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== Storia ==
Nel 1950, l'ufficiale Oscar Martay dell'Alta commissione statunitense in [[Germania]] propose all'amministrazione americana di finanziare una rassegna di film a Berlino, un progetto che sarebbe servito da "vetrina del mondo libero" per una città che dopo la fine della [[seconda guerra mondiale]] stava cercando di rivitalizzare il suo ruolo di metropoli d'arte europea.<ref name="berlinale.1951">{{Cita web|url=httphttps://www.berlinale.de/en/archivarchive/jahresarchiveyearbooks/1951/01_jahresblatt_1951/01_Jahresblatt_1951.html|titolo=1st Berlin International Film Festival - June 6 - 17, 1951|editore=www.berlinale.de|accesso=4 maggio 2017}}</ref> In autunno venne istituito un comitato organizzatore nel quale furono coinvolti membri del [[Senato di Berlino]] e dell'industria cinematografica tedesca e come direttore fu nominato lo storico del cinema [[Alfred Bauer]].<ref name="berlinale.1951"/>
 
=== Gli anni cinquanta ===
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La prima ''Berlinale'' fu inaugurata il 6 giugno 1951 e si rivelò un grande successo anche a livello internazionale.<ref name="berlinale.1951"/> La calorosa partecipazione e il desiderio di ''glamour'' dei berlinesi furono una costante negli anni 50,<ref name=Jacobsen.53>{{Cita|Jacobsen (2000)|p. 53}}</ref> grazie anche alle molte celebrità che non fecero mancare la loro presenza, da [[Romy Schneider]] a [[Gary Cooper]], [[Billy Wilder]], [[Walt Disney]], [[Errol Flynn]], [[Rita Hayworth]] e [[Sophia Loren]].
 
Nel 1956 la [[FIAPF]] assegnò al festival lo "status A", che consentì l'assegnazione di premi da parte di una giuria internazionale al pari di [[Festival di Cannes|Cannes]] e [[Mostra internazionale d'arte cinematografica|Venezia]].<ref name="berlinale.1956">{{Cita web|url=https://www.berlinale.de/en/archivarchive/jahresarchiveyearbooks/1956/01_jahresblatt_1956/01_Jahresblatt_1956.html|titolo=6th Berlin International Film Festival - June 22 - July 3, 1956|editore=www.berlinale.de|accesso=18 agosto 2017}}</ref> L'anno dopo la rassegna trovò anche la sua "casa del cinema", il rinnovato [[Zoo Palast]] nel quartiere di [[Charlottenburg]] che prese il posto del Titania Palast e rimase la ___location principale per i successivi quarant'anni.<ref name=Jacobsen.73>{{Cita|Jacobsen (2000)|p. 73}}</ref>
 
I film non sempre si rivelarono all'altezza delle aspettative, soprattutto quelli tedeschi che spesso furono giudicati inferiori alla concorrenza tecnicamente e intellettualmente.<ref name="berlinale.1953">{{Cita web|url=https://www.berlinale.de/en/archivarchive/jahresarchiveyearbooks/1953/01_jahresblatt_1953/01_Jahresblatt_1953.html|titolo=3rd Berlin International Film Festival - June 18 - 28, 1953|editore=www.berlinale.de|accesso=31 maggio 2017}}</ref> Tra le produzioni internazionali, particolarmente apprezzate da pubblico e critica furono ''[[Le vacanze di Monsieur Hulot]]'' di [[Jacques Tati]] (1953),<ref name="berlinale.1953"/> ''[[Mio zio Giacinto]]'' di [[Ladislao Vajda]] (1956)<ref name=Jacobsen.69>{{Cita|Jacobsen (2000)|p. 69}}</ref> e ''[[Storia di un amore puro]]'' di [[Tadashi Imai]] (1958).<ref name=Jacobsen.82>{{Cita|Jacobsen (2000)|p. 82}}</ref>
 
Nel 1959, la giuria presieduta da [[Robert Aldrich]] assegnò l'Orso d'oro al film ''[[I cugini]]'' di [[Claude Chabrol]], che dopo il [[Prix de la mise en scène|premio per la miglior regia]] vinto pochi mesi prima a Cannes da [[François Truffaut]] per ''[[I quattrocento colpi]]'' rappresentò la consacrazione della [[Nouvelle Vague]] francese, i cui esponenti sarebbero stati ospiti regolari di Berlino con i loro film negli anni successivi.<ref name="berlinale.1959">{{Cita web|url=https://www.berlinale.de/en/archivarchive/jahresarchiveyearbooks/1959/01_jahresblatt_1959/01_Jahresblatt_1959.html|titolo=9th Berlin International Film Festival - June 26 - July 7, 1959|editore=www.berlinale.de|accesso=30 settembre 2017}}</ref>
 
Con l'accresciuto interesse internazionale, la credibilità della ''Berlinale'' si trovò sotto una crescente pressione. La politica di rigettare categoricamente film provenienti dagli stati del [[blocco sovietico]] venne giudicata in contraddizione con l'internazionalità che il festival stava cercando e molti commentatori chiesero di assumere una visione più cosmopolita.<ref name="Jacobsen.73"/>
 
=== Gli anni sessanta ===
La prima metà degli anni sessanta rappresentò secondo molti il periodo più basso della ''Berlinale'' dal suo inizio.<ref name="berlinale.1960">{{Cita web|url=https://www.berlinale.de/en/archivarchive/jahresarchiveyearbooks/1960/01_jahresblatt_1960/01_Jahresblatt_1960.html|titolo=10th Berlin International Film Festival - June 24 - July 5, 1960|editore=www.berlinale.de|accesso=26 ottobre 2017}}</ref><ref name="berlinale.1962">{{Cita web|url=https://www.berlinale.de/en/archivarchive/jahresarchiveyearbooks/1962/01_jahresblatt_1962/01_Jahresblatt_1962.html|titolo=12th Berlin International Film Festival - June 22 - July 3, 1962|editore=www.berlinale.de|accesso=16 dicembre 2017}}</ref> La selezione dei film e le decisioni delle giurie, che in questi anni premiarono film quali ''[[Lazarillo de Tormes]]'' di [[César Ardavin]] ([[Festival di Berlino 1960|1960]]) e ''[[L'estate arida]]'' di [[Metin Erksan]] ([[Festival di Berlino 1964|1964]]), provocarono malcontento nel pubblico e tra i giornalisti.<ref name=Jacobsen.96>{{Cita|Jacobsen (2000)|p. 96}}</ref><ref name="berlinale.1964">{{Cita web|url=https://www.berlinale.de/en/archivarchive/jahresarchiveyearbooks/1964/01_jahresblatt_1964/01_Jahresblatt_1964.html|titolo=14th Berlin International Film Festival - June 26 - July 7, 1964|editore=www.berlinale.de|accesso=13 gennaio 2018}}</ref>
 
{{Approfondimento
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Allo stesso tempo cominciarono ad emergere segnali che un cambiamento stava avvenendo nei contenuti. Dopo la Nouvelle Vague stavano emergendo il [[Free Cinema]] britannico e il [[CinémaCinema NôvoNovo]] brasiliano e divenne sempre più chiaro che il festival doveva affrancarsi dalle considerazioni tattiche dell'industria cinematografica.<ref name="berlinale.1960"/>
 
L'edizione del 1964 rappresentò un primo passo verso il rinnovamento con la "Settimana della critica", contro-manifestazione che alcuni anni dopo avrebbe dato origine al Forum internazionale del giovane cinema, e nel 1965 la struttura organizzativa venne profondamente riformata.<ref name="berlinale.1964"/> Il programma fu completato da una sezione dedicata a film considerati controversi (Informationsschau) e una con quelli selezionati da delegati e produttori dei Paesi partecipanti (Repräsentationsschau).<ref name="berlinale.1965">{{Cita web|url=https://www.berlinale.de/en/archivarchive/jahresarchiveyearbooks/1965/01_jahresblatt_1965/01_Jahresblatt_1965.html|titolo=15th Berlin International Film Festival - June 25 - July 6, 1965|editore=www.berlinale.de|accesso=31 gennaio 2018}}</ref> I critici ebbero una maggiore presenza nella giuria e nella commissione di selezione, finora composta soprattutto da rappresentanti delle autorità o portavoce di gruppi di interesse.<ref name=Jacobsen.134>{{Cita|Jacobsen (2000)|p. 134}}</ref>
 
Nel 1967 la ''Berlinale'' fu trasferita all'ente privato Berliner Festspiele GmbH, il che significò una sorta di "denazionalizzazione" e l'auspicio di superare i problemi diplomatici che in passato avevano ostacolato la partecipazione dei [[Paesi socialisti]].<ref name="berlinale.1967">{{Cita web|url=https://www.berlinale.de/en/archivarchive/jahresarchiveyearbooks/1967/01_jahresblatt_1967/01_Jahresblatt_1967.html|titolo=17th Berlin International Film Festival - June 23 - July 4, 1967|editore=www.berlinale.de|accesso=17 marzo 2018}}</ref> In realtà, la scelta di continuare ad escludere la [[Repubblica Democratica Tedesca]] portò i commentatori a vedere la ristrutturazione come una mossa puramente tattica.<ref name="berlinale.1967"/> [[Unione Sovietica]], [[Ungheria]], [[Bulgaria]], [[Romania]] e [[Polonia]] rifiutarono di partecipare, al contrario della [[Cecoslovacchia]] e della "non allineata" [[Jugoslavia]], che aveva comunque già presenziato in passato.<ref name=Jacobsen.148>{{Cita|Jacobsen (2000)|p. 148}}</ref>
 
Il festival dette prova dopo anni di stare al passo con i tempi e di essere parte dello sviluppo sociale. I film della nuova generazione di registi, tra cui [[Jean-Luc Godard]], [[Carlos Saura]] e [[Roman Polański]], generarono un nuovo amore per il dibattito, le tematiche diventarono più serie e il pubblico iniziò ad affollare i cinema interrogando registi e sceneggiatori.<ref name=Jacobsen.142>{{Cita|Jacobsen (2000)|p. 142}}</ref>
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|titolo = <div style="text-align:center;">1971 - La nascita del Forum</div>
|contenuto = Il Forum internazionale del giovane cinema (''Internationale Forum des jungen Films'') fu inaugurato ufficialmente il 27 giugno 1971, in parte come reazione alle turbolenze che avevano portato alla chiusura anticipata dell'edizione precedente del festival.<ref name="forum">{{Cita web|url=https://www.berlinale.de/en/das_festival/sektionen_sonderveranstaltungen/forum/index.html|titolo=Forum & Forum Expanded - Historical Background|editore=www.berlinale.de|accesso=26 ottobre 2017}}</ref> Fondato due anni prima dal critico [[Ulrich Gregor]] e dalla moglie Erika e organizzato con la società Freunden der Deutschen Kinemathek, il Forum divenne parte integrante della ''Berlinale'' con lo scopo, secondo le parole di Gregor, di mostrare «la molteplicità e complessità dei nuovi stili cinematografici tra cinema d'avanguardia, film narrativo e documentario». Con gli anni ha assunto un ruolo sempre più importante ed è stato un trampolino di lancio per registi come [[Aki Kaurismäki]], [[Ken Loach]], [[Chantal Akerman]], [[Derek Jarman]], [[Raúl Ruiz]], [[Ousmane Sembène]], [[Wong Kar-wai]], e [[Margarethe von Trotta]] e [[Peter Greenaway]].<ref name="forum"/>
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Il festival cercò subito di rinnovarsi inaugurando nel 1971 il Forum internazionale del giovane cinema, con un programma che in questi anni si concentrò su film e documentari socialmente e politicamente impegnati, opere sperimentali o provenienti dai Paesi in via di sviluppo, oltre che sui registi del [[Nuovo cinema tedesco]].<ref name=Jacobsen.187>{{Cita|Jacobsen (2000)|p. 187}}</ref><ref name=Jacobsen.196>{{Cita|Jacobsen (2000)|p. 196}}</ref> Molti osservatori elogiarono il modo in cui il concorso e il Forum si avvicinarono durante il decennio, influenzando reciprocamente i rispettivi programmi e avviando una sempre più stretta collaborazione.<ref name="berlinale.1974">{{Cita web|url=https://www.berlinale.de/en/archivarchive/jahresarchiveyearbooks/1974/01_jahresblatt_1974/01_Jahresblatt_1974.html|titolo=24th Berlin International Film Festival - June 21 - July 2, 1974|editore=www.berlinale.de|accesso=26 ottobre 2017}}</ref><ref name="berlinale.1977">{{Cita web|url=https://www.berlinale.de/en/archivarchive/jahresarchiveyearbooks/1977/01_jahresblatt_1977/01_Jahresblatt_1977.html|titolo=27th Berlin International Film Festival - June 24 - July 5, 1977|editore=www.berlinale.de|accesso=26 ottobre 2017}}</ref>
 
Altre importanti novità segnarono il resto degli anni settanta, come la prima proiezione di un film sovietico, ''[[S toboy i bez tebya]]'' del regista [[Rodion Nahapetov]], che nel 1974 fece da apripista alla successiva partecipazione di quasi tutti gli stati socialisti.<ref name="berlinale.1974"/> L'edizione del 1976 fu l'ultima sotto la direzione di [[Alfred Bauer]] che dopo 26 anni passò il testimone a [[Wolf Donner]].<ref name="berlinale.1976">{{Cita web|url=https://www.berlinale.de/en/archivarchive/jahresarchiveyearbooks/1976/01_jahresblatt_1976/01_Jahresblatt_1976.html|titolo=26th Berlin International Film Festival - June 25 - July 6, 1976|editore=www.berlinale.de|accesso=13 ottobre 2018}}</ref><ref name=Jacobsen.232-233>{{Cita|Jacobsen (2000)|p. 232-233}}</ref> Nel 1978 ci fu lo spostamento del festival dal consueto periodo estivo a quello invernale e venne creato il Kinderfilmfest, che aprì le porte al cinema per ragazzi e che ottenne da subito un grande successo.<ref name="berlinale.1978">{{Cita web|url=https://www.berlinale.de/en/archivarchive/jahresarchiveyearbooks/1978/01_jahresblatt_1978/01_Jahresblatt_1978.html|titolo=28th Berlin International Film Festival - February 22 - March 5, 1978|editore=www.berlinale.de|accesso=24 febbraio 2019}}</ref>
 
Nel 1979 un altro scandalo rischiò di ripetere la crisi di inizio decennio. I delegati sovietici considerarono ''[[Il cacciatore]]'' di [[Michael Cimino]] un "insulto" al popolo vietnamita e i Paesi socialisti ritirarono i propri film.<ref name="berlinale.1979">{{Cita web|url=https://www.berlinale.de/en/archivarchive/jahresarchiveyearbooks/1979/01_jahresblatt_1979/01_Jahresblatt_1979.html|titolo=29th Berlin International Film Festival - February 20 - March 3, 1979|editore=www.berlinale.de|accesso=28 febbraio 2019}}</ref> Il comitato di selezione e Wolf Donner respinserorespinse qualsiasi interferenza nella pianificazione del programma mae stavolta le polemiche non impedirono al festival di svolgersi fino alla fine, nonostante l'abbandono di due giurati.<ref name=Jacobsen.268>{{Cita|Jacobsen (2000)|p. 268}}</ref>
 
Il bilancio degli ultimi anni fu generalmente ritenuto molto positivo: lo spostamento da giugno a febbraio si era rivelato un successo, il programma era diventato più vario e la struttura organizzativa più efficiente. La decisione di Donner di lasciare la direzione dopo appena tre anni fu perciò accolta con incredulità e delusione da osservatori e addetti ai lavori.<ref name="berlinale.1979"/>
 
=== Gli anni ottanta ===
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* 1980
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Al suo primo anno da direttore della ''Berlinale'', [[Moritz de Hadeln]] si trovò ad affrontare l'eredità lasciata dall'edizione precedente, ovvero il boicottaggio dei [[Paesi socialisti]] come protesta per la presenza del film ''[[Il cacciatore]]'' di [[Michael Cimino]], considerato un "insulto" al popolo vietnamita. Era quindi necessario versare acqua sul fuoco e cercare la via migliore per far tornare i Paesi del [[blocco orientale]] al festival, un compito reso ancora più difficile dalla situazione geopolitica visto che gli stati occidentali stavano prendendo in considerazione il boicottaggio delle [[Olimpiadi di Mosca]] in risposta all'[[invasione sovietica dell'Afghanistan]].
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| immagine1 = Annex - Stewart, James (Call Northside 777) 01.jpg|larghezza1 = 150|altezza1 = 150
L'unico film italiano in concorso, ''[[Chiedo asilo]]'' di [[Marco Ferreri]], fu molto apprezzato da pubblico e critica, oltre che dallo stesso direttore del festival, e si aggiudicò il Gran Premio della Giuria con questa motivazione: «Nel suo stile inventivo, Marco Ferreri ci pone a confronto con il mondo dei fanciulli e le nostre difficoltà di comunicare con loro, insieme alle nostre speranze e al nostro avvenire».
| immagine2 = Sir Alec Guinness Allan Warren (2).jpg|larghezza2 = 151|altezza2 = 151
 
| immagine3 = Dustin Hoffman 01.jpg|larghezza3 = 150|altezza3 = 100
Alla fine de Hadeln ci riuscì anche grazie all'aiuto di [[Horst Pehnert]], giornalista e viceministro della cultura della [[Germania Est]] che negli anni successivi avrebbe continuato a fare da mediatore tra interessi artistici e diplomatici. Alcuni eventi confermarono però la tensione del momento, a partire dalla richiesta da parte dell'[[Unione Sovietica]] di escludere dalla retrospettiva dedicata a [[Billy Wilder]] i film ''[[Uno, due, tre!]]'' e ''[[Ninotchka]]'', co-sceneggiato da Wilder e ritenuto una pericolosa commedia ideologica.
| sotto = I primi vincitori dell'Orso d'oro alla carriera: [[James Stewart]] (1982), [[Alec Guinness]] (1988) e [[Dustin Hoffman]] (1989).
 
Gli altri riguardarono i film ''[[Die wunderbaren Jahre]]'' del dissidente della [[DDR]] [[Reiner Kunze]] e ''[[Marigolds in August]]'', scritto e interpretato dal drammaturgo sudafricano [[Athol Fugard]]. Il primo fu escluso per motivi di qualità, scatenando le proteste di parte della stampa e dei Junge Liberale, organizzazione politicamente vicina all'[[Partito Liberale Democratico (Germania)|FDP]] che parlò di "auto-censura" e distribuì opuscoli in cui affermava "Ci vergogniamo di questa vigliaccheria". Il secondo portò di nuovo alla minaccia di boicottaggio da parte dell'URSS, che fece riferimento a una risoluzione delle [[Nazioni Unite]] che si opponeva alla cooperazione con il [[Sudafrica]]. Il management del festival sottolineò che il film era contro la [[segregazione razziale]] e che il dramma di Fugard era stato mostrato senza alcuna obiezione nei Paesi socialisti. Fu organizzata una proiezione speciale per la delegazione sovietica che fortunatamente tornò sui suoi passi, alla condizione che fosse inserito nel programma e nella documentazione del festival senza l'indicazione del Paese di origine. Alla fine ''Marigolds in August'' si aggiudicò il premio INTERFILM e Athol Fugard quello per il 30º anniversario della ''Berlinale''.
 
Il nuovo decennio si aprì sotto la nuova direzione di [[Moritz de Hadeln]], che sin dall'inizio implementò diverse funzionalità nella struttura del festival. All'attore e attivista [[LGBT]] [[Manfred Salzgeber]] fu affidato lo sviluppo dell'Info-Schau, che nel 1986 dette origine alla sezione Panorama e che alcuni ritennero quasi indistinguibile dal Forum, con criteri di selezione dei film sempre più simili che fecero nascere una sorta di rivalità tra le due sezioni.<ref name="berlinale.1988">{{Cita web|url=https://www.berlinale.de/en/archive/yearbooks/1988.html|titolo=38th Berlin International Film Festival - February 12-23, 1988|editore=www.berlinale.de|accesso=28 febbraio 2019}}</ref><ref name=Jacobsen.348>{{Cita|Jacobsen (2000)|p. 348}}</ref> Per il Kinderfilmfest fu invece creata una apposita giuria composta da membri tra gli 11 e i 14 anni che conferì il premio al miglior film. In questi anni furono anche introdotti due premi onorari, l'[[Orso d'oro alla carriera]] e la [[Berlinale Kamera]], oltre ad altri riconoscimenti come il [[Premio Caligari]] destinato al Forum, il [[Premio Alfred Bauer]], riservato a film ritenuti particolarmente innovativi, e i [[Teddy Award|Teddy Awards]], conferiti da una giuria composta da organizzatori di festival di cinema gay-lesbico.
La nuova direzione implementò diverse funzionalità nella struttura del festival, tra cui un maggior numero di registi, critici e produttori nel comitato consultivo e il miglioramento dei requisiti di selezione dei film destinati al ''Kinderfilmfest'' (in cui fu particolarmente apprezzato ''[[Jag Är Maria]]'' dello svedese [[Karsten Wedel]]). All'attore e attivista [[LGBT]] [[Manfred Salzgeber]] fu affidato lo sviluppo dell'Info-Schau (che cinque anni dopo avrebbe dato origine alla sezione Panorama) nel quale fu proiettato tra gli altri ''[[Ratataplan]]'' dell'esordiente [[Maurizio Nichetti]]. Proseguì inoltre la cooperazione tra la competizione e il Forum internazionale del giovane cinema, che il consiglio di amministrazione riconobbe come partner alla pari, e la "tensione produttiva" tra le due sezioni diventò un marchio di qualità del festival. Nella sua relazione di chiusura, il direttore del Forum [[Ulrich Gregor]] scrisse che era stato positivo per registi e produttori che la ''Berlinale'' avesse messo a disposizione «due modalità completamente diverse di presentazione in termini di condizioni di proiezione e aspettative del pubblico».
 
In questi anni la ''Berlinale'' vide crescere costantemente il numero di visitatori e addetti ai lavori e le principali case cinematografiche statunitensi mostrarono un rinnovato interesse per il festival dopo l'assenza degli anni precedenti.<ref name=Jacobsen.287>{{Cita|Jacobsen (2000)|p. 287}}</ref><ref name="berlinale.1982">{{Cita web|url=https://www.berlinale.de/en/archive/yearbooks/1982.html|titolo=32nd Berlin International Film Festival - February 12-23, 1982|editore=www.berlinale.de|accesso=28 febbraio 2019}}</ref><ref name="berlinale.1983">{{Cita web|url=https://www.berlinale.de/en/archive/yearbooks/1983.html|titolo=33rd Berlin International Film Festival - February 18 - March 3, 1983|editore=www.berlinale.de|accesso=28 febbraio 2019}}</ref> Ma se il concorso stava diventando sempre più una piattaforma per le grandi produzioni americane, il Forum confermò il suo interesse per la scena indipendente e per i temi politici,<ref name="berlinale.1986">{{Cita web|url=https://www.berlinale.de/en/archive/yearbooks/1986.html|titolo=36th Berlin International Film Festival - February 14-25, 1986|editore=www.berlinale.de|accesso=28 febbraio 2019}}</ref> oltre ad ospitare regolarmente le opere di cineasti come [[Krzysztof Kieślowski]] (premio INTERFILM per ''[[Il cineamatore]]'' nel 1980), [[Otar Ioseliani]] (premio [[Fédération internationale de la presse cinématographique|FIPRESCI]] per ''[[Pastorale (film 1975)|Pastorale]]'' nel 1982), [[Manoel de Oliveira]], [[Peter Greenaway]] e [[Raúl Ruiz]].
Tra i film in concorso che riscossero maggior successo ci furono quelli provenienti dall'[[Europa dell'Est]], come ''[[Direttore d'orchestra (film 1980)|Direttore d'orchestra]]'' di [[Andrzej Wajda]] (per il quale [[Andrzej Seweryn (attore)|Andrzej Seweryn]] ricevette l'[[Orso d'argento per il miglior attore]]), ''[[Mosca non crede alle lacrime]]'' di [[Vladimir Men'šov]] e ''[[Solo Sunny]]'' di [[Konrad Wolf]] e [[Wolfgang Kohlhaase]] che ottenne tre riconoscimenti. La scelta della giuria ritenuta più coraggiosa e anticonvenzionale fu comunque l'assegnazione dell'[[Orso d'oro]] a ''[[Palermo o Wolfsburg]]'' di [[Werner Schroeter]], elogiato da pubblico e addetti ai lavori che mostrarono invece qualche perplessità riguardo l'altro vincitore, ''[[Heartland (film)|Heartland]]'' del regita statunitense [[Richard Pearce]].
 
Negli ultimi anni del decennio la ''Berlinale'' fu fortemente influenzata dai cambiamenti che stavano avvenendo in [[Unione Sovietica]] e sulla scia della [[glasnost']] di [[Michail Gorbačëv]] assunse un ruolo importante come piattaforma per i nuovi film sovietici.<ref name="berlinale.1987">{{Cita web|url=https://www.berlinale.de/en/archive/yearbooks/1987.html|titolo=37th Berlin International Film Festival - February 20 - March 3, 1987|editore=www.berlinale.de|accesso=28 febbraio 2019}}</ref><ref name=Jacobsen.345>{{Cita|Jacobsen (2000)|p. 345}}</ref> Nel 1987 la giuria internazionale assegnò l'Orso d'oro al film ''[[Tema (film)|Tema]]'' di [[Gleb Anatol'evič Panfilov|Gleb Panfilov]] e anche se il gran numero di produzioni hollywoodiane commerciali fecero apparire ad alcuni la spesso evocata "funzione mediatrice" della ''Berlinale'' come un eufemismo per gli interessi di esportazione di [[Hollywood]], la crescente presenza di film censurati o boicottati provenienti dall'[[Europa dell'Est]] fu accolta con favore dagli addetti ai lavori.<ref name="berlinale.1988"/> Alla soglia degli [[anni novanta]] la ''Berlinale'' era ormai diventata la più importante manifestazione internazionale per i film provenienti dall'Europa dell'Est.<ref name="berlinale.1989">{{Cita web|url=https://www.berlinale.de/en/archive/yearbooks/1989.html|titolo=39th Berlin International Film Festival - February 10-21, 1989|editore=www.berlinale.de|accesso=28 febbraio 2019}}</ref>
Altro oggetto di dibattito fu la presenza di due film mostrati fuori concorso: ''[[Cruising]]'' di [[William Friedkin]] dette origine ad una polemica sullo sfruttamento superficiale e sensazionalista della comunità gay, mentre la co-produzione italo-americana ''[[Caligola (film)|Caligola]]'' di [[Tinto Brass]] fu liquidata come uno spettacolo di pura pornografia.
 
=== Gli anni novanta ===