Talebani: differenze tra le versioni
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{{gruppo armato
|Nome = Talebani<br /><small>{{ps}} طالبان
|Immagine = Flag of Taliban.svg
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|Didascalia = [[Bandiera dei talebani]].<br />La scritta, in [[lingua araba|arabo]], riporta il ''[[tawḥīd]]''.
|Attiva = {{lista|
* 1994–1996 ([[Guerra civile in Afghanistan (1992-1996)#L'ascesa dei talebani (1994-1996)|milizia]])
* 1996–2001 ([[Emirato Islamico dell'Afghanistan (1996-2001)|governo]])
* 2001–2021 ([[Guerra in Afghanistan (2001-2021)|milizia]])
* 2021-presente ([[Emirato Islamico dell'Afghanistan (2021)|governo]])}}
|Nazione = {{AFG}}
|Contesto =
* [[Guerra civile in Afghanistan (1992-1996)]]
* [[Guerra civile in Tagikistan]]<ref name="google">{{Cita libro|url=https://books.google.com/books?id=hLi9oJMT5B8C&pg=PA96|titolo=Tajikistan in the New Central Asia|editore=|isbn=978-1-84511-293-6|accesso=17 dicembre 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160116011515/https://books.google.com/books?id=hLi9oJMT5B8C&pg=PA96|urlmorto=|cognome1=Jonson|nome1=Lena|data=25 agosto 2006}} {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20160116011515/https://books.google.com/books?id=hLi9oJMT5B8C&pg=PA96 |data=16 gennaio 2016 }}</ref>
* [[Guerra civile in Afghanistan (1996-2001)]]
* [[Guerra in Afghanistan (2001-2021)]]
* [[Offensiva talebana del 2021]]
* [[Resistenza repubblicana in Afghanistan|Conflitto nel Panshir]]
* [[Conflitto tra lo Stato islamico e Talebani]]
|Ideologia =
* [[Fondamentalismo islamico]]
* [[Islamismo]] [[Deobandi]]
* [[Pashtunwali]]
* [[Nazionalismo religioso]]
* [[Anticomunismo]]
* [[Antiamericanismo]] (dal 2001)
* [[Tribalismo]]
* [[Antisionismo]]
* [[Totalitarismo]]
|Fondatori = {{lista|
* [[Mohammed Omar]] <small>(fondatore)</small>
* [[Abdul Ghani Baradar]]<small> (cofondatore)</small>
}}
|Componenti principali = {{lista|
* [[Mohammed Omar]] <small>(fondatore, 1994–2013)</small>
* [[Akhtar Mansour]] <small>(2013–2016)</small>
* [[Hibatullah Akhundzada]] <small>(leader attuale, 2016–oggi)</small>
* [[Muhammad Rasul]] <small>(fazione scissionista, 2013–oggi)</small>}}
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I '''talebani''' o '''talibani''' (in [[lingua pashtu]] e {{farsi|طالبان|ṭālebān}}, plurale di ''ṭāleb'', ossia "studenti/studente") sono un'organizzazione [[politica]] e [[militare]] [[Afghanistan|afghana]], a ideologia [[fondamentalismo islamico|fondamentalista islamica]], presente in [[Afghanistan]] e nel confinante [[Pakistan]]. Dal 15 agosto 2021 sono al potere in Afghanistan.
Il termine
Sviluppatisi come movimento politico e militare per la difesa dell'
I membri più influenti, tra cui il leader [[mullā]] [[Mohammed Omar]], capo religioso del movimento, erano ''[[ʿulamāʾ]]'' (studiosi religiosi islamici). Ostili ad adattare la loro patria alle società
== Ascesa al potere ==
{{vedi anche|Emirato Islamico dell'Afghanistan (1996-2001)}}
Molti leader dei talebani facevano precedentemente parte di gruppi armati che hanno combattuto a fianco dei [[mujaheddin]] contro l'intervento sovietico chiesto dal governo afghano stesso per debellare i gruppi terroristici islamici finanziati dagli Stati Uniti. I mujaheddin così come Al Qaeda erano sostenuti militarmente ed economicamente dagli Stati Uniti, scelta in linea con le logiche degli anni della guerra fredda<ref name=":0">{{Cita pubblicazione|nome=Christian|cognome=Parenti|data=2001|titolo=America's Jihad: A History of Origins|rivista=Social Justice|volume=28|numero=3 (85)|pp=31-38|accesso=20 agosto 2021|url=https://www.jstor.org/stable/29768089}}</ref> oltre che dall'Iran e dall'Arabia Saudita<ref>{{Cita web|url=https://www.focus.it/cultura/storia/afghanistan-non-trova-pace|titolo=La difficile storia dell'Afghanistan|sito=Focus.it|accesso=20 agosto 2021}}</ref>. I sovietici invece sostenevano il traballante governo filosovietico insediatosi dopo il Colpo di Stato ai danni dell'allora primo presidente della nazione, [[Mohammed Daud Khan|Mohammad Daoud Khan]], nel 1978. La guerra vide le truppe sovietiche sfiancate da costanti atti di guerriglia da parte dei mujaheddin arroccati sui monti dell'Afghanistan. Il fronte antisovietico vedeva impegnati personaggi iconici come [[Aḥmad Shāh Masʿūd|Ahmad Shah Massoud]] e altri tristemente noti come [[Osama bin Laden]].<ref>{{Cita pubblicazione|nome=DON D.|cognome=CHIPMAN|data=1º maggio 2003|titolo=Osama bin Laden and Guerrilla War|rivista=Studies in Conflict & Terrorism|volume=26|numero=3|pp=163-170|accesso=20 agosto 2021|doi=10.1080/10576100390211400|url=https://doi.org/10.1080/10576100390211400| issn = 1057-610X}}</ref> Dopo la caduta del muro di Berlino e la dissoluzione dell'URSS le truppe sovietiche si ritirarono dall'Afghanistan lasciando il Paese nel caos<ref name=":0" /> con i diversi comandanti [[mujaheddin]] in lotta tra loro per il potere. I talebani emersero come una forza armata in grado di portare il loro ordine in un paese devastato politicamente e socialmente, molti dei suoi membri avevano studiato in scuole religiose conservatrici in Afghanistan e oltre confine in Pakistan<ref name="aljazeera.com">{{Cita web|url=https://www.aljazeera.com/news/2021/8/18/this-history-of-the-taliban|titolo=The history of the Taliban|lingua=en|accesso=20 agosto 2021|dataarchivio=19 agosto 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210819192310/https://www.aljazeera.com/news/2021/8/18/this-history-of-the-taliban|urlmorto=sì}}</ref> e si erano radunati attorno alla guida carismatica del [[Mohammed Omar|Mullah Omar]]<ref name=":1">{{Cita libro|nome=Massimo|cognome=Fini|titolo=Il Mullah Omar|url=https://books.google.it/books/about/Il_Mullah_Omar.html?id=BmPwDQAAQBAJ&source=kp_book_description&redir_esc=y|accesso=20 agosto 2021|data=13 aprile 2011|editore=Marsilio|lingua=it|ISBN=978-88-317-3218-5}}</ref>, un veterano della fazione dei ''mujaheddin'' definita ''[[Harakat-i Inqilab-i Islami|Ḥarakat-i Inqilāb Islāmī]]'' (Movimento della Rivoluzione Islamica).
I talebani godettero di notevole sostegno soprattutto da parte degli [[Afghanistan|afgani]] di etnia [[pashtun]] e dei [[Pakistan]]i. Secondo [[Ahmed Rashid]] una ragione andrebbe individuata nell'appoggio che i talebani avevano fornito alla ''mafia'' pakistana degli autotrasportatori vessati dai precedenti numerosi posti di blocco sulle strade afgane{{senza fonte}}. Finita la guerra con i [[Unione Sovietica|sovietici]], emissari pakistani si recarono in Afghanistan per riattivare i collegamenti automobilistici tra il Pakistan e le ex [[URSS|repubbliche sovietiche]]. Il tragitto tradizionale che attraversa l'Afghanistan a nord si rivelò impraticabile a causa della guerra civile e nessuna delle parti voleva che ai nemici giungessero soldi dai Pakistani. Così gli autotrasportatori versarono ai talebani, che controllavano il sud del paese, denaro e appoggi per poter transitare liberamente attraverso i territori da loro controllati<ref>Ahmed Rashid, ''Talebani: Islam, il petrolio e il Grande scontro in Asia centrale'', traduzione di Bruno Amato, Giovanna Bettini, Stefano Viviani, pagina 46, Feltrinelli, 2001, ISBN 88 07 17063 9</ref>. Gli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] sperarono inizialmente che i talebani potessero spingere i signori della guerra a risolvere le loro divergenze e scelsero una politica di non intervento. Benché l'ideologia dei talebani fosse chiaramente radicale, diversi osservatori inizialmente considerarono la loro entrata all'interno di uno scenario estremamente frammentato a livello politico e militare come quello afghano come uno sviluppo unitario potenzialmente positivo{{senza fonte}}.
A seguito di questo evento, Omar scappò nella vicina provincia del [[Belucistan (Pakistan)|Belucistan]], in [[Pakistan]], dalla quale tornò nell'autunno del 1994, apparentemente con una milizia ben armata e ben finanziata di 1.500 talebani, che avrebbe fornito protezione a un convoglio pakistano che trasportava merci via terra in [[Turkmenistan]]. Comunque, molti rapporti{{senza fonte}} suggeriscono che il convoglio fosse in realtà carico di combattenti pakistani che si fingevano talebani, e che i talebani avessero ottenuto un considerevole rifornimento di armamenti, usufruendo di addestramento militare e aiuti economici da parte dei Pakistani.
I talebani conseguirono rapide vittorie militari, conquistando il controllo di [[Kandahar]], la città più grande dell'Afghanistan dopo [[Kabul]]. Dopo aver preso il potere a Kandahar e dintorni, attraverso una combinazione di vittorie militari e diplomatiche, i talebani attaccarono e infine sconfissero le forze di [[Ismail Khan|Ismāʿīl Khān]] (un signore della guerra) nell'ovest dell'Afghanistan, conquistando [[Herat]] il 5 settembre [[1995]]. Nel marzo 1996 gli avversari dei talebani, il presidente afgano [[Burhanuddin Rabbani]] e [[Gulbuddin Hekmatyar]], smisero di combattersi e formarono una nuova alleanza anti-talebana. Ma il 26 settembre abbandonarono Kabul e si ritirarono a nord, permettendo ai talebani di occupare la sede del governo e di fondare l'[[Emirato Islamico dell'Afghanistan (1996-2001)|Emirato Islamico dell'Afghanistan]]. Il 27 settembre i talebani compirono l'esecuzione di [[Mohammad Najibullah]], ultimo presidente della [[Repubblica Democratica dell'Afghanistan]], e del fratello [[Shahpur Ahmadzi]]; dopo averli prelevati dall'edificio delle [[Nazioni Unite]], dove erano rifugiati dal [[1992]] e senza incontrare resistenza da parte dei caschi blu, vennero mutilati, torturati e trascinati con una jeep attorno al palazzo presidenziale {{senza fonte}}, Najibullah venne finito con un colpo di pistola alla testa mentre il fratello invece venne strangolato. Infine i due cadaveri vennero esposti nei pressi del palazzo dell'ONU a [[Kabul]]. I talebani dichiararono l'Afghanistan un emirato islamico e iniziarono ad imporre la loro interpretazione ultra-rigorosa della legge islamica. Eliminarono i numerosi dazi che erano richiesti dai vari ''signori della guerra'' e imposero la tregua richiamandosi ai valori dell'[[Islam]]. I talebani riuscirono a garantire una discreta stabilità all'Afghanistan e affrontarono la corruzione endemica del Paese, conquistando una certa popolarità iniziale. Risultarono quindi inizialmente ben tollerati da una popolazione stremata dalle continue guerre interne<ref name="aljazeera.com"/>.
Il 20 maggio [[1997]], i due generali fratelli, Abdul Malik Pehlawan e Mohammed Pehlawan, si ribellarono al ''signore della guerra'' [[Uzbekistan|uzbeko]] [[Rashid Dostum]] e formarono un'alleanza con i talebani. Tre giorni dopo, Dostum abbandonò gran parte del suo esercito e fuggì dalla sua base a [[Mazar-i Sharif]], riparando in [[Uzbekistan]]. Il 25 maggio le forze talebane, assieme a quelle dei generali ammutinati, entrarono nella indifesa [[Mazar-i Sharīf]]. Lo stesso giorno il Pakistan riconobbe i talebani come rappresentanti del governo dell'Afghanistan, seguito il giorno dopo dall'Arabia Saudita. Il 27 maggio scoppiarono feroci combattimenti di strada tra i talebani e le forze di Abdul Malik Pehlawan. I talebani, non abituati alla guerriglia urbana, vennero sconfitti pesantemente e a migliaia persero la vita in battaglia o nelle esecuzioni di massa che seguirono. L'8 agosto [[1998]], i talebani riconquistarono Mazar-i Sharif.
L'emirato venne riconosciuto a livello internazionale solo da [[Pakistan]], [[Emirati Arabi Uniti]] e [[Arabia Saudita]]. L'emirato controllava tutto l'[[Afghanistan]] ad eccezione di piccole regioni a nord-est che erano in mano alla cosiddetta [[Fronte islamico unito per la salvezza dell'Afghanistan|Alleanza del Nord]]. Gran parte del resto del mondo e le [[Nazioni Unite]] continuarono a riconoscere [[Burhanuddin Rabbani|Rabbani]] come legittimo capo di Stato dell'[[Afghanistan]], anche se veniva generalmente riconosciuto che egli non aveva in realtà alcun potere sulla nazione. I talebani ricevettero aiuto dall'Arabia Saudita e dal Pakistan, comprendente supporto logistico ed umanitario, durante la loro ascesa al potere: un impegno che continuò anche nelle fasi successive. Si stima che 2 milioni di dollari annui provennero dalla principale organizzazione di beneficenza saudita, e vennero dedicati al sovvenzionamento di due università e di sei cliniche, e all'assistenza di 4.000 orfani. Il Re saudita [[Fahd dell'Arabia Saudita|Re Fahd]] inviò un carico annuale di doni. Le relazioni con l'[[Iran]] furono molto cattive a causa delle forti politiche anti-[[Sciismo|sciite]] dei [[sunniti]] talebani. Il regime talebano durò dal 1996 al 2001, anno dell'invasione dell'[[Afghanistan]] da parte degli Stati Uniti.
== Relazioni con Osama bin Laden ==
Nel [[1996]], il saudita [[Osama bin Laden]] si spostò in Afghanistan su invito del capo dell'[[Alleanza del Nord]], [[ʿAbd al-Rabb al-Rasūl Sayyāf]]. Quando i talebani presero il potere, bin Laden riuscì a forgiare un'alleanza tra i talebani e la sua organizzazione ([[Al Qaida|al-Qāʿida]]). È generale convinzione che i talebani e bin Laden avessero legami molto stretti.<ref>[https://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/al-qaeda/9235616/Osama-bin-Laden-files-reveal-close-ties-between-al-Qaeda-and-Taliban.html Articolo di Amy Willis per ''The Telegraph'' (30 aprile 2012)] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20191230140910/https://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/al-qaeda/9235616/Osama-bin-Laden-files-reveal-close-ties-between-al-Qaeda-and-Taliban.html|data=30 dicembre 2019}}.</ref> Il 20 agosto, gli Stati Uniti lanciarono [[Missile da crociera|missili da crociera]] su quattro siti in [[Afghanistan]], tutti nei pressi di [[Khost]]. Uno dei missili era diretto a [[Osama bin Laden]], il capo di [[Al-Qaida|al-Qāʿida]], che era accusato di aver diretto gli [[Attentati alle ambasciate statunitensi del 1998|attentati del 7 agosto]] alle ambasciate statunitensi in Africa ([[Kenya]] e [[Tanzania]]).
== L'invasione statunitense ==
{{vedi anche|invasione statunitense dell'Afghanistan}}
Il 22 settembre [[2001]], alla luce della crescente pressione internazionale a seguito degli [[Attentati dell'11 settembre 2001|attacchi terroristici dell'11 settembre 2001]], gli Emirati Arabi Uniti e successivamente l'Arabia Saudita, ritirarono il loro riconoscimento dei talebani come governo legittimo dell'Afghanistan, lasciando il confinante [[Pakistan]] come unica nazione restante a riconoscerli, quando gli USA incolparono i talebani di proteggere e nascondere Osama Bin Laden. Dopo le accuse americane, il governo talebano chiese le prove del coinvolgimento di Bin Laden negli attentati terroristici alle torri gemelle e, prima dell'invasione americana, chiese di poter negoziare con Washington. Entrambe le richieste furono rifiutate dall'allora presidente [[George W. Bush|George W Bush]]<ref name="aljazeera.com"/>.
Gli [[Stati Uniti d'America]], aiutati dal [[Regno Unito]] e appoggiati da una piccola coalizione di altre nazioni, iniziarono un'azione militare contro i talebani invadendo l'[[Afghanistan]] nell'ottobre 2001. L'intento dichiarato era di rimuovere i talebani dal potere. La guerra di terra fu combattuta principalmente dall'[[Fronte islamico unito per la salvezza dell'Afghanistan|Alleanza del Nord]], gli elementi restanti delle forze anti-talebane che erano state da questi sconfitte negli anni precedenti, mentre gran parte dell'offensiva venne portata da massicci bombardamenti dell'esercito americano e degli eserciti alleati. Il regime talebano capitolò dopo pochi mesi. Mazar-i Sharif si arrese alle forze USA e dell'Alleanza il 9 novembre, portando alla caduta a ripetizione di una serie di province che opposero una resistenza minima, e a molte forze locali che passarono dai talebani all'Alleanza del Nord. Nella notte del 12 novembre, i talebani si ritirarono ordinatamente a sud, lasciando Kabul. Il 15 novembre, essi rilasciarono 8 operatori umanitari occidentali, dopo averli tenuti per 3 mesi in prigionia{{senza fonte}}.
Il [[Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite|Consiglio di Sicurezza]] dell'[[Organizzazione delle Nazioni Unite|ONU]], il 16 gennaio [[2002]], stabilì all'unanimità un [[embargo]] sugli armamenti e il congelamento dei beni identificabili come appartenenti a bin Laden, al-Qāʿida, e al resto dei talebani. I talebani si ritirarono successivamente da [[Kandahar]], e si raggrupparono nella regione di confine tra Afghanistan e Pakistan. La maggior parte dei combattenti talebani del dopo-invasione erano nuove reclute, ancora una volta provenienti dalle ''[[madrasa]]'' (''scuola'' in [[lingua araba|arabo]]) del [[Pakistan]]. Le più tradizionali scuole coraniche sono ritenute essere la fonte primaria dei nuovi combattenti. Nel 2006, i talebani si erano quindi riorganizzati ed erano in grado di combattere nuovamente contro gli occupanti stranieri e i loro alleati. Gli scontri tra milizie talebane, forze di occupazione ed esercito afghano sono proseguite nel corso degli anni. I combattenti talebani erano, a fine 2006 fra i 6.000 e i 12.000, dislocati soprattutto nel sud dell'Afghanistan. La prima stima è stata fatta dai militari della coalizione NATO{{Senza fonte|}}, mentre la seconda cifra è stata resa nota direttamente dall'organizzazione talebana.{{Senza fonte|}} Secondo fonti occidentali{{Senza fonte|}} le forze della coalizione NATO e i militari afghani hanno ucciso, con bombardamenti a tappeto o azioni da terra, una media di 700-800 talebani al mese. Tuttavia, molto spesso le vittime di tali azioni si sono rivelate civili estranei ai combattimenti.
Dopo la perdita del potere, il rapporto tra i talebani e l'Iran è mutato. Se prima dell'attacco del 2001 Teheran era fortemente schierata contro il regime talebano, gli interessi convergenti hanno determinato un cambiamento della politica estera iraniana. La Repubblica Islamica, al fine di colpire le forze dell'ISAF, ha iniziato a rifornire i talebani di armamenti. Nel 2011, quindi, le forze speciali britanniche trovarono nella [[Nimruz|provincia afghana di Nimruz]] 48 missili prodotti in Iran e arrivati nelle mani dei talebani. La scoperta determinò una crisi diplomatica tra Gran Bretagna e Iran<ref>{{Cita web|url=https://www.bbc.co.uk/news/uk-12694266|titolo=BBC News - Hague fury as 'Iranian arms' bound for Taliban seized<!-- Titolo generato automaticamente -->|accesso=4 maggio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190418021857/https://www.bbc.co.uk/news/uk-12694266|urlmorto=no}}</ref>.
Nel 2011, l'[[amministrazione Obama]] ha permesso a un gruppo di funzionari talebani di trasferirsi in [[Qatar]], dove sarebbero stati incaricati di gettare le basi per negoziati diretti con il governo dell'allora presidente [[Hamid Karzai|Karzai]]<ref>{{Cita web|url=https://www.aljazeera.com/news/2021/8/20/qatars-taliban-efforts-position-doha-as-a-key-mediator-analysts|titolo=Qatar’s Taliban efforts position Doha as a key mediator: Analysts|lingua=en|accesso=20 agosto 2021}}</ref>. Nell'agosto del 2012, dopo la firma dell'accordo strategico tra Stati Uniti ed Afghanistan nell'aprile 2012, è stato rivelato che l'Iran avrebbe concesso ai talebani di aprire un ufficio nella città iraniana di [[Zahedan]], situata ai confini con Afghanistan e Pakistan<ref>{{Cita web|url=https://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/middleeast/iran/9444402/Taliban-opens-office-in-Iran.html|titolo=Taliban opens office in Iran|editore=The Telegraph|lingua=en|accesso=17 marzo 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170404010457/http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/middleeast/iran/9444402/Taliban-opens-office-in-Iran.html|urlmorto=no}}</ref>.Nel 2013 è stata dichiarata ufficialmente la trattativa di pace tra Stati Uniti e talebani a Doha<ref>{{Cita web|url=http://theconversation.com/obama-announces-peace-talks-with-taliban-15330|titolo=Obama announces peace talks with Taliban|autore=Scott Burchill|sito=The Conversation|lingua=en|accesso=20 agosto 2021}}</ref>, anche se gli scontri armati non si sono fermati<ref>{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/esteri/2016/06/10/news/afghanistan_obama_si_a_bombardamenti_aerei_su_talebani-141684826/|titolo=Afghanistan, Obama: "Sì a bombardamenti su talebani"|sito=la Repubblica|data=10 giugno 2016|lingua=it|accesso=20 agosto 2021}}</ref>. Nel 2018, l'amministrazione Trump ha avviato colloqui formali e diretti con il gruppo. Il governo afghano non è stato invitato<ref>{{Cita news|lingua=en|nome=Michael|cognome=Crowley|url=https://www.nytimes.com/2021/08/19/us/politics/trump-biden-afghan-taliban.html|titolo=Trump’s Deal With the Taliban Draws Fire From His Former Allies|pubblicazione=The New York Times|data=19 agosto 2021|accesso=20 agosto 2021}}</ref>.
Il capo dell'ufficio politico dei talebani a Doha, [[Abdul Ghani Baradar]], ha firmato un accordo con gli Stati Uniti il 29 febbraio 2020, che ha aperto la strada al ritiro degli Stati Uniti e di altre forze straniere<ref>{{Cita news|lingua=en|url=https://www.bbc.com/news/58271943|titolo=Afghanistan: Who originally supported Trump's deal with the Taliban?|pubblicazione=BBC News|data=19 agosto 2021|accesso=20 agosto 2021}}</ref>. I talebani hanno promesso di non attaccare le forze straniere guidate dagli Stati Uniti. L'accordo ha anche avviato colloqui di pace tra i talebani e la ''leadership'' afgana nella capitale del Qatar. Ma i talebani hanno continuato la loro offensiva militare sul terreno mentre partecipavano ai colloqui e hanno rapidamente conquistato gran parte dell'Afghanistan. Dopo la sua elezione, il presidente statunitense [[Joe Biden]], in linea con i piani dei suoi predecessori, ha annunciato che entro l'11 settembre 2021 (quindi esattamente vent'anni dopo gli [[attentati dell'11 settembre 2001]]) i militari statunitensi e i loro alleati avrebbero lasciato definitivamente il territorio afghano, terminando l'[[Operazione Sostegno Risoluto]].
Il territorio secondo gli iniziali piani degli USA sarebbe stato gestito autonomamente dalle quasi trecentomila truppe che nel corso degli anni erano state addestrate dagli esperti occidentali. Tuttavia, poco dopo l'abbandono del territorio, le forze talebane, seppur in netta minoranza numerica, sono riuscite in meno di un mese a conquistare l'intero territorio afghano inclusa la capitale [[Kabul]], tornando di fatto, il 15 agosto 2021, al potere.<ref>{{cita web|https://www.panorama.it/news/dal-mondo/nuovo-afghanistan-talebani-oppio|Il nuovo Afghanistan un paese in mano ai Talebani e all'oppio}}</ref><ref>{{cita web|https://www.today.it/mondo/talebani-kabul-afghanistan.html|Kabul, "game over": i talebani nel palazzo presidenziale. Ghani lascia l'Afghanistan}}</ref> La velocità dell'offensiva ha sorpreso anche il presidente USA [[Joe Biden]] che ha comunque confermato la scelta di evacuare tutte le truppe americane dal territorio afghano<ref>{{Cita web|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/08/16/afghanistan-biden-archivia-20-anni-desportazione-di-democrazia-usa-non-eravamo-li-per-costruire-una-nazione-non-faremo-quello-che-non-fanno-gli-afgani-poi-ammette-e-caduto-prima-del-previ/6293449/|titolo=Afghanistan, Biden archivia 20 anni d'esportazione di democrazia Usa: "Non eravamo lì per costruire una nazione. Non faremo quello che non fanno gli afgani". Poi ammette: "È caduto prima del previsto"|sito=Il Fatto Quotidiano|data=16 agosto 2021|lingua=it|accesso=20 agosto 2021}}</ref> nonostante l'abbia definita «la più difficile della storia»<ref>{{Cita web|url=https://www.adnkronos.com/afghanistan-biden-evacuazione-piu-difficile-della-storia_5abCdXenNaln73SVUKPC5z|titolo=Afghanistan, Biden: "Evacuazione più difficile della storia"|autore=grossi|sito=Adnkronos|data=20 agosto 2021|accesso=21 agosto 2021}}</ref> e minacciando ritorsioni nel caso di aggressioni verso le truppe americane. La guerra ininterrotta degli ultimi 20 anni ha causato 40.000 morti tra i civili, sia per attacchi alleati che talebani. Gli Stati Uniti hanno speso quasi 1000 miliardi di dollari sia per spese di guerra che di ricostruzione<ref name="aljazeera.com"/>.
== Il ritorno del regime talebano ==
I talebani hanno dichiarato un'[[amnistia]] in tutto l'Afghanistan e hanno aperto alla possibilità alle donne a unirsi al loro governo, cercando di convincere una popolazione diffidente. L'aeroporto principale di Kabul è stato attanagliato da folle disperate che cercavano di fuggire dal paese<ref>{{Cita web|url=https://www.usatoday.com/story/news/world/2021/08/17/taliban-invites-women-join-afghanistans-new-government/8161473002/|titolo=Taliban invites women to join government, announces 'amnesty.' Afghans are skeptical.|autore=Ahmad Seir, Tameem Akhgar, Kathy Gannon and Jon Gambrell|sito=USA TODAY|lingua=en|accesso=20 agosto 2021}}</ref>. Durante una storica conferenza stampa il portavoce talebano [[Zabihullah Mujahid]]<ref>{{Cita news|lingua=en|url=https://www.bbc.com/news/world-asia-58250607|titolo=Afghanistan: Mysterious Taliban spokesman finally shows his face|pubblicazione=BBC News|data=17 agosto 2021|accesso=20 agosto 2021}}</ref> ha mostrato per la prima volta alla stampa internazionale il suo volto. In merito alla questione circa i diritti delle donne, ha puntualizzato che il governo talebano si impegnerà ad onorarli se pur nel rispetto delle norme della legge islamica. Nonostante le dichiarazioni ufficiali nei primi giorni successivi alla caduta di Kabul sono stati segnalati casi di ritorsioni verso cittadini afghani ritenuti collaborazionisti con le forze armate statunitensi<ref>{{Cita web|url=http://www.ilpost.it/2021/08/20/talebani-arresti-collaboratori-stati-uniti-nato/|titolo=I talebani stanno cercando "casa per casa" chi ha collaborato con gli occidentali|sito=Il Post|data=20 agosto 2021|lingua=it|accesso=21 agosto 2021}}</ref>.
== Ideologia talebana e sue applicazioni ==
Il pensiero dei talebani è stato descritto come «un'innovativa combinazione di [[Shari'a]] e [[Pashtunwali]]», il codice d'onore delle genti [[pashtun]]. Esso s'ispirerebbe all'interpretazione dell'[[Islam]] della corrente [[Sunnismo|sunnita]] [[Deobandi]], che enfatizza la solidarietà, l'austerità e la famiglia (gestita dagli uomini). Tale ideologia è portata avanti anche dai membri dell'organizzazione fondamentalista pakistana Jami'at Ulema-ye Islam (JUI) e da gruppi ad essa associati. Altre importanti influenze per i talebani sono quella dal movimento islamico [[Wahhabismo|wahhabita]],<ref>L'affermazione, seppure diffusa, non è assolutamente condivisa nell'ambiente religioso di riferimento (deobandi), dato il carattere estremistico della dottrina wahhabita</ref> cui aderiscono i loro finanziatori sauditi, e quella del [[Jihādismo]] e del [[panislamismo]] dell'antico alleato militare, [[Osama bin Laden]].<ref>Questa affermazione è spesso citata funzionalmente alla giustificazione dell'intervento militare. Non vi sono infatti prove documentali che il movimento talebano sia interessato ad azioni esterne all'Afghanistan o al Pakistan. L'ideologia panislamista, presente nel movimento di Osama bin Laden è, alle evidenze dei fatti, assente nel movimento talebano.</ref> L'ideologia talebana si distingue dall'[[Islam]] praticato dai [[mujaheddin]] reduci dalla guerra anti-sovietica, essendo costoro maggiormente legati al misticismo [[sufi]] di tipo [[Naqshbandiyya|naqshbandi]] e a un'interpretazione tradizionalista del [[Corano]].
Come i [[wahhabismo|wahhabiti]] e i [[deobandi]], infatti, anche i talebani avversano ferocemente l'[[sciismo|Islam sciita]], al punto da dichiarare ufficialmente gli [[Sciismo|sciiti]] [[hazara|afghani di etnia hazara]] (di ceppo mongolo e che costituiscono circa il 10% della popolazione) non musulmani. Tale deriva ideologica ha trovato varie conferme in tutto il mondo islamico che si rifà alle teorie dell'[[Islam]] più [[integralismo islamico|integralista]], i cui ''dotti'' emettono ''[[fatwā]]'' in cui gli [[sciismo|sciiti]] sono considerati ''[[Kafir|kuffār]]'' (''miscredenti'', di cui è teoricamente legittimo ''versare il sangue''). Nonostante le somiglianze con il pensiero wahhabita, però, i talebani non rinnegano le pratiche tradizionali popolari (ad eccezione della nota vicenda dei [[Buddha di Bamiyan]], distrutti con l'esplosivo in quanto - ufficialmente - forme di [[idolatria]], anche se non più oggetto di culto da lungo tempo): non distruggono le tombe dei ''[[pir (sufismo)|pir]]''<ref>Letteralmente la parola [[Lingua persiana|persiana]] significa ''vecchio'', ed è quindi equivalente all'arabo ''[[sceicco|shaykh]]'', ma il termine è usato - come il turco ''dede'' (nonno) - per indicare uomini ritenuti venerabili sotto un profilo religioso, in special modo legati al pensiero [[sufismo|sufi]].</ref> e riconoscono i sogni come mezzo di rivelazioni.
Con la loro salita al potere in [[Afghanistan]], i talebani hanno generato una nuova forma di [[integralismo islamico|radicalismo]] islamico che si è diffusa rapidamente anche oltreconfine, soprattutto in [[Pakistan]]. Dal 1998-99, infatti, si sono propagati anche nella cintura [[pashtun]] e nel [[Kashmir]] pakistano numerosi gruppi di ispirazione talebana, che proibiscono la visione di [[film]] e [[televisione]] ed obbligano la popolazione a cambiare abbigliamento e stile di vita, conformandosi a quelli talebani di estrazione pashtun. Alcune fra le numerose critiche al regime talebano, dopo l'applicazione di tali norme in gran parte dell'[[Afghanistan]] a partire dal 1996, riguardavano proprio il fatto che la maggior parte degli afghani non appartenesse all'etnia pashtun, di ceppo [[Popoli indoeuropei|indoeuropeo]].
=== Politica interna ===
I talebani possono essere visti come anti-[[Nazionalismo|nazionalisti]] (per l'assenza di un vero e proprio capo di Stato politico), ma anche come ultra-nazionalisti, nei confronti della ''nazione [[Pashtun]]''. Secondo il giornalista Ahmed Rashid, almeno nei primi anni di esistenza, essi hanno seguito l'interpretazione coranica [[deobandi]] anti-nazionalista, ostile alla struttura sociale di tipo feudale delle [[tribù]]
Forti anche di questi appoggi esterni, i talebani hanno comunque sempre mostrato grande riluttanza nel condividere il potere con altri gruppi etnici. Poiché provenienti da un'area a stragrande maggioranza pashtun, la loro conquista dell'[[Afghanistan]] significò una presa di potere ai danni delle altre etnie del paese: in tutti gli uffici i funzionari [[hazara]], [[tagiki]] e [[uzbeki]] furono sostituiti da pashtun, fossero essi competenti o no. A causa di questa perdita di ''know-how'', i ministeri statali finirono per cessare le loro funzioni. Erano in mano ai talebani anche importanti municipalità come [[Kabul]] ed [[Herat]], nonostante che in queste zone si parlasse in [[lingua persiana]] ([[Lingua farsi|farsi]]) o in [[lingua dari|dari]] (un persiano più arcaico) ed essi non fossero in grado di parlare altro che il [[lingua pashtu|pashtu]].
== La vita sotto i talebani ==
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Una volta al potere, i talebani istituirono la ''[[shari'a]]'' (legge islamica). La riforma talebana del governo fu in parte diretta da ''studiosi'' di diritto. In base a un decreto emanato nel dicembre del 1996 e che si richiamava esplicitamente al classico precetto di «comandare il bene e punire il male» (''al-amr bi-l-maʿrūf wa al-nāḥi ʿan al-munkar''), si tornò a far ricorso all'[[amputazione]] di una o anche di entrambe le mani per il reato di [[furto]] e alla [[lapidazione]] per gli [[adulterio|adulteri]] conclamati.
I talebani bandirono inoltre tutte le forme di spettacolo televisivo, immagini, musica e danza, fosse anche in occasione delle tradizionali cerimonie nuziali. Era illegale portare la barba troppo corta o radersi del tutto mentre era severamente punito il tagliare i capelli alla moda "occidentale". Il gioco d'azzardo fu bollato come ''stregoneria'' e fu severamente punito non pregare nei momenti di elezione della ''[[ṣalāt]]''. Fu infine istituita una [[polizia religiosa]], sull'esempio dei
=== Oppio ===
Secondo il rapporto strategico dell'International Narcotics Control del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti (INCSR), del marzo 2001, l'Afghanistan rimaneva tuttavia il principale produttore mondiale di papavero da oppio, nonostante una protratta siccità e la guerra civile in corso. Il rapporto segnalava inoltre che «i talebani, che controllano il 96% del territorio dove vengono coltivati i papaveri, ne promuovono la coltivazione per finanziare l'acquisto di armi e le operazioni militari». Secondo questo rapporto, stilato però dal dipartimento di stato di una nazione contrapposta in guerra, anche se i talebani apparentemente bandirono la coltivazione dei papaveri da oppio alla fine del 1997, la produzione dello stesso aumentò durante tutto il 2000, ammontando al 72% delle forniture illegali di oppio.{{Senza fonte}}
Il 27 luglio 2000, i talebani emisero un altro decreto che vietava la coltivazione dei papaveri da oppio. L'annuncio del divieto provocò una salita dei prezzi da 30 dollari al kg a 500 dollari al kg{{Senza fonte}}.
=== Donne ===
[[File:Taliban execute Zarmeena in Kabul in1999 RAWA.jpg|thumb|upright=1.4
La politica dei talebani prevede la proibizione del lavoro femminile e l'esclusione delle ragazze da forme di istruzione mista. Da anni, [[Malala Yousafzai]] lotta contro questi ideali. Nel 2012 le hanno sparato alla testa con armi da fuoco, ma è sopravvissuta e ha continuato la sua lotta, tanto da ricevere il [[Premio Nobel per la pace|Nobel per la pace]] nel 2014 insieme all'[[india]]no [[Kailash Satyarthi]].
Il ministro talebano degli Affari Religiosi, Hajj al-Ḥajj Maulwi Qalamuddin, dichiarò al ''[[The New York Times]]'' che: «Ad una nazione in fiamme il mondo vuol dare un fiammifero. Perché c'è tutta questa preoccupazione per le donne? Il pane costa troppo. Non c'è lavoro. Anche i ragazzi non vanno a scuola. Eppure sento solo parlare delle donne. Dov'era il mondo quando qui gli uomini violavano tutte le donne che volevano?».
Comunque, un rapporto dell'[[UNESCO]] dichiarò che: «L'editto dei talebani sull'educazione femminile ha portato ad un calo del 65% nelle loro iscrizioni. Nelle scuole gestite dal Direttorato dell'Educazione, solo l'1% degli studenti è composto da ragazze. Anche la percentuale di insegnanti donne è scivolata dal 59,2 per cento del 1990 al 13,5 per cento del 1999».
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=== I Buddha di Bamiyan ===
{{vedi anche|Buddha di Bamiyan}}
Nel marzo [[2001]] i talebani ordinarono la distruzione delle due statue del [[Buddha]] scolpite sulle pareti di roccia nella valle di [[Bamiyan]], una alta 38 m e datata 1800 anni, l'altra alta 53 m e datata 1500 anni fa. L'azione fu condannata dall'[[UNESCO]] e da molte nazioni di tutto il mondo, compreso l'[[Iran]].
L'azione
La distruzione delle statue del [[Buddha]] a Bamiyan sembra quindi ricollegabile alle forti polemiche col mondo occidentale (particolarmente attento ai valori dell'arte, sacra o profana) e alle tensioni derivanti dalla politica dell'[[Portale:Nazioni Unite|ONU]] che cercava di sradicare la produzione del papavero e dell'[[oppio]] che ne derivava in [[Afghanistan]], danneggiando vistosamente le finanze dei talebani che dal traffico dell'oppio traevano cospicui guadagni.
== Note ==
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* Gilles Dorronsoro, ''La Révolution afghane, des communistes aux tâlebân'', Khartala, 2000.
* Bernard Dupaigne, Gilles Rossignol, ''Le carrefour afghan'', Gallimard (folio, le Monde actuel), 2002, ISBN 2-07-042595-9.
* Marc Epstein, «Afghanistan. Voyage au coeur de la barbarie», su: ''L'Express'', 28/06/2001.
* Sylvie Gelinas, ''L'Afghanistan, du communisme au fondamentalisme'', L'Harmattan, 2000.
* Alberto Masala, ''Taliban. Trente-deux preceptes pour les femmes'', N&B, Collezione Ultima Verba, ASIN [tel:2911241304 2911241304].
* Griffin, Michael, ''Reaping the Whirlwind: Afghanistan, Al Qa'ida and the Holy War'', Londra, Pluto Press 2003. ISBN 0-7453-1916-5
* Maddalena Oliva, ''Fuori Fuoco. L'arte della guerra e il suo racconto'', Bologna, Odoya 2008, ISBN 978-88-6288-003-9.
* Jones, Owen Bennett ''Pakistan: Eye of the Storm, 2nd Ed.'', New Haven, Yale University Press 2002. ISBN 0-300-09760-3. Note pp. 9–11.
* [[Ahmed Rashid]], ''Taliban: Militant Islam, Oil and Fundamentalism in Central Asia'', 2000, ISBN 0-300-08902-3.''Talebani: Islam, il petrolio e il Grande scontro in Asia centrale'',traduzione di Bruno Amato,Giovanna Bettini,Stefano Viviani, Feltrinelli, 2001, ISBN 88 07 17063 9
* Asne Seierstad, ''Le libraire de Kaboul''
* ''Encyclopedia of Islam and the Muslim World''. The Taliban has also been known to discriminate against the rights of women, saying that men cannot be "trusted" around them (2004).
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== Voci correlate ==
* [[
* [[Guerra in Afghanistan (2001-2021)]]
* [[Insurrezione talebana]]
* [[Offensiva talebana del 2021]]
== Altri progetti ==
{{interprogetto
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|url=http://www.globalpolitician.com/articles.asp?ID=228|titolo=Il ruolo di USA, Russia, Arabia Saudita e Pakistan nella nascita del fondamentalismo afgano|lingua=en|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20050408182631/http://www.globalpolitician.com/articles.asp?ID=228
* {{cita web|http://english.pravda.ru/columnists/2003/01/05/41643.html|Fine dei giochi|lingua=en}}
* {{cita web|url=http://www.amirbutler.com/archives/2001/11/01/18|titolo=Amir Butler: comprendere le ragioni della disfatta dei talebani|lingua=en|accesso=19 dicembre 2004|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20050501214445/http://www.amirbutler.com/archives/2001/11/01/18|urlmorto=sì}}
{{Guerra al terrorismo}}
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[[Categoria:Talebani| ]]
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