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{{Azienda
|nome = Montecatini Edison, Montedison
|logo=Montedison.svg
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|nazione = ITA
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|sede=[[Milano]]
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|data chiusura = [[2002]], ridenominata [[Edison (azienda)|Edison]]
|fondatori = [[Montecatini (azienda)|Montecatini]] ed [[Edison (azienda)|Edison]]
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|data chiusura = [[2002]]
* [[Giorgio Valerio]], presidente
|causa chiusura = (ridenominata [[Edison (azienda)|Edison]])
* [[Eugenio Cefis]], presidente
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* [[Mario Schimberni]], presidente
|settore = [[chimica]] (principale)
* [[Raul Gardini]], presidente
|industria=[[chimica]] (principale)
* [[chimica industriale]]
* [[industria petrolchimica|petrolchimica]]
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* [[metallurgia]]
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'''Montecatini Edison S.p.A.''' (dal [[1966]] al [[1969]]), successivamente abbreviato in '''Montedison S.p.A.''', è stato un grande [[Holding|gruppo industriale e finanziario]] [[italia]]no, conosciuto con questo nome fino al [[2002]]; attivo nella [[chimica industriale|chimica]] e nell'[[Trasformazione agroalimentare|agroalimentare]], aveva interessi in numerosi altri settori, quali [[industria farmaceutica|farmaceutica]], [[Energetica (ingegneria)|energia]], [[metallurgia]], [[assicurazione|assicurazioni]] ed [[editoria]].
 
Costanti della sua storia sono stati il dualismo con il polo chimico pubblico dell'[[Eni]], l'influenza da parte di [[Mediobanca]] ed un [[Capitale sociale (economia)|capitale sociale]] frammentato, spesso privo di un [[azionista]] di controllo e soggetto a frequenti [[Scalata (finanza)|scalate]] in [[Borsa valori|Borsa]]. All'inizio fu una grande ''[[Società ad azionariato diffuso|public company]]'', la prima in [[Italia]] nella chimica, quinta in [[Europa]] e settima al mondo. Era la metà della [[DuPont]] e dell'[[Imperial Chemical Industries|Ici]] [[Imperial Chemical Industries]], più piccola della [[Bayer]] e della [[Monsanto Company|Monsanto]], quasi uguale alla [[Hoechst AG|Hoechst]] e alla [[Rhône-Poulenc]].<ref>Alberto Mazzuca, ''Gardini il corsaro'', Bologna, Minerva Edizioni, 2013, p. 114.</ref>
La '''Montecatini Edison S.p.A.''', dal [[1966]] al [[1969]], abbreviata poi in '''Montedison S.p.A.''', è stata un grande [[gruppo industriale]] e [[Gruppo finanziario|finanziario]] [[italia]]no, conosciuto con questo nome fino al [[2002]]; attivo prevalentemente nella [[chimica industriale|chimica]], aveva però interessi in numerosi altri settori, quali: [[industria farmaceutica|farmaceutica]], [[Energetica (ingegneria)|energia]], [[metallurgia]], [[agroalimentare]], [[assicurazione|assicurazioni]], [[editoria]].
 
Nella seconda metà degli anni ottanta, dopo la confluenza nel gruppo [[Ferruzzi]], diventò il secondo maggior gruppo industriale privato italiano. Nel [[2001]] è stato sempre il secondo gruppo privato italiano prima di essere scalato dalla [[FIAT]] con la francese [[Électricité de France|EDF]] come alleata ed essere smembrato e venduto nel 2002. Viene tenuta solo la parte energetica in una società ([[Edison (azienda)|Edison]]) il cui controllo finisce in mano pubblica francese (EDF) e italiana ([[Aem (azienda)|Aem]], controllata dal comune di Milano)<ref>Fulvio Coltorti, ''La Mediobanca di Cuccia'', Torino, G.Giappichelli Editore, 2017, p. 54. Coltorti, che a lungo è stato il responsabile dell'Area studi di Mediobanca dove ha lavorato con Enrico Cuccia e Vincenzo Maranghi dal 1972 al 2015, sottolinea come con questa Opa ostile la FIAT non solo abbia affossato il secondo gruppo industriale italiano ma abbia aggravato con i debiti contratti i suoi stessi problemi sino al punto da dover cambiare nel 2004 il management e nominare Sergio Marchionne amministratore delegato.</ref> nel 1º gennaio 2008 Aem è operativa con il nome di [[A2A|A2A S.p.A]], in seguito alla fusione per incorporazione di [[AMSA]] e [[ASM Brescia|ASM]].
Costanti della sua storia sono stati il dualismo con il polo chimico pubblico dell'[[Eni]], l'influenza da parte di [[Mediobanca]] ed un [[Capitale sociale (economia)|capitale sociale]] frammentato, spesso privo di un [[azionista]] di controllo e soggetto a frequenti [[Scalata (finanza)|scalate]] in [[Borsa valori|Borsa]].
 
All'inizio fu una grande ''[[public company]]'', la numero uno in [[Italia]] nella chimica, quinta in [[Europa]] e settima al mondo. Era la metà della [[DuPont]] e dell'[[Imperial Chemical Industries|Ici]], più piccola della [[Bayer]] e della [[Monsanto Company|Monsanto]], quasi uguale alla [[Hoechst AG|Hoechst]] e alla [[Rhône-Poulenc]].<ref>Alberto Mazzuca, ''Gardini il corsaro'', Bologna, Minerva Edizioni, 2013, p. 114.</ref> Nella seconda metà degli anni ottanta diventò con la [[Ferruzzi]] il secondo maggior gruppo industriale privato italiano. Nel [[2001]] è stato sempre il secondo gruppo privato italiano prima di essere scalato dalla [[FIAT]] con la francese [[Électricité de France|EDF]] come alleata ed essere smembrato e venduto nel 2002. Viene tenuta solo la parte energetica in una società ([[Edison (azienda)|Edison]]) il cui controllo finisce in mano pubblica francese (EDF) e italiana ([[Aem]], controllata dal comune di Milano).<ref>Fulvio Coltorti, ''La Mediobanca di Cuccia'', Torino, G.Giappichelli Editore, 2017, p. 54. Coltorti, che a lungo è stato il responsabile dell'Area studi di Mediobanca dove ha lavorato con Enrico Cuccia e Vincenzo Maranghi dal 1972 al 2015, sottolinea come con questa Opa ostile la FIAT non solo abbia affossato il secondo gruppo industriale italiano ma abbia aggravato con i debiti contratti i suoi stessi problemi sino al punto da dover cambiare nel 2004 il management e nominare Sergio Marchionne amministratore delegato.</ref>
 
== Storia ==
=== Origini: Montecatini ed Edison ===
[[File:Montecatini Logo.svg|thumb|Il primo logo Montecatini Edison, 1966]]
La Montedison nacque nel [[1966]] dalla fusione tra [[Montecatini (azienda)|Montecatini]] ed [[Edison (azienda)|Edison]]; la [[Montecatini (azienda)|Montecatini]] era stata costituita nel [[1888]] a [[Montecatini Val di Cecina]] ([[Provincia di Pisa|PI]]) per lo sfruttamento delle [[Miniera di Caporciano|locali miniere]] di [[rame]]; negli [[anni 1910|anni dieci]] del [[XX secolo]] entrò nel settore chimico e nei decenni successivi diventò, a colpi di brevetti e di acquisizioni, la maggior azienda chimica italiana, pressoché monopolista in alcune produzioni come l'[[acido solforico]], i [[Fertilizzante|concimi]], i [[coloranti]] (tramite la controllata [[ACNA]]); nel [[1936]], in collaborazione con l'[[AGIP]], costituì l'[[Anic]] (Azienda Nazionale Idrogenazione Carburanti), con lo scopo di produrre benzina sintetica, e che sarebbe stato il primo nucleo dell'[[industria petrolchimica]] italiana.
La Montedison nacque nel [[1966]] dalla fusione tra [[Montecatini (azienda)|Montecatini]] ed [[Edison (azienda)|Edison]]; la [[Montecatini (azienda)|Montecatini]] era stata costituita nel [[1888]] a [[Montecatini Val di Cecina]] ([[Provincia di Pisa|PI]]) per lo sfruttamento delle [[Miniera di Caporciano|locali miniere]] di [[rame]]; negli [[anni 1910|anni dieci]] del [[XX secolo]] entrò nel settore chimico e nei decenni successivi diventò, a colpi di brevetti e di acquisizioni, la maggior azienda chimica italiana, pressoché monopolista in alcune produzioni come l'[[acido solforico]], i [[Fertilizzante|concimi]], i [[coloranti]] (tramite la controllata [[ACNA]]); nel [[1936]], in collaborazione con l'[[Agip]], costituì l'[[Anic]] (Azienda Nazionale Idrogenazione Carburanti), con lo scopo di produrre benzina sintetica, che sarebbe stato il primo nucleo dell'[[industria petrolchimica]] italiana.
La Edison era nata nel [[1884]] a [[Milano]] e fu una delle prime aziende a sfruttare in Italia quell'[[energia idroelettrica]] che fu alla base della prima industrializzazione italiana, costruendo [[diga|dighe]] lungo l'arco alpino, in particolare in [[Lombardia]]; già ai primi del ‘900 la Edison era uno dei gruppi industriali dominanti in Italia, suddividendosi il controllo del mercato elettrico nell'Italia del Nord con la [[SIP - Società idroelettrica piemontese]], concentrata in [[Piemonte]] e [[Liguria]], e la [[Società Adriatica di Elettricità|SADE]], forte nel Nord Est.
 
La Edison era nata nel [[1884]] a [[Milano]] e fu una delle prime aziende a sfruttare in Italia quell'[[energia idroelettrica]] che fu alla base della prima industrializzazione italiana, costruendo [[diga|dighe]] lungo l'arco alpino, in particolare in [[Lombardia]]; già ai primi del Novecento la Edison era uno dei gruppi industriali dominanti in Italia, suddividendosi il controllo del mercato elettrico nell'Italia a Nord con la [[SIP - Società idroelettrica piemontese]], concentrata in [[Piemonte]] e [[Liguria]], e la [[Società Adriatica di Elettricità|SADE]], forte nel Nord Est.
 
=== Il dopoguerra e la fusione ===
Già nell'immediato dopoguerra in [[Italia]] si ipotizzava la nazionalizzazione dell'industria elettrica, fino ad allora in mano ad aziende private come la stessa Edison; la prospettiva di subire un esproprio delle proprie attività indusse le aziende elettriche a diversificare: la Edison scelse di investire prevalentemente nella petrolchimica, attratta anche dagli incentivi concessi dallo Stato. Negli [[anni 1950|anni cinquanta]] così gli interessi della Edison entrarono in collisione con quelli della Montecatini, in difficoltà finanziarie per i forti investimenti richiesti dalla costruzione del polo petrolchimico di [[Brindisi]], ma all'avanguardia nella ricerca sui nuovi materiali (il [[polipropilene]] isotattico), grazie all'industrializzazione dei brevetti derivanti dalle ricerche del chimico [[Giulio Natta]], [[premio Nobel]] nel 1963.
 
Negli [[anni 1950|anni cinquanta]] così gli interessi della Edison entrarono in collisione con quelli della Montecatini, in difficoltà finanziarie per i forti investimenti richiesti dalla costruzione del polo petrolchimico di [[Brindisi]], ma all'avanguardia nella ricerca sui nuovi materiali (il [[polipropilene]] isotattico), grazie all'industrializzazione dei brevetti derivanti dalle ricerche del chimico [[Giulio Natta]], [[premio Nobel]] nel 1963.
Nel [[1962]], con la costituzione dell'[[Enel]], la nazionalizzazione dell'industria elettrica ebbe effettivamente luogo; le aziende private dovettero conferire i loro impianti al neonato ente elettrico, ricevendo in cambio dei cospicui indennizzi. La stessa Montecatini nel [[1963]] acquisì l'ex azienda elettrica SADE, con il solo scopo di appropriarsi degli indennizzi; ma il dissesto finanziario della Montecatini trovò soluzione solo il 7 luglio [[1966]] con la fusione per incorporazione di Montecatini - Società generale per l'Industria Mineraria e Chimica - in Edison, anch'essa forte degli indennizzi ricevuti dallo stato in seguito alla [[Statalismo|nazionalizzazione]]; la fusione (presidente della Montecatini era [[Carlo Faina]], fino all’ultimo tenuto all’oscuro dell’operazione condotta, come una congiura di palazzo, dal suo braccio destro, [[Giorgio Macerata]],<ref>Alberto Mazzuca, ''Penne al vetriolo'', Bologna, Minerva, 2017, p.314.</ref> presidente della Edison era [[Giorgio Valerio]]), fu pensata dai manager e azionisti delle due società<ref>Eugenio Scalfari, Giuseppe Turani, ''Razza padrona'', Milano, Feltrinelli, 1974, p. 117</ref> e progettata da [[Mediobanca]] e da [[Enrico Cuccia]]. Il primo a parlarne con Cuccia fu [[Leopoldo Pirelli]].<ref>Piero Ottone, ''Il gioco dei potenti'', Milano, Longanesi & C, 1985, p. 167.</ref> La guida della Montedison fu poi affidata ai dirigenti della “vecchia” Edison. La giustificazione dell'operazione di fusione, annoterà [[Pietro Nenni]] nel suo diario il 7 dicembre 1965, fu che la Edison "ha i soldi ma non sa dove investirli" e la Montecatini "ha un vasto piano di investimenti ma non ha i capitali".<ref>Cfr Alberto Mazzuca, ''Penne al vetriolo'', op.cit.,p.314.</ref>
 
Nel [[1962]], con la costituzione dell'[[Enel]], la nazionalizzazione dell'industria elettrica ebbe effettivamente luogo; le aziende private dovettero conferire i loro impianti al neonato ente elettrico, ricevendo in cambio dei cospicui indennizzi. La stessa Montecatini nel [[1963]] acquisì l'ex azienda elettrica SADE, con il solo scopo di appropriarsi degli indennizzi; ma il dissesto finanziario della Montecatini trovò soluzione solo il 7 luglio [[1966]] con la fusione per incorporazione di Montecatini - Società generale per l'Industria Mineraria e Chimica – in Edison, anch'essa forte degli indennizzi ricevuti dallo stato in seguito alla [[Statalismo|nazionalizzazione]]; la fusione (presidente della Montecatini era [[Carlo Faina]], fino all’ultimo tenuto all’oscuro dell’operazione condotta, come una congiura di palazzo, dal suo braccio destro, Giorgio Macerata,<ref>Alberto Mazzuca, ''Penne al vetriolo'', Bologna, Minerva, 2017, p.314.</ref> presidente della Edison era [[Giorgio Valerio]]), fu pensata dai manager e azionisti delle due società<ref>Eugenio Scalfari, Giuseppe Turani, ''Razza padrona'', Milano, Feltrinelli, 1974, p. 117</ref> e progettata da [[Mediobanca]] e da [[Enrico Cuccia]].
Nel [[1968]], sempre con la supervisione di [[Mediobanca]] ma anche con l'appoggio del governo e dell'Eni, la [[Sogam]] (finanziaria a controllo congiunto [[IRI]]-[[Eni]]) rastrellò in Borsa, senza che nessuno - nemmeno Valerio - riuscisse a capire chi fosse dietro a quel rastrellamento,<ref>Alberto Mazzuca, ''Gardini il Corsaro'', op.cit., p.115-116.</ref> un pacchetto di azioni pari al 15-20% del capitale Montedison, sufficiente a garantire la qualifica di azionista di riferimento. Valerio fu estromesso dal suo incarico di presidente, al suo posto subentrarono prima [[Cesare Merzagora]] e dopo [[Pietro Campilli]].
 
Il primo a parlarne con Cuccia fu [[Leopoldo Pirelli]].<ref>Piero Ottone, ''Il gioco dei potenti'', Milano, Longanesi & C, 1985, p. 167.</ref>
=== Gli anni Settanta ===
 
La guida della Montedison fu poi affidata ai dirigenti della “vecchia” Edison. La giustificazione dell'operazione di fusione, annoterà [[Pietro Nenni]] nel suo diario il 7 dicembre 1965, fu che la Edison "ha i soldi ma non sa dove investirli" e la Montecatini "ha un vasto piano di investimenti ma non ha i capitali".<ref>Cfr Alberto Mazzuca, ''Penne al vetriolo'', op.cit., p.314.</ref>
 
Nel [[1968]], sempre con la supervisione di [[Mediobanca]] ma anche con l'appoggio del governo e dell'Eni, la [[Sogam]] (finanziaria a controllo congiunto [[IRI]]-[[Eni]]) rastrellò in Borsa, senza che nessuno – nemmeno Valerio – riuscisse a capire chi fosse dietro a quel rastrellamento,<ref>Alberto Mazzuca, ''Gardini il Corsaro'', op.cit., p.115-116.</ref> un pacchetto di azioni pari al 15-20% del capitale Montedison, sufficiente a garantire la qualifica di azionista di riferimento. Valerio fu estromesso dal suo incarico di presidente, al suo posto subentrarono prima [[Cesare Merzagora]] e dopo [[Pietro Campilli]]. Amministratore delegato del settore di ricerca Montedel, fra il 1968 e il 1974 e poi direttore generale fino al 1980, fu nominato il fisico [[Umberto Pellegrini]].
 
=== Gli anni settanta ===
Nel [[1971]] [[Eugenio Cefis]], già presidente dell'[[Eni]], fu nominato presidente della Montedison, carica che avrebbe mantenuto fino al [[1977]]; la stampa dell'epoca vedeva la Montedison più come uno strumento di [[Eugenio Cefis|Cefis]] per realizzare non meglio precisati disegni politici (anche di tipo golpistico)<ref>P. Ottone riporta in ''Il gioco dei potenti'', Longanesi, 1985, che Cefis avrebbe riferito ad amici che Cuccia si sarebbe rivolto a lui nel momento in cui abbandonò la presidenza della Montedison dicendo "Questo da Lei non me l'aspettavo. Credevo che Lei avrebbe fatto il colpo di Stato." Citato in G. Galli, ''Il padrone dei padroni'', pag. 112, nota 19. In un'intervista pubblicata dopo la sua morte, Cefis confermò in sostanza la frase rivoltagli da Cuccia, a cui disse di avere risposto "Ma lei è matto", non capendo quando e come avesse potuto dare a Cuccia questa sensazione; Dario Di Vico, ''Non ho mai capito di che golpe parlasse Cuccia'', Corriere Economia, 5 giugno 2006. Per i retroscena politici della scalata di Eni alla Montedison si veda E. Scalfari, G. Turani, ''Razza padrona. Storia della borghesia di stato'', Feltrinelli, 1974, pagg. 153 e seguenti</ref> che non come un gruppo industriale collegato con l'[[Eni]], che ne deteneva congiuntamente all'IRI il pacchetto di controllo.
 
Il sospetto era avvalorato dall'acquisizione del quotidiano [[Il Messaggero]] e dalle mire di Cefis sul [[Corriere della Sera]]: i quotidiani sarebbero dovuti servire per aumentare il peso politico di Cefis e del suo referente politico [[Amintore Fanfani]].<ref>G. Galli, ''Il padrone dei padroni'', pagg. 107-108</ref>. A prescindere da ciò, negli anni '70 la Montedison infilò una lunga serie di bilanci in rosso, appena mitigati da proventi finanziari ricercati proprio con lo scopo di “abbellire” i risultati fiaccati dal cattivo andamento della gestione industriale<ref>G. Baldi, ''I potenti del sistema'', pag. 117</ref>. Nonostante la presenza dell'ENI nel capitale, la Montedison ne era di fatto autonoma, comportandosi con l'ente petrolifero come un concorrente, entrandovi in collisione specialmente per l'assegnazione dei cospicui aiuti pubblici che in quegli anni erano erogati a fronte degli investimenti industriali nel [[Mezzogiorno (Italia)|Mezzogiorno]]. All'IRI Montedison poté cedere alcune aziende alimentari (come la Pai e la [[Pavesi (azienda)|Pavesi]]) acquistate dalla Edison nel decennio precedente, mentre approfittò della creazione dell'[[Ente gestione attività minerarie]] per cedergli le poco redditizie attività minerarie ereditate dalla Montecatini<ref>G. Baldi, ''I potenti del sistema'', pagg. 117 e 167</ref>.
 
A prescindere da ciò, negli anni '70 la Montedison infilò una lunga serie di bilanci in rosso, appena mitigati da proventi finanziari ricercati proprio con lo scopo di “abbellire” i risultati fiaccati dal cattivo andamento della gestione industriale.<ref>G. Baldi, ''I potenti del sistema'', pag. 117</ref> Nonostante la presenza dell'ENI nel capitale, la Montedison ne era di fatto autonoma, comportandosi con l'ente petrolifero come un concorrente, entrandovi in collisione specialmente per l'assegnazione dei cospicui aiuti pubblici che in quegli anni erano erogati a fronte degli investimenti industriali nel [[Mezzogiorno (Italia)|Mezzogiorno]].
Nel [[1975]] la Montedison aveva un [[fatturato]] di 5,41 miliardi di [[dollaro statunitense|dollari]] e 150.555 dipendenti.<ref>dalla classifica di [[Fortune]], citata in ''Le società multinazionali'', Rizzoli Editore, 1975, pagg. 206-207</ref>
 
Montedison poté cedere all'IRI alcune aziende alimentari (come la Pai e la [[Pavesi (azienda)|Pavesi]]) acquistate dalla Edison nel decennio precedente, mentre approfittò della creazione dell'[[Ente gestione attività minerarie]] per cedergli le poco redditizie attività minerarie ereditate dalla Montecatini.<ref>G. Baldi, ''I potenti del sistema'', pagg. 117 e 167</ref>
=== Gli anni Ottanta ===
 
Nel [[1975]] la Montedison aveva un [[fatturato]] di 5,41 miliardi di [[dollaro statunitense|dollari]] e 150.555 dipendenti.<ref>dalla classifica di [[Fortune]], citata in ''Le società multinazionali'', Rizzoli Editore, 1975, pagg. 206-207</ref>
 
=== Gli anni ottanta ===
Nel [[1981]] ebbe luogo la “riprivatizzazione” della Montedison: sotto la regia di [[Mediobanca]] un consorzio partecipato dai gruppi [[Agnelli (famiglia)|Agnelli]], [[Pirelli (azienda)|Pirelli]], [[Anna Bonomi Bolchini|Bonomi]] e [[Orlando (famiglia)|Orlando]] acquisì il pacchetto di controllo in mano agli enti pubblici. Grazie anche ad una congiuntura favorevole i conti della Montedison andarono migliorando, ed il presidente Mario Schimberni se ne avvantaggiò perseguendo una politica di autonomia dai maggiori azionisti, compiendo operazioni anche al di fuori del settore chimico, come l'acquisizione della compagnia assicurativa [[La Fondiaria Assicurazioni|Fondiaria]], nonostante il parere contrario di Mediobanca.
 
In questi anni, Schimberni porta il fatturato a 13.791 miliardi di lire e l'utile netto a 566 miliardi di lire di utile (1987, il valore più alto mai registrato<ref>[http{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/09/24/schimberni-riapre-la-pagina-della-finanza.html|titolo=SCHIMBERNI repubblicaRIAPRE LA PAGINA DELLA FINANZA - la Repubblica.it]|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=1993-09-24|lingua=it|accesso=2024-01-07}}</ref>) contro gli 830 miliardi di perdita del 1982, anche grazie alla vendita a Eni di alcuni impianti Montedison, che ha portato nella compagnia chimica 400 miliardi di lire.

L'indebitamento, tuttavia, sale, fino a quota 7.800 miliardi.<ref>[http{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/08/04/la-enimont-pronta-partire-manca-solo.html|titolo=LA repubblicaENIMONT E' PRONTA A PARTIRE MANCA SOLO IL SI' DI FRACANZANI - la Repubblica.it]|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=4 agosto 1988|accesso=28 dicembre 2023}}</ref><ref>Licenziare i padroni? - Massimo Mucchetti - Feltrinelli</ref><ref>[http{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/12/02/eredita-alla-montedison-debiti.html|titolo=L' repubblicaEREDITA' ALLA MONTEDISON? DEBITI - la Repubblica.it]|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=2 dicembre 1988|accesso=28 dicembre 2023}}</ref>.
 
Le società più profittevoli erano Himont, Montedipe e Dutral attive nei propilenici, materiali speciali, Erbamont-Farmitalia nella farmaceutica e Selm nell'energia elettrica<ref name="ricerca.repubblica.it">[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/07/06/il-forziere-di-foro-buonaparte.html repubblica.it]</ref><ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/02/05/nei-conti-di-ferruzzi.html repubblica.it]</ref>: in particolare, era il primo produttore mondiale di polipropilene, tra i leader in Europa nella produzione di polistirolo, di gomme fluorurate e gomme da etilene-propilene, tra i primi nella produzione degli antitumorali e negli intermedi per antibiotici da fermentazione ed era il principale produttore privato di energia elettrica<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/02/05/nel-forziere-gioielli-cambiali.html repubblica.it]</ref>. I settori meno profittevoli erano quelli relativi ai fertilizzanti (dove però era il principale produttore nazionale), fitofarmaci e fibre<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/05/05/ecco-il-futuro-della-montedison.html repubblica.it]</ref>.
Le società più profittevoli erano Himont, Montedipe e Dutral attive nei propilenici, materiali speciali, Erbamont-Farmitalia nella farmaceutica e Selm nell'energia elettrica:<ref name="ricerca.repubblica.it">{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/07/06/il-forziere-di-foro-buonaparte.html|titolo=IL FORZIERE DI FORO BUONAPARTE - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=6 luglio 1985|accesso=28 dicembre 2023}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/02/05/nei-conti-di-ferruzzi.html|titolo=NEI CONTI DI FERRUZZI - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=5 febbraio 1988|accesso=28 dicembre 2023}}</ref> in particolare, era il primo produttore mondiale di polipropilene, tra i leader in Europa nella produzione di polistirolo, di gomme fluorurate e gomme da etilene-propilene, tra i primi nella produzione degli antitumorali e negli intermedi per antibiotici da fermentazione ed era il principale produttore privato di energia elettrica.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/02/05/nel-forziere-gioielli-cambiali.html|titolo=NEL FORZIERE GIOIELLI E CAMBIALI - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=5 febbraio 1988|accesso=28 dicembre 2023}}</ref>
 
I settori meno redditizi erano quelli relativi ai fertilizzanti (dove però era il principale produttore nazionale), fitofarmaci e fibre.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/05/05/ecco-il-futuro-della-montedison.html|titolo=ECCO IL FUTURO DELLA MONTEDISON - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=5 maggio 1988|accesso=28 dicembre 2023}}</ref>
 
=== L'arrivo di Gardini ===
Anche per gli attriti di cui sopra, i maggiori soci uscirono progressivamente dall'azionariato, mentre vi entrarono gruppi “emergenti” come il gruppo Varasi (vernici), la Inghirami (abbigliamento), la Maltauro (costruzioni) ed il gruppo [[Ferruzzi]] (agroalimentare); quest'ultimo, guidato da [[Raul Gardini]], venne ad assumere una posizione via via predominante tramite gli acquisti in Borsa nel [[1987]] deteneva più del 40% del capitale, diventando il socio di comando.
 
Il disegno imprenditoriale del gruppo [[Ferruzzi]], attivo soprattutto nel settore agro-alimentare, non sembrava del tutto coerente con le attività della Montedison: secondo alcune interpretazioni la Ferruzzi aveva cominciato ad intuire le potenzialità della “chimica verde” (ad esempio nei biomateriali o nelle bioenergie),<ref>così ad esempio già in C. Peruzzi, ''Il caso Ferruzzi'', Edizioni del Sole 24 Ore, 1987, pag. 177</ref> intravedendovi possibili sbocchi di mercato per le materie prime agricole.
===L'arrivo di Ferruzzi===
Anche per gli attriti di cui sopra, i maggiori soci uscirono progressivamente dall'azionariato, mentre vi entrarono gruppi “emergenti” come il gruppo Varasi (vernici), la Inghirami (abbigliamento), la Maltauro (costruzioni) ed il gruppo [[Ferruzzi]] (agroalimentare); quest'ultimo, guidato da [[Raul Gardini]], venne ad assumere una posizione via via predominante tramite gli acquisti in Borsa e nel [[1987]] deteneva più del 40% del capitale, diventando il socio di comando. Il disegno imprenditoriale del gruppo [[Ferruzzi]], attivo soprattutto nel settore agro-alimentare, non sembrava del tutto coerente con le attività della Montedison: secondo alcune interpretazioni la [[Ferruzzi]] aveva cominciato ad intuire le potenzialità della “chimica verde” (ad esempio nei biomateriali o nelle bioenergie)<ref>così ad esempio già in C. Peruzzi, ''Il caso Ferruzzi'', Edizioni del Sole 24 Ore, 1987, pag. 177</ref>, intravvedendovi possibili sbocchi di mercato per le materie prime agricole.
 
Si crea così un gruppo con un fatturato compreso tra i 28 ed i 33 mila.000 miliardi e tra gli 80 e i 90 mila.000 dipendenti in tutto il mondo, caratterizzato però da un forte indebitamento a seguito della fusione con Ferruzzi.<ref>{{collegamentoCita interrottoweb|1url=[http://archivio.agi.it/articolo/10eda33b85cf2f8179e370718da53de8_19880624_montedison-l-obiettivo-88-2/?query=montedison |titolo=agi.it] |dateaccesso=marzo4 2018novembre 2022|boturlarchivio=InternetArchiveBothttps://archive.is/20161101202953/http://archivio.agi.it/articolo/10eda33b85cf2f8179e370718da53de8_19880624_montedison-l-obiettivo-88-2/?query=montedison|dataarchivio=1º novembre 2016}}</ref><ref>[http{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/03/17/la-ferruzzi-prepara-la-fusione-con-meta.html|titolo=LA repubblicaFERRUZZI PREPARA LA FUSIONE CON META - la Repubblica.it]|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=17 marzo 1988|accesso=28 dicembre 2023}}</ref><ref>Storia del capitalismo italiano dal dopoguerra a oggi - Fabrizio Barca - Donzelli</ref>. Gardini sembra volere una Montedison concentrata solo sul settore chimico (oltre che sulla riduzione dei debiti), motivo per cui cede [[Standa]] a [[Fininvest]] per 1.010 miliardi di lire<ref>[http{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/07/15/berlusconi-compra-la-standa.html|titolo=BERLUSCONI repubblicaCOMPRA LA STANDA - la Repubblica.it]|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=15 luglio 1988|accesso=28 dicembre 2023}}</ref> ed [[Iniziativa Meta]] (Montedison Terziario Avanzato, la cassaforte delle partecipazioni Montedison<ref>[http{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/07/07/la-me-punta-alle-sinergie.html|titolo=LA repubblicaME.T.A. PUNTA ALLE SINERGIE - la Repubblica.it]|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=7 luglio 1985|accesso=28 dicembre 2023}}</ref>) a Ferruzzi Finanziaria.<ref>[http{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/07/28/si-di-tesoro-bankitalia-alla-fusione-ferruzzi.html|titolo=SI' repubblicaDI TESORO E BANKITALIA ALLA FUSIONE FERRUZZI - META - la Repubblica.it]|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=28 luglio 1988|accesso=28 dicembre 2023}}</ref>.
 
=== La nascita di Enimont ===
Nel [[1988]] ENI e Montedison conferirono alla [[joint venture]] [[Enimont]] (40% ENI, 40% Montedison, 20% [[flottante]]) le proprie attività chimiche: si realizzava così quell'alleanza tra chimica pubblica e chimica privata che molti auspicavano da anni. La vita di Enimont fu breve e travagliata: nel [[1989]] la Montedison sembrò in un primo momento mirare alla maggioranza assoluta del capitale, ma già nel [[1990]] finì col cedere la totalità delle attività chimiche all'ENI, ricevendone in cambio 2.805 miliardi di lire<ref>V. Zamagni, ''L'Eni e la chimica'', da ''Energia'' nº3/2003, pag. 21</ref>, un prezzo valutato in seguito come esorbitante; in seguito intorno alla gestione ed alla trattativa per la cessione di Enimont emersero episodi di corruzione<ref>G. Galli, ''Il padrone dei padroni'', pagg. 191-197</ref>.
 
La vita di Enimont fu breve e travagliata: nel [[1989]] la Montedison sembrò in un primo momento mirare alla maggioranza assoluta del capitale, già nel [[1990]] finì col cedere la totalità delle attività chimiche all'ENI, ricevendone in cambio 2.805 miliardi di lire,<ref>V. Zamagni, ''L'Eni e la chimica'', da ''Energia'' nº3/2003, pag. 21</ref> un prezzo valutato in seguito come esorbitante; in seguito intorno alla gestione ed alla trattativa per la cessione di Enimont emersero episodi di corruzione.<ref>G. Galli, ''Il padrone dei padroni'', pagg. 191-197</ref>
=== Gli anni Novanta ===
Con l'uscita quasi totale dal settore chimico e con la riorganizzazione del gruppo Ferruzzi, la Montedison era diventata una semplice holding di partecipazioni dalle complesse architetture societarie che comportano diversi livelli di controllo societario, i quali rallentano i flussi di informazioni tra le aziende del gruppo e anche i percorsi di attribuzioni dei dividendi: ad esempio il possesso del 49,73% di [[Eridania]] Beghin Say ([[zucchero]]) era esercitato tramite European Sugars France partecipata al 100% da Finanziaria Agroindustriale, la quale controllata da ben 5 soci tutti riconducibili a Montedison (oltre a quest'ultima ed alla casa madre Ferruzzi Finanziaria, gli altri 3 titolari erano le partecipate Ferruzzi Investimenti, Axilia, Cementi Ravenna Finanziaria)<ref>I principi contabili internazionali - Giuseppe Savioli - Giuffrè</ref><ref>[http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1994/10/25/S-23474/p2;jsessionid=4SAXzRravsfJJ4LKVHC7QA__.ntc-as5-guri2a gazzettaufficiale.it]</ref>.
 
=== Gli anni novanta ===
Altre imprese dell'orbita Montedison, per citarne alcune, rimangono [[Fondiaria Sai|Fondiaria]] (assicurazioni), la Cereol (semi oleosi) e la Carapelli (olio d'oliva), nonché la “nuova” Edison, capogruppo per le attività nell'energia ricostituita nel [[1991]] per sfruttare le opportunità prospettate dalle tendenze emergenti verso la liberalizzazione dei mercati energetici.
Con l'uscita quasi totale dal settore chimico e con la riorganizzazione del gruppo Ferruzzi, la Montedison era diventata una semplice holding di partecipazioni dalle complesse architetture societarie che comportano diversi livelli di controllo societario, i quali rallentano i flussi di informazioni tra le aziende del gruppo e anche i percorsi di attribuzioni dei dividendi: ad esempio il possesso del 49,73% di [[Eridania]] Beghin Say ([[zucchero]]) era esercitato tramite European Sugars France partecipata al 100% da Finanziaria Agroindustriale, la quale controllata da ben 5 soci tutti riconducibili a Montedison (oltre a quest'ultima ed alla casa madre Ferruzzi Finanziaria, gli altri 3 titolari erano le partecipate Ferruzzi Investimenti, Axilia, Cementi Ravenna Finanziaria).<ref>I principi contabili internazionali - Giuseppe Savioli - Giuffrè</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1994/10/25/S-23474/p2;|titolo=MONTEDISON - S.p.a.|sito=Gazzetta Ufficiale|data=25 ottobre 1994|accesso=28 dicembre 2023}}</ref>
 
Altre imprese dell'orbita Montedison, per citarne alcune, rimangono [[Fondiaria Sai|Fondiaria]] (assicurazioni), la Cereol (semi oleosi) e la [[Carapelli]] (olio d'oliva), nonché la “nuova” [[Edison (azienda)|Edison]], capogruppo per le attività nell'energia ricostituita nel [[1991]] per sfruttare le opportunità prospettate dalle tendenze emergenti verso la liberalizzazione dei mercati energetici.
Nel [[1990]], inoltre, Montedison, in un'ottica di diversificazione, acquista l'emittente televisiva [[Telemontecarlo]]: vennero trasmesse le attività sportive sponsorizzate dal gruppo come l'[[America's Cup]] con il [[Moro di Venezia]], [[Basket Mestre 1958]] e [[Porto Ravenna Volley]]<ref>Grazie no: sette idee che non dobbiamo più accettare, Giorgio Bocca, Feltrinelli</ref><ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/06/09/il-moro-conquista-venezia-aspetta-un-successore.html repubblica.it]</ref>. Nonostante una programmazione con personaggi anche di punta (come [[Corrado Augias]]), nonché trampolino di lancio per [[Alba Parietti]], [[Gioele Dix]], [[Fabio Fazio]], [[Silvio Orlando]], i conti si sono sempre chiusi in perdita per decine di miliardi di lire, arrivando a quota 500 miliardi nel periodo 1990-1995. L'insuccesso dell'avventura in Tmc viene ricondotto alla bassa raccolta pubblicitari ed agli alti costi di gestione del network<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/03/12/terzo-polo-tv-22-anni-di-corsa.html repubblica.it]</ref><ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/07/20/tmc-cambia-maglia-arriva-cecchi-gori.html repubblica.it]</ref><ref>Videostoria: L'Italia e la TV 1975 - 2015, Enrico Menduni, Bompiani</ref>. Nel [[1995]] TMC fu venduta a [[Vittorio Cecchi Gori]]<ref>L'informazione come condizione di libertà, Franco Chiarenza, Scriptaweb</ref> per 75 miliardi di lire.
 
Nel [[1990]], inoltre, Montedison, in un'ottica di diversificazione, acquista l'emittente televisiva [[Telemontecarlo]]: vennero trasmesse le attività sportive sponsorizzate dal gruppo come l'[[America's Cup]] con il [[Moro di Venezia]], [[Basket Mestre 1958]] e [[Porto Ravenna Volley]].<ref>Grazie no: sette idee che non dobbiamo più accettare, Giorgio Bocca, Feltrinelli</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/06/09/il-moro-conquista-venezia-aspetta-un-successore.html|titolo=IL MORO CONQUISTA VENEZIA E ASPETTA UN SUCCESSORE - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=9 giugno 1992|accesso=28 dicembre 2023}}</ref>
Negli stessi anni, continua a detenere la proprietà del quotidiano Il Messaggero, acquisito nel [[1974]]: sarà ceduto nel [[1996]] a [[Francesco Gaetano Caltagirone]]<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/il-messaggero/ treccani.it]</ref>.
 
Nonostante una programmazione con personaggi anche di punta (come [[Corrado Augias]]), nonché trampolino di lancio per [[Alba Parietti]], [[Gioele Dix]], [[Fabio Fazio]], [[Silvio Orlando]], i conti si sono sempre chiusi in perdita per decine di miliardi di lire, arrivando a quota 500 miliardi nel periodo 1990-1995.
====L'uscita dei Ferruzzi====
 
L'insuccesso dell'avventura in Tmc viene ricondotto alla bassa raccolta pubblicitaria ed agli alti costi di gestione del network.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/03/12/terzo-polo-tv-22-anni-di-corsa.html|titolo=Terzo polo tv, 22 anni di corsa in salita - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=12 marzo 2008|accesso=28 dicembre 2023}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/07/20/tmc-cambia-maglia-arriva-cecchi-gori.html|titolo=TMC CAMBIA MAGLIA ARRIVA CECCHI GORI - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=20 luglio 1995|accesso=28 dicembre 2023}}</ref><ref>Videostoria: L'Italia e la TV 1975 - 2015, Enrico Menduni, Bompiani</ref>
Nel [[1993]] Montedison è a capo di 237 società<ref>[http://www.repubblica.it/online/economia/compart/compart/compart.html repubblica.it]</ref> e si trovava a fronteggiare la redditività in calo degli ultimi gioielli come Himont ed Erbamont (mancanza di strategie coerenti e di sviluppo secondo Fabrizio Barca nel suo Storia del capitalismo italiano dal dopoguerra ad oggi) ma soprattutto la controllante, Ferruzzi Finanziaria titolare di 300 compagnie e 52.000 dipendenti, è oberata da debiti insostenibili, tra i 29 ed i 31.000 miliardi di lire<ref>[http://www.cinquantamila.it/storyTellerArticolo.php?storyId=0000002233987 cinquantamila.it]</ref><ref>Confiteor, Cesare Geronzi, Massimo Mucchetti, Feltrinelli</ref><ref>Una storia italiana: Raul Gardini, Domenico Carosso, Lulu</ref><ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/enrico-cuccia_(Dizionario-Biografico)/ treccani.it]</ref><ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/07/20/azioni-in-caduta-libera-gioielli-in.html repubblica.it]</ref> verso più di 300 banche<ref>[http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/140337.pdf Senato della Repubblica]</ref> e sconta una pesante situazione negativa di Serafino Ferruzzi S.r.l. la sua principale azionista, che ha dovuto liquidare Raul Gardini per 505 miliardi di lire a seguito dell'abbandono del gruppo, indebitandosi sul mercato<ref>[https://www.agoravox.it/Lo-scandalo-Enimont-dietro-il.html agoravox.it]</ref> e svalutare proprio la partecipazione in Ferruzzi Finanziaria portandola da 1900 a 16 miliardi di lire. Serafino Ferruzzi si ritrovò quindi con un patrimonio netto negativo di 966 miliardi<ref>Gli accordi di ristrutturazione dei debiti, Maurizio Galardo, Maggioli</ref>.
 
Nel [[1995]] TMC fu venduta a [[Vittorio Cecchi Gori]]<ref>L'informazione come condizione di libertà, Franco Chiarenza, Scriptaweb</ref> per 75 miliardi di lire.
 
Negli stessi anni, continua a detenere la proprietà del quotidiano Il Messaggero, acquisito nel [[1974]]: sarà ceduto nel [[1996]] a [[Francesco Gaetano Caltagirone]].<ref>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/il-messaggero/,%20https://www.treccani.it/enciclopedia/il-messaggero/|titolo=Messaggero, Il - Treccani|sito=Treccani|accesso=28 dicembre 2023}}</ref>
 
==== L'uscita dei Ferruzzi ====
Nel [[1993]] Montedison è a capo di 237 società<ref>{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/online/economia/compart/compart/compart.html|titolo=Compart lancia l'Opa sul 100% di Montedison|sito=la Repubblica|accesso=28 dicembre 2023}}</ref> e si trovava a fronteggiare la redditività in calo degli ultimi gioielli come [[Himont]] ed [[Erbamont]] (mancanza di strategie coerenti e di sviluppo secondo Fabrizio Barca nel suo Storia del capitalismo italiano dal dopoguerra ad oggi) ma soprattutto la controllante, Ferruzzi Finanziaria titolare di 300 compagnie e 52.000 dipendenti, è oberata da debiti insostenibili, tra i 29 ed i 31.000 miliardi di lire<ref>{{Cita web|url=http://www.cinquantamila.it/storyTellerArticolo.php?storyId=0000002233987|titolo=GARDINI, 20 ANNI DOPO IN EREDITA’ SOLO DEBITI —|autore=Mario Gerevini|sito=www.cinquantamila.it|data=2 aprile 2013|accesso=28 dicembre 2023}}</ref><ref>Confiteor, Cesare Geronzi, Massimo Mucchetti, Feltrinelli</ref><ref>Una storia italiana: Raul Gardini, Domenico Carosso, Lulu</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/enrico-cuccia_(Dizionario-Biografico)/,%20https://www.treccani.it/enciclopedia/enrico-cuccia_(Dizionario-Biografico)/|titolo=CUCCIA, Enrico|sito=Treccani|accesso=28 dicembre 2023}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/07/20/azioni-in-caduta-libera-gioielli-in.html|titolo=AZIONI IN CADUTA LIBERA E ' GIOIELLI' IN VENDITA - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=20 luglio 1993|accesso=28 dicembre 2023}}</ref> verso più di 300 banche<ref>{{cita web|url=http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/140337.pdf|titolo=Senato della Repubblica|data= |accesso= }}</ref> sconta una pesante situazione negativa di Serafino Ferruzzi S.r.l. la sua principale azionista, che ha dovuto liquidare Raul Gardini per 505 miliardi di lire a seguito dell'abbandono del gruppo, indebitandosi sul mercato<ref>{{Cita web|url=http://www.agoravox.it/Lo-scandalo-Enimont-dietro-il.html|titolo=INCHIESTA Lo scandalo Enimont dietro il traffico di rifiuti tra nord e sud?|autore=Emiliano di Marco|sito=AgoraVox Italia|data=8 novembre 2013|accesso=7 gennaio 2024}}</ref> e svalutare proprio la partecipazione in Ferruzzi Finanziaria portandola da 1900 a 16 miliardi di lire. Serafino Ferruzzi si ritrovò quindi con un patrimonio netto negativo di 966 miliardi.<ref>Gli accordi di ristrutturazione dei debiti, Maurizio Galardo, Maggioli</ref>
 
Questa situazione costrinse i Ferruzzi a cedere il controllo del gruppo alle banche creditrici.
 
Il capitale sociale di Ferruzzi Finanziaria viene ridotto,<ref>[{{Cita pubblicazione|url=https://www.italiaoggi.it/archivio/tempesta-sui-vertici-ferfin-231000|titolo=Tempesta italiaoggi.it]sui vertici Ferfin|autore=Giorgio Costa|rivista=ItaliaOggi|data=10 settembre 1994|numero=210|p=8|accesso=29 dicembre 2023}}</ref>, mentre gli istituti di credito accettano la conversione dei crediti in azioni e sottoscrivono un [[aumento di capitale]], a cui aderisce anche la famiglia Ferruzzi tramite Serafino Ferruzzi S.r.l., con il 12% di Ferfin.<ref>[http{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/03/20/ferfin-un-colosso-ancora-troppe-teste.html|titolo=FERFIN, repubblicaUN ' COLOSSO' ANCORA A TROPPE TESTE - la Repubblica.it]|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=20 marzo 1995|accesso=28 dicembre 2023}}</ref>. Un altro 67% delle azioni che, direttamente o indirettamente (il 39% è infatti fiduciariamente detenuto da Spafid, la fiduciaria di Mediobanca<ref>[http{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/07/17/la-ferfin-delle-banche.html|titolo=LA repubblicaFERFIN E' DELLE BANCHE - la Repubblica.it]|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=17 luglio 1994|accesso=28 dicembre 2023}}</ref>), finisce nelle mani di 53 banche, tra cui [[Sanpaolo]] con il 15,75%, [[Credito Italiano]] con l'11,65%, [[Banca di Roma]] con il 10%, [[Monte dei Paschi di Siena]] al 4,55% e Mediobanca 0,5%.<ref>Scalata azionaria e OPA europea, Pierre di Toro, Egea</ref>.
 
Nel [[1994]] Serafino Ferruzzi S.r.l. in liquidazione cede le sue quote alle banche creditrici,<ref>[{{Cita pubblicazione|url=https://www.italiaoggi.it/archivio/serafino-verso-la-liquidazione-238059|titolo=Serafino italiaoggi.it]verso la liquidazione|rivista=ItaliaOggi|data=20 dicembre 1994|numero=300|p=10|accesso=28 dicembre 2023}}</ref>, uscendo di scena.
 
Conseguentemente, nel [[1996]] Ferruzzi Finanziaria viene ribattezzata Compagnia di Partecipazioni - Compart. Il bilancio [[1995]] si è chiuso con 11 miliardi di utile contro la perdita di 997 miliardi nel [[1994]] e l'indebitamento finanziario netto si riduce dai 21.951 miliardi del 1993 a 13.132 miliardi.<ref>[http{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/06/16/ferfin-cambia-nome-soci.html|titolo=FERFIN repubblicaCAMBIA NOME E SOCI - la Repubblica.it]|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=16 giugno 1996|accesso=28 dicembre 2023}}</ref>.
 
Il decennio fu caratterizzato dal risanamento societario e dalle cessioni e riorganizzazioni finalizzate alla riduzione dell'indebitamento. Artefice di questa rinascita è il "chimico" [[Enrico Bondi]], che avrà poi modo di confermare le sue grandi qualità nel salvataggio di altre realtà scricchiolanti, ultima delle quali [[Parmalat]].
Già nel [[1995]] la società è stata dichiarata risanata, grazie ai riassetti aziendali<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/06/26/montedison-dimagrita-finanziarie-dimezzate.html repubblica.it]</ref>, alle performance di Edison, Tecnimont, Montell ed Eridania ed alle transazioni con gli ex amministratori di Montedison<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/06/14/montedison-uscita-dal-tunnel.html repubblica.it]</ref><ref>{{collegamento interrotto|1=[http://archivio.agi.it/articolo/3e754966bb850db325ac484b0836d461_19950628_montedison-vede-l-utile-nel-95-accordo-con-eredi-gardini/?query=montedison&year=1995&month=6 agi.it] |date=marzo 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref>.
 
Già nel [[1995]] la società è stata dichiarata risanata, grazie ai riassetti aziendali,<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/06/26/montedison-dimagrita-finanziarie-dimezzate.html|titolo=MONTEDISON E' DIMAGRITA FINANZIARIE DIMEZZATE - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=26 giugno 1997|accesso=28 dicembre 2023}}</ref> alle performance di Edison, Tecnimont, Montell ed Eridania ed alle transazioni con gli ex amministratori di Montedison.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/06/14/montedison-uscita-dal-tunnel.html|titolo=MONTEDISON E' USCITA DAL TUNNEL - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=14 giugno 1996|accesso=28 dicembre 2023}}</ref><ref>{{Cita web | url = http://archivio.agi.it/articolo/3e754966bb850db325ac484b0836d461_19950628_montedison-vede-l-utile-nel-95-accordo-con-eredi-gardini/?query=montedison&year=1995&month=6 | titolo = agi.it | accesso = 4 novembre 2022 | urlarchivio = https://archive.is/20161101202953/http://archivio.agi.it/articolo/10eda33b85cf2f8179e370718da53de8_19880624_montedison-l-obiettivo-88-2/?query=montedison | dataarchivio = 1º novembre 2016 }}</ref>
Nel [[1997]], dopo un secolo di attività, Montedison esce ufficialmente dalla chimica. Viene ceduta anche l'ultima azienda del comparto, Montell, al socio americano [[Royal Dutch Shell|Shell]], per 3.600 miliardi, indispensabili per raggiungere l'obiettivo di riduzione dell'indebitamento previsto da Mediobanca nel suo piano di ristrutturazione (7 mila miliardi)<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/09/15/montedison-polvere-di-chimica.html]</ref>.
 
Nel [[1997]], dopo un secolo di attività, Montedison esce ufficialmente dalla chimica. Viene ceduta anche l'ultima azienda del comparto, [[Montell]], al socio americano [[Royal Dutch Shell|Shell]], per 3.600 miliardi, indispensabili per raggiungere l'obiettivo di riduzione dell'indebitamento previsto da Mediobanca nel suo piano di ristrutturazione (7.000 miliardi).<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/09/15/montedison-polvere-di-chimica.html|titolo=MONTEDISON, POLVERE DI CHIMICA - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=15 settembre 1997|accesso=28 dicembre 2023}}</ref>
 
=== L'OPA di EDF e la fine della Montedison ===
Nel [[2000]] Compart (guidata da Mediobanca nel frattempo salita al 15%) arriva oltre il 32% delle azioni<ref>[http{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/02/27/compart-montedison-prove-di-fusione.html|titolo=Compart-Montedison repubblicaprove di fusione - la Repubblica.it]|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=27 febbraio 2000|accesso=28 dicembre 2023}}</ref> e lancia un'Opa[[Offerta pubblica di acquisto]] da 3,16 miliardi di euro su Montedison,<ref>[{{Cita web |url=http://www.consob.it/PubblicazioniPortlet/DownloadFile?filename=/documenti/opa_documenti/sondel.pdf |titolo=Documento di Offerta Pubblica d'Acquisto promossa da Compart su Sondel] |accesso=9 giugno 2018 |dataarchivio=12 giugno 2018 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180612142955/http://www.consob.it/PubblicazioniPortlet/DownloadFile?filename=/documenti/opa_documenti/sondel.pdf |urlmorto=sì }}</ref>, arrivando a detenere il 94,5% delle azioni.<ref>[http{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/04/28/addio-alla-vecchia-montedison-compart-da-il.html|titolo=Addio repubblicaalla vecchia Montedison Compart dà il via alla fusione - la Repubblica.it]|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=28 aprile 2000|accesso=28 dicembre 2023}}</ref> Conseguentemente, la storica Montedison S.p.A. viene fusa per incorporazione in Compart S.p.A., che cambia denominazione sociale in Montedison S.p.A.<ref>{{Cita web|url=https://www.wallstreetitalia.com/industria-montedison-approva-fusione-in-compart/|titolo=INDUSTRIA: MONTEDISON APPROVA FUSIONE IN COMPART {{!}} WSI|sito=Wall Street Italia|data=24 luglio 2000|accesso=28 dicembre 2023}}</ref>
Conseguentemente, la storica Montedison S.p.A. viene fusa per incorporazione in Compart S.p.A., che cambia denominazione sociale in Montedison S.p.A.<ref>[http://www.wallstreetitalia.com/industria-montedison-approva-fusione-in-compart/ wallstreetitalia.it]</ref>.
 
Montedison in quella data è un gruppo da 14,3 miliardi di euro di fatturato, 33.000 dipendenti, composto da [[La Fondiaria Assicurazioni|Fondiaria]], [[Eridania Beghin-Say]], Edison, [[Ausimont]], [[Antibioticos]], [[Syremont]], [[Tecnimont]], [[Falck (azienda)|Falck]], [[Intermarine]]<ref name="repubblica.it">http{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/online/lf_titoli_in_primo_piano/010417montedison/montedison/montedison.html|titolo=Montedison, repubblica.itda holding a polo energetico?|sito=la Repubblica|data=17 aprile 2001|accesso=28 dicembre 2023}}</ref><ref>Scalata azionaria e Opa europea. Le contese per la conquista del potere di governo nelle società quotate - Pierre di Toro - EGEA</ref> e 4.800 miliardi di debiti.<ref>[http{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/06/05/bondi-assicurazione-sulla-vita-di-montedison.html|titolo=Bondi repubblicae l'assicurazione sulla vita di Montedison - la Repubblica.it]|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=5 giugno 2000|accesso=28 dicembre 2023}}</ref>.
 
Nel [[2000]] Montedison promuove con successo un'Opa su [[Falck (azienda)|Falck]] e la relativa controllata [[Sondel]],<ref>[http{{Cita web|url=https://www1www.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2001/06/12/Economia/Energia/MONTEDISON-OPA-RESIDUALE-DI-AZIONI-SONDEL-E-FALK_145400.php|titolo=MONTEDISON: adnkronos.com]OPA RESIDUALE DI AZIONI SONDEL E FALK|sito=Adnkronos|data=12 giugno 2001|accesso=7 gennaio 2024}}</ref><ref>[{{cita web|url=http://www.consob.it/web/area-pubblica/documenti-opa/documenti/opa_documenti/res_falck.pdf |titolo=Documento di Offerta Pubblica Residuale di Acquisto di Azioni Falck]|data= |accesso= }}</ref>, ma nel febbraio [[2001]] l'assemblea degli azionisti di Montedison boccia la fusione con Falck, progetto avallato e sostenuto da Mediobanca,<ref>[http{{Cita web|url=https://www.wallstreetitalia.com/fusioni-salta-l-operazione-montedison-falck/|titolo=FUSIONI: wallstreetitalia.com]SALTA L'OPERAZIONE MONTEDISON-FALCK {{!}} WSI|sito=Wall Street Italia|data=27 febbraio 2001|accesso=7 gennaio 2024}}</ref><ref>[http{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/online/economia/montedison/montedison/montedison.html|titolo=No repubblica.it]a Montedison-Falck Schiaffo a Mediobanca|sito=la Repubblica|data=27 febbraio 2001|accesso=7 gennaio 2024}}</ref>, aprendo una fase di conflitto tra i soci di Montedison: il blocco Mediobanca (15%), che riunisce [[Banca Intesa]] (4,3%), [[Assicurazioni Generali]] (5,3%), [[Caltagirone (azienda)|Caltagirone]] (4,6%), [[Italmobiliare]] (4%) e [[Premafin]] (2,1%) opposto a [[Sanpaolo-Imi IMI]], [[Banca di Roma]], il finanziere Zalesky e la famiglia [[Strazzera]] (che insieme detengono il 30% della compagnia).<ref>[http://www. name="repubblica.it/online/lf_titoli_in_primo_piano/010417montedison/montedison/montedison.html" repubblica.it]</ref>.
 
Ancora una volta gli azionisti “di controllo” della Montedison (il principale azionista è Mediobanca con funzioni anche di vigilanza sul management)<ref>Fulvio Coltorti, ''La Mediobanca di Cuccia'', op.cit., 54.</ref> non avevano forza per proteggere la società da scalatori di Borsa e l'ente elettrico di stato francese [[Électricité de France|EDF]] inizia a rastrellare azioni Montedison, attività che intraprende anche [[Fiat]].<ref>Zucchero italiano, Roberto Faben, Donzelli</ref><ref>[http{{Cita web|url=https://www.linkiesta.it/it/article/2011/12/21/edison-il-grande-flop-di-unoperazione-di-sistema/4855/|titolo=Edison, linkiesta.it]il grande flop di un'operazione di sistema|autore=Lorenzo Dilena|data=21 dicembre 2011|accesso=7 gennaio 2024}}</ref>.
 
Il 23 maggio esce la notizia che EDF sarebbe in possesso del 23% di Montedison, quota che salirà al 30% circa del capitale, ma il governo italiano si oppose alla presa di potere del colosso di stato francese, adducendo la mancanza di “reciprocità” per le aziende italiane di scalare le aziende energetiche francesi. In effetti ciò che interessava a EDF erano le centrali elettriche e le quote di importazione per il gas di Edison, nella prospettiva di liberalizzazione del mercato energetico italiano<ref>[https://www.soldionline.it/notizie/azioni-italia/la-scalata-montedison-giorno-per-giorno-106814 soldionline.it]</ref>.
 
In effetti ciò che interessava a EDF erano le centrali elettriche e le quote di importazione per il gas di Edison, nella prospettiva di liberalizzazione del mercato energetico italiano.<ref>{{Cita web|url=https://www.soldionline.it/notizie/azioni-italia/la-scalata-montedison-giorno-per-giorno-106814|titolo=LA SCALATA MONTEDISON GIORNO PER GIORNO|data=13 luglio 2001|accesso=7 gennaio 2024}}</ref>
Nel luglio [[2001]] [[Fiat]] mette in campo due sue società, Alimenta International S.r.l. e Business Solutions S.p.A..
La prima viene trasformata in Italenergia S.p.A., di cui la seconda sottoscrive circa il 40%, seguita da EDF con il 18% (anche se il Decreto Legge 192/01, poi Legge 301/01, promosso proprio per bloccare l'intervento francese, limita il diritto di voto di EDF al 2% - c.d. ''Decreto anti EDF''<ref>[http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2003/12/16/Economia/EDF-COSE-E-QUALI-LE-TAPPE-DEL-DECRETO-SOTTO-PROCESSOLA-SCHEDA_194300.php adnkronos.com]</ref>), San Paolo IMI, Banca Intesa e Banca di Roma con il 23% in totale, Carlo Tassara (controllata da Zaleski) con il 20%. Il veicolo arriva ad avere il 52,09% delle azioni Montedison, facendo scattare quindi l'Opa<ref>[http://documenti.camera.it/Leg14/BancheDati/ResocontiIndagini/10/indag/settore_energia/2002/0116/s010.htm camera.it]</ref><ref>[http://ec.europa.eu/competition/mergers/cases/decisions/m2532_it.pdf europa.eu]</ref><ref>[http://www.borsaitaliana.it/bitApp/view.bit?target=StudiDownloadFree&filename=pdf%2F6844.pdf borsaitaliana.it]</ref> da 4,95 miliardi di euro<ref>[https://www.italiaoggi.it/archivio/montedison-partita-l-opa-fiat-edf-144345 italiaoggi.it]</ref><ref>[http://www.repubblica.it/online/lf_titoli_in_primo_piano/010702valore/valore/valore.html?ref=search repubblica.it]</ref>.
 
Nel luglio [[2001]] [[Fiat]] mette in campo due sue società, Alimenta International S.r.l. e Business Solutions S.p.A.
Nel 2001, la Montedison verrà sanzionata dal Foreign Corrupt Practices Act degli [[Stati Uniti]] per 300mila dollari, su fatti risalenti tra il [[1993|'93]] e il [[1996]]<ref>{{cita web|url=https://www.sec.gov/litigation/litreleases/lr16948.htm|titolo=Litigation Release No. 16948 / March 30, 2001 - Securities and Exchange Commission v. Montedison, s.p.a., civil action no. 1:96cv02631 (rwr) (d. D.c.)|editore=|data= 2 aprile 2001|accesso=30 marzo 2018|lingua=en}}</ref>, poiché, secondo la spiegazione di Guido Acquaviva, avrebbe commesso un illecito per aver occultato nella propria contabilità il fatto che parte dei fondi societari venissero utilizzati per fini "illeciti"<ref>[[Guido Acquaviva]], ''Il caso Montedison'', in [http://www.biblio.liuc.it/liucpap/pdf/89.pdf ead., Il 'Foreign Corrupt Practices Act': la legislazione statunitense in materia di lotta alla corruzione di fronte agli ultimi sviluppi internazionali], Liuc Papers n. 89, Serie Impresa e Istituzioni, 16, agosto 2001.</ref>.
 
La prima viene trasformata in Italenergia S.p.A., di cui la seconda sottoscrive circa il 40%, seguita da EDF con il 18% (anche se il Decreto Legge 192/01, poi Legge 301/01, promosso proprio per bloccare l'intervento francese, limita il diritto di voto di EDF al 2% - c.d. ''Decreto anti EDF''<ref>{{Cita web|url=https://www.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2003/12/16/Economia/EDF-COSE-E-QUALI-LE-TAPPE-DEL-DECRETO-SOTTO-PROCESSOLA-SCHEDA_194300.php|titolo=EDF: COS'E' E QUALI LE TAPPE DEL DECRETO SOTTO PROCESSO/LA SCHEDA|sito=Adnkronos|data=16 dicembre 2003|accesso=7 gennaio 2024}}</ref>), San Paolo IMI, Banca Intesa e Banca di Roma con il 23% in totale, Carlo Tassara (controllata da Zaleski) con il 20%.
Nel [[2002]] in Montedison vengono fuse per incorporazione Falck e Sondel, Edison e Fiat Energia, trasformandosi in '''Edison S.p.A.'''<ref>[http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2002/04/05/Economia/Finanza/ITALENERGIA-FUSIONE-FATTA-TRA-MONTEDISON-E-EDISON_222000.php adnkronos.com]</ref><ref>[http://www.ilsole24ore.com/fc?cmd=anteprima&codid=22.0.910955219&chId=30 ilsole24ore.com]</ref>.
 
Il veicolo arriva ad avere il 52,09% delle azioni Montedison, facendo scattare quindi l'Opa<ref>{{Cita web|url=http://documenti.camera.it/Leg14/BancheDati/ResocontiIndagini/10/indag/settore_energia/2002/0116/s010.htm|titolo=Resoconti stenografici delle indagini conoscitive : Resoconto della Commissione Camera: Seduta della X COMMISSIONE (ATTIVITA' PRODUTTIVE, COMMERCIO E TURISMO)|sito=Camera dei Deputati|data=16 gennaio 2002|accesso=7 gennaio 2024}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ec.europa.eu/competition/mergers/cases/decisions/m2532_it.pdf|titolo=Caso n. COMP/M.2532 - FIAT / ITALENERGIA / MONTEDISON|data=28 agosto 2001|formato=pdf|accesso=7 gennaio 2024}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.borsaitaliana.it/homepage/homepage.htm?target=StudiDownloadFree&filename=pdf/6844.pdf|titolo=L’Affaire Montedison|formato=pdf|data=3 luglio 2001|lingua=en|editore=[[Julius Bär]]|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180612143453/http://www.borsaitaliana.it/bitApp/view.bit?target=StudiDownloadFree&filename=pdf%2F6844.pdf|urlmorto=sì}}</ref> da 4,95 miliardi di euro.<ref>{{Cita pubblicazione|url=https://www.italiaoggi.it/archivio/montedison-partita-l-opa-fiat-edf-144345|titolo=Montedison, partita l'opa Fiat-Edf|pubblicazione=ItaliaOggi|data=3 luglio 2001|numero=156|p=9}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/online/lf_titoli_in_primo_piano/010702valore/valore/valore.html?ref=search|titolo=Opa da 5 miliardi di euro|sito=la Repubblica|data=2 luglio 2001|accesso=7 gennaio 2024}}</ref>
== Le attività ex-Montedison ==
A partire dalla vicenda [[Enimont]] e proseguendo con la crisi finanziaria del gruppo Ferruzzi, la Montedison cedette molte attività, ciascuna delle quali seguì destini diversi; negli anni [[Anni 2000|Duemila]] vi sono tuttora alcune aziende che portano nel nome la loro precedente appartenenza al gruppo Montedison:
 
Nel 2001, la Montedison verrà sanzionata dal Foreign Corrupt Practices Act degli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] per 300.000 dollari, su fatti risalenti tra il [[1993|'93]] e il [[1996]],<ref>{{cita web|url=https://www.sec.gov/litigation/litreleases/lr16948.htm|titolo=Litigation Release No. 16948 / March 30, 2001 - Securities and Exchange Commission v. Montedison, s.p.a., civil action no. 1:96cv02631 (rwr) (d. D.c.)|editore=U.S. Security and Exchange Commission|data= 2 aprile 2001|accesso=30 marzo 2018|lingua=en}}</ref> poiché, secondo la spiegazione di Guido Acquaviva, avrebbe commesso un illecito per aver occultato nella propria contabilità il fatto che parte dei fondi societari venissero utilizzati per fini "illeciti".<ref>Guido Acquaviva, ''Il caso Montedison'', in [http://www.biblio.liuc.it/liucpap/pdf/89.pdf ead., Il 'Foreign Corrupt Practices Act': la legislazione statunitense in materia di lotta alla corruzione di fronte agli ultimi sviluppi internazionali], Liuc Papers n. 89, Serie Impresa e Istituzioni, 16, agosto 2001.</ref>
* [[Edison (azienda)|Edison]]: scomparsa dopo la fusione del [[1966]], la denominazione fu ripresa nei primi [[anni 1990|anni novanta]] come filiale della Montedison per le attività energetiche, e sostituì la [[Servizi elettrici Montedison|SELM]]; dopo avere assorbito le attività elettriche nel gruppo [[Falck (azienda)|Falck]], nel [[2001]] era diventato l'asset più importante del gruppo ed era ciò a cui in realtà mirava EDF quando scalò la Montedison. Ha ereditato dalla “vecchia” Edison la sede storica di Foro Bonaparte a [[Milano]].
* [[Tecnimont]]: operante nel settore dell'ingegneria civile ed industriale, nel [[2005]] è stata ceduta dalla Edison al gruppo Maire Engineering (già [[FIAT]] Engineering), dando origine a ''Maire Tecnimont''.
* [[Novamont]]: con sede a [[Novara]], è un'azienda specializzata nella produzione di [[bioplastica]] a partire dal [[Zea mays|mais]], che ha ottenuto riconoscimenti a livello internazionale per la sua produzione di materiali biodegradabili.<ref>La costituzione di Novamont risale al 1990, quando Montedison era controllata da Ferruzzi; ciò fa pensare che effettivamente esistessero delle possibili sinergie tra i due gruppi, anche se il settore delle bioenergie era all'epoca ancora agli albori. Vedi anche il [http://www.novamont.com/ita/html/azienda/storia/indexstoria.html sito web di Novamont] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20080209135523/http://www.novamont.com/ita/html/azienda/storia/indexstoria.html |data=9 febbraio 2008 }}</ref>
* [[Montefibre]]: nome del vecchio raggruppamento Montedison attivo nella produzione di [[Fibre chimiche|tecnofibre]]; conferita alla [[Enimont]] passò successivamente all'[[EniChem]]; nel [[1997]] la proprietà fu rilevata dal gruppo tessile [[Vittorio Orlandi|Orlandi S.p.A]], di Gallarate. L'azienda porta ancora il vecchio nome ed è quotata in Borsa.
 
Nel [[2002]] in Montedison vengono fuse per incorporazione Falck e Sondel, Edison e [[Fiat Energia]], trasformandosi in '''Edison S.p.A.'''<ref>{{Cita web|url=https://www.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2002/04/05/Economia/Finanza/ITALENERGIA-FUSIONE-FATTA-TRA-MONTEDISON-E-EDISON_222000.php|titolo=ITALENERGIA: FUSIONE FATTA TRA MONTEDISON E EDISON|sito=Adnkronos|data=5 aprile 2002|accesso=7 gennaio 2024}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.ilsole24ore.com/fc?cmd=anteprima&codid=22.0.910955219&chId=30|titolo=Italenergia, ceduto il 5,2% per 151 milioni di euro|data=28 novembre 2002|accesso=9 giugno 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180612142546/http://www.ilsole24ore.com/fc?cmd=anteprima&codid=22.0.910955219&chId=30|dataarchivio=12 giugno 2018|urlmorto=sì}}</ref>
Altre attività sono state invece cedute e quindi assorbite da altri gruppi industriali, da cui il cambio della denominazione. La maggior parte delle attività chimiche “tradizionali” in effetti passarono all'[[EniChem]] nel [[1991]], dopo la vicenda [[Enimont]]; non così però le attività tecnologicamente più avanzate, come quelle raggruppate in [[Ausimont]] ed [[Himont]], che rimasero “in pancia” a Montedison fino al [[2002]], quando l'azienda completò il processo di rifocalizzazione sull'energia:
 
== Le attività ex-Montedison ==
* [[Agrimont]] (già [[Fertimont]]): la società dei prodotti per l'[[agricoltura]] è stata conferita nel [[1991]] all'[[EniChem]], la quale conferirà a sua volta le attività alla controllata [[EniChem Agricoltura]]:
A partire dalla vicenda [[Enimont]] e proseguendo con la crisi finanziaria del gruppo Ferruzzi, la Montedison cedette molte attività, ciascuna delle quali seguì destini diversi; negli [[Anni 2000|anni duemila]] vi sono tuttora alcune aziende che portano nel nome la loro precedente appartenenza al gruppo Montedison:
 
* [[Edison (azienda)|Edison]]: scomparsa dopo la fusione del [[1966]], la denominazione fu ripresa nei primi [[anni 1990|anni novanta]] come filiale della Montedison per le attività energetiche, e sostituì la [[Servizi elettrici Montedison|SELM]]; dopo avere assorbito le attività elettriche nel gruppo [[Falck (azienda)|Falck]], nel [[2001]] era diventato l'asset più importante del gruppo ed era ciò a cui in realtà mirava EDF quando scalò la Montedison. Ha ereditato dalla “vecchia” Edison la sede storica di [[Foro Bonaparte]] a [[Milano]].
-il ramo agrofarmaci (insetticidi, erbicidi, fungicidi) è stato ceduto nel [[1992]] ad una società neocostituita, la [[Isagro]], tuttora attiva e quotata in Borsa;
* [[Tecnimont]]: operante nel settore dell'ingegneria civile ed industriale, nel [[2005]] è stata ceduta dalla Edison al gruppo Maire Engineering (già [[FIAT]] Engineering), dando origine a ''[[Maire Tecnimont]]''.
* [[Novamont]]: con sede a [[Novara]], è un'azienda specializzata nella produzione di [[bioplastica]] a partire dal [[Zea mays|mais]], che ha ottenuto riconoscimenti a livello internazionale per la produzione di materiali biodegradabili.<ref>La costituzione di Novamont risale al 1990, quando Montedison era controllata da Ferruzzi; ciò fa pensare che effettivamente esistessero delle possibili sinergie tra i due gruppi, anche se il settore delle bioenergie era all'epoca ancora agli albori. Vedi anche il [http://www.novamont.com/ita/html/azienda/storia/indexstoria.html sito web di Novamont] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20080209135523/http://www.novamont.com/ita/html/azienda/storia/indexstoria.html |data=9 febbraio 2008}}</ref>
* [[Montefibre]]: nome del vecchio raggruppamento Montedison attivo nella produzione di [[Fibre chimiche|tecnofibre]]; conferita alla [[Enimont]] passò successivamente all'[[EniChem]]; nel [[1997]] la proprietà fu rilevata dal gruppo tessile [[Vittorio Orlandi|Orlandi S.p.A]], di Gallarate. L'azienda porta ancora il vecchio nome ed è quotata in Borsa.
 
Altre attività sono state invece cedute e quindi assorbite da altri gruppi industriali, da cui il cambio della denominazione.
-il ramo fertilizzanti fu ceduto alla [[Norsk Hydro]] nel [[1996]];
 
La maggior parte delle attività chimiche “tradizionali” in effetti passarono all'[[EniChem]] nel [[1991]], dopo la vicenda [[Enimont]]; non così però le attività tecnologicamente più avanzate, come quelle raggruppate in [[Ausimont]] ed [[Himont]], che rimasero “in pancia” a Montedison fino al [[2002]], quando l'azienda completò il processo di rifocalizzazione sull'energia:
* [[Montedipe]] e [[Montepolimeri]]: anche queste società specializzate nelle produzioni chimiche di base e nelle materie plastiche passarono nel [[1991]] all'[[EniChem]], che mantenne parte delle attività (oggi facenti capo a [[Syndial]] ed a [[Polimeri Europa]]) e ne dismise invece altre (come la [[Vinavil]], rilevata poi dal gruppo [[Mapei]]).
 
* [[Ausimont]]: specializzata nella chimica del [[fluoro]] e delle tecnoplastiche, rimase controllata dal gruppo Montedison fino al [[2002]], quando fu ceduta ed assorbita dal gruppo chimico [[Solvay Group|Solvay]].
* [[Agrimont]] (già [[Fertimont]]): la società dei prodotti per l'[[agricoltura]] è stata conferita nel [[1991]] all'[[EniChem]], la quale conferirà a sua volta le attività alla controllata [[EniChem Agricoltura]]:
* [[Himont]]: joint-venture tra Montedison e l'americana Hercules, l'azienda, che produceva [[polipropilene]], era considerata uno dei “gioielli” tecnologici del gruppo, che infatti non volle conferirla ad [[Enimont]] al momento della sua costituzione; subentrata alla Hercules la [[Royal Dutch Shell|Shell]] (da cui la denominazione ''[[Montell]]''), la Montedison la cedette completamente nel [[1997]]. Successivamente, dopo l'entrata di [[BASF]] nel [[2000]] divenne ''[[Basell]]''). Nel 2005, sia Basf sia Shell vendettero l'azienda ad una cordata di aziende, tra cui Access Industries e Chatterjee Group per circa 4,4 miliardi di euro<ref>*[http://www.polimerica.it/modules.php?name=News&file=article&sid=1586 Notizia dell'acquisto su Polimerica.it] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20070717172610/http://www.polimerica.it/modules.php?name=News |date=17 luglio 2007 }}</ref>. Attualmente ([[Dicembre]] [[2007]]), dopo l'ennesima fusione (stavolta con l'americana Lyondell) ha acquisito il nome di ''[[LyondellBasell]]''.
** il ramo agrofarmaci (insetticidi, erbicidi, fungicidi) è stato ceduto nel [[1992]] ad una società neocostituita, la [[Isagro]], tuttora attiva e quotata in Borsa;
* [[Farmitalia]]: neanche il polo farmaceutico della Montedison entrò nell'affare Enimont, ma fu comunque ceduto pochi anni dopo alla [[Pharmacia]] (oggi [[Pfizer]]); Montedison ne conservò però il ramo aziendale denominato ''Antibioticos'', specializzato nella sintesi di principi attivi [[antibiotico|antibiotici]], che fu venduto alla [[Fidia Farmaceutici]] solo nel 2003.
** il ramo fertilizzanti fu ceduto alla [[Norsk Hydro]] nel [[1996]];
* [[Montedipe]] e [[Montepolimeri]]: anche queste società specializzate nelle produzioni chimiche di base e nelle materie plastiche passarono nel [[1991]] all'[[EniChem]], mantenne parte delle attività (oggi facenti capo a [[Syndial]] ed a [[Polimeri Europa]]) e ne dismise invece altre (come la [[Vinavil]], rilevata poi dal gruppo [[Mapei]]).
* [[Ausimont]]: specializzata nella chimica del [[fluoro]] e delle tecnoplastiche, rimase controllata dal gruppo Montedison fino al [[2002]], quando fu ceduta assorbita dal gruppo chimico [[Solvay Group|Solvay]].
* [[Himont]]: joint-venture tra Montedison e l'americana Hercules, l'azienda, che produceva [[polipropilene]], era considerata uno dei “gioielli” tecnologici del gruppo, che infatti non volle conferirla ad [[Enimont]] al momento della sua costituzione; subentrata alla Hercules la [[Royal Dutch Shell|Shell]] (da cui la denominazione ''[[Montell]]''), la Montedison la cedette completamente nel [[1997]]. Successivamente, dopo l'entrata di [[BASF]] nel [[2000]] divenne ''[[Basell]]'').
* Nel 2005, sia Basf sia Shell vendettero l'azienda ad una cordata di aziende, tra cui Access Industries e Chatterjee Group per circa 4,4 miliardi di euro.<ref>{{Cita web|url=http://www.polimerica.it/modules.php?name=News&file=article&sid=1586|titolo=Notizia dell'acquisto|data=17 luglio 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070717172610/http://www.polimerica.it/modules.php?name=News}}</ref> Nel dicembre [[2007]], dopo l'ennesima fusione (stavolta con l'americana Lyondell) ha acquisito il nome di ''[[LyondellBasell]]''.
* [[Farmitalia]]: neanche il polo farmaceutico della Montedison entrò nell'affare Enimont, ma fu comunque ceduto pochi anni dopo alla [[Pharmacia]] (oggi [[Pfizer]]); Montedison ne conservò però il ramo aziendale denominato ''Antibioticos'', specializzato nella sintesi di principi attivi [[antibiotico|antibiotici]], fu venduto alla [[Fidia Farmaceutici]] solo nel 2003.
* EdisonTel: era la controllata di Edison per offrire servizi voce, servizi internet e trasmissione dati, utilizzando tecnologie sia di rete fissa che mobile, venduta nell'agosto del 2003 a Plug It, l'anno successivo viene fusa con quest'ultima per dare vita a [[Eutelia|Eutelia s.p.a.]]
 
Singoli stabilimenti specializzati in produzioni di nicchia sono stati assorbiti da aziende chimiche emergenti come quello di [[Stabilimento chimico di Pallanza|Pallanza]] (già [[Montefibre]]), che tuttora produce [[Polietilene tereftalato|PET]] e che venne rilevato nel [[1989]] dal gruppo [[Mossi & Ghisolfi]], o quello di [[Novara]] (già [[Montedipe]]), che produce principalmente monomeri (acido adipico ed esametilendiammina) per fibre [[poliammide|poliammidi]] e che passò invece al gruppo [[Radici (azienda)|Radici]].
 
=== Montedison Servizi Finanziari ===
All'interno di Sefimeta, controllata dalla holding [[Iniziativa Meta]], Montedison aveva creato un polo bancario ed assicurativo, attivo nel settore delle [[assicurazione|assicurazioni]], del [[credito al consumo]], della gestione del [[risparmio]] e della intermediazione mobiliare.<ref>[http{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1987/04/03/una-cassaforte-armata-per-raid-del-gruppo.html|titolo=UNA repubblicaCASSAFORTE ARMATA PER I RAID DEL GRUPPO - la Repubblica.it]|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=3 aprile 1987|accesso=7 aprile 2024}}</ref>.

Erano nate [[Agos Ducato|Agos Service]] per i prestiti personali,<ref>[{{Cita web|url=https://www.agoscorporate.it/chi-siamo/il-gruppo/|titolo=Il agoscorporate.it]gruppo|sito=Agos Corporate|accesso=7 gennaio 2024}}</ref>, Agos Fondi per la gestione di [[Fondo comune di investimento|fondi comuni di investimento]],<ref>[{{Cita web|url=https://www.milanofinanza.it/archivionews/mps-acquista-la-agos-fondi-1071093|titolo=Mps milanofinanza.it]acquista la Agos fondi|sito=MF Milano Finanza|data=1994-03-15|accesso=7 gennaio 2024}}</ref>, Agos Gestioni Patrimoniali che tra le altre cose ha curato il fondo pensione integrativo Montedison, il primo mai lanciato da una azienda in Italia,<ref>[http{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1987/04/26/fondi-pensione-al-via.html|titolo=FONDI repubblicaPENSIONE AL VIA - la Repubblica.it]|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=26 aprile 1987|accesso=7 gennaio 2024}}</ref>, Agos Sim, la rete dei promotori finanziari di [[La Fondiaria Assicurazioni]], anch'essa proprietà di Iniziativa Meta,<ref>[http{{Cita web|url=https://www1www.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1992/03/30/Economia/AGOS-SIM-MASSIMO-BRUNO-NUOVO-DIRETTORE-MARKETING_130400.php|titolo=AGOS adnkronos.com]SIM: MASSIMO BRUNO NUOVO DIRETTORE MARKETING|sito=Adnkronos|data=30 marzo 1992|accesso=7 gennaio 2024}}</ref>, così come il broker Nikols e Banca Mercantile Italiana.<ref name="ricerca.repubblica.it" />.
 
A seguito della fusione di Iniziativa Meta in Ferruzzi Finanziaria, queste società sono state redistribuite all'interno del gruppo per poi essere cedute a metà anni novanta.
 
In particolare, Agos Service fu rilevata totalmente da Sofinco nel [[1993]]<ref>[https://www.lesechos.fr/16/12/1993/LesEchos/16540-088-ECH_sofinco-rachete-a-ferruzzi-sa-participation-dans-agos-service.htm lesechos.fr]</ref>, Agos Fondi passò a [[Banca Monte dei Paschi di Siena]]<ref>[https://www.milanofinanza.it/archivio/agos-fondi-granchi-a-d-e-primavera-presidente-1076481 milanofinanza.it]</ref>, Agos Gestioni Patrimoniali, Agos Sim e Banca Mercantile Italiana, riunite sotto Sefimed, entrarono in [[Banca Popolare di Lodi]]<ref>[https://www.italiaoggi.it/archivio/sefimed-alla-popolare-lodi-265228 italiaoggi.it]</ref>, Nikols fu ceduta a [[Letizia Moratti]] che poi la rivendette ad [[AON]]<ref>[http://www.aon.com/italy/chi-siamo/media-room/media-room-storia-di-aon-in-italia.jsp aon.com]</ref>, fino a La Fondiaria che nel [[2002]] fu integrata in [[Società Assicuratrice Industriale]]<ref>[https://www.italiaoggi.it/archivio/il-cda-montedison-ha-formalizzato-l-accordo-con-sai-sulla-fondiaria-171060]</ref>.
In particolare, Agos Service fu rilevata totalmente da Sofinco nel [[1993]],<ref>{{Cita web|url=https://www.lesechos.fr/16/12/1993/LesEchos/16540-088-ECH_sofinco-rachete-a-ferruzzi-sa-participation-dans-agos-service.htm|titolo=|data=16 dicembre 1993|lingua=fr|urlmorto=sì}}</ref> Agos Fondi passò a [[Banca Monte dei Paschi di Siena]],<ref>{{Cita web|url=https://www.milanofinanza.it/news/agos-fondi-granchi-a-d-e-primavera-presidente-1076481|titolo=Agos fondi, Granchi a.d. e Primavera presidente|sito=MF Milano Finanza|data=8 ottobre 1994|accesso=7 gennaio 2024}}</ref> Agos Gestioni Patrimoniali, Agos Sim e Banca Mercantile Italiana, riunite sotto Sefimed, entrarono in [[Banca Popolare di Lodi]],<ref>{{Cita pubblicazione|data=11 gennaio 1995|titolo=Sefimed alla Popolare Lodi|rivista=ItaliaOggi|numero=9|p=11|accesso=7 gennaio 2024|url=https://www.italiaoggi.it/archivio/sefimed-alla-popolare-lodi-265228}}</ref> Nikols fu ceduta a [[Letizia Moratti]] che poi la rivendette ad [[Aon Plc|AON]],<ref>{{Cita web|url=http://www.aon.com/italy/chi-siamo/media-room/media-room-storia-di-aon-in-italia.jsp|titolo=Storia di Aon in Italia|accesso=3 giugno 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210410192338/https://www.aon.com/italy/chi-siamo/media-room/media-room-storia-di-aon-in-italia.jsp|dataarchivio=10 aprile 2021|urlmorto=sì}}</ref> fino a [[La Fondiaria Assicurazioni|La Fondiaria]] che nel [[2002]] fu integrata in [[Società Assicuratrice Industriale]].<ref>{{Cita pubblicazione|data=9 febbraio 2002|titolo=Il cda Montedison ha formalizzato l'accordo con Sai sulla Fondiaria|rivista=ItaliaOggi|numero=34|p=9|accesso=7 gennaio 2024|url=https://www.italiaoggi.it/archivio/il-cda-montedison-ha-formalizzato-l-accordo-con-sai-sulla-fondiaria-171060}}</ref>
 
== Aree ex-Montedison ==
L'avventura industriale della Montedison non ha però lasciato solo attività produttive, ma anche numerosi impianti che sono stati chiusi o notevolmente ridimensionati, creando aree "ex-Montedison" in tutta Italia:
 
* [[Assisi]]
* [[Brindisi]]
* [[Bussi sul Tirino]] (Pescara)
* [[Castelfiorentino]]<ref>http://www.lombardiabeniculturali.it/fotografie/immagini-fondi/FON-3h030-0000001/?current=125&sort=sort_int</ref>
* [[Castellanza]]
* [[Casteltermini]]
* [[Crotone]]
* [[Falconara Marittima]] - [[Montemarciano]]. [[Stabilimento Montecatini di Montemarciano]]<ref>{{cita web|url=https://www.lostitaly.it/site/montecatini-di-marina-di-montemarciano/|titolo=Montecatini di Marina di Montemarciano|accesso=20 agosto 2024|urlmorto=no}}</ref><ref>{{cita web|url=https://www.pigeoneyes.com/2022/10/26/montecatini-di-montemarciano/|titolo=Montecatini di Montemarciano|accesso=20 agosto 2024|urlmorto=no}}</ref>Edifici di archeologia industriale, prima della [[Montecatini (azienda)|Montecatini]] poi della Montedison, situato nella frazione Marina di Montemarciano al confine con il territorio di Falconara Marittima. Vi si producevano fertilizzanti, la chiusura definitiva dello stabilimento avvenne nel 1990. Da allora nonostante numerosi passaggi di proprietà di annunci di presentazioni di piani di bonifica e recupero si è in attesa dell'avvio della bonifica e del recupero degli edifici. Da molti anni lo stabilimento è in stato di abbandono e dal 2004 è sottoposto a vincolo di tutela architettonica.
* [[Falconara Marittima]]
* [[Polo chimico di Ferrara]]
* [[Mantova]]
* [[Marghera]]
* [[Merano]]
* [[Milano]]: l'area situata nel quartiere di [[Rogoredo (Milano)|Rogoredo]], dove fino al [[1970]] si produceva l'insetticida ''Rogor''. Nel [[1987]] era in progetto su quest'area un ipermercato [[Euromercato]] del gruppo [[Standa]] che all'epoca era di proprietà Montedison. Attualmente è in fase di riqualificazione come area residenziale (quartiere [[Santa Giulia (Milano)|Santa Giulia]]). Un'altra area ex-Montedison si trova in zona Sempione, dove è prevista la costruzione di un [[grattacielo]] da 24 piani. Il grattacielo di Largo Donegani che ospitava la sede della Montecatini è oggi sede di [[RadioMediaset]], società a cui fanno capo le emittenti radiofoniche nazionali [[Radio 105]], [[Radio Monte Carlo]], [[Virgin Radio Italia]] e [[R101]].
* [[Milano]]: l'area situata nel quartiere di [[Rogoredo (Milano)|Rogoredo]], dove fino al [[1970]] si produceva l'insetticida ''Rogor''. Nel [[1987]] era in progetto su quest'area un ipermercato [[Euromercato]] del gruppo [[Standa]] che all'epoca era di proprietà Montedison. Attualmente è in fase di riqualificazione come area residenziale (quartiere [[Santa Giulia (Milano)|Santa Giulia]]). Un'altra area ex-Montedison si trova in zona [[Sempione (quartiere)|Sempione]], dove è prevista la costruzione di un [[grattacielo]] da 24 piani. Il grattacielo di Largo Donegani che ospitava la sede della Montecatini è oggi sede di [[RadioMediaset]], società a cui fanno capo le emittenti radiofoniche nazionali [[Radio 105]], [[Radio Monte Carlo (Italia)|Radio Monte Carlo]], [[Virgin Radio Italia]] e [[R101]].
* [[Orbetello]]
* [[Porto Empedocle]]: l'area, situata alla periferia del comune agrigentino, verrà completamente bonificata grazie ad un progetto di rilancio finanziato dal CIPE. Nell'area industriale ormai dismessa verranno collocati un auditorium, diverse attività culturali e il nuovo impianto sportivo dove la [[Fortitudo Agrigento]], maggiore squadra di pallacanestro di Agrigento, disputerà le partite casalinghe.
* [[Porto Recanati]]: [[Capannone Nervi]]<ref>{{cita web|url=https://www.portorecanati.it/ex-stabilimento-montecatini/|titolo=Ex stabilimento Montecatini area ex Montedison|accesso=1 agosto 2024|urlmorto=no}}</ref><ref>{{cita web|url=https://www.disegno47.com/ex-montedison-porto-recanati-d47|titolo=EX MONTEDISON Reuse of ex Montedison Facility in Porto Recanati - 2011|accesso=1 agosto 2024|urlmorto=no}}</ref> Dello stabilimento [[Montecatini (azienda)|Montecatini]] poi Montedison di [[Portorecanati]] rimane solamente il cosiddetto Capannone Nervi. In attesa di bonifica e recupero.
* [[Porto Recanati]]
 
[[File:Stabilimento Montecatini, Rieti (6932097289).jpg|thumb|Lo stabilimento dismesso di Rieti]]
* [[Rieti]]: fondato nel 1937, produceva l'[[acido solforico]] necessario per la fabbricazione della [[viscosa]] [[rayon]] nel vicino stabilimento [[Supertessile]] della [[SNIA]];<ref>{{Cita web|url=http://www.asrieti.it/MANIFESTAZIONI/archeologiaindustriale2012/Pubblicazione32.pdf|autore=Maria Giacinta Balducci, Rita Filippi, Marilena Giovannelli, Liana Ivagnes, Roberto Lorenzetti|titolo=Testimonianze d'archivio sulla storia dell'industria a Rieti|sito=Archivio di Stato di Rieti|accesso=17 settembre 2015}}</ref> fu chiuso nel 1972.<ref name="rieti virtuosa">{{Cita news|url=http://www.iltempo.it/2.645/2012/01/09/rieti-virtuosa-attacca-a-destra-e-a-sinistra-1.20375|titolo=Rieti Virtuosa attacca a destra e a sinistra|pubblicazione=Il Tempo edizione Lazio Nord|data=8 gennaio 2012|accesso=29 dicembre 2015|urlarchivio=https://archive.is/20160109025428/http://www.iltempo.it/2.645/2012/01/09/rieti-virtuosa-attacca-a-destra-e-a-sinistra-1.20375|dataarchivio=9 gennaio 2016|urlmorto=sì}}</ref> La procedura di esecuzione da parte del comune della bonifica in danno del proprietario inadempiente (De Angelis Costruzioni srl ed Edison-Giomir<ref>[{{cita web|url=http://www.rietivirtuosa.it/wp-content/uploads/proprietari_aree_ex_industriali.jpg |titolo=I proprietari delle aree ex industriali reatine]|data=|accesso=|dataarchivio=4 marzo 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160304081952/http://www.rietivirtuosa.it/wp-content/uploads/proprietari_aree_ex_industriali.jpg|urlmorto=sì}}</ref>) doveva partire nel 2011, ma non risulta che i lavori siano effettivamente partiti.<ref name="rieti virtuosa" /> Per la riqualificazione dell'area Montedison-SNIA il Comune, l'associazione Rena e il [[Banca Monte dei Paschi di Siena|Monte dei Paschi di Siena]] hanno lanciato nel 2015 un concorso internazionale di idee.<ref>{{Cita web|url=http://www.comune.rieti.it/article/15/01/presentato-il-bando-internazionale-next-snia-viscosa-un-opportunit-di-rilancio-rieti|titolo=Presentato il bando internazionale NexT Snia Viscosa: un’opportunitàun'opportunità di rilancio per Rieti|sito=Sito istituzionale del Comune di Rieti|data=30 gennaio 2015|accesso=30 dicembre 2015}}</ref>
* [[Cairo Montenotte|San Giuseppe di Cairo Montenotte]]
 
In ognuno di questi siti la cessazione dell'attività ha determinato per le popolazioni difficoltà occupazionali e la complessa ricerca di soluzioni per destinare a nuovi usi, le enormi aree dismesse, che richiedono anche interventi di bonifica dall'inquinamento di origine industriale.
 
== Storia del logo ==
Esistono varie versioni sull'origine del logo che identificava la Montedison e le sue filiali:
* il sito della Edison<ref>{{Cita web|url=http://www.edison.it/edison/site/it/company/communication/brand/|titolo=IL MARCHIO|accesso=15 novembre 2007|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080626162023/http://www.edison.it/edison/site/it/company/communication/brand/|dataarchivio=26 giugno 2008|urlmorto=sì}}</ref> riporta che fu creato appositamente dalla società statunitense [[Landor Associates|Landor]] nel 1972 per identificare la Montedison e tutte le altre società del gruppo;
* un'altra versione sostiene che il logo sia stato realizzato casualmente: scarabocchiando l'interno di un [[Graffetta|fermaglio per fogli]] in vari punti, un grafico notò il suo alto valore comunicativo e pensò che potesse essere quello il logo per rappresentare la Montedison;
* una terza versione sostiene che il logo del gruppoGruppo Montedison, fu disegnato nel 1971 durante una riunione generale nel Petrolchimico Nord di [[Marghera]] dall'ingegner Cesare Niero (classe 1925), responsabile d'impianto dei fertilizzanti azotati e dell'acido nitrico (Dipa: Agrimont, Fertimont, Montecatini, Azotati (ex FIAT), disegnando 4 fermagli da fogli, disposti a 45 gradi quasi ad indicare "un'aquila che spicca il volo", ricordata poi come L'aquila (il più regale tra i volatili) della Montedison, la più regale industria nel settore chimico e di raffineria.
 
[[File:Standa-montedison.jpg|thumb|right|Logo Standa nel periodo Montedison usato dal 1973 al 1988]]
 
Nel [[1992]], quando la Montedison era già nei suoi ultimi anni, il suo logo era riportato sulla fiancata de [[Il Moro di Venezia]], la barca di Raul Gardini, prodotta presso [[Tencara]], che arrivò fino alla finale dell'[[America's Cup]].
 
Inoltre esso servì per alcuni anni a identificare la [[Standa]], quando essa fu di proprietà Montedison.
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* [[Eugenio Cefis]] (1971-1977)
* [[Giuseppe Medici]] (1977-1981)
* [[Mario Schimberni]] (1981-1987)
* [[Raul Gardini]] (1987-1991)
* [[Giuseppe Garofano]] (1991-1992)
* [[Arturo Ferruzzi]] (1993)
* [[Guido Rossi]] (1993-1995)
* [[Luigi Lucchini]] (1995-2001)
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== Bibliografia ==
* Franco Briatico, ''Ascesa e declino del capitale pubblico in Italia. Vicende e Protagonisti'', Bologna, Il Mulino, 2004.
* Gianni Baldi, ''I potenti del sistema'', Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1976.
* Franco Briatico, ''Ascesa e declino del capitale pubblico in Italia. Vicende e protagonisti'', Bologna, Il Mulino, 2004.
* Giorgio Galli, ''Il padrone dei padroni. Enrico Cuccia, il potere di Mediobanca e il capitalismo italiano'', Milano, Garzanti Editore, 1995. ISBN 88-11-73851-2
* Fulvio Coltorti con Giorgio Giovannetti, ''La Mediobanca di Cuccia'', Torino, G.Giappichelli Editore, 2017. ISBN 978-88-9210-737-3.
* N.Nicola Crepax, ''Storia dell'industria in Italia. Uomini, imprese e prodotti'', Bologna, Il Mulino, 2002.
* {{cita libro|autore= Claudio Doliana|titolo= Stava l'altra storia. 40 anni tra chimica e mistero|editore= Reverdito|città= Trento|anno= 2025|isbn= 9788834202807}}
* A. Marchi, R. Marchionatti, ''Montedison 1966-1989. L'evoluzione di una grande impresa tra pubblico e privato'', Milano, Franco Angeli, 1992.
* AlbertoGiancarlo MazzucaGalli, ''GardiniIl ilpadrone dei Corsaropadroni. StoriaEnrico dellaCuccia, Dynastyil Ferruzzipotere dadi Serafino alla MontedisonMediobanca e ail Enricocapitalismo Cucciaitaliano'', BolognaMilano, MinervaGarzanti EdizioniEditore, 20131995. ISBN 978-88-73811-152273851-82
* Giorgio La Malfa, Taddeo Molino Lova, ''La fusione [[Montecatini (azienda)|Montecatini]] – [[Edison (azienda)|Edison]] (1965-1971). Materiali dall'Archivio di Mediobanca'', Milano, [[Mediobanca]], 2023, disponibile sia carteceo che [https://archiviostorico.mediobanca.com/pubblicazione/la-fusione-montecatini-edison-1965-1971/ in pdf] sul sito dell' [https://archiviostorico.mediobanca.com/patrimonio/home.html Archivio Storico Mediobanca "Vincenzo Maranghi"].
* Alberto Mazzuca, ''Penne al vetriolo. I grandi giornalisti raccontano la Prima Repubblica'', Bologna, Minerva, 2017. ISBN 978-88-738-1849-6
* Alves Marchi, Roberto Marchionatti, ''Montedison 1966-1989. L'evoluzione di una grande impresa tra pubblico e privato'', Milano, Franco Angeli, 1992.
* Massimo Mucchetti, ''Licenziare i padroni?'', Milano, Feltrinelli, 2004. ISBN 88-07-17073-6
* Alberto Mazzuca, ''Gardini il Corsaro. Storia della Dynasty Ferruzzi da Serafino alla Montedison e a Enrico Cuccia'', Bologna, Minerva Edizioni, 2013. ISBN 978-88-738-1522-8.
* Piero Ottone, ''Il gioco dei potenti'', Milano, Longanesi & C., 1985. ISBN 88-304-0591-4
* Alberto Mazzuca, ''Penne al vetriolo. I grandi giornalisti raccontano la Prima Repubblica'', Bologna, Minerva, 2017. ISBN 978-88-738-1849-6.
* {{cita libro|titolo= Eugenio Cefis. Una storia italiana di potere e misteri|autore= Paolo Morando|anno= 2021|città= Bari-Roma|editore= Laterza|oclc= 1256544796}}
* Massimo Mucchetti, ''Licenziare i padroni?'', Milano, Feltrinelli, 2004. ISBN 88-07-17073-6.
* Piero Ottone, ''Il gioco dei potenti'', Milano, Longanesi & C., 1985. ISBN 88-304-0591-4.
* Cesare Peruzzi, ''Il caso Ferruzzi'', Milano, Edizioni del Sole 24 Ore, 1987.
* Cesare Romiti con Giampaolo Pansa, ''Questi anni alla Fiat'', Milano, Rcs Rizzoli Libri, 1988. ISBN 88-17-53623-7.
* Cesare Romiti con Paolo Madron, ''Storia segreta del capitalismo italiano'', Milano, Longanesi & C, 2012. ISBN 978-88-304-2812-6.
* Eugenio Scalfari, Giuseppe Turani, ''Razza padrona'', Milano, Feltrinelli, 1974.
 
== Voci correlate ==
=== Personaggi ===
* [[Enrico Bondi]] fu amministratore delegato della Montedison negli anni '90novanta
* [[Enrico Cuccia]] incoraggiò la fusione tra Montecatini ed Edison
* [[RaulGuido GardiniDonegani]] lo trasformò nella secondoMontecatini nel maggior gruppo privatochimico italiano
* [[Raul Gardini]] trasformò la Montedison nel secondo maggior gruppo privato italiano
 
=== Luoghi ===
Riga 230 ⟶ 261:
=== Aziende del gruppo Montedison ===
* [[ACNA]]
* [[Acsa (azienda)|Acsa]]
* [[Agrimont]], ora [[Yara (azienda)|Yara]]
* [[Alimont]]
* [[Ausimont]]
Riga 241 ⟶ 272:
* [[Bellentani]]
* [[Bertolli]]
* [[Carlo Erba (azienda)|Carlo Erba]]
* [[Châtillon (azienda)|Châtillon]]
* [[Cora]]
*Datamont
* [[De Rica]]
* [[DIPA]]
* [[Enimont]]
* [[Eridania-Beghin Say]]
Riga 255 ⟶ 287:
* [[Himont]]
* [[Centro Ricerche per le Energie Non Convenzionali - Istituto Eni Donegani|Istituto Guido Donegani]]
* [[Merak (azienda)|Merak]]
* [[Metalmont]]
* [[Montedel]] - Montecatini Edison Elettronica
* [[Montedipe]]
* [[Montefibre]]
** [[Taban]], ex settore ''Nailonplast'' della [[Montefibre]]
** [[Società italiana nailon]]
** [[Società italiana poliestere]]
Riga 272 ⟶ 305:
* [[Neofil]]
* [[Novamont]]
* [[Pavesi (azienda)|Pavesi]]
* [[Polymer]]
* [[Rhodiatoce]]
Riga 278 ⟶ 311:
* SICE - [[Sicedison]]
* [[Samont]]
* [[MEMC Electronic Materials|SMIEL]]
* [[Standa]]
** [[Castorama]]
Riga 284 ⟶ 318:
** [[Leasinvest]]
** [[Vāmana]]
* [[Taban]], ex settore ''Nailonplast'' della [[Montefibre]]
* [[Tecnimont]]
*Tencara
* Vetem ora Ceva-Vetem
* [[Vinavil]]
* [[Rabarbaro Zucca]]
 
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* Sulla Montedison si vedano anche i documenti di Mediobanca, consultabili liberamente online, sul [https://archiviostorico.mediobanca.com/patrimonio/home.html sito dell'Archivio Storico Mediobanca "Vincenzo Maranghi]". Tra questi si segnala in particolare la [https://archiviostorico.mediobanca.com/patrimonio/percorsi/le-carte-del-sindacato-di-blocco-montecatini-edison-120a8f74.html Serie del Sindacato di Blocco Montecatini - Edison].
* {{Cita web|url=https://investire.biz/economia-e-finanza/montedison-nascita-origini-storia-scalate-borsa-tangentopoli-fine-polo-energetico-italiano|titolo=Montedison: nascita, storia e fine del polo energetico italiano|autore=Johnny Zotti|data=10 dicembre 2020|accesso=7 gennaio 2024}}
 
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