abitazione rurale che fu chiamata Cesata. Come avvenne per la località di Cesa, anche Cesata fu posta sotto la protezione di [[Cesario di Terracina|San Cesario]], diacono e martire. Tra le ipotesi dell'etimologia del nome Cesata, alcune fonti ipotizzano che il prefisso ''caes-'' rimandi al termine desueto ''"cesina"'' (cioè, "terra disboscata"), col valore antico di "strage di alberi", "strage nella selva"<ref>''Romanistisches Jahrbuch'', Volumevolume 8, W. de Gruyter, 1958.</ref><ref>{{Cita news|lingua=it-IT|url=http://www.larampa.it/2017/12/26/culto-san-cesario-studi-origini-cesa-giugliano-marcianise/|titolo=Il culto di San Cesario: studi sulle origini di Cesa, Giugliano e Marcianise - LaRampa.it|pubblicazione=LaRampa.it|data=2017-12-26|accesso=2017-12-29}}</ref>.
 
Secondo lo studioso Domenico Chianese ''«più sicura dell'etimologia di [[Gricignano di Aversa|Gricignano]] è quella di Cesa che non è altro che un'accorciatura di Cesine e Cesinole»''<ref>Domenico Chianese, ''I casali antichi di Napoli'', Tip. Pesole, Napoli 1938.</ref> e ricorda che Carlo II donò al suo medico le ''cesine'' di Afragola con tutti i vassalli.
La zona di Cesa e Gricignano rappresenta l’angolo nord-occidentale del territorio atellano ed è trattata unitariamente in quanto fu del tutto esclusa dalla centuriazione ''Acerrae-Atella I'' e manifesta in misura nettamente predominante i segni della centuriazione ''Ager Campanus I'' insieme a tracce della centuriazione ''Ager Campanus II'' (Cesa è ai margini della centuriazione)<ref>Giacinto Libertini, ''Persistenza di luoghi e toponimi nelle terre delle antiche città di Atella e Acerrae'', Istituto di Studi Atellani, 1999
 
</ref>.
È da notare che anche il nome della località Cesinola, frazione di San Cesareo di [[Cava de' Tirreni]], lascia pensare che la zona un tempo fosse un bosco ceduo, cioè di alberi destinati al taglio. La radice ''ces-'' permane in altri termini italiani in cui si presuppone un taglio, come cesura, cesoia, [[Taglio cesareo|parto cesareo]]<ref>Salvatore Fasano, ''Le strade di Cava de' Tirreni. Toponomastica storica'', Area Blu Edizioni, 2013.</ref>. Tutte queste località avrebbero in comune la radice del nome, il ricordo del grande condottiero [[Gaio Giulio Cesare|Giulio Cesare]] o degli imperatori romani (i divi Cesari) ed il santo protettore, San Cesario di Terracina (invocato, tra l'altro, anche per la buona riuscita del parto cesareo).
 
A pochi chilometri da Cesa, nel territorio di [[Giugliano in Campania|Giugliano]], lungo il corso della via Consolare e Campana, esisteva anche un’altra località sotto il nome di ''"Sancti Cesarii ad Silicem"''<ref>A. Gallo, ''Aversa Normanna'', Aversa, 1988, p.88</ref> (San Cesario in Silice<ref>Le due vie che limitano a destra e a sinistra la contrada San Cesario, si congiungono alla via «Silice di Barracano» (''scilicet prope consularem viam seu Campanam'').</ref>) nella quale si trovava la piscina ''«gradata»'' (esiste ancora il sito "Le Puscinelle" dove vi sono i resti di queste antiche cisterne d'epoca romana che avevano la funzione di raccogliere e conservare le acque meteoriche e di falda).
 
== Storia ==
La zona fu centuriata in [[Gracchi|epoca gracchiana]] (''Ager Campanus I'') e successivamente all'epoca di [[Lucio Cornelio Silla|Silla]] e [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]] (''Ager Campanus II''); di entrambe le centuriazioni rimangono evidentissime tracce<ref>Giacinto Libertini, ''Persistenza di luoghi e toponimi nelle terre delle antiche città di Atella e Acerrae'', Istituto di Studi Atellani, 1999.</ref>.
Cesa fu in origine probabilmente uno dei minuscoli casali appartenenti alla [[Terra di Lavoro|Liburia Atellana]], in cui si svolsero pochi eventi storici di rilievo. Il primo documento che accerta l'esistenza del borgo è un [[Diploma#Diplomi storici|diploma]] dei principi [[Pandolfo I]] e [[Landolfo III]] di [[Capua]], risalente all'anno 964 d.C., ma oltre a questo poco è noto sulla sua più remota storia.
 
Cesa fu in origine probabilmente uno dei minuscoli casali appartenenti alla [[Terra di Lavoro|Liburia Atellana]], in cui si svolsero pochi eventi storici di rilievo. Il primo documento che accerta l'esistenza del borgo è un [[Diploma#Diplomi storici|diploma]] dei principi [[Pandolfo I]] e [[Landolfo III]] di [[Capua (città antica)|Capua]]<ref>''Chronicon Vulturnense, sive Chronicon antiquum Monasterii Sancti Vencentii de Vulturno, auctore Johanne eiusdem coenobii monacho ab anno circiter DCCIII ad MLXXI'', in L. MURATORI, ''Rerum Italicarum scriptores'' (''Scrittori di cose italiche''), Milano 1723, t. I, part. 2, p. 460.</ref>, risalente all'anno 964 d.C.<ref>F. M. Pratilli, ''Dissertatio de Liburia,'' Napoli, 1745.</ref>, ma oltre a questo poco è noto sulla sua più remota storia.
Fu legata probabilmente a le vicende della morente [[Atella (città antica)|Atella]] e, più tardi, della nascente [[Aversa]], poiché, dopo il Mille, Cesa fu per lungo tempo un casale della città normanna, appartenuto prima al feudo del conte Roberto di Sant'Agata, e successivamente ai [[Carafa]], ai [[Villano]], ai [[Palomba]], ai [[Del Tufo]] e ai [[Maresca]], che ne furono gli ultimi proprietari.
 
Fu legata probabilmente a le vicende della morente [[Atella (città antica)|Atella]] e, più tardi, della nascente [[Aversa]], poiché, dopo il Mille, Cesa fu per lungo tempo un casale della città normanna (tale rimase fino alla costituzione dei comuni in epoca murattiana), appartenuto prima al feudo del conte Roberto di Sant'Agata, e successivamente ai [[Carafa]], ai Villano, ai Palomba, ai Del Tufo e ai Maresca, che ne furono gli ultimi proprietari.
 
Inizialmente la zona apparteneva alla [[diocesi di Atella]], passò alla [[diocesi di Aversa]] dopo la sua costituzione.
 
Esiste anche un attestato risalente al 1156 che menziona Cesa: si tratta di un atto di permuta tra la Congregazione Capitolare di San Paolo di Aversa ed un certo Unfrida Rebursa, che cedette tre terreni ''«in territorio ville que dicitur Cesa»'' in cambio di una corte, alcune case ed un orto che appartennero a Guglielmo Decano<ref>''Cod. Dipl. Aversa, p. 117, doc. LXVIII''.</ref>.
 
Nel Repertorio delle Pergamene di Aversa (1215-1549) si legge che nel 1304 il Re [[Carlo II di Napoli|Carlo II]] ''«ordina che quella via fuori della città di Aversa sia chiusa, cioè dal Trivio di qua dal Ponte a Selice fino alle villa di Cesa''<ref>''Repertorio delle pergamene della università e della città di Aversa, dal luglio 1215 al 30 aprile 1549'', Tip. R. Rinaldi, 1881.</ref>''»'' in modo che i viaggiatori passino per la città di Aversa dove potranno riposarsi e trovare ogni cosa che sia di loro gradimento.
 
A Cesa esisteva un monastero di [[Montevergine (Mercogliano)|Montevergine]], fondato da [[Bartolomeo di Capua]], protonotario e logoteta del Regno di Napoli<ref>Ernesto Rascato, ''Presenza benedettina verginiana in Campania,'' Aversa 2013.</ref>. Qui i [[Congregazione verginiana|monaci verginiani]] erano presenti nella Cappella della Santissima Trinità, eretta vicino alla chiesa di San Cesario Martire. Quel monastero venne trasferito ad Aversa per opera di Nicolò Porcarii, tra il 1343 e il 1382, al tempo della [[Giovanna I di Napoli|regina Giovanna I]]<ref>F. De Michele, ''Abbozzo Storico su Cesa (con una lettera inedita di Francesco Bagno)'', Napoli, 1939-XVII, p. 5.<br /></ref>.
 
In un atto del 1310 di Carlo II d'Angiò per valutare i beni di Aversa, Cesa risulta un casale della città ''(«casali Cesae pertinentiarum Civitatis Aversae''<ref name=":3">L. Giustiniani, ''Dizionario geografico ragionato del Regno di Napoli'', II, Napoli 1797, p. 94.</ref>''»'').
 
Il Priorato di [[Capua]] ([[Priorato gerosolimitano|Sacro Militare Ordine di San Giovanni di Gerusalemme]]) possedeva un edificio nel casale di Cesa; dal [[cabreo]] del 1680<ref name=":4">Valletta, National Library of Malta, Archivio dell'Ordine di Malta, 6186, ''Cabreo del Priorato di Capua fatto dell'Eccellentissimo Priore Gabuccini 1680'', in Appendice.</ref> apprendiamo che venne venduto da Domenico De Marino ad Alfonso Acquaviva d'Aragona<ref name=":5">Marcello Romano, ''Cesa: la domus di San Giovanni'', in ''"Il Gran Priorato Giovannita di Capua"'', Altrimedia (2008), pp. 159-162.</ref> (cavaliere gerosolimitano dal 1601<ref>Bartolomeo Dal Pozzo, Roberto Solaro di Govone, ''Ruolo generale de' Cavalieri Gerosolimitani della veneranda lingua d'Italia'', Torino 1714, p. 184.</ref>) e dunque il possedimento passò all'Ordine. La parte occidentale di questo edificio confinava con i beni della Chiesa di San Cesario<ref name=":4" />. Il 24 settembre 1679 il [[cespite]] era tenuto in affitto dagli eredi del defunto Giovanni Luca di Marino<ref name=":5" />. Per mancanza di documenti non sappiamo con esattezza l'anno in cui i [[Cavalieri gerosolimitani|cavalieri gerosolimitati]] si stabilirono a Cesa e quanti fossero i loro possedimenti in questo casale.
 
Nel [[1806]] furono emanate le [[Leggi eversive della feudalità]] che comportarono la fine dei privilegi feudali nel Regno di Napoli e l'inizio dell'[[Amministrazione comunale]].
 
== Monumenti e luoghi d'interesse ==
 
*Chiesa di San Cesario
*===Chiesa di SS.San MariaCesario Deldiacono Rosarioe martire===
Nel 1097 esisteva già una chiesa dedicata al santo<ref>Menzionata nel documento mediante il quale il 20 ottobre 1097 Roberto, conte di Sant'Agata, donava alla cattedrale di Aversa le chiese di S. Maria di Casapesenna, di S. Lorenzo di Friano, di S. Cesario di Cesa e di Sant'Elpidiano di Forano site nel suo feudo: ''«In nomine domini nostri Ihesu Christi. Rotbersus, divina ordinante clementia Sancte Agathensis (…) concedo Sancte matri ecclesie Beati Pauli Adversani(…) ecclesiam Sanctii Cesari de Cesa»''.</ref> che, divenuta parrocchia nel 1572, fu ampliata e restaurata nel corso dei secoli. La chiesa di S. Cesario è elencata nelle ''Rationes Decimarum'' del 1324 ''(«Presbiter Thomas de Iullano pro ecclesia S. Cesarii de villa Cese tar. sex»''<ref>M. Inguanez, L. Mattei-Cerasoli e P. Sella (a cura di), ''Rationes decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV, Campania'', Città del Vaticano, 1942.</ref>). Dopo l’Unità d’Italia, il parroco Luigi Della Gala promosse la ricostruzione della chiesa con le offerte del popolo. Il nuovo tempio fu compiuto nel 1872 su progetto dell'architetto Filippo Botta<ref>Marco di Mauro, ''Il patrimonio artistico della Chiesa di S. Cesario a Cesa'', in ''"Raccolta Rassegna Storica dei Comuni"'', vol. 24, Istituto di Studi Atellani, 2010.</ref>. L'interno, in stile rinascimentale, presenta tre navate divise da colonne ioniche. Le volte, le tre cupole, l'abside ed il transetto sono decorati con pregevoli affreschi realizzati da Luigi Tagliatatela e da Raffaele Iodice durante il ventennio fascista; quest'ultimo nel 1943 ha firmato le due scene della vita di San Cesario, gli Evangelisti, l’Eterno Padre e la pesca miracolosa che campeggia sulla cantoria. Particolarmente suggestive e pregevoli sono la cappella dedicata al patrono e quella dedicata a Sant’Anna, impreziosite da stupende decorazioni in stucco, affreschi ed altari marmorei.
*Palazzo Marchesale
 
*Grotte tufacee
=== Chiesa di Maria SS. del Rosario ===
*Alberate Aversane
La chiesa era di [[Giuspatronato|iuspatronato]] dei Signori Ascanio, Orazio e Mario Della Tolfa, i quali nel 1602<ref>Atto del notaio Giovanni Girolamo Censone del 20 aprile del 1602.</ref> la cedettero al [[Basilica di Santa Maria della Sanità|convento della Sanità di Napoli]]<ref>''Archivum fratrum praedicatorum'', volume 39, 1969.</ref> - previo consenso di Mons. Bernardino Morra, vescovo d’Aversa (1598-1605). Nel 1608 il nobile Ascanio Della Tolfa donò parte del palazzo di sua proprietà ai [[Ordine dei frati predicatori|Padri Domenicani]] Riformati; i religiosi si stabilirono nel paese ed utilizzarono alcune stanze al pianterreno come convento<ref>P. Alfredo Di Landa, ''Nel solco della carità:'' ''Don Giustino Marini (1797-1837)'', Aversa, 2011.</ref>. Nel 1808, a causa della legge di soppressione, i Domenicani abbandonarono l'edificio. Successivamente la Chiesa, con l'annesso convento, fu restaurata e riaperta al pubblico dal Servo di Dio don Giustino Marini<ref>Vitale Roberto, ''Compendio della vita del Servo di Dio sac. Giustino Marini di Cesa'', Aversa, Tip. D. Molinaro, 1949.</ref>. L'interno, a una navata, con una sola cappella laterale nella parete destra (con sottostante [[cripta]] nella quale sono visibili i resti dei monaci), accoglie quattro altari oltre a quello maggiore<ref name=":1">Pasquale Costanzo, ''Don Giustino Marini: una vita al servizio del prossimo; trascrizione postuma con un breve saggio sulla chiesa del Rosario di Cesa'', a cura di Franco Pezzella, Istituto di Studi Atellani, 2008.</ref>.
 
===Chiesa della Madonna dell'Olio===
È ubicata proprio accanto al cimitero; all'interno si ammira sul marmoreo altare maggiore, un affresco raffigurante la Vergine col Bambino, collocabile tra il XIV e il XV secolo<ref name=":2">Francesco De Michele, ''Cesa: storia, tradizioni e immagini'', Napoli, 1987.</ref>. La struttura era sicuramente una "grancia eremitica" molto antica (forse dei secoli XIV-XV) nata nel posto e sui resti di un precedente sito religioso pagano<ref>Andrea Russo, ''Terre d'Atella: i segni della storia'', Unione dei Comuni Atella, 2006.</ref>. Nella chiesetta vennero sepolti i bambini di Cesa morti durante l'epidemia vaiolosa del 1836; fu abbandonata per lungo tempo, riaperta al culto e rimessa a nuovo da fra' Domenico da Monopoli nel XX secolo<ref name=":2" />.
 
===Palazzo Marchesale===
Attiguo alla Chiesa Parrocchiale, il palazzo risale all'inizio del XV secolo (la struttura fu ampiamente modificata nel XIX sec.); fu abitato dalle numerose famiglie che in passato furono Signori di Cesa. Presenta due piani, due torrette, uno scalone e preziosi dipinti nei saloni. Nell'atrio è murato un cippo sepolcrale di epoca romana, con l'iscrizione in latino: L.CAESIL. L. / ANTIOCHI OŜA / HIC SITA SUNT<ref>Hermann Dessau, ''Inscriptiones latinae selectae'', volume 2, edizione 2, apud Weidmannos, 1906.</ref> (''Qui giacciono le ossa di Lucio Antioco, liberto di Cesillo''). Non conoscendo il luogo esatto di provenienza, non si può stabilire se la lastra epigrafica, registrata dal C.I.L.<ref>C.I.L., X, 3743.</ref>, fosse originariamente nel territorio cittadino oppure altrove<ref name=":6" />. Molto probabilmente fu posto nell'attuale collocazione nel corso dei lavori di rifacimento eseguiti nel sec. XIX dai Maresca<ref name=":2" />.
 
=== Muro dell'amore ===
Il "Muro dell'Amore" a Cesa è un'iniziativa artistica inaugurata nella Villa Aldo Moro, coinvolgendo la comunità locale attraverso la raccolta di frasi d'amore inviate dai cittadini. L'opera, presentata il 22 aprile 2023, è stata creata dagli artisti Manuela Belfiore e Davide Montuori. Durante la cerimonia, il sindaco Enzo Guida e il consigliere comunale Francesco Maria Turco hanno partecipato ai saluti istituzionali.
 
===Altri luoghi d'interesse===
* Grotte tufacee
* Alberate Aversane
 
 
== Società ==
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==== Il culto di San Cesario a Cesa: la cristianizzazione del culto pagano di Cesare ====
Il patrono di Cesa è [[Cesario di Terracina|San Cesario]], diacono e martire. Fin dalla prima età cristiana, Cesario di [[Terracina]] fu il santo scelto per il suo nome a sostituire il culto pagano di [[Gaio Giulio Cesare|Giulio Cesare]], dell'imperatore [[Augusto|Cesare Ottaviano Augusto]] e degli imperatori romani (i Divi Cesari)<ref>''Dissertazioni della Pontificia Accademia romana di archeologia'', Tipografia della Pace, 1907.</ref>.
[[File:Festa di San Cesario.jpg|miniatura|La processione di San Cesario a Cesa|269x269px|sinistra]]
Il patrono di Cesa è [[Cesareo di Terracina|San Cesario diacono e martire]] di Terracina.
 
Il culto a Cesa del diacono Cesario è antichissimo: già nel 1097<ref>A. Gallo, ''Codice diplomatico normanno di Aversa'', Napoli 1927, rist. Aversa 1990, doc. X, p.15</ref> esisteva una chiesa a lui dedicata, che fu donata dal conte normanno Roberto di Sant'Agata alla [[Diocesi di Aversa]]. Nel Medioevo Cesa dipendeva politicamente dall'antica città di [[Capua (città antica)|Capua]]<ref name=":3" />, che si trovava sulla [[via Appia]]; il culto di San Cesario nacque e si sviluppò proprio su questa strada romana<ref>Del Lungo Stefano ''La toponomastica archeologica della Provincia di Roma'', volume 2, Regione Lazio, Assessorato politiche per la promozione della cultura, dello spettacolo e del turismo, 1996.</ref>: lungo il percorso della ''"regina viarum"'' si trovava la sua primitiva tomba a Terracina e la [[Chiesa di San Cesareo de Appia]] in Roma.
Fin dalla prima età cristiana, Cesario di Terracina fu il santo scelto per il suo nome a sostituire il culto pagano di [[Gaio Giulio Cesare|Giulio Cesare]], dell'imperatore [[Augusto|Cesare Ottaviano Augusto]] e degli imperatori romani (i Divi Cesari).
 
Esistono numerose prove archeologiche che testimoniano il culto di Cesare nell{{'}}''Ager Campanus'', successivamente cristianizzato da S. Cesario di Terracina. A pochi chilometri da Cesa, nella città di [[Marcianise]] (colonia autonoma di «prodi veterani Romani» dedotta da Giulio Cesare, cinquanta anni prima della venuta di Cristo), già casale di Capua, esistevano due tempietti rurali paleocristiani di San Cesario e di Santa Giuliana, immediatamente a ridosso del fiume [[Clanio]]<ref name=":6">Pezzella Franco, ''Atella e gli atellani nella documentazione epigrafica antica e medievale'', Istituto di Studi Atellani, 2002.</ref>. San Cesario era invocato contro le inondazioni del Clanio; le acque di questo fiume sono state impetuose, tanto da inondare più volte nelle epoche antiche l’agro di Aversa e di [[Atella (città antica)|Atella]] (in epoca altomedievale dall'antica città di Atella sorse il ''[[pagus]]'' di Cesa<ref>Roberto Vitale, ''L'antica Atella - Cenni storici'', Aversa 1937.</ref>). Lo studioso Nicola Corcia ci riferisce che il cippo urbico su cui si legge la scritta "IVSSV IMPERATOR CAESARIS QVA ARATRVM DVCTVM EST" ''(Per volere dell'imperatore Cesare fu fissato questo solco per dove passò l'aratro)'' era situato sotto l'antica porta di Marcianise: ''«si raccoglie che sino al detto pago giungeva la [[Pertica (unità di misura)|pertica]] campana nella deduzione della colonia in Capua al tempo di Cesare Augusto. Per mezzo di questo pago passava l'antica strada che da Capua menava ad Atella''<ref>Nicola Corcia, ''Storia delle due Sicilie dall'antichità più remota al 1789'', volume 2, Tip. Virgilio, 1845.</ref>''»''. Questo cippo testimonia la volontà di rifondare la cesariana Colonia Iulia Felix da parte di Cesare Augusto, in ottemperanza alle decisioni del padre adottivo, ossia Giulio Cesare''<ref>Laura Chioffi, Novità da Capua. XIV ''Congressus Internationalis. Epigraphiae Graecae et Latinae. 27. — 31. Augusti MMXII''.</ref>'' Secondo il Grutero questa epigrafe si trovava anche nella [[Duomo di Terracina|Cattedrale di Terracina]]<ref>Camillo Pellegrino, ''Apparato alle antichità di Capua'', volume 2, A. Forni, 1771.</ref> (dedicata appunto al martire Cesario) e nel [[Duomo di Capua]]<ref>Francesco Maria Pratilli, ''Della via Appia riconosciuta e descritta da Roma a Brindisi libri IV'', 1745.</ref>. A pochi chilometri da Cesa, nel comune di [[Giugliano in Campania]] (il toponimo deriverebbe dal fatto che in questi luoghi vi sarebbe stata una villa di Giulio Cesare) sorgeva la località San Cesareo, lungo il corso della via Consolare e Campana<ref>Nicola De Carlo, ''Organizzazione territoriale antica e tracce di centuriazione romana nell'agro giuglianese'', in ''"Raccolta Rassegna Storica dei Comuni"'', vol. 24, Istituto di Studi Atellani, 2010.</ref> (questa importante strada imperiale romana collegava il porto di Puteoli con Capua).
Nel Medioevo Cesa dipendeva politicamente dall'antica città di [[Capua (città antica)|Capua]], che si trovava sulla [[via Appia]]; il culto di San Cesario nacque e si sviluppò proprio su questa strada romana: lungo il percorso della ''"regina viarum"'' si trovava la sua primitiva tomba a Terracina e la [[Chiesa di San Cesareo de Appia]] in Roma. Il culto a Cesa del diacono Cesario è antichissimo: già nel 1097 esisteva una chiesa a lui dedicata, che fu donata dal conte normanno Roberto di Sant'Agata alla [[Diocesi di Aversa]].
 
==== I busti-reliquiari ed il braccio di San Cesario ====
Esistono numerose prove archeologiche che testimoniano il culto di Cesare nell'''Ager Campanus'', successivamente cristianizzato da San Cesario di Terracina.
[[File:Braccio reliquiario di San Cesario, Cesa (Ce).jpg|miniatura|253x253px|Braccio-reliquiario di San Cesario diacono e martire, Parrocchia di San Cesario, Cesa|alt=]]
[[File:Epigrafe Cesare Augusto che si trova a Marcianise, Capua e Terracina.jpg|miniatura|Cippo urbico con iscrizione in latino "IVSSV IMPERATOR CAESARIS QVA ARATRVM DVCTVM EST", facciata del Palazzo Messore a [[Marcianise]]. La stessa iscrizione si trova anche a [[Capua]] e [[Terracina]] (città poste lungo la Via Appia)]]
Agli inizi del sec. XVII, mons. Pomponio de Magistris, vescovo di Terracina, concesse alcuni frammenti ossei del braccio di S. Cesario al cardinale [[Filippo Spinelli]], vescovo di Aversa. Queste reliquie furono traslate dalla Cattedrale di San Paolo di Aversa alla Parrocchia di San Cesario di Cesa il 19 giugno del 1612<ref>Atti della Visita Pastorale compiuta a Cesa nel 1621 dal vescovo Mons. Carlo I Carafa, esistenti nell'Archivio Vescovile di Aversa.</ref>, incastonate in un braccio ligneo dorato (successivamente collocato in una teca rivestita di seta, posta all'interno di una colonna sul lato sinistro del presbiterio, insieme alla statua-reliquiario lignea di [[Sinforosa di Tivoli|Santa Sinforosa]] martire di Tivoli)<ref>Girolamo Dragonetto, ''Liber Sanctarum Reliquiarum Civitatis et Dioc. Aversanae ex ordine Ill.mi et Rev.mi D.ni D. Caroli Carafae Aversae Episcopi per Hieronymum Dragonectum Decanum recollectarum Anno D.ni 1618'' (manoscritto che riporta un elenco delle reliquie conservate nelle chiese della Diocesi di Aversa nel 1618, attualmente conservato nella Biblioteca comunale "Gaetano Parente" di Aversa).</ref> e in un busto ligneo, realizzato per l'occasione.
[[File:Cippo Santa Maria Capua Vetere, Anfiteatro Campano.jpg|miniatura|Cippo pomeriale con iscrizione in latino ''"Iussu imp(eratoris) Caesaris, qua aratrum ductum est"'', [[Anfiteatro campano]], [[Santa Maria Capua Vetere]]]]
[[File:Busto_reliquiario_di_San_Cesario_di_Cesa.jpg|sinistra|miniatura|Busto-reliquiario argenteo di San Cesario diacono e martire, opera dell'argentiere Luca Baccaro (1760), Parrocchia di San Cesario, Cesa|266x266px|alt=]]
A pochi chilometri da Cesa, nella città di [[Marcianise]], già casale di Capua, esistevano due tempietti rurali paleocristiani di San Cesario e di Santa Giuliana, immediatamente a ridosso del fiume Clanio<ref name=":1">Pezzella Franco, ''Atella e gli atellani nella documentazione epigrafica antica e medievale'', Istituto di Studi Atellani, 2002 </ref>. La chiesetta di San Cesario a Marcianise sorgeva nel piccolo borgo di Campocipro, nelle vicinanze di Airola, situata sulla strada direttrice che univa la [[Capua (città antica)|Capua Antica]] a Orta di Atella. Probabilmente il culto del santo fu portato dai monaci benedettini che dimorarono a Capua (896-953) in seguito alla distruzione di [[Montecassino]] operata dai Saraceni nell’833. San Cesario di Terracina è stato da sempre invocato contro le inondazioni del [[Clanio]]; le acque di questo fiume sono state impetuose, tanto da inondare più volte nelle epoche antiche l’agro di Aversa e di Atella. Secondo alcuni studiosi, Marcianise sarebbe stata una colonia autonoma di «prodi veterani Romani»<ref>''Archivio storico per le province napoletane'', Ed. Detken & Rocholl e F. Giannini, 1879</ref> dedotta da Giulio Cesare, cinquanta anni prima della venuta di Cristo, dopo il cosiddetto "[[Primo triumvirato|Primo Triumvirato]]" e destinata ad ospitare ventimila famiglie di veterani (prevalentemente di Pompeo) con almeno tre figli. La testimonianza di un cippo urbico collocato oggi sulla facciata dell'antico palazzo Messore, in Piazza Umberto I, su cui si legge la scritta "IVSSV IMPERATOR CAESARIS QVA ARATRVM DVCTVM EST" (Per volere di Cesare condottiero fu fissato questo solco per dove passò l'aratro)<ref>Salvatore Costanzo, ''Marcianise: urbanistica, architettura ed arte nei secoli'', CLEAN, 1999</ref>, allude alla pratica di origine etrusca di tracciare con questo attrezzo il territorio di una città, ritenuta dagli storici locali la prova inconfutabile dell'origine stessa della città al tempo di Giulio Cesare (50 a. C.)<ref name=":1" />.
Attualmente queste particelle ossee sono incastonate in tre preziosi reliquiari: nel busto reliquiario ligneo, nel busto reliquiario argenteo, e nel braccio reliquiario argenteo.
[[File:Cappella San Cesario, Cesa (Ce).jpg|miniatura|255x255px|Cappella di San Cesario, Parrocchia di San Cesario Martire, Cesa |alt=]]
Il busto reliquiario ligneo di San Cesario (1612) presenta nella parte centrale una teca contenente frammenti ossei del santo, affiancati da un cartiglio su cui compare l'iscrizione in latino ''"Ex oss: S. Cæsarii Diac. et Martyr."''. Questa reliquia è stata studiata ed identificata dal prof. [[Gino Fornaciari]], Professore di Paleopatologia ed Archeologia Funeraria, e dalla Dr.ssa Simona Minozzi, specialista in osteoarcheologia, della Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa: è la [[diafisi]] di un osso lungo molto frammentato, sembrerebbe a sezione cilindrica come l'[[Omero (anatomia)|omero]]<ref name=":0">''Ex ossibus S. Caesarii: Ricomposizione delle reliquie di San Cesario diacono e martire di Terracina'', testi ed illustrazioni di Giovanni Guida, 2017.</ref>. Il martire è raffigurato con entrambe le braccia piegate e protese in avanti: nella mano destra sorregge la palma, in quella sinistra l'Evangeliario, in argento sbalzato e cesellato. Sul capo è applicata un’aureola argentea. La statua è esposta su un trono marmoreo nella cappella di San Cesario, sul lato destro del transetto della Chiesa.
 
Il busto reliquiario di San Cesario (1760), in argento sbalzato e cesellato, è opera di Luca Baccaro<ref>Pezzella Franco, ''Un inedito busto in argento di Luca Baccaro: il San Cesario per l'omonima parrocchia di Cesa'', in ''"Rassegna storica dei comuni: periodico di studi e ricerche storiche locali"'', Nuova serie, A. 41, n. 191-193 (Lug.- Dic. 2015), pp. 45-50.</ref>, argentiere napoletano. Il diacono, con un volto giovane ed imberbe dall’espressione volitiva, reca nella mano destra la palma del martirio e nella sinistra il Vangelo. Sul capo è applicata un’aureola raggiata in argento sbalzato. La [[dalmatica]] è riccamente decorata con eleganti motivi floreali eseguiti a sbalzo. Nella parte centrale della base vi è una finestrella che contiene il reliquiario ovale a capsula, in cui sono incastonati alcuni frammenti ossei del santo. La statua si espone e si porta in processione in occasione della festa del santo, che si celebra annualmente nella settimana successiva al 19 giugno, anniversario della traslazione delle reliquie.
Secondo lo studioso Nicola Corcia, da questa lapide, situata sotto l'antica porta di Marcianise, ''"si raccoglie che sino al detto [[Pagus|pago]] giugneva la pertica campana nella deduzione della colonia in Capua al tempo di [[Augusto|Cesare Augusto]]. Per mezzo di questo pago passava l'antica strada che da Capua menava ad [[Atella (città antica)|Atella]]"''<ref>Nicola Corcia, ''Storia delle due Sicilie dall'antichità piu remota al 1789'', Volume 2, Tip. Virgilio, 1845</ref>''.''
 
Il braccio-reliquiario argenteo di San Cesario (XVIII secolo), in argento sbalzato e cesellato di bottega napoletana, fu donato da Santolo del Villano, figlio di Maria Carlo del Villano, al tempo del parroco don Francesco Bonante. Il corpo del braccio è di forma tubolare, leggermente rastremato, rivestito da una manica resa da un morbido drappeggio di pieghe; al centro presenta una teca a luce ovale, in cui è possibile ammirare la reliquia: due frammenti ossei del santo. Secondo la dott.ssa Minozzi, il frammento superiore è più ricco di osso spugnoso; forse viene da un’epifisi dell’osso, mentre quello inferiore sembra di un osso con diafisi circolare come l'omero. Entrambi i frammenti provengono dalla superficie esterna dell’osso<ref name=":0" />. Dalla manica, che si conclude al polso con un elegante motivo a merletto, fuoriesce la mano semiaperta che regge la palma del martirio fra il pollice e l’indice.
Lo scrittore Camillo Pellegrino ci riferisce che questa stessa iscrizione si legge anche in una lapide presente a Capua, presso la Chiesa di San Bartolomeo Apostolo, ed a [[Terracina]] (descritta dal Grutero)<ref>Camillo Pellegrino, ''Apparato alle antichità di Capua'', Volume 2, A. Forni, 1771</ref>, presente nella [[Duomo di Terracina|Cattedrale di San Cesareo]], costruita sui resti del cosiddetto tempio di Apollo che il diacono Cesario avrebbe fatto crollare. Secondo Fr. Maria Pratilli, da questa iscrizione si deduce che Terracina ''"fu dedotta Colonia dall'imperatore Cesare Augusto"'', forse nello stesso tempo in cui fu dedotta anche Capua<ref>Francesco Maria Pratilli, ''Della via Appia riconosciuta e descritta da Roma a Brindisi libri IV'', Giovanni di Simone, 1745</ref>.
 
=== Tradizioni e festività religiose ===
A margine di un intervento di scavo nell'area dell'[[Anfiteatro campano|Anfiteatro Campano]] di [[Santa Maria Capua Vetere]] è stato riportato in luce un cippo pomeriale con iscrizione in latino ''"Iussu imp(eratoris) Caesaris, qua aratrum ductum est";'' questa pietra era stata piantata nel terreno, lungo la fossa che costeggiava le mura cittadine, verosimilmente con la parte iscritta rivolta verso la città, a segnare l'esistenza del sacro confine tra ''urbs'' e ''suburbium'', ovvero tra la colonia romana ed il suo territorio (il ''Caesar'' dell'iscrizione è stato identificato con il giovane Ottaviano. Datazione: 36 – 31 a.C.). Questo cippo testimonia la volontà di rifondare la cesariana ''Colonia Iulia Felix'' da parte di Ottaviano, in ottemperanza alle decisioni del padre adottivo<ref>Laura Chioffi, Novità da Capua. XIV ''Congressus Internationalis. Epigraphiae Graecae et Latinae. 27. — 31. Augusti MMXII.''</ref>, ossia Giulio Cesare.
[[File:Il Volo degli Angeli in onore di S. Cesario, Cesa (Ce).jpg|miniatura|Il ''"Volo degli Angeli"'' in onore del patrono S. Cesario, Cesa, 10 giugno 2018]]
[[File:Festa di San Cesario.jpg|miniatura|Festa di San Cesario a Cesa]]'''Festa patronale di San Cesario'''
* settimana successiva al 19 giugno (anniversario della traslazione della reliquia del braccio di San Cesario). I festeggiamenti iniziano la domenica precedente, quando il clero, il comitato, le autorità civili e militari ed il popolo si recano in corteo a casa di un fedele per prelevare il busto reliquiario argenteo del santo, che tra lo sparo di granate è portato in processione nella chiesa parrocchiale, dove è solennemente esposto alla venerazione dei fedeli su un artistico trono. Durante la breve processione, all'esterno della sede comunale, ha luogo il rito della Consegna delle chiavi della città al santo patrono da parte del Sindaco. Il venerdì in Piazza De Michele è messa in scena la ''"Tragedia di San Cesario"'', sacra rappresentazione della vita e martirio del santo<ref>Claudio Corvino, ''Guida insolita ai misteri, ai segreti, alle leggende e alle curiosità della Campania'', Newton & Compton, 2002.</ref>. Il sabato e la domenica - giorno principale dei festeggiamenti - la statua del santo è portata a spalla in processione per tutte le strade del paese, addobbate con delle artistiche luminarie; al termine ha luogo il rito del ''"Volo degli Angeli"'' (due bambine, munite di ali artificiali, vengono tirate attraverso un sistema di corde tese dal campanile alla piazza per omaggiare il santo con delle poesie) ed un grandioso spettacolo pirotecnico. Nei giorni successivi si tengono concerti di musica classico-sinfonica e di musica leggera.
* '''Festa liturgica di San Cesario''' - 3 novembre (''Dies Natalis'', ossia la nascita al Cielo del santo).
* '''Festa di Maria SS. del Rosario''' - settimana precedente al 7 ottobre. Il sabato e la domenica, giorno principale dei festeggiamenti, la statua di [[Madonna del Rosario|Maria SS. del Rosario]] è portata a spalla in processione per le strade del paese.
* '''Processione penitenziale notturna del "Sono Stati"''' - notte del [[Giovedì santo|Giovedì Santo]]. Questa suggestiva processione risale al 1782, anno in cui venne costituita la [[Confraternita (Chiesa cattolica)|Confraternita]] di Maria SS. del Rosario con reale assenso di [[Ferdinando I delle Due Sicilie|Ferdinando IV di Borbone]]<ref name=":1" />. Il corteo è composto da un gruppo di ''"fratielli"'' (vestiti con tuniche bianche, un cappuccio che lascia scoperti solo gli occhi e una fascia nera trasversale), che percorre alcune strade del paese con l'usanza di sostare in preghiera dinanzi all'[[Altare della reposizione|altare della Reposizione]]. Il canto a cappella della prima versione originale del canto composto da [[Alfonso Maria de' Liguori|sant'Alfonso Maria de' Liguori]] (''"Gesù mio, con dure funi”'' , meglio conosciuto come ''“Sono stati i miei peccati”''<ref>''Opere complete di santo Alfonso Maria de Liguori'', Venezia, Giuseppe Antonelli, 1831</ref>) che si propaga per le strade del paese durante la notte silenziosa è la peculiarità di questa manifestazione, uno degli appuntamenti fissi della [[settimana santa]].
* '''Processione dei Fujènti''' - [[Lunedì dell'Angelo]]. In Piazza De Michele, il giorno dopo [[Pasqua]], i pellegrini che si recano al [[Santuario della Madonna dell'Arco]] portano in processione stendardi, quadri e toselli di notevoli dimensioni, partecipando ad un concorso a premi.
 
== Economia ==
Nel comune di [[Giugliano in Campania]] (il toponimo Giugliano deriverebbe dal fatto che in questi luoghi vi sarebbe stata una villa di Giulio Cesare, presso la quale gli abitanti avrebbero in seguito costruito un villaggio; oppure vi sarebbe stato un ''praedium Julianum'', appartenente ad un rappresentate della ''[[Gens Iulia|Gens Julia]]'') sorgeva la località San Cesareo, la quale doveva avere un’origine molto antica poiché si trovava lungo il corso della via Consolare e Campana (questa importante strada imperiale romana collegava il porto di Puteoli con Capua) e lì si sono verificati numerosi ritrovamenti archeologici di epoca romana<ref>''Raccolta Rassegna Storica dei Comuni'', vol. 24, Istituto di Studi Atellani</ref>.
L'economia è prevalentemente agricola con la produzione di ortaggi e del [[Asprinio]]<ref>Dario Cacace, Antonio Falessi, Giuseppe Marotta, ''I sistemi agroalimentari e rurali in Campania: filiere e territori'', FrancoAngeli, 2005.</ref>. Basa la sua economia, anche sull'attività edilizia, con la presenza di piccole-medie imprese a conduzione familiare. La città ospita alcune attività commerciali.
 
== Infrastrutture e trasporti ==
==== I busti-reliquiari ed il braccio di San Cesario ====
Il comune è attraversato dalla SP 2 Atellana. Era anche servito da autobus che svolgono servizi di linea urbani e suburbani a cura della [[CTP (Napoli)|CTP]].
Agli inizi del sec. XVII, Mons. Pomponio de Magistris, vescovo di Terracina dal 1608 al 1614, provvide alla sistemazione delle reliquie di San Cesario: in quell'occasione concesse alcuni frammenti ossei del braccio del santo al Cardinale Filippo Spinelli, vescovo di Aversa dal 1605 al 1616, per la sua Parrocchia di San Cesario di Cesa.
 
== Amministrazione ==
Il 19 giugno [[1612]] da Napoli arrivò al Rev.mo Mons. Mengozzo, Vicario Generale della Diocesi, una lettera direttagli da Sua Em. Cardinale Spinelli, il cui contenuto era questo: ''"Mi costa per relazione degna di fede, che l'inclusa Reliquia è stata levata dal'' ''braccio di San Cesario,'' ''che si conserva nella Chiesa Cattedrale di Terracina, e non si deve far dubbio che non sia autentica e come tale si dovrà avere in venerazione e conservare nella Chiesa di Cesa; e Dio vi conservi"''. Nella parte inferiore della lettera è scritto: ''"Voglio che questa reliquia sia accompagnata processionalmente dal Capitolo fino fuori della porta della città, come vi dirà il Curato di Cesa"'', come si rileva dagli atti della Visita Pastorale compiuta a Cesa nel 1621 dal vescovo Mons. Carlo I Carafa, esistenti nell'Archivio Vescovile di Aversa. Il popolo di Cesa si riversò nella Cattedrale di San Paolo di Aversa per venerare la reliquia e poi traslarla processionalmente nella loro Chiesa Parrocchiale. Il Capitolo accompagnò la reliquia fino alla porta della città: grande fu l'accoglienza e l'entusiasmo degli aversani e dei cesani al passaggio della processione. La reliquia fu incastonata in un braccio ligneo dorato (''brachio ligneo deaurato'') e in un busto reliquiario ligneo, realizzato per l'occasione. Nel 1618 il Canonico Girolamo Dragonetto ci riferisce che il braccio reliquiario ligneo di San Cesario era conservato in una teca rivestita di seta, posta all'interno di una colonna sul lato sinistro del presbiterio (lato dove si legge il santo Vangelo), insieme alla statua- reliquiario lignea di [[Sinforosa di Tivoli|Santa Sinforosa]] Martire di Tivoli, parimenti dorata<ref>Girolamo Dragonetto, ''Liber Sanctarum Reliquiarum Civitatis et Dioc. Aversanae ex ordine Ill.mi et Rev.mi D.ni D. Caroli Carafae Aversae Episcopi per Hieronymum Dragonectum Decanum recollectarum Anno D.ni 1618'', Diocesi di Aversa, 1618 (manoscritto attualmente conservato nella Biblioteca comunale "Gaetano Parente" di Aversa)</ref>.
[[File:Cesa-Stemma.png|thumb|144x144px|Stemma Comune di Cesa]]
{{ComuniAmminPrecTitolo}}
{{ComuniAmminPrec|1919|1926|Arturo Arena|||}}
{{ComuniAmminPrec|1926|1931|Mauro Fratello|[[Partito Nazionale Fascista]]|Podestà|}}
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{{ComuniAmminPrecFine}}
 
== Gemellaggi ==
Attualmente queste particelle ossee si trovano incastonate in tre preziosi reliquiari: nel busto reliquiario ligneo, nel busto reliquiario argenteo, e nel braccio reliquiario argenteo.[[File:Cappella_San_Cesario,_Cesa_(Ce).jpg|link=https://it.wikipedia.org/wiki/File:Cappella_San_Cesario,_Cesa_(Ce).jpg|sinistra|miniatura|Busto reliquiario ligneo di San Cesario diacono e martire, esposto su un trono marmoreo nella Cappella di San Cesario, sul lato destro del transetto della Parrocchia San Cesario in Cesa (Caserta)]]
{{W|Campania|ottobre 2025|}}
Il busto reliquiario ligneo di San Cesario (1612), in legno di pero scolpito, dipinto e dorato, attribuito ad anonimo scultore di bottega napoletana; presenta nella parte centrale una teca allungata in vetro con cornice d'argento sbalzato e inciso, contenente frammenti ossei del santo, disposti in verticale e affiancati da un cartiglio su cui compare l'iscrizione in latino ''"Ex oss: S. Cæsarii Diac. et Martyr.".'' Questa reliquia di San Cesario è stata studiata ed identificata, esclusivamente su base fotografica, dal prof. Gino Fornaciari, Professore di Paleopatologia ed Archeologia Funeraria, e dalla Dr.ssa Simona Minozzi, specialista in osteoarcheologia, della Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa. Secondo la dott.ssa Minozzi, è la diafisi di un osso lungo molto frammentato, sembrerebbe a sezione cilindrica come l'omero o il femore; l'unico frammento di epifisi è la superficie articolare tondeggiante in basso, che assomiglia più a quella dell'omero che non al femore. Il santo poggia su una base ottagonale con profilo concavo, sorretta da quattro piedini a volute; è vestito con un camice (una lunga tunica bianca con le maniche) - indossato su un amitto molto voluminoso (paramento di lino o cotone di foggia quadrangolare con la funzione di coprire il collo) - al quale è sovrapposta una dalmatica rossa (abito proprio dei diaconi) che presenta decorazioni fitomorfe dorate. Il martire è raffigurato con entrambe le braccia piegate e protese in avanti: nella mano destra sorregge la palma in argento sbalzato e cesellato, in quella sinistra l'Evangeliario in argento, su cui è inciso l’''incipit'' del salmo 30: ''“In te, Domine, speravi; non confundar in Aeternum”''. La statua è esposta su un trono marmoreo nella cappella di San Cesario, sul lato destro del transetto della Chiesa.
* {{Gemellaggio|Stati Uniti d'America|Netcong}}
[[File:Busto_reliquiario_di_San_Cesario_di_Cesa.jpg|link=https://it.wikipedia.org/wiki/File:Busto_reliquiario_di_San_Cesario_di_Cesa.jpg|miniatura|Busto-reliquiario argenteo di San Cesario diacono e martire, opera dell'argentiere Luca Baccaro, 1760, conservato nella Parrocchia di San Cesario in Cesa (Caserta)]]
* {{Gemellaggio|Italia|San Cesario di Lecce}}
Il busto reliquiario di San Cesario (1760), in [[argento]] sbalzato e cesellato, opera di Luca Baccaro, argentiere napoletano; si caratterizza per una forma aperta e dinamica, poggia su una pedagna mistilinea dorata, tagliata negli spigoli, riccamente decorata con elementi a doppia voluta. La testa del santo, leggermente inclinata verso destra, presenta una capigliatura a ciocche ondulate che incorniciano un volto giovane ed imberbe dall'espressione volitiva. Il diacono indossa una [[dalmatica]] sovrapposta ad un camice a collo stretto e ad un piccolo [[amitto]] a sbuffo che protegge il collo. È possibile scorgere anche una parte del [[Cingolo (liturgia)|cingolo]], indossato sopra il [[Camice (liturgia)|camice]], all’altezza della vita, ed il [[Manipolo (cattolicesimo)|manipolo]] sull'avambraccio sinistro. Vi è un grande attenzione per l'andamento morbido delle pieghe del panneggio della dalmatica, riccamente decorata con eleganti motivi floreali eseguiti a sbalzo, che si palesa in modo eclatante sulla parte anteriore del busto. Il paramento sacro, cadendo realisticamente fuori della pedagna, copre una parte della finestrella che contiene il [[reliquiario]] ovale a capsula del santo, in cui vi sono incastonati alcuni frammenti ossei del martire, con sottostante cartiglio in latino ''"Ex ossibus S. Cæsarii Diaconi et Martyris"''. Il diacono reca nella mano destra la palma del martirio e nella sinistra il Vangelo. Solitamente indossa una stola diaconale in tessuto di seta rosso con ricami vegetali in filo oro. Sul capo è applicata un'aureola raggiata in argento sbalzato. Sul busto è presente il bollo del maestro argentiere Luca Baccaro, sigla L. B. in campo rettangolare, ed il marchio NAP con corona. La statua, attualmente in deposito, si espone e si porta in processione solo in occasione della festa del santo, che si celebra annualmente nella settimana successiva al 19 giugno, con solennità civili e religiose. La domenica, giorno principale della festa, dopo la prima solenne messa del mattino è possibile assistere al rito della vestizione della statua con tre fasce di seta rossa ricoperte da oggetti in oro (gioielli, monili, ex voto raffiguranti parti anatomiche), una parte del "tesoro" che nel corso dei secoli i cesani hanno donato al Patrono.
* {{Gemellaggio|Italia|Procida}}
[[File:Braccio reliquiario di San Cesario, Cesa (Ce).jpg|miniatura|292x292px|Braccio-reliquiario di San Cesario diacono e martire, Parrocchia di San Cesario diacono e martire, Cesa (Caserta).|sinistra]]
* {{Gemellaggio|Polonia|Dąbrowa Tarnowska}}
Il braccio-reliquiario argenteo di San Cesario (XIX sec.), in argento sbalzato e cesellato di bottega napoletana; presenta la base quadrangolare poggiante su quattro piedini a voluta, in corrispondenza dei quali quattro puttini festanti, eseguiti a fusione, siedono su altrettanti plinti, reggendo rametti di palme. Al di sopra si imposta un'alzata a otto facce concave cesellate alternativamente con decorazioni fitomorfe e motivi gigliati. Nella faccia centrale della parte anteriore, entro un cartouche vi è la raffigurazione a busto intero del diacono Cesario, eseguita a sbalzo. Nella faccia centrale della parte posteriore, invece, entro un cartouche vi è l'iscrizione che ricorda il committente del reliquiario: SANTOLO/ DI MARIA/ CARLO/ DEL VIL/ LANO. La base termina con una modanatura decorata ad ovuli, sopra la quale, nella parte posteriore, vi è l'iscrizione che ricorda il parroco di allora: D. FRANCISCO BONANTE PAROCHO. Il corpo del braccio è di forma tubolare, leggermente rastremato, rivestito da una manica, punzonata con un motivo a righe verticali, resa da un morbido drappeggio di pieghe; al centro presenta una teca a luce ovale, incorniciata da una decorazione vegetale, in cui è possibile ammirare la reliquia: due frammenti ossei del santo, disposti in verticale, che presentano rispettivamente i cartigli in latino ''“Ex oss. S. Cæsarii M.”'' ed ''“Ex brachio S. Cæsarii M.”''. Secondo la dott.ssa Minozzi, il frammento superiore è più ricco di osso spugnoso; forse viene da un’epifisi dell’osso, mentre quello inferiore sembra di un osso con diafisi circolare come omero o femore. Entrambi i frammenti provengono dalla superficie esterna dell’osso. Il braccio è esposto sull'altare maggiore della Chiesa in occasione della festa patronale e della festa liturgica (3 novembre)<ref name=":0">''Ex ossibus S. Caesarii: Ricomposizione delle reliquie di San Cesario diacono e martire di Terracina'', testi ed illustrazioni di Giovanni Guida, [s.l.: s.n.], 2017</ref>.
* {{Gemellaggio|Albania|Kamëz}}
* {{Gemellaggio|Albania|Klos (Dibër)}}
* {{Gemellaggio|Slovacchia|Slovenské Ďarmoty}}
 
=== Gemellaggio con il Comune di Netcong (USA) ===
Il 19 giugno 2012 la comunità di Cesa ha celebrato il IV centenario dell'arrivo della reliquia del braccio del santo.
 
==== La comunità cesana negli Stati Uniti d'America ====
'''San Francesco de Geronimo e la pacificazione tra due famiglie rivali per intercessione di S. Cesario'''
[[File:Il sindaco Enzo Guida ed il parroco don Giuseppe Schiavone proclamano il patto di gemellaggio con il comune di Netcong.jpg|miniatura|Cesa, 16 giugno 2019, il sindaco Enzo Guida ed il parroco don Giuseppe Schiavone proclamano il Patto di Gemellaggio con il Comune di [[Netcong]] in onore di San Cesario diacono e martire|sinistra|alt=]]
Il 16 giugno 2019 il Comune di Cesa ha siglato il Patto di [[Gemellaggio]] con il Comune di [[Netcong]] (New Jersey, [[Stati Uniti d'America]]), dove nel 1893 si stabilirono molti cittadini di Cesa<ref>Livia Fattore, ''"Cesani negli Stati Uniti: gemellaggio con Netcong nel nome del Patrono San Cesario"'', in ''"Il Mattino''", 19 giugno 2019.</ref>, attratti dalle opportunità di lavoro presso la Singer Steel Foundry (fonderia di acciaio) e dalla costruzione della ferrovia che doveva sostituire il canale di Morris come via di trasporto<ref>''The Industrial Directory of New Jersey'', The Bureau, 1909.</ref>. Naturalmente gli immigrati non dimenticarono le loro radici, soprattutto la venerazione del santo Patrono di Cesa, San Cesario diacono e martire, e nel 1902 - sotto la guida di Giuseppe Togno - alcuni di essi fondarono la St. Cesario Society, la Società che organizza annualmente la festa in suo onore. Questi uomini furono: Francesco, Raffaele e Cesario Puco, Antonio Ferriero, Domenico e Giuseppe Togno, Luigi e Giustino Esposito<ref name=":8">Cecile San Agustin, ''113-Year-Old Tradition: Italian feast draws crowds to St. Michael Parish in Netcong'', in ''"The Beacon"'' July 23, 2015.</ref>, i nomi dei quali sono ancora oggi visibili sulla bandiera che è portata in processione il giorno della festa di San Cesario.
[[File:Pact of Sister Cities between Cesa in honor of St. Cesario, Netcong July 20 ,2019.jpeg|miniatura|[[Netcong]] (USA), St. Michael's Church, Proclamazione del Patto di Gemellaggio con il Comune di Cesa in onore di S. Cesario, 20 luglio 2019|alt=]]
Nel 1910 la comunità cesana di Netcong si organizzò in parrocchia e fu edificata una chiesa in Stoll Street, nel cuore della comunità, dedicata alla [[Nostra Signora del Monte Carmelo|Beata Vergine Maria del Monte Carmelo]] (Church Our Lady of Mount Carmel), fondata da monsignor Ernest Monteleone<ref>''Congressional Record'', U.S. Government Printing Office, 1955.</ref>. Nel novembre del 1915, dopo solo cinque anni dalla sua erezione, un incendio fece bruciare completamente la chiesa. Allora il Vescovo di Newark, mons. John Joseph O'Connor, stabilì che Netcong era troppo piccola per supportare due chiese e, dato che la comunità italiana non aveva i mezzi per ricostruire la chiesa distrutta, decise che quest’ultima fosse conglobata nella parrocchia di San Michele (St Michael's Church). La statua di San Cesario fu allora trasferita nella suddetta chiesa e da allora le famiglie italiane e i loro discendenti furono una parte importante di questa parrocchia<ref name=":7">Raymond Kupke, ''An Italian chapter in Western Morris'', in ''The Beacon'', May 8, 2014.</ref>. I cesani riuscirono ad ottenere anche una reliquia del santo (un frammento osseo con sottostante cartiglio che reca il testo in latino “S. CÆSARII DIAC. M.”), che fu collocata in un reliquiario argenteo<ref name=":0" />.
 
La festa di S. Cesario a Netcong si celebra annualmente il terzo sabato del mese di luglio: inizia alle ore 7.00, quando l'alba è salutata dallo sparo di bombe da tiro<ref>{{Cita web|url=https://www.njherald.com/article/20100726/NEWS/909038500|titolo=Italian tradition strong in Netcong}}</ref>; successivamente i membri della Società marciano verso la Parrocchia di St. Michael, dove, alle ore 8.00, vi è la solenne [[concelebrazione eucaristica]], durante la quale il coro intona l'inno a San Cesario di Cesa. Al termine della Santa Messa, all'esterno della chiesa ha luogo la tradizionale cerimonia della raccolta delle donazioni: viene indetta una sorta di asta pubblica; il migliore offerente avrà l'onore di portare, con la propria famiglia, la bandiera di S. Cesario in processione per le strade del paese<ref name=":8" /> tra lo sparo di granate. La processione, caratterizzata dalla presenza di una banda musicale italiana, si conclude nel tardo pomeriggio. In serata nel Parco "Dominick Arbolino" vi è un grandioso spettacolo di fuochi d'artificio.
L’agiografo gesuita Padre Simone Bagnati racconta che San [[Francesco De Geronimo|Francesco de Geronimo]], o di Girolamo, (1642 -1716), sacerdote della [[Compagnia di Gesù]], portatosi a Cesa, con Padre Gaspare Ferrucci, per una Santa Missione, fu invitato dal Vicario Generale della Diocesi di Aversa e dal Governatore del luogo a desistere dall’intento per non rimanere vittima dei tumulti che in quella contingenza funestavano ogni giorno il paese a causa di una feroce lotta di faida tra due famiglie rivali. Francesco convinse il parroco e alcuni sacerdoti a indire comunque la Missione, dicendo: ''“Noi faremo orazione, ed io mi comprometto, che Iddio per i meriti di San Cesario Protettore di questo luogo, ci darà a misura del bisogno tutto l’aiuto”''<ref>Degli Oddi Longaro, ''Vita di san Francesco di Girolamo sacerdote professo della Compagnia di Gesù'', Salviucci, Roma 1839</ref>. Terminata la prima predica, convenne con il suo compagno che nel momento in cui egli fosse salito sul [[pulpito]] ed avesse letto un determinato passo che descriveva l’atrocità delle pene infernali riservate ai malvagi e ai sanguinari, i sacerdoti vestiti in abito penitenziale e con le torce accese in mano, accompagnassero il busto reliquiario ligneo di San Cesario in processione dalla sagrestia in Chiesa, affinché il santo facilitasse la pacificazione. Così avvenne, e - come per incanto - uno dei due facinorosi capintesta chiese la parola annunciando dal pulpito che avrebbe perdonato l’assassino del fratello nel nome di Gesù crocifisso, che insegnò il comandamento del perdono, e del loro comune Protettore, che chiedeva di metterlo in pratica; dopo di che abbracciò il rivale seguito da tutti gli altri contendenti dell’una e dell’altra fazione. La pacificazione fu attribuita all’intercessione del santo<ref name=":0" />.
 
Il Patto di Gemellaggio, sottoscritto dal sindaco di Cesa, avv. Vincenzo Guida, e dal sindaco di Netcong, Joe Nametko, ha lo scopo di rinsaldare sempre più il legame che intercorre tra le due comunità che condividono il culto di S. Cesario<ref>''La città delle Grotte e dell'Asprinio, il Sindaco Guida: i gemellaggi nel nome di San Cesario e del vino'', in ''la Repubblica'', 13 luglio 2019.</ref>, affinché la storia e le tradizioni continuano ad intrecciarsi, le tradizioni italiane importate a Netcong ed il nome di Cesa siano perpetuati dalle future generazioni in nome della comune identità<ref>{{Cita web|url=https://www.pupia.tv/2019/06/canali/societa/gemellaggio-tra-cesa-e-il-comune-americano-di-netcong-in-onore-di-san-cesario/446154|titolo=Gemellaggio tra Cesa e il comune americano di Netcong in onore di San Cesario|accesso=17 giugno 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190617094842/https://www.pupia.tv/2019/06/canali/societa/gemellaggio-tra-cesa-e-il-comune-americano-di-netcong-in-onore-di-san-cesario/446154|dataarchivio=17 giugno 2019|urlmorto=sì}}</ref>. Il 20 luglio 2019 nella Chiesa di St. Michael in Netcong, in occasione della Festa di San Cesario, si è tenuta la cerimonia di Proclamazione del Patto di Gemellaggio con il Comune di Cesa, al fine di onorare il patrimonio e la storia di quelle famiglie che hanno contribuito a stabilire la città con una parata annuale, fuochi d'artificio e festival in onore del loro santo protettore.
=== Modi di dire ===
Una tipica frase detta in modo scherzoso-affettuoso, detta più che altro a mo' di [[scioglilingua]], dagli abitanti di [[Sant'Antimo (Italia)|Sant'Antimo]] ai cesani è la seguente:
''Chi vene a Cesa more acciso e chi fa ammore va 'mparaviso'' (chi viene a Cesa muore ucciso e chi fa l'amore va in paradiso).
 
=== Gemellaggio con il Comune di San Cesario di Lecce ===
== Geografia antropica ==
[[File:Proclamazione Patto di Gemellaggio tra i Comuni di Cesa e San Cesario di Lecce in onore di S. Cesario diacono e martire.jpg|miniatura|Cesa, 1º gennaio 2020, Proclamazione del Patto di Gemellaggio con il Comune di [[San Cesario di Lecce]]|alt=|218x218px]]
{{...|centri abitati}}
[[File:Gemellaggio tra Cesa e San Cesario di Lecce in onore di San Cesario diacono e martire.jpg|sinistra|miniatura|Gemellaggio tra i Comuni di Cesa e di [[San Cesario di Lecce]] nel nome del santo patrono]]
 
Il 1º gennaio 2020 il Comune di Cesa ha siglato il Patto di Gemellaggio con il Comune di [[San Cesario di Lecce]], in occasione del 35º anniversario della prima visita ufficiale tra le due comunità.
== Economia ==
{{...|centri abitati|arg2=economia}}
L'economia è prevalentemente agricola con la produzione di ortaggi e del [[Asprinio]]. Basa la sua economia, anche sull'attività edilizia, con la presenza di piccole-medie imprese a conduzione familiare.
 
Il Patto è stato sottoscritto dal sindaco di Cesa, avv. Vincenzo Guida, e dal sindaco di San Cesario di Lecce, dott. Fernando Coppola<ref>Livia Fattore, ''"Gemellaggio tra Cesa e San Cesario di Lecce nel nome del santo patrono"'', in ''Il Mattino'', 29 dicembre 2019.</ref>, con l'intento di rinsaldare, da un lato, i legami di fede tra le due comunità ecclesiali e, dall'altro, di approfondire la conoscenza dei contesti storico culturali e istituzionali.
== Infrastrutture e trasporti ==
Il comune è attraversato dalla SP 2 Atellana. È anche servito da autobus che svolgono servizi di linea urbani e suburbani a cura della [[CTP (Napoli)|CTP]].
 
Un gemellaggio che si contraddistingue non solo per la venerazione verso il patrono, San Cesario di Terracina, ma anche per la storia che accomuna i due paesi: nel Medioevo il culto di San Cesario si sviluppò lungo la [[via Appia]], strada romana che conduceva da Roma a Capua (da cui Cesa dipendeva politicamente), poi prolungata fino a [[Brindisi]]. A pochi chilometri da ''Brundisium'', la località di San Cesario di Lecce, conosciuta in epoca romana come ''“Castrum Caesaris”'' in onore di [[Augusto|Cesare Ottaviano Augusto]], divenuto il Cristianesimo religione di Stato all’epoca di [[Costantino I|Costantino]], fu posta sotto la protezione di San Cesario, il martire designato per sostituire il culto del primo imperatore romano.
Le stazioni ferroviarie più vicine sono quelle di [[Aversa]] e [[Sant'Antimo (Italia)|Sant'Antimo]]-[[Sant'Arpino]].
 
=== Gemellaggio con Comuni dell'Unione Europea ===
== Amministrazione ==
Dal 26 maggio 2016 il Comune di Cesa ha siglato Patti di Gemellaggio con alcuni Comuni dell'Unione Europea, come [[Dąbrowa Tarnowska]] (Polonia), [[Kamëz]] (Albania), [[Klos (Dibër)|Klos]] (Albania), [[Slovenské Ďarmoty]] (Slovacchia)<ref>{{Cita web|url=https://www.atellanews.it/4-gemellaggi-per-il-comune-di-cesa/|titolo=4 gemellaggi per il Comune di Cesa}}</ref>, aderendo al progetto Gemellaggio Europeo ''"A linkage for legality"'', imperniato sulla legalità e l'integrazione, e soprattutto sulla dimostrazione di fiducia e di un reale senso di appartenenza alla UE.
{{...|centri abitati}}
 
=== Gemellaggio con il Comune di Procida ===
Un Patto che nasce in nome dell’Asprinio e della similitudine delle alberate di Cesa con quelle esistenti nel comune di [[Procida]], incoronato Capitale della Cultura 2022. L'idea del gemellaggio fu proposta dal giornalista [[Antonio Lubrano]].
 
== Note ==
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== Bibliografia ==
* Francesco De Michele, ''Cesa:Abbozzo storiastorico su Cesa, tradizionicon euna immaginilettera inedita di Francesco Bagno'', Napoli, 1987Tip. Alfonso Panaro, 1939
* Francesco De Michele, ''Cesa-Gricignano: note storiche'', Aversa, 1972
* Francesco De Michele, ''Cesa dei nostri nonni'', Edizioni la bandiera civile, 1978
* Francesco De Michele, ''Cesa: storia, tradizioni e immagini'', Napoli, 1987
 
== Voci correlate ==
* [[Agro aversano]]
 
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
 
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