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{{Edificio religioso
La '''chiesa di Sant'Alessandro in Zebedia''' è una chiesa parrocchiale di [[Milano]] situata nell'omonima piazza cittadina. Costruita sul tradizionale luogo di prigionia di [[Alessandro di Bergamo|sant'Alessandro martire]], la chiesa è caratterizzata da una particolare pianta a croce greca inscritta in una pianta rettangolare con volte poggianti su colonne isolate: queste, assieme ad altre caratteristiche architettoniche dell'edificio furono ampiamente riprese e sviluppate in gran parte dell'Italia centro-settentrionale. Allo stesso tempo, per i forti richiami a celebri architetture del passato, la chiesa rappresenta il punto di congiunzione tra il tardo manierismo ed il primo barocco lombardo.▼
|NomeEdificio = Sant'Alessandro in Zebedia
|DedicatoA = [[Sant'Alessandro di Bergamo|Sant'Alessandro martire]]
|Immagine = 20190826_Sant'Alessandro_in_Zebedia,_facciata.jpg
|Didascalia = La facciata
|Larghezza =
|SiglaStato = ITA
|Regione = {{IT-LOM}}
|Città = {{simbolo|CoA Città di Milano.svg}}[[Milano]]
|Religione = [[Cattolicesimo|Cristiana cattolica]] di [[rito ambrosiano]]
|AnnoConsacr =
|Architetto = [[Francesco Maria Richini]], [[Lorenzo Binago]]
|StileArchitett = [[Architettura Barocca|Barocco]]
|InizioCostr = [[1601]]
|FineCostr = [[XVIII secolo]]
|Website =
|Note =
}}
▲La '''chiesa di Sant'Alessandro in Zebedia''' è una chiesa parrocchiale di [[Milano]] situata nell'omonima piazza cittadina. Costruita sul tradizionale luogo di prigionia di [[Alessandro di Bergamo|sant'Alessandro martire]], la chiesa è caratterizzata da una
==Storia==
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[[File:Milano - Sant'Alessandro nella prima metà dell'Ottocento.jpg|thumb|Incisione anonima della chiesa di Sant'Alessandro verso la prima metà del XIX secolo]]
Un primo progetto per la nuova chiesa fu redatto nel 1596 dal barnabita [[Giovanni Ambrogio Mazenta]], già attivo a [[Bologna]] e [[Napoli]], che propose un grandioso progetto per cui si resero necessarie ulteriori acquisizioni di stabili circostanti<ref name=RE163/>: il progetto prevedeva una pianta longitudinale che andasse ad occupare l'area acquistata fino all'odierna piazza Missori, dove tuttavia la congregazione voleva lasciare dello spazio per erigere l'edificio del collegio<ref>{{cita|Stabenow|p. 28}}</ref>. Nel 1601 il progetto fu infine affidato a [[Lorenzo Binago]], anch'egli barnabita e profondo conoscitore dell'architettura di Roma, dove soggiornò prima del suo ritorno a Milano per la committenza del nuovo Sant'Alessandro<ref>{{cita|Repishti|p. 158}}</ref><ref>{{cita|Denti|p. 110}}</ref>: l'architetto barnabita pensò per la chiesa una particolare pianta formata da una croce greca iscritta in una pianta centrale quadrata, ovvero una croce greca con quattro spazi posti agli "angoli" della pianta, di chiara derivazione bramantesca, a cui veniva aggiunto un ulteriore spazio retrostante occupato dal [[coro (architettura)|coro]] e dalla [[sacrestia]], formando quindi una pianta nel complesso longitudinale. Sebbene il Binago abbia pubblicato molte versioni del progetto della chiesa, questo impianto rimase sempre invariato, risultando di fondo come il tema centrale della costruzione<ref name=RE160>{{cita|Repishti|p. 160}}</ref>.
I primi progetti per la facciata risalgono invece al 1606 ad opera del varesotto [[Onorio Longhi]], allora attivo a Roma, con una facciata ad edicola con [[paraste]] a scandire la facciata e portale fiancheggiato da semicolonne binate ispirato alla romana [[Chiesa Nuova (Roma)|chiesa di santa Maria Valicella]]; con tuttavia alcune variazioni per l'ordine superiore. Diversi disegni invece furono effettuati dal Binago e dall'allievo [[Francesco Maria Richini]], dove il tema della facciata ad edicola fu sempre ripresa<ref>{{cita|Stabenow|p. 31}}</ref>.
I lavori partirono ufficialmente nel marzo del 1602 con una cerimonia officiata dall'arcivescovo di Milano [[Federico Borromeo]]<ref name=RE167/>, tuttavia i lavori procedettero molto lentamente fino al 1607, quando in meno due anni furono completate la sacrestia e la ''Cappella di Tutti i Santi''. Nel 1613 fu abbattuto l'oratorio di San Pancrazio e furono iniziati i lavori strutturali per la cupola maggiore centrale<ref name=RE160/>. Non vi sono al contrario documenti circa l'abbattimento dell'antica Sant'Alessandro: ipotesi più probabile è che buona parte delle mura perimetrali e fondazioni siano state inglobate dal nuovo edificio, il che rende ancor più interessante l'impianto a croce greca combinata, in tal caso sovrapposta al precedente edificio<ref>{{cita|Repishti|p. 169}}</ref>. Dal 1610 le fonti coeve iniziano invece ad essere contrastanti sullo stato di avanzamento dei lavori: in alcuni atti i lavori dell'edificio vengono descritti in stato avanzato nel 1620, mentre in altri la chiesa era quasi completata nel 1613; è tuttavia certo che nel 1611 venne celebrata nella chiesa la ricorrenza della canonizzazione di [[San Carlo Borromeo]]<ref name=MZ93/>.
Nel 1626 i lavori risultavano in uno stato piuttosto avanzato: le mura perimetrali e le volte erano pronte, comprese quelle delle cappelle, le cui decorazioni erano iniziate a partire dal 1623, così come la parte inferiore della facciata. Nello stesso anno le colonne giganti angolari erano già poggiate e la cupola appena terminata quando, durante il disarmo della centina, emersero delle crepe sulla struttura<ref>{{cita|Repishti|p. 172}}</ref>. Si propose quindi dapprima di rafforzare con armature le strutture già esistenti, tuttavia dopo vari dibattiti si decise di abbattere la cupola e ricostruirla da capo. La ricostruzione fu affidata a [[Gerolamo Quadrio]], che la disegnò meno slanciata della precedente versione, andando così a sopperire la sospetta inadeguatezza delle fondazioni della struttura<ref name=MZ93/>.
L'esecuzione della decorazione interna iniziò solamente nel 1683, anche per i problemi statici della cupola, a partire dal [[coro (architettura)|coro]] (1683-1686); seguirono presbiterio (1683-1686), cupola maggiore (1693-1697), volte (1695-1697), cupole laterali (1696-1698) ed infine la controfacciata nel 1699, con cui si concluse il ciclo di decorazioni pittoriche della chiesa<ref>{{cita|Spiriti, 2003|pp. 178-179}}</ref>.▼
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Solo nei primi anni del XVIII secolo la facciata fu finalmente portata a compimento dall'architetto barnabita [[Marcello Zucca]]: nel 1704 il cantiere venne riaperto per essere concluso nel 1711 con il completamente del campanile sinistro; nel 1717 fu infine terminata la scalinata<ref name=SP37>{{cita|Spiriti, 2002|p. 37}}</ref>.
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==Architettura==
===Facciata e decorazione esterna===
[[File:IMG 5148a - Milano - Sant'Alessandro - Dettaglio facciata - Foto Giovanni Dall'Orto 17 febr 2007.jpg|thumb|Particolare del frontone e della cupola]]
Come già chiarito la facciata fu ideata e costruita in due momenti differenti. La parte inferiore, disegnata dal Binago, è più tardo manierista che barocca: divisa in cinque partizioni mediante l'uso di paraste di [[ordine corinzio]], nella partizione centrale è inserita una nicchia ad arco ribassato retta da due colonne sempre di ordine corinzio; nella nicchia il portale decorato da una cornice ed una modanatura rettilinea è sormontato dal bassorilievo della ''Visione di Sant'Alessandro'' dello scultore comasco [[Stefano Sampietro]]. Nelle altre quattro partiture troviamo, simmetricamente, nicchie racchiuse in una cornice sormontata da timpano triangolare con statue di ''San Pietro'' e ''San Paolo'' sempre del Sampietro, mentre nelle due partiture esterne vi sono i due portali laterali decorati con timpano curvilineo e sormontati da finestre rettangolari decorate con volute<ref>{{cita|
La parte superiore della facciata fu realizzata solo in un secondo momento quasi un secolo dopo l'inizio del cantiere: sebbene segua il progetto originale del Binago ispirato a [[Basilica di Santa Maria Assunta (Genova)|Santa Maria in Carignano]] a [[Genova]], si nota immediatamente l'architettura decisamente più barocca rispetto all'ordine inferiore. Sempre rispetto al progetto originale il corpo superiore fu notevolmente abbassato dallo Zucca, in modo da rendere ben visibile sulla piazza la cupola monumentale. L'ordine superiore riprende le partiture verticali della base, con cui è unita con delle volute, ed è decorato con un finestrone e nicchie: la cornice superiore mistilinea è ulteriormente decorata da sette ''Angeli'', sempre del Sampietro. Perdute sono invece le statue attestate fino al XVIII secolo della ''Fede'', della ''Speranza'' e di ''Sant'Alessandro'', visibili tuttavia nelle incisioni dell'epoca. Il corpo centrale della facciata è quindi fiancheggiato da due campanili settecenteschi<ref name=SP37/>.
Secondo una consuetudine introdotta nell'architettura lombarda da [[Pellegrino Tibaldi]], il fianco della chiesa su via Zebedia è interamente scandito da [[paraste]] di ordine corinzio che riprendono la decorazione della facciata. Perno dell'edificio è la cupola centrale, per la quale fu realizzata una facciata ribassata rispetto al progetto originale proprio per permetterne la vista dalla piazza: la cupola fu realizzata con un alto tamburo scandito da paraste binate di ordine ionico inframezzate da finestroni con frontoni mistilinei<ref name=MZ94>{{cita|Mezzanotte|p. 94}}</ref>
===Interni===
Gran parte della decorazione fu eseguita da personaggi vicini all'[[accademia Ambrosiana]] e all'[[accademia di San Luca di Corconio]]<ref>{{cita|Spiriti, 2003|p. 186}}</ref>.
====Crociera e cupola====
[[File:20190826 Sant'Alessandro in Zebedia, cupola.jpg|thumb|left|Decorazione della cupola]]
Lo spazio della [[crociera (architettura)|crociera]] è il perno dello spazio interno: centro della croce greca della pianta, è perno per la direzionalità data dall'aggiunta del presbiterio che rompe l'unità della pianta centrale. Lo spazio è dominato dalle otto colonne in [[granito rosa di Baveno]] di ordine corinzio inserite nel taglio degli angoli dei piloni: assieme a questi, le colonne reggono le volte a tutto sesto riccamente decorate da marmi, pietre preziose e stucchi<ref name=MZ94/>.
La decorazione del complesso della cupola (1693-1697) fu eseguita dai pittori milanesi [[Filippo Abbiati]] e [[Federico Bianchi (pittore)|Federico Bianchi]]. A partire dalla base della cupola si hanno ''Virtù oratorie'' sui [[pennacchio (architettura)|pennacchi]],
in linea con la commissione barnabitica della chiesa: sono raffigurate rispettivamente la ''Sottigliezza'', l<nowiki>'</nowiki>''Agilità'', l<nowiki>'</nowiki>''Impassibilità'' e la ''Chiarezza''. Sul tamburo la decorazione prosegue con quattro raffigurazioni alternate del [[vecchio testamento|vecchio]] e del [[nuovo testamento]]: sono rispettivamente dipinte l'''Incontro di Salomone e della regina di Saba'', la ''Parabola del banchetto delle nozze'', la ''Danza di Maria e Mosè'' e la ''Parabola dei lavoratori della vigna''. La decorazione termina col grandioso affresco sulla cupola con la ''Gloria dei Santi'': il lavoro, da alcuni studiosi attribuito al solo Abbiati, per la sua impetuosità e scenografia anticipa le tematiche e lo stile dell'[[arte rococò]]<ref>{{cita|Spiriti, 2003|p. 182-183}}</ref>.
==== Battistero ====
[[File:20190826_Sant'Alessandro_in_Zebedia,_battistero.jpg|thumb|Il battistero affrescato]]
Situato a sinistra del portone d'ingresso, ricavato da uno spazio della controfacciata, il battistero fu ultimato alla fine del XVII secolo. Gli affreschi, terminati nel 1695, furono realizzati dal pittore detto ''il Romagnolo'': sulla sinistra è presente ''Il ritrovamento di Mosè nel Nilo'', alla destra ''Samuele unge Re Davide'', mentre nella parete frontale è raffigurato ''Il battesimo di Gesù'', dove [[San Giovanni Battista]] somministra il battesimo a Gesù mentre tiene un bastone con la mano sinistra. Sulla volta, che sembra retta dai quattro putti in stucco presenti sui [[Pennacchio (architettura)|pennacchi]], è rappresentato il ''Padreterno'' circondato da angeli che reggono un cartiglio recante la scritta HIC EST FILIUS MEUS DILECTUS. Al centro, il fonte battesimale in marmo è protetto da un ciborio in noce decorato con volute e teste d'angelo<ref>{{cita|Regesto documentario|p. 306}}</ref>.
==== Cappella dei Cittadini o dell'Assunta ====
Decorata nel 1683 dai fratelli [[Giacinto Santagostino|Giacinto]] e [[Agostino Santagostino]]<ref>{{cita|Regesto documentario|p. 305}}</ref>.
==== Cappella dei Balbi o di San Giuseppe ====
==== Cappella dei Marliani o del Corpus Domini ====
==== Cappella di San Pancrazio ====
===Influenze e sviluppi successivi===
Secondo lo storico dell'arte [[Rudolf Wittkower]], consapevole dell'evidente l'ispirazione al [[basilica di San Pietro in Vaticano|San Pietro]] bramantesco, inserisce Sant'Alessandro in un gruppo di chiese dell'epoca per "eredi" della pianta centrale bramantesca, tra cui la [[Chiesa del Gesù Nuovo]] di [[Napoli]] (1584),
Il Wittkower è peraltro uno dei più più grandi estimatori della chiesa di Sant'Alessandro, che considera come il gradino intermedio tra le chiese manieristiche a pianta mista centrale/longitudinale e le chiese barocche a pianta longitudinale<ref>{{cita|Wittkower|p. 199}}</ref>:
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Lo storico dell'arte [[Cesare Brandi]] individua nella pianta del Sant'Alessandro, oltre alla nota basilica di San Pietro del [[Bramante]], l'influenza della [[Basilica di Santa Maria Assunta (Genova)|chiesa di Santa Maria in Carignano]] dell'[[Galeazzo Alessi|Alessi]], attivo a Milano nel tardo Cinquecento. In particolare lo schema così modificato assieme all'uso delle colonne libere a reggere le volte fu riproposto dal [[Giovanni Battista Lantana|Lantana]] nel [[Cattedrale di Santa Maria Assunta (Brescia)|Duomo Nuovo]] e successivamente nella cappella Reale dell'[[Hôtel des Invalides]] a Parigi di [[Jules Hardouin Mansart]]<ref>{{cita|Brandi|p. 293}}</ref>. Sempre per la pianta a croce greca "allungata" e per la facciata "a tabernacolo" il Brandi riconosce nella romana [[chiesa di Santa Maria in Campitelli]] di [[Carlo Rainaldi]] un'importante citazione del modello del Binago<ref>{{cita|Brandi|p. 354}}</ref>.
Jorge Stabenow inserisce in primo luogo la chiesa di Sant'Alessandro in Zebedia come il culmine del lavoro del Binago e parte di un percorso di formazione e crescita dello stesso architetto: punto di partenza del lavoro dell'architetto barnabita fu la [[chiesa di San Paolo (Casale Monferrato)|chiesa di San Paolo]] di [[Casale Monferrato]], a pianta centrale e un lungo abside, forse ispirata alla non lontana bramantesca [[Chiesa di Santa Maria Annunziata (Roccaverano)|chiesa di Santa Maria Annunziata]] di [[Roccaverano]]. In questa prima fase lo storico dell'arte propone anche l'influenza del progetto bramantesco, mai realizzato, per la [[chiesa dei Santi Celso e Giuliano]] di [[Roma]]; per poi evolvere nei già citati modelli di San Pietro e Santa Maria in Carignano<ref>{{cita|Stabenow|p. 26-27}}</ref>.
Tra le influenze del Sant'Alessandro si può citare inoltre la struttura del [[Chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane|San Carlino]] del [[Borromini]], possibilmente studiata durante il suo apprendistato presso il Richini: a partire da una pianta rettangolare, il Borromini ne smussa gli angoli, non più a 45 gradi ma a 30, andando ad aggiungere delle otto colonne che reggono la cupola<ref>{{cita|Raspe|p. 204}}</ref>.
==Dedica e reliquie==
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===Fonti moderne===
*{{cita libro|titolo=Il Seicento e il Settecento - Itinerari di Milano e provincia|autore=Eugenia Bianchi|coautori=Stefania Buganza|editore=NodoLibri|città=Milano|anno=1999|cid=Bianchi}}
*{{cita libro|titolo=Disegno dell'architettura italiana|autore=Cesare Brandi|editore=Castelvecchi|città=Roma|anno=2013|ISBN=978-88-7615-918-3|cid=Brandi}}
* {{cita libro|autore= Giuseppe Cagni|titolo=L'arrivo dei Barnabiti nella parrocchia di Sant'Alessandro|opera=La pianta centrale nella Controriforma e la chiesa di Sant'Alessandro in Milano: Atti del convegno| curatori=Francesco Repishti e Giuseppe Cagni| editore=Centro Studi Storici Padri Barnabiti|città=Roma|anno=2003|cid=Cagni|sbn=IT\ICCU\LO1\0797106}}
*{{cita libro|titolo=Architettura a Milano tra controriforma e barocco|autore=Giovanni Denti|editore=Alinea Editrice |città=Firenze |anno=1988 |cid=Denti}}
* {{cita libro|autore=Paolo Mezzanotte |coautore=Giacomo Bascapè|curatore=Gianni Mezzanotte|titolo=Milano nell'arte e nella storia| anno=1968|editore=Bestetti |città=Milano|cid=Mezzanotte|sbn=IT\ICCU\SBL\0090392}}
* {{cita libro|autore= Nicoletta Onida|titolo= La cura di Sant'Alessandro tra fine Cinquecento e inizio Seicento|opera=La pianta centrale nella Controriforma e la chiesa di Sant'Alessandro in Milano: Atti del convegno| curatori=Francesco Repishti e Giuseppe Cagni| editore=Centro Studi Storici Padri Barnabiti|città=Roma|anno=2003|cid=Onida|sbn=IT\ICCU\LO1\0797106}}
* {{cita libro|autore= Francesco Repishti|titolo=La chiesa di Sant'Alessandro in Zebedia a Milano|opera=La pianta centrale nella Controriforma e la chiesa di Sant'Alessandro in Milano: Atti del convegno| curatori=Francesco Repishti e Giuseppe Cagni| editore=Centro Studi Storici Padri Barnabiti|città=Roma|anno=2003|cid=Repishti|sbn=IT\ICCU\LO1\0797106}}
* {{cita libro|autore= Francesco Repishti, Giuseppe Cagni|titolo=La fabbrica di Sant'Alessandro: regesto documentario|opera=La pianta centrale nella Controriforma e la chiesa di Sant'Alessandro in Milano: Atti del convegno| curatori=Francesco Repishti e Giuseppe Cagni| editore=Centro Studi Storici Padri Barnabiti|città=Roma|anno=2003|cid=Regesto documentario|sbn=IT\ICCU\LO1\0797106}}
* {{Cita pubblicazione|titolo= Rileggere Binago: Marcello Zucca e il problema della facciata di Sant'Alessandro in Zebedia|autore= Andrea Spiriti|rivista = Arte Lombarda|numero = 134 |editore = Vita e Pensiero|città = Milano|anno = 2002|cid =Spiriti, 2002}}
* {{cita libro|autore= Andrea Spiriti|titolo=La decorazione di Sant'Alessandro: contributo ad una lettura iconografica unitaria|opera=La pianta centrale nella Controriforma e la chiesa di Sant'Alessandro in Milano: Atti del convegno| curatori=Francesco Repishti e Giuseppe Cagni| editore=Centro Studi Storici Padri Barnabiti|città=Roma|anno=2003|cid=Spiriti, 2003|sbn=IT\ICCU\LO1\0797106}}
* {{Cita pubblicazione|titolo= Sant'Alessandro in Zebedia: la chiesa e i disegni|autore=Jorg Stabenow|rivista = Arte Lombarda|numero = 134 |editore = Vita e Pensiero|città = Milano|anno = 2002|cid =Stabenow}}
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