Panthera leo: differenze tra le versioni
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{{nota disambigua|
{{Tassobox
|nome = Leone
|statocons = VU
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|statocons_ref = <ref name=IUCN/>
|intervallo = {{Intervallo geologico|0|0|[[Pleistocene]]-Recente}}
|immagine = [[File:002 The lion king Snyggve in the Serengeti National Park Photo by Giles Laurent.jpg|230px]]
[[File:Okonjima Lioness.jpg|230px]]
|didascalia = Un leone (sopra) nel [[parco nazionale del Serengeti]] in [[Tanzania]] e una leonessa (sotto) nell'[[Okonjima]] in [[Namibia]].
<!-- CLASSIFICAZIONE: -->|dominio = [[Eukaryota]]
|regno = [[Animalia]]
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|specie = '''P. leo'''<ref name="MSW3">{{cita web|lingua=en|url=http://www.departments.bucknell.edu/biology/resources/msw3/browse.asp?id=14000228|titolo=''Panthera leo''}}</ref>
|sottospecie = <!-- NOMENCLATURA BINOMIALE: -->
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|didascalia_distribuzione = Distribuzione storica ed attuale del leone in [[Africa]], [[Asia]] ed [[Europa]].
}}
[[File:Lion Cubs Phinda 2011.ogv|thumb|right|Video di una leonessa e dei suoi cuccioli nella riserva di Phinda]]
Il '''leone''' ('''''Panthera leo''''' ({{Zoo|[[Linneo|Linnaeus]], [[1758]]}})) è un mammifero [[Carnivora|carnivoro]] della [[Famiglia (tassonomia)|famiglia]] dei [[Felidae|felidi]]. Dopo la [[tigre]], è il [[Felidi più grandi esistenti|più grande]] dei cinque grandi felidi del genere ''[[Panthera]]'', con alcuni maschi che superano i {{m|250|u=kg}} di peso.<ref name="nowakp" /> Vive quasi solo nell'[[Africa subsahariana]]: il continuo degrado dell'[[habitat]] e il bracconaggio lo rendono una specie vulnerabile secondo la [[IUCN]], con un calo della popolazione tra il 30 e il 50% negli ultimi vent'anni.<ref name=IUCN/>
Una piccola popolazione sopravvive in [[India]], nel [[Gir Forest Wildlife Sanctuary]]. I leoni che un tempo abitavano [[Nordafrica]] e [[Medio Oriente]] si sono estinti da secoli. Fino a circa diecimila anni fa, durante il [[Pleistocene]], il leone era il secondo [[mammifero]] più diffuso dopo l'[[uomo]], presente in gran parte di [[Africa]], [[Eurasia]] e perfino nelle [[Americhe]], con la sottospecie ''[[Panthera leo atrox]]''.<ref name=Harington69/>
Per via della sua natura e delle dimensioni, il leone può vivere solo in aree protette o parchi zoologici. Celebre il caso della [[Elsa la leonessa|leonessa Elsa]], riportata in libertà dopo essere stata allevata dai [[George Adamson|coniugi Adamson]]. Le cause del declino non sono del tutto chiare, ma si pensa che il degrado ambientale e i conflitti con l’uomo siano i principali responsabili.
Chiamato spesso "re della savana" o "re degli animali",<ref>{{Cita web|autore=Alessandro Nicoletti|url=https://keeptheplanet.org/leone/|titolo=Leone: tutto quello che devi sapere sul re della savana|sito=keeptheplanet.org|data=10 febbraio 2025|accesso=30 giugno 2025}}</ref> in natura il leone vive in media 10-15 anni, mentre in cattività può arrivare a 20. I maschi raramente superano i 10 anni in natura, a causa delle ferite riportate nei combattimenti per il controllo del branco.<ref>{{Cita|Smuts|p. 231}}.</ref>
Di solito i leoni vivono in [[savane]] e [[praterie]], ma si adattano anche a foreste e zone cespugliose. A differenza di molti altri felidi, sono animali sociali: un branco è formato da un maschio dominante (o più di uno, se imparentati), da femmine legate tra loro e dai cuccioli. I maschi giovani vengono scacciati dal padre una volta cresciuti e formano gruppi di soli maschi o cercano di prendere il controllo di altri branchi.
La caccia è principalmente compito delle femmine, che collaborano per catturare prede come gli [[ungulati]]. I maschi si nutrono soprattutto delle prede catturate dal branco. Essendo un predatore al vertice della [[catena alimentare]], il leone non ha predatori naturali. Di solito non attacca l'uomo, ma ci sono stati rari casi di leoni "mangiatori di uomini".
Il maschio si riconosce facilmente per la sua criniera, simbolo potente nella cultura umana fin dalla preistoria.<ref name=":1">{{Cita web|lingua=it|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/leone/|titolo=Leone - Enciclopedia|sito=Treccani|accesso=30 luglio 2025}}</ref> Leoni sono raffigurati in arte fin dal Paleolitico, come nelle [[grotte di Lascaux]] e [[Grotta Chauvet|Chauvet]]. Sono presenti nelle culture di molte civiltà antiche e appaiono ovunque: sculture, dipinti, stemmi, bandiere, film e libri. Furono allevati fin dai tempi dell'[[Impero romano]] e sono stati protagonisti degli [[zoo]] dal [[XVIII secolo]]. Diversi zoo collaborano per salvare la rara [[Leone asiatico|popolazione asiatica]].
== Etimologia ==
La parola ''leone'', assai simile anche in altre [[lingue romanze]], deriva dal [[lingua latina|latino]] ''leō''<ref>{{Cita libro|autore=D. P. Simpson|titolo=Cassell's Latin Dictionary|ed=5|anno=1979|editore=Cassell Ltd.|città=Londra|lingua=en|ISBN=0-304-52257-0}}</ref> a sua volta preso in prestito in età arcaica<ref>{{Cita libro|nome=Giacomo|cognome=Devoto|titolo=Avviamento all'etimologia italiana|anno=1979|editore=Mondadori|città=Milano|p=243}}</ref> {{greco antico|da=x|nopunti=x| λέων |léōn}}.<ref name="Liddell 1980">{{Cita libro|autore=Henry George Liddell|autore2=Robert Scott|titolo=A Greek-English Lexicon|url=http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus%3Atext%3A1999.04.0058%3Aentry%3Dle%2Fwn|anno=1980|editore=Oxford University Press|lingua=en|ISBN=0-19-910207-4}}</ref> La parola [[lingua ebraica|ebraica]] לָבִיא (''lavi'') potrebbe anch'essa avere una relazione con le precedenti,<ref>{{Cita libro|autore=J. Simpson|autore2=E. Weiner|titolo=Oxford English Dictionary|url=https://archive.org/details/oxfordenglishdic20imp|ed=2|anno=1989|editore=Clarendon Press|città=Oxford|lingua=en|ISBN=0-19-861186-2}}</ref> così come quella in [[lingua egizia|egiziano antico]] ''rw''.<ref group="N">Come nelle altre lingue scritte più antiche anche in [[lingua egizia|egiziano]] le vocali non venivano scritte. Non vi era distinzione tra 'l' e 'r'.</ref><ref>{{Cita libro|autore=Maria Clara Betrò|titolo=Hieroglyphics: the writings of ancient Egypt|url=https://archive.org/details/hieroglyphicswri0000betr|anno=1996|editore=Abbeville Press|lingua=en|ISBN=0-7892-0232-8}}</ref> Si tratta di una delle molte specie descritte nel XVIII secolo da [[Linneo]] nel suo lavoro ''[[Systema Naturae]]'', con il nome di ''Felis leo''.<ref name="Linn1758">{{Cita|Linneo|p. 41|linneo}}.</ref> Il nome scientifico è poi diventato ''Panthera leo'', in cui ''[[Panthera#Etimologia|Panthera]]'' viene {{greco antico|wl=x|da=x|nopunti=x|πάνθηρ|pánthēr}}, imparentato con il [[lingua sanscrita|sanscrito]] ''puṇḍarīka'', "tigre".<ref>{{Cita libro|nome=Carlo|cognome=Battisti|autore2=Giovanni Alessio|titolo=Dizionario etimologico italiano|anno=1950–57|editore=Barbera|città=Firenze}}</ref>
== Descrizione ==
[[File:Comparative view of the human and lion frame, Benjamin Waterhouse Hawkins, 1860.jpg|thumb|left|Visione comparata della struttura dell'uomo e del leone, ca. [[1860]].]]
[[File:Lion and eland.jpg|thumb|Questa ricostruzione degli scheletri di un leone all'attacco di un'[[Taurotragus oryx|antilope alcina]] è conservata al Museo di [[Osteologia]] di [[Oklahoma City]].]]Il leone è uno dei più grandi predatori terrestri in assoluto e il più grande in Africa. Fra i felidi, è quello più alto al garrese e, in quanto al peso, è secondo solo alla [[Panthera tigris|tigre]]. Il maschio può pesare dai 150 ai {{m|250|u=kg}},<ref name="nowakp">{{Cita|Nowak|p. 268}}.</ref><ref name=":2">{{Cita web|lingua=it|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/leoni-e-tigri_(Enciclopedia-dei-ragazzi)/|titolo=Leoni e tigri - Enciclopedia|sito=Treccani|accesso=30 luglio 2025}}</ref> mentre la massa corporea delle femmine varia dai 120 ai {{m|180|u=kg}}.<ref name="nowakp" /><ref>{{Cita web|url=https://www.bbc.co.uk/nature/wildfacts/factfiles/14.shtml|titolo=Wildlife Finder - Lion (video, facts and news)|lingua=en|accesso=10 agosto 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090209052819/http://www.bbc.co.uk/nature/wildfacts/factfiles/14.shtml|urlmorto=sì}}</ref> Nonostante il peso inferiore, a cacciare è sempre la femmina mentre il maschio difende il territorio. Nowell e Jackson hanno riportato masse corporee medie di {{m|181|-|220|u=kg}} per il maschio e di {{m|126|-|150|u=kg}} per le femmine e hanno registrato l'abbattimento di un esemplare eccezionale di {{m|272|u= kg}} presso il [[Monte Kenya]].<ref>{{Cita|Nowell e Jackson|Parte I p. 17}}.</ref> L'appartenenza regionale influisce pesantemente sulle dimensioni dei leoni: quelli sudafricani per esempio tendono a pesare in media il 5% in più rispetto a quelli dell'Africa orientale.<ref>{{Cita|Scott e Scott|p. 80}}.</ref> Specialmente nel passato, prima che la caccia da parte dell'uomo eliminasse gli esemplari più grossi, provocando così il rimpicciolimento genetico della specie, i leoni potevano raggiungere grandi dimensioni. Un esemplare abbattuto nel 1936 presso Hectorspruit nel [[Transvaal]] orientale in Sudafrica pesava ben {{m|313|u=kg}}.<ref name="Guinness">{{Cita|Wood|p. 43}}.</ref>[[File:Panthera leo Kruger Skull.jpg|thumb|left|Cranio di leone conservato al Parco Nazionale Kruger in Sudafrica.]]La popolazione più grande, estinta in natura, era il [[leone dell'Atlante]], che viveva in Nord Africa e che pesava in media, nei maschi adulti, dai 272 ai {{m|300|u= kg}} e poteva raggiungere {{m|3,50|u= m}} di lunghezza.<ref>{{Cita libro|nome=Jules|cognome=University of California Libraries|nome2=Charles E. (Charles Edward)|cognome2=Whitehead|titolo=The adventures of Gerard, the lion killer, comprising a history of his ten years' campaign among the wild animals of Northern Africa|url=https://archive.org/details/adventuresofgera00grrich?view=theater|accesso=4 marzo 2025|data=1856|editore=New York, Derby & Jackson; Cincinnati, H.W. Derby & co.}}</ref> Atlas, un leone proveniente dal monte Atlante e tenuto in cattività dal re del Marocco venne descritto come "molto superiore in dimensioni e coraggio ai leoni dalla criniera nera del Sud-Africa".
La lunghezza del corpo, esclusa la coda, varia da {{m|170|a|250|u=cm}} nei maschi e da {{m|140|a|175|u=cm}} nelle femmine;<ref name="nowakp" /> l'altezza media al [[garrese]] è intorno ai {{M|120|u=cm}} per i maschi e {{m|105|-|110|u=cm}}<ref name="nowakp" /> per le femmine (il massimo è rispettivamente di {{m|126|e|110|u=cm}}).<ref name="Guinness" /> Il record di lunghezza succitato appartiene a un leone dalla criniera nera lungo {{m|3,64 |u=m}} che è stato abbattuto presso Mucusso, nell'[[Angola]] meridionale nell'ottobre 1973.<ref name="Guinness" />
Il record di dimensioni per un leone in libertà è di {{m|3,6|u=m}} di lunghezza per {{m|318|u=kg}} di peso, appartenente a un leone del Transvaal.<ref>{{Cita web|url=http://bigcats2.tripod.com/Cat_Facts.html|titolo=Lion|accesso=29 luglio 2025|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160902000650/http://bigcats2.tripod.com/Cat_Facts.html|urlmorto=no }}</ref>[[File:Schema laringe leone.svg|thumb|left|Schema della laringe.]]
In cattività la mancanza di attività e di esercizio può comportare casi di [[obesità]] che portano i leoni a pesare anche più di {{m|300 |u=kg}}; un maschio in particolare è riuscito a raggiungere la massa corporea record di {{m|375 |u=kg}}. Il leone in questione si chiamava Simba e nel 1970, epoca della misurazione, viveva nello zoo di [[Colchester]] in [[Inghilterra]].<ref>{{Cita web|url=http://www.junglephotos.com/africa/afanimals/mammals/lionnathist.shtml|titolo=Jungle Photos Africa Animals mammals - lion natural history|accesso=10 ottobre 2011|urlarchivio=https://www.webcitation.org/61AzjSRaq?url=http://www.junglephotos.com/africa/afanimals/mammals/lionnathist.shtml|dataarchivio=24 agosto 2011|urlmorto=sì}}</ref> Si tratta di dimensioni ritenute impossibili da raggiungere per un leone selvatico, anche perché l'obesità sarebbe un ostacolo alla caccia e alla lotta per questi animali.
La [[coda (anatomia)|coda]] ha una lunghezza considerevole compresa tra {{m|90|e|105|u=cm}} per i maschi e tra {{m|70|e|100|u=cm}} per le femmine.<ref name="nowakp" /> Fatto unico per i felidi, la coda termina con un ciuffo peloso che nasconde una punta ossea di circa {{m|5|u=cm}} di lunghezza, la cui funzione non è nota. Assente alla nascita, questa propaggine, spesso dotata di spine e formata dalle ultime ossa della coda saldate assieme, comincia a formarsi dopo i cinque mesi e mezzo d'età ed è completa a sette.<ref name="Schaller28">{{Cita|Schaller|p. 28}}.</ref>
{{Formula dentaria|allineamento=destra|titolo=sì|descrizione=sì|molari=1|premolari=3|canini=1|incisivi=3|molariinf=|premolariinf=2|caniniinf=|incisiviinf=|totale= 30|didascalia=|legenda= sì}}
Oltre alla differenza di stazza il più evidente indizio di [[dimorfismo sessuale]] è rappresentato dalla folta [[criniera]] di cui solo i maschi sono dotati. Si tratta degli unici felidi che presentano una caratteristica dimorfa così spiccata. Non è certo che la presenza della criniera abbia influenza sulle abitudini del leone maschio. Se da una parte potrebbe limitarne le capacità mimetiche, dall'altra potrebbe svolgere una funzione protettiva durante i frequenti scontri con altri maschi o con altri predatori.<ref name=":1" />[[File:wiki lion.jpg|thumb|[[Termografia|Immagine termografica]] di un leone in inverno.|sinistra]]
Gli arti potenti, il formidabile morso e i canini di {{m|7|-|8|u=cm}} gli permettono di abbattere prede di grandi dimensioni.<ref name="honolulu">{{Cita web|url=http://www.honoluluzoo.org/lion.htm|titolo=Lion|editore=Honolulu Zoo|lingua=en|accesso=4 agosto 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070804215656/http://www.honoluluzoo.org/lion.htm|urlmorto=sì}}</ref> Il teschio è assai simile a quello di una tigre, anche se la parte frontale è più depressa e appiattita e la parte suborbitale è leggermente più corta. Le aperture nasali sono inoltre più grandi rispetto a quelle della tigre.<ref name=":2" /> In ogni caso, vista la grande somiglianza, soltanto la [[mandibola]] viene considerata un indicatore affidabile per distinguere le due specie.<ref name="USSR">{{Cita|Heptner e Sludskii|p. 212}}.</ref> Un leone è in grado di esercitare una pressione di morso pari a {{M|48,6|ul=kgf|upl=cm2}} ({{M|4764|ul=kPa}}) se è giovane e se è adulto si stima una forza di {{M|70,3|u=kgf|up=cm2}} ({{M|6895|u=kPa}}).<ref>{{Cita web|autore=Gian Luca Partengo|url=https://naturedefence.it/i-20-morsi-piu-potenti-del-regno-animale/|titolo=Classifica dei 20 morsi più potenti al mondo|sito=Nature Defence People|data=30 novembre 2018|accesso=4 marzo 2025}}</ref>
[[File:Just one lion.jpg|thumb|La [[criniera]] è una caratteristica dimorfica fondamentale nei leoni.]]Il colore della pelliccia varia sui toni del giallo e del camoscio, sino al rossiccio e all'ocra, più chiaro nelle parti inferiori del corpo.<ref>{{Cita pubblicazione|cognome1=Turner|nome1=J. A.|cognome2=Vasicek|nome2=C. A.|cognome3=Somers|nome3=M. J.|anno=2015|titolo=Effects of a colour variant on hunting ability: the white lion in South Africa|rivista=Open Science Repository Biology|p=e45011830}}</ref> La criniera varia in colore dal biondo al marrone scuro e generalmente si scurisce con l'età, mentre il ciuffo al termine della coda è invariabilmente nero. I cuccioli nascono con la pelliccia maculata, simile a quella di un [[Panthera pardus|leopardo]].<ref>{{Cita libro|cognome=McBride|nome=C.|titolo=The White Lions of Timbavati|anno=1977|editore=E. Stanton|città=Johannesburg|ISBN=978-0-949997-32-6}}</ref> Anche se al sopraggiungere dell'età adulta le macchie scompaiono, qualche puntino tenue si può spesso osservare sulle zampe e sul ventre, in modo particolare nelle leonesse.<ref>{{Cita libro|cognome=Tucker|nome=L.|titolo=Mystery of the White Lions—Children of the Sun God|anno=2003|editore=Npenvu Press|città=Mapumulanga|ISBN=978-0-620-31409-1}}</ref>
===
Nelle popolazioni di leoni sono state osservate un certo numero di variazioni naturali. Alcune di queste sono state facilitate dalla [[allevamento|cattività]].<ref>{{Cita web|url=https://www.agraria.org/faunaselvatica/leone.php|titolo=Mammiferi: Leone|sito=www.agraria.org|accesso=19 agosto 2025}}</ref>
==== Leoni bianchi ====
{{vedi anche|Leone bianco}}
[[File:White Lion-001.jpg|alt=|sinistra|miniatura|Il [[leone bianco]] deve il suo manto alla presenza di un gene recessivo. Si tratta di una forma piuttosto rara della popolazione sudafricana.]]
Sebbene siano rari, i leoni bianchi si incontrano occasionalmente a Timbavati, in [[Sudafrica]]. Il loro insolito colore è dovuto alla presenza di un [[gene recessivo]].<ref>{{Cita libro|autore=Chris McBride|titolo=The White Lions of Timbavati|anno=1977|editore=E. Stanton|città=Johannesburg|lingua=en|ISBN=0-949997-32-3}}</ref> In particolare non si può parlare di una sottospecie distinta, ma di un caso di [[Polimorfismo (biologia)|polimorfismo genetico]] legato a una condizione di [[leucismo]],<ref name="zoos_encyclopedia" /> che causa una colorazione pallida e simile a quella delle [[Panthera tigris#Variazione del colore del mantello|tigri bianche]]. La condizione è inoltre analoga, anche se con effetti opposti, al [[melanismo]] tipico della [[pantera nera]]. Non si tratta invece di una variante dell'[[albinismo]], in quanto la pigmentazione degli occhi e della pelle è quella classica.
Un leone bianco incontra comunque degli svantaggi quando va a caccia: la sua presenza può essere tradita dal suo colore, diversamente da quanto avviene per la versione classica del felide che si immerge quasi perfettamente nell'ambiente circostante. I leoni bianchi nascono quasi completamente di quel colore, senza le normali macchie di [[camuffamento]] che si trovano generalmente nei cuccioli di leone. Il loro colore si scurisce gradualmente fino a diventare crema o avorio (colore noto con il nome di ''biondo'').<ref>{{Cita web|url=http://whitelions.org/new/index.php/white-lions/10-facts-about-white-lions|titolo=10 facts about white lions|lingua=en|accesso=10 agosto 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100305031510/http://whitelions.org/new/index.php/white-lions/10-facts-about-white-lions|urlmorto=sì}}</ref>
La popolazione in cui più frequentemente viene osservata questa caratteristica è quella sudafricana, in particolare all'interno e nei pressi del [[Parco nazionale Kruger]] e dell'adiacente [[Riserva naturale di Timbavati]], che si trovano nel [[Sudafrica]] orientale. La peculiarità è comunque molto più frequente in cattività, grazie alla selezione effettuata dagli allevatori. Questi leoni sono stati infatti allevati per anni in Sudafrica in modo da potere essere usati come trofei per battute di caccia.<ref>{{Cita libro|nome=Linda|cognome=Tucker|titolo=Mystery of the White Lions—Children of the Sun God|anno=2003|editore=Npenvu Press|città=Mapumulanga|lingua=en|ISBN=0-620-31409-5}}</ref> Le prime conferme dell'esistenza di questi animali sono arrivate soltanto nel tardo [[XX secolo]]. Per centinaia di anni si credeva che essi fossero solo i protagonisti di un ciclo di leggende sudafricane e che il loro manto candido simboleggiasse la bontà presente in tutte le creature. I primi avvistamenti attendibili all'inizio del Novecento tuttavia, sono stati seguiti da molti altri, anche se non frequenti, sino al 1975, quando una cucciolata di leoni bianchi è stata ritrovata nella Riserva Timbavati.<ref name="whitelion">*{{Cita web|url=http://www.lairweb.org.nz/tiger/lions.html|titolo=The rare white lions|lingua=en|accesso=10 agosto 2011}}</ref>
== Biologia ==
=== Comportamento ===
I leoni restano per molto tempo inattivi durante la giornata, stando a riposo per circa 20 ore su 24.<ref name="Schaller122">{{Cita|Schaller|pp. 120-122}}.</ref> Nonostante questo, se si dovesse rendere necessario, i leoni possono attivarsi in qualsiasi momento. In genere il periodo di massima mobilità è quello successivo al tramonto, dedicato alla socialità, alla tolettatura e ai bisogni fisiologici. Raffiche intermittenti di grande attività avvengono durante le ore notturne fino all'alba, dedicate alla caccia. Spendono una media di due ore al giorno camminando o correndo e all'incirca 50 minuti per nutrirsi.<ref name="Schaller120">{{Cita|Schaller|pp. 120-121}}.</ref>
=== Vita e salute ===
La vita dei leoni in natura arriva al massimo a circa sedici anni, mentre in cattività può protrarsi per ulteriori dieci. Tuttavia, per varie cause, pochi esemplari riescono a vivere così a lungo, in particolare i maschi solitari.<ref name=honolulu/> Anche se i leoni adulti non hanno [[predazione|predatori]] naturali alcuni indizi provano come la maggior parte delle morti siano violente e causate dall'uomo o da altri leoni.<ref name="Schaller183">{{Cita|Schaller|p. 183}}.</ref> Ciò è particolarmente vero per i [[maschio|maschi]] i quali, essendo il primo baluardo in difesa della prole, sono esposti agli attacchi di altri aspiranti leader. Infatti, anche se l'età massima in natura è di circa 16 anni, la maggioranza dei maschi non supera i 10. Ne consegue che la vita di un maschio dura generalmente meno di quella di una [[femmina]], in natura. Tuttavia non solo i maschi sono soggetti a morte violenta: qualora i [[territorio|territori]] di due [[branco|branchi]] si sovrappongano, esemplari di entrambi i sessi possono perdere la vita nelle lotte che ne conseguono.
[[File:Lion female in tree, Serengeti.jpg|thumb|Uno dei leoni arrampicatori del [[Serengeti]] in [[Tanzania]].]]
Le specie di [[Ixodida|zecche]] che infastidiscono i leoni sono diverse e attaccano [[orecchie|orecchio]], [[collo]] e [[Regione inguinale|inguine]].<ref name="Schaller184">{{Cita|Schaller|p. 184}}.</ref><ref>{{Cita libro|autore=Guy Henry Yeoman|autore2=Jane Brotherton Walker|titolo=The ixodid ticks of Tanzania|anno=1967|editore=Commonwealth Institute of Entomology|città=Londra|lingua=en}}</ref> Forme adulte del [[Cestoda]] ''[[Tenia (zoologia)|Taenia]]'' sono state ritrovate nell'[[intestino]] di alcuni leoni, che li avevano probabilmente ingeriti allo stadio [[larva]]le dalla carne di un'[[antilope]].<ref>{{Cita pubblicazione|nome=R.|cognome=Sachs|anno=1969|titolo=Untersuchungen zur Artbestimmung und Differenzierung der Muskelfinnen ostafrikanischer Wildtiere [Differentiation and species determination of muscle-cysticerci in East African game animals]|rivista=Zeitschrift für tropenmedizin und Parasitologie|volume=20|numero=1|pp=39-50|lingua=de}}</ref>
Altri leoni all'interno del cratere di [[Ngorongoro]] erano infastiditi da una diffusione anomala di [[Stomoxys calcitrans|mosche cavalline]] avvenuta nel 1962. I leoni in questione apparivano ricoperti di macchie pallide, indicative di aree prive di [[sangue]] ed emaciati. I felidi hanno tentato inutilmente di liberarsi del fastidioso parassita arrampicandosi sugli alberi e rifugiandosi in tane di iena. Alla fine molti sono morti o fuggiti, poiché il loro numero è crollato da 70 a 15 individui.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Henry|cognome=Fosbrooke|anno=1963|titolo=The stomoxys plague in Ngorongoro|rivista=East African Wildlife Journal|volume=1|pp=124-126|lingua=en}}</ref> Un'invasione di questi insetti avvenuta nel 2001 ha poi ucciso altri sei leoni.<ref name="Nkwame06">{{Cita news|lingua=en|autore=Valentine M. Nkwame|url=http://www.arushatimes.co.tz/2006/36/features_10.htm|titolo=King of the jungle in jeopardy|pubblicazione=The Arusha Times|accesso=11 agosto 201|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070929044925/http://www.arushatimes.co.tz/2006/36/features_10.htm|urlmorto=sì|data=9 settembre 2006}}</ref> In modo particolare quando si trovano in cattività, i leoni sono assai vulnerabili al [[virus (biologia)|virus]] del [[cimurro]], al [[virus dell'immunodeficienza felina]] e alla [[peritonite infettiva felina]].<ref name="zoos_encyclopedia" /> Il primo è assai diffuso tra i [[Canis lupus familiaris|cani]] domestici e tra altri [[carnivora|carnivori]] e un'[[epidemia]] di questa patologia avvenuta nel [[Parco nazionale del Serengeti]] nel 1994 ha portato molti esemplari allo sviluppo di sintomi neurologici come le [[convulsioni]]. Molti di questi leoni sono morti in seguito di [[polmonite]] ed [[encefalite]].<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Melody E.|cognome=Roelke-Parker|anno=1996|mese=febbraio|titolo=A canine distemper epidemic in Serengeti lions (Panthera leo)|rivista=Nature|volume=379|numero=6564|pp=441-445|lingua=en|accesso=11 agosto 2011|url=https://www.nature.com/nature/journal/v379/n6564/abs/379441a0.html|etal=si}}</ref> Il secondo virus, che è simile all'[[HIV]], non è ritenuto molto dannoso per un leone, ma visti i suoi effetti devastanti sui [[Felis silvestris catus|gatti]], i leoni in cattività sono tenuti sotto stretto controllo da questo punto di vista. Appare con frequenza alta o addirittura endemica in molte popolazioni di leone africano in natura, ma è praticamente assente nelle zone asiatiche e in [[Namibia]].<ref name="zoos_encyclopedia">{{Cita libro|autore=Jack Grisham|curatore=Catherine E. Bell|titolo=Encyclopedia of the World's Zoos, Lion|url=https://archive.org/details/encyclopediaofwo0001unse_x5s0|anno=2001|editore=Fitzroy Dearborn|città=Chofago|lingua=en|pp=733-739|volume=Volume 2: G–P|ISBN=1-57958-174-9}}</ref>
===
[[File:Female Lion.JPG|thumb|upright|Le leonesse sfruttano i denti aguzzi per uccidere le prede con un morso al collo.]]
I leoni sono carnivori e il fabbisogno giornaliero di carne raggiunge i {{M|5|u=kg}} tra le femmine adulte e i {{M|7|u=kg}} tra i maschi.<ref name=honolulu/> Questi animali possono tuttavia mangiare molto di più quando hanno una preda a disposizione. Riescono infatti a ingoiare fino a {{M|30|u=kg}} di carne in un'unica battuta di caccia.<ref name="simba">{{Cita libro|autore=Charles Albert Walter Guggisberg|titolo=Simba: the life of the lion|anno=1963|editore=Chilton Books|città=Cape Town|lingua=en}}</ref> Se la preda è troppo grande per divorarla completamente si riposano per qualche ora e ricominciano a mangiare in seguito. Durante le giornate più calde, nel corso di questi momenti di riposo il branco può lasciare uno o due maschi a difendere la preda e ritirarsi in zone più in ombra.<ref name="Schaller2706">{{Cita|Schaller|pp. 270-276}}.</ref>
Le prede predilette sono grandi mammiferi, in particolare: [[Connochaetes|gnu]], [[Aepyceros melampus|impala]], [[zebra|zebre]], [[Syncerus caffer|bufali neri]] e [[Phacochoerus africanus|facoceri]] nella zona [[africa]]na dell'areale, [[Boselaphus tragocamelus|antilopi azzurre]], [[Bubalus bubalis|bufali d'acqua]], [[Gazella bennettii|gazzelle]], [[Sus scrofa|cinghiali]] e varie specie di [[Cervidae|cervo]] (come [[Rusa unicolor|sambar]] e [[Axis axis|cervi pomellati]]) nella parte [[india]]na.<ref name=":1" /> Sono molte tuttavia le specie di animale che possono divenire oggetto della caccia di questi felidi, a seconda delle necessità. Tra queste ricordiamo [[ungulati]] tra i 50 e i {{M|300|u=kg}} come: [[Tragelaphus|kudu]], [[Alcelaphus buselaphus|alcelafi]], [[Oryx gazella|orici gazzella]] e [[Antilope|antilopi]].<ref name="nowakp" /> In alcune occasioni, possono nutrirsi anche di animali più piccoli come [[Eudorcas thomsonii|gazzelle di Thomson]], [[Antidorcas marsupialis|springboks]] o addirittura [[Lepus (genere)|lepri]] e [[aves|uccelli]]. In generale un gruppo di leoni è in grado di abbattere qualsiasi animale, anche se adulto e perfettamente in salute, ma essi tendono a evitare di attaccare animali troppo grandi, come per esempio le [[Giraffa|giraffe]] adulte, per evitare il rischio di ferirsi durante l'attacco.
[[File:Lions hunting Africa.jpg|thumb|Un gruppo di leonesse collabora per abbattere un [[Syncerus caffer|bufalo]] nel [[Delta dell'Okavango]] in [[Botswana]].|sinistra]]Altre statistiche portano alla luce risultati analoghi, ma leggermente diversi, dovuti anche alle differenze geografiche. Il range di massa corporea delle prede sarebbe infatti compreso tra i 190 e i {{M|500|u=kg}}. In Africa, la preda preferita sarebbe lo gnu, che nel [[Serengeti]] costituisce più di metà della dieta, seguito dalla zebra.<ref>{{Cita libro|autore=Christine Denis-Huot|autore2=Michel Denis-Huot|titolo=The art of being a lion|url=https://archive.org/details/artofbeinglion0000deni|anno=2002|editore=Friedman/Fairfax|lingua=en|ISBN=978-1-58663-707-1}}</ref> La maggior parte degli [[Hippopotamidae|ippopotami]], [[Rhinocerotidae|rinoceronti]] ed [[Elephantidae|elefanti]] adulti e per opposti motivi le [[gazzella|gazzelle]] e gli [[Aepyceros melampus|impala]] più piccoli, escono dall'intervallo sopracitato e quindi sono normalmente evitati. In particolari regioni comunque bufali e giraffe adulte sono considerate prede dai leoni locali. Nel [[Parco nazionale Kruger]] per esempio, le giraffe sono regolarmente uccise e mangiate,<ref name="Pienaar69">{{Cita pubblicazione|nome=U.|cognome=de V. Pienaar|anno=1969|titolo=Predator-prey relationships amongst the larger mammals of the Kruger National Park|rivista=Koedoe|volume=12|numero=1|pp=108-176|lingua=en|accesso=11 agosto 2011|url=http://www.koedoe.co.za/index.php/koedoe/article/view/753/836}}</ref> mentre nel [[Parco nazionale del lago Manyara]] sono i bufali neri a costituire sino al 62% della dieta dei leoni, poiché in quella zona tali bovini sono presenti in numero abbondante.<ref>{{Cita libro|autore=Ian Douglas-Hamilton|autore2=Oria Douglas-Hamilton|titolo=Among the elephants|anno=1975|editore=Collins: Harvill Press|lingua=en|ISBN=978-0-670-12208-0}}</ref>[[File:Loewen elefanten.jpg|thumb|I leoni del [[Parco nazionale del Chobe|fiume Savuti]] attaccano spesso gli [[Elephantidae|elefanti]].]]
Negli stessi luoghi possono occasionalmente catturare addirittura degli ippopotami, mentre in generale i rinoceronti non sono alla loro portata. D'altro canto, anche se pesano meno di {{M|190|u=kg}}, i facoceri sono spesso catturati in base alla disponibilità del momento.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Matt W.|cognome=Hayward|autore2=Kerley Graham|anno=2005|titolo=Prey preferences of the lion (Panthera leo)|rivista=Journal of Zoology|volume=267|numero=3|pp=309-322|lingua=en}}</ref>
Questi felidi sono inoltre in grado di apprendere nuove tecniche di caccia e acquisire una preferenza non [[istinto|istintiva]] per determinati tipi di prede: i leoni della zona del [[parco nazionale del Chobe|fiume Savuti]] in [[Botswana]] per esempio, sono specializzati nella caccia ai cuccioli di [[Loxodonta africana|elefante]],<ref>{{Cita web|lingua=en|autore=Leigh Kemp|url=http://www.go2africa.com/africa-travel-articles/elephant-eaters-of-the-savuti|titolo=The Elephant Eaters of the Savuti|data=1º ottobre 2006|accesso=13 agosto 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20121126042116/http://www.go2africa.com/africa-travel-articles/elephant-eaters-of-the-savuti|urlmorto=sì}}</ref> mentre quelli che vivono presso il fiume [[Cuando]] (ancora Botswana) si nutrono soprattutto di [[Hippopotamus amphibius|ippopotami]].
Nel primo caso le guide del Parco nazionale del Chobe hanno spiegato come, spinti da una fame estrema, i leoni abbiano cominciato dapprima ad attaccare i cuccioli di elefante, poi i giovani e in alcuni casi addirittura gli adulti. Per avere la meglio su questi giganti approfittano delle ore notturne, che riducono le capacità visive dei pachidermi.<ref>{{Cita notizia|lingua=en|nome=Damien|cognome=Whitworth|url=https://www.news.com.au/story/0,23599,20547955-38195,00.html|titolo=King of the jungle defies nature with new quarry|pubblicazione=The Australian|data=9 ottobre 2006|accesso=13 agosto 2011|urlarchivio=https://archive.is/20120527040855/http://www.news.com.au/world/king-of-the-jungle-defies-nature-with-new-quarry/story-e6frfkzr-1111112331729|urlmorto=sì}}</ref> In genere l'attacco a prede di specie insolite è inizialmente giustificato dalla scarsa disponibilità di cibo, ma può in seguito consolidarsi come abitudine. In alcune occasioni comportamenti acquisiti di questo tipo hanno trasformato i leoni in cacciatori di uomini.
I leoni non disdegnano comunque la carne di animali da allevamento: in India per esempio i [[Bos taurus|bovini domestici]] rappresentano una parte importante della dieta dei pochi leoni liberi ancora presenti.<ref name="Menon">{{Cita libro|autore=Viviek Menon|titolo=Field guide to Indian mammals|url=https://archive.org/details/fieldguidetoindi0000meno_g9x8|anno=2009|editore=Christopher Helm|lingua=en|ISBN=1-4081-1213-2}}</ref> I re della savana arrivano inoltre a uccidere i loro competitori come: [[Panthera pardus|leopardi]], [[Acinonyx jubatus|ghepardi]], [[Hyaenidae|iene]] e [[Lycaon pictus|licaoni]] anche se, diversamente da quanto fanno la maggior parte degli altri felidi predatori, assai raramente se ne nutrono. Infine i leoni possono nutrirsi di [[carogna|carogne]] di animali morti per cause naturali o uccisi da altri predatori e stanno molto attenti ai movimenti degli [[avvoltoio|avvoltoi]], che sono indicatori di animali morti o in gravi difficoltà.<ref name="Schaller213">{{Cita|Schaller|p. 213}}.</ref>
I leoni del deserto della [[Namibia]] e del [[Kalahari]] in Botswana sono stati addirittura osservati spingersi fino alle coste del mare per cacciare [[Phalacrocorax carbo|cormorani]], [[Phocidae|foche]] e sono stati perfino visti nutrirsi di carcasse di [[balena|balene]] arenate sulla spiaggia, non certo le loro prede abituali.<ref>{{Cita web|url=http://www.desertlion.info/r1_history.html|titolo=Historical records of lions in the Skeleton Coast Park|lingua=en|accesso=19 settembre 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170922191228/http://www.desertlion.info/r1_history.html|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.travelnewsnamibia.com/featured-stories/skeleton-coast-lions-2005/|titolo=Skeleton Coast Park – the return of the lions|autore=Philip Stander|lingua=en|accesso=19 settembre 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170920050038/http://www.travelnewsnamibia.com/featured-stories/skeleton-coast-lions-2005/|urlmorto=no }}</ref>
=== Comportamento sociale ===
[[File:pride leader.jpg|thumb|Un dominante con due leonesse nel [[Serengeti]] settentrionale]]
I leoni sono carnivori predatori che manifestano due tipi di struttura sociale. Alcuni di essi sono stanziali, e vivono all'interno di gruppi chiamati [[branco|branchi]].<ref name="Schaller33">{{Cita|Schaller|p. 33}}.</ref> Il branco è normalmente costituito da cinque o sei femmine adulte, con i rispettivi cuccioli di ambo i [[sesso (biologia)|sessi]] e uno o due leoni maschi adulti (che diventano una [[coalizione]] se sono più di uno) che si [[accoppiamento (zoologia)|accoppiano]] con le femmine. Sono stati comunque osservati branchi molto più numerosi, composti da circa trenta esemplari. Il numero di maschi in una coalizione è tipicamente due, ma può aumentare a quattro e poi ulteriormente incrementare fino, in casi molto rari, ad arrivare a 8-9 esemplari.
Solitamente le coalizioni di leoni sono formate da fratelli, che dopo avere lasciato il branco di origine sono rimasti insieme. Tuttavia, poiché è raro che tutti i giovani leoni riescano a sopravvivere alla vita nomade fino a raggiungere l'età adulta, capita anche che i maschi facciano squadra con altri nomadi non imparentati con loro. Un esempio particolare è una coalizione di leoni formatasi in [[Kenya]], nel [[Masai Mara]], e divenuta famosa tramite documentari e film: nel [[2007]], un leone chiamato Notch fu scacciato dal suo branco insieme con i suoi cinque figli maschi allora adolescenti (quindi non uccisi dai nuovi capibranco). Notch e i suoi figli (chiamati Ron, Notch II, Cesare, Grimace e Long) formarono una coalizione insieme e, una volta che questi divennero adulti, aiutarono il padre a riconquistare il suo branco. Notch è morto nel 2016, ma la sua prole ha dominano ancora il territorio del Mara.<ref>{{Cita web|url=https://greatestlionintheworld.blogspot.it/2015/11/kenyas-notch-greatest-lion-in-world.html|titolo=Copia archiviata|accesso=19 agosto 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160914012424/http://greatestlionintheworld.blogspot.it/2015/11/kenyas-notch-greatest-lion-in-world.html|urlmorto=sì}}</ref>[[File:7 lions.jpg|thumb|Un branco fotografato lungo la strada che attraversa la [[riserva faunistica di Masai Mara]] in [[Kenya]]|sinistra]]Altri leoni vivono in condizioni di nomadismo, coprendo grandi distanze, singolarmente o in coppia.<ref name="Schaller33" /> Le coppie sono spesso formate da maschi imparentati che sono stati esclusi dal branco di nascita. Lo stile di vita comunque è soggetto a variazioni: un leone del branco può diventare nomade e viceversa. In ogni caso un maschio è costretto prima o poi a sopportare questa situazione, e potrebbe non essere mai in grado di imporsi come capo di un branco. Ciò in quanto i maschi sono espulsi dal branco non appena raggiungono la [[maturità sessuale]], cioè a 2-3 anni d'età.<ref name="Schaller44" /> Mentre il maschio cambia, le femmine costituiscono il nucleo sociale del gruppo e per questo non tollerano altre leonesse che cerchino di entrare a farne parte.<ref name="Schaller37">{{Cita|Schaller|p. 37}}.</ref> Un certo ricambio è possibile solo tramite il [[ciclo vitale biologico]]: alcune giovani cucciole del gruppo sostituiscono le leonesse se dovessero morire,<ref>{{Cita|Schaller|p. 39}}.</ref> ma altre devono allontanarsi e diventano nomadi.<ref name="Schaller44">{{Cita|Schaller|p. 44}}.</ref> Per questi motivi, una femmina che fosse in stato di nomadismo, avrebbe anch'essa grosse difficoltà a trovare un nuovo branco. Il branco occupa un [[territorio]] di medie dimensioni, i nomadi un'area più grande.<ref name="Schaller33" /> In particolare i maschi di un branco tendono a occupare le estremità del territorio, in modo da poterlo sorvegliare.[[File:HansomeLion 002.jpg|thumb|Durante la lotta, la criniera consente al maschio di apparire più imponente di quanto non sia in realtà]]
Il motivo per il quale le leonesse siano più spiccatamente sociali rispetto ad altri felidi è fonte di dibattito; la ragione più ovvia potrebbe essere la maggiore [[probabilità]] di successo nella caccia, ma un'analisi più attenta ci mostra altri risvolti di questa caratteristica. La caccia [[cooperazione|cooperativa]] non solo assicura una predazione più efficace, ma riduce il consumo [[Energia|energetico]] da parte degli animali che pur non partecipandovi, sono ammessi al pasto. Alcune leonesse infatti si occupano dei cuccioli, che altrimenti sarebbero lasciati soli per lunghi periodi di tempo. La [[salute]] delle cacciatrici, che è fondamentale per la sopravvivenza del branco, è privilegiata ed esse hanno comunque diritto a nutrirsi per prime della preda.<ref name=":1" />
Ulteriori benefici di un comportamento collaborativo familiare sono rappresentati dalla possibilità di favorire i propri parenti sul percorso [[evoluzione|evoluzionistico]] (si preferisce infatti dividere il cibo con i propri parenti piuttosto che con estranei), dalla protezione congiunta della prole, dalla capacità di mantenimento del territorio, dalla maggior protezione dalle ferite di caccia e dalla [[fame]].<ref name="CAP">{{Cita|Nowell e Jackson|Parte I p. 18}}.</ref>
Nei branchi vi è una ripartizione dei [[ruolo (sociologia)|ruoli]] molto più marcata che in altre specie. Se da un lato l'attività della caccia è appannaggio quasi esclusivo delle femmine, i maschi hanno un ruolo ugualmente importante, ma diverso. Hanno infatti il compito di perlustrare il territorio, difendere le prede catturate e proteggere il gruppo e in particolare i [[cucciolo|cuccioli]], da minacce esterne. Questo li espone costantemente a scontri diretti contro altri leoni, iene, [[Panthera pardus|leopardi]] e [[Acinonyx jubatus|ghepardi]], facendo dei leoni maschi dei combattenti perfetti, modellati dalla [[selezione naturale]]. Inoltre i giovani maschi, che presentano criniere relativamente corte, sono discreti cacciatori, anche se non validi quanto le leonesse, mentre i maschi adulti partecipano solo occasionalmente a battute di caccia se la preda è un animale particolarmente vigoroso, come un bufalo o una [[giraffa]] (che può arrivare alle due tonnellate di peso).<ref name=":1" />
[[File:Cub Stalks Tail.jpg|thumb|Un cucciolo gioca con un adulto.]]
La maggior parte del lavoro per la caccia è svolto dalle leonesse, che sono più snelle e agili dei maschi e non presentano l'ingombro della pesante [[criniera]], che può essere causa di surriscaldamento durante gli sforzi e rende l'animale più visibile durante la [[stagione]] secca. La strategia di caccia cooperativa permette di infastidire e poi abbattere la preda. Se un maschio si trova nei pressi della preda stessa, tende a cercare di impossessarsene una volta che essa è stata neutralizzata dalle leonesse. I leoni maschi sono più propensi a [[condivisione|dividere il cibo]] con i cuccioli piuttosto che con le femmine, ma capita che lascino che il resto del gruppo mangi insieme con loro. Le prede più piccole sono consumate in loco, mentre quelle più grandi possono venire trascinate all'interno del territorio. Le prede più grandi sono anche le più condivise.<ref name="Schaller133">{{Cita|Schaller|p. 133}}</ref>
I leoni maschi sono comunque capaci di cacciare da soli.<ref>{{Cita web|url=http://blog.londolozi.com/2014/04/do-male-lions-hunt/|titolo=Do Male Lions Hunt?|accesso=29 luglio 2025|data=29 aprile 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160827063759/http://blog.londolozi.com/2014/04/do-male-lions-hunt/|urlmorto=no|lingua=en}}</ref> Se un membro del gruppo è ferito e non può cacciare, il resto del branco procurerà il cibo per lui, permettendogli perfino di nutrirsi per primo per recuperare le forze.<ref>{{Cita web|url=https://www.dailymail.co.uk/news/article-2252528/Young-male-lion-rescued-wire-snare-trapped-round-neck-years-Tanzania.html|titolo=Incredible story of how the lion condemned to death when his neck was caught in a poacher's snare survived for THREE YEARS after he was fed by his brothers and sisters|accesso=29 luglio 2025|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200806103126/https://www.dailymail.co.uk/news/article-2252528/Young-male-lion-rescued-wire-snare-trapped-round-neck-years-Tanzania.html|urlmorto=no|lingua=en}}</ref>
Sia le femmine sia i maschi si occupano della difesa del branco contro gli intrusi, ma sono soprattutto i maschi a condurre questa operazione: uno o alcuni di loro si portano in faccia al pericolo, gli altri (comprese le femmine) li spalleggiano da dietro.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=R.|cognome=Heinsohn|autore2=Packer C.|anno=1995|titolo=Complex cooperative strategies in group-territorial African lions|rivista=Science|volume=269|numero=5228|pp=1260-1262|lingua=en}}</ref> Visto che ogni leone ha il suo ruolo all'interno del branco anche quelli che stanno alle spalle tendono a rendersi utili nella lotta.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=V.|cognome=Morell|anno=1995|titolo=Cowardly lions confound cooperation theory|rivista=Science|volume=269|numero=5228|pp=1216-1217|lingua=en}}</ref> Ciò potrebbe essere anche dovuto al fatto che all'interno delle logiche del branco chi riesce a scacciare con successo un intruso acquista un certo credito e il livello di popolarità delle leonesse dipende in modo assai marcato da questo fattore.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Gary C.|cognome=Jahn|anno=1996|titolo=Lioness Leadership|rivista=Science|volume=271|numero=5253|p=1215|lingua=en}}</ref>
I maschi adulti, i capibranco, determinano i movimenti del gruppo, guidandoli dove c'è cibo, acqua e riparo. Loro compito è anche placare i conflitti all'interno del branco e proteggerlo da minacce esterne di ogni tipo. Quando i membri del gruppo sono attaccati da altri leoni, iene, [[Crocodylia|coccodrilli]], [[Elephantidae|elefanti]] o umani, i maschi adulti li proteggono, anche a costo della loro vita. Loro sono il centro dell'attenzione durante i momenti di riposo e i cuccioli si avvicinano spesso a loro e li includono nei loro giochi. I leoni adulti, inoltre, fingono volontariamente di provare dolore quando sono morsi dai cuccioli per incoraggiarli.<ref>{{Cita web|url=https://www.quora.com/Do-lions-pretend-to-be-hurt-by-their-cubs-to-encourage-them|titolo=Do lions pretend to be hurt by their cubs to encourage them?|accesso=29 luglio 2025|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210424170829/https://www.quora.com/Do-lions-pretend-to-be-hurt-by-their-cubs-to-encourage-them|urlmorto=no|lingua=en}}</ref>
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Malgrado il peso elevato il leone è un animale eccezionalmente agile: può salire sugli alberi, nuotare, lanciarsi nel vuoto, correre con grande rapidità (quando è lanciato, raggiunge i {{M|75|u=km/h}} su terreni pianeggianti, percorrendo quindi cento metri in cinque secondi) e spiccare balzi incredibili, fino a dodici metri in lunghezza e tre in altezza. Malgrado ciò un aspetto peculiare dell'attività predatoria dei leoni è il fatto che in realtà non sono dotati di grandi capacità di resistenza agli sforzi: il [[cuore]] di una femmina infatti costituisce lo 0,57% della massa corporea totale, mentre quello di un maschio arriva appena allo 0,45%. A titolo di paragone, si sappia che il cuore di una [[iena]] pesa quanto l'1% del corpo.<ref>{{Cita|Schaller|p. 248}}.</ref> Pertanto, anche se una leonessa è capace di raggiungere velocità di punta pari a circa {{M|81|u=km/h}},<ref>{{Cita web|url=http://www.factmonster.com/ipka/A0004737.html|titolo=Speed of Animals|editore=Fact Monster|lingua=en|accesso=13 agosto 2011}}</ref> non può riuscire a mantenerla se non per la durata di uno scatto repentino<ref name="Schaller2478">{{Cita|Schaller|pp. 247-248}}.</ref> e per questo motivo tende ad avvicinarsi silenziosamente alla preda prima di attaccarla.
[[File:Lions taking down cape buffalo.jpg|thumb|Quattro leonesse riescono ad avere la meglio su un grosso maschio di [[Syncerus caffer|bufalo]] nel [[Serengeti]] centrale, in [[Tanzania]].]]
A questo riguardo va notato come i leoni siano abili nello sfruttare il [[territorio]] se questo permette loro di nascondersi: la maggior parte delle volte che uccidono una preda infatti, ciò avviene di [[notte]] o in presenza di efficaci nascondigli.<ref name="Schaller237">{{Cita|Schaller|p. 237}}.</ref>
La strategia di caccia prevede l'avvicinamento silenzioso già citato in precedenza sino a una distanza di circa 30 metri. Tipicamente inoltre alcune femmine si avvicinano in gruppo a branchi di [[predazione|prede]] circondandoli, e quando si trovano alla distanza adatta, attaccano repentinamente l'esemplare più vicino o apparentemente più debole. L'attacco è breve e potente e consiste in uno scatto poderoso che culmina in un balzo finale. La malcapitata preda è generalmente uccisa per [[strangolamento]] in seguito al tenace [[Morsicatura|morso]] sul collo da parte del felide,<ref>{{Cita web|url=http://www.african-lion.org/lions_e.htm|titolo=About lions - Ecology and behaviour|autore=Dr. Gus Mills|editore=African Lion Working Group|lingua=en|accesso=13 agosto 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070809232331/http://www.african-lion.org/lions_e.htm|urlmorto=sì}}</ref> che può causare [[ischemia cerebrale]] o [[asfissia]], che a sua volta può trasformarsi in [[ipossiemia]] o più in generale in [[ipossia]]. Il morso causa spesso la perforazione della [[trachea]], che tronca sul nascere ogni possibile velleità di fuga della preda. A volte i leoni uccidono la preda mordendole la [[bocca]] e le narici<ref name="nowakp" /> causando ancora asfissia, altre volte, se la preda è sufficientemente piccola (come nel caso delle zebre) sfondando il [[cranio]] con i [[canino (anatomia)|canini]]. Quest'ultimo comportamento è tipico anche delle tigri.<ref name=":2" /> Le prede più piccole comunque, possono morire anche in seguito a un colpo di [[zampa]] ben assestato.<ref name="nowakp" />
Generalmente un attacco preliminare è portato tramite gli [[artiglio|artigli]], in modo da proteggere i denti da possibili urti con [[Corno (biologia)|corna]] e [[zoccolo|zoccoli]].<ref name="Schaller2132">{{cita|Schaller| p. 213–216}}.</ref> La carcassa, specialmente se di grandi dimensioni, viene rapidamente portata in un luogo riparato, dove il branco può difenderla da predatori opportunisti come [[Hyaenidae|iene]], [[Sciacallo (mammifero)|sciacalli]] ed [[Aegypiinae|avvoltoi]].<ref>{{Cita libro|nome=Richard|cognome=Estes|titolo=The behavior guide to African mammals: including hoofed mammals, carnivores, primates|url=http://archive.org/details/isbn_0520080858|accesso=24 giugno 2025|data=1991|editore=Berkeley : University of California Press|ISBN=978-0-520-05831-6|lingua=en}}</ref> Al momento di nutrirsi, liti e zuffe all'interno del branco sono comuni, e servono in genere a confermare i rapporti [[gerarchia|gerarchici]], con i maschi adulti che di solito mangiano per primi seguiti dalle femmine e infine dai cuccioli.<ref>{{Cita web|lingua=en|autore=Nic Martin|url=https://blog.londolozi.com/2025/01/07/feeding-hierarchies-in-action-a-lion-prides-power-struggle/|titolo=Feeding Hierarchies in Action: A Lion Pride's Power Struggle - Londolozi Blog|sito=Blog|data=7 gennaio 2025|accesso=29 luglio 2025}}</ref>
[[File:Lions and a Zebra b.jpg|thumb|Un gruppo di cacciatrici divora una [[zebra]] appena catturata e uccisa.]]
Le leonesse cacciano in spazi aperti dove possono essere facilmente identificate dalle prede. Per questo motivo le possibilità di successo sono molto più alte quando esse si riuniscono in gruppo per la [[predazione|caccia]]. In particolare questo è vero quando le dimensioni della preda superano quelle del predatore. Il lavoro di gruppo consente inoltre di proteggere il pasto dalle mire di altri predatori quali le iene, che raggiungono rapidamente i luoghi di caccia percorrendo anche decine di chilometri attirate dal volo degli avvoltoi al di sopra degli spazi aperti della [[savana]]. La maggior parte del lavoro durante la predazione è svolto dalle femmine, mentre i membri maschi del branco non vi partecipano, se non quando si tratta di uccidere animali molto grandi come giraffe e bufali. Ciascuna leonessa ha una posizione prediletta durante la caccia: alcune colpiscono la preda sui [[fianco|fianchi]] per disturbarla, altre si muovono al centro del branco e balzano al di sopra di essa, utilizzando a volte altre leonesse come trampolino.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=P. E.|cognome=Stander|anno=1992|titolo=Cooperative hunting in lions: the role of the individual|url=https://archive.org/details/sim_behavioral-ecology-and-sociobiology_1992-02_29_6/page/445|rivista=Behavioral Ecology and Sociobiology|volume=29|numero=6|pp=445-454|lingua=en}}</ref>
I giovani cominciano a infastidire la preda a partire dai tre mesi d'età, ma non partecipano alla caccia sino al compimento del primo anno. Hanno un ruolo attivo ed efficace soltanto quando hanno all'incirca due anni d'età.<ref name="Schaller153">{{Cita|Schaller|p. 153}}.</ref>
=== Competizione con altri predatori ===
[[File:Lioness vs Leopard 9 July 2016 Latest Sightings 1.png|thumb|Una leonessa deruba un [[Panthera pardus|leopardo]].]]
I leoni e le [[Crocuta crocuta|iene]] occupano la stessa [[nicchia ecologica]] e pertanto si trovano in [[competizione]]. Si stima che le loro scelte di prede si sovrappongano per il 58,6%.<ref name="prey">{{Cita pubblicazione|nome=Matt W.|cognome=Hayward|anno=2006|titolo=Prey preferences of the spotted hyaena ("Crocuta crocuta") and degree of dietary overlap with the lion ("Panthera leo")|rivista=Journal of Zoology|volume=270|pp=606-14|lingua=en|doi=10.1111/j.1469-7998.2006.00183|url=http://www.zbs.bialowieza.pl/g2/pdf/1598.pdf}}</ref> I re della savana possono impossessarsi delle prede delle iene: nel cratere di [[Ngorongoro]] i primi si sostengono in maniera consistente proprio in questo modo, obbligando le seconde a incrementare l'attività di caccia. I leoni sono rapidi a individuare le rivali quando si nutrono, e ciò è stato provato dal Dr. Hans Kruuk, che li ha visti avvicinarsi ogni volta che ha simulato tramite [[Nastro magnetico|nastri registrati]] il loro pasto.<ref name="Kruuk21">{{Cita libro|autore=Hans Kruuk|titolo=The Spotted Hyena: A Study of Predation and Social Behaviour|anno=1979|editore=University of Chicago Press|città=Chicago|lingua=en|capitolo=Interactions between Hyenas and other Carnivorous Animals|ISBN=0-226-45508-4}}</ref> Al sopraggiungere dei felidi, le iene fuggono o attendono pazientemente a una distanza di almeno 30-100 metri che essi abbiano consumato il pasto.<ref name="schaller272">{{Cita|Schaller|p. 272}}.</ref> In alcuni casi, esse sono abbastanza coraggiose da mangiare accanto ai leoni e in rare situazioni riescono addirittura ad allontanarli dalla preda. Le due specie possono essere aggressive l'una nei confronti dell'altra anche in assenza di cibo. I leoni possono attaccare branchi di iene senza alcuna ragione apparente. Per esempio un maschio di leone è stato filmato mentre uccideva due iene capi-branco femmina senza nutrirsene.<ref name="enemies">{{Cita video|autore1=Dereck Joubert |autore2= Beverley Joubert|anno=1992|titolo=Eternal Enemies: Lions and Hyenas|editore=[[National Geographic]]|lingua=en}}</ref> Un'interessante strategia di [[adattamento]] ha portato le iene a infastidire i leoni ripetutamente ogni qual volta essi invadono il loro territorio.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Martina|cognome=Trinkel|autore2=Kastberger Gerald|anno=2005|titolo=Competitive interactions between spotted hyenas and lions in the Etosha National Park, Namibia|rivista=African Journal of Ecology|volume=43|numero=3|pp=220-24|lingua=en|doi=10.1111/j.1365-2028.2005.00574.x|ISSN=0141-6707 }}</ref> Esperimenti condotti in cattività hanno mostrato come le iene non abbiano paura alla vista dei felidi, ma siano terrorizzate dal loro [[odore]].<ref name="Kruuk21" /> I leoni maschi pattugliano costantemente il territorio per tenere le iene lontano. Le iene, per i leoni, non sono soltanto dei competitori per le stesse prede ma anche un pericolo per i loro cuccioli, in quanto ucciderebbero i leoncini, se ne avessero la possibilità, per sbarazzarsi di un futuro nemico. Le iene sono in grado di sopraffare le leonesse se si trovano in vantaggio numerico di almeno tre/quattro a uno. I leoni maschi, invece, vengono evitati a tutti i costi. Anche se le iene sono superiori in un rapporto di venti a uno, fuggono terrorizzate di fronte a un leone.<ref>{{Cita pubblicazione|url=https://www.researchgate.net/publication/230020766_Competitive_interactions_between_spotted_hyenas_and_lions_in_the_Etosha_National_Park_Namibia|titolo=Competitive interactions between spotted hyenas and lions in the Etosha National Park, Namibia | autore1= Martina Trinkel | autore2= Gerald Kastberger | data= novembre 2005 | rivista= African Journal of Ecology | volume= 43 | numero= 3 | pp= 220-224 | accesso= 29 luglio 2025 | lingua= en}}</ref> I leoni uccidono le iene non per cibarsene ma per sbarazzarsi di un nemico, ma se hanno fame non esitano a nutrirsene.
[[File:A group of four hyenas mobbing a lioness (cropped 1).png|thumb|left|Leonessa attaccata da [[iene macchiate]].]]
I leoni tendono a dominare felidi di minori dimensioni come [[Acinonyx jubatus|ghepardi]] o [[Panthera pardus|leopardi]] ove gli areali si sovrappongano, rubando le loro prede e uccidendo cuccioli o addirittura adulti in caso di necessità. Solitamente i leoni e i ghepardi si ignorano perché il ghepardo caccia prede piccole come gazzelle e antilopi che al leone non interessano. Ma un leone disperatamente affamato, come un giovane nomade, quasi certamente cercherà di sottrarre la preda a predatori più deboli e il ghepardo è una vittima frequente. Il ghepardo ha addirittura il 50% di possibilità di vedersi sottrarre la preda da leoni o altri predatori.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Stephen J.|cognome=O'Brien|autore2=Bush Mitchell|autore3=Wildt David E.|anno=1986|titolo=The Cheetah in Genetic Peril|rivista=Scientific American|numero=254|pp=68-76|lingua=en|url=http://www.catsg.org/cheetah/05_library/5_3_publications/N_and_O/OBrien_et_al_1986_Cheetah_in_genetic_peril.pdf|accesso=3 agosto 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180930022126/http://www.catsg.org/cheetah/05_library/5_3_publications/N_and_O/OBrien_et_al_1986_Cheetah_in_genetic_peril.pdf|urlmorto=sì}}</ref> I leoni uccidono molti [[cucciolo|cuccioli]] di ghepardo: fino al 90% di quelli che muoiono nelle prime settimane di vita in seguito all'attacco di predatori. I ghepardi reagiscono cacciando in ore del giorno diverse da quelle dei rivali e nascondendo i cuccioli in folti gruppi di [[arbusto|cespugli]]. Anche se non è facile, le popolazioni di ghepardo che vivono nei territori dei leoni sono stabili, segno che i leoni non costituiscono una minaccia per la sopravvivenza della specie.<ref>{{Cita web|url=https://www.sciencemag.org/news/2014/04/carnivorous-ballet-helps-cheetahs-coexist-lions|autore=Virginia Morell|data= 18 aprile 2014|titolo='Carnivorous Ballet' Helps Cheetahs Coexist With Lions|accesso=29 luglio 2025|lingua=en}}</ref> Si direbbe inoltre che la convivenza tra i due predatori sia collegata alle risorse disponibili: in Tanzania, a causa della continua distruzione dell'ambiente operata dagli esseri umani che causa scarsità di prede e spazio, i leoni e i ghepardi sono costretti a competere più del necessario con il risultato che i leoni uccidono il 75% dei cuccioli di ghepardo. In Botswana, invece, dove la situazione ambientale è migliore, leoni e ghepardi coesistono perlopiù pacificamente e solo il 6% dei cuccioli di ghepardo viene predato dai leoni.<ref>{{Cita web|url=https://theweek.com/articles/451304/maybe-lions-arent-cheetahmurdering-monsters-after-all|titolo=Maybe lions aren't cheetah-murdering monsters after all|accesso=29 luglio 2025|lingua=en}}</ref>
Anche i leopardi usano le stesse [[tattica|tattiche]] dei ghepardi per evitare i leoni e, come i ghepardi si sanno sostentare anche solo tramite prede di piccole dimensioni. Inoltre, a differenza dei ghepardi, i leopardi sanno [[arrampicata|arrampicarsi]] sugli alberi e li usano per tenere cuccioli e prede al riparo. Le leonesse a ogni modo, sono a volte in grado di scalare gli alberi (se questi non sono troppo alti) per impossessarsi del bottino nascosto.<ref name="Schaller293">{{Cita|Schaller|p. 293}}.</ref>
In modo simile, il leone domina il [[Lycaon pictus|licaone]], non solo sottraendogli le prede, ma cacciandone i cuccioli e gli adulti. La densità di licaoni in aree dove i leoni sono abbondanti è conseguentemente scarsa.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Rosie|cognome=Woodroffe|autore2=Ginsberg Joshua R.|anno=1999|titolo=Conserving the African wild dog ''Lycaon pictus''. I. Diagnosing and treating causes of decline|rivista=Oryx|volume=33|pp=132-42|lingua=en|doi=10.1046/j.1365-3008.1999.00052.x}}</ref>
Il [[Crocodylus niloticus|coccodrillo del Nilo]] è l'unico predatore [[simpatria|simpatrico]] che può minacciare il leone. In base alle reciproche dimensioni, ciascuno dei due animali può sottrarre la preda e praticare sciacallaggio sull'altro. Leoni hanno in passato ucciso coccodrilli avventuratisi sulla [[costa|terraferma]],<ref>{{Cita web|url=http://www.pbs.org/wgbh/nova/transcripts/2509crocs.html|titolo=Crocodiles!|editore=PBS Nova transcript|data=28 aprile 1998|lingua=en|accesso=10 agosto 2011}}</ref> mentre il contrario accade se i felidi si immergono in [[acqua]], come dimostrato dalle [[osso|ossa]] di leone occasionalmente rinvenute negli [[stomaco|stomaci]] dei [[reptilia|rettili]].<ref name="Guggisberg">{{Cita libro|autore=Charles Albert Walter Guggisberg|titolo=Crocodiles: Their Natural History, Folklore, and Conservation|anno=1972|editore=David & Charles|città=Newton Abbot|lingua=en|ISBN=0-7153-5272-5}}</ref> Il coccodrillo non teme leonesse e giovani leoni mentre fugge dai grandi leoni maschi che sono in grado di contrattaccare e mettere in fuga i rettili.<ref>{{Cita web|url=https://www.youtube.com/watch?v=dbm-P7jaa_c|titolo=Lion vs Crocodile|accesso=29 luglio 2025|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170611232030/https://www.youtube.com/watch?v=dbm-P7jaa_c|urlmorto=no }}</ref>
=== Riproduzione ===
[[File:Lion cubs (51715821014).jpg|thumb|left|Cucciolo di leone.]]
I leoni si riproducono in modo sessuato. Le leonesse si riproducono per la prima volta entro il compimento del quarto anno d'età.<ref name="Schaller29">{{Cita|Schaller|p. 29}}.</ref> I leoni maschi divengono sessualmente attivi a 26 mesi ma cominciano a riprodursi solo verso i quattro-cinque anni, poiché in precedenza non sono in grado di conquistarsi un branco e quindi delle compagne proprie. L'[[accoppiamento (zoologia)|accoppiamento]] non avviene in stagioni specifiche, ma le femmine sono [[Ciclo estrale|poliestre]].<ref name="Schaller174">{{Cita|Schaller|p. 174}}.</ref> Analogamente a quanto avviene per la maggior parte dei [[felinae|felidi]], il [[pene]] del maschio è dotato di spine che puntano all'indietro e aiutano a mantenere la presa durante l'accoppiamento. Dopo il rapporto le pareti della [[vagina]] possono essere danneggiate, causando un effetto simile all'[[ovulazione]].<ref>{{Cita libro|autore=Sydney A. Asdell|titolo=Patterns of mammalian reproduction|url=https://archive.org/details/asdellspatternso00hays|anno=1993|editore=Cornell University Press|città=Ithaca|lingua=en|ISBN=978-0-8014-1753-5}}</ref>
[[File:Lion pair2.jpg|thumb|Una coppia di leoni durante l'accoppiamento.]]
La [[gestazione]] dura in media 110 giorni<ref name="Schaller174" /> e la femmina mette alla luce da 1 a 4 cuccioli per volta in un covile appartato, che può essere rappresentato da una macchia di boscaglia, un letto di canne, una grotta o un altro luogo protetto. Essa si allontana pertanto dal branco al momento del parto. Mentre la prole è ancora indifesa la madre caccia da sola rimanendo comunque a una distanza ridotta dal covile.<ref name="Scott">{{Cita|Scott e Scott|p. 45}}.</ref> I cuccioli nascono [[cecità|ciechi]], e gli [[occhio|occhi]] si schiudono soltanto una settimana dopo il parto. Il peso di un nuovo nato varia tra gli 1,2 e i {{M|2,1|u=kg}} e, dopo i primi movimenti che avvengono un giorno o due dopo la nascita, i primi passi regolari sono compiuti al compimento delle tre settimane.<ref name="Schaller143">{{Cita|Schaller|p. 143}}.</ref> La madre sposta i cuccioli in una nuova [[tana (zoologia)|tana]] diverse volte in un mese, trasportandoli per il collo. Si comporta in questo modo per evitare che l'[[odore]] dei cuccioli si accumuli in un luogo e possa attirare i predatori.<ref name="Scott" />
[[File:Lions mating Denver Zoo.jpg|thumb|left|Durante il periodo degli amori, una coppia può rimanere unita per molti giorni, accoppiandosi da venti a quaranta volte al giorno.]]
In genere la madre non rientra nel branco assieme alla prole prima che essa abbia compiuto le 6-8 settimane d'età.<ref name="Scott" /> La reintegrazione può comunque avvenire in anticipo qualora più leonesse abbiano partorito contemporaneamente. Avviene spesso infatti che esse sincronizzino i loro cicli riproduttivi in modo da [[parto]]rire insieme ed essere in grado di collaborare all'allevamento e all'[[Allattamento materno|allattamento]] dei cuccioli dopo che essi hanno superato un periodo di isolamento con la madre più breve rispetto all'ordinario. Va osservato che i cuccioli accettano di farsi allattare da qualsiasi femmina del branco e viceversa. Oltre a fornire una maggiore protezione collettiva, questo stratagemma naturale ha anche degli interessanti risvolti evoluzionistici: i cuccioli provenienti da genitori diversi hanno infatti più o meno tutti le stesse dimensioni, e quindi a priori hanno le stesse possibilità di sopravvivenza, evitando la possibilità che un debole sopravviva soltanto perché più adulto degli altri. Succede infatti per esempio che se due leonesse partoriscono a distanza di due mesi i cuccioli più giovani non abbiano la possibilità di accedere al cibo, prevaricati dai più vecchi, e quindi muoiano di [[inedia]].<ref name=":1" />
[[File:PregnantLioness.jpg|thumb|Una leonessa incinta (a destra)]]
Oltre all'inedia i cuccioli devono affrontare altri pericoli come la predazione da parte di: [[sciacallo|sciacalli]], [[crocuta crocuta|iene]], [[Panthera pardus|leopardi]], [[Lycaon pictus|licaoni]], [[Polemaetus bellicosus|aquile marziali]] e [[Serpentes|serpenti]]. Persino i [[Syncerus caffer|bufali]], guidati dall'[[istinto]] naturale, quando notano l'odore di una cucciolata di leoni, distruggono il covile dove si trovano e li colpiscono a morte contrastando il disperato intervento della madre. In più, quando un nuovo maschio dominante conquista il dominio del branco, spesso uccide tutti i cuccioli del branco stesso.<ref name=":0">{{Cita web|url=https://cbs.umn.edu/sites/cbs.umn.edu/files/migrated-files/downloads/Adaptations_of_female_lions_to_infanticide.pdf|titolo=Adaptations of female lions to infanticide|accesso=30 giugno 2025|lingua=en}}</ref> Il motivo di questo comportamento aggressivo è che le femmine del gruppo non sono fertili e ricettive fino alla maturazione o alla morte dei loro cuccioli. Di fatto, circa l'80% dei cuccioli di leone non raggiunge l'età di due anni.<ref>{{Cita|Macdonald|p. 31}}.</ref>
Quando entrano nel branco i cuccioli sono inizialmente molto timidi e tendono ad avere rapporti solo con le rispettive madri. Cominciano poi a socializzare tra loro [[gioco|giocando]] e cercano infine di coinvolgere anche gli adulti nei loro giochi.<ref>{{Cita libro|nome=G. B.|cognome=Schaller|wkautore=George Schaller|titolo=The Serengeti Lion: A Study of Predator–Prey Relations|url=https://books.google.com/books?id=7ann2dYn9iYC&pg=PP1|accesso=1º novembre 2020|anno=1972|editore=University of Chicago Press|città=Chicago|pp=142-155|cid=Schaller|ISBN=978-0-226-73639-6|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20240505151524/https://books.google.com/books?id=7ann2dYn9iYC&pg=PP1#v=onepage&q&f=false|lingua=en}}</ref> Gli adulti sono tolleranti con i cuccioli e non reagiscono mai con loro a morsi e a graffi, lasciano che i cuccioli giochino con la loro coda (o nel caso dei maschi con la criniera) sebbene il loro grado di tolleranza dipenda dall'individuo e dalla situazione (un leone molto stanco o ferito, per esempio, potrebbe non essere dell'umore di giocare con i cuccioli e allontanarli con un ringhio). In generale, padri e madri sono affettuosi verso i cuccioli e partecipano anche ai loro giochi se incoraggiati.<ref>{{cita|Scott|p. 46}}.</ref>
[[File:Male Lion and Cub Chitwa South Africa Luca Galuzzi 2004.JPG|thumb|Il livello di tolleranza dei maschi nei confronti dei cuccioli è vario. In generale tuttavia sono più disposti a dividere il loro cibo con loro piuttosto che con le femmine. Nell'immagine un maschio e un cucciolo mangiano i resti di un bufalo in [[Sudafrica]].]]
Lo [[svezzamento]] non avviene prima di sei sette mesi dalla nascita. I maschi sono maturi a tre anni d'età, e a 4-5 sono già in grado di insidiare e sostituire il capo di un altro branco. Cominciano tuttavia a invecchiare a dieci anni, al massimo a 15,<ref>{{Cita libro|autore=Lee S. Crandall|titolo=The management of wild animals in captivity|anno=1964|editore=University of Chicago Press|città=Chicago|lingua=en}}</ref> ma solo se non hanno mai subito danni considerevoli in una lotta per la difesa del branco. In più, una volta scacciati da un altro maschio, è assai raro che riescano a rifarsi. Tutto ciò sottolinea come il tempo che hanno a disposizione per produrre e crescere una cucciolata (prima che venga eliminata da un altro maschio) è limitato. In teoria, se procreano rapidamente non appena conquistano il potere, i leoni maschi possono produrre più di una generazione di figli prima di essere a loro volta eliminati. Le leonesse spesso tentano di opporsi all'[[infanticidio]] dei loro cuccioli, ma scarsamente hanno successo e l'attaccante uccide tutti i cuccioli più giovani di due anni d'età. Una leonessa da sola non può nulla, in quanto più fragile del maschio, ma a volte la ribellione congiunta di più madri può avere la meglio sul capobranco.<ref name=":0" />
Contrariamente a quanto si creda non sono soltanto i maschi sconfitti e allontanati dal branco a diventare nomadi, benché in ogni caso la maggior parte delle femmine preferisca rimanere con il proprio branco di nascita. Quando le dimensioni del branco sono eccessive, tuttavia, le femmine giovani sono costrette ad allontanarsi e a cercare un nuovo territorio dove stabilirsi. I giovani, maschi o femmine, possono inoltre essere soltanto allontanati e non uccisi da un nuovo maschio dominante che dovesse prendere possesso del loro branco.<ref>{{Cita|Scott e Scott|p. 68}}.</ref> La vita di una femmina nomade è comunque assai dura. Molto difficilmente essa riesce a crescere un cucciolo senza la protezione del gruppo.
=== Comportamento affettivo ===
[[File:Lion cub with mother.jpg|thumb|All'interno di un branco lo sfregamento della testa e la leccata sono diffuse dimostrazioni di affetto]]
Come molti altri mammiferi sociali i leoni esibiscono un ampio spettro di comportamenti che comunicano affetto. Nei branchi di leoni a riposo è comune osservare femmine che si puliscono a vicenda il manto, cuccioli che giocano fra loro o cercando di coinvolgere gli adulti e così via.<ref name="Schaller85"/>
A riposo la socializzazione tra leoni è osservabile attraverso una serie di comportamenti e movimenti espressivi molto sviluppati. Tra questi i più comuni sono lo sfregamento della testa e la leccata,<ref name="Schaller85">{{Cita|Schaller|p. 85}}.</ref> che sono comparabili alla [[grooming|toilettatura]] che osserviamo nei [[primates|primati]].<ref>{{Cita libro|autore=J. Sparks|curatore=Desmond Morris|titolo=Primate Ethology|anno=1967|editore=Aldine|città=Chicago|lingua=en|capitolo=Allogrooming in primates:a review|ISBN=0-297-74828-9}}</ref> Lo sfregamento della testa, in particolare della fronte del muso e del collo, sono probabilmente segnali di saluto,<ref>{{Cita libro|autore=Paul Leyhausen|titolo=Verhaltensstudien an Katzen|ed=2|anno=1960|editore=Paul Parey|città=Berlino|lingua=de|ISBN=3-489-71836-4}}</ref> visto che viene osservata in animali che sono stati lontani l'uno dall'altro per qualche tempo o alla fine di una lotta. I maschi tendono a salutarsi tra loro, mentre i cuccioli e le femmine si comportano in questo modo nei riguardi di altre femmine.<ref name="Schaller858">{{Cita|Schaller|pp. 85-88}}.</ref> La leccata avviene spesso in corrispondenza dello sfregamento: in genere è mutua e chi la riceve si mostra soddisfatto. Le parti del corpo più soggette a leccata sono la testa e il collo e ciò può fare riflettere sull'utilità di questo comportamento, visto che queste parti sono impossibili da pulire autonomamente.<ref name="Schaller8891">{{Cita|Schaller|pp. 88-91}}.</ref>
I leoni infine presentano una vasta gamma di espressioni facciali e posture, che utilizzano per comunicare.<ref name="Schaller92102">{{Cita|Schaller|pp. 92-102}}.</ref> Il repertorio vocale è altrettanto vasto: le variazioni di [[Psicoacustica#Intensità|intensità]] e [[Altezza (suono)|frequenza]], piuttosto che segnali prefissati, sembrano la base della comunicazione. Tra i suoni emessi da un leone ricordiamo: il [[ringhio|brontolio]], le [[fusa (feliformi)|fusa]], il sibilo, il colpo di [[tosse]], il [[Felis silvestris catus#Miagolii|miagolio]], l'abbaiamento, il ruggito. Quest'ultimo suono in particolare è molto caratteristico, in quanto questi [[Grandi felini|grandi felidi]] cominciano a comunicare con alcuni ruggiti profondi e durevoli, e concludono con una serie di ruggiti più corti. I ruggiti dei leoni si sentono più spesso nelle ore notturne: il suono, che può essere percepito a una distanza di {{M|8|u=km}}, serve a segnalare la presenza dell'animale<ref name="Schaller10313">{{Cita|Schaller|pp. 103-113}}.</ref> e presenta l'intensità più alta tra quelle di tutti i grandi felidi.
In condizioni particolari i leoni possono stabilire legami affettivi con individui di altre specie, incluso l'uomo. Un episodio particolarmente insolito, verificatosi in [[Kenya]] nel [[2005]], coinvolse una leonessa che adottò alcuni piccoli di [[orice]] (una specie normalmente predata dai leoni), allevandoli e proteggendoli anche dagli attacchi dei propri simili.<ref>{{Cita news|lingua=en|url=http://news.bbc.co.uk/2/hi/africa/1746828.stm|titolo=The lioness and the oryx|pubblicazione=BBC News|data=7 gennaio 2002|accesso=11 agosto 2011}}</ref> Una vicenda molto nota di relazione affettiva fra uomo e leone è quello narrato da [[Joy Adamson]] nel [[romanzo]] autobiografico ''[[Nata libera (romanzo)|Nata libera]]''.
Sebbene sia molto raro i leoni possono inoltre sviluppare legami affettivi con felidi di altre specie. Una leonessa e un leopardo femmina divenute amiche per la vita e formato una coalizione insieme sono divenute protagoniste di un noto documentario.<ref>{{Cita web|url=https://press.discovery.com/asia-pacific/apl/programs/lioness-leopard/|titolo=The Lioness & the Leopard|lingua=en|accesso=29 luglio 2025|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170907170030/https://press.discovery.com/asia-pacific/apl/programs/lioness-leopard/|urlmorto=no}}</ref> Un'altra leonessa è stata osservata adottare un cucciolo di leopardo che ha anche allattato.<ref>{{Cita web|url=https://news.nationalgeographic.com/2017/07/leopards-lions-cubs-nursing-tanzania/|titolo=First-Ever Photos Show Wild Lion Nursing Leopard Cub|accesso=29 luglio 2025|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190615040407/https://news.nationalgeographic.com/2017/07/leopards-lions-cubs-nursing-tanzania/|urlmorto=no|lingua=en}}</ref>
== Tassonomia ==
[[File:Two cladograms for Panthera.svg|thumb|Il cladogramma in alto è basato sullo studio del 2006,<ref name=Johnson2006/><ref name="Werdelin2010"/> quello in basso sugli studi del 2010<ref name=davis2010/> e del 2011.<ref name=mazak2011/>]]
''Felis leo'' fu il [[Nomenclatura binomiale|nome scientifico]] utilizzato da [[Linneo|Carl Linnaeus]] nel 1758, quando descrisse il leone nella sua opera ''[[Systema Naturae]]''.<ref name="Linn1758"/> Il nome del genere ''Panthera'' fu coniato da [[Lorenz Oken]] nel 1816.<ref>{{cita libro | autore=L. Oken | anno=1816 | titolo=Lehrbuch der Zoologie. 2. Abtheilung | città=Jena | editore=August Schmid & Comp. | p=1052 | capitolo=1. Art, ''Panthera'' | url=https://books.google.com/books?id=S5o5AAAAcAAJ&pg=PA1052 | lingua=de}}</ref> Tra la metà del XVIII e la metà del XX secolo furono descritte e proposte 26 diverse sottospecie di leone, delle quali ancora 11 venivano riconosciute come valide nel 2005.<ref name=MSW3/> Le differenze erano per lo più basate sulla dimensione e sul colore della criniera e della pelle.<ref name=Hemmer>{{cita pubblicazione | autore=H. Hemmer | anno=1974 | titolo=Untersuchungen zur Stammesgeschichte der Pantherkatzen (''Pantherinae'') Teil 3. Zur Artgeschichte des Löwen ''Panthera (Panthera) leo'' (Linnaeus, 1758) | rivista=Veröffentlichungen der Zoologischen Staatssammlung | volume=17 | pp=167-280 | url=https://archive.org/stream/verfentlichungen171974zool#page/178/mode/2up | lingua=de}}</ref>
=== Sottospecie ===
Nel XIX e XX secolo, furono descritte e proposte numerose sottospecie, e fino al 2017 circa una dozzina di esse erano considerate valide.<ref name=MSW3/> Tra il 2008 e il 2016, i redattori della [[Lista rossa IUCN|Lista Rossa dell'IUCN]] utilizzarono solo due nomi sottospecifici: ''P. l. leo'' per le popolazioni africane, e ''P. l. persica'' per la popolazione asiatica.<ref name=IUCN/><ref name=Breitenmoser2008>{{IUCN|summ=15952|autore=Breitenmoser, U., Mallon, D.P., Ahmad Khan, J. & Driscoll, C. 2008|titolo=Panthera leo ssp. persica}}</ref><ref name=Henschel2015>{{IUCN|summ=68933833|autore=Henschel, P., Bauer, H., Sogbohoussou, E. & Nowell, K. 2015|titolo=Panthera leo (West Africa subpopulation)}}</ref> Nel 2017, la ''Cat Classification Task Force'' del ''Cat Specialist Group'' ha revisionato la tassonomia del leone sulla base di numerosi studi filogeografici sull'[[evoluzione]] del felide, riconoscendo due sottospecie:<ref name=catsg>{{cita pubblicazione | autore=A. Kitchener | etal= si | anno=2017 | titolo=A revised taxonomy of the Felidae: The final report of the Cat Classification Task Force of the IUCN Cat Specialist Group | rivista=Cat News | volume=Special Issue 11 | pp=71-73 | url=https://repository.si.edu/bitstream/handle/10088/32616/A_revised_Felidae_Taxonomy_CatNews.pdf?sequence=1&isAllowed=y#page=71 | accesso=6 agosto 2019 | urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200117172708/https://repository.si.edu/bitstream/handle/10088/32616/A_revised_Felidae_Taxonomy_CatNews.pdf?sequence=1&isAllowed=y#page=71 | urlmorto=no | lingua= en}}</ref>
* ''[[Panthera leo leo|P. l. leo]]'' {{zoo|(Linnaeus|1758)}}: la [[sottospecie]] nominale comprende il [[Panthera leo persica|leone asiatico]], il [[Panthera leo leo|leone berbero]] ([[Estinzione locale|estinto in natura]]), e le popolazioni dell'Africa occidentale e della parte settentrionale dell'Africa centrale.<ref name=catsg/> I [[Sinonimo (tassonomia)|sinonimi]] includono ''P. l. persica'' {{zoo|(Meyer|1826)}}, ''P. l. senegalensis'' {{zoo|(Meyer|1826)}}, ''P. l. kamptzi'' {{zoo|([[Paul Matschie|Matschie]]|1900)}} e ''P. l. azandica'' {{zoo|([[Joel Asaph Allen|Allen]]|1924)}}.<ref name=MSW3/> È stata chiamata anche "leone settentrionale" o "sottospecie settentrionale".<ref name=Wood1865>{{cita libro | autore=J. G. Wood | titolo=The Illustrated Natural History | volume=Mammalia, Volume 1 | editore=[[Routledge]] | capitolo=Felidæ; or the Cat Tribe | pp=129-148 | città=Londra | url=https://books.google.com/books?id=v1DPAAAAMAAJ&pg=PA147 | anno=1865 | accesso=23 dicembre 2018 | urlarchivio=https://web.archive.org/web/20240505150653/https://books.google.com/books?id=v1DPAAAAMAAJ&pg=PA147#v=onepage&q&f=false | urlmorto=no | lingua= en}}</ref><ref name=Hunter2018>{{cita libro | autore1=L. Hunter | autore2= P. Barrett | titolo=The Field Guide to Carnivores of the World | edizione=2 | editore=Bloomsbury | città=Londra, Oxford, New York, Nuova Delhi, Sydney | ISBN=978-1-4729-5080-2 | anno=2018 | capitolo=Lion ''Panthera leo'' | url=https://books.google.com/books?id=4HpxDwAAQBAJ&pg=PA46 | pp=46-47 | accesso=1º dicembre 2018 | urlarchivio=https://web.archive.org/web/20240305201610/https://books.google.com/books?id=4HpxDwAAQBAJ&pg=PA46 | urlmorto=no | lingua= en}}</ref>
* ''[[Panthera leo melanochaita|P. l. melanochaita]]'' {{zoo|([[Charles Hamilton Smith|Smith]]|1842)}}: comprende il [[leone del Capo]] (estinto) e le popolazioni dell'Africa orientale e meridionale.<ref name=catsg/> I sinonimi includono ''P. l. somaliensis'' {{zoo|(Noack|1891)}}, ''P. l. massaica'' {{zoo|([[Oscar Neumann|Neumann]]|1900)}}, ''P. l. sabakiensis'' {{zoo|([[Einar Lönnberg|Lönnberg]]|1910)}}, ''P. l. bleyenberghi'' {{zoo|(Lönnberg|1914)}}, ''P. l. roosevelti'' {{zoo|([[Edmund Heller|Heller]]|1914)}}, ''P. l. nyanzae'' {{zoo|(Heller|1914)}}, ''P. l. hollisteri'' {{zoo|([[Joel Asaph Allen|Allen]]|1924)}}, ''P. l. krugeri'' {{zoo|([[Austin Roberts|Roberts]]|1929)}}, ''P. l. vernayi'' {{zoo|(Roberts|1948)}} e ''P. l. webbiensis'' {{zoo|(Zukowsky|1964)}}.<ref name=MSW3 /><ref name=Hemmer/> È stata chiamata anche "sottospecie meridionale" o "leone meridionale".<ref name=Hunter2018/>
Tuttavia, sembra esserci un certo grado di sovrapposizione tra i due gruppi nell'Africa centro-settentrionale. Analisi genetiche indicano che i leoni dell'Africa centrale derivano da entrambe le linee, poiché si raggruppano con ''P. l. leo'' nelle filogenesi basate su DNA mitocondriale, mentre il loro DNA genomico mostra maggiore affinità con ''P. l. melanochaita''.<ref name="DeManuel_al2020">{{cita pubblicazione | autore=M. de Manuel | etal= sì| anno=2020 | titolo=The evolutionary history of extinct and living lions | rivista=Proceedings of the National Academy of Sciences | volume=117 | numero=20 | pp=10927-10934 | doi=10.1073/pnas.1919423117 | PMID=32366643 | lingua= en}}</ref>
Campioni di leoni provenienti da alcune zone degli [[Acrocoro Etiopico|altopiani etiopici]] risultano geneticamente simili a quelli di Camerun e Ciad, mentre altri campioni etiopici si raggruppano con quelli dell'Africa orientale. I ricercatori presumono quindi che l'Etiopia rappresenti una zona di contatto tra le due sottospecie.<ref>{{cita pubblicazione | autore=L. D. Bertola | etal= si | anno=2016 | titolo=Phylogeographic patterns in Africa and High Resolution Delineation of genetic clades in the Lion (''Panthera leo'') | rivista=Scientific Reports | volume=6 | p=30807 | doi=10.1038/srep30807 | PMID=27488946 | lingua= en}}</ref> Dati [[Genoma|genomici]] di un esemplare storico nato in natura in Sudan mostrano che si raggruppa con ''P. l. leo'' per quanto riguarda il DNA mitocondriale, ma con alta affinità a ''P. l. melanochaita'' nel genoma nucleare, suggerendo che la posizione tassonomica dei leoni dell'Africa centrale potrebbe necessitare di revisione.<ref name=DeManuel_al2020/>
=== Forme fossili ===
Altre sottospecie o [[Gruppo fratello|specie sorelle]] del leone moderno sono esistite in epoca preistorica:<ref>{{cita pubblicazione | autore=P. Christiansen | anno=2008 | titolo=Phylogeny of the great cats (Felidae: Pantherinae), and the influence of fossil taxa and missing characters | rivista=Cladistics | volume=24 | numero=6 | pp=977-992 | doi=10.1111/j.1096-0031.2008.00226.x | PMID=34892880 | lingua= en}}</ref>
* ''[[Panthera leo sinhaleyus|P. l. sinhaleyus]]'' è noto a partire da un [[Carnassiali|carnassiale]] [[fossile]] rinvenuto in Sri Lanka, attribuito a un leone. Si pensa si sia estinto circa 39.000 anni fa.<ref>{{cita pubblicazione | autore1=K. Manamendra-Arachchi | autore2= R. Pethiyagoda | autore3= R. Dissanayake | autore4= M. Meegaskumbura | anno=2005 | titolo=A second extinct big cat from the late Quaternary of Sri Lanka | rivista=The Raffles Bulletin of Zoology | numero=Supplement 12 | pp=423-434 | url=http://rmbr.nus.edu.sg/rbz/biblio/s12/s12rbz423-434.pdf | urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070807215533/http://rmbr.nus.edu.sg/rbz/biblio/s12/s12rbz423-434.pdf | urlmorto=sì | lingua= en}}</ref>
* ''[[Panthera leo fossilis|P. fossilis]]'' era più grande del leone moderno e visse nel [[Pleistocene medio]]. Frammenti ossei sono stati trovati in grotte del Regno Unito, Germania, Italia e Repubblica Ceca.<ref>{{cita pubblicazione | autore1=A. Marciszak | autore2= K. Stefaniak | anno=2010 | titolo=Two forms of cave lion: Middle Pleistocene ''Panthera spelaea fossilis'' Reichenau, 1906 and Upper Pleistocene ''Panthera spelaea spelaea'' Goldfuss, 1810 from the Bisnik Cave, Poland | rivista=Neues Jahrbuch für Geologie und Paläontologie, Abhandlungen | volume=258 | numero=3 | pp=339-351 | doi=10.1127/0077-7749/2010/0117 | url=https://www.researchgate.net/publication/233669138 | accesso=14 marzo 2019 | urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180925142142/https://www.researchgate.net/publication/233669138 | urlmorto=no | lingua= en}}</ref><ref>{{cita pubblicazione | autore=M. Sabol | anno=2014 | titolo=''Panthera fossilis'' (Reichenau, 1906) (Felidae, Carnivora) from Za Hájovnou Cave (Moravia, The Czech Republic): A Fossil Record from 1987–2007 | rivista=Acta Musei Nationalis Pragae, Series B, Historia Naturalis | volume=70 | numero=1-2 | pp=59-70 | doi=10.14446/AMNP.2014.59 | lingua= en}}</ref>
* ''[[Panthera spelaea|P. spelaea]]'', o leone delle caverne, visse in [[Eurasia]] e nella [[Beringia]] durante il [[Pleistocene superiore]]. Si estinse a causa del [[Cambiamento climatico|riscaldamento climatico]] o dell'[[Migrazioni umane preistoriche|espansione umana]], al più tardi circa 11.900 anni fa.<ref name=Stuart2011>{{cita pubblicazione | autore=A. J. Stuart e A. M. Lister | anno=2011 | titolo=Extinction chronology of the cave lion ''Panthera spelaea'' | rivista=Quaternary Science Reviews | volume=30 | numero=17 | pp=2329-2340 | doi=10.1016/j.quascirev.2010.04.023 | lingua=en}}</ref> Frammenti ossei trovati in grotte di Europa, Asia settentrionale, Canada e Alaska indicano che si estendeva dall'Europa alla Siberia fino all'Alaska occidentale.<ref>{{cita pubblicazione | autore=H. Hemmer | anno=2011 | titolo=The story of the cave lion – ''Panthera Leo Spelaea'' (Goldfuss, 1810) – A review | rivista=Quaternaire | volume=4 | pp=201-208 | url=https://www.researchgate.net/publication/285886884 | lingua= en}}</ref> Probabilmente derivava da ''P. fossilis'',<ref name=Barnett2016>{{cita pubblicazione | autore=R. Barnett | etal= si | anno=2016 | titolo=Mitogenomics of the Extinct Cave Lion, ''Panthera spelaea'' (Goldfuss, 1810), resolve its position within the ''Panthera'' cats | rivista=Open Quaternary | volume=2 | p=4 | doi=10.5334/oq.24 | url=https://ora.ox.ac.uk/objects/uuid:9d4f84e6-64c6-49fd-a1dc-a981ba7e8028/download_file?file_format=pdf&safe_filename=Larson%2Bet%2Bal%252C%2BMitogenomics%2Bof%2Bthe%2BExtinct%2BCave%2BLion%252C%2BPanthera%2Bspelaea%2B%2528Goldfuss%252C%2B1810%2529%252C%2Bresolve%2Bits%2Bposition%2Bwit.pdf&type_of_work=Journal+article | accesso=18 maggio 2019 | urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201003085724/https://ora.ox.ac.uk/objects/uuid:9d4f84e6-64c6-49fd-a1dc-a981ba7e8028/download_file?file_format=pdf&safe_filename=Larson%2Bet%2Bal%252C%2BMitogenomics%2Bof%2Bthe%2BExtinct%2BCave%2BLion%252C%2BPanthera%2Bspelaea%2B%2528Goldfuss%252C%2B1810%2529%252C%2Bresolve%2Bits%2Bposition%2Bwit.pdf&type_of_work=Journal+article | urlmorto=no | lingua= en}}</ref> ed era geneticamente isolato e molto distinto dal leone moderno.<ref name=Barnett2016/><ref name="BurgerJ-Molecular-phylogeny">{{cita pubblicazione | autore=J. Burger | etal= si | anno=2004 | titolo=Molecular phylogeny of the extinct cave lion ''Panthera leo spelaea'' | rivista=[[Molecular Phylogenetics and Evolution]] | PMID=15012963 | volume=30 | numero=3 | pp=841-849 | doi=10.1016/j.ympev.2003.07.020 | url=http://www.uni-mainz.de/FB/Biologie/Anthropologie/MolA/Download/Burger%202004.pdf | urlmorto=sì | urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070925204424/http://www.uni-mainz.de/FB/Biologie/Anthropologie/MolA/Download/Burger%202004.pdf | lingua= en}}</ref> È raffigurato in pitture rupestri, incisioni su avorio e sculture in argilla del [[Paleolitico]].<ref>{{cita pubblicazione | autore1=C. Packer | autore2= J. Clottes | titolo=When Lions Ruled France | rivista=Natural History | volume=109 | numero=9 | pp=52-57 | anno=2000 | url=http://www.cbs.umn.edu/sites/cbs.umn.edu/files/public/downloads/When_lions_ruled_France.pdf | urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151229212607/http://cbs.umn.edu/sites/cbs.umn.edu/files/public/downloads/When_lions_ruled_France.pdf | urlmorto=no | lingua= en}}</ref>
* ''[[Panthera atrox|P. atrox]]'', o leone americano, visse nelle Americhe, dal Canada fino (forse) alla [[Patagonia]], durante il Pleistocene superiore.<ref name="Chimento2017">{{cita pubblicazione | autore1=N. R. Chimento | autore2= F. L. Agnolin | anno=2017 | titolo=The fossil American lion (''Panthera atrox'') in South America: Palaeobiogeographical implications | rivista=Comptes. Rendus. Palevol. | volume=16 | numero=8 | pp=850-864 | doi=10.1016/j.crpv.2017.06.009 | lingua= en | url=https://www.researchgate.net/publication/321056731 }}</ref> Si separò dal leone delle caverne circa {{formatnum:165000}} anni fa.<ref>{{cita pubblicazione | autore=Alexander T. Salis | etal= si | data=dicembre 2022 | titolo=Lions and brown bears colonized North America in multiple synchronous waves of dispersal across the Bering Land Bridge | url=https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/mec.16267 | rivista=Molecular Ecology | volume=31 | numero=24 | pp=6407-6421 | doi=10.1111/mec.16267 | ISSN=0962-1083 | PMID=34748674 | lingua= en}}</ref> Un fossile rinvenuto a [[Edmonton]] risale a {{m|11355 | 55}} anni fa.<ref>{{cita pubblicazione | doi=10.1080/08912963.2013.861462 | titolo=Phylogenetics of ''Panthera'', including ''Panthera atrox'', based on craniodental characters | rivista=Historical Biology | volume=26 | numero=6 | pp=827-833 | url=https://www.researchgate.net/publication/265790587 | anno=2014 | autore1=L. M. King | autore2= S. C. Wallace | lingua= en}}</ref>
=== Evoluzione ===
{{Immagine multipla | allinea=right | direzione=verticale | larghezza=300 | immagine1=Panthera Atrox.jpg | didascalia1=Cranio di un leone americano esposto al [[National Museum of Natural History]] | immagine2=Cave lion range.png | didascalia2=rosso: ''[[Panthera spelaea]]''<br/>blu: ''[[Panthera atrox]]''<br/>verde: ''Panthera leo''<br/><br/>Massima diffusione del leone moderno e dei suoi parenti preistorici nel tardo Pleistocene}}
Si stima che la [[Lignaggio|linea evolutiva]] di ''Panthera'' si sia geneticamente separata dall'[[Progenitore comune|antenato comune]] dei [[Felidae|Felidi]] 9,32-4,47 milioni di anni fa o 11,75-0,97 milioni di anni fa.<ref name="Johnson2006">{{cita pubblicazione | autore=W. E. Johnson | etal= si | titolo=The late miocene radiation of modern Felidae: A genetic assessment | rivista=[[Science]] | volume=311 | numero=5757 | pp=73-77 | anno=2006 | PMID=16400146 | doi=10.1126/science.1122277 | url=https://zenodo.org/record/1230866 | accesso=22 agosto 2020 | urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201004075725/https://zenodo.org/record/1230866 | urlmorto=no | lingua= en}}</ref><ref name="Werdelin2010">{{cita libro | autore1=L. Werdelin | autore2= N. Yamaguchi | autore3= W. E. Johnson | autore4= S. J. O'Brien | capitolo=Phylogeny and evolution of cats (Felidae) | anno=2010 | pp=59-82 | editore=Oxford University Press | città=Oxford, UK | ISBN=978-0-19-923445-5 | url=https://www.researchgate.net/publication/266755142 | curatore1=D. W. Macdonald | curatore2= A. J. Loveridge | titolo=Biology and Conservation of Wild Felids | accesso=10 febbraio 2019 | urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180925141956/https://www.researchgate.net/publication/266755142 | urlmorto=no | lingua= en}}</ref><ref name=Li_al2016>{{cita pubblicazione | autore1=G. Li | autore2= B. W. Davis | autore3= E. Eizirik | autore4= W. J. Murphy | anno=2016 | titolo=Phylogenomic evidence for ancient hybridization in the genomes of living cats (Felidae) | rivista=Genome Research | volume=26 | numero=1 | pp=1-11 | doi=10.1101/gr.186668.114 | PMID=26518481 | lingua= en}}</ref> I risultati delle analisi variano nella ricostruzione della filogenesi del leone: si è ritenuto potesse formare un [[gruppo fratello]] con il [[Panthera onca|giaguaro]] (dal quale si è separato tra 3,46 e 1,22 milioni di anni fa),<ref name=Johnson2006/> ma anche con il [[Panthera pardus|leopardo]] (dal quale si è separato tra 3,1 e 1,95 milioni di anni fa,<ref name="davis2010">{{cita pubblicazione | autore1=B. W. Davis | autore2= G. Li | autore3= W. J. Murphy | titolo=Supermatrix and species tree methods resolve phylogenetic relationships within the big cats, ''Panthera'' (Carnivora: Felidae) | rivista=Molecular Phylogenetics and Evolution | anno=2010 | volume=56 | numero=1 | pp=64-76 | doi=10.1016/j.ympev.2010.01.036 | PMID=20138224 | url=https://www.academia.edu/12157986 | accesso=25 agosto 2019 | urlarchivio=https://web.archive.org/web/20211121100453/https://www.academia.edu/12157986 | urlmorto=no | lingua= en}}</ref><ref name="mazak2011">{{cita pubblicazione | autore1=J. H. Mazák | autore2= P. Christiansen | autore3= A. C. Kitchener | autore4= A. Goswami | titolo=Oldest known pantherine skull and evolution of the tiger | rivista=PLOS ONE | anno=2011 | volume=6 | numero=10 | p=e25483 | doi=10.1371/journal.pone.0025483 | PMID=22016768 | lingua= en}}</ref> o tra 4,32 e 0,02 milioni di anni fa). Una possibile [[Ibrido|ibridazione]] tra gli antenati del leone e del [[Panthera uncia|leopardo delle nevi]] potrebbe essere proseguita fino a circa 2,1 milioni di anni fa.<ref name=Li_al2016/> Il clade leone-leopardo era distribuito nelle regioni [[Ecozona paleartica|paleartiche]] di Asia e Africa almeno dall'inizio del [[Pliocene]].<ref>{{cita pubblicazione | autore=Z. J. Tseng | etal= si | anno=2014 | titolo=Himalayan fossils of the oldest known pantherine establish ancient origin of big cats | rivista=Proceedings of the Royal Society B: Biological Sciences | volume=281 | numero=1774 | p=20132686 | doi=10.1098/rspb.2013.2686 | PMID=24225466 | lingua= en}}</ref> I più antichi fossili identificabili come leoni provengono dalla [[Gola di Olduvai]] in Tanzania e risalgono a circa 2 milioni di anni fa.<ref name="Werdelin2010"/>
Le stime sulla divergenza tra i leoni moderni e quelli delle caverne variano tra 529.000 e 392.000 anni fa, basandosi sulla [[Tasso di mutazione|velocità di mutazione]] per generazione nei leoni attuali. Non vi è evidenza di [[flusso genico]] tra i due lignaggi, il che indica che non condividevano lo stesso areale geografico.<ref name="DeManuel_al2020"/> I leoni delle caverne eurasiatici e americani si estinsero alla fine dell'[[ultimo periodo glaciale]], senza lasciare discendenti [[Mitocondrio|mitocondriali]] su altri continenti.<ref name="BurgerJ-Molecular-phylogeny"/><ref>{{cita pubblicazione | autore=R. Barnett | etal= si | titolo=Phylogeography of lions (''Panthera leo'' ssp.) reveals three distinct taxa and a late Pleistocene reduction in genetic diversity | rivista=Molecular Ecology | anno=2009 | volume=18 | numero=8 | pp=1668-1677 | PMID=19302360 | doi=10.1111/j.1365-294X.2009.04134.x | url=http://www.zin.ru/Labs/theriology/eng/staff/baryshnikov/references/barnett_et_al_2009.pdf | urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170808225555/http://www.zin.ru/labs/theriology/eng/staff/baryshnikov/references/barnett_et_al_2009.pdf | urlmorto=no | lingua= en}}</ref><ref>{{cita pubblicazione | autore1=A. Argant | autore2= J.-P. Brugal | anno=2017 | titolo=The cave lion ''Panthera (Leo) spelaea'' and its evolution: ''Panthera spelaea intermedia'' nov. subspecies | rivista=Acta Zoologica Cracoviensia | volume=60 | numero=2 | pp=58-103 | doi=10.3409/azc.60_2.59 | lingua= en}}</ref> Il leone moderno era probabilmente ampiamente diffuso in Africa nel [[Pleistocene medio]] e iniziò a divergere nell'Africa subsahariana nel Pleistocene superiore. Le popolazioni dell'Africa orientale e meridionale si separarono da quelle dell'Africa occidentale e settentrionale quando la foresta equatoriale si espanse tra 183.500 e 81.800 anni fa.<ref name=Barnett_al2014>{{cita pubblicazione | autore=R. Barnett, N. Yamaguchi | etal= si | anno=2014 | titolo=Revealing the maternal demographic history of ''Panthera leo'' using ancient DNA and a spatially explicit genealogical analysis | rivista=BMC Evolutionary Biology | volume=14 | numero=1 | p=70 | doi=10.1186/1471-2148-14-70 | PMID=24690312 | lingua= en}}</ref> Queste ultime condividevano un antenato comune probabilmente tra {{formatnum:98000}} e {{formatnum:52000}} anni fa.<ref name="DeManuel_al2020"/> L'espansione del Sahara tra {{formatnum:83100}} e {{formatnum:26600}} anni fa separò le popolazioni dell'Africa occidentale da quelle settentrionali. Con la successiva contrazione della foresta pluviale e l'apertura degli habitat, i leoni migrarono dall'Africa occidentale verso quella centrale. I leoni del Nord Africa si dispersero nell'Europa meridionale e in Asia tra {{formatnum:38800}} e {{formatnum:8300}} anni fa.<ref name=Barnett_al2014/>
L'estinzione dei leoni nell'Europa meridionale, nel Nord Africa e in Medio Oriente interruppe il flusso genico tra le popolazioni asiatiche e africane. Le prove genetiche mostrano numerose [[Mutazione genetica|mutazioni]] nei campioni provenienti da Africa orientale e meridionale, indicando che questo gruppo ha una storia evolutiva più lunga rispetto ai campioni asiatici e dell'Africa occidentale e centrale, geneticamente meno variabili.<ref name=Bertola2011>{{cita pubblicazione | autore=L. D. Bertola | etal= si | anno=2011 | titolo=Genetic diversity, evolutionary history and implications for conservation of the lion (''Panthera leo'') in West and Central Africa | rivista=Journal of Biogeography | volume=38 | numero=7 | pp=1356-1367 | doi=10.1111/j.1365-2699.2011.02500.x | lingua= en}}</ref> Il sequenziamento completo del genoma ha rivelato che i campioni dell'Africa occidentale condividono [[Allele|alleli]] con quelli dell'Africa meridionale, e che i campioni dell'Africa centrale condividono alleli con quelli asiatici. Questo fenomeno indica che l'Africa centrale fu un punto di incontro tra popolazioni isolate di leoni, che migrarono probabilmente attraverso corridoi nel bacino del Nilo durante l'[[Olocene]] inferiore.<ref name="DeManuel_al2020"/>
=== Ibridi ===
[[File:Liger_couple.jpg|miniatura|Coppia di [[Ligre|ligri]].]]
Negli zoo, i leoni sono stati incrociati con le [[Panthera tigris|tigri]] per curiosità o per scopi scientifici.<ref>{{cita pubblicazione | autore=R. I. Pocock | anno=1898 | titolo=Lion-Tiger Hybrid | rivista=Nature | volume=58 | numero=1496 | p=200 | doi=10.1038/058200b0 | url=https://zenodo.org/record/1889713 | accesso=7 dicembre 2019 | urlarchivio=https://web.archive.org/web/20220326042949/https://zenodo.org/record/1889713 | urlmorto=no | lingua= en}}</ref><ref>{{cita libro | autore=K. Benirschke | titolo=Comparative Aspects of Reproductive Failure | capitolo=Sterility and Fertility of Interspecific Mammalian Hybrids | pp=218-234 | editore=Springer | città=Berlino, Heidelberg | anno=1967 | doi=10.1007/978-3-642-48949-5_12 | ISBN=978-3-642-48949-5 | lingua= en}}</ref> Il ''[[ligre]]'' (incrocio tra un leone maschio e una tigre femmina) è più grande sia del leone che della tigre, mentre la maggior parte dei ''[[Tigone|tigoni]]'' (leonessa e tigre maschio) è relativamente più piccola rispetto ai genitori, a causa di effetti genetici reciproci.<ref>{{cita pubblicazione | autore=W. Shi | anno=2005 | titolo=Growth and Behaviour: Epigenetic and Genetic Factors Involved in Hybrid Dysgenesis | serie=Digital Comprehensive Summaries of Uppsala Dissertations from the Faculty of Science and Technology | editore=Acta Universitatis Upsaliensis | città=Uppsala | capitolo=Hybrid dysgenesis effects | pp=8-10 | url=http://uu.diva-portal.org/smash/get/diva2:165749/FULLTEXT01.pdf | urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190518050521/http://uu.diva-portal.org/smash/get/diva2:165749/FULLTEXT01.pdf | urlmorto=no | lingua= en}}</ref><ref>{{cita libro | autore=J. P. Rafferty | titolo=Carnivores: Meat-eating Mammals | anno=2011 | città=New York | editore=The Rosen Publishing Group | ISBN=978-1-61530-340-3 | capitolo=The Liger | p=120 | url=https://books.google.com/books?id=EMui7zVOqeUC&pg=PA120 | accesso=4 luglio 2014 | urlarchivio=https://web.archive.org/web/20240505150613/https://books.google.com/books?id=EMui7zVOqeUC&pg=PA120#v=onepage&q&f=false | urlmorto=no | lingua= en}}</ref> Il ''[[leopone]]'' è un ibrido tra una leonessa e leopardo maschio.<ref>{{cita pubblicazione | autore=Z. Zhang | etal= si | titolo=Research advances in animal distant hybridization | anno=2014 | rivista=Science China Life Sciences | volume=57 | numero=9 | pp=889-902 | doi=10.1007/s11427-014-4707-1 | PMID=25091377 | url=https://link.springer.com/content/pdf/10.1007/s11427-014-4707-1.pdf | urlarchivio=https://web.archive.org/web/20181030104852/https://link.springer.com/content/pdf/10.1007%2Fs11427-014-4707-1.pdf | urlmorto=no | lingua= en}}</ref>
== Distribuzione e habitat ==
[[File:Sasan Gir, Asiatic lioness (9721061956).jpg|sinistra|miniatura|Una leonessa asiatica nel [[Gir Forest Wildlife Sanctuary]].]]
Agli albori del terzo millennio la maggior parte dei leoni vive nelle [[area naturale protetta|riserve naturali]] dell'[[Africa subsahariana]]. Una popolazione di poche centinaia di leoni asiatici sopravvive inoltre nel [[Gir Forest Wildlife Sanctuary]] ({{M|1412|u=km2}}), nello Stato dei [[Gujarat]] in [[India]].<ref name=":1" /> Al fine di proteggere questa minuscola popolazione da [[epidemia|epidemie]] e altri rischi ambientali, è in corso un programma di reintroduzione del leone asiatico anche nel [[Kuno Wildlife Sanctuary]], una riserva naturale nel vicino Stato del [[Madhya Pradesh]].<ref>{{Cita web|url=http://mpforest.org//wildlife.html|titolo=Asiatic Lion Reintroduction Project at Kuno-Palpur Sanctuary of Madhya Pradesh|autore=Principal Chief Conservator of Forests (Wildlife) and Chief Wildlife Warden|editore=Madhya Pradesh Forest|lingua=en|accesso=19 agosto 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110727123139/http://www.mpforest.org/wildlife.html|urlmorto=sì}}</ref> La popolazione sta aumentando di numero, anche se lentamente.<ref>{{Cita web|url=http://www.asiaticlion.org/population-gir-forests.htm|titolo=Asiatic Lion - Population, Asiatic Lion Information Centre|autore=Wildlife Conservation Trust of India|editore=Wildlife Conservation Trust of India|lingua=en|accesso=19 agosto 2011|anno=2006|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110813104658/http://www.asiaticlion.org/population-gir-forests.htm|urlmorto=sì}}</ref>
[[File:Map Guj Nat Parks Sanctuary.png|thumb|Distribuzione dei leoni in India. La [[Gir Forest Wildlife Sanctuary]], nello stato del [[Gujarat]], è l'ultimo [[areale]] naturale per circa 411 individui di [[Panthera leo persica|Leone asiatico]].<ref>{{Cita news|lingua=en|url=http://www.deccanherald.com/content/67192/411-lions-gir-forests-population.html|titolo=411 lions in Gir forests, population up by 52|pubblicazione=Deccan Herald|data=2 maggio 2010|accesso=18 agosto 2011}}</ref>]]
Il numero complessivo dei leoni in natura negli [[anni 2000|anni duemila]] è stimato tra i {{M|16000}} e i {{M|30000}} esemplari. Questi numeri evidenziano un calo drammatico dagli [[anni 1990|anni novanta]], quando la popolazione di leoni veniva calcolata intorno ai {{M|100000}} esemplari. Le popolazioni rimanenti sono spesso isolate geograficamente dalle altre, cosa che aumenta ulteriormente le difficoltà di conservazione della specie.<ref name=nature/><ref name=":3">{{Cita web|lingua=it-IT|url=https://www.ricercheperlascuola.it/leone-il-re-della-savana/|titolo=Leone: il re della savana {{!}} Ricerche per la scuola|sito=https://www.ricercheperlascuola.it/|accesso=30 luglio 2025}}</ref>
I leoni vivevano in tutta la zona meridionale del continente [[eurasia]]tico, dalla [[Grecia]] all'[[India]] e sulla maggior parte dell'[[Africa]], fatta eccezione per la zona della [[foresta pluviale]] centrale e per il [[deserto del Sahara]]. Sembra che abbiano attraversato inoltre la [[Beringia]] e colonizzato l'[[America]] in tempi passati, dallo [[Yukon]] al [[Perù]].<ref name="Harington69">{{Cita pubblicazione|nome=C. R.|cognome=Harington|anno=1969|titolo=Pleistocene remains of the lion-like cat (''Panthera atrox'') from the Yukon Territory and northern Alaska|rivista=Canadian Journal Earth Sciences|volume=6|numero=5|pp=1277-1288|lingua=en}}</ref> Molte delle popolazioni che occupavano questo immenso areale sono tuttavia estinte.
[[File:Lion distribution.svg|thumb|Distribuzione dei leoni [[africa]]ni.]]
[[Erodoto]] riportò che i leoni erano piuttosto comuni in Grecia intorno al 480 a.C. Attaccarono tra l'altro la spedizione di cammelli da carico del re persiano [[Serse I di Persia|Serse]] mentre marciavano attraverso il paese.<ref name=":3" /> Già nel 300 a.C. comunque [[Aristotele]] li considerava animali rari e si può dire che prima del 100 d.C. erano stati completamente estirpati.<ref name="Schaller5">{{Cita|Schaller|p. 5}}.</ref> Sino al [[X secolo]] inoltre una popolazione di leoni asiatici sopravvisse nel [[Caucaso]], rappresentando l'ultimo avamposto della specie in Europa.<ref name="USSRl">{{Cita|Heptner e Sludskii}}.</ref>
[[File:India Animals.jpg|thumb|left|Due leoni asiatici maschi all'interno del [[Parco nazionale Sanjay Gandhi]] a [[Bombay]] in [[India]]. La popolazione in natura è in pericolo e il suo areale è ristretto alla zona del [[Gir Forest Wildlife Sanctuary]] nell'India occidentale.<ref>{{Cita libro|autore=Brian Miller|titolo=Endangered animals: a reference guide to conflicting issues|url=https://archive.org/details/endangeredanimal0000unse_m4q9|anno=2000|editore=Greenwood Publishing Group|lingua=en|ISBN=978-0-313-30816-1}}</ref>]]
La specie fu invece allontanata dalla [[Palestina]] prima del [[Medioevo]] e dal resto dell'Asia dopo l'importazione di armi da fuoco portatili nel [[XVIII secolo]]. Tra il tardo [[XIX secolo]] e l'inizio del [[XX secolo|XX]], si estinse in tutto il [[Nordafrica]] e l'[[Asia occidentale]]. Alla fine dell'Ottocento in particolare era scomparsa dalla [[Turchia]] e dalla maggior parte dell'India settentrionale,<ref name=zoos_encyclopedia/><ref name="asiatich">{{Cita web|url=http://www.asiaticlion.org/asiatic-lion-history.htm|titolo=Asiatic Lion - History|editore=Asiatic Lion Information Centre|lingua=en|accesso=19 agosto 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110818053435/http://www.asiaticlion.org/asiatic-lion-history.htm|urlmorto=sì}}</ref> mentre l'ultimo avvistamento di un leone vivo in [[Iran]] risale al 1941 (tra [[Shiraz]] e [[Jahrom]] nella [[Regione di Fars]]), benché una carcassa di leonessa sia stata ritrovata presso il fiume [[Karun]] (nel [[Khūzestān]]) nel 1944. Non vi sono stati più comunque ulteriori avvistamenti di leone.<ref name="simba" />
In generale l'habitat naturale di questi animali è la [[savana]]. Al contrario, i leoni evitano fitte foreste e [[giungla|giungle]], nonché aree [[deserto|desertiche]], in quanto povere di [[selvaggina]].<ref>{{Cita web|url=http://www.tigerhomes.org/animal/lions.cfm|titolo=African Lions - Asiatic Lion - Information, Range and Habitat|lingua=en|accesso=19 agosto 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110824040236/http://www.tigerhomes.org/animal/lions.cfm|urlmorto=sì}}</ref> In Africa in particolare, si trovano nella prateria della savana puntellata da alberi di ''[[Acacia]]'', che offrono all'animale un efficace riparo quando il sole è alto nel cielo.<ref>{{Cita libro|autore=Judith A. Rudnai|titolo=The social life of the lion|anno=1973|città=Wallingford|lingua=en|ISBN=0-85200-053-7}}</ref> In India invece l'habitat dei leoni è un misto di savana secca e di boscaglia decidua ancora più arida.<ref>{{Cita web|url=http://www.asiaticlion.org/gir-floristic.htm|titolo=The Gir - Floristic, Asiatic Lion Information Centre|editore=Wildlife Conservation Trust of India|lingua=en|accesso=19 agosto 2011|anno=2006|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110916182401/http://www.asiaticlion.org/gir-floristic.htm|urlmorto=sì}}</ref>
== Interazioni con l'uomo ==
=== In cattività ===
[[File:Lion Mating Ritual.jpg|thumb|left|Coppia allo [[zoo di Louisville]].]]
I leoni fanno parte di quel gruppo di animali esotici che rappresentano la parte fondamentale degli zoo a partire dal [[XVII secolo]]; altri membri di questa classe sono vertebrati di grandi dimensioni come: [[Elephantidae|elefanti]], [[Hippopotamus amphibius|ippopotami]], [[Rhinocerotidae|rinoceronti]], grossi [[Primates|primati]] e altri grossi [[Felidae|felidi]].<ref name=":4">{{Cita pubblicazione|nome=Ilaria|cognome=Franchi|data=2006|titolo=Il comportamento di "Panthera leo" nel nuovo exhibit naturalistico del Giardino Zoologico di Pistoia|lingua=it|accesso=30 luglio 2025|url=https://www.tesionline.it/tesi/scienze-matematiche%2C-fisiche-e-naturali/il-comportamento-di-panthera-leo-nel-nuovo-exhibit-naturalistico-del-giardino-zoologico-di-pistoia/42569}}</ref> Negli anni gli zoo sono stati in competizione per accaparrarsi il maggior numero possibile di questi tipi di animali.<ref name="dc81">{{Cita|de Courcy|p. 81}}.</ref> Anche se molti zoo moderni sono più selettivi riguardo a ciò che mettono in mostra,<ref>{{Cita|de Courcy|p. 82}}.</ref> vi sono oltre mille leoni africani e oltre cento leoni asiatici sparsi negli zoo di tutto il mondo. Sono considerati come una specie ambasciatrice e vengono tenuti per motivi turistici, educativi e di conservazione.<ref name=":3" /><ref name="WAZA">{{Cita web|url=http://www.waza.org/en/zoo/visit-the-zoo/cats-1254385523/panthera-leo|titolo=Lion: In the Zoo (scheda)|autore=Dollinger P, Geser S|sito=Visit the Zoo|editore=WAZA (World Association of Zoos and Aquariums)|lingua=en|accesso=19 agosto 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110929135611/http://www.waza.org/en/zoo/visit-the-zoo/cats-1254385523/panthera-leo|urlmorto=sì}}</ref> I leoni possono raggiungere anche l'età di venti anni in cattività; Apollo, un leone residente allo zoo di Honolulu nelle [[Hawaii]], morì all'età di 22 anni nell'agosto 2007. Le sue due sorelle, nate nel 1986 ad agosto 2007 erano ancora vive.<ref>{{Cita news|lingua=en|nome=Eloise|cognome=Aguiar|url=http://the.honoluluadvertiser.com/article/2007/Aug/08/ln/hawaii708080394.html|titolo=Honolulu zoo's old lion roars no more|pubblicazione=Honolulu Advertiser|accesso=19 agosto 2011|data=agosto 2007|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20181225033236/http://the.honoluluadvertiser.com/article/2007/Aug/08/ln/hawaii708080394.html|urlmorto=sì}}</ref> I programmi di [[accoppiamento (zoologia)|accoppiamento]] tengono in considerazione l'origine degli individui per evitare di accoppiare diverse popolazioni perdendo il prezioso materiale genetico di quelle in via di estinzione.<ref>{{Cita libro|autore=Richard Frankham|autore2=Jonathan Ballou|autore3=David Briscoe|titolo=Introduction to Conservation Genetics|url=http://books.google.com/?id=vLZKnsCk89wC&pg=PA437&dq=conservation+lion+breeding+captivity+subspecies+separate&q|accesso=19 agosto 2011|anno=2009|editore=Cambridge University Press|città=Cambridge, Inghilterra|lingua=en|p=437|ISBN=0-521-70271-2}}</ref> In media i leoni dormono 13,5 ore al giorno in cattività.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Jennifer S.|cognome=Holland|data=luglio 2011|titolo=40 Winks?|rivista=National Geographic|volume=220|numero=1|lingua=en}}</ref>
[[File:Eberswalde zoo 008.jpg|thumb|Maschio allo [[zoo di Eberswalde]].]]
I leoni venivano catturati e allevati dai re [[assiri]] già nell'850 a.C.<ref name="Schaller5" /> e ad [[Alessandro Magno]] fu fatto dono di leoni addomesticati dal Mahli in India settentrionale.<ref>{{Cita libro|nome=Vincent Arthur|cognome=Smith|titolo=The Early History of India|url=https://archive.org/details/in.ernet.dli.2015.283154|anno=1924|editore=Clarendon Press|città=Oxford|lingua=en|p=97|ISBN=81-7156-618-9}}</ref> Poi, ai tempi dei [[Civiltà romana|Romani]], i leoni partecipavano a combattimenti nelle [[Arena (architettura)|arene]]. Notabili romani, tra i quali [[Lucio Cornelio Silla|Silla]], [[Gneo Pompeo Magno|Pompeo]] e [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]] ordinavano spesso massacri di grandi quantità di leoni.<ref>{{Cita libro|autore=Thomas E. J. Wiedemann|titolo=Emperors and Gladiators|url=https://archive.org/details/emperorsgladiato0000wied_w4z8|anno=1992|editore=Routledge|lingua=en|ISBN=0-415-12164-7}}</ref> In Oriente, i leoni venivano addomesticati dai principi indiani, e [[Marco Polo]] riportò come [[Kublai Khan]] tenesse leoni al chiuso.<ref>{{Cita|Baratay e Hardouin-Fugier|p. 17}}.</ref>
I primi zoo europei cominciarono a diffondersi tra le famiglie nobili e reali del [[XIII secolo]] e fino al [[XVII secolo|XVII]] venivano chiamati serragli. A quel punto, cominciarono a prendere il nome di [[ménagerie]], estensioni delle [[Wunderkammer]]. Si diffusero dalla [[Francia]] e dall'[[Italia]] nel [[Rinascimento]] al resto d'[[Europa]].<ref>{{Cita|Baratay e Hardouin-Fugier|pp. 19–21, 42}}.</ref> In [[Inghilterra]], anche se la tradizione era meno sviluppata, i leoni erano tenuti nella [[Torre di Londra]] in un serraglio stabilito da [[Giovanni d'Inghilterra|Giovanni Senzaterra]] nel XIII secolo,<ref>{{Cita|Baratay e Hardouin-Fugier|p. 20}}.</ref><ref>{{Cita news|lingua=en|nome=James|cognome=Owen|url=https://news.nationalgeographic.com/news/2005/11/1103_051103_tower_lions.html|titolo=Medieval Lion Skulls Reveal Secrets of Tower of London "Zoo"|pubblicazione=National Geographic Magazine|editore=National Geographic|data=3 novembre 2005|accesso=19 agosto 2011}}</ref> probabilmente insieme con altri animali importati precedentemente da [[Enrico I d'Inghilterra|Enrico I]] e tenuti nel suo palazzo di Woodstock, presso [[Oxford]]. Nello stesso posto, alcuni leoni erano stati portati da [[Guglielmo di Malmesbury]].<ref name="Blunt15">{{Cita|Blunt|p. 15}}.</ref>
I serragli servivano come espressione di potere e ricchezza della nobiltà. Animali come i grandi felidi e gli elefanti in particolare, simboleggiavano il potere ed erano utilizzati in lotte tra simili o contro animali domestici. Inoltre, ménagerie e serragli servirono come dimostrazione del potere dell'uomo sulla natura. Di conseguenza nel 1682 il pubblico fu molto sorpreso dalla vittoria di una mucca su un leone e allo stesso modo ciò accadde quando un elefante cominciò a fuggire da un rinoceronte. Con la diffusione delle ménagerie nel XVII secolo, questi spettacoli divennero più rari e gli animali cominciarono a essere gestiti dai [[Comune medievale|Comuni]]. La tradizione di tenere grandi felidi come animali domestici perdurò fino al XIX secolo, ma era vista come estremamente eccentrica.<ref>{{Cita|Baratay e Hardouin-Fugier|pp. 24-28}}.</ref>
[[File:Albrecht Dürer - Two seated lions - Google Art Project.jpg|thumb|[[Albrecht Dürer]], schizzo di leoni. Circa 1520.]]
La presenza di leoni nella Torre di Londra fu intermittente, con vari monarchi, come [[Margherita d'Angiò]] o [[Enrico VI d'Inghilterra|Enrico VI]], che ricercarono o ricevettero questi animali in dono. Vi sono prove che fossero mantenuti in condizioni piuttosto miserevoli nel [[XVII secolo]], almeno se confrontate con quelle in cui vivevano altri leoni a [[Firenze]] in quel tempo.<ref name="Blunt16">{{Cita|Blunt|p. 16}}.</ref> Le ménagerie di Londra fu aperta al pubblico nel XVIII secolo, al prezzo di tre mezze [[sterlina inglese|sterline]] o di un cane o gatto da fornire al leone in pasto.<ref name="Blunt17">{{Cita|Blunt|p. 17}}.</ref> Uno zoo rivale fu aperto all'Exeter Exchange e continuò a esibire leoni sino all'inizio del secolo successivo.<ref>{{Cita|de Courcy|pp. 8-9}}.</ref> La ménagerie della Torre fu chiusa da [[Guglielmo IV del Regno Unito|Guglielmo IV]]<ref name="Blunt17" /> e gli animali furono trasferiti allo [[Zoo di Londra]], che aveva aperto il 27 aprile 1828.<ref name="Blunt32">{{Cita|Blunt|p. 32}}.</ref>
Il commercio di animali selvatici fiorì accanto al crescere del commercio coloniale nel [[XIX secolo]]. I leoni erano a quel punto considerati piuttosto comuni e non esageratamente costosi. Anche se il loro costo era maggiore di quelli delle [[Panthera tigris|tigri]], erano assai meno costosi di animali grandi e difficili da trasportare come [[giraffe]] o [[Hippopotamus amphibius|ippopotami]], nonché del raro [[Ailuropoda melanoleuca|panda gigante]].<ref>{{Cita|Baratay e Hardouin-Fugier|p. 122}}.</ref> Come altri animali, i leoni non erano considerati altro che un lusso naturale ed erano sfruttati senza pietà, con terribili perdite nella cattura e nel trasporto.<ref>{{Cita|Baratay e Hardouin-Fugier|p. 114, 117}}.</ref> L'idea diffusa dell'eroico cacciatore di leoni dominò l'immaginario collettivo in quel secolo.<ref>{{Cita|Baratay e Hardouin-Fugier|p. 113}}.</ref> Esploratori e cacciatori sfruttarono la popolare divisione [[Manicheismo|manichea]] tra bene e male nel regno animale per aggiungere pathos al racconto delle loro avventure, dipingendosi come eroi. Ciò portò al fatto che i grandi felidi, sospettati di essere mangiatori di uomini, cominciassero a rappresentare la paura verso la natura e la soddisfazione per saperla dominare.<ref>{{Cita|Baratay e Hardouin-Fugier|pp. 173, 180-183}}.</ref>
[[File:Lion - melbourne zoo.jpg|thumb|Un leone allo [[zoo di Melbourne]] approfitta dell'erba alta e del riparo offerto da alcuni alberi.]]
Allo zoo di Londra i leoni erano tenuti in pessime condizioni finché un nuovo settore con gabbie più spaziose fu costruito negli anni dopo il 1870.<ref name="Blunt208">{{Cita|Blunt|p. 208}}.</ref> Altri cambiamenti avvennero nel [[XX secolo]], quando [[Carl Hagenbeck]] progettò recinti più simili all'habitat naturale degli animali, con rocce di cemento, più spazio e un fossato al posto delle sbarre. Progettò, tra gli altri, i recinti dei leoni allo zoo di Melbourne e al [[Taronga Zoo]] di [[Sydney]] all'inizio del Novecento. Ciononostante le classiche gabbie con sbarre sopravvissero fino agli [[anni 1960|anni sessanta]] nella maggior parte degli zoo.<ref name="dc69">{{Cita|de Courcy|p. 69}}.</ref> In seguito furono predisposte aree sempre più ampie e naturali per i felidi e l'uso di reti metalliche o [[vetro stratificato]] al posto di tane ribassate permisero ai visitatori di avvicinarsi sempre di più agli animali, in alcuni casi addirittura passeggiando al di sotto di loro, come allo zoo di [[Oklahoma City]] dotato di una zona denominata ''Cat Forest/Lion Overlook''.<ref name="zoos_encyclopedia" /> I leoni occupano nel terzo millennio aree ampie e simili alla natura; procedure moderne sono imposte per approssimare gli habitat naturali delle bestie e cercare di accontentare le loro necessità. A titolo di esempio spesso ai leoni sono fornite aree separate, in posizioni elevate con sia ombra sia sole a disposizione per le lunghe ore di riposo, adeguata copertura del suolo e moderni sistemi di drenaggio dell'acqua, nonché di spazio sufficiente al movimento.<ref name="WAZA" />
Anche in tempi moderni vi sono stati leoni tenuti con successo da privati, come la [[Elsa la leonessa|leonessa Elsa]], che fu cresciuta da [[George Adamson]] e sua moglie [[Joy Adamson]] e sviluppò un forte legame nei loro confronti, specialmente con la donna. La vita di questa leonessa divenne soggetto di numerosi libri e film.
===Attacchi contro l'uomo===
[[File:Lion Ngorongoro 05.jpg|thumb|left|Leoni nei pressi di un [[fuoristrada]] nel cratere di [[Ngorongoro]].<ref>{{Cita web|lingua=en|autore=Serengeti National Park|url=https://www.serengeti-national-park.com/serengeti-lions-how-many-lions-are-in-the-serengeti|titolo=The Serengeti Lions {{!}}How many lions are in the Serengeti?|sito=Serengeti National Park|accesso=4 marzo 2025}}</ref>]]
In tempi preistorici gli uomini furono probabilmente predati dai grandi felidi e quindi dai leoni. Nel mondo moderno, anche se i leoni non cacciano l'[[Homo sapiens|uomo]] in condizioni normali, può accadere che alcuni (per lo più maschi) ne vadano in cerca.<ref name="Jackson156">{{cita|Jackson| pp. 156–159}}.</ref> Alcuni casi assai celebri sono quello dei [[mangiatori di uomini dello Tsavo]], luogo nel quale ventotto operai addetti alla costruzione della ferrovia tra [[Kenya]] e [[Uganda]] furono catturati e uccisi nel corso di nove mesi del 1898 durante i quali si stava costruendo appunto il ponte sul [[Tsavo (fiume)|fiume Tsavo]] e quello dei [[mangiatore di uomini di Mfuwe]], che nel 1991 tolse la vita a sei persone nella valle del [[Luangwa (fiume)|fiume Luangwa]] nello [[Zambia]].<ref>{{Cita web|url=http://archive.fieldmuseum.org/exhibits/exhibit_sites/tsavo/mfuwe_story.pdf|titolo=Man-eaters of the Field Museum: Lion of Mfuwe - Field Museum of Natural History|autore=Wayne Allen Hosek|editore=Field Museum of Natural History|lingua=en|accesso=15 agosto 2011|anno=2007}}</ref> In entrambi i casi, i cacciatori che sono riusciti a eliminare la minaccia hanno poi pubblicato dei libri che descrivevano il comportamento predatorio degli animali. I due episodi presentano alcune similarità: i leoni erano più grandi della media, erano privi di criniera, apparentemente soffrivano di [[Carie dentaria|carie dentarie]] che causavano la perdita dei denti stessi. La teoria legata a quest'ultimo particolare, secondo la quale questi leoni erano appunto malati, non è in auge tra tutti i ricercatori. Sembra infatti, anche in seguito alle analisi compiute sulle collezioni di leoni mangiatori di uomini che sono conservate in vari musei, che le cause di questo comportamento inusuale siano ascrivibili piuttosto al degrado dell'habitat e alla scomparsa delle prede naturali dovuti all'attività umana.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Bruce D. Patterson|autore2=Kasiki Samuel M.|autore3=Neiburger Ellis J.|anno=2003|mese=febbraio|titolo=Tooth Breakage and Dental Disease as Causes of Carnivore-Human Conflicts|rivista=Journal of Mammalogy|volume=84|numero=1|pp=190-196|lingua=en|accesso=15 agosto 2011|url=http://www.bioone.org/perlserv/?request=get-abstract&doi=10.1644%2F1545-1542(2003)084%3C0190%3ATBADDA%3E2.0.CO%3B2|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160224040149/http://www.bioone.org/perlserv/?request=get-abstract|urlmorto=sì}}</ref>
Nella loro analisi del comportamento dei leoni dello Tsavo e dei cosiddetti mangiatori di uomini in generale Kerbins, Peterhans e Gnoske confermano che animali malati o feriti possono essere più portati ad attaccare l'uomo. Tale comportamento viene definito “non inusuale, e non necessariamente aberrante”: in presenza di incentivi come bestiame o cadaveri umani i leoni possono attaccare regolarmente gli uomini. Gli autori citati attestano inoltre, grazie a ricerche paleontologiche, che altri [[Pantherinae|panterini]] hanno attaccato in passato altri [[Primates|primati]].<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Julian C. Kerbis|cognome=Peterhans|autore2=Gnoske Thomas Patrick|anno=2001|titolo=The Science of Man-eating|rivista=Journal of East African Natural History|volume=90|numero=1&2|pp=1-40|lingua=en|accesso=7 luglio 2007|url=http://www.man-eater.info/gpage6.html|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20071030031426/http://www.man-eater.info/gpage6.html|urlmorto=sì}}</ref>
L'attitudine dei leoni a cibarsi di esseri umani è stata esaminata sistematicamente: scienziati [[Stati Uniti d'America|statunitensi]] e [[tanzania]]ni hanno osservato un grande incremento nella frequenza di tale comportamento nelle aree rurali della Tanzania tra il 1990 e il 2005. Almeno 563 abitanti dei villaggi di tali zone sono stati vittima di attacchi e molti di essi sono morti nel periodo in questione. Questi numeri eccedono di molto quelli del ben più famoso episodio dello Tsavo avvenuto un secolo prima. In particolare questi attacchi sono avvenuti presso la [[riserva faunistica del Selous]], nel [[Rufiji|Distretto del Rufiji]], nella [[Regione di Lindi]], non lontano dal confine con il [[Mozambico]].<ref>[[David Quammen]], ''Il cuore selvaggio della natura. Dispacci dalle terre della meraviglia, del pericolo e della speranza'', pag. 251 ''Zanne e artigli. La difficile convivenza tra uomini e leoni'', traduzione di Milena Zemira Ciccimarra, Milano, Adelphi, 2024, ISBN 978-88-459-3922-8</ref>
Anche se l'espansione dei territori occupati dai contadini è una delle cause gli autori delle osservazioni hanno osservato come le politiche atte a conservare i felidi vanno ridotte in quanto hanno causato direttamente la morte di molte persone. A Lindi alcuni leoni sono arrivati ad attaccare uomini al centro dei loro villaggi.<ref name="Packer05">{{Cita pubblicazione|autore1=C. Packer|autore2=D. Ikanda | autore3= B. Kissui | autore4=H. Kushnir|data=agosto 2005|titolo=Conservation biology: lion attacks on humans in Tanzania|rivista=[[Nature]]|volume=436|numero=7053|pp=927-928|lingua=en|doi=10.1038/436927a|PMID=16107828}}</ref>
[[File:Lionsoftsavo2008.jpg|thumb|I leoni dello Tsavo nel Museo di Storia Naturale di [[Chicago]], nell'[[Illinois]].]]
Il leone non è quindi innocuo per gli uomini: sono tuttavia molto più frequenti, per esempio, i casi di attacchi da parte di [[Panthera tigris|tigri]], sia in natura sia in cattività.<ref name=":2" /> Dal 1990, il numero medio di vittime umane causate dai leoni si è attestato intorno ai 20 decessi annui.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Craig|cognome=Packer|nome2=Dennis|cognome2=Ikanda|nome3=Bernard|cognome3=Kissui|data=18 agosto 2005|titolo=Conservation biology: lion attacks on humans in Tanzania|rivista=Nature|volume=436|numero=7053|pp=927–928|accesso=24 luglio 2025|doi=10.1038/436927a|url=https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/16107828|lingua= en}}</ref><ref>{{Cita web|lingua=en|url=https://www.communityhikingclub.org/information/most-deadly-animals/|titolo=Most Deadly Animals|sito=Community Hiking Club|accesso=24 luglio 2025}}</ref>
Robert R. Frump ha scritto in ''The Man-eaters of Eden'' che i [[profugo|profughi]] mozambicani che attraversano nottetempo il [[Parco nazionale Kruger]] in [[Sudafrica]] vengono attaccati e divorati da leoni. I responsabili del parco hanno confermato il problema. Frump crede che qualche migliaio di uomini sia stato ucciso negli anni dell'[[apartheid]] dopo che il governo sudafricano aveva chiuso il parco obbligando i profughi ad attraversarlo di notte. Per circa un secolo prima che il confine fosse controllato, i Mozambicani avevano attraversato il parco senza pericolo durante il giorno.<ref>{{Cita libro|autore=Robert R. Frump|titolo=The Man-Eaters of Eden: Life and Death in Kruger National Park|url=https://archive.org/details/maneatersofedenl0000frum|anno=2006|editore=The Lyons Press|lingua=en|ISBN=1-59228-892-8}}</ref>
Un leone mangiatore di uomini è stato ucciso da guide da caccia nella Tanzania meridionale nell'aprile 2004; si crede che fosse stato responsabile della morte di almeno 35 persone in una serie di incidenti nei villaggi attraverso la zona costiera del Delta del [[Rufiji]].<ref>{{Cita notizia|lingua=en|autore=Daniel Dickinson|url=http://news.bbc.co.uk/1/hi/world/africa/3756180.stm|titolo=Toothache 'made lion eat humans'|editore=BBC News|data=19 ottobre 2004|accesso=15 agosto 2011}}</ref>
Rolf D. Baldus, coordinatore del programma GTZ per la fauna selvatica, ha osservato come il probabile motivo di questi attacchi fosse un grosso [[ascesso]] al di sotto di un [[molare]] che era spezzato in vari punti. Quel leone provava probabilmente forti dolori, specialmente nel corso della masticazione.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=R.|cognome=Baldus|anno=2006|mese=marzo|titolo=A man-eating lion "(Panthera leo)" from Tanzania with a toothache|rivista=European Journal of Wildlife Research|volume=52|numero=1|pp=59-62|lingua=en|doi=10.1007/s10344-005-0008-0}}</ref> GTZ è un'agenzia di cooperazione e sviluppo tedesca e ha lavorato con il governo tanzaniano per la conservazione delle specie per quasi vent'anni.<ref name=":3" /> Come accaduto nei casi citati in precedenza, questo leone era di grandi dimensioni, non presentava criniera, e aveva problemi dentari.<ref name=":4" />
Il record africano di persone uccise non è legato allo Tsavo, ma ai meno noti episodi avvenuti tra il 1930 e il 1940 nell'allora [[Territorio del Tanganica|Tanganica]]. George Rushby, guardacaccia e cacciatore professionista, ha infine ucciso il predatore che si ritiene abbia massacrato e divorato tra 1500 e 2000 persone nel distretto di Njombe.<ref>{{Cita libro|autore=George G. Rushby|titolo=No More the Tusker|anno=1965|editore=W. H. Allen|città=Londra|lingua=en|ISBN=99918-79-73-0}}</ref>
Sebbene i leoni siano etichettati giustamente come "pericolosi", secondo un'analisi statistica di ScienceAlert del 28 febbraio 2018, dal titolo "''Deadliest creatures worldwide by annual number of human deaths as of 2018''", i leoni ogni anno provocano "solo" 22 morti umane, contro un numero assai maggiori di morti provocate da animali molto più diffusi e numerosi che nel pensiero comune non sono in genere ritenuti altrettanto pericolosi.<ref name=statsc>{{cita web|url=https://www.infodata.ilsole24ore.com/2019/09/24/gli-animali-piu-pericolosi-per-luomo/?refresh_ce=1|titolo=Scopri gli animali più pericolosi per l’uomo. E no, non è lo squalo}}</ref>
=== Conservazione ===
[[File:Lion Gir.jpg|thumb|Il leone asiatico, un tempo diffuso dal [[Mar Mediterraneo]] al [[subcontinente indiano]], abitava nel 2005 solamente il [[Gir Forest National Park]] a [[Gujarat]], [[India]]: circa 320 esemplari sopravvivevano in natura.<ref>{{Cita notizia|lingua=en|nome=Darshan|cognome=Desai|url=http://www.outlookindia.com/article.aspx?220509|titolo=The Mane Don't Fit|pubblicazione=Outlook India|data=23 giugno 2003|accesso=19 agosto 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131110190202/http://www.outlookindia.com/article.aspx?220509|urlmorto=sì}}</ref>]]
La maggior parte dei leoni abita l'[[Africa meridionale]] e [[Africa orientale|orientale]], e il loro numero sta calando rapidamente, con un declino stimato tra il 30 e il 50% negli anni tra il 1990 e il 2010.<ref name="IUCN">{{IUCN|summ=15951|titolo=Panthera leo|autore=Bauer, H., Nowell, K. & Packer, C.}}</ref><ref name=":3" /> Le stime attuali parlano di una popolazione di {{M|15000|-|47500}} leoni in natura nel triennio 2002-2004,<ref>{{Cita pubblicazione|nome=H.|cognome=Bauer|autore2=S. Van Der Merwe|anno=2002|titolo=The African lion database|rivista=Cat news|volume=36|pp=41-53|lingua=en}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=Philippe Chardonnet|titolo=Conservation of African lion|anno=2002|editore=International Foundation for the Conservation of Wildlife|città=Parigi|lingua=en}}</ref> mentre sembra che negli [[anni 1990|anni novanta]] ve ne fossero circa centomila e nel 1950 circa {{M|400000}}. La causa del declino non è stata ancora compresa appieno e potrebbe essere non reversibile.<ref name=IUCN/> Al momento, il degrado dell'habitat e i conflitti con l'uomo sono le minacce peggiori per la specie.<ref name="nature">{{Cita web|url=http://www.pbs.org/wnet/nature/vanishinglions/index.html|titolo=NATURE. The Vanishing Lions|editore=PBS|data=aprile 2006|lingua=en|accesso=11 agosto 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070611090203/http://www.pbs.org/wnet/nature/vanishinglions/index.html|urlmorto=sì}}</ref><ref name="awf">{{Cita web|url=http://www.awf.org/content/wildlife/detail/lion|titolo=AWF Wildlife: Lion|editore=African Wildlife Foundation|lingua=en|accesso=7 agosto 2011}}</ref> Le popolazioni sopravvissute sono isolate l'una dall'altra e ciò comporta carenza di diversità genetica. Pertanto il leone è considerato vulnerabile dall'[[International Union for Conservation of Nature|International Union for Conservation of Nature and Natural Resources]], mentre la popolazione asiatica è classificata come in pericolo critico. La popolazione dell'Africa occidentale è completamente isolata da quella dell'[[Africa centrale]], con pochi o nessuno scambio. I maschi maturi in Africa occidentale erano circa 850-1160 nel triennio 2002-2004. Le dimensioni dell'intera popolazione sono dubbie, ma pare che ci siano da 100 a 400 leoni nell'[[ecosistema]] dell'[[Arly-Singou]] in [[Burkina Faso]].<ref name=IUCN/><ref name=":4" />
Sia per la sottospecie meridionale sia per quella settentrionale si è reso necessario creare e mantenere parchi nazionali e riserve. Le più conosciute sono il [[Parco nazionale d'Etosha]] in [[Namibia]], il [[Parco nazionale del Serengeti]] in [[Tanzania]] e il [[Parco nazionale Kruger]] nella zona orientale del [[Sudafrica]]. Al di fuori di queste aree i contrasti tra leoni e uomini o bestiame sono in genere risolti con l'eliminazione dei felidi.<ref>{{Cita news|lingua=en|nome=John|cognome=Roach|url=https://news.nationalgeographic.com/news/2003/07/0716_030716_lions.html|titolo=Lions Vs. Farmers: Peace Possible?|pubblicazione=National Geographic News|editore=National Geographic|data=16 luglio 2003|accesso=11 agosto 2011}}</ref> In [[India]] l'ultimo rifugio per il leone asiatico è il [[Gir Forest Wildlife Sanctuary|Gir Forest National Park]], largo {{M|14|u=km2}} e localizzato nell'Ovest del paese. Il parco nel 2004 ospitava 359 leoni<ref name=asiatich/> Come in Africa numerose abitazioni di uomini sono nei pressi del parco, con conseguenti scontri tra leoni, bestiame domestico, locali e agenti forestali.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Vasant K|cognome=Saberwal|autore2=Chellam Ravi|autore3=Gibbs James P.|anno=1994|mese=giugno|titolo=Lion-Human Conflict in the Gir Forest, India|url=https://archive.org/details/sim_conservation-biology_1994-06_8_2/page/501|rivista=Conservation Biology|volume=8|numero=2|pp=501-507|lingua=en|doi=10.1046/j.1523-1739.1994.08020501.x|autore4=Johnsingh A. J. T.}}</ref> Il progetto per la reintroduzione del leone asiatico è volto allo stabilimento di una seconda popolazione indipendente nel [[Kuno Wildlife Sanctuary]] nello Stato di [[Madhya Pradesh]].<ref>{{Cita web|lingua=en|url=https://www.conservationindia.org/articles/finding-refuge-in-india-the-relocation-of-asiatic-lions-or-african-cheetahs|titolo=Finding Refuge in India: The Relocation of Asiatic Lions or African Cheetahs|sito=Conservation India|accesso=30 giugno 2025}}</ref> Questa seconda popolazione avrebbe lo scopo di creare la necessaria diversità genetica per la sopravvivenza della specie.<ref>{{Cita web|lingua=en|url=https://www.chronicleindia.in/online-magazine/csce-february-2018/project-lion|titolo=Project Lion - chronicleindia.in|sito=Chronicle Publications Pvt. Ltd.|accesso=30 giugno 2025}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ilearncana.com/details/Asiatic-Lion/536|titolo=Asiatic Lion|sito=ilearncana.com|accesso=30 giugno 2025|lingua=en}}</ref>
[[File:Cub chewing on a piece of bark with mother in 2009.jpg|thumb|Cucciolo intento a giocare con un pezzo di [[corteccia (botanica)|corteccia]].]]
Un esempio sono i dodici leoni del [[Port Lympne Wild Animal Park|Port Lympne Zoo]] nel [[Kent]], in [[Inghilterra]], che sono discendenti degli animali posseduti dal [[Re del Marocco]].<ref>{{Cita web|url=http://faculty.qu.edu.qa/yamaguchi/Atlas%20lion.htm|titolo=Moroccan Royal Lions|lingua=en|accesso=19 agosto 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110816002612/http://faculty.qu.edu.qa/yamaguchi/Atlas%20lion.htm|urlmorto=sì}}</ref>
Altri undici leoni vivono nello zoo di [[Addis Abeba]] e dovrebbero discendere da animali posseduti dall'imperatore [[Hailé Selassié|Haile Selassie]]. WildLink International, in collaborazione con l'[[Università di Oxford]] ha avviato l'ambizioso ''Barbary Lion Project'', volto a identificare e allevare leoni berberi in cattività per reintrodurli nel parco nazionale dell'[[Atlante (catena montuosa)|Atlante]] in [[Marocco]].<ref name="yamaguchi-haddane">{{Cita pubblicazione|autore=Yamaguchi N.|autore2=Haddane B.|anno=2002|titolo=The North African Barbary lion and the Atlas Lion Project|rivista=International Zoo News|volume=49|pp=465-481|lingua=en}}</ref>
In seguito alla scoperta del forte declino della specie nell'[[Africa subsahariana]] sono stati stabiliti molti sforzi per la loro protezione. In particolare i leoni sono una delle specie nello ''Species Survival Plan'', attività coordinata dall'[[Association of Zoos and Aquariums]] per incrementare le possibilità di sopravvivenza dei singoli individui.<ref name=":4" /> Il piano ebbe inizio in origine nel 1982 ed era rivolto al leone asiatico, ma era stato bloccato quando si scoprì che la maggior parte dei leoni asiatici negli zoo nordamericani non erano geneticamente puri, essendo stati incrociati con individui africani. Il piano per il leone africano partì quindi nel 1993, specialmente rivolto alle popolazioni sudafricane, anche se il mantenimento di un certo livello di diversità genetica è reso arduo dall'incertezza sulla provenienza di molti individui.<ref name="zoos_encyclopedia" />
== Nella cultura di massa ==
{{vedi anche|Leone nella cultura di massa}}
[[File:Great Sphinx of Giza - 20080716a.jpg|thumb|left|La [[grande sfinge di Giza]] in [[Egitto]] presenta la testa umana e il corpo di leone]]
Il leone è uno dei simboli animali più riconoscibili nella cultura umana. È stato ampiamente raffigurato in sculture e dipinti, su bandiere nazionali e nelle opere cinematografiche e letterarie contemporanee.<ref>{{Cita libro|nome=C. A. W.|cognome=Guggisberg|titolo=Wild cats of the world|anno=1975|url=https://archive.org/details/wildcatsofworld00gugg|edizione=1 |data=1975|editore=Taplinger Pub. Co|pp=[https://archive.org/details/wildcatsofworld00gugg/page/138 138]-179|ISBN=978-0-8008-8324-9|lingua= en}}</ref> È considerato il "Re degli Animali"<ref>{{Cita|Jackson|p. 7.}}</ref> e ha simboleggiato potere, regalità e protezione.<ref name="Symbolism">{{Cita libro|nome=Hope B.|cognome=Werness|anno=2007|titolo=The Continuum Encyclopedia of Animal Symbolism in World Art|editore=Continuum International Publishing Group|pp=254–260|ISBN=978-0826419132|lingua=en}}</ref> Diversi leader hanno portato il nome di "leone", tra cui [[Sundiata Keita]] dell'[[Impero del Mali]], noto come il "Leone del Mali",<ref>{{Cita libro|cognome=Internet Archive|titolo=African mythology A to Z|url=http://archive.org/details/africanmythology00lync_0|accesso=24 giugno 2025|data=2004|editore=Facts on File|ISBN=978-0-8160-4892-2}}</ref> e [[Riccardo Cuor di Leone]] d'Inghilterra.<ref>{{Cita|Jackson|p. 133.}}</ref> La criniera del maschio lo rende particolarmente riconoscibile, motivo per cui è stato rappresentato più spesso della femmina.<ref>{{Cita|Jackson|p. 100.}}</ref> Ciononostante, anche la leonessa ha rivestito un ruolo importante come figura di guardiana.<ref name="Symbolism" />
Nell'[[antica Grecia]], il leone compare in diverse favole di [[Esopo]], in particolare ne ''[[Il leone e il topo]]''. Nella [[mitologia greca]], il [[leone di Nemea]] viene ucciso dall'eroe [[Eracle]], che poi ne indossa la pelle. Anche [[Lancillotto]] e Galvano furono eroi che uccisero leoni nell'[[Europa medievale]]. I leoni continuano a comparire nella letteratura moderna, come il [[Leone codardo]] ne ''[[Il meraviglioso mago di Oz]]'' (1900) di [[L. Frank Baum]], e [[Aslan (personaggio)|Aslan]] ne ''[[Il leone, la strega e l'armadio]]'' di [[C. S. Lewis]]. Nel cinema, il leone è stato rappresentato come re degli animali nel film d'animazione Disney ''[[Il re leone]]'' (1994).<ref>{{Cita|Jackson|pp. 7, 96, 99, 103-105, 128, 135, 150, 197.}}</ref>
== Note ==
;Annotazioni
<references group="N"/>
;Fonti
<references/>
== Bibliografia ==
* {{Cita libro|nome=Eric|cognome=Baratay|autore2=Elisabeth Hardouin-Fugier|titolo=Zoo: a history of zoological gardens in the West|url=https://archive.org/details/zoohistoryofzool0000bara|anno=2002|editore=Reaktion Books|città=Londra|lingua=en|cid=Baratay e Hardouin-Fugier|ISBN=1-86189-111-3}}
* {{Cita libro|nome=Wilfred|cognome=Blunt|titolo=The Ark in the Park: The Zoo in the Nineteenth Century|url=https://archive.org/details/isbn_241893313|anno=1975|editore=Hamish Hamilton|città=Londra|lingua=en|cid=Blunt|ISBN=0-241-89331-3}}
* {{Cita libro|nome=Catherine|cognome=de Courcy|titolo=The Zoo Story|anno=1995|editore=Penguin Books|città=Ringwood, Victoria|lingua=en|cid=de Courcy|ISBN=0-14-023919-7}}
* {{Cita libro|nome=Christine|cognome=Denis-Huot|autore2=Michel Denis-Huot|autore3=Gianni Giansanti|titolo=Leoni|anno=2002|editore=White Star|ISBN=978-88-8095-753-9}}
* {{Cita libro|nome=Vladimir Georgievich|cognome=Heptner|autore2=A. A. Sludskii|titolo=Mammals of the Soviet Union, Volume 1, Part 2: Carnivora (Hyaenas and Cats)|anno=1992|editore=Brill|città=Leiden u.a.|lingua=en|cid=Heptner e Sludskii|ISBN=90-04-08876-8}}
* {{Cita libro|nome=D.|cognome=Jackson|anno=2010|titolo=Lion|url=https://books.google.com/books?id=65lK7UIVRfIC|editore=Reaktion Books|ISBN=978-1861896551|cid=Jackson|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20240305201628/https://books.google.com/books?id=65lK7UIVRfIC|accesso=5 marzo 2024|data=18 maggio 2019|città=Londra|lingua=en}}
* {{Cita libro|nome=Carolus|cognome=Linnaeus|wkautore=Linneo|titolo=Systema Naturae per Regna Tria Naturae, secundum classes, ordines, genera, species, cum characteribus, differentiis, synonymis, locis|url=http://www.biodiversitylibrary.org/page/726936|accesso=10 agosto 2011|ed=10|anno=1758|editore=Holmiae (Laurentii Salvii)|lingua=la|capitolo=1|cid=linneo}}
* {{Cita libro|nome=David|cognome=Macdonald|titolo=The Encyclopedia of Mammals|url=https://archive.org/details/encyclopediaofma00mals_0|anno=1984|editore=Facts on File|città=New York|lingua=en|cid=Macdonald|ISBN=0-87196-871-1}}
* {{Cita libro|nome=Ronald M.|cognome=Nowak|titolo=Walker's carnivores of the world|url=https://archive.org/details/walkerscarnivore0000nowa|anno=2005|editore=Johns Hopkins University Press|città=Baltimore|lingua=en|cid=Nowak|ISBN=0-8018-8033-5}}
* {{Cita libro|nome=K.|cognome=Nowell|autore2=Jackson P.|titolo=Wild Cats: Status Survey and Conservation Action Plan|url=http://carnivoractionplans1.free.fr/wildcats.pdf|anno=1996|editore=IUCN/SSC Cat Specialist Group|città=Gland, Svizzera|lingua=en|pp=17-21|capitolo=Panthera Leo|cid=Nowell e Jackson|ISBN=2-8317-0045-0}}
* {{Cita libro|nome=George B.|cognome=Schaller|wkautore=George Schaller|titolo=The Serengeti lion: A study of predator-prey relations|url=https://archive.org/details/serengetilionstu0000scha|anno=1972|editore=University of Chicago Press|città=Chicago|lingua=en|cid=Schaller|ISBN=0-226-73639-3}}
* {{Cita libro|nome=Jonathan|cognome=Scott|autore2=Angela Scott|titolo=Big Cat Diary: Lion|url=https://archive.org/details/lion0000scot|anno=2006|editore=HarperCollins UK|lingua=en|cid=Scott e Scott|ISBN=978-0-00-721179-1}}
* {{Cita libro|nome=G.L.|cognome=Smuts|titolo=Lion|anno=1982|editore=Macmillian South Africa Ltd.|città=Johannesburg|lingua=en|cid=Smuts|ISBN=0-86954-122-6}}
* {{Cita libro|nome=Gerald L.|cognome=Wood|titolo=The Guinness book of animal facts and feats|url=https://archive.org/details/guinnessbookofan0000wood|anno=1976|editore=Guinness Superlatives|lingua=en|cid=Wood|ISBN=0-900424-60-5}}
== Voci correlate ==
* [[
* [[
* [[Pantherinae]]
* [[Panthera]]
* [[Felidi più grandi esistenti]]
* [[Leone di san Marco]]
* [[Leone nella cultura di massa]]
* [[Leone (araldica)]]
== Altri progetti ==
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==Collegamenti esterni==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{Cita web|url=http://www.wwf.it/client/render.aspx?content=0&root=692|titolo=Grandi felini, WWF Italia|accesso=4 agosto 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110608020818/http://www.wwf.it/client/render.aspx?content=0&root=692|urlmorto=sì}}
* {{Cita web|url=http://www.awf.org/content/wildlife/detail/lion|titolo=African Wildlife Foundation: Lion|lingua=en|accesso=4 agosto 2011}}
* {{Cita web|url=https://www.youtube.com/watch?v=LU8DDYz68kM|titolo=Un branco di leoni in lotta contro un coccodrillo e dei bufali per una preda|lingua=en|accesso=4 agosto 2011}}
* {{Cita web|url=http://www.lionconservationfund.org/|titolo=Lion Conservation Fund|lingua=en|accesso=4 agosto 2011}}
* {{Cita web|url=http://www.cbs.umn.edu/eeb/lionresearch/|titolo=Lion Research Center|lingua=en|accesso=4 agosto 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110615080915/http://www.cbs.umn.edu/eeb/lionresearch/|urlmorto=sì}}
* {{Cita web|url=http://www.biodiversitylibrary.org/name/Felis_leo|titolo=Biodiversity Heritage Library bibliography for ''Felis leo''|lingua=en|accesso=4 agosto 2011}}
* {{Cita web|url=http://www.biodiversitylibrary.org/name/Panthera_leo|titolo=Biodiversity Heritage Library bibliography for ''Panthera leo''|lingua=en|accesso=4 agosto 2011}}
* {{Cita web|url=https://www.bbc.co.uk/nature/species/Lion|titolo=Lion, BBC nature|lingua=en|accesso=4 agosto 2011}}
* {{Cita web|url=http://www.asiaticlion.org/|titolo=Asiatic lion|lingua=en|accesso=10 agosto 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090504215817/http://www.asiaticlion.org/|urlmorto=sì}}
* {{Cita web|url=http://www.teri.res.in/teriin/terragreen/issue3/feature.htm|titolo=Lion, Without Lioness, TerraGreen: News to Save the Earth|cognome=Srivastav|nome=Suvira|editore=Terragreen|data=15-31 dicembre 2001|lingua=en|accesso=16 agosto 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080514155635/http://www.teri.res.in/teriin/terragreen/issue3/feature.htm|urlmorto=sì}}
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