Walter Tobagi: differenze tra le versioni

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{{Bio
{{S|biografie}}
|Nome = Walter
'''Walter Tobagi''' ([[Spoleto]], [[18 marzo]] [[1947]] - [[Milano]], [[28 maggio]] [[1980]]), giornalista, fu assassinato in un attentato terroristico perpetrato dalla [[Brigata XXVIII marzo]], gruppo terrorista di estrema sinistra.
|Cognome = Tobagi
|Sesso = M
|LuogoNascita = Spoleto
|GiornoMeseNascita = 18 marzo
|AnnoNascita = 1947
|LuogoMorte = Milano
|GiornoMeseMorte = 28 maggio
|AnnoMorte = 1980
|Epoca = 1900
|Attività = giornalista
|Attività2 = scrittore
|Nazionalità = italiano
|Immagine = Walter Tobagi.jpg
}} Fu assassinato in un attentato terroristico perpetrato dalla [[Brigata XXVIII marzo]], [[gruppo terroristico]] di [[estrema sinistra]].
 
== Biografia ==
=== Gioventù ===
Walter Tobagi <ref>Le informazioni sopra riportate si basano in parte sull'ampio profilo biografico contenuto nel volume ''Testimone scomodo. Walter Tobagi - Scritti scelti 1975-80'', a cura di Aldo Forbice, Franco Angeli, Milano 1989.
Walter Tobagi<ref>Le informazioni sopra riportate si basano in parte sull'ampio profilo biografico contenuto nel volume ''Testimone scomodo. Walter Tobagi - Scritti scelti 1975-80'', a cura di Aldo Forbice, [[Franco Angeli (editore)|Franco Angeli]], Milano 1989.</ref> nacque il [[18 marzo]] [[1947]] a San Brizio, una frazione adel settecomune chilometri dadi [[Spoleto]], in [[Umbria]]. All'età di otto anni la famiglia si trasferì a [[Bresso]], vicino a [[Milano]] (il padre Ulderico era un ferroviere). La sua carriera di giornalista cominciò al ginnasio, come redattore delladel giornale del [[Liceo classico Giuseppe Parini|liceo ginnasio Giuseppe Parini]] di Milano ''[[La zanzara (periodico)|La Zanzara]]'', ilreso celebrefamoso giornaleper delun «Parini».processo provocato da un articolo sull'[[educazione sessuale]].
 
=== Carriera ===
Dopo il liceo, Tobagi entrò giovanissimo all' ''[[Avanti!]]'' di Milano, ma vi rimase solo pochi mesi per poi passare al quotidiano cattolico ''[[Avvenire]]''. Il direttore, Leonardo Valente, disse di lui:
Dopo il liceo, entrò giovanissimo all{{'}}''[[Avanti!]]'' di Milano, ma vi rimase solo pochi mesi per poi passare al quotidiano cattolico ''[[Avvenire]]''. Il direttore, [[Leonardo Valente]], disse di lui:
{{citazione|Nel 1969, quando lo assunsi, mi accorsi di essere davanti a un ragazzo preparatissimo, acuto e leale. Di lui ricordo le lunghe e piacevolissime chiacchierate notturne alla chiusura del giornale. Non c'era argomento che non lo interessasse, dalla politica allo sport, dalla filosofia alla sociologia, alle tematiche, allora di moda, della contestazione giovanile. Affrontava qualsiasi argomento con la pacatezza del ragionatore, cercando sempre di analizzare i fenomeni senza passionalità. Della contestazione condivideva i presupposti, ma respingeva le intemperanze.<ref>{{Cita web|url=https://www.primapaginanews.it/articoli/pdf?id=474307|titolo=Primo Piano - I RICORDI DI PPN: 40 anni fa l'assassinio di #waltertobagi, uomo e giornalista libero e coerente|data=28 maggio 2020|accesso=30 maggio 2023|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20230528191939/https://www.primapaginanews.it/articoli/pdf?id=474307}}</ref>}}
 
Sia all{{'}}''Avanti!'' che all{{'}}''Avvenire'' si occupò di argomenti diversi, ma andava sempre più definendosi il suo interesse prioritario per i temi sociali, per l'informazione, per la politica e il movimento sindacale, a cui dedicava molta attenzione anche nel suo lavoro «parallelo», quello universitario e di ricercatore. La prima inchiesta ampia pubblicata su ''Avvenire'' fu sul [[movimento studentesco]] a Milano, quattro puntate di storia, analisi, opinioni sui gruppuscoli e sulle lotte del movimento degli studenti in quegli anni, un'inchiesta che costituì la «base» per un più organico e ampio lavoro pubblicato nel 1970 da [[Sugar (editore)|Sugar]] col titolo ''Storia del movimento studentesco e dei marxisti-leninisti in Italia'' sul cui frontespizio si leggeva: «Il Movimento studentesco espressione dei ceti medi proletarizzati può essere considerato di fatto una avanguardia proletaria? Dalla prospettiva del Movimento il [[Partito Comunista Italiano|Partito Comunista]] va considerato come 'l'ala destra del movimento operaio' oppure "l'ala sinistra della borghesia"? E a sua volta il [[Movimento Studentesco (organizzazione)|Movimento Studentesco]] è "l'ala sinistra del movimento operaio", oppure il nucleo del partito rivoluzionario?».
{{quote|Nel 1969, quando lo assunsi, mi accorsi di essere davanti a un ragazzo preparatissimo, acuto e leale. Di lui ricordo le lunghe e piacevolissime chiacchierate notturne alla chiusura del giornale. Non c'era argomento che non lo interessasse, dalla politica allo sport, dalla filosofia alla sociologia, alle tematiche, allora di moda, della contestazione giovanile. Affrontava qualsiasi argomento con la pacatezza del ragionatore, cercando sempre di analizzare i fenomeni senza passionalità. Della contestazione condivideva i presupposti, ma respingeva le intemperanze.|}}
 
Ma non trascurò neppure i temi economici realizzando inchieste in diverse puntate sull'industria farmaceutica, la ricerca, la stampa, l'editoria ed altro. In quegli stessi anni si mostrò interessato anche alla politica estera, in particolare all'[[India]], alla [[Cina]], al [[Medio Oriente]], alla [[Spagna]] alla vigilia del crollo del [[franchismo]], alla guerriglia nel [[Ciad]], alla crisi economica e politica della [[Tunisia]], alle violazioni dei diritti dell'uomo nella [[Dittatura dei colonnelli|Grecia dei colonnelli]], alle prospettive politiche dell'[[Algeria]].
Sia all’''Avanti!'' sia all' ''Avvenire'' si occupava di argomenti diversi, ma andava sempre più definendosi il suo interesse prioritario per i temi sociali, per l'informazione, per la politica e il movimento sindacale, a cui dedicava molta attenzione anche nel suo lavoro «parallelo», quello universitario e di ricercatore.
 
Tuttavia, l'impegno maggiore lo dedicò alle vicende del terrorismo, a cominciare dalla morte di [[Giangiacomo Feltrinelli]] e dall'assassinio del [[Luigi Calabresi|commissario Calabresi]]. Si interessò, inoltre, alle prime iniziative militari delle [[Brigate Rosse|BR]], ai «covi» terroristici scoperti a Milano, al rapporto del questore Allitto Bonanno, alla guerriglia urbana che provocava tumulti e morti per le strade di Milano, organizzata dai gruppuscoli estremisti di [[Lotta Continua]], [[Potere Operaio]], [[Avanguardia operaia]].
La prima inchiesta ampia pubblicata su ''Avvenire'' fu sul movimento studentesco a Milano: quattro puntate di storia, analisi, opinioni sui gruppuscoli e sulle lotte del movimento degli studenti in quegli anni: un'inchiesta che Costituì la «base» per un più organico e ampio lavoro pubblicato nel 1970 da Sugar col titolo ''Storia del movimento studentesco e dei marxisti-leninisti in Italia''. Sul frontespizio del libro si leggeva: «Il Movimento studentesco espressione dei ceti medi proletarizzati può essere considerato di fatto una avanguardia proletaria? Dalla prospettiva del Movimento il [[Partito comunista]] va considerato come 'l'ala destra del movimento operaio' oppure 'l'ala sinistra della borghesia'? E a sua volta il [[Movimento Studentesco]] è «l'ala sinistra del movimento operaio», oppure il nucleo del partito rivoluzionario?».
 
Passò poi al ''[[Corriere d'Informazione]]'' e, nel [[1972]], al ''[[Corriere della Sera]]'', dove poté esprimere pienamente le sue potenzialità di inviato sul fronte del terrorismo e di cronista politico e sindacale.
Ma Tobagi non trascurava neppure i temi economici: si misurò con inchieste in diverse puntate sull'industria farmaceutica, la ricerca, la stampa, l'editoria, ecc. In quegli stessi anni si mostrò interessato anche alla politica estera, in particolare all’ India, alla Cina, al Medio Oriente, alla Spagna (alla vigilia del crollo del franchismo), alla guerriglia nel Ciad, alla crisi economica e politica della Tunisia, alle violazioni dei diritti dell'uomo nella Grecia dei colonnelli, alle prospettive politiche dell'Algeria, e così via.
 
Come ha raccontato Leonardo Valente,
Tuttavia, l'impegno maggiore Tobagi lo dedicò alle vicende del terrorismo, a cominciare dalla morte di [[Giangiacomo Feltrinelli]] e dall'assassinio del [[commissario Calabresi]]. Si interessò, inoltre, alle prime iniziative militari delle Br, ai «covi» terroristici scoperti a Milano, al rapporto del questore Allitto Bonanno, alla guerriglia urbana che provocava tumulti (e morti) per le strade di Milano, organizzata dai gruppuscoli estremisti di [[Lotta continua]], [[Potere operaio]], [[Avanguardia operaia]].
 
{{citazione|Walter preparava gli articoli con la stessa diligenza con cui al liceo faceva le versioni di latino e greco e all'università si dedicava alle ricerche storiche: una montagna di appunti, decine e decine di telefonate di controllo, consultazione di leggi, regolamenti, enciclopedie. Insomma svolgeva una mole di lavoro enorme per un pezzo di due cartelle. Ma quando finalmente si metteva alla macchina da scrivere si poteva esser certi che dal rullo sarebbero uscite due cartelle di oro colato. E se per caso, al termine delle sue ricerche e dei suoi controlli, si accorgeva di essere arrivato a conclusioni opposte rispetto a quelle da cui era partito, buttava tutto all'aria e ricominciava dal principio, senza darsi la minima preoccupazione della fatica e del tempo che impiegava. Il suo solo problema era di arrivare alla verità, a qualunque costo.}}
Quelli trascorsi all' ''Avanti!'' e all' ''Avvenire'' furono anni di iniziazione e di pratica alla scuola di «cronista sul campo», un praticantato lungo e faticoso che doveva portarlo al ''Corriere d'Informazione'' e, in seguito, al ''[[Corriere della Sera]]'', dove poté esprimere pienamente le sue potenzialità di inviato sul fronte del terrorismo e di cronista politico e sindacale.
 
Questo fu il metodo seguito con scrupolo anche nel suo lavoro di [[inviato]] del [[Corriere della Sera]].<ref>{{Cita web|url=https://www.isisleonardodavincipoggiomarino.it/webspace/Fioridimemoria/WalterTobagi.html|titolo=Walter Tobagi|sito=IS Leonardo Da Vinci Poggiomarino|accesso=30 maggio 2023|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160612020603/https://www.isisleonardodavincipoggiomarino.it/webspace/Fioridimemoria/WalterTobagi.html}}</ref>
Come ha raccontato Leonardo Valente,
 
Forse fu per il suo voler innanzitutto «capire» che Tobagi è stato ucciso. La pensa così, ad esempio, [[Giampaolo Pansa]], che ha rilevato come:
{{quote|Walter preparava gli articoli con la stessa diligenza con cui al liceo faceva le versioni di latino e greco e all'università si dedicava alle ricerche storiche: una montagna di appunti, decine e decine di telefonate di controllo, consultazione di leggi, regolamenti, enciclopedie. Insomma svolgeva una mole di lavoro enorme per un pezzo di due cartelle. Ma quando finalmente si metteva alla macchina da scrivere si poteva esser certi che dal rullo sarebbero uscite due cartelle di oro colato. E se per caso, al termine delle sue ricerche e dei suoi controlli, si accorgeva di essere arrivato a conclusioni opposte rispetto a quelle da cui era partito, buttava tutto all'aria e ricominciava dal principio, senza darsi la minima preoccupazione della fatica e del tempo che impiegava. Il suo solo problema era di arrivare alla verità, a qualunque costo|}}
 
{{citazione|Tobagi sul tema del terrorismo non ha mai strillato. Però, pur nello sforzo di capire le retrovie e di non confondere i capi con i gregari era un avversario rigoroso. Il terrorismo era tutto il contrario della sua cristianità e del suo socialismo. Aveva capito che si trattava del tarlo più pericoloso per questo paese. E aveva capito che i terroristi giocavano per il re di Prussia. Tobagi sapeva che il terrorismo poteva annientare la nostra democrazia. Dunque, egli aveva capito più degli altri: era divenuto un obiettivo, soprattutto perché era stato capace di mettere la mano nella nuvola nera.}}
Questo fu il metodo seguito con scrupolo anche nel suo lavoro di inviato del ''Corriere''. Un metodo rigoroso, consistente nell' analizzare essenzialmente i fatti, alieno dalle ipotesi fantasiose e dalla facile emotività. Forse è per il suo voler innanzitutto «capire» che Tobagi è stato ucciso. La pensa così, ad esempio, [[Giampaolo Pansa]], che ha rilevato come
 
Al ''Corriere della Sera'' seguì sistematicamente tutte le vicende relative agli [[anni di piombo]]: dai tempi degli [[autoriduttori]] che disturbavano le [[Festa de l'Unità|Feste dell'Unità]] agli episodi di sangue più efferati che ebbero come protagonisti le Br, [[Prima Linea (organizzazione)|Prima Linea]] e le altre bande armate. Analizzando le vicende luttuose del terrorismo risaliva alle origini di [[Potere Operaio]], con la galassia delle storie politiche e individuali sfociate in mille gruppi, di cui molti approdati alle bande armate.
{{quote|Tobagi sul tema del terrorismo non ha mai strillato. Però, pur nello sforzo di capire le retrovie e di non confondere i capi con i gregari era un avversario rigoroso. Il terrorismo era tutto il contrario della sua cristianità e del suo socialismo. Aveva capito che si trattava del tarlo più pericoloso per questo paese. E aveva capito che i terroristi giocavano per il re di Prussia. Tobagi sapeva che il terrorismo poteva annientare la nostra democrazia. Dunque, egli aveva capito più degli altri: era divenuto un obiettivo, soprattutto perché era stato capace di mettere la mano nella nuvola nera|}}
 
In ''Vivere e morire da giudice a Milano'' Walter raccontò la storia di [[Emilio Alessandrini]], sostituto procuratore della Repubblica, assassinato a 36 anni da [[Prima Linea (organizzazione)|Prima Linea]] in un agguato: un magistrato che si era particolarmente distinto nelle indagini sui gruppi estremisti di destra e, successivamente, su quelli terroristi di sinistra. Anche Alessandrini era un «personaggio simbolo». Scrisse Tobagi: «Alessandrini rappresentava quella fascia di giudici progressisti ma intransigenti, né falchi chiacchieroni né colombe arrendevoli». Osservò inoltre che i terroristi prendevano di mira soprattutto i riformisti, condividendo il giudizio che lo stesso Alessandrini aveva espresso in un'intervista all{{'}}''Avanti!'': «Non è un caso che le azioni dei brigatisti siano rivolte non tanto a uomini di destra, ma ai progressisti. Il loro obiettivo è intuibilissimo: arrivare allo scontro nel più breve tempo possibile, togliendo di mezzo quel cuscinetto riformista che, in qualche misura, garantisce la sopravvivenza di questo tipo di società». Un giudizio che doveva trovare una tragica conferma proprio con la uccisione di Tobagi.
Al ''[[Corriere della Sera]]'' Tobagi seguì sistematicamente tutte le vicende relative agli «[[anni di piombo]]»: dai tempi degli autoriduttori che disturbavano le Feste dell'Unità agli episodi di sangue più efferati con protagoniste le Br, [[Prima Linea]] e le altre bande armate. Analizzando le vicende luttuose del terrorismo risaliva alle origini di Potop, con la galassia delle storie politiche e individuali sfociate in mille gruppi, di cui molti approdati alle bande armate.
 
Negli ultimi articoli intensificò le analisi su certe realtà urbane a Milano, a [[Genova]], a [[Torino]] («Come e perché un 'laboratorio del terrorismo' si è trapiantato nel vecchio borgo del Ticinese», «Vogliono i morti per sembrare vivi», «Bilancio di 10 miliardi all'anno per mille esecutori clandestini», ecc.). Non trascurò il fenomeno del [[pentitismo]], con tutti gli aspetti anche negativi, e studiò il terrorista nella clandestinità, («C'è una regola dei due anni, termine ultimo oltre il quale non resiste il Br clandestino»). E siamo dunque a uno dei suoi ultimi articoli sul terrorismo, un testo che è stato ripubblicato molte volte perché considerato uno dei più significativi sin dal titolo: «Non sono samurai invincibili».
In «Vivere e morire da giudice a Milano» Walter raccontò la storia di [[Emilio Alessandrini]], 39 anni, sostituto procuratore della Repubblica, assassinato in un agguato dalle [[Brigate Rosse]]: un magistrato che si era particolarmente distinto nelle indagini sui gruppi estremisti di destra e, successivamente, su quelli terroristi di sinistra. Anche Alessandrini era un «personaggio simbolo». Scrisse Tobagi: «[Alessandrini] rappresentava quella fascia di giudici progressisti ma intransigenti, né falchi chiacchieroni né colombe arrendevoli». Osservò inoltre che i terroristi prendevano di mira soprattutto i riformisti, condividendo il giudizio che lo stesso Alessandrini aveva espresso in una intervista all'''Avanti!'': «Non è un caso che le azioni dei brigatisti siano rivolte non tanto a uomini di destra, ma ai progressisti. Il loro obiettivo è intuibilissimo: arrivare allo scontro nel più breve tempo possibile, togliendo di mezzo quel cuscinetto riformista che, in qualche misura, garantisce la sopravvivenza di questo tipo di società». Un giudizio che doveva trovare una tragica conferma proprio con la uccisione di Walter.
 
Tobagi sfatò tanti luoghi comuni sulle BR e gli altri gruppi armati, denunciando, ancora una volta, i pericoli di un radicamento del fenomeno terroristico nelle fabbriche e negli altri luoghi di lavoro, come molti segnali gli avevano indicato. Scrisse, ad esempio:
Negli ultimi articoli intensificò le analisi su certe realtà urbane a Milano, a Genova, a Torino («Come e perché un 'laboratorio del terrorismo' si è trapiantato nel vecchio borgo del ticinese», «Vogliono i morti per sembrare vivi», «Bilancio di 10 miliardi all'anno per mille esecutori clandestini», ecc.). Non trascurò il fenomeno del [[pentitismo]], con tutti gli aspetti anche negativi, e studiò il terrorista nella clandestinità, («C'è una regola dei due anni, termine ultimo oltre il quale non resiste il Br clandestino»). E siamo dunque a uno dei suoi ultimi articoli sul terrorismo, un testo che è stato ripubblicato molte volte perché considerato uno dei più significativi sin dal titolo: «Non sono samurai invincibili».
 
{{citazione|La sconfitta politica del terrorismo passa attraverso scelte coraggiose: è la famosa risaia da prosciugare, tenendo conto che i confini della risaia sono meglio definiti oggi che non tre mesi fa. E tenendo conto di un altro fattore decisivo: l'immagine delle Brigate Rosse si è rovesciata, sono emerse falle e debolezze e forse non è azzardato pensare che tante confessioni nascono non dalla paura, quanto da dissensi interni, sull'organizzazione e sulla linea del partito armato.}}
Tobagi sfatò tanti luoghi comuni sulle «bierre» e gli altri gruppi armati, denunciando, ancora una volta, i pericoli di un radicamento del fenomeno terroristico nelle fabbriche e negli altri luoghi di lavoro, come molti segnali avevano indicato con profonda inquietudine. Scrisse, ad esempio:
 
Le sue opinioni risultano confermate anche in un'altra significativa intervista al figlio di [[Carlo Casalegno]], Andrea. In quell'intervista, concessa un mese prima dell'uccisione di Tobagi, Casalegno disse: «Non sento la benché minima traccia di odio, né provo alcun perdono cristiano. Sento l'offesa come nel momento in cui è avvenuta». L'intervistatore chiese se riteneva giusto denunciare i «compagni di lotta». E Andrea Casalegno rispose senza reticenze: «La denuncia è importante e va fatta se serve a evitare atti futuri gravi. È un dovere, perché è assolutamente necessario impedire che vittime innocenti cadano ancora».
{{quote|La sconfitta politica del terrorismo passa attraverso scelte coraggiose: è la famosa risaia da prosciugare, tenendo conto che i confini della risaia sono meglio definiti oggi che non tre mesi fa. E tenendo conto di un altro fattore decisivo: l'immagine delle Brigate rosse si è rovesciata, sono emerse falle e debolezze e forse non è azzardato pensare che tante confessioni nascono non dalla paura, quanto da dissensi interni, sull'organizzazione e sulla linea del partito armato|}}
 
La sera prima di essere assassinato, Walter Tobagi presiedeva un incontro al Circolo della stampa di Milano. Si discuteva del «[[Fabio Isman|caso Isman]]»<ref>Fabio Isman, giornalista de ''[[Il Messaggero]]'' di [[Roma]], era stato incarcerato per aver pubblicato un documento sul terrorismo.</ref> e dunque della libertà di stampa, della responsabilità del giornalista di fronte all'offensiva delle bande terroristiche. Il dibattito fu piuttosto agitato e l'inviato del ''Corriere'' fu fatto oggetto di ripetute aggressioni verbali, cosa non nuova, del resto, come ha raccontato<ref>Gianluigi Da Rold, ''La battaglia di via Solferino'', SugarCo,1984, p. 93. Cit. nell'articolo di Luigi Oreste Rintallo [http://www.quaderniradicali.it/tobagi.pdf "28 maggio 1980: il delitto Tobagi"] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20111117152226/http://www.quaderniradicali.it/tobagi.pdf |data=17 novembre 2011 }}, ''Quaderni Radicali'', maggio 2000</ref> il suo collega ed amico [[Gianluigi Da Rold]]:
Opinioni che risultano confermate anche in un'altra significativa intervista al figlio di Carlo Casalegno, Andrea. In quell'intervista, concessa un mese prima dell'uccisione di Tobagi, Casalegno disse: «Non sento la benché minima traccia di odio, né provo alcun perdono cristiano. Sento l'offesa come nel momento in cui è avvenuta». L'intervistatore chiese se riteneva giusto denunciare i «compagni di lotta». E Andrea Casalegno rispose senza reticenze: «La denuncia è importante e va fatta se serve a evitare atti futuri gravi. È un dovere, perché è assolutamente necessario impedire che vittime innocenti cadano ancora».
 
{{citazione|Negli anni del suo impegno professionale e come responsabile sindacale dei giornalisti lombardi, Walter Tobagi viene violentemente attaccato, più di una volta, sia dalla parte comunista della redazione del ''Corriere'', sia dai giornalisti di altre testate milanesi di cosiddetta "area comunista."}}
Tuttavia, come purtroppo sappiamo, di vittime innocenti ce ne sono state ancora: una lunga catena che va da Walter Tobagi a [[Marco Biagi]].
 
A un certo punto, durante quel dibattito, Tobagi, riferendosi alla lunga serie di attentati terroristici, disse: «Chissà a chi toccherà la prossima volta». Dieci ore più tardi era caduto sull'asfalto sotto i colpi dei suoi assassini, lasciando la moglie, Maristella, e due figli, Luca e [[Benedetta Tobagi|Benedetta]].<ref>Per farsi un'idea del clima politico-culturale all'interno del quale è maturata l'impresa criminale che ha posto fine alla vita di Tobagi si veda il già citato [http://www.quaderniradicali.it/tobagi.pdf articolo] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20111117152226/http://www.quaderniradicali.it/tobagi.pdf |data=17 novembre 2011 }} di L. O. Rintallo (''Quaderni Radicali''). L'articolo rende conto anche di quanto emerse dal processo ai responsabili dell'attentato, nonché di quanto non è mai stato chiarito. Fa sicuramente riflettere, ad esempio, quanto il generale [[Carlo Alberto dalla Chiesa]] disse a ''Panorama'' a proposito dei "sostenitori" che la [[Brigata XXVIII marzo]] avrebbe avuto "tra i giornalisti."
La sera prima di essere assassinato, Walter Tobagi presiedeva un incontro al Circolo della stampa di Milano. Si discuteva del «caso Isman», un giornalista del ''Messaggero'' che era stato incarcerato per aver pubblicato un documento sul terrorismo, e dunque della libertà di stampa, della responsabilità del giornalista di fronte all'offensiva delle bande terroristiche. Il dibattito fu piuttosto agitato e l'inviato del ''Corriere'' fu fatto oggetto di ripetute aggressioni verbali, cosa non nuova, del resto, come ha raccontato<ref>Gianluigi Da Rold, ''La battaglia di via Solferino'', SugarCo,1984, p.93. Cit. nell'articolo di Luigi Oreste Rintallo [http://www.quaderniradicali.it/tobagi.pdf "28 maggio 1980: il delitto Tobagi"], ''Quaderni Radicali'', maggio 2000</ref> il suo collega ed amico Gianluigi Da Rold:
Durante il processo, tra l'altro, emersero alcune testimonianze relative all'omicidio di [[Antonio Custra]].</ref>
 
=== L'assassinio ===
{{quote|Negli anni del suo impegno professionale e come responsabile sindacale dei giornalisti lombardi, Walter Tobagi viene violentemente attaccato, più di una volta, sia dalla parte comunista della redazione del ''Corriere'', sia dai giornalisti di altre testate milanesi di cosiddetta "area comunista."|}}
 
Tobagi venne ucciso a Milano in via Salaino, alle ore 11 del 28 maggio [[1980]], con cinque colpi di pistola esplosi da un "commando" di terroristi di sinistra facenti capo alla [[Brigata XXVIII marzo]] ([[Marco Barbone]], [[Paolo Morandini]], [[Mario Marano]], [[Francesco Giordano (terrorista)|Francesco Giordano]], [[Daniele Laus]] e [[Manfredi De Stefano]]),<ref>{{Cita web |url=http://www.vittimeterrorismo.it/memorie/schede/tobagi.htm |titolo=Walter Tobagi - Associazione Vittime del Terrorismo<!-- Titolo generato automaticamente --> |accesso=7 luglio 2008 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080610171924/http://www.vittimeterrorismo.it/memorie/schede/tobagi.htm |dataarchivio=10 giugno 2008 |urlmorto=sì }}</ref> buona parte dei quali figli di famiglie della borghesia milanese. Due membri del commando in particolare appartengono all'ambiente giornalistico: sono [[Marco Barbone]], figlio di Donato Barbone, dirigente editoriale della casa editrice [[Sansoni]] (di proprietà del gruppo [[RCS MediaGroup|RCS]]), e [[Paolo Morandini]], figlio del critico cinematografico [[Morando Morandini]] del quotidiano ''[[Il Giorno]]''.
Il motivo di tanta ostilità era evidentemente {{citazione necessaria|la sua adesione, mai nascosta, al socialismo riformista}}. A un certo punto, durante qel dibattito, Tobagi, riferendosi alla lunga serie di attentati terroristici, disse: «Chissà a chi toccherà la prossima volta». Dieci ore più tardi era caduto sull'asfalto sotto i colpi dei suoi assassini. Lasciava la moglie, Maristella, e due figli, Luca e Benedetta. <ref>Per farsi un'idea del clima politico-culturale all'interno del quale è maturata l'impresa criminale che ha posto fine alla vita di Tobagi si veda il già citato [http://www.quaderniradicali.it/tobagi.pdf articolo] di L.O. Rintallo (''Quaderni Radicali''). L'articolo rende conto anche di quanto emerse dal processo ai responsabili dell'attentato, nonché di quanto non è mai stato chiarito. Fa sicuramente riflettere, ad esempio, quanto il generale [[Carlo Alberto Dalla Chiesa]] disse a ''Panorama'' a proposito dei "sostenitori" che la [[Brigata XXVIII marzo]] avrebbe avuto "tra i giornalisti."
Durante il processo, tra l'altro, emersero alcune testimonianze relative all'omicidio di [[Antonio Custra]]. </ref>
 
A sparare furono [[Mario Marano]] e Marco Barbone. È quest'ultimo a dargli quello che nelle sue intenzioni avrebbe dovuto essere il colpo di grazia: quando Tobagi era ormai accasciato a terra, il terrorista gli si avvicinò e gli esplose un colpo dietro l'orecchio sinistro. In realtà, da come risulta dall'autopsia, il colpo mortale fu il secondo esploso dai due assassini, che colpendo il cuore causò la morte del giornalista.<ref name=Omicidio>Luigi Oreste Rintallo,''28 maggio 1980: il delitto Tobagi''{{cita web |url=http://www.quaderniradicali.it/tobagi.pdf |titolo=Copia archiviata |accesso=6 ottobre 2010 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20060507153620/http://www.quaderniradicali.it/tobagi.pdf |dataarchivio=7 maggio 2006 }}. Si veda anche la ricostruzione della vicenda fatta da Antonello Piroso in Omnibus speciale: ''Walter Tobagi: Giornalista'' {{cita web |url=http://www.la7.it/approfondimento/dettaglio.asp?prop=specialiomnibus&video=30099 |titolo=Copia archiviata |accesso=6 ottobre 2010 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090908002323/http://www.la7.it/approfondimento/dettaglio.asp?prop=specialiomnibus&video=30099 |dataarchivio=8 settembre 2009 }}</ref>
 
== Il processo ==
Tobagi teneva un diario, ma la discrezione di una famiglia simile a lui lo ha sottratto al tritacarne dei ''mass media''. Come ha scritto [[Gaspare Barbiellini Amidei]], però, «sarebbe un giorno lezione civile poterlo leggere sui banchi della scuola. Molti ragazzi dicono di voler fare da grandi i giornalisti. Lo diventino come lui fu».
Nel giro di pochi mesi dall'omicidio, le indagini di carabinieri e magistratura portarono all'identificazione degli assassini, ed in particolare a quella del leader della neonata [[Brigata XXVIII marzo]], lo stesso Marco Barbone che, subito dopo il suo arresto, il 25 settembre 1980, decise di collaborare con gli inquirenti e grazie alle sue rivelazioni l'intera Brigata XXVIII marzo fu smantellata e furono incarcerati più di un centinaio di sospetti terroristi di sinistra, con cui Barbone era entrato in contatto durante la sua militanza terroristica.
 
Le 102 udienze di quello che fu un maxi-processo all'area sovversiva di sinistra iniziarono il 1º marzo 1983 e terminarono 28 novembre dello stesso anno. La sentenza suscitò molte polemiche poiché il giudice Cusumano, interpretando la legge sui pentiti in modo difforme rispetto al tribunale di Roma (dove furono irrogate comunque pene ad oltre vent'anni di carcere ai terroristi pentiti delle Unità comuniste combattenti), concesse a Marco Barbone, Mario Ferrandi, Umberto Mazzola, Paolo Morandini, Pio Pugliese e Rocco Ricciardi «il beneficio della libertà provvisoria ordinandone l'immediata scarcerazione se non detenuti per altra causa»,<ref>Registrazione della lettura della sentenza riproposta dallo speciale di Omnibus dedicato a Walter Tobagli {{cita web |url=http://www.la7.it/approfondimento/dettaglio.asp?prop=specialiomnibus&video=30377 |titolo=Copia archiviata |accesso=18 aprile 2010 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090909100731/http://www.la7.it/approfondimento/dettaglio.asp?prop=specialiomnibus&video=30377 |dataarchivio=9 settembre 2009 }} (minuto 18:44 del video)</ref> mentre agli altri membri della XXVIII marzo, De Stefano, Giordano e Laus, furono inflitti trent'anni di carcere.<ref name= Omicidio/>
A Walter [[Leo Valiani]] rese omaggio con queste parole: <ref>Leo Valiani, "Perché lui?", in ''Testimone scomodo. Walter Tobagi - Scritti scelti 1975-80'', cit.</ref>
 
Le indagini non hanno chiarito il ruolo svolto dalla fidanzata di Marco Barbone, [[Caterina Rosenzweig]], appartenente ad una ricca famiglia milanese, figlia dell'affarista Gianni e della preside Paola Sereni.<ref>{{Cita web|url=http://pergiustizia.com/caso-moro-brevissime-riflessioni/|titolo=pergiustizia » Caso Moro, brevissime riflessioni|sito=pergiustizia.com|lingua=en|accesso=2018-05-29|dataarchivio=29 maggio 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180529130333/http://pergiustizia.com/caso-moro-brevissime-riflessioni/|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.ilrecensore.com/wp2/2009/11/il-cuore-di-un-padre-intervista-a-benedetta-tobagi/|titolo=Il cuore di un padre, una storia. Intervista a Benedetta Tobagi {{!}} Il Recensore.com|accesso=2018-05-29}}</ref> Nel 1978, cioè ben due anni prima dell'omicidio, Caterina Rosenzweig aveva lungamente pedinato Tobagi, che era anche suo docente di [[storia moderna]] all'[[Università Statale di Milano]]. Anche se nel settembre 1980 viene arrestata insieme con gli altri, Caterina verrà assolta per insufficienza di prove, nonostante nel corso del processo venga accertato che il gruppo di terroristi si riuniva a casa sua in via Solferino, a poca distanza dagli uffici dove lavorava Tobagi. Dopo il processo si trasferirà in [[Brasile]], nazione in cui già aveva vissuto in quanto sede degli affari del padre, fino a far perdere le proprie tracce. In base alle informazioni raccolte da un praticante della scuola di giornalismo Walter Tobagi la Rosenzweig risulta vivere a Milano da circa trent'anni.<ref>https://www.lasestina.unimi.it/main/cronache/il-virus-un-tobagi-di-73-anni-una-terrorista-pentita-cosi-una-parabola-racconta-i-doveri-del-giornalista</ref>
{{quote|L'Italia repubblicana non ha fatto, sotto i colpi del terrorismo, la stessa fine dell'Italia liberale sotto i colpi dello squadrismo. I politici, i sindacalisti, i magistrati, i poliziotti ed i carabinieri, i giornalisti, e le grandi masse del paese, hanno imparato qualche cosa dall'amara esperienza del primo dopoguerra. Se hanno saputo difendere la repubblica, lo si deve anche ad uomini come Tobagi ed al loro sacrificio. Buono, generoso quale era, se fosse rimasto in vita, Tobagi non se ne vanterebbe. Ma noi gli dobbiamo sempre un accorato omaggio|}}
 
Discussa fu la scelta da parte della magistratura di imbastire un processo con oltre 150 imputati e relativo non soltanto all'assassinio Tobagi ma a tutta l'area della sovversione di sinistra. Ciò, a detta di [[Ugo Finetti]], segretario provinciale del [[Partito Socialista Italiano|PSI]], ha fatto apparire il dibattimento come "''un processo che sulla carta dovrebbe andare in scena perché si parli poco e male della vittima e con gli assassini più che altro messi sul banco non degli imputati, bensì degli accusatori, perché la sceneggiatura prevede che il centro dell'attenzione processuale riguardi altri fatti e altre persone''". Fu infatti scelto come referente privilegiato Marco Barbone, il quale, pentitosi subito dopo l'arresto, cominciò a fornire una notevole mole d'informazioni sugli ambienti della "lotta armata". Tale scelta appare irrituale se si considera che il generale [[Carlo Alberto dalla Chiesa]] in un'intervista a ''Panorama'' pubblicata il 22 settembre 1980 (tre giorni prima dell'arresto del terrorista), fa cenno all'assassinio di Tobagi e alla Brigata XXVIII marzo e parla di aver « [...] ''usato la stessa tecnica adottata a Torino nel '74-75 per la cattura di [[Renato Curcio]]: massima riservatezza, conoscenza anche culturale dell'avversario, infiltrazione''». Ossia, le forze dell'ordine e la magistratura potevano già disporre di una serie d'informazioni relative al gruppo terroristico e al delitto. Nonostante ciò, come già detto, durante il dibattimento ci si basò sulle dichiarazioni di Barbone, il quale non fu arrestato come sospetto per l'omicidio<ref>Risulta da un documento delle indagini relative a un'altra formazione terroristica, la ''Brigata Lo Muscio'', che il giovane terrorista fosse sospettato dai [[Carabinieri]] di essere uno dei probabili autori del crimine.</ref> ma con i seguenti capi d'accusa: appartenenza alle [[Formazioni Comuniste Combattenti|FCC]], a ''Guerriglia rossa'' e partecipazione alla rapina ai Vigili urbani di via Colletta. Nella stessa intervista il generale afferma che vi sono sostenitori della Brigata XXVIII marzo tra i giornalisti. Altra stranezza è la insolita uniformità di punti di vista tra PM e difesa di Barbone e la contrapposizione, altrettanto insolita, tra accusa e parte civile, la quale si vide rifiutare ogni istanza tesa a chiarire le dinamiche del delitto e le circostanze che portarono Barbone a pentirsi.<ref name="Omicidio" />
 
Nel documento di rivendicazione del delitto i terroristi sembrano essere a conoscenza dei fenomeni legati al mondo della stampa e a particolari relativi alla vita professionale di Tobagi; del giornalista scrissero «''preso il volo dal comitato di redazione del Corsera dal 1974, si è subito posto come dirigente capace di ricomporre le grosse contraddizioni politiche esistenti fra le varie correnti''», ma [[Gianluigi Da Rold]] si chiede: «''Come fanno a sapere che Walter Tobagi fece parte del comitato di redazione del Corsera (termine usato solo all'interno di via Solferino) quale rappresentante sindacale del «Corriere d'informazione» anche se per poco tempo [due mesi, ndr], nel 1974?''».<ref>Gianluigi Da Rold, ''Da Ottone alla P2'', SugarCo, 1982, pp.&nbsp;
In via Salaino, a Milano, all'angolo con via Solari, cioè nei pressi del luogo dell'omicidio, il 28 maggio 2005 è stata posta una targa in memoria di Walter Tobagi. Così la Giunta comunale di Milano, accogliendo la richiesta dell'Associazione Lombarda Giornalisti, di cui Tobagi era presidente, e dell'Ordine del Giornalisti della Lombardia, ha deciso di ricordare l'inviato del ''Corriere della Sera'' nel venticinquesimo anniversario della morte. Nella targa è riportato un passo di una lettera che Tobagi scrisse nel dicembre del 1978 alla moglie:
80-81.</ref> Il comitato di redazione del Corsera non è da confondere con l'omologo del [[Corriere della Sera]]; vi si riunivano i rappresentanti delle redazioni di tutti i quotidiani e periodici allora collegati alla testata milanese. Nel testo, quindi, si cita un fatto molto particolare, ma Barbone, durante il dibattimento, afferma di essersi confuso: riprendendo un articolo di ''Ikon'', ci si sarebbe sbagliati e scritto 1974 anziché 1977, l'anno in cui Tobagi entrò effettivamente a far parte del comitato di redazione del quotidiano. Ma, come detto, il comitato di redazione del Corriere della sera è cosa diversa da quello del Corsera e appare strano che, laddove l'autore del testo (o gli autori, stando alla versione fornita da Barone) appare consapevole della differenza, nella sua dichiarazione al processo dimostra di non averla ben presente, affermando di essersi semplicemente confuso sulla data di ingresso di Tobagi nel comitato di redazione del «Corriere della sera».<ref name="Omicidio" />
 
Altra incongruenza nelle dichiarazioni di Barbone è quella relativa al suo pedinamento del giornalista la notte del 27 maggio, il giorno prima del delitto. Nel mese di maggio del 1980, la vittima si assentò spesso da Milano per seguire la campagna elettorale per le amministrative, e tornava solo la domenica. Il 27, un mercoledì, eccezionalmente era presente al "Circolo della stampa" di Milano (dove fu oggetto, come riferiscono i testimoni, di attacchi verbali). Il terrorista, successivamente, affermò di aver girato con l'auto attorno alla sede dell'associazione «''per rintracciare eventualmente quella del Tobagi e avere conferma che ci fosse, ma senza averla vista, me ne andai subito. La mattina successiva, quindi, agimmo''». Se la presenza dell'auto presso il circolo era un fatto secondario rispetto alla messa in pratica del disegno criminoso, allora perché Barbone decise di pedinare Tobagi e soprattutto, come seppe della sua presenza a Milano?.<ref name="Omicidio" />
{{quote|...al lavoro affannoso di questi mesi va data una ragione, che io avverto molto forte: è la ragione di una persona che si sente intellettualmente onesta, libera e indipendente e cerca di capire perché si è arrivati a questo punto di lacerazione sociale, di disprezzo dei valori umani (...) per contribuire a quella ricerca ideologica che mi pare preliminare per qualsiasi mutamento, miglioramento nei comportamenti collettivi.|}}
 
=== Condanne e pene degli assassini ===
Al processo del 1983 vennero emesse le condanne contro i componenti del commando della Brigata XXVIII marzo:<ref>{{collegamento interrotto|1=[http://econometrica.magmagix.com/Share/article/index/62870372-7cb9-4aa4-841a-a94d691fb575 Radio rai tre su carta: Tobagi di Miguel Gotor] |data=aprile 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref>
* [[Marco Barbone]], il leader del gruppo terrorista, che esplose probabilmente il colpo mortale, fu condannato nel 1983 a soli 8 anni e nove mesi, poiché divenuto immediatamente [[collaboratore di giustizia]], ed ebbe subito la libertà provvisoria, dopo tre anni di carcere scontati (uscì dopo la sentenza).
* Paolo Morandini (figlio di [[Morando Morandini|Morando]]), anche lui immediatamente "pentito", ebbe la medesima condanna di Barbone.
* Mario Marano (Milano, 1953), che sparò il primo colpo, confessò e fu condannato a 20 anni e 4 mesi, ridotti per la sua collaborazione, a 12 anni in appello (poi 10 con un condono). Fu condannato anche a undici anni nel processo alle [[Unità Comuniste Combattenti]] e a tre anni e mezzo nel processo a [[Prima Linea (organizzazione)|Prima Linea]], per un totale di circa 24 anni.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/06/30/pene-piu-miti-per-le-ucc.html|titolo=PENE PIU' MITI PER LE UCC - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=1984-06-30|lingua=it|accesso=2023-08-03}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1986/01/15/marano-tornato-casa-con-barbone-sparo.html|titolo=MARANO E' TORNATO A CASA CON BARBONE SPARO' A TOBAGI - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=1986-01-15|lingua=it|accesso=2023-08-03}}</ref> Scontò la pena ai domiciliari a partire dal 1986, venendo scarcerato ufficialmente negli anni novanta.
* Manfredi De Stefano ([[Salerno]], 23 maggio 1957), condannato a 28 anni e otto mesi, morì in carcere nel 1984, colpito da [[aneurisma]].
* Daniele Laus, l'autista del commando, confessò ma poi ritrattò e aggredì con un [[punteruolo]] il giudice istruttore. Condannato a 27 anni e otto mesi, in secondo grado ebbe sedici anni. Dal dicembre 1985 fu rimesso in libertà provvisoria.
* Francesco Giordano, che fece la copertura del gruppo di fuoco, non volle ammettere la partecipazione né collaborare, anche se condannò l'esperienza del terrorismo e la sua affiliazione al gruppo. Fu condannato a 30 anni e otto mesi, in appello divenuti 21. Fu l'unico che scontò l'intera pena: uscì di prigione nel 2004. Fu condannato anche a 13 anni nel processo alle Unità Comuniste Combattenti. Giordano sostenne di essere stato torturato da polizia e carabinieri nel 1980, dopo il suo arresto.<ref>come egli stesso afferma anche in ''Le torture affiorate'', Progetto Memoria, Edizioni [[Sensibili alle foglie]], cooperativa fondata dall'ex brigatista [[Renato Curcio]]</ref>
 
== La memoria ==
* Tobagi teneva un diario, ma la discrezione di una famiglia simile a lui lo ha sottratto all'invadenza dei ''mass media''. Come ha scritto [[Gaspare Barbiellini Amidei]], però, «sarebbe un giorno lezione civile poterlo leggere sui banchi della scuola. Molti ragazzi dicono di voler fare da grandi i giornalisti. Lo diventino come lui fu»
* [[Leo Valiani]] gli rese omaggio con queste parole:<ref>Leo Valiani, "Perché lui?", in ''Testimone scomodo. Walter Tobagi - Scritti scelti 1975-80'', cit.</ref>
{{citazione|L'Italia repubblicana non ha fatto, sotto i colpi del terrorismo, la stessa fine dell'Italia liberale sotto i colpi dello squadrismo. I politici, i sindacalisti, i magistrati, i poliziotti ed i carabinieri, i giornalisti, e le grandi masse del paese, hanno imparato qualche cosa dall'amara esperienza del primo dopoguerra. Se hanno saputo difendere la repubblica, lo si deve anche ad uomini come Tobagi ed al loro sacrificio. Buono, generoso quale era, se fosse rimasto in vita, Tobagi non se ne vanterebbe. Ma noi gli dobbiamo sempre un accorato omaggio|}}
* In via Salaino, a Milano, all'angolo con via Solari, nei pressi del luogo dell'omicidio, il 28 maggio 2005 è stata posta una targa in sua memoria dalla giunta comunale di Milano, accogliendo la richiesta dell'[[Associazione Lombarda Giornalisti]], di cui Tobagi era presidente, e dell'[[Ordine del giornalisti]] della Lombardia, ha deciso di ricordarlo nel venticinquesimo anniversario della morte. Nella targa è riportato un passo di una lettera che Tobagi scrisse nel dicembre del 1978 alla moglie:
{{citazione|... al lavoro affannoso di questi mesi va data una ragione, che io avverto molto forte: è la ragione di una persona che si sente intellettualmente onesta, libera e indipendente e cerca di capire perché si è arrivati a questo punto di lacerazione sociale, di disprezzo dei valori umani (...) per contribuire a quella ricerca ideologica che mi pare preliminare per qualsiasi mutamento, miglioramento nei comportamenti collettivi.|}}
*A Walter Tobagi è stata dedicata una via a [[Roma]], [[Milano]], [[Lodi]], [[Peschiera Borromeo]] (MI), [[Sordio]] (LO), [[Arese]] (MI), [[Tribiano]] (MI), [[Pioltello]] (MI), [[Magenta (Italia)|Magenta]] (MI), Bettola di [[Pozzo d'Adda]] (MI), [[Travedona Monate]] (VA), [[Prato (Italia)|Prato]] (PO), [[Spoleto]] (PG), [[Piombino]] (LI), [[Pisa]], [[San Donaci]] (BR), [[Legnaro]] (PD), [[Limena]] (PD), [[Monteiasi]] (TA) [[Cosenza]], [[Modena]], [[Sassuolo]] (MO), [[Manerbio]] (BS), [[Ornago]] (MB), [[Bolzano]], [[Bergamo]], [[Capolona]] (AR), [[Curno]] (BG), [[Almenno San Bartolomeo]] (BG), [[Calcinate]] (BG), [[Montespertoli]] (FI), [[Latina]], [[Montale (Italia)|Montale]] (PT), [[Taviano]] (LE), [[Tromello]] e [[Battuda]] (PV), [[L'Aquila]], [[Guastalla]] (RE), [[Lusciano]] (CE), [[Siderno]] (RC), [[Savona]], [[Vigolzone]] (PC), [[Concesio]] (BS), [[Monreale]] (PA), [[Petilia Policastro]] (KR), Fermo (FM), il lungomare a [[Borghetto Santo Spirito]] (SV), [[Abbiategrasso]] (MI). A [[Limbiate]] (MB), [[Cadoneghe]] (PD), [[Carpegna]] (PU), [[Motta di Livenza]] (TV) e [[San Biagio di Callalta]] (TV) è stata dedicata a Walter Tobagi una piazza; a [[Cusano Milanino]] (MI) la Sala Consiliare Municipale; a [[Bormio]] (SO) un busto sul lungofiume Frodolfo; un parco pubblico a [[Bologna]], il presidio sanitario territoriale dell'ASL di Avellino situato a [[Montoro (Italia)|Montoro]]<ref>{{cita web|url=https://www.aslavellino.it/index.php/it/azienda/strutture/distretti-sanitari/atripalda-ds-05/presidio-sanitario-di-montoro|titolo=Presidio sanitario di Montoro|accesso=10 febbraio 2025}}</ref>.
* La scuola dell'infanzia di [[Cerro Maggiore]] (MI), comune dove il giornalista ha trovato sepoltura,<ref>{{Cita web|url=http://www.legnanonews.com/news/cronaca/905059/cerro_maggiore_non_dimentica_il_coraggio_di_walter_tobagi|titolo=Cerro Maggiore non dimentica il coraggio di Walter Tobagi|accesso=2018-05-28}}</ref> è intitolata alla sua memoria<ref>{{Cita web|url=http://www.scuoledicerro.it/SCUOLA%20INFANZIA.html|titolo=I.C. A. STROBINO/SCUOLA INFANZIA W. TOBAGI|accesso=2018-05-28|dataarchivio=8 giugno 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180608000120/http://www.scuoledicerro.it/SCUOLA%20INFANZIA.html|urlmorto=sì}}</ref>
* Il 23 gennaio 2008, in una puntata speciale di [[Ballarò (programma televisivo)|Ballarò]] trasmesso da [[Rai 3]], il giornalista [[Giovanni Floris]] intervistò Benedetta, figlia di Walter, che aveva tre anni quando il padre venne ucciso. Benedetta Tobagi, che oggi collabora con ''[[La Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]'', ha ricostruito la vita del padre in un libro "''Come mi batte forte il tuo cuore''"<ref>{{cita web |url= http://www.einaudi.it/speciali/Benedetta-Tobagi-Come-mi-batte-forte-il-tuo-cuore |titolo= Benedetta Tobagi - Come mi batte forte il tuo cuore |editore= [[Einaudi editore|Einaudi]] |accesso= 15-11-2009 |urlarchivio= https://web.archive.org/web/20091114055546/http://www.einaudi.it/speciali/Benedetta-Tobagi-Come-mi-batte-forte-il-tuo-cuore |dataarchivio= 14 novembre 2009 |urlmorto= sì }}</ref>
* A lui è dedicata la Scuola di giornalismo dell'[[Università degli studi di Milano]], sede di [[Sesto Marelli]]
 
== Opere ==
Nel corso della sua breve vita, Walter Tobagi ha pubblicato sette libri:
* ''Storia del movimento studentesco e dei marxisti-leninisti in Italia'' (1970, Sugar editore). È il primo libro di Tobagi, ventitreenne, scritto elaborando e arricchendo inchieste già pubblicate sui quotidiani.
* ''Gli anni del manganello'', Fratelli Fabbri Editori, 1973. È un libro-inchiesta, in cui Tobagi racconta l'Italia del periodo 1922-1926: gli anni in cui il fascismo impone la legge della violenza come ''legge di Stato''.
* ''La fondazione della politica salariale della CGIL'', Annali della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, 1974.
* ''I cattolici e l'unità sindacale'', Esi<ref>Esi, Editrice sindacale italiana ora [http://www.ediesseonline.it/chisiamo Casa Editrice Ediesse] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20120103002149/http://www.ediesseonline.it/chisiamo |date=3 gennaio 2012 }}</ref>, 1976. È un libro-antologia di scritti e discorsi di [[Achille Grandi]] (1944-1946). Una più ampia biografia del sindacalista cattolico, insieme a una serie di saggi di altri autori, venne curata da Tobagi in un nuovo libro, pubblicato da [[Il Mulino]] (''Achille Grandi, sindacalismo cattolico e democrazia sindacale'').
* ''La rivoluzione impossibile'', [[Il Saggiatore (casa editrice)|Il Saggiatore]], 1978.
* ''Il sindacato riformista'', Sugarco, 1979. Raccolta di alcuni saggi originali, legati a temi storici e d'attualità.
* (postumo) ''Che cosa contano i sindacati'', Rizzoli, 1980. Il libro metteva a nudo gli errori, le contraddizioni, i limiti del sindacato degli anni settanta.
 
Oltre ai libri, Walter Tobagi pubblicò un saggio su ''[[Mario Borsa]] giornalista liberale'' in «Problemi dell'informazione», luglio-settembre 1976.<br />
Il suo primo libro Tobagi lo pubblicò a 23 anni, elaborando e arricchendo inchieste già pubblicate sui quotidiani: ''Storia del movimento studentesco e dei marxisti-leninisti in Italia'' (1970, Sugar editore). Nel 1974 pubblicò, negli Annali della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, ''La fondazione della politica salariale della Cgil''. Nel 1976 uscì un suo saggio su "Ilario Borsa giornalista liberale" in ''Problemi dell'informazione'', luglio-settembre, e nello stesso anno curò per l'Esi un libro-antologia di scritti e discorsi di Achille Grandi (1944-1946) dal titolo ''I cattolici e l'unità sindacale''. Una più ampia biografia del sindacalista cattolico, insieme a una serie di saggi di altri autori, venne curata da Tobagi in un nuovo libro, pubblicato dal Mulino (''Achille Grandi, sindacalismo cattolico e democrazia sindacale''). Nel 1978 pubblicò ''La rivoluzione impossibile'', per i tipi del Saggiatore. Nel 1979 raccolse alcuni saggi originali, legati a temi storici e d'attualità, in ''Il sindacato riformista'' (edizione Sugarco); insieme con Giorgio Bocca, pubblicò ''Vita di giornalista'' (Laterza) e "Il Psi dal centro sinistra all'autunno caldo" in ''Storia del partito socialista'' (Marsilio editori). Infine, uscì postumo, un mese dopo la sua scomparsa, ''Che cosa contano i sindacati'' (Rizzoli), un libro che metteva a nudo gli errori, le contraddizioni, i limiti del sindacato degli anni '70.
Nel 1978 fondò la «Lega per la libertà dell'informazione» insieme a [[Bruno Pellegrino]].
Nel 1979 insieme con [[Giorgio Bocca]], pubblicò ''Vita di giornalista'' (Laterza) e ''Il Psi dal centro sinistra all'autunno caldo'' in ''Storia del partito socialista'' (Marsilio editori).
 
== Film su Walter Tobagi ==
* ''[[Una fredda mattina di maggio]]'' (1990), regia di [[Vittorio Sindoni]]: pellicola liberamente ispirata alle vicende dell'omicidio del giornalista,<ref>dati ricavati dal sito ''Trovacinema.it'' [http://trovacinema.repubblica.it/film/una-fredda-mattina-di-maggio/128653]. {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140508030730/http://trovacinema.repubblica.it/film/una-fredda-mattina-di-maggio/128653|date=8 maggio 2014}}</ref> con nomi cambiati per esigenze narrative; il personaggio basato su Tobagi è interpretato da [[Sergio Castellitto]].
 
== Approfondimenti giornalistici in TV ==
Alla figura di Walter Tobagi e alle vicende relative al suo assassinio sono state dedicate le seguenti trasmissioni televisive:
 
* ''Speciale Walter Tobagi'' programma ideato e condotto da [[Claudio Martelli]],<ref name="rep">articolo di Enrico Bonerandi su ''[[La Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]'' del 14/9/2004, vd. ''Archivio la Repubblica.it'' [http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2004/09/14/ecco-perche-ho-ucciso-tobagi.html].</ref> andato in onda il 15 settembre 2004 alle ore 22:45 su [[Canale 5]]<ref name=rep/>, con un'intervista a [[Marco Barbone]]<ref name=rep/>
* ''Speciale [[Ballarò (programma televisivo)|Ballarò]]'': puntata speciale trasmessa il 23 gennaio 2008 alle ore 21:05 su [[Rai Tre]],<ref>dal sito ''Storie di note'' [http://www.storiedinote.com/index.php?option=com_frontpage&Itemid=1&limit=5&limitstart=255].</ref> dedicata a tre illustri vittime del terrorismo di sinistra ([[Luigi Calabresi]], Walter Tobagi ed [[Emilio Alessandrini]]) con ospiti in studio i rispettivi figli ([[Mario Calabresi]], [[Benedetta Tobagi]] e Marco Alessandrini);<ref name="flor">dati ricavati dal sito ''[[Giovanni Floris|Giovanni Floris.it]]'', rassegna stampa sulla puntata, documento in formato PDF [http://giovannifloris.it/wp-content/uploads/2013/03/spingendo-la-notte-piu-in-la.pdf] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140508025712/http://giovannifloris.it/wp-content/uploads/2013/03/spingendo-la-notte-piu-in-la.pdf|date=8 maggio 2014}}.</ref> ispirata alla [[pièce teatrale]] tratta dal libro ''Spingendo la notte più in là'' di Mario Calabresi
* ''[[La storia siamo noi]]'', puntata del programma di [[Giovanni Minoli]] che ricostruisce la biografia di Tobagi<ref>dati ricavati dal sito ''lastoriasiamonoi.rai.it'' [http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/perch%C3%A8-tobagi/380/default.aspx] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140623014415/http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/perch%C3%A8-tobagi/380/default.aspx|data=23 giugno 2014}}.</ref>
* ''Walter Tobagi. Giornalista'', puntata del programma ''Speciale LA7'', ideato e condotto da [[Antonello Piroso]], andata in onda su [[LA7]] il 4 settembre 2009<ref>dal sito ''Ossigeno per l'informazione'' [http://notiziario.ossigeno.info/memoria-walter-tobagi/] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150402144413/http://notiziario.ossigeno.info/memoria-walter-tobagi/|data=2 aprile 2015}}.</ref>
* ''InTempoReale'', puntata speciale del 1º giugno [[2010]], interamente dedicata a Walter Tobagi, del programma in [[syndication (mass media)|syndication]] ([[Canale 10 (Toscana)|Canale 10]], [[Telegenova]] e [[Telereporter|Telereporter Milano]]) curato e condotto da [[Maurizio Decollanz]]; con tre ospiti: il giornalista [[Renzo Magosso]], [[Roberto Della Rocca]], al tempo presidente dell'[[Associazione italiana vittime del terrorismo]], e il magistrato [[Pier Luigi Vigna]]<ref>dalla scheda della puntata sul sito ''Rebus Tv'' [http://www.rebustv.com/2010/06/intemporeale-walter-tobagi-i-misteri-e.html].</ref>
 
== Note ==
<div class="references-small"><references />
</div>
 
== Bibliografia ==
* AA. VV., ''Walter Tobagi, profeta della ragione'', Silvia Editrice, 2006. Raccoglie, oltre a una ricchissima rassegna stampa, gli atti del convegno tenutosi al Circolo della Stampa di Milano in occasione del 25°º anniversario dell’assassiniodell'assassinio di Walter Tobagi
* [[Renzo Magosso]], ''Le carte di Moro, perché Tobagi. Chi portò via gli scritti "caldi" di Aldo Moro: i nomi, i reati, i retroscena. Come e quando decisero di non salvare Walter Tobagi'' Edizioni Franco Angeli, 2003 (con Roberto Arlati)
* Giovanni Fasanella e Antonella Grippo, ''I silenzi degli innocenti'', Rizzoli, 2006. Sono le vittime di trent'anni di violenza, da Piazza Fontana a oggi
* Giovanni Fasanella e Antonella Grippo, ''I silenzi degli innocenti'', Rizzoli, 2006. Sono le vittime di trent'anni di violenza, da Piazza Fontana a oggi
* Daniele Biacchessi, ''Walter Tobagi. Morte di un giornalista'', Baldini Castoldi Dalai, 2005
* PieroDaniele V. ScortiBiacchessi, ''L'affaireWalter Tobagi. UnMorte «giallodi politico»un giornalista'', MonteditBaldini (collana:Castoldi Koinè saggi)Dalai, 2003 2005
* Piero V. Scorti, ''L'affaire Tobagi. Un «giallo politico»'', Montedit (collana: Koinè saggi), 2003
* Gianluigi Da Rold, ''... Annientate Tobagi!'', Bietti, 2000 [http://www.bietti.it/html/schedalibro.asp?ID=18 (scheda libro)]
* Gianluigi Da Rold, ''... Annientate Tobagi!'', Bietti, 2000 [https://web.archive.org/web/20070811070046/http://www.bietti.it/html/schedalibro.asp?ID=18 (scheda libro)]
* ''Testimone scomodo. Walter Tobagi - Scritti scelti 1975-80'', a cura di Aldo Forbice, Franco Angeli, Milano 1989 [http://www.francoangeli.it/Ricerca/Scheda_Libro.asp?ID=3567&Tipo=Libro&titolo=Testimone+scomodo.+Scritti+scelti+di+Walter+Tobagi+(1975-80) (scheda libro)]. Contributi di G. Benvenuto, E. Biagi, P. Carniti, M. Cianca, N. Dalla Chiesa, M. Matteotti, A. Petacco, S. Turone, L. Valiani
* [[Benedetta Tobagi]], ''Come mi batte forte il tuo cuore - Storia di mio padre'', Einaudi, 2009, EAN 9788806198886
* Antonello De Stefano , ''Vicolo Tobagi'' , 2018, editrice Linea,
 
== CollegamentiVoci esternicorrelate ==
* Il sito del [http://www.geocities.com/centrotobagi/ Centro Culturale "Walter Tobagi"] con informazioni e contributi sulla figura e l'opera di Tobagi
* Audio della [http://www.radioradicale.it/scheda/198684/walter-tobagi-profeta-della-ragione presentazione del libro di AA.VV., ''Walter Tobagi, profeta della ragione''], cit., tenutasi al Circolo della Stampa di Milano il 26 maggio 2006. Tra gli altri interventi quello della figlia di Walter Tobagi, Benedetta
* Audio di un'intervista di Radio3-''Fahrenheit'' a [http://www.radio.rai.it/radio3/fahrenheit/archivio_2005/audio/intervista2005_05_27.ram Piero Ostellino e Daniele Biacchessi], in occasione della pubblicazione di ''Walter Tobagi. Morte di un giornalista'', cit. La trasmissione è andata in onda il 27/05/2005
 
==Voci correlate==
* [[Anni di piombo]]
* [[Benedetta Tobagi]]
* [[Brigata XXVIII marzo]]
* [[Persone uccise negli anni di piombo (1980)]]
* [[Terrorismo]]
* [[BrigataVittime XXVIIIdelle marzoBrigate Rosse]]
 
* [[Cronologia delle vittime italiane del terrorismo nel secondo dopoguerra]]
==Altri progetti==
{{interprogetto}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* Il sito del {{Collegamento interrotto|1=http://centrotobagi.altervista.org// }} con informazioni e contributi sulla figura e l'opera di Tobagi
* Audio della [http://www.radioradicale.it/scheda/198684/walter-tobagi-profeta-della-ragione presentazione del libro di AA.VV., ''Walter Tobagi, profeta della ragione''], cit., tenutasi al Circolo della Stampa di Milano il 26 maggio 2006. Tra gli altri interventi quello della figlia di Walter Tobagi, Benedetta
* Audio di un'intervista di Radio3-''Fahrenheit'' a [https://web.archive.org/web/20060819014432/http://www.radio.rai.it/radio3/fahrenheit/archivio_2005/audio/intervista2005_05_27.ram Piero Ostellino e Daniele Biacchessi], in occasione della pubblicazione di ''Walter Tobagi. Morte di un giornalista'', cit. La trasmissione è andata in onda il 27 maggio 2005
* [https://web.archive.org/web/20160304202732/http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/perche-tobagi/380/default.aspx Perché Tobagi? - L'omicidio di un giornalista impegnato sul fronte della verità] La Storia siamo noi
* [https://web.archive.org/web/20111202205910/http://www.rai.tv/mppopupvideo/0,,News%5E0%5E83036,0.html Intervista] (in Flash) del TG3 alla figlia
* [http://la1.rsi.ch/home/networks/la1/controluce?po=5cc933d6-ca7e-47e0-a5e8-4cbeb237c546&date=07.02.2010#tabEdition Intervista] della televisione svizzera alla figlia (7 febbraio 2010)
* Film ''[https://www.imdb.com/title/tt0145784/ Una fredda mattina di maggio]'', (1990) di Vittorio Sindoni
* {{cita web|http://www.raistoria.rai.it/articoli/la-brigata-28-marzo-uccide-walter-tobagi/13185/default.aspx|La "Brigata 28 marzo" uccide Walter Tobagi, sul portale RAI Storia}}
 
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[[Categoria:Biografie|Tobagi,Assassinati Waltercon arma da fuoco]]
[[Categoria:PersonalitàGiornalisti legate a Spoleto|Tobagi, Walterassassinati]]
[[Categoria:Professori dell'Università degli Studi di Milano]]
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[[Categoria:Vittime degli anni di piombo e della strategia della tensione]]