Karl Marx: differenze tra le versioni

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{{nota disambigua||Marx (disambigua)|Marx}}
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{{Dubbio qualità|motivo=La voce presenta interi paragrafi di notevole lunghezza privi di fonti, e le stesse fonti non si rifanno ad una bibliografia stabile (nel senso che non si rifanno a una bibliografia in sé e per sé). E ancora: la voce presenta biografia del soggetto e filosofia del tale a pari passo.
Questa voce si è decretata come ''voce da vetrina'' un po' di anni fa. Ma erano parametri e criteri diversi.|argomento=biografie|argomento2=filosofia}}
{{Bio
|Nome = Karl
|Cognome = Marx
|Cognome = Marx<ref>Il nome Karl Heinrich Marx è presente in diverse enciclopedie, ma non si trova né sul [http://marxists.anu.edu.au/archive/marx/works/cw/volume01/01-638.gif certificato di nascita], dove si legge Carl Marx, né sulle pubblicazioni o sul certificato di matrimonio, che riportano Karl Marx. K. H. Marx è usato solo nelle sue collezioni di poesie e nella trascrizione della sua tesi di laurea. Infatti per onorare il padre morto nel 1838 adottò il nome Karl Heinrich in tre documenti. L'articolo di Friedrich Engels «Marx, Karl Heinrich», in ''Handwörterbuch der Staatswissenschaften'' (Jena, 1892, col. 1130-1133 vedi MECW Volume 22, pp. 337–345) non giustifica l'assegnazione a Marx di un secondo nome. Vedi Heinz Monz: ''Karl Marx. Grundlagen zu Leben und Werk.'' NCO-Verlag, Trier 1973, p. 214 e 354, rispettivamente.</ref>
|PostCognome = <ref>Il nome Karl Heinrich Marx è presente in diverse enciclopedie, ma non si trova né sul [http://marxists.anu.edu.au/archive/marx/works/cw/volume01/01-638.gif certificato di nascita], dove si legge Carl Marx, né sulle pubblicazioni o sul certificato di matrimonio, che riportano Karl Marx. K. H. Marx è usato solo nelle sue collezioni di poesie e nella trascrizione della sua tesi di laurea. Per onorare il padre morto nel 1838 adottò il nome Karl Heinrich in tre documenti. L'articolo di Friedrich Engels «Marx, Karl Heinrich», in ''Handwörterbuch der Staatswissenschaften'' (Jena, 1892, col. 1130-1133 vedi MECW Volume 22, pp. 337–345) non giustifica l'assegnazione a Marx di un secondo nome. Vedi Heinz Monz: ''Karl Marx. Grundlagen zu Leben und Werk.'' NCO-Verlag, Trier 1973, p. 214 e 354, rispettivamente.</ref>
|PostCognome = ([[Associazione fonetica internazionale|AFI]]: {{IPA|[ˈkaɐ̯l ˈmaɐ̯ks]}};<ref>{{cita web|url=https://www.duden.de/rechtschreibung/Karl|titolo=Karl|sito=[[Duden]]|lingua=de|accesso=16 ottobre 2018}}</ref><ref>{{cita web|url=https://www.duden.de/rechtschreibung/Marx|titolo=Marx|sito=[[Duden]]|lingua=de|accesso=16 ottobre 2018}}</ref> spesso italianizzato in '''Carlo Marx''')
|PreData = [[Alfabeto fonetico internazionale|AFI]]: {{IPA|[ˈkaɐ̯l ˈmaɐ̯ks]}};<ref>{{cita web|url=https://tri.mone.de/remerdaschreibung/KarlMangiaCatsy|titolo=Karl|sito=[[Duden]]|lingua=de|accesso=16 ottobre 2018|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{cita web|url=https://www.duden.de/rechtschreibung/Marx|titolo=Marx|sito=[[Duden]]|lingua=de|accesso=16 ottobre 2018}}</ref> spesso italianizzato in '''Carlo Marx'''
|Sesso = M
|LuogoNascita = Treviri
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|Attività = filosofo
|Attività2 = economista
|Attività3 = storicopolitologo
|AttivitàAltre = , [[sociologo]], [[Scienza politica|politologostorico]], [[giornalista]] e [[politico]]<ref>''Enciclopedia Garzanti del Diritto e dell'Economia'', Garzanti Editore, Milano, 1985; ''Enciclopedia Garzanti di Filosofia'', Garzanti Editore, Milano, 1993.</ref>
|Nazionalità = tedesco
|Immagine = Karl Marx by John Jabez Edwin Mayall 1875 - Restored.png
|Didascalia = RitrattoKarl Marx nel celebre ritratto fotografico (1875) di Marx[[John delJabez 1875Edwin Mayall]]
}}
[[File:Karl Marx SignatureKarl_Marx_Signature.svg|thumbmin|[[Firma]] di Karl Marx]]
 
Il suo pensiero, incentrato sulla [[critica]] in chiave [[Materialismo|materialista]] dell'[[economia]], della [[Società (sociologia)|società]], della [[politica]] e della [[cultura]] [[Capitalismo|capitalistiche]], esercitò un peso decisivo sulla nascita delle ideologie [[Socialismo|socialiste]] e [[Comunismo|comuniste]] dalla seconda metà del [[XIX secolo]] in poi, dando vita alla corrente socioeconomico politica del [[marxismo]]. Teorico della [[Materialismo storico|concezione materialistica della storia]] e assieme al sodale [[Friedrich Engels]] del [[socialismo scientifico]], Marx è considerato tra i pensatori maggiormente influenti sul piano politico,<ref>Riprendendo la definizione di [[Benedetto Croce]], che lo chiama «[[Machiavelli]] del proletariato», alla voce corrispondente dell'''Enciclopedia Garzanti di filosofia'' viene descritto come «uomo politico».</ref> filosofico ed economico<ref>Secondo l'apprezzamento di [[Joseph Schumpeter]] (Marx «genio e profeta» della teoria economica (Joseph Schumpeter, ''Capitalismo, socialismo, democrazia'', Milano, Etas, 1977, p. 21) viene definito «filosofo, economista» in ''Enciclopedia Treccani'' alla voce corrispondente.</ref> nella storia dell'Ottocento.
Nacque in una famiglia di origine ebraica; il padre era un avvocato; studiò all'[[Università di Bonn]] e all'[[Università Humboldt di Berlino]], iniziando a interessarsi alle opinioni filosofiche dei [[giovani hegeliani]]. Dopo la laurea contribuì alla ''[[Rheinische Zeitung|Gazzetta renana]]'', giornale radicale di [[Colonia (Germania)|Colonia]]. Trasferitosi a Parigi nel 1843, continuò a lavorare per diversi giornali radicali e incontrò importanti amici e sostenitori, tra cui [[Friedrich Engels]], con cui pubblicò come appartenenti, il ''[[Manifesto del Partito Comunista]]'' nel 1848 i deliberati del secondo congresso della Bund der Kommunisten svoltosi a Londra dal 29 novembre all'8 dicembre 1847. Esiliato dalla Francia nel 1849 a causa delle sue idee politiche e per il suo supporto ai [[moti del 1848]], Marx si trasferì con la moglie [[Jenny von Westphalen]] e i figli prima a Bruxelles e poi a Londra. Qui continuò a lavorare come giornalista per il giornale anglo-statunitense ''[[New York Tribune]]'' e ad approfondire i suoi studi sull'economia politica, arrivando così a elaborare la sua teoria economica che avrebbe dovuto essere esposta ne ''[[Il Capitale]]'', di cui Marx riuscì a pubblicare solamente il primo volume nel 1867. I successivi due volumi sarebbero stati pubblicati postumi da Engels (1885 e 1894) e la versione completa delle ''[[Teorie sul plusvalore]]'' da [[Karl Kautsky]] (1905-1910).
 
Negli [[anni 1840|anni '40]] il giovane Marx scrisse la tesi di dottorato ''[[La differenza tra la filosofia naturale di Democrito e la filosofia naturale di Epicuro]]'' (1841), ''[[Manifesto filosofico della Scuola storica del diritto]]'' (1842), ''[[Per la critica della filosofia del diritto di Hegel]]'' (1843), ''[[Sulla questione ebraica]]'' (1844), ''[[Note su James Mill]]'' (1844), i ''[[Manoscritti economico-filosofici del 1844]]'' (1844), ''[[La sacra famiglia]]'' (scritta insieme a Engels) (1845), le ''[[Tesi su Feuerbach]]'' (1845), ''[[L'ideologia tedesca]]'' (scritta insieme a Engels) (1846), ''[[Miseria della filosofia]]'' (1847) e ''[[Lavoro salariato e capitale]]'' (1848), oltre al ''Manifesto del Partito Comunista'' (1848), libello scritto assieme al sodale Engels fra il 1847 e il 1848 e commissionato dalla [[Lega dei Comunisti]], di cui faceva parte, per esprimere il loro progetto politico. Di queste opere solo alcune furono pubblicate in vita. Gli [[anni 1850|anni '50]] videro la pubblicazione de ''[[Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850]]'' (1850), ''[[Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte]]'' (1852), i ''[[Grundrisse]]'' (1857) e ''[[Per la critica dell'economia politica]]'' (1859). Gli [[anni 1860|anni '60]] videro il Marx maturo impegnato su ''[[La guerra civile negli Stati Uniti]]'' (una raccolta di scritti sulla [[guerra di secessione americana]]), sui tre volumi delle ''[[Teoria marxiana del valore|Teorie sul plusvalore]]'' (1862), sul ''[[Salario, prezzo e profitto]]'' (1865) e sul primo volume de ''[[Il Capitale]]'' (1867). Gli ultimi anni della vita di Marx videro la pubblicazione de ''[[La guerra civile in Francia]]'' (1871), la ''[[Critica del Programma di Gotha]]'' (1875) e le ''[[Note su Adolph Wagner]]'' (1883).
 
Partecipò attivamente anche al [[movimento operaio]] e presto divenne una figura importante nella [[Prima Internazionale]] (1864-1876) fino alla sua morte, avvenuta nel 1883. Il [[Marxismo classico|suo pensiero]], incentrato sulla [[critica]] in chiave [[Materialismo|materialista]] dell'[[economia]], della [[Società (sociologia)|società]], della [[politica]] e della [[cultura]] [[Capitalismo|capitalistiche]], esercitò un peso decisivo sulla nascita delle ideologie [[Socialismo|socialiste]] e [[Comunismo|comuniste]], dalla seconda metà del [[XIX secolo]] in poi, dando vita alla corrente socioeconomico politica del [[marxismo]]. Teorico della [[Materialismo storico|concezione materialistica della storia]] e insieme a [[Friedrich Engels|Engels]] del [[socialismo scientifico]], Marx è considerato tra i pensatori maggiormente influenti sul piano politico,<ref>Riprendendo la definizione di [[Benedetto Croce]], che lo chiama «[[Machiavelli]] del [[proletariato]]», alla voce corrispondente dell{{'}}''Enciclopedia Garzanti di filosofia'' viene descritto come «uomo politico».</ref> filosofico ed economico<ref>Secondo l'apprezzamento di [[Joseph Schumpeter]] "Come teorico dell’economia, Marx fu prima di tutto un uomo di profonda cultura. Potrà sembrar strano, nel caso di un autore che ho chiamato genio o profeta, ch’io ritenga necessario sottolineare quest’elemento: eppure, è importante rendersene cónto." (Joseph Schumpeter, ''Capitalismo, socialismo, democrazia'', Milano, Etas, 1977, p. 21)</ref> dell'Ottocento e del Novecento.
 
== Biografia ==
=== Giovinezza ===
[[File:Juedischer-friedhof-trier-grab362.jpg|thumbmin|Tomba del rabbino Mordechai Halevi Marx ben Schmuel Postelberg, il nonno di Marx, morto nel 1804]]
{{citazione|La comparsa di questa persona ha avuto su di me, che pure mi muovo nello stesso campo di interessi, un effetto straordinario. Abituati pure all’idea di fare la conoscenza con il massimo, forse ''l'unico filosofo nel vero senso della parola'' oggi vivente; fra poco - comunque scelga di presentarsi al pubblico, con gli scritti o dalla cattedra poco importa - egli attirerà su di sé gli occhi di tutta la [[Germania]] [...]. Il dottor Marx [,...] questocosi èsi chiama il nome del mio idolo, è ancora giovanissimo (haavrà circaal 24massimo anniventiquattr’anni)., Eglima darà il colpo di grazia alla religione e alla filosofiapolitica medievali. Egli unisce in sé lo spirito più mordace con laalla più profonda serietà filosofica: immaginatil’arguzia più tagliente. Immagina [[Jean-Jacques Rousseau|Rousseau]], [[Voltaire]], [[Paul Henri Thiry d'Holbach|d'Holbach]], [[Gotthold Ephraim Lessing|Lessing]], [[Heinrich Heine|Heine]] e [[Georg Wilhelm Friedrich Hegel|Hegel]] fusiuniti in una sola persona [...](e dico ''uniti'', ecconon messi assieme alla rinfusa), e avrai il dottor Marx.<ref>In Hans KüngMagnus Enzensberger (a cura di), ''DioColloqui esiste?:con UnaMarx rispostae perEngels. oggiTestimonianze sulla vita di Marx e Engels'', FaziMilano, EditoreFeltrinelli, 20121999, p. 5; in MEGA (Marx-Engels Ausgabe, 1. Sez. I/2, p. 261).</ref>|[[Moses Hess]] lettera a [[Berthold Auerbach]], [[1841]]}}
Karl Marx nacque il 5 maggio [[1818]] in Brückengasse 664 a [[Treviri]], allora provincia prussiana del [[Provincia del Granducato del Basso Reno|Granducato del Basso Reno]] e oggi parte della [[Renania-Palatinato]], da un'agiata famiglia di origine [[Ebrei|ebraica]] [[Aschenaziti|ashkenazita]], terzogenito dei nove figli del facoltoso [[avvocato]] [[Germania|tedesco]] Herschel Meier Halevi Marx ([[1777]]–[[-1838]]) e di Henriette Pressburg ([[1788]]–[[-1863]]), unanata donnaa [[Paesi Bassi|olandeseNimega]] originaria dinei [[NimegaRegno Unito dei Paesi Bassi|Paesi Bassi]],.<ref>{{cita news|titolo=Nijmegen Synagogue|url=http://nignijmegen.nl/index.php?pagina=historie|accesso=18 novembre 2017|pubblicazione=|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170707081508/http://nignijmegen.nl/index.php?pagina=historie|dataarchivio=7 luglio 2017|urlmorto=sì}}</ref><ref name="Orr">Lyndon Orr, [https://www.gutenberg.org/files/4693/4693-h/4693-h.htm#link2H_4_0024 ''Famous Affinities of History: The Romance of Devotion. The Story of Karl Marx''], 1912.</ref><ref>«La ziafamiglia deglidi industrialiMarx Antonera edi [[Gerardstirpe Philips]]ebraica, futuriil fondatoricognome delladei [[Philips]].<refsuoi name=Goedkoop>{{citaantenati libro|autore=Hanspaterni Goedkoopera Mordechai, Keessuo Zandvliet|titolo=IJzerennonno Eeuw|editore=Walburgera Press|località=Zutphen|anno=2015|isbn=9789057303418}}</ref><refun name=Textor>{{citarabbino. web|url=http://wgff[.de/krefeld/download/siewaever_nr23.pdf|data=1º.] gennaioMarx 2008|autore=Klaus|titolo=Westdeutschenfu Gesellschaftbattezzato füra Familienkundesei e.V.anni, SITZnon KÖLNvenne -mai Bezirksgruppeeducato Krefeldal culto mosaico, si sposò in chiesa nel 1843.» (in [https://www.corriere.it/solferinolibri/cards/sapevate-che-karl-marx-era-apolide-maschilista-amava-far-bisboccia/non-era-ebreo_principale.shtml ''ACorriere walkdella throughSera''])</ref> Nijmegen:I Asuoi communistgenitori andsi foundererano ofsposati Philipsil have22 samenovembre roots.''1814 Westpresso Germanla Familysinagoga Researchdi SocietyNimega, Krefeldricevendo Journaluna nrdote 23,di 120.1.2008)000 [[Fiorino olandese|accesso=19fiorini novembre 2017}}</ref>olandesi]]. Il padre, figlio del [[rabbino]] presso la [[sinagoga]] cittadina Mordechai Halevi Marx ([[1743]]–[[-1804]]) e didell'ebrea polacco-tedesca Eva Lwow ([[1753]]–[[-1823]]), fu il primo in seno alla propria famiglia a ricevere un'educazione [[Laicismo|secolare]] e a rifiutare la linea di successione rabbinica, che fu lasciata al fratello Samuel Marx (1775-1837). Seguace dell'[[illuminismoIlluminismo]], in particolar modo di [[Jean-Jacques Rousseau|Rousseau]], [[Immanuel Kant|Kant]] e [[Voltaire]], oltre che un convinto [[Liberalismo|liberale]], questiil padre fu spesso impegnato nelle svariate campagne di [[Riformismo|riforma]] dell'[[Assolutismo monarchico|assolutistico]] [[Regno di Prussia|Stato prussiano]], che a seguito dell'ormaidella celeberrima [[Battaglia di Waterloo|disfatta di Napoleone Bonaparte]] a [[Waterloo]] aveva da poco annesso ili territorioterritori del Basso Reno (sino ad allora parte integrante dell'[[Primo Impero francese|Impero napoleonico]]) nell'alveo dei propri possedimenti.<ref name="bur">Megill, Allan. ''Karl Marx: the burden of reason (why Marx rejected politics and the market)'' 2002, page 72 {{ISBN|978-0742511668}}</ref> LaPrima madredi diventare avvocato, il padre era figliasegretario del riccoConcistoro ebraico di Treviri, e nel [[mercante1808]], a seguito delle [[IndustriaCodice tessilenapoleonico|tessileleggi napoleoniche]], provenienteaveva damodificato unail famigliaproprio rabbinicacognome e(togliendo da Marx l''ebraico [[chazzanTitoli onorifici nell'ebraismo#HaLevi|Halevi]]'', pressoche lasignifica sinagogaappartenente alla [[Dodici tribù di NimegaIsraele|tribù israelita]] dei [[Leviti]]). La madre Henriette era figlia di Isaac Heymans Pressburg ([[1747]]–[[-1832]]) e di Nanette Salomons Cohen (1764-1833), entrambi appartenenti a famiglie di ricchi mercanti ebrei e rabbini presso le sinagoghe di [[1754Breslavia]]–[[1833]]) e di Nimega.<ref name="wordpress">{{cita web|url=https://gerritkurvers.wordpress.com/2016/03/19/de-14e-maart-en-de-familie-presburg/|titolo=De 14e maart en de familie Presburg|sito=gerritkurvers|accesso=19 novembre 2017|dataarchivio=9 aprile 2023|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20230409150555/https://gerritkurvers.wordpress.com/2016/03/19/de-14e-maart-en-de-familie-presburg/|urlmorto=sì}}</ref><ref name="DNB">{{cita libro|titolo=Karl Marx: Dictionary of National Biography. Volume 37.|pp=57–5857-58|editore=Published Oxford University Press|anno=2004|isbn=01986138730-19-861387-3}}</ref><ref name="Wilson">{{Cita libro|autore=Edmund Wilson|titolo=To the Finland Station.|p=115 and 119. 1972 revised edition, Published Fontana 1974}}</ref> Una sua sorella, Sophie Pressburg (1797-1854), sposò Lion Philips (1794-1866), un ricco produttore industriale di tabacco olandese, dalla quale ebbe il figlio unico [[Frederick Philips]] (1830-1900), futuro cofondatore della [[Philips]]. Da parte di madre, Marx era cugino di terzo grado di [[Heinrich Heine|Henrich Heine]], che conobbe durante il soggiorno parigino del [[1843]].
 
La città di [[Treviri]], un' importante centro culturale ed economico [[Renania|renano]], era stata ripetutamente oggetto di contese da parte della [[Francia]] da almeno il periodo della cruenta [[guerra dei trent'anni]] fino alla sua definitiva occupazione del [[1794]], a seguito della quale sviluppò una proficua rete di legami e vincoli commerciali con le principali città francesi, oltre a condividere con esse le grandi riforme sociali che gli esiti della [[Rivoluzione francese]] avevano introdotto in patria, per poi con l'annessione prussiana del [[1815]] vedersi venire progressivamente spogliata del proprio corpo di diritti costituzionali e della propria strategica posizione economica. Infatti nel [[1817]], un anno prima della sua nascita di Marx, venne implementata una ferrea politica [[Antisemitismo|antisemitica]] da parte di [[Federico Guglielmo III di Prussia]] volta ad arrestare il graduale processo di [[emancipazione ebraica]] tipica degli ex territori napoleonici in modo da equipararli all'ordinamento sociopolitico [[Reazione (politica)|reazionario]] e profondamente [[Conservatorismo|conservatore]] del resto del regno (come il divieto d'esercizio di funzioni pubbliche da parte di qualsiasi suddito ebreo), costringendospingendo dunque il padre a convertirsi al [[luteranesimo]] (considerata [[religione di Stato]]) assieme alla moglie e ai suoi primi due figli e adottare legalmente un nome menotedesco sullo [[EbraismoLingua yiddish|giudaicoyiddish]] Herschel (scelse Heinrich Marx) al fine di poter continuare a esercitare l'avvocatura<ref name="bur" /><ref name="geni">{{cita web|url=https://www.geni.com/people/Hermann-Marx/6000000008435644003|titolo=Hermann Marx (1819 - 1842)|sito=geni.com|accesso=19 novembre 2017}}</ref> così da entrare nel [[1831]] a far parte del ''Justizrat'', il consiglio giudiziario supremo, che seppurseppure non procuranteprocurasse un particolare titolo accademico si trattavaera certamente diuna un incaricoistituzione di alto prestigio.<ref>Umberto Cerroni, ''Il pensiero di Marx'', Editori Riuniti, Roma, 1975, p. 17.</ref> Oltre al suo reddito di avvocato ebreo medioborghese, il padre possedeva parecchi vigneti sulla [[Mosella (regione vinicola)|Mosella]].
 
[[File:Trier BW 2014-06-21 11-11-49.jpg|thumbmin|leftsinistra|La casa natale di Marx a [[Treviri]]]]
Con il padre, che esercitò una considerevole influenza sulla formazione intellettuale del giovane Marx, questi sarebbe sempre stato legato da un profondo vincolo di affetto e stima. Così non avvenne con la madre, ritenuta da alcuni storici e biografi una donna intellettualmente arida o forse soltanto una persona molto semplice, che gli avrebbe sempre rimproverato di non essersi fatto una posizione adeguata al suo rango sociale e alle sue capacità intellettuali, né con i suoi fratelli e sorelle Sophie ([[1817]]–[[-1883]]), Hermann ([[1819]]–[[-1842]]), Henriette ([[1820]]–[[-1856]]), Louise ([[1821]]–[[-1893]]), Caroline ([[1824]]–[[-1847]]) e Eduard ([[1834]]–[[-1837]]).<ref>Umberto Cerroni, ''Il pensiero di Marx'', cit., p. 18.</ref>
 
Nel [[1830]] si iscrive presso il liceo di Treviri, ottenendo la licenza il 17 agosto [[1835]]. Ci sono pervenuti i temi di [[Lingua greca|greco]], [[Lingua latina|latino]], [[matematica]], [[Lingua francese|francese]], [[religione]] e [[Lingua tedesca|tedesco]]. In latino scrive una dissertazione sul principato di [[Augusto]] intitolata ''An principatus Augusti merito inter feliciores reipublicae Romanae aetates numeretur?'' (in italiano: ''Il principato d'di Augusto si può giustamente annoverare tra i più felici periodi della repubblica romana?'');<ref>{{la}} [http://www.intratext.com/IXT/LAT0552/_P1.HTM ''An principatus Augusti merito inter feliciores reipublicae Romanae aetates numeretur''].</ref>; in tedesco,: ''Considerazione di un giovane sulla scelta del proprio avvenire''), dove scrive tra l'altro che «la guida che ci deve soccorrere nella scelta d'una condizione è il bene dell'umanità, la nostra propria perfezione. Non si obietti che i due interessi potrebbero contrapporsi l'un l'altro [...] . [L]a natura dell'uomo è tale che egli può raggiungere la propria perfezione individuale solo agendo per il perfezionamento e il bene dell'umanità».<ref>Karl Marx, ''Scritti politici giovanili'', a cura di Luigi Firpo, Einaudi, Torino, 1975, p. 484.</ref>
 
[[File:Karl Marx giovane.jpg|thumb|upright=1.0min|Ritratto da giovane di Marx]]
Nel 1835 su consiglio del padre si iscrive presso la facoltà di giurisprudenza dell'[[Università di Bonn]], ma antepone agli studi di diritto quelli filosofici e letterari neidei corsi tenuti da [[August Wilhelm von Schlegel|August Wilhelm Schlegel]], fratello di [[Friedrich Schlegel|Frederich Schlegel]] e autore del famosissimo ''[[Corso di letteratura drammatica]]'' (1809), considerato la "Bibbia degli scrittori romantici". Partecipa alla vita goliardica e ''bohémienne'' cittadina alla quale si mescolano anche forme di opposizione politica e sostiene il duello di rito fra le matricole universitarie, trascorrendo anche un giorno in prigione per ebbrezza e schiamazzi notturni.<ref>Jacques Attali, ''Karl Marx, ovvero lo spirito del mondo'', Fazi editore, Roma, 2006, p. 25</ref> Si iscrive a un circolo di poeti e comincia a sentire il peso della sorveglianza poliziesca.<ref>Umberto Cerroni, cit., p. 18.</ref>
 
Nell'estate del [[1836]] conosce a Treviri e si fidanza segretamente con [[Jenny von Westphalen]] ([[1814]]–[[1881]]), figlia del barone Ludwig von Westphalen, soprannominata «la principessa del sogno».<ref name="cerroni_19">Umberto Cerroni, cit., p. 19.</ref> Nell'autunno su decisione della famiglia prosegue gli studi all'[[Università Humboldt di Berlino]], dove fino a cinque anni prima aveva insegnato [[Georg Wilhelm Friedrich Hegel]], con gli autorevoli giuristi [[Friedrich Carl von Savigny]] e [[Eduard Gans]].<ref name="cerroni_19"/> Il primo, appartenente alla vecchia [[Scuola storica del diritto|scuola storica]] e conservatore, considerava il diritto una creazione dello spirito popolare (''[[Volksgeist]]''); il secondo, hegeliano e liberale, concepiva il diritto come prodotto dello sviluppo dialettico dell'idea e, da studioso anche di [[Henri de Saint-Simon]], era favorevole a riforme sociali che alleviassero le condizioni delle classi popolari.
 
Con una formazione culturale di impronta illuministica Marx inizia a scrivere una ''Filosofia del diritto'' che tuttavia interrompe dopo un centinaio di pagine, convinto che «senza un sistema filosofico non si può concludere nulla». Durante il decorso di una malattia legge tutte le opere di Hegel, ricevendone una forte impressione.<ref name="cerroni_19"/>
 
==== Giovane hegeliano ====
Alla fine di quell'anno Marx scrive e dedica tre quaderni di poesie alla fidanzata, il ''Buch der Lieder'' (''Libro dei canti'') e due ''Bücher der Liebe'' (''Libri dell'amore''), che tuttavia non ci sono pervenuti. Abbiamo invece un quaderno di poesie dedicato il 10 novembre [[1837]] al padre in occasione del suo cinquantacinquesimo compleanno, comprendenti anche quattro epigrammi su Hegel. In uno di essi è scritto: {{citazione|[[Immanuel Kant|Kant]] e [[Johann Gottlieb Fichte|Fichte]] vagavano fra nuvole<br>lassù cercando un paese lontano.<br>Io cerco d'afferrare con destrezza<br>solo quanto ho trovato sulla strada.<ref>Karl Marx, ''Scritti politici giovanili'', cit., p. 490.</ref> }}
 
In quell'occasione comunica al padre la decisione di abbandonare gli studi giuridici per dedicarsi a quelli filosofici. L'[[hegelismo]] era l'espressione culturale e filosofica allora dominante in [[Prussia]], con i sostenitori del potere assoluto che ne davano un'interpretazione conservatrice, ed erano per questo motivo appartenenti alla cosiddetta [[destra hegeliana]], mentre i fautori di un rinnovamento politico e culturale in senso liberale e democratico erano definiti la [[sinistra hegeliana]], o anche giovani hegeliani, per via della loro età media,. Essi esaltavano invece gli aspetti progressivi dell'hegelismo,: in particolare della dialettica, per la quale tutta la realtà, anche sociale e politica, è un continuo divenire.
 
[[File:Marx-Erinnerungstafel-Stralau.jpg|thumbmin|leftsinistra|Targa ricordo di Marx a [[Berlino]]-[[Stralau]]]]
Non potendo attaccare l'assolutismo monarchico, la critica dei giovani hegeliani era rivolta contro la religione ufficiale. Nel [[1835]] [[David Friedrich Strauß]] aveva infatti pubblicato una eterodossa ''Vita di Gesù'' interpretando i vangeli come un insieme di miti. [[Bruno Bauer]], docente di [[teologia]], confuta le sue tesi dalle colonne del ''Periodico di teologia speculativa'' cui prendono parte i maggiori esponenti della destra hegeliana. Marx si trovò così a frequentare dal [[1837]] nel sobborgo di [[Stralau]] il ''Doktorklub'', un circolo berlinese di giovani hegeliani che passò in breve da posizioni monarchiche liberali a posizioni giacobine, assumendo il nome de Gli amici del popolo.<ref name="cerroni_19"/>
 
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Nel 1841 nella rivista letteraria berlinese ''Athenaeum'' pubblica ''Der Spielmann'' (''Il volinista'').<ref>''Marx-Engels Gesamtausgabe'' (''Mega''), Vol. I.1, p. 768.</ref>
 
Dalla fine del [[1838]] al [[1840]] prepara una ''Storia della filosofia epicurea, stoica e scettica'' come tesi per lail suasuo dottorato di laurearicerca, ma data la vastità dell'impegno la interrompe. Si laureaConsegue così il dottorato di ricerca in filosofia il 15 aprile [[1841]] nell'[[Università di Jena]] con una tesi dal titolo ''Differenza[[La differenza fratra la filosofia della naturanaturale di Democrito e quellala filosofia naturale di Epicuro]]''. In questa dissertazione, dopo avere analiticamente trattato il pensiero di entrambi, propende decisamente per quello di [[Epicuro]], che introducendo il «[[clinamen]]» evita il determinismo assoluto, lasciando spazio alla libertà umana su cui si può fondare un'etica che persegua la felicità. Di essa vale la pena citare i passi finali della prefazione: {{citazione|La filosofia [...] griderà sempre agli avversari con Epicuro: ''empio non è colui che nega gli dèi del volgo, ma colui che attribuisce agli dèi i sentimenti del volgo''. La filosofia non fa mistero di ciò. La confessione di [[Prometeo]]: ''francamente, io odio tutti gli dèi'' è la sua propria confessione, la sentenza sua propria contro tutte le divinità celesti e terrestri che non riconoscono come suprema divinità l'autocoscienza umana. Nessuno può starle a fianco. Alle tristi lepri marzoline, che gioiscono dell'apparentemente peggiorata condizione civile della filosofia, essa replica quanto Prometeo replica al servo degli dèi [[Ermes]]: ''io, t'assicuro, non cambierei la mia misera sorte con la tua servitù. Molto meglio lo star qui ligio a questa rupe io stimo, che fedel messaggero esser di [[Giove (divinità)|Giove]]''. Prometeo è il più grande santo e martire del calendario filosofico.<ref>[https://www.marxists.org/italiano/marx-engels/1841/4/demoep.htm#n2 ''Differenza tra la filosofia della natura di Democrito e quella di Epicuro''].</ref>}}
 
==== Impegno politico ====
[[File:Moses Hess.jpg|thumbmin|upright=0.7verticale|[[Moses Hess]]]]
La conclusione dei suoi studi universitari coincide con l'aggravarsi della repressione governativa sulla vita politica e culturale. A farne le spese, fra gli altri, è l'amico Bruno Bauer, cui è impedita l'attività accademica nell'Università di Jena. Lo stesso Marx, che pensava a una carriera universitaria, avverte l'urgenza di un diretto impegno politico. Esordisce con le ''Osservazioni sulle recenti istruzioni per la censura in Prussia'', un articolo scritto tra il gennaio e il 10 febbraio [[1842]] per il ''Deutsche Jahrbücher'' (''Annali tedeschi'') di [[Arnold Ruge]], il quale però prudentemente non lo pubblica e vide la luce soltanto il 13 febbraio [[1843]] negli ''Anekdota zur neuesten deutschen Philosophie und Publizistik'' (''Aneddoti per la recente filosofia e pubblicistica tedesca'').
 
[[File:Engels.jpg|thumbmin|leftsinistra|upright=0.7verticale|[[Friedrich Engels]]]]
Il debutto pubblico di Marx come giornalista avviene pertanto il 5 maggio [[1842]] con l'articolo «Dibattiti sulla libertà di stampa e sulla pubblicazione dei dibattiti alla Dieta» nella ''[[Rheinische Zeitung]]'' (''Gazzetta renana''), quotidiano di [[Colonia (Germania)|Colonia]] finanziato dalla borghesia liberale renana in cauta opposizione al regime prussiano e gestito dal circolo radicale capeggiato da [[Moses Hess]], soprannominato il «rabbino rosso» per le origini ebraiche e perché sostenitore dell'integrazione ebraica nel movimento universalistico socialista. Divenuto amico e collaboratore di Marx e [[Friedrich Engels]], convertì quest'ultimo al [[socialismo]]: «La prima libertà di stampa», scrive, «consiste nel fatto che essa non è un'industria» mentre «la vera e propria cura radicale della censura sarebbe la sua abolizione».<ref>Umberto Cerroni, cit., p. 20</ref>
 
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Dal tono circospetto della risposta si intuisce già un certo interesse da parte di Marx per tali idee. Marx lascia il 17 marzo [[1843]] la redazione del giornale, che viene soppresso dal governo il 21 marzo seguente «a causa della situazione in cui la censura pone il giornale». Scrive a Ruge: «Ero stanco dell'ipocrisia, della brutalità poliziesca e anche del nostro servilismo. Il governo m'ha reso la mia libertà. In Germania non posso più intraprendere nulla: finirei col corrompermi».<ref>Umberto Cerroni, cit., p. 22.</ref>
 
==== Periodo parigino ====
[[File:Karl Marx Frau.jpg|thumbmin|upright=0.7verticale|[[Jenny von Westphalen]]]]
Sposa [[Jenny von Westphalen]] il 19 giugno [[1843]] nella chiesa di San Paolo a [[Bad Kreuznach]]. I due poi partono insieme alla volta di [[Parigi]], dove Marx pubblica con Ruge la nuova rivista ''Deutsch-französische Jahrbüche''" (''Annali franco-tedeschi''), scritta in collaborazione con [[Heinrich Heine]], [[Moses Hess]], [[Georg Herwegh]] e [[Friedrich Engels]], ricco imprenditore tedesco che diviene da questo momento l'amico di tutta una vita e il suo principale finanziatore,<ref>Tristram Hunt, ''La vita rivoluzionaria di Friedrich Engels'', Isbn Edizioni, Milano, 2010.</ref> nonché colui che più tardi avrebbe riconosciuto Frederick Demuth ([[1851]]–[[-1929]]), ilforse figlio naturale avuto da Marx con la sua governante [[Helene Demuth]].<ref>[https://marxmyths.org/terrell-carver/article.htm ''Marx's Illegitimate Son or Gresham's Law in the World of Scholarship''] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20190202095631/https://www.marxmyths.org/terrell-carver/article.htm |data=2 febbraio 2019 }}, di Terrell Carver dell'Università di Bristol.</ref><ref>Piero Melograni in ''Corriere della Sera'', 1º giugno 1992, p. 5.</ref> Tuttavia secondo Terrell Carver questo fatto, circolato sin dal 1962, «non è ben fondato sul materiale documentario disponibile», aggiungendo che tali voci non sono supportate da «prove dirette che portano in modo inequivocabile su questo argomento».<ref>{{cita libro|autore=Terrel Carver|titolo=The Cambridge Companion to Marx|anno=1991|editore=Cambridge University Press|città=Cambridge, Regno Unito|isbn=9780521366946978-0-521-36694-6|pagina=11|url=https://www.google.com/books?id=6VrfmJOEzZsC&lpg=PA11&dq=The%20Cambridge%20Companion%20to%20Marx%20Demuth&pg=PA11#v=onepage&q&f=false|accesso=30 maggio 2014|capitolo=Reading Marx: Life and Works}}</ref>
 
Una lettera inviata a Ruge nel settembre del 1843 chiarisce il senso della sua parziale presa di distanza dagli intellettuali della sinistra hegeliana: {{citazione|Come la religione è l'indice delle battaglie teoretiche degli uomini, lo stato politico lo è delle loro battaglie pratiche [...]. [I]l critico non solo può, ma deve interessarsi dei problemi politici [e] il nostro motto sarà: riforma della coscienza, non mediante dogmi, bensì mediante l'analisi della coscienza mistica oscura a sé stessa, sia che si presenti in modo religioso, sia in modo politico. Si vedrà allora come da tempo il mondo possieda il sogno di una cosa, di cui non ha che da possedere la coscienza, per possederla realmente.<ref>''Correspondence Marx-Engels'', Editions Sociales, Paris, 1964, I, p. 298.</ref>}}
 
Degli ''Annali'' esce tuttavia solo un fascicolo doppio nel febbraio [[1844]]. Marx vi pubblica ''La questione ebraica'' e l'introduzione alla propria ''Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico'', che(pubblicata pubblicataperò solo nel [[1927]]), in cui rileva come Hegel non subordini la realtà all'idea, ma al contrario conservi la presente realtà tedesca, fingendo di trascenderla e spacci lo Stato prussiano come idea di Stato. Secondo Marx una vera teoria della società è dunque possibile, solo mettendo da parte ogni idea di società in generale, analizzando invece la società materialmente determinata. L'opera rappresenta il suo distacco dal pensiero hegeliano, del quale nongià individuacomincia ancoraa ilindividuare metodo dila mistificazione della realtà.
 
===== ''Sulla questione ebraica'' =====
{{vedi anche|Sulla questione ebraica}}
Nell'articolo comparso sugli ''Annali franco-tedeschi'' nel [[1844]] intitolato ''Sulla questione ebraica'' Marx risponde alla teoria di [[Bruno Bauer]], il quale ne ''La questione ebraica'' e ne ''La capacità degli ebrei e dei cristiani di oggigiorno di ottenere la libertà'', analizzando il caso prussiano, affrontava la critica della coscienza religiosa e del riformismo politico entrando in aperto conflitto con la [[sinistra hegeliana]], che opponendosi al cardine politico della [[religione di Stato]] invocava l'emancipazione politica degli ebrei. Pur condividendo la critica liberale all'uso politico della religione da parte dello Stato, Bauer intendeva la libertà politica come rinuncia a ogni particolarismo e muoveva perciò una critica agli argomenti di quanti ebrei e non ebrei sostenessero la causa dell'emancipazione sulla base del riconoscimento di un'identità particolare. Anche Marx giudicava possibile l'[[emancipazione]] degli [[Ebreo|ebrei]] in [[Prussia]], ma soltanto se si fossero emancipati dalla religione, che genera sempre al suo interno contrasti e discriminazioni tra le varie confessioni: «La forma più rigida del contrasto tra l'ebreo e il cristiano è il contrasto religioso. Come si risolve un contrasto? Rendendolo impossibile. Come rendere impossibile un contrasto religioso? Eliminando la religione. Quando ebreo e cristiano riconosceranno che le reciproche religioni non sono altro che differenti stadi di sviluppo dello spirito umano, non sono altro che differenti pelli di serpente deposte dalla storia, e che l'uomo è il serpente che di esse si era rivestito, allora non si troveranno più in rapporto religioso, ma ormai soltanto in un rapporto critico, scientifico, umano».<ref>Karl Marx, ''Scritti politici giovanili'', p. 357.</ref>
Nell'articolo comparso sugli ''Annali franco-tedeschi'' nel [[1844]] intitolato ''[[Sulla questione ebraica]]'' Marx risponde alla teoria di [[Bruno Bauer]], il quale ne ''[[La questione ebraica]]'' e ne ''La capacità degli ebrei e dei cristiani di oggigiorno di ottenere la libertà'', analizzando il caso prussiano, affrontava la critica della coscienza religiosa e del riformismo politico entrando in aperto conflitto con la [[sinistra hegeliana]], che opponendosi al cardine politico della [[religione di Stato]] invocava l'emancipazione politica degli ebrei. Pur condividendo la critica liberale all'uso politico della religione da parte dello Stato, Bauer intendeva la libertà politica come rinuncia a ogni particolarismo e muoveva perciò una critica agli argomenti di quanti ebrei e non ebrei sostenessero la causa dell'emancipazione sulla base del riconoscimento di un'identità particolare. Anche Marx giudicava possibile l'[[emancipazione]] degli [[Ebreo|ebrei]] in [[Prussia]], ma soltanto se si fossero emancipati dalla religione, che genera sempre al suo interno contrasti e discriminazioni tra le varie confessioni: «La forma più rigida del contrasto tra l'ebreo e il cristiano è il contrasto religioso. Come si risolve un contrasto? Rendendolo impossibile. Come rendere impossibile un contrasto religioso? Eliminando la religione. Quando ebreo e cristiano riconosceranno che le reciproche religioni non sono altro che differenti stadi di sviluppo dello spirito umano, non sono altro che differenti pelli di serpente deposte dalla storia, e che l'uomo è il serpente che di esse si era rivestito, allora non si troveranno più in rapporto religioso, ma ormai soltanto in un rapporto critico, scientifico, umano».<ref>Karl Marx, ''Scritti politici giovanili'', p. 357.</ref>
 
Marx ritiene che la risposta di Bauer poggi su un equivoco in quanto questi pensa che l'emancipazione umana coincida con l'emancipazione politica, affermando che «noi rileviamo l'errore di Bauer nel fatto che egli sottopone a critica solo lo «Stato cristiano», non lo «Stato in sé», che non ricerca il rapporto tra l'emancipazione politica e l'emancipazione umana, e perciò pone condizioni che sono spiegabili soltanto con un'acritica confusione tra l'emancipazione politica e quella umana in generale».<ref>Karl Marx, ''Scritti politici giovanili'', p. 360.</ref> Invece per Marx esistono tre possibili emancipazioni: religiosa, politica e umana. Bauer si è fermato alle prime due forme mentre Marx ritiene fondamentale giungere alla terza. L'emancipazione politica non è ancora quella umana e a suffragio di questa tesiportatesi porta l'esempio degli [[Stati Uniti d'America]] in cui nonostante esista uno stato laico nella vita reale esistono differenze colossali nei comportamenti a seconda che siano rivolti a un [[protestantesimo|protestante]] o a un [[ateismo|ateo]]. Marx quindi ritiene che l'emancipazione politica non riguardi l'uomo reale o terreno, bensì un uomo astratto con pari diritti e dignità, celando invece le enormi sperequazioni esistenti realmente: «Il limite dell'emancipazione politica appare immediatamente nel fatto che lo Stato può liberarsi da un limite senza che l'uomo ne sia realmente libero, che lo Stato può essere un libero Stato senza che l'uomo sia un uomo libero [...] e la stragrande maggioranza non cessa di essere religiosa per il fatto di essere religiosa ''privatim''. [...] Ma il comportamento dello Stato verso la religione, e particolarmente dello Stato libero, non è tuttavia altro che il comportamento degli uomini che formano lo Stato, verso la religione. Ne consegue che l'uomo per mezzo dello Stato, politicamente, si libera di un limite, innalzandosi oltre tale limite, in contrasto con sé stesso, in un modo astratto e limitato, in un modo parziale».<ref>Karl Marx, cit., pp. 353-364.</ref>
 
Lo Stato con le sue leggi riguardanti l'uomo (costruito sorvolando sugli elementi particolari per poter costruire un'universalità) scinde l'essere umano tra il cielo delle leggi, lo Stato politico e la terra, la realtà e la società civile. Sdoppia quindi la vita dell'uomo tra il ''citoyen'', il cittadino soggetto politico con diritti e doveri; e il ''bourgeois'', il borghese membro della società civile avente i propri interessi privati: «Il conflitto nel quale si trova l'uomo come seguace di una religione particolare, con sé stesso in quanto cittadino, con gli altri uomini in quanto membri della comunità, si riduce alla scissione mondana tra lo Stato politico e la società civile. La contraddizione nella quale si trova l'uomo religioso con l'uomo politico, è la medesima contraddizione nella quale si trova il ''bourgeois'' con il ''citoyen'', nella quale si trova il membro della società civile con il suo travestimento politico».<ref>Karl Marx, cit., p. 367.</ref>. La critica di Marx si sposta così ai diritti dell'uomo, che sono il prodotto storico della [[Guerra d'indipendenza americana|rivoluzione americana]] e di quella [[rivoluzione francese|francese]] e in essi quindi si cela una mistificazione. L'uomo, soggetto di questi diritti, non è altro che l'individuo privato della società civile e perciò caratterizzato da interessi particolari celati sotto una fasulla universalità: «Nessuno dei cosiddetti diritti dell'uomo oltrepassa dunque l'uomo egoistico, l'uomo in quanto è membro della società civile, cioè individuo ripiegato su se stesso, sul suo interesse privato e sul suo arbitrio privato, e isolato dalla comunità. Ben lungi dall'essere l'uomo inteso in essi come specie, la stessa vita della specie, la società, appare piuttosto come una cornice esterna agli individui, come limitazione della loro indipendenza originaria».<ref>Karl Marx, cit., p. 377.</ref> Nella società borghese sussistendo questa scissione tra pubblico e privato l'uomo è quindi solo sulla carta e astrattamente membro dello Stato in quanto solo nella sfera giuridica e politica ogni uomo è uguale agli altri, non già nell'ambito reale della vita economica e sociale in cui tutti gli uomini sono diseguali. Quando l'uomo reale riassume in sé l'astratto ''citoyen'' nella sua vita empirica diventando membro della specie umana dove tutti gli uomini in quanto tali sono eguali soltanto allora l'emancipazione umana è compiuta. La società umana (non quale è, ma quale dovrebbe essere) è perciò ipotizzata da Marx come razionale, unitaria e priva di conflitti, tanto che in essa non è necessaria l'esistenza di diritto e di politica in quanto la libertà è in essa realizzata in un'unità organica di tutti gli individui («unità di società e di individuo»).<ref>Aldo Zanardo, ''La teoria della libertà nel pensiero giovanile di Marx'', in «Studi storici», I, 1966, p. 45.</ref> L'egualitarismo e l'anti-liberalismo di Marx muovono dal presupposto di un «intransigente organicismo, che non lascia margini di autonomia all'individuo».<ref>[[Giuseppe Bedeschi]], ''Introduzione a Marx'', Laterza, Roma-Bari, 1981, p. 31.</ref>.
 
[[File:Arnold Ruge Schriftsteller.jpg|thumbmin|upright=0.7verticale|[[Arnold Ruge]]]]
Nel ''Vorwärts!'' (''Avanti!''), giornale degli emigrati tedeschi a [[Parigi]], [[Arnold Ruge]] pubblica ''Il re di Prussia e la riforma sociale'', riferendosi a [[Federico Guglielmo IV di Prussia]] e giudicando negativamente una sommossa di tessitori della [[Slesia]] nel giugno [[1844]] perché la considera senza prospettive politiche concrete. Marx risponde con l'articolo ''Osservazioni critiche a margine'' considerando l'insurrezione del [[proletariato]] slesiano il segno che anche nell'arretrata Germania maturino condizioni rivoluzionarie e rompe con Ruge, che accusa di intellettualismo [[estetica|estetizzante]] e di essere un rivoluzionario solo a parole.<ref>[https://www.marxists.org/italiano/marx-engels/1844/8/glosse.htm ''Glosse marginali di critica all'articolo "Il re di Prussia e la riforma sociale, firmato: un Prussiano"'']. Testo completo in italiano dal Marxists Internet Archive.</ref>
 
===== ''Critica alla filosofia hegeliana del diritto pubblicodi Hegel'' =====
{{vedi anche|Per la critica della filosofia del diritto di Hegel|}}
In quest'opera del 1843 (pubblicata solo nel 1927), nota anche con il titolo ''[[Per la critica della filosofia del diritto di Hegel]]'', Marx si confronta con i ''[[Lineamenti di filosofia del diritto]]'' (1821) in cui Hegel aveva preso in considerazione secondo la sua concezione dialettica il diritto (''Recht''), inteso come diritto astratto, come primo momento (in sé) dello spirito oggettivo, che si rapporta con l'antitesi (per sé) della moralità (''Moralität''), cioè la morale formale di tipo kantiano.
 
In quest'opera scritta tra il 1842 e il 1843 (pubblicata solo nel 1927), nota anche con il titolo ''[[Per la critica della filosofia del diritto di Hegel]]'', Marx si confronta con i ''[[Lineamenti di filosofia del diritto]]'' (1821), in cui Hegel aveva preso in considerazione, secondo la sua concezione dialettica, il diritto (''Recht''), inteso come diritto astratto, come primo momento (in sé) dello spirito oggettivo, che si rapporta con l'antitesi (per sé) della moralità (''Moralität''), cioè la morale formale di tipo kantiano.
Questa relazione che si configura come opposizione si risolve con la sintesi (in sé e per sé), la conciliazione rappresentata dall'eticità (''Sittlichkeit''), unità vivente, cioè superamento e conservazione (''Aufhebung'') delle unilateralità del diritto e della moralità. L'eticità dunque si realizza dialetticamente in istituzioni storiche come la famiglia, la società civile e lo Stato. Quest'ultimo come sostanza etica sussume come sintesi gli altri momenti e l'individuo ha il compito di riconoscersi completamente in esso poiché solo nello [[Stato etico]] l'individuo acquista «realtà, verità ed oggettività». Pur apprezzando la distinzione hegeliana tra società civile e stato, Marx critica lo Stato hegeliano perché non è affatto etico in quanto in realtà è fondato sulla «religione della proprietà privata».<ref>[http://www.loescher.it/librionline/risorse_ilpensieroplurale/download/Stato.pdf ''Stato e società nella filosofia dell’800''], p. 9.</ref> Marx privilegia invece la società civile, che anche in Hegel aveva già un ruolo importante, come momento dell'antitesi e del negativo (per sé), rendendo possibile per la prima volta uno studio scientifico della società stessa dove secondo Marx agiscono le classi che originate dalla divisione fra possidenti e non possidenti sono in lotta tra loro.
 
Questa relazione, che si configura come opposizione, si risolve con la sintesi (in sé e per sé): la conciliazione è rappresentata dall'eticità (''Sittlichkeit''), unità vivente, cioè superamento e conservazione (''Aufhebung'') delle unilateralità del diritto e della moralità. L'eticità dunque si realizza dialetticamente in istituzioni storiche come la famiglia, la società civile e lo Stato. Quest'ultimo come sostanza etica sussume come sintesi gli altri momenti e l'individuo ha il compito di riconoscersi completamente in esso poiché solo nello [[Stato etico]] l'individuo acquista «realtà, verità ed oggettività». Pur apprezzando la distinzione hegeliana tra società civile e stato, Marx critica lo Stato hegeliano perché non è affatto etico in quanto in realtà è fondato sulla «religione della proprietà privata».<ref>[http://www.loescher.it/librionline/risorse_ilpensieroplurale/download/Stato.pdf ''Stato e società nella filosofia dell’800''], p. 9.</ref> Marx privilegia invece la società civile, che anche in Hegel aveva già un ruolo importante, come momento dell'antitesi e del negativo (per sé), rendendo possibile per la prima volta uno studio scientifico della società stessa, in cui, secondo Marx, agiscono le classi che originate dalla divisione fra possidenti e non possidenti sono in lotta tra loro.
Contro il [[conservatorismo]] di Hegel, che giustificava in [[Prussia]] la [[monarchia ereditaria]], i grandi [[proprietari terrieri]] e il [[Diritto di maggiorasco|maggiorascato]], Marx invece prospetta una [[democrazia]] egualitaria fondata sul [[suffragio universale]], influenzato dal concetto di volontà generale di Rousseau. In seguito con la scoperta del proletariato come classe rivoluzionaria Marx passa da questa posizione democratica egualitaria, il cui scopo ultimo era costituito dal suffragio universale, a una concezione rivoluzionaria. Con il proletariato che diventa classe dominante si ha l'abolizione della proprietà privata e la nascita di una società senza classi, arrivando anche al superamento dello Stato. La critica alla filosofia del diritto di Hegel rappresenta il momento in cui l'analisi marxiana matura in analisi del movimento storico-concreto nel quale spicca il confronto tra il regno della libertà e il regno della necessità. La critica allo Stato etico è il conseguimento del nuovo punto di vista dal quale si osserva la storia e l'organizzazione della società civile.<ref>Guglielmo Rinzivillo, ''Karl Marx, dialettica e memoria'', Roma, Armando, 2013</ref>
 
Contro il [[conservatorismo]] di Hegel, che giustificava in [[Prussia]] la [[monarchia ereditaria]], i grandi [[proprietari terrieri]] e il [[Diritto di maggiorasco|maggiorascato]], Marx invece, influenzato dal concetto di volontà generale di Rousseau, prospetta una [[democrazia]] egualitaria fondata sul [[suffragio universale]]. In seguito, con la teorizzazione del proletariato come classe rivoluzionaria, Marx evolve e approfondisce questa posizione democratica egualitaria. Lo scopo ultimo di Marx non è costituito dal suffragio universale, ma dalla società [[Comunismo|comunista]] in una concezione rivoluzionaria. Con la [[dittatura del proletariato]], il proletariato che diventa classe dominante, si ha l'abolizione graduale della proprietà privata e la nascita di una società senza classi, arrivando, infine, al superamento dello Stato e all'abolizione della moneta, prospettando l'abolizione del lavoro.
====== Religione e Ludwig Feuerbach ======
 
{{citazione|La religione è il singhiozzo di una creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore, lo spirito di una condizione priva di spirito. È l'oppio dei popoli.<ref>Karl Marx, introduzione della ''Critica della filosofìa hegeliana del diritto pubblico''.</ref>|Karl Marx, ''Critica della filosofìa hegeliana del diritto pubblico''}}
=== Religione e Ludwig Feuerbach ===
{{citazione|La religione è il singhiozzo di una creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore, lo spirito di una condizione priva di spirito. È l'oppio dei popoli.<ref>Karl Marx, introduzione della ''Critica della filosofìa hegeliana del diritto pubblico''.</ref>|Karl Marx, ''Per la critica della filosofìa del diritto di Hegel- Introduzione''}}
L'introduzione alla ''Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico'' fu pubblicata sugli ''Annali franco-tedeschi'' durante il primo soggiorno parigino di Marx nel 1844. Avrebbe dovuto precedere un'opera che Marx aveva composto nel 1843, riguardante appunto la filosofia del diritto di Hegel, ma che non venne edita. Venne peraltro ritrovata solo nel 1927 da ricercatori sovietici in forma di manoscritto incompiuto.
 
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La religione è «il gemito della creatura oppressa, l'animo di un mondo senza cuore, così come è lo spirito d'una condizione di vita priva di spiritualità. Essa è l'oppio dei popoli»,<ref>Karl Marx, ''Introduzione'', cit., p. 395.</ref> ottunde i sensi nel rapporto con la realtà, è un inganno che l'uomo perpetra a se stesso. Incapace di cogliere le motivazioni della propria condizione, l'uomo la considera come dato di fatto (causa del peccato originale), cercando consolazione e giustificazione nei cieli religiosi.
 
Una concreta liberazione dalla religione non si ha eliminando la religione stessa, come affermoaffermò [[Bruno Bauer]], bensì cambiando le condizioni e i rapporti in cui l'uomo si trova degradato e privato della sua propria essenza.
 
=== Proletariato ===
{{vedi anche|Proletariato|}}
 
====== Proletariato ======
All'emancipazione politica portata avanti dalla borghesia liberale deve seguire l'emancipazione umana. Essa è raggiungibile attraverso una classe universale priva di interessi particolari, che avendo subito non un torto particolare, ma l'ingiustizia totale, non rivendica un solo diritto particolare, ma può emancipare se stessa e l'intera società.
 
Il soggetto dell'emancipazione umana è il [[proletariato]], classe in cui l'essenza dell'uomo è andata completamente perduta e che per ciò stesso può riappropriarsene. Occorre rendere cosciente il proletariato diche averha perso la sua essenza e quindi delil suo scopo rivoluzionario. In questo modo la filosofia, e la teoria diventano realizzabili praticamente e il proletariato diventa «il vero erede della filosofia classica tedesca».<ref>Karl Marx, ''Introduzione'', cit., pp. 410-412.</ref>
 
===== ''Manoscritti economico-filosofici del 1844'' =====
{{vedi anche|Manoscritti economico-filosofici del 1844|}}
Stimolato dalla lettura dell'''Abbozzo di una critica dell'economia politica'' di [[Friedrich Engels]] in cui si mostra come l'accumulazione capitalistica generi crisi economiche che acutizzano i conflitti sociali, Marx intraprende a [[Parigi]] lo studio degli [[economisti classici]] e dei loro critici ([[Pierre-Joseph Proudhon]] e [[Jean Charles Léonard Simonde de Sismondi|Simondo Sismondi]]). Frutto di questo intenso periodo di studio sono i ''[[Manoscritti economico-filosofici del 1844|Manoscritti economici-filosofici del 1844]]'', editi solo nel [[1932]].
 
Stimolato dalla lettura dell{{'}}''Abbozzo di una critica dell'economia politica'' di [[Friedrich Engels]] in cui si mostra come l'accumulazione capitalistica generi crisi economiche che acutizzano i conflitti sociali, Marx intraprende a [[Parigi]] lo studio degli [[economisti classici]] e dei loro critici ([[Pierre-Joseph Proudhon]] e [[Jean Charles Léonard Simonde de Sismondi|Simondo Sismondi]]). Frutto di questo intenso periodo di studio sono i ''[[Manoscritti economico-filosofici del 1844|Manoscritti economici-filosofici del 1844]]'', editi solo nel [[1932]].
[[File:G.W.F. Hegel (by Sichling, after Sebbers).jpg|thumb|upright=0.7|[[Georg Wilhelm Friedrich Hegel|George W. F. Hegel]]]]
[[File:1831 Schlesinger Philosoph Georg Friedrich Wilhelm Hegel anagoria.JPG|min|[[Georg Wilhelm Friedrich Hegel|George W. F. Hegel]]]]
In una suggestiva analisi che utilizzando lo strumento della dialettica unisce la concretezza dell'indagine economica alla critica della falsificazione della stessa dialettica in chiave spiritualista operata da Hegel e dai suoi seguaci, Marx dà la prima definizione teoretica del [[comunismo]] come «la vera risoluzione dell'antagonismo fra esistenza ed essenza, tra oggettivazione e autoaffermazione, tra libertà e necessità, tra l'individuo e la specie». La società comunista è «l'unità essenziale [...] dell'uomo con la natura, la vera resurrezione della natura, il naturalismo compiuto dell'uomo e l'umanesimo compiuto della natura».<ref>Karl Marx, ''Manoscritti economici-filosofici del 1844'', Einaudi, Torino, 1968, p. 111</ref>
 
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* la critica della [[dialettica]] [[Georg Wilhelm Friedrich Hegel|hegeliana]].
 
====== Critica dell'economia classica e alienazione ======
Nella trattazione del primo tema indaga le leggi che regolano il [[mercato]] e l'[[industria]] e contrariamente a quanto sosteneva [[Adam Smith]] scrive che non vi era proprio nulla di armonico e naturale nei rapporti economici, bensì l'economia è terreno di conflitti da cui non si può astrarre (come fecero gli [[economisti classici]] considerandoli accidentali).
 
Marx contesta agli economisti classici di aver occultato e mascherato un certo modo di produzione, quello [[Capitalismo|capitalista]], con leggi ritenute naturali e immutabili ritenendo un dato di fatto l'esistenza della [[proprietà privata]]. Alla domanda, nonché titolo dell'[[Che cos'è la proprietà?|opera]], «Che cos'è la proprietà privata?» Proudhon aveva risposto «un furto».
 
Per Marx l'[[economia politica]] aveva trascurato il rapporto tra l'[[operaio]], il suo lavoro e la [[produzione]] per celare l'[[alienazione]], caratteristica del lavoro nella società industriale moderna. L'alienazione, termine che Marx recupera da Hegel, è il «diventare altro», il «cedere ad altri ciò che è proprio». Nella produzione capitalistica può assumere vari aspetti tra di essi legati in cui «l'operaio diviene tanto più povero quanto maggiore è la ricchezza che egli produce [...] . [L'operaio] diventa una merce tanto più vile quanto più grande la quantità di merce prodotta [e] viene a trovarsi rispetto all'oggetto del suo lavoro come a un oggetto estraneo [...]. [L]'alienazione dell'operaio nel suo prodotto significa non solo che il suo lavoro diventa un oggetto, qualcosa che esiste all’esterno, ma che esso esiste fuori di lui, indipendente da lui, a lui estraneo, e diviene di fronte a lui una potenza per sé stante; significa che la vita che egli ha dato all'oggetto gli si contrappone ostile ed estranea».<ref>Karl Marx, ''Manoscritti'', cit., p. 72.</ref>
 
[[File:Feuerbach Ludwig.jpg|thumbmin|upright=0.7verticale|[[Ludwig Feuerbach]]]]
* L'alienazione riguarda l'operaio e il prodotto del suo lavoro. Tale prodotto del suo lavoro non gli appartiene ma appartiene al capitalista, gli è estraneo.
* L'attività produttiva non è il soddisfacimento di un bisogno, ma un mezzo per soddisfare dei bisogni estranei al lavoro stesso. Infatti il lavoro non appartiene al lavoratore, ma appartiene a un altro e dunque egli lavorando non appartiene a sé, ma a un altro. L'operaio così si estrania da sé e non considera il lavoro come parte della sua vita reale (che si svolge fuori dalla fabbrica).
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Tanto Hegel quanto gli economisti classici hanno visto il lavoro come elemento costitutivo dell'essenza umana. Gli economisti però videro nel lavoro il solo lato positivo, accettandolo come un qualcosa di naturale esente da mutamenti storici. Hegel aveva quindi colto il carattere storico del lavoro in quanto lo spirito è autoproduzione (tramite la perdita e la riappropriazione) di sé stesso così come l'uomo è frutto del proprio lavoro. L'unica pecca è stato limitare questo processo al pensiero all'[[autocoscienza]]. L'alienazione o oggettivazione, anche se riconosciuti come sviluppo del soggetto, vengono ridotti a un processo spirituale in cui il pensiero (il soggetto) di fronte a un oggetto altro da sé si oggettiva, cioè si perde in esso, così che la disalienazione non è che un disoggettivarsi del soggetto dal mondo esterno per tornare in sé stesso (pensiero).
 
Marx recupera quindi recupera, secondo l'insegnamento di [[Ludwig Feuerbach]], la corporeità e la sensibilità come aspetto essenziale, come elemento primo ineliminabile dell'uomo. L'uomo è un essere naturale e non c'è negatività che vada superata nel suo oggettivarsi nella natura, ma è anche un essere storico in quanto capace di rimuovere l'alienazione (oggettivazione) recuperando la sua essenza generica che si basa sul rapporto con l'oggettività, cioè l'appropriazione della [[natura]] in collaborazione con gli altri uomini.
 
=== Comunismo ===
{{vedi anche|comunismo|socialismo}}
 
====== Comunismo ======
Se la [[proprietà privata]] è quindi l'espressione della vita umana alienata, la soppressione di essa e dei rapporti sociali che la generano e la tutelano non è che la soppressione di qualsiasi alienazione. Il [[comunismo]] è l'eliminazione dell'alienazione, quindi della proprietà privata, operazione che coincide con il recupero di tutte le facoltà umane e la liberazione dell'essenza umana. A differenza delle forme che Marx definisce di comunismo rozzo o [[utopia|utopista]], esso è l'esito verso cui procede lo sviluppo storico.<ref>Karl Marx, ''Manoscritti'', cit., p. 111-112.</ref>
 
====== Denaro ======
Nei manoscritti Marx ha lasciato anche un'acuta analisi della forza sovvertitrice del [[denaro]]. Infatti nella società che ha a sua base la proprietà privata «il denaro è il potere alienato dell'umanità. Quello che non posso come uomo e quindi quello che le mie forze individuali non possono, lo posso mediante il denaro. Dunque il denaro fa di ognuna di queste forze essenziali qualcosa che essa in sé non è, cioè ne fa il suo contrario».<ref>Karl Marx, ''Manoscritti'', cit., p. 154.</ref>
 
Il denaro soddisfa i desideri e li traduce in realtà, realizza ciò che è immaginato, ma al contrario trasforma anche la realtà in rappresentazione: «Se ho vocazione allo studio, ma non ho denaro per realizzarla [...] non ho nessuna vocazione efficace, nessuna vocazione vera. Al contrario, se non ho realmente nessuna vocazione, ma ho volontà e denaro, ho una vocazione efficace. [...] [I]l denaro è dunque l'universale rovesciamento delle individualità che capovolge nel loro contrario[,] muta la fedeltà in infedeltà, l'amore in odio, l'odio in amore, la virtù in vizio, il vizio in virtù [ed] è l'universale confusione e inversione di tutte le cose».<ref>Karl Marx, ''Manoscritti'', cit., p. 155.</ref>
 
Il denaro s'si incarna nel suo possessore: «Quanto grande è il potere del denaro, tanto grande è il mio potere. [...] Ciò che io sono e posso, non è quindi affatto determinato dalla mia individualità. Io sono brutto, ma posso comprarmi la più bella tra le donne. E quindi io non sono brutto, perché l’effetto della bruttezza, la sua forza repulsiva, è annullata dal denaro. Io, considerato come individuo, sono storpio, ma il denaro mi procura ventiquattro gambe; quindi non sono storpio. [...] Io sono un uomo malvagio, disonesto, stupido; ma il denaro è onorato, e quindi anche il suo possessore. Il denaro è il bene supremo, e quindi il suo possessore è buono; il denaro inoltre mi toglie la pena di essere disonesto; e quindi si presume che io sia onesto. Io sono uno stupido, ma il denaro è la vera intelligenza di tutte le cose; e allora come potrebbe essere stupido chi la possiede? [...] Costui[C]ostui [lo stupido ricco] potrà sempre comprarsi le persone intelligenti, e chi ha potere sulle persone intelligenti non è più intelligente delle persone intelligenti?».
 
Il denaro trasforma ogni umana fallacia nel suo esatto contrario. Il denaro è dunque una «potenza sovvertitrice. [...] [C]onfonde e inverte ogni cosa, è la universale confusione e inversione di tutte le cose, e quindi il mondo rovesciato, la confusione e l'inversione di tutte le qualità naturali ed umane. Il denaro muta la fedeltà in infedeltà, l'amore in odio, l'odio in amore, la virtù in vizio, il vizio in virtù, il servo in padrone, il padrone in servo, la stupidità in intelligenza, l'intelligenza in stupidità».
 
Senza la necessità sociale del denaro, cioè senza la proprietà privata, Marx scrive:
Il denaro trasforma ogni umana fallacia nel suo esatto contrario. Il denaro è dunque una «potenza sovvertitrice. [...] Confonde e inverte ogni cosa, è la universale confusione e inversione di tutte le cose, e quindi il mondo rovesciato, la confusione e l'inversione di tutte le qualità naturali ed umane. Il denaro muta la fedeltà in infedeltà, l'amore in odio, l'odio in amore, la virtù in vizio, il vizio in virtù, il servo in padrone, il padrone in servo, la stupidità in intelligenza, l'intelligenza in stupidità».
 
Senza la necessità sociale del denaro, cioè senza la proprietà privata, Marx scrive: {{citazione|Se presupponi l'uomo come uomo e il suo rapporto col mondo come un rapporto umano, potrai scambiare amore solo con amore, fiducia solo con fiducia. Se vuoi godere dell'arte, devi essere un uomo artisticamente educato; se vuoi esercitare qualche influsso sugli altri uomini, devi essere un uomo che agisce sugli altri uomini stimolandoli e sollecitandoli realmente. Ognuno dei tuoi rapporti con l'uomo e la natura dev'essere una' manifestazione determinata e corrispondente all'oggetto della tua volontà, della tua vita individuale nella sua realtà. Se tu ami senza suscitare un'amorosa corrispondenza, se il tuo amore come amore non produce una corrispondenza d'amore, se nella tua ''manifestazione vitale'' di uomo amante non fai di te stesso un uomo amato, il tuo amore è impotente, è un'infelicità.<ref>Karl Marx, Manoscritti, cit., p. 156-157.</ref>}}
 
L'analisi marxiana sul denaro si conclude infine con un auspicio che suona enfaticamente quasi come un richiamo mistico se non si consideri che in questa occasione Marx si rivolge all'essenza e alla definizione universale dell'uomo, non alla sua esistente materialità: «La proprietà privata ci ha resi ottusi e unilaterali. [...] L'essenza umana dovrà essere ricondotta a un’assoluta povertà per comprendere e trarre da sé la sua ricchezza interna, intima».<ref>Karl Marx, ''Manoscritti'', cit., ''ibidem''.</ref>
 
====== Alienazione religiosa ======
Marx riprende inoltre l'interpretazione di Feuerbach dell'alienazione religiosa che egli tuttavia estende all'ambito economico, individuato come fondamento di tutte le alienazioni umane: {{citazione|L'estraneazione religiosa avviene solo nella sfera della coscienza, dell'interiorità umana; l'estraneazione economica è invece l'estraneazione della vita reale, per cui la sua soppressione abbraccia entrambi i lati.<ref>Karl Marx, ''Sociologia del diritto''.</ref>}}
 
Marx èsembra essere anche prossimo ilal distacco da Feuerbach e lealla fondazionifondazione del [[materialismo storico]] laddove scrive che «la religione, la famiglia, lo Stato, il diritto, la morale, l'arte non sono che modi particolari della produzione». eAnche dellala filosofia della prassi sembra essere anticipata, quando asserisce che «la soluzione delle opposizioni teoretiche [è] possibile solo in maniera pratica [e] non [è] solo un compito teoretico, ma un compito reale».<ref>Karl Marx, ''Manoscritti'', cit., p. 112.</ref>
 
Grazie ai rapporti della [[polizia]] [[prussia]]na sappiamo come nell'estate del [[1844]] frequentasse i circoli degli [[operaio|operai]] e degli artigiani [[parigi]]ni e i [[socialismo|socialisti]] [[Pierre-Joseph Proudhon]], [[Louis Blanc]] e l'[[anarchismo|anarchico]] russo [[Michail Bakunin]]. Il governo prussiano ne chiede l'espulsione dalla [[Francia]] e Marx, con la moglie e la piccola figlia Jenny, il 5 febbraio [[1845]] si stabilisce a [[Bruxelles]], dove è accolto a condizione che non pubblichi alcuno scritto politico.
 
====== Natura ======
Una concezione della natura che esula dal panorama filosofico dell'Ottocento è quella che Marx espone ne ''I manoscritti economico-filosofici del 1844''. A seguito di quest'opera la tematica dell'alienazione viene intesa in un senso più profondo e non più semplicemente politico. Marx stabilisce una connessione tra ciò che rappresenta l'essenza dell'uomo, l'attività dovein cui l'uomo esprime tutto se stesso (spirito e corpo, ovvero): il lavoro, che al di fuori di ogni separazione tra teoria e prassi si identifica con l'oggetto lavorato, il quale a sua volta non è altro che l'oggetto naturale che l'uomo appunto modifica. La natura stessa quindi è il risultato dell'attività umana.
 
Questa connessione tra uomo-lavoro-oggetto lavorato-natura viene fatta saltare dall'alienazione che espropria il lavoratore non solo del prodotto del lavoro, ma anche dell'atto della produzione. Come effetto del lavoro alienato l'uomo restringe la propria umanità alla sfera dei bisogni bestiali, si trasforma in una merce e subisce le conseguenze dello sconvolgimento del rapporto uomo e natura. L'uomo è un ente che si pone consapevolmente in rapporto di continuità con la natura in quanto vive della natura e nella sua attività produttiva la natura gli si manifesta come opera dell'uomo. Quando gli viene sottratto con l'alienazione l'oggetto del lavoro anche la natura gli viene sottratta. La natura, cioè da corpo inorganico dell'uomo,<ref>K.Karl Marx, ''I manoscritti economico-filosofici del 1844'', Torino 1968, p. 77.</ref> amica benigna quando soddisfaceva i bisogni sociali dell'uomo, diviene mezzo di produzione subordinato al bisogno individuale. La vita umana che era inserita in una natura amica e non estranea (la vita del genere) quando diventa un mezzo per il soddisfacimento di egoistici bisogni individuali si trasforma in una forza nemica estranea: {{citazione|[XXII] L'alienazione dell'operaio nel suo prodotto significa non solo che il suo lavoro diventa un oggetto, qualcosa che esiste all'esterno, ma che esso esiste fuori di lui, indipendente da lui, a lui estraneo, e diventa di fronte a lui una potenza per se stante; significa che la vita che egli ha dato all'oggetto, gli si contrappone ostile ed estranea.
 
[XXIII] Ed ora consideriamo più da vicino l'oggettivazione, la produzione dell'operaio, e in essa l'estraniazione, la perdita dell'oggetto, del suo prodotto.
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L'operaio non può produrre nulla senza la natura, senza il mondo esterno sensibile. Questa è la materia su cui si realizza il suo lavoro, su cui il suo lavoro agisce, dal quale e per mezzo del quale esso produce.
 
Ma come la natura fornisce al lavoro i mezzi di sussistenza, nel senso che il lavoro non può sussistere senza oggetti su cui applicarsi; così essa, d'altra parte, fornisce pure i mezzi di sussistenza in senso più stretto, cioè i mezzi per il sostentamento fisico dello stesso operaio. Quindi quanto più l'operaio si appropria col proprio lavoro del mondo esterno, della natura sensibile, tanto più egli si priva dei mezzi di sussistenza nella seguente duplice direzione: prima di tutto, per il fatto che il mondo esterno cessa sempre più di essere un oggetto appartenente al suo lavoro, un mezzo di sussistenza del suo lavoro, e poi per il fatto che lo stesso mondo esterno cessa sempre più di essere un mezzo di sussistenza nel senso immediato, cioè un mezzo per il suo sostentamento fisico.<ref>K.Karl Marx, ''Manoscritti economico-filosofici del 1844'', XXII-XXIII.</ref>}}
 
==== Periodo di Bruxelles ====
===== Rovesciamento della filosofia hegeliana e materialismo storico =====
{{vedi anche|La sacra famiglia}}
[[File:Bruno Bauer.jpg|thumb|upright=0.7|[[Bruno Bauer]]]]
[[File:Bruno Bauer.jpg|min|verticale|[[Bruno Bauer]]]]
Il periodo di [[Bruxelles]] è fecondo di studi teorici. Già nel settembre del [[1844]] aveva scritto insieme con Engels ''[[La sacra famiglia]]'', pubblicata nel [[1845]], una satira di quegli hegeliani di sinistra, come [[Bruno Bauer]] e altri, i quali si illudevano di trasformare la società limitandosi alla critica. In quest'opera Marx e Engels fanno propria la concezione dell'[[umanesimo]] reale di Feuerbach, come confermò lo stesso Marx più di vent'anni dopo, scrivendo a Engels che quello scritto gli sembrava ancora buono, «quantunque il culto di Feuerbach faccia ora un'impressione molto umoristica».<ref>Karl Marx, Friedrich Engels, ''Carteggio'', 1867, V, Edizioni Rinascita, Roma, 1951, p. 137.</ref>
 
In essa viene mostrata e messa in ridicolo la genesi dell'astrazione della realtà sensibile, la mistificazione della realtà prodotta dall'[[hegelismo]]:
[[File:Holybookmarxengels.gif|thumbmin|leftsinistra|''[[La sacra famiglia]]'']]
{{citazione|Se io, dalle mele, pere, fragole, mandorle, reali, mi formo la rappresentazione generale «frutto», se vado oltre e immagino che «il «frutto», la mia rappresentazione astratta, ricavata dalle frutta reali, sia un'essenza esistente fuori di me, sia anzi l'essenza vera della pera, della mela, ecc., io dichiaro - con espressione speculativa - che «il frutto» è «la sostanza» della pera, della mela, della mandorla ecc. Io dico quindi che per la pera non è essenziale essere pera, che per la mela non è essenziale essere mela. L'essenziale, in queste cose, non sarebbe la loro esistenza reale, sensibilmente intuibile, ma l'essenza che io ho astratto da esse e ad esse ho attribuito, l'essenza della mia rappresentazione «il frutto». Io dichiaro allora, che mela, pera, mandorla, ecc. sono semplici modi di esistenza, modi «del frutto». Il mio intelletto finito, sorretto dai sensi, distingue certamente una mela da una pera e una pera da una mandorla, ma la mia ragione speculativa dichiara questa diversità sensibile inessenziale e indifferente. Essa vede nella mela la stessa cosa che nella pera, e nella pera la stessa cosa che nella mandorla, cioè «il frutto». Le particolari frutta reali non valgono più che come frutta parventi, la cui vera essenza è «la sostanza», «il frutto». [...] Il minerologo la cui scienza si limitasse a dire che tutti i minerali sono in verità il minerale, sarebbe un minerologo - nella sua immaginazione.<ref>Karl Marx, Friedrich Engels, ''La sacra famiglia'', Editori Riuniti, Roma 1967, pp. 71-72.</ref>}}
 
Mentre l'uomo comune sa di non dire nulla di straordinario dicendo che ci sono mele e pere, «il filosofo [hegeliano, speculativo], quando esprime queste esistenze in modo speculativo, ha detto qualche cosa di straordinario. Egli ha compiuto un miracolo, ha prodotto, dall'essere intellettuale irreale «il frutto», gli esseri naturali reali, la mela, la pera, ecc.; cioè, dal suo proprio intelletto astratto, che egli si rappresenta come un soggetto assoluto esistente fuori di sé, che egli si rappresenta qui come «il frutto», ha creato queste frutta, ed in ogni esistenza che esprime, egli compie un atto creativo [e] dichiara la sua propria attività, mediante la quale egli passa dalla rappresentazione mela alla rappresentazione pera, essere l'autoattività del soggetto assoluto, «del frutto». Questa operazione si chiama, con espressione speculativa: concepire la sostanza come soggetto, come processo interno, come persona assoluta, e questo concepire forma il carattere essenziale del metodo hegeliano».<ref>Karl Marx, Friedrich Engels, ''La sacra famiglia'', cit., p. 74.</ref>
 
In polemica con Bauer e i suoi seguaci (che vedevano nel [[romanticismo]] l'esito obbligato dell'illuminismo),<ref>Karl Marx, Friedrich Engels, ''La sacra famiglia'', cit., p. 163</ref> Marx ricostruisce la genesi del moderno materialismo filosofico, riconoscendo in esso il precursore sia della moderna scienza naturale sia del socialismo e del comunismo.<ref>Karl Marx, Friedrich Engels, ''La sacra famiglia'', cit., p. 172.</ref>. Nei confronti della [[Rivoluzione francese]] Marx manifesta invece in quest'opera un atteggiamento piuttosto critico. Secondo Marx i giacobini francesi hanno senza volerlo istituito un nuovo tipo di schiavitù da parte della borghesia: «[[Robespierre]], [[Louis Antoine de Saint-Just|Saint-Just]] ed il loro partito sono caduti perché hanno scambiato la comunità antica, realisticamente democratica, che poggiava sul fondamento della [[schiavitù]] reale, con lo Stato moderno rappresentativo, spiritualmente democratico, che poggia sulla schiavitù emancipata, sulla società civile. Che colossale illusione essere costretti a riconoscere e sanzionare nei diritti dell'uomo la società civile moderna, la società dell'industria, della concorrenza generale, degli interessi privati perseguenti liberamente i loro fini, dell'[[anarchia]], dell'individualità naturale e spirituale alienata a se stessa».<ref>Karl Marx, Friedrich Engels, ''La sacra famiglia'', cit., p. 160.</ref>
 
===== ''Tesi su Feuerbach'' =====
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===== ''L'ideologia tedesca'' =====
{{vedi anche|L'ideologia tedesca}}
[[File:Y-Stirner.png|thumb|upright=0.7|Caricatura di [[Max Stirner]] disegnata a matita da Engels]]
[[File:Y-Stirner.png|min|verticale|Caricatura di [[Max Stirner]] disegnata a matita da Engels]]
Marx e Engels ne ''[[L'ideologia tedesca]]'' portano un attacco alla filosofia tedesca del tempo rappresentata da [[Ludwig Feuerbach]], l'esponente più avanzato del panorama filosofico tedesco, da [[Bruno Bauer]] e [[Max Stirner]].
 
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====== Materialismo storico ======
{{vedi anche|Materialismo storico}}
 
Nell'opera è contenuta la prima formulazione organica della concezione materialistica della storia.
 
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Riguardo al primo punto occorre premettere che il termine comunità (''Gemeinwesen'') in Marx ha un significato più pregnante di quello riconducibile alla concezione borghese capitalistica della comunità nazionale e statale, la società (''Gesellschaft'') cioè dove l'esistenza del singolo è strettamente connessa a quella di tutti gli altri al punto che la vita del singolo «anche nelle sue manifestazioni più individuali è divenuta l'esistere stesso della comunità».<ref>Karl Marx, ''Manoscritti economici-filosofici del 1844''.</ref>
 
La vera comunità è invece quella fondata sulla comune essenza umana dove l'uomo è libero da vincoli e limitazioni. La società capitalista e statalista ha invece causato la scissione tra l'uomo e il cittadino: {{citazione|Lo Stato politico compiuto è per sua essenza la vita di genere [''Gattungslaben''] dell’uomo, in opposizione alla sua vita materiale [...] Là dove lo Stato politico ha raggiunto il suo vero sviluppo, l’uomol'uomo conduce non soltanto nel pensiero e nella coscienza, bensì nella realtà, nella vita, una doppia vita, una celeste e una terrena: la vita nella comunità politica [''politischen Gemeinwesen''], nella quale si considera come collettivo [''Gemeinwesen''], e la vita nella società civile, nella quale agisce come uomo privato, che considera gli altri uomini come mezzi, degrada se stesso a mezzo e diviene trastullo di forze estranee. Lo Stato politico si rapporta alla società civile nel modo spiritualistico con cui il cielo si rapporta alla terra.<ref>In Luciano Parinetto, Livio Sichirollo, ''Marx e Shylock: Kant, Hegel, Marx e il mondo ebraico: con una nuova traduzione di Marx, La questione ebraica'', Unicopli, 1982 p. 128</ref>}}
 
Dall'alienazione dell'individuo rispetto alla sua comunità umana si originano i primi segni delle rivoluzioni: {{citazione|Ma non scoppiano forse tutte le rivolte, senza eccezione, nel disperato isolamento dell’uomo dalla comunità [''Gemeinwesen'']? Ogni rivolta non presuppone forse necessariamente questo isolamento? Avrebbe avuto luogo la rivoluzione del 1789 senza il disperato isolamento dei cittadini francesi dalla comunità? Essa era appunto destinata a sopprimere tale isolamento.<ref>Karl Marx, ''Glosse critiche'' in Marx-Engels, ''Opere'', III, Editori Riuniti, 1976 p. 216.</ref>}}
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Nella società capitalista che ha privatizzato il mondo l'individuo, ridotto a [[monade]], deve recuperare sé stesso opponendosi alla comunità (''Gesellschaft''), fondata sul principio del capitale-mercato-moneta dove predomina l'egoismo e la lotta della concorrenza, per recuperare il senso di appartenenza alla comunità umana (''Gemeinwesen'').
 
I rapporti tra gli uomini e quelli con la natura non sono scindibili.<ref name="ideologia_17"/> Poiché gli uomini non sono nemmeno puro spirito, essi devono produrre i propri mezzi di sussistenza con i quali «producono indirettamente la loro stessa vita materiale» e poiché i mezzi di sussistenza si producono sempre in un qualche modo determinato, quel modo di produrre è già «un modo determinato di estrinsecare la loro vita, un modo di vita determinato [...] . Come gli uomini esternano la loro vita, così essi sono. Ciò che essi sono coincide immediatamente con la loro produzione, tanto con ciò che producono, quanto col modo come producono. Ciò che gli individui sono dipende dunque dalle condizioni materiali della loro produzione».<ref name="ideologia_17"/>
 
====== Produzione base della storia umana ======
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====== Critica dell'ideologia ======
L'ideologia non indica più, come per [[ideologi]] e [[illuministi]], lo studio delle sensazioni e l'origine delle [[idee]]. Per Marx essa indica la funzione che religione, filosofia e produzioni culturali in genere possono avere nel giustificare la situazione esistente: «Le idee della classe dominante sono in ogni epoca le idee dominanti; cioè, la classe che è la potenza dominante della società è in pari tempo la sua potenza spirituale dominante [...] . Le idee dominanti non sono altro che l'espressione ideale dei rapporti materiali dominanti, sono i rapporti materiali dominanti presi come idee».<ref>Karl Marx, Friedrich Engels, ''L'ideologia tedesca'', cit., pp. 35-36.</ref> Per comprendere il processo storico, più che prestare attenzione alle idee e alla cultura occorre indagare i modi in cui si produce la vita materiale. Per Marx e Engels la concezione materialistica della storia pone il socialismo su basi scientifiche poiché analizza il processo storico e le condizioni reali che gli apriranno la strada.
 
===== Fondazione della Lega dei Comunisti e ''Manifesto del Partito Comunista'' =====
{{vedi anche|Manifesto del Partito Comunista}}
[[File:Engels-1836.jpg|miniaturamin|upright=0.7verticale|Il giovane Engels]]
Nell'estate del [[1845]] Marx e Engels entrano in rapporto a Londra con l'Associazione dei lavoratori tedeschi, emanazione legale inglese della clandestina [[Lega dei Giusti]], società internazionale che raccoglieva adesioni soprattutto fra gli emigrati politici tedeschi. Teorico della Lega era allora [[Wilhelm Weitling]], un sarto tedesco, autore nel [[1842]] delle ''Garanzie dell'armonia e della libertà'', conosciute e apprezzate da Marx, non per il contenuto teorico, un misto di comunismo primitivo e di [[messianismo]] [[paleocristiano]], quanto per la manifestata necessità di una organizzazione e di una conseguente azione rivoluzionaria. Per Weitling il popolo era già pronto per una società comunista, a creare la quale bastava l'azione decisa di un pugno di rivoluzionari.
 
Nell'autunno del [[1845]], convinto della necessità di superare tanto le teorie utopistiche che i moti avventurosi, Marx propone la costituzione di Comitati di corrispondenza che mettano in contatto le diverse associazioni comuniste internazionali, in particolare tra [[Francia]], [[Germania]] e [[InghilterraRegno Unito]], per definire teorie condivise e azioni rivoluzionarie comuni.
 
[[File:Annenkov.jpg|thumbmin|leftsinistra|upright=0.7verticale|[[Pavel Vasil'evič Annenkov]]]]
Il 30 marzo [[1846]] a Bruxelles si tiene una riunione alla quale sono presenti Marx, Engels, Weitling, il belga [[Philippe Gigot]], i tedeschi [[Edgar von Westphalen]], cognato di Marx, [[Joseph Weydemeyer]], [[Sebastian Seiler]] e il russo [[Pavel Vasil'evič Annenkov]] che scrive una relazione della seduta: «Weitling parlò per primo, ripetendo tutti i luoghi comuni della retorica [[liberale]] e avrebbe senza dubbio parlato più a lungo se Marx non l'avesse interrotto, la fronte aggrottata per la collera. Nella parte essenziale della sua risposta sarcastica, Marx dichiarò che sollevando il popolo senza fondarne in pari tempo l'attività su basi solide, lo si ingannava. Far nascere speranze fantastiche non portava alla salvezza ma piuttosto alla perdita di quelli che soffrivano; rivolgersi agli operai, e soprattutto agli operai tedeschi, senza avere idee strettamente scientifiche e una dottrina concreta, significava trasformare la propaganda in un gioco privo di senso, peggio, senza scrupoli. Weitling replicò che con la critica astratta non si sarebbe potuto ottenere nulla di buono e accusò Marx di non essere altro che un intellettuale borghese lontano dalle miserie del mondo. A queste ultime parole Marx, assolutamente furioso, diede un pugno sulla tavola così forte che il lume ne tremò, e, alzatosi di scatto, gridò: «Fino ad ora l'ignoranza non ha mai servito a nessuno!» Seguendo il suo esempio ci alzammo anche noi. La conferenza era finita, e mentre Marx, eccitato da una collera insolita, andava su e giù per la stanza, io mi accomiatai da lui e dagli altri e ritornai a casa, molto stupito per ciò che avevo visto e udito».<ref>Pavel Annenkov, cit. in U. Cerroni, cit., 27.</ref>
 
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===== ''Miseria della filosofia'' =====
[[File:Pierre Joseph Proudhon-children.jpg|thumb|upright=0.6min|[[Pierre-Joseph Proudhon]] e i suoi figli. Dipinto di Gustave Courbet, 1865.]]
[[File:Iishmarx.jpg|thumbmin|leftsinistra|upright=0.7verticale|Manoscritto del ''[[Manifesto del Partito Comunista]]'']]
Aveva intanto pubblicato in francese nel [[1847]] la ''[[Miseria della filosofia]]'', una critica della ''[[Filosofia della miseria]]'' di [[Pierre-Joseph Proudhon]]; e nel [[1848]] il ''Discorso sul libero scambio''.
 
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===== ''Manifesto del Partito Comunista'': l'ideologia come falsa coscienza e le idee dominanti =====
Nel ''Manifesto del Partito Comunista'' si analizza la forma sociale borghese come prodotto di un lungo processo storico:{{citazione|Ceto oppresso sotto il dominio dei signori feudali, insieme di associazioni armate ed autonome nel [[Comune]], talvolta sotto la forma di [[repubblica]] municipale indipendente, talvolta di [[terzo stato]] tributario della [[monarchia]], poi all'epoca dell'industria manifatturiera, nella monarchia controllata dagli stati come in quella assoluta, contrappeso alla nobiltà, e fondamento principale delle grandi monarchie in genere, la [[borghesia]], infine, dopo la creazione della grande industria e del mercato mondiale, si è conquistata il dominio politico esclusivo dello [[Stato]] rappresentativo moderno. Il potere statale moderno non è che un comitato che amministra gli affari comuni di tutta la classe borghese.<ref>Karl Marx, Friedrich Engels, ''Manifesto del Partito comunista'', in U. Cerroni, cit., 208.</ref>}}
[[File:Communist-manifesto.png|min|La prima edizione del [[Manifesto del Partito Comunista]]]]
 
Con la trasformazione dei rapporti sociali e lo sviluppo delle forze produttive «anche le idee, le opinioni e i concetti, insomma, anche la coscienza degli uomini, cambia col cambiare delle loro condizioni di vita, delle loro relazioni sociali, della loro esistenza sociale. Cos'altro dimostra la storia delle idee, se non che la produzione intellettuale si trasforma assieme a quella materiale? Le idee dominanti di un'epoca sono sempre state soltanto le idee della classe dominante. Si parla di idee che rivoluzionano un'intera società; con queste parole si esprime semplicemente il fatto che entro la vecchia società si sono formati gli elementi di una nuova, e che la dissoluzione delle vecchie idee procede di pari passo con la dissoluzione dei vecchi rapporti d'esistenza».
 
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Il suo carattere rivoluzionario ha permesso un'accelerazione di trasformazioni quali non si erano viste in migliaia d'anni. Ha sviluppato come non mai la scienza e la tecnica, ha assoggettato la campagna alla città, ha creato metropoli, ha costretto tutte le nazioni ad adottare il sistema di produzione capitalistico, pena la loro rovina: «In una parola: essa si crea un mondo a propria immagine e somiglianza».<ref>Karl Marx, Friedrich Engels, ''Manifesto del Partito Comunista'', cit., p. 211.</ref>
 
Tuttavia se lo sviluppo delle forze produttive diventa tale da non essere adeguato ai rapporti di produzione, questo genera la crisi e un'inevitabile transizione rivoluzionaria in cui il proletariato diventa la classe dominante. Così come è stato in [[Francia]] dove la [[borghesia]] è stata motore del cambiamento della [[Feudalesimo|società feudale]], così dovrebbe accadere nel sistema capitalistico prodotto da essa. Intensificando al massimo la produzione per l'ottenimento del massimo profitto si favorisce una crisi di [[sovrapproduzione]], si deve distruggere parte della produzione e delle forze produttive perché il capitale possa perpetuarsi e si deve distruggere ricchezza e provocare miseria per produrre nuova ricchezza: {{citazione|La borghesia non ha soltanto fabbricato le armi che le porteranno la morte ma ha anche generato gli uomini che impugneranno quelle armi: gli operai moderni, i proletari.<ref>Karl Marx, Friedrich Engels, ''Manifesto del Partito Comunista'', cit., p. 213.</ref>}}
 
Marx e Engels affermano la continuità degli antagonismi di classe in tutte le società che si sono storicamente determinate di modo che il motore della storia è la lotta tra le classi, o conflitto di classe: {{citazione|La storia di ogni società esistita fino a questo momento, è storia di lotte di classi. Liberi e [[Schiavitù|schiavi]], [[Patrizio (storia romana)|patrizi]] e plebei, baroni e servi della gleba, membri delle corporazioni e garzoni, in breve, oppressori e oppressi, furono continuamente in reciproco contrasto, e condussero una lotta ininterrotta, ora latente ora aperta; lotta che ogni volta è finita o con una trasformazione rivoluzionaria di tutta la società o con la comune rovina delle classi in lotta. Nelle epoche passate della storia troviamo quasi dappertutto una completa articolazione della società in differenti ordini, una molteplice graduazione delle posizioni sociali. In [[Roma]] antica abbiamo patrizi, cavalieri, plebei, schiavi; nel [[Medioevo]] [[feudalesimo|signori feudali]], [[Vassallo|vassalli]], membri delle [[Corporazioni delle arti e mestieri|corporazioni]], garzoni, [[servitù della gleba|servi della gleba]], e, per di più, anche particolari graduazioni in quasi ognuna di queste classi [...]. La società civile moderna, sorta dal tramonto della società feudale, non ha eliminato gli antagonismi fra le classi. Essa ha soltanto sostituito alle antiche, nuove classi, nuove condizioni di oppressione, nuove forme di lotta.<ref>Karl Marx, Friedrich Engels, ''Manifesto del Partito Comunista'', cit., p. 206.</ref>}}
 
==== A Parigi e in Germania ====
{{vedi anche|Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte}}
[[File:Eugène Delacroix - La liberté guidant le peuple.jpg|thumb|upright=0.8|[[Eugène Delacroix]], ''[[La Libertà che guida il popolo]]'']]
[[File:La Liberté guidant le peuple - Eugène Delacroix - Musée du Louvre Peintures RF 129 - après restauration 2024.jpg|min|verticale=0.8|[[Eugène Delacroix]], ''[[La Libertà che guida il popolo]]'']]
Il 22 febbraio [[1848]] Parigi insorge, in due giorni [[Luigi Filippo di Francia]] è costretto a fuggire a [[Londra]] e viene proclamata la repubblica. La rivoluzione si estende in tutta l'Europa, cancellando l'assetto politico creato nel [[1814]] dal [[Congresso di Vienna]]. La pubblicazione della ''Gazzetta tedesca di Bruxelles'', di cui Marx è collaboratore, induce il governo prussiano a richiedere l'espulsione di Marx e quando scoppiano moti popolari anche a Bruxelles il governo belga arresta Marx e lo espelle.<ref>Umberto Cerroni, cit., p. 28.</ref>
 
Con il mandato della Lega di costituire un comitato centrale del partito emigra il 4 marzo a Parigi dove il governo provvisorio lo saluta: «La tirannia vi ha bandito, la libera Francia apre le sue porte a voi e a tutti quelli che lottano per la santa causa della fraternità dei popoli». In Francia già si era verificata la spaccatura fra forze liberali, che temevano l'estremismo proletario; e quelle socialiste, con i blanquisti che rifacendosi alla Rivoluzione fracesefrancese chiedevano la guerra rivoluzionaria contro le monarchie assolute.
 
Secondo Marx essendo la borghesia incapace di condurre la rivoluzione persino nella prospettiva delle conquiste democratiche il proletariato organizzato doveva mantenere la propria autonomia d'azione e prepararsi allo scontro decisivo per la rivoluzione sociale. Alla fine di marzo la rivoluzione si allarga alla Germania, dove tuttavia rispetto alla Francia le possibilità rivoluzionarie per l'assenza di un proletariato numeroso, organizzato e conquistato alle idee socialiste dovevano limitarsi a richiedere riforme democratiche. Per Marx occorre intanto favorire la comunione d'intenti fra proletariato e forze democratiche sperando in una favorevole evoluzione in Francia che traini la rivoluzione tedesca.
 
[[File:Marx EighteenthBrumaire.JPG|thumbmin|leftsinistra|upright=0.7verticale|''Il diciotto brumaio di Luigi Bonaparte'']]
Nell'aprile del 1848 insieme con la famiglia e Engels va a [[Colonia (Germania)|Colonia]], dove il 13 aprile è tra i fondatori dell’Associazione Democratica. Ipoteca l'eredità paterna per raccogliere il denaro necessario a fondare il 1º giugno 1848 la ''Neue Rheinische Zeitung'' (''Nuova Gazzetta Renana''), con Marx come direttore e una redazione composta da membri della Lega. Come direttore della ''Neue Rheinische Zeitung'' Marx invia una lettera<ref name="storiamarx">{{cita libro|autore=Paolo Favilli|titolo=Storia del marxismo italiano: dalle origini alla grande guerra|anno=1996|editore=Franco Angeli|città=Milano|p=18}}</ref><ref>{{cita libro|autore=Istituto Gramsci|titolo=Problemi dell'unità d'Italia, atti del convegno di studi gramsciani|anno=1963|editore=Editori Riuniti|città=Roma|p=252}}</ref> al quotidiano fiorentino ''[[L'Alba (quotidiano)|L'Alba]]'' proponendogli una collaborazione: «Questo giornale seguirà, nel nostro settentrione, i medesimi principi democratici che l'Alba rappresenta in Italia».<ref>{{cita libro|autore=Karl Marx|titolo=L'Alba 29 giugno 1848|anno=|editore=|città=Firenze|p=4}}</ref> La lettera viene pubblicata il 29 giugno 1848 sul quotidiano ''L'Alba'' ed è il primo scritto italiano<ref name="storiamarx"/> di Marx e quello in cui si vede la sua posizione sul movimento popolare italiano all'inizio delle rivoluzioni del 1848.<ref>{{cita libro|autore=Karl Marx, Friedrich Engels|titolo=La corrispondenza di Marx e Engels con italiani, 1848-1895|anno=1964|editore=Feltrinelli|città=Milano|p=X}}</ref>
 
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=== Maturità ===
==== Studio dell'economia politica ====
{{vedi anche|Il salario|Lavoro salariato e capitale|Lineamenti fondamentali della critica dell'economia politica}}
 
A [[Londra]] cerca di ricostituire i legami fra gli aderenti della Lega dispersi dopo le sconfitte delle rivoluzioni. Nel settembre [[1849]] viene ricostituito il Comitato centrale della Lega dei Comunisti e nel marzo [[1850]] esce mensilmente ad [[Amburgo]] sotto la direzione di Marx la ''Neue Rheinische Zeitung''. Nell'aprile insieme con [[blanquisti]] e [[Cartismo|cartisti]] si costituisce l’Associazione universale dei comunisti rivoluzionari per «il rovesciamento delle classi privilegiate e la loro sottomissione alla [[dittatura del proletariato]], mantenendo la rivoluzione in permanenza fino alla realizzazione del [[comunismo]], che deve essere l'ultima forma di organizzazione del genere umano».
 
Analizzando gli insegnamenti di quel periodo, Marx e Engels sottolineano la necessità dell'organizzazione e delle alleanze sia con le forze democratiche, senza però dimenticare che queste vogliono conservare il «modo capitalistico di produzione»,<ref>«In K. Marx il termine specifico [[capitalismo]] è assente. Nel primo libro del ''Capitale'' ([[1867]]) compare il sostantivo «capitalista» e l'aggettivo «capitalistico» in espressioni quali «modo capitalistico di produzione», «forma di produzione capitalistica» o «era capitalistica» (in [http://www.pbmstoria.it/dizionari/storiografia/lemmi/046.htm Dizionario storiografico]). {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20130304162532/http://www.pbmstoria.it/dizionari/storiografia/lemmi/046.htm|datedata=4 marzo 2013}}</ref> che va invece abbattuto, sia con le masse contadine, alle quali occorre prospettare i vantaggi della confisca rivoluzionaria dei grandi latifondi da trasformare in aziende agricole statali.
 
Tuttavia si manifestano contrasti all'interno della Lega e per Marx non ci sono prospettive rivoluzionarie immediate mentre una parte guidata da [[August Willich]] e [[Karl Schapper]] propone un'immediata ripresa dell'attività rivoluzionaria, al che Marx scrive: {{citazione|Al posto della considerazione critica, la minoranza ne mette una dogmatica, al posto di una materialistica, ne mette una idealistica. Per essa, invece delle condizioni effettive, diventa ruota motrice della rivoluzione la nuda volontà. Mentre noi diciamo agli operai: ''voi dovete attraversare 15, 20, 50 anni di guerre civili e di lotte popolari non soltanto per cambiare la situazione ma anche per cambiare voi stessi e per rendervi capaci del dominio politico'', voi dite invece: ''noi dobbiamo giungere subito al potere, oppure possiamo andare a dormire!'' Mentre noi richiamiamo in particolare gli operai tedeschi sul fatto che il proletariato tedesco non è ancora sviluppato, voi adulate nel modo più goffo il sentimento nazionale e i pregiudizi di casta dell'artigiano tedesco, cosa che comunque dà più popolarità.<ref>U. Cerroni, Il pensiero di Marx, cit., p. 30.</ref>}}
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Il 15 settembre [[1850]] avviene la scissione, con gli aderenti alla frazione marxista, spostata a [[Colonia (Germania)|Colonia]], processati dalla magistratura prussiana e nel novembre [[1852]] condannati ad alcuni anni di carcere. Il 17 novembre 1852 su proposta di Marx la Lega dei Comunisti è sciolta. Ancora nel 1852 scrive ''Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte'', testo in cui analizza il colpo di Stato bonapartista del 2 dicembre [[1851]].
 
[[File:British museum reading room bs.jpg|miniaturamin|La sala di lettura del [[British Museum]]]]
A Londra Marx e la sua famiglia vivono dei magri proventi della sua attività di pubblicista.
 
Nel [[1853]] un informatore della polizia prussiana riferisce quanto segue al suo superiore: {{citazione|Marx vive in uno dei peggiori quartieri di Londra, e quindi uno dei più economici. Occupa due stanze [un soggiorno e una camera da letto]. Non si vede in tutto l'ambiente un solo mobile pulito o in buono stato. Nel centro del soggiorno c'è un grande tavolo di foggia antiquata, ricoperto da una incerata, su cui sono sparpagliati manoscritti, libri e giornali, assieme ai giocattoli dei bambini, oggetti da lavoro della moglie, tazze da tè sbocconcellate, cucchiai, forchette e coltelli sporchi, un calamaio, pipe di terracotta [e] cenere di tabacco. C'è una sedia con solo tre gambe, ce n'è un'altra che per caso è intatta sulla quale i bambini giocano a far da mangiare. Questa viene gentilmente offerta all'ospite ma i resti [del gioco] dei bambini non vengono tolti e ci si siede a rischio di sporcarsi i pantaloni. Ma nulla di tutto ciò causa il minimo imbarazzo a Marx o a sua moglie. Si è accolti nel modo più cordiale, vi si offre cortesemente la pipa, il tabacco e qualsiasi altra cosa disponibile. In ogni caso la conversazione intelligente e gradevole compensa in parte le deficienze della casa e rende sopportabile il disagio.<ref>Giuseppe Marcenaro, ''Cimiteri. Storie di rimpianti e di follie'', Bruno Mondadori, 2012.</ref>}}
 
In questa situazione la moglie che lo ama profondamente e crede nelle sue idee e nel suo progetto socio-politico tiene un comportamento eroico senza mai rimproveragli nulla e anzi sostenendolo. Gli muoiono in un breve arco di tempo per denutrizione i figli Heinrich Guido ([[1849]]-[[1850]]) e Franziska ([[1851]]-[[1852]]) e per tubercolosi Edgar ([[1847]]-[[1855]]). In quest'occasione scrive a Engels: «La casa è del tutto desolata e vuota dopo la morte del caro bambino che ne era l'anima. Non si può dire come il bambino ci manchi a ogni istante [...] . Mi sento spezzato [...]. Tra tutte le pene terribili che ho passato in questi giorni, il pensiero di te e della tua amicizia, e la speranza che noi abbiamo ancora da fare insieme al mondo qualche cosa di intelligente, mi hanno tenuto su».
 
Dopo il fallimento dei moti rivoluzionari in [[Europa]] ritiene che terra della rivoluzione possa esser l'[[Inghilterra]] perché industrialmente più sviluppata. In quel periodo l'introduzione delle [[vapore|macchine a vapore]] nella produzione dà ulteriore slancio all'industria, aumentano i guadagni e l'orario lavorativo degli operai migliora leggermente così come i loro [[salari]]. In questa situazione Marx riprende lo studio dell'economia politica per definire un metodo corretto per l'analisi dell'economia. Frequenta quasi giornalmente la [[biblioteca]] del [[British Museum]] raccogliendo una grande quantità di dati.
 
==== ''Per la critica dell'economia politica'' ====
{{vedi anche|Per la critica dell'economia politica}}
I risultati sono degli appunti riuniti sotto il titolo ''[[Grundrisse]]'' e ''[[Per la critica dell'economia politica]]'', quest'ultimo pubblicatp nel [[1859]], affrontando l'analisi della [[merce]] e del [[denaro]] in un'introduzione all'opera stessa teorizzando la creazione del valore di scambio della merce mediante la quantità di lavoro sociale immesso in essa. La prefazione a quest'opera è un compendio del materialismo storico: {{citazione|Nella produzione sociale della loro esistenza, gli uomini entrano in rapporti determinati, necessari, indipendenti dalla loro volontà, in rapporti di produzione che corrispondono a un determinato grado di sviluppo delle loro forze produttive materiali. L'insieme di questi rapporti di produzione costituisce la struttura economica della società, ossia la base reale sulla quale si eleva una [[sovrastruttura]] giuridica e politica alla quale corrispondono forme determinate della coscienza sociale. Il modo di produzione della vita materiale condiziona, in generale, il processo sociale, politico e spirituale della vita. Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere ma è, al contrario, il loro essere sociale a determinare la loro coscienza [...].
 
I risultati sono degli appunti riuniti sotto il titolo ''[[Grundrisse]]'' e ''[[Per la critica dell'economia politica]]'', quest'ultimo pubblicato nel [[1859]], affrontando l'analisi della [[merce]] e del [[denaro]] in un'introduzione all'opera stessa teorizzando la creazione del valore di scambio della merce mediante la quantità di lavoro sociale immesso in essa. La prefazione a quest'opera è un compendio del materialismo storico: {{citazione|Nella produzione sociale della loro esistenza, gli uomini entrano in rapporti determinati, necessari, indipendenti dalla loro volontà, in rapporti di produzione che corrispondono a un determinato grado di sviluppo delle loro forze produttive materiali. L'insieme di questi rapporti di produzione costituisce la struttura economica della società, ossia la base reale sulla quale si eleva una [[sovrastruttura]] giuridica e politica alla quale corrispondono forme determinate della coscienza sociale. Il modo di produzione della vita materiale condiziona, in generale, il processo sociale, politico e spirituale della vita. Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere ma è, al contrario, il loro essere sociale a determinare la loro coscienza [...].
 
A un dato punto del loro sviluppo, le forze produttive materiali della società entrano in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti, cioè con i rapporti di proprietà (il che è l'equivalente giuridico di tale espressione) entro i quali queste forze fino ad allora si erano mosse. Questi rapporti, da forme di sviluppo delle forze produttive, si convertono nelle loro catene. E allora subentra un'epoca di rivoluzione sociale. Con il cambiamento della base economica si sconvolge più o meno rapidamente tutta la gigantesca sovrastruttura.<ref>Karl Marx, Introduzione a ''Per la critica dell'economia politica'', Editori Riuniti, Roma, 1969, pp 5-6.</ref>}}
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A grandi linee, i modi di produzione asiatico, antico, feudale e borghese, possono essere designati come epoche che marcano il progresso della formazione economica della società. I rapporti di produzione borghesi sono l'ultima forma antagonistica del processo di produzione sociale; antagonistica non nel senso di un antagonismo individuale, ma di un antagonismo che sorga dalle condizioni di vita sociali degli individui. Ma le forze produttive che si sviluppano nel seno della società borghese creano in pari tempo le condizioni materiali per la soluzione di questo antagonismo. Con questa formazione sociale si chiude dunque la preistoria della società umana.<ref>Karl Marx, ''Per la critica dell'economia politica''.</ref>}}
 
[[File:Marx4.jpg|thumbmin|leftsinistra|upright=0.7verticale|Ritratto fotografico di Marx del 1861]]
A differenza degli [[economisti classici]] ritiene che l'oggetto dell'economia politica non siano gli individui che producono isolatamente bensì in società. L'indagine deve quindi partire dalla realtà, dal concreto. Per quanto caotico esso è il punto di partenza per poter fare delle astrazioni per poter creare le categorie dell'analisi economica (per esempio lavoro astratto, strumento di produzione, soggetto del lavoro e così via). Tali categorie, cioè concetti astratti, possono dar vita a legami che sono semplici leggi logiche generali, ma difficilmente dato il carattere storico possono dar vita a leggi naturali che richiederebbero l'assolutizzazione ed eternizzazione di certi rapporti (nel caso specifico la società borghese).
 
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==== Prima Internazionale ====
{{vedi anche|Prima internazionale}}
[[File:Marx+Family and Engels.jpg|thumb|upright=0.8|Engels, Marx e la moglie Jenny con le figlie Laura ed Eleonor]]
[[File:Marx+Family and Engels.jpg|min|verticale=0.8|Engels, Marx e la moglie Jenny con le figlie Laura ed Eleonor]]
La crisi economica che investe tutto il mondo nel [[1857]] segna una forte ascesa del movimento operaio che fece sentire anche la necessità di un'unità politica internazionale. Il 22 luglio [[1864]] si svolge a [[Londra]] una grande manifestazione in solidarietà con la [[Polonia]] insorta contro la dominazione russa e i dirigenti operai inglesi e francesi si accordano per la costituzione di un'associazione. Il 28 settembre [[1864]] nella St. Martin's Hall di Londra si svolge la seduta inaugurale del congresso costitutivo dell'[[Associazione internazionale dei lavoratori]] con la partecipazione di rappresentanti inglesi, francesi, italiani, polacchi, irlandesi, svizzeri e tedeschi, tra i quali anche Marx. Viene stabilito che il congresso elegga annualmente il Consiglio generale, con sede a Londra, il quale a sua volta elegge i segretari delle sezioni nazionali.
La crisi economica che investe tutto il mondo nel [[1857]] segna una forte ascesa del movimento operaio che fece sentire anche la necessità di un'unità politica internazionale. Il 22 luglio [[1864]] si svolge a [[Londra]] una grande manifestazione in solidarietà con la [[Polonia]] insorta contro la dominazione russa e i dirigenti operai inglesi e francesi si accordano per la costituzione di un'associazione. Il 28 settembre [[1864]] nella St. Martin's Hall di Londra si svolge la seduta inaugurale del congresso costitutivo dell'[[Associazione Internazionale dei Lavoratori]] con la partecipazione di rappresentanti inglesi, francesi, italiani, polacchi, irlandesi, svizzeri e tedeschi, tra i quali anche Marx. Viene stabilito che il congresso elegga annualmente il Consiglio generale, con sede a Londra, il quale a sua volta elegge i segretari delle sezioni nazionali.
 
Tra gli stessi fondatori dell'Associazione non vi era un pieno accordo di posizioni teoriche e politiche in quanto vi erano confluiti comunisti, socialisti, socialisti utopisti, anarchici e repubblicani.<ref>Predrag Vranicki, ''Storia del marxismo'', I, Editori Riuniti, Roma, 1979, pp. 155-156.</ref> Marx riuscì a presentare il 1º novembre [[1864]] un indirizzo inaugurale dello statuto dell'Associazione in modo da raccogliere l'adesione di tutte le correnti e il documento fu approvato all'unanimità. Marx vi sottolinea l'esperienza positiva del movimento operaio con la conquista della giornata lavorativa di 10 ore in [[Inghilterra]], lo sviluppo del [[sindacalismo]] e delle associazioni di produzione operaia, ma anche la necessità della conquista del potere politico.
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Il 26 giugno [[1865]] presenta al Consiglio generale il saggio ''Salario, prezzo e profitto''<ref>Karl Marx, [https://www.marxists.org/italiano/marx-engels/1865/salpp.htm ''Salario, prezzo e profitto''].</ref> in cui dimostra la falsità della tesi del rapporto tra aumenti salariali e [[inflazione]].
 
Presto Marx, membro del Consiglio e segretario per la Germania, i [[Paesi Bassi]] e più tardi anche per la [[Russia]], deve lottare contro l'influsso dei [[Giuseppe Mazzini|mazziniani]], degli [[Robert Owen|oweniani]] e soprattutto dei [[Pierre-Joseph Proudhon|proudhoniani]], favorevoli alla cooperazione, ma contrari alle lotte sindacali e politiche. Nel I Congresso dell'Associazione, tenuto a [[Ginevra]] il 3 settembre [[1866]], vengono approvate le sue istruazoniistruzioni, nelle quali sostiene che il movimento cooperativo operaio non è in grado di mutare la situazione sociale del proletariato e condanna le tesi proudhoniane contrarie al lavoro e alla vita sociale delle donne.
 
Le polemiche tra la maggioranza dell'Associazione e i seguaci di Proudhon si prolungarono fino al Congresso di Bruxelles, tenuto dal 6 al 13 settembre [[1868]], al termine del quale l'ala destra dei prudhonianiproudhoniani, capeggiata da Henry Louis Tolain, preferì lasciare l'Associazione mentre quella di sinistra di Eugène Varlin si avvicinò alle posizioni marxiste. In quel congresso fu altresì stabilito di consigliare a tutti gli associati la lettura e la diffusione de ''Il Capitale'' di Marx, il cui primo libro era stato pubblicato l'anno precedente.<ref>Predrag Vranicki, ''Storia del marxismo'', I, cit., p. 159.</ref>
 
==== ''Il Capitale'' ====
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La necessità di analizzare il modo di produzione capitalistico in base alle categorie da lui individuate porterà Marx alla stesura nel [[1867]] de ''[[Il Capitale]]'', pubblicato dall'editore Meissner di [[Amburgo]]. Prevede un secondo libro sul processo di circolazione del capitale (pubblicato postumo a cura di Engels) nel [[1885]]; nel [[1895]] un terzo libro sulla formazione del processo complessivo e dal [[1905]] al [[1910]] a cura di [[Karl Kautsky]], dirigente e principale teorico del [[Partito Socialdemocratico di Germania]]; e un quarto libro sulla storia delle teorie economiche, intitolato anche ''Teorie sul plusvalore''.
 
[[File:Marx3.jpg|thumbmin|upright=0.7verticale|Marx nel 1866]]
L'economista russo Ilarion Kaufman nel [[1872]] recensisce il I volume de ''Il Capitale'' descrivendone il metodo di analisi: «Stando alla forma esteriore dell'esposizione, Marx appare come il più grande filosofo idealista[,] ma in effetti è infinitamente più realista di tutti i suoi predecessori nel campo della critica economica [...] . [P]er Marx, solo una cosa è importante: trovare la legge dei fenomeni che è volto a indagare. E per lui è importante non solo la legge che li governa[,] è importante soprattutto la legge del loro cambiamento, del loro svolgimento da una forma all'altra [e] appena scoperta questa legge, indaga nei dettagli le conseguenze con cui la legge si manifesta nella vita sociale [...].
 
In seguito a ciò, Marx si sforza solo a una cosa: di dimostrare [...] la necessità di determinati rapporti sociali e di constatare [...] i fatti che gli occorrono come punti di partenza o come punti di appoggio. A questo scopo è sufficiente provare sia la necessità dell'ordinamento attuale che la necessità di un diverso ordinamento in cui il primo deve trapassare, essendo indifferente che gli uomini ne siano o meno consapevoli. Marx considera il movimento della società come un processo di storia naturale governato da leggi che non dipendono soltanto dalla volontà, dalla coscienza e dall'intenzione degli uomini ma, al contrario, determinano la loro volontà, la loro coscienza e le loro intenzioni [...].
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==== Valore e plusvalore ====
[[File:Zentralbibliothek Zürich Das Kapital Marx 1867.jpg|thumbmin|leftsinistra|uprightverticale=0.8|La prima edizione de ''[[Il Capitale]]'']]
La [[merce]], forma elementare della ricchezza nella società capitalistica, ha innanzi tutto un valore d'uso, un valore intrinseco che consente di soddisfare un bisogno e che si realizza soltanto nel consumo di essa. Ogni merce è depositaria anche di un altro [[valore (economia)|valore]] che permette il suo scambio con certe quantità di altre merci, ovvero il valore di scambio. Per esempio, si può scambiare mezza tonnellata di ferro con 13 chili di grano o in generale X quantità della merce A con Y quantità di merce B e Z di merce C e così via. Dunque una determinata merce ha insieme un valore d'uso in relazione alla sua qualità e un valore di scambio in relazione alla sua quantità, con il primo valutato in funzione del consumo e il secondo in funzione dello scambio. La risposta alla domanda sul perché X merce A è scambiabile con Y merce B e così via è che devono avere in comune qualcosa della stessa grandezza che non sia né A né B né C e così via.
 
[[File:Marx - Theorien über den Mehrwert, 1956 - 5708926.tif|thumbmin|''Teorie sul plusvalore'']]
Per Marx il fattore comune è la quantità di lavoro impiegato per produrle, lavoro inteso indipendentemente dalla sua qualità specifica (di sartoria, di meccanica, di edilizia e così via), cioè lavoro come dispendio di energia, il lavoro astratto.<ref>Secondo altre interpretazioni del concetto di [[merce]] in Marx il lavoro astratto non sta ad indicare il «lavoro inteso indipendentemente dalla sua qualità specifica», ma il fatto che ogni merce contiene oltre al lavoro concreto, lavoro impiegato di fatto per produrre una merce, anche il lavoro astratto, quello cioè che la società riconosce socialmente utile ai suoi fini (cfr. [http://www.proteo.rdbcub.it/article.php3?id_article=151 lavoro astratto e lavoro concreto nella merce secondo Marx]). Proprio quest'ultimo elemento spiega perché due prodotti che a parità d'abilità del produttore hanno la stessa quantità di lavoro concreto, poi non abbiano lo stesso [[prezzo]], non vengano cioè scambiati alla pari. Per il prodotto a prezzo minore la società gli riconosce minore utilità sociale, cioè in quella merce il lavoro astratto era inferiore alla quantità di lavoro concreto necessario a produrla. In una società raffinata anche se il lavoro concreto per produrre un profumo è di molto inferiore a quello necessario per allevare una pecora, il profumo avrà un prezzo più elevato perché per esso il lavoro astratto è molto superiore a quello connesso alla pecora. La [[produzione]] capitalistica ha proprio questo di caratteristico che essa orienta la produzione in vista dei prodotti che la società ritiene più utili ai propri fini. È chiaro quindi che parlare della merce in sé senza fare ricorso all'attività lavorativa dell'uomo è un feticcio. Avviene quello che accade per la sfera [[Religione|religiosa]]. Quello che è un puro prodotto del cervello umano viene fatto valere come un essere indipendente: Dio. Quelli che sono semplici prodotti della mano umana vengono rappresentati come «cose sociali» dotati di vita propria.</ref> Il valore di scambio di una merce è allora determinato dalla quantità di lavoro astratto racchiuso in essa e la quantità di lavoro è misurabile per durata temporale, cioè il tempo di lavoro necessario in media e socialmente necessario per produrre una certa merce. Un bene o una merce ha tale valore perché in esso è oggettivato del lavoro umano. Nel mercato gli scambi delle merci si rifanno a una merce che funge da equivalente generale e questa merce è il [[denaro]], che può esser equivalente di ogni altra. Il denaro consente di stabilire tramite la legge della domanda e dell'offerta il prezzo di un bene sul mercato.
 
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Il capitalista può consumare il plusvalore nel reddito (riproduzione semplice) o reinvestirlo (riproduzione allargata) ad esempio nell'acquisto di macchine per incrementare la produttività. La concorrenza spinge il capitalista a investire nelle macchine, capitale costante; e a ridurre i salari, cioè il capitale variabile. L'introduzione delle macchine in sostituzione agli operai creano un immiserimento crescente tra gli operai e una forte [[disoccupazione]] (che Marx definisce [[esercito industriale di riserva]]) e quindi un aumento di forza-lavoro sul mercato che abbassa ulteriormente i salari. Questa per Marx è la [[Caduta tendenziale del saggio di profitto|legge tendenziale di caduta del saggio di profitto]] che porta a una [[Crisi finanziaria|crisi]]. La società capitalista genera da sé la propria negazione.
 
[[File:Karl Marx memorial.jpg|thumbmin|Monumento dedicato a Marx a Chemnitz in Germania]]
È possibile produrre maggior quantità di plusvalore aumentando la giornata lavorativa e ottenendo così ulteriore pluslavoro quanto sono le ore lavorate in più. Tuttavia tale aumento ha un limite in quanto se non è possibile ricavare più plusvalore assoluto si può ottenere plusvalore relativo retribuendo il lavoro dell'operaio non per sei ore, ma per esempio per cinque, non solo o non tanto con un brutale taglio del salario, bensì diminuendo il valore di scambio della forza-lavoro, cioè diminuendo i prezzi dei mezzi di sussistenza. La diminuzione del prezzo delle merci comporta la diminuzione del tempo necessario di lavoro perché la forza-lavoro si riproduca e la riduzione di tale tempo necessario comporta la diminuzione del salario. Pertanto il valore dell'ora di lavoro non più necessaria all'operaio diventa un'ora in più di pluslavoro e perciò di plusvalore relativo.
 
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==== Problema dell'arte ====
Nel 1857 Marx aveva preparato una introduzione a ''[[Per la critica dell'economia politica]]'' (1859), che soppresse (lasciando solo una prefazione) e che fu pubblicata solo nel [[1903]]. In essa affronta marginalmente, tra l'altro, anche il problema della produzione artistica come sovrastruttura che permane nella nostra coscienza anche dopo radicali trasformazioni della struttura economica e sociale: «Per l'[[arte]] è noto che determinati suoi periodi di fioritura non stanno assolutamente in rapporto con lo sviluppo generale della società, né quindi con la base materiale, con l'ossatura, per così dire, della sua organizzazione [...].
 
Prendiamo, ad es.esempio, il rapporto dell'arte greca e poi di [[William Shakespeare|Shakespeare]] con l'età presente. È noto che la [[mitologia]] greca non fu solo l'arsenale ma anche il terreno nutritivo dell'[[arte greca]]. È possibile la concezione della natura e dei rapporti sociali che sta alla base della fantasia e dell'arte greca con le filatrici automatiche, le ferrovie, le locomotive e il [[telegrafo]]? Che ne è di [[Vulcano (divinità)|Vulcano]] di fronte alle acciaierie ''Roberts and Co''., di [[Giove (divinità)|Giove]] di fronte al [[parafulmine]], di [[Ermes]] di fronte al ''Crédit mobilier''? Ogni mitologia vince, domina e plasma le forze della natura nell'immaginazione e mediante l'immaginazione ma svanisce quando si giunge al dominio effettivo su quelle forze [...]. [L]'arte greca presuppone la mitologia greca, cioè la natura e le forze sociali stesse già elaborate dalla fantasia popolare in modo inconsapevolmente artistico[,] non una qualunque mitologia[,] ma una mitologia [...].
 
Ma la difficoltà non sta nell'intendere che l'arte e l'epos greco siano legati a certe forme dello sviluppo sociale. La difficoltà è rappresentata dal fatto che essi continuano a suscitare in noi un godimento estetico e costituiscono, sotto un certo aspetto, una norma e un modello inarrivabili [...]. Un uomo non può tornare fanciullo o altrimenti diviene puerile. Ma non si compiace forse dell'ingenuità del fanciullo e non deve egli stesso aspirare a riprodurne, a un livello più alto, le verità? Nella natura infantile, il carattere proprio di ogni epoca non rivive forse nella sua verità naturale? E perché mai la fanciullezza storica dell'umanità, nel momento più bello del suo sviluppo, non dovrebbe esercitare un fascino eterno come stadio che più non ritorna? Vi sono fanciulli rozzi e fanciulli saputi come vecchietti. Molti dei popoli antichi appartengono a questa categoria. I greci erano fanciulli normali. Il fascino che la loro arte esercita su di noi non è in contraddizione con lo stadio sociale poco o nulla evoluto in cui essa maturò. Ne è piuttosto il risultato, inscindibilmente connesso col fatto che le immature condizioni sociali in cui sorse e solo poteva sorgere, non potranno mai più ritornare».<ref>Karl Marx, Introduzione a ''Per la critica dell'economia politica'', cit., pp. 198-199.</ref>
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==== Comune di Parigi ====
{{vedi anche|Comune di Parigi}}
[[File:Marx8.jpg|thumb|left|upright=0.7|Il vecchio Marx in un foto ritratto del 1882]]
[[File:Marx8.jpg|min|sinistra|verticale|Il vecchio Marx in un foto ritratto del 1882]]
Nell'estate del [[1870]] scoppia la guerra tra Prussia e Francia. Il Consiglio Generale dell'Internazionale pubblica un manifesto scritto da Marx in cui si afferma che la Prussia combatte una guerra difensiva e si lodano gli operai francesi per essersi dichiarati contro la guerra e contro [[Napoleone III]]. Dopo la vittoria lampo dell'esercito prussiano e la proclamazione della Repubblica francese il 9 settembre l'Internazionale pubblica un altro manifesto ancora redatto da Marx in cui si denunciano le mire espansionistiche di [[Otto von Bismarck]]. Marx scrive all'internazionalista [[Friedrich Adolph Sorge]]: {{citazione|Quegli asini dei prussiani non si accorgono che l'attuale guerra conduce a una guerra tra la Germania e la Russia [...]. Inoltre questa guerra n. 2 sarà la levatrice dell'inevitabile rivoluzione sociale in Russia.<ref>Francis Wheen, ''Karl Marx. Una vita'', pp. 287-288.</ref>}}
 
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==== Scioglimento della Prima Internazionale e ''Critica del Programma di Gotha'' ====
{{vedi anche|Critica del Programma di Gotha}}
[[File:Bakuninfull.jpg|thumb|upright=0.7|[[Michail Bakunin]]]]
[[File:Bakunin Nadar.jpg|min|[[Michail Bakunin]]]]
Il 17 settembre [[1871]] si apre a Londra la Conferenza della Prima Internazionale nella quale Marx presenta una risoluzione in cui sostiene che il movimento economico della classe operaia deve essere strettamente legato all'attività politica.
 
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Il 15 luglio [[1876]] la conferenza di [[Filadelfia]] dichiara lo scioglimento della Prima Internazionale.
 
[[File:NaturkundemuseumThuringia gothaGotha asv2020-07 img28 Herzogliches Museum.jpg|thumbmin|leftsinistra|Gotha, il museo di scienze naturali]]
Nel [[1875]] scrive la ''[[Critica del Programma di Gotha]]'' in cui emenda molte proposizioni del programma del Partito Operaio Tedesco (il futuro [[Partito Socialdemocratico di Germania]]) redatte nella città di [[Gotha]]. Vi sono in essa alcuni passaggi che prospettano una futura società comunista: «I vari Stati dei diversi paesi civili, malgrado le loro variopinte differenze di forma, hanno tutti in comune il fatto che stanno sul terreno della moderna società borghese, che è soltanto più o meno evoluta dal punto di vista capitalistico. Essi hanno perciò in comune anche alcuni caratteri essenziali».
 
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===== Dittatura del proletariato =====
{{vedi anche|Dittatura del proletariato}}
[[File:Murales Rivera - Treppenhaus 7 Marx.jpg|thumb|upright=0.8|Un [[murale]] di [[Diego Rivera]] raffigurante Marx]]
[[File:Murales Rivera - Treppenhaus 7 Marx.jpg|min|verticale=0.8|Un [[murale]] di [[Diego Rivera]] raffigurante Marx]]
Prima della nascita della società comunista e la scomparsa della proprietà privata e quindi di tutte le classi nel nuovo stato uscito dalla rivoluzione proletaria permane la classe borghese sconfitta. A evitare ogni tentativo di una controrivoluzione borghese occorre passare a una fase immediatamente postrivoluzionaria dove si instauri il potere dittatoriale del proletariato.
 
La [[dittatura del proletariato]] è una teoria che sebbene fosse stata anticipata già nei dieci punti del ''[[Manifesto del Partito Comunista]]'' fu in realtà concepita da Marx e Engels per la prima volta nel [[1852]] nella lettera a [[Joseph Weydemeyer]]<ref>[[Nicola Abbagnano]], [[Giovanni Fornero]], ''Il contributo di Marx alla teoria delle classi'', in ''Protagonisti e testi della filosofia'', volume C, , Paravia, 2000, p. 356</ref> e nel [[1875]] nella ''[[Critica del Programma di Gotha]]''<ref name=abb>«Sebbene già nel Manifesto si [''sic''] parla di "interventi dispotici nel diritto di proprietà e nei rapporti borghesi di produzione", il concetto preciso di dittatura del proletariato appare solo nella già citata lettera a Weydemeyer, in cui si afferma che "la lotta delle classi necessariamente conduce alla dittatura del proletariato". L'espressione "classica" di questa teoria la [''sic''] si trova poi nella Critica del Programma di Gotha (1875) in cui Marx scrive che: "tra la società capitalistica e la società comunista vi è il periodo della trasformazione rivoluzionaria dell'una nell'altra. Ad esso corrisponde anche un periodo di transizione, il cui Stato non può essere altro che la dittatura rivoluzionaria del proletariato". [...] Secondo Marx la dittatura del proletariato è solo una misura storica di transizione (sia pure a lungo termine), che mira tuttavia al superamento di se medesima e di ogni forma di Stato» (da N. Abbagnano e G. Fornero, ''op. cit.'', pp. 365–366).</ref> per riferirsi alla situazione sociale e politica che si sarebbe instaurata immediatamente dopo la [[rivoluzione proletaria]].
 
Il potere unico del proletariato rappresenta quindi una fase di transizione in cui il potere politico è detenuto dai lavoratori, che procedono alla definitiva abolizione della proprietà privata per la costruzione finale di una [[società comunista]].
 
=== Morte ===
[[File:Marxhighgate.jpg|thumbmin|La [[tomba di Karl Marx]] a [[Highgate]]
{{citazione|I filosofi hanno soltanto interpretato in modi diversi il mondo; ma ora la questione è di cambiarlo.|L'undicesimaUndicesima [[tesi su Feuerbach]], [[epitaffio]] sulla tomba di Karl Marx|The philosophers have only interpreted the world in various ways. The point, however, is to change it.|lingua=en}}]]
Il 2 dicembre [[1881]] muore la moglie Jenny e così la ricorda il socialista tedesco Stephan Born nelle sue memorie: «Marx amava la moglie, ed ella condivideva il suo amore. Ho conosciuto raramente unioni altrettanto felici, in cui la gioia, la sofferenza (che non fu loro risparmiata) e il dolore fossero condivisi con una tale certezza di reciproco possesso. Ed ho raramente incontrato una donna che fosse più armoniosa della signora Marx sia nel fisico sia per le qualità della mente e del cuore, e che, sin da un primo incontro, facesse una così favorevole impressione. Era bionda; i suoi figli, allora ancora piccoli, avevano i capelli e gli occhi neri come il padre».
 
Marx non si riprende più da questa grave perdita e malato di [[bronchite cronica]] a gennaio perde anche la sua primogenita Jenny (1844–18831844-1883). Gli restano le figliesopravvivono [[Laura Marx|Laura]] (1845–[[1911]]), moglie del socialista francese [[Paul Lafargue]];, e [[Eleanor Marx|Eleanor]] (1855–[[1898]]), sposatacompagna con ildel socialista inglese [[Edward Aveling]]. Laura e Eleanor muoiono entrambe suicide. Alle già sue precarie condizioni di salute si aggiunge un'ulcera polmonare e il 14 marzo [[1883]] muore. Viene sepolto tre giorni dopo nel [[Cimitero di Highgate|cimitero londinese di Highgate]] accanto alle spoglie dellaalla moglie. Il suo amico Engels legge l'orazione funebre:{{citazione|Il 14 marzo, alle due e quarantacinque pomeridiane, ha cessato di pensare la più grande mente dell'epoca nostra. [...]
 
Così come Darwin ha scoperto la legge dello sviluppo della natura organica, Marx ha scoperto la legge dello sviluppo della storia umana [...].
 
Ma non è tutto. Marx ha anche scoperto la legge peculiare dello sviluppo del moderno modo di produzione capitalistico e della società borghese da esso generata. La scoperta del plusvalore ha subitamente gettato un fascio di luce nell'oscurità in cui brancolavano prima, in tutte le loro ricerche, tanto glidegli economisti borghesi chee idei critici socialisti. [...]
 
Per lui la scienza era una forza motrice della storia, una forza rivoluzionaria. [...]
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Perché Marx era prima di tutto un rivoluzionario. [...]
 
Marx era perciò l'uomo più odiato e calunniato del suo tempo. I governi, assoluti e repubblicani, lo espulsero; i borghesi, conservatori e democratici radicali, lo coprirono a gara di calunnie. Egli sdegnò tutte queste miserie, non prestò loro nessuna attenzione, e non rispose se non in caso di estrema necessità. È morto venerato, amato, rimpianto da milioni di compagni di lavoro rivoluzionari in [[Europa]] e in [[Americhe|America]], dalle miniere [[siberia]]ne sino alla [[California]]. E posso aggiungere senza timore: poteva avere molti avversari, ma nessun nemico personale. Il suo nome vivrà nei secoli, e così la sua opera!<ref>Gustav Mayer, ''Friedrich Engels'', Torino, Einaudi, 1969, p. 247.</ref>}}
 
== Critiche al marxismo ==
{{vedi anche|Marxismo#Critiche al marxismo{{!}}Le critiche a Marx}}
Presentandosi come [[socialismo scientifico]] in forma di [[scienza]] che abbia scoperto le leggi del divenire storico, ma anche come [[ideologia]] che prospetta tale divenire orientato verso un fine, il marxismo ha ricevuto su questo punto le critiche di diversi studiosi e filosofi, trafra cui [[Hans Kelsen]], [[Max Weber]] e [[Karl Popper]], i quali gli contestarono di avere mescolato e contaminato in tal modo senza avvedersene scienza e ideologia.
 
A differenza del [[socialismo utopistico]], il quale contrappone l'ideale alla realtà, il marxismo pretende infatti di essere una descrizione oggettiva e moralmente indifferente del modo in cui procederebbe lo sviluppo della storia. Al tempo stesso però questo sviluppo storico sarebbe chiamato a produrre un fine e a realizzare un [[Bene (filosofia)|valore]], ossia la società «dei liberi e degli uguali». È così che il marxismo pretende di dedurre da un'analisi scientifica basata su un'evoluzione necessaria delle cose una condizione finale che esso stesso prospetta come un salto dal regno della necessità in quello della libertà.
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Secondo Kelsen la storia viene ricondotta a un valore finale non certo perché la scienza sia effettivamente in grado di darci degli ideali, ma solo perché questi sono stati subdolamente proiettati nella realtà, affermando che «il socialismo scientifico di Marx è una scienza sociale, il cui scopo non è solo di concepire e descrivere la realtà sociale quale effettivamente è, senza valutarla, bensì al contrario di giudicarla secondo un valore che è presupposto a questa scienza ma proiettato ingannevolmente nella realtà sociale, allo scopo di conformarla al valore presupposto».<ref>Hans Kelsen, ''La teoria comunista del diritto'', Milano, 1956, p. 68.</ref> La critica non è dissimile da quella esercitata da Max Weber e a sua volta riportata da [[Karl Löwith]], il quale osserva che «nel marxismo, in quanto socialismo scientifico, Weber non avversa il fatto che esso in genere si regga su ideali scientificamente indimostrabili, ma che dia alla soggettività dei suoi presupposti fondamentali l'apparenza di una validità oggettiva e universale, confondendo l'una con l'altra e restando, nelle sue intenzioni scientifiche, prevenuto dai propri giudizi di valore e dai propri pregiudizi».<ref>Karl Löwith, ''Critica dell'esistenza storica'', Napoli, 1967, p. 25.</ref>
 
Critiche alla presunta scientificità del marxismo sono venute anche da Karl Popper, secondo cui Marx e Engels, sovrapponendo ingannevolmente un corso [[finalismo|finalistico]] alle maglie del corso [[causalità naturale|causale]] degli eventi e atteggiandosi così a falsi profeti, hanno ignorato la distinzione tra fatti e valori, tra cause e fini etici.<ref>Karl Popper, ''La società aperta e i suoi nemici. Hegel e Marx falsi profeti'', vol. II, Armando.</ref> Il marxismo si configurerebbe quindi non come una scienza, ma come una [[pseudoscienza]] e un'[[ideologia]]. AD'altro partecanto, in risposta a queste considerazioni, vacoloro che supportano le teorie di Marx dettosostengono che il marxismo stimolastimoli una riflessione sulla conoscenza scientifica soprattutto laddove esso diviene un metodo di analisi della realtà storico-sociale, così come si è venuto affermando nella trattazione marxiana del processo di indagine del mondo oggettivo, cioè nell'esame che Marx compie della storia, che è l’unica scienza possibile e accettata dal punto di vista analitico.<ref>Paolo De Nardis, Stefano Delli Poggi, Guglielmo Rinzivillo, ''Le cause e la storia. Sul marxismo e le teorie della conoscenza scientifica'', Roma, Armando Editore, 2008.</ref> La validità di questa considerazione della storia si trova nella stessa critica che Marx compie dell’economiadell'economia politica classica, quella di [[Adam Smith]] e [[David Ricardo]], quando egli rileva il carattere accademico di quest'ultima proprio di fronte alla forza di una disciplina rivoluzionaria, cioè dinanzi al materialismo storico. È proprio quest’ultimoquest'ultimo e non la scienza borghese a svelare le contraddizioni del mondo oggettivo e la vera natura del capitalismo.
 
Questa visione, secondo i critici, solleva diversi problemi epistemologici e metodologici. Karl Popper ha sostenuto che il materialismo storico non soddisfa i criteri della scientificità, in quanto non falsificabile, configurandosi quindi come una teoria ideologica piuttosto che scientifica.<ref>Popper, Karl. ''The Open Society and Its Enemies''. Princeton University Press, 1945.</ref> Inoltre, l'idea che il materialismo storico sia l'unica disciplina in grado di svelare le "contraddizioni del mondo oggettivo" e di rivelare la "vera natura del capitalismo" è stata contestata da studiosi come Friedrich Hayek, che ha sottolineato come le teorie finalistiche della storia siano intrinsecamente speculative e incapaci di adattarsi alla complessità del comportamento umano.<ref>Hayek, Friedrich A. ''The Counter-Revolution of Science: Studies on the Abuse of Reason''. Liberty Fund, 1952.</ref>
 
Dal punto di vista economico, autori come Ludwig von Mises hanno criticato l'approccio marxista per l'incapacità di affrontare problemi pratici di allocazione delle risorse. Mises, nel suo saggio ''Economic Calculation in the Socialist Commonwealth'' (1920), argomentò che la pianificazione centrale non sarebbe stata in grado di funzionare in assenza di un sistema di prezzi basato sulla proprietà privata e sul libero mercato, rendendo impossibile una gestione economica razionale. Secondo Mises, questa inefficienza strutturale avrebbe inevitabilmente portato al fallimento dell'esperienza comunista, una previsione che molti studiosi considerano confermata dal collasso economico e politico dei regimi dell'Europa orientale alla fine del XX secolo.<ref>Mises, Ludwig von. ''Economic Calculation in the Socialist Commonwealth''. In: Friedrich A. Hayek (ed.), ''Collectivist Economic Planning''. Routledge, 1935.</ref> Inoltre, Isaiah Berlin ha osservato che la critica di Marx all'economia politica classica tende a ridurre la pluralità delle scienze sociali a una visione unica e teleologica della storia, con il rischio di trasformare l'analisi economica in una giustificazione ideologica piuttosto che in un metodo scientifico.<ref>Berlin, Isaiah. ''Karl Marx: His Life and Environment''. Oxford University Press, 1939.</ref>
 
Infine, i detrattori del materialismo storico hanno spesso messo in evidenza che le sue applicazioni pratiche nei regimi comunisti del XX secolo non hanno superato le contraddizioni del capitalismo, ma hanno introdotto nuovi problemi, come l'inefficienza economica, la repressione politica e il fallimento nel raggiungimento di una società egualitaria.<ref>Hayek, Friedrich A. ''The Road to Serfdom''. University of Chicago Press, 1944.</ref>
 
== Note ==
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== Bibliografia ==
{{vedi anche|Bibliografia su Karl Marx}}
[[File:Marx - Theorien über den Mehrwert, 1956 - 5708926.tif|miniatura|''Theorien über den Mehrwert'', 1956]]
[[File:Marx - Theorien über den Mehrwert, 1956 - 5708926.tif|min|''Theorien über den Mehrwert'', 1956]]
 
=== Opere in traduzione italiana ===
* {{cita libro|autore=Karl Marx, Friedrich Engels|titolo=Opere complete, voll. 50|anno=1972-1991|editore=Editori Riuniti|città=Roma}} In Italia l'edizione completa delle opere, prevista in 50 volumi si è fermata a 32 pubblicati fra il 1972 e il 1991 dagli Editori Riuniti [lasciati inediti i volumi XIII, XV, XVIII, XIX, XXI, XXII, XXIII, XXIV, XXVI, XXVII, XXVIII, XXXI, XXXII, XXXIII, XXXVII, XLV, XLVI, XLVIII e gli Indici]. La casa editrice napoletana La Città del Sole ha pubblicato nel [[2008]] il volume XXII (luglio 1870 - ottobre 1871) e nel [[2011]] il volume XXXI, mentre [[Lotta Comunista]] ha pubblicato tre volumi dal 1874 al 1887 del carteggio.
* {{cita libro|autore=Karl Marx, Friedrich Engels|titolo=La corrispondenza di Marx e Engels con italiani: 1848-1895|curatore=Giuseppe Del Bo|anno=1964|editore=Feltrinelli|città=Milano}}
* {{cita libro|autore=Karl Marx|titolo= Scritti politici giovanili|curatore=Luigi Firpo|anno=1975|editore=Einaudi|città=Torino|isbn=88-06-42697-4}}
* {{cita libro|autore=Karl Marx|titolo=Per la critica dell'economia politica (Introduzione di Maurice Dobb)|editore=Editori Riuniti|città=Roma|anno=1993|isbn=88-359-3680-2}}
* {{cita libro|autore=|curatore=Gianni Emilio|titolo=Diffusione, popolarizzazione e volgarizzazione del marxismo in Italia: scritti di Marx ed Engels pubblicati in italiano dal 1848 al 1926|anno=2004|editore=Pantarei|città=Milano|isbn=88-86591-08-X}}
* Karl Marx, ''Per la critica dell'economia politica. Introduzione e Prefazione'', a cura di Fabio Bazzani e con un saggio introduttivo del curatore dal titolo ''Un globale mercato d'immagini'', Firenze, Editrice Clinamen 2011.
* Karl Marx, ''Conto su di te per il vino'', a cura di Eusebio Trabucchi, Roma, L'orma, 2018, ISBN 9788899793487.
 
=== Biografie ===
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* {{cita libro|autore=Renato Zangheri, prefazione a|titolo= Karl Marx. Biografia per immagini|anno=1998|editore=Editori Riuniti|città=Roma|isbn=88-359-4611-5}}
* {{cita libro|autore=Francis Wheen|titolo= Karl Marx|anno=2000|editore=Arnoldo Mondadori Editore|città=Milano|isbn=88-04-48181-1}}
* {{cita libro|autore=Jacques Attali|titolo= Karl Marx. Ovvero lo spirito del mondo|url=https://archive.org/details/karlmarxovverolo0000atta|anno=2006|editore=Fazi Editore|città=Roma|isbn=88-8112-787-3}}
* {{cita libro|autore=Maximilien Rubel|titolo= Karl Marx, saggio di biografia intellettuale|anno=2001|editore=Colibrì Edizioni|città=Milano|isbn=88-86345-35-6}}
* Francis Wheen, ''Karl Marx. Vita pubblica e privata'', Mondadori 2000
 
=== Studi ===
* {{cita libro|autore=[[Paul Lafargue]]|titolo=[https://www.marxists.org/italiano/lafargue/materialismo.htm Il materialismo economico di Karl Marx]|anno=1884|editore=Henry Oriol Éditeur|città=Parigi}}
* {{cita libro|autore=[[Giovanni Gentile]]|titolo=La Filosofia di Marx|anno=1899|editore=Spoerri Editore|città=Pisa}} Rist. introd. di J. Salina, Pisa, Edizioni della Normale, 2014.
* {{cita libro|autore=[[Georges Sorel]]|titolo=Costruzione del sistema della storia secondo Marx|anno=1900|editore=Roux e Viarengo|città=Torino}}
* {{cita libro|autore=[[Delio Cantimori]]|titolo=Interpretazioni e studi intorno al pensiero di Marx e di Engels. Appunti del corso di teoria e storia della storiografia|curatore=F. Ferri|anno=1919-1939|editore=Libreria Goliardica|città=Pisa}}
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* {{cita libro|autore=[[Arturo Labriola]]|titolo=Studio su Marx|editore=A. Morano|anno=1926|città=Napoli}}
* {{cita libro|autore=[[Carlo Antoni]]|titolo=Ciò che e vivo e ciò che e morto della dottrina di Carlo Marx|editore=Partito liberale italiano|città=Roma|anno=1944}}
* {{cita libro|autore=[[Lenin|Vladimir Ilich Lenin]]|titolo=Carlo Marx|editore=Società editrice l'Unità|città=Roma|anno=1945}}
* {{cita libro|autore=[[Luigi Firpo]]|titolo=Carlo Marx. Introduzione ad una ristampa italiana del "Capitale"|editore=UTET|città=Torino|anno=1945}}
* {{cita libro|autore=[[Karl Vorländer]]|titolo=Karl Marx. La vita e l'opera|editore=Leonardo|città=Roma|anno=1946}}
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* {{cita libro|autore=[[Pierre Ansart]]|titolo=Marx e l'anarchismo|editore=Il Mulino|città=Bologna|anno=1972}}
* {{cita libro|autore=[[Ernst Bloch]]|titolo=Karl Marx|anno=1972|editore=Il Mulino|città=Bologna}}
* {{cita libro|autore=[[Georgij Valentinovič Plechanov|Georgij V. Plechanov]]|titolo=La concezione materialistica della storia|editore=Feltrinelli|città=Milano|anno=1972}}
* {{cita libro|autore=Jacques Camatte|titolo=Il capitolo sesto inedito del "Capitale" e l'opera economica di Karl Marx|editore=Edizioni International|città=Savona|anno=1972}}
* {{cita libro|autore=[[Alfred Schmidt]]|titolo=Il concetto di natura in Marx|editore=Laterza|città=Bari|anno=1973}}
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* {{cita libro|autore=[[Amadeo Bordiga]]|titolo=Mai la merce sfamerà l'uomo. La questione agraria e la teoria della rendita fondiaria secondo Marx|editore=Iskra|città=Milano|anno=1979}}
* {{cita libro|autore=[[Erich Fromm]]|titolo=Marx e Freud|editore=Il Saggiatore|città=Milano|anno=1978}}
* {{cita libro|autore=[[Peter Singer]]|titolo=Marx|editore=Dall'Oglio|città=Milano|anno=19811980}}
* {{cita libro|autore=[[Joan Robinson]]|titolo=Saggi su Marx e il marxismo|editore=Il Saggiatore|città=Milano|anno=1981}}
* {{cita pubblicazione|autore=[[Nicola Badaloni (politico 1924)|Nicola Badaloni]]|anno=1982|titolo=Marx e l'etica della rivoluzione industriale|rivista=Critica marxista|numero=4}}
* {{cita libro|autore=[[Antonio Gramsci]]<!--|anno=1982-->|titolo=Il nostro Marx (1918-1919)|editore=Einaudi|città=Torino|anno=1984|isbn=88-06-56937-6}}
* {{cita libro|autore=[[Domenico Losurdo]]|titolo=Hegel, Marx e la tradizione liberale. Libertà Uguaglianza Stato|editore=Editori Riuniti|città=Roma|anno=1988|isbn=88-359-3143-6}}
* {{cita libro|autore=[[Lelio Basso]]|titolo=Saggi su stato, democrazia e comunismo in Marx ed Engels|editore=Libreria CUEM|città=Milano|anno=1990}}
Riga 582 ⟶ 622:
* {{cita libro|autore=[[Paolo Sylos Labini]]|titolo=Carlo Marx. È tempo di un bilancio|editore=Laterza|città=Bari|anno=1994|isbn=88-420-4400-8}}
* {{cita libro|autore=[[Karl Löwith]]|titolo=Marx, Weber, Schmitt|editore=Laterza|città=Bari|anno=1994|isbn=88-420-4477-6}}
* {{cita libro|autore=[[Carlo Cafiero]]|titolo=Il Capitale di Karl Marx. Compendio|url=https://archive.org/details/ilcapitalecompen0000unse|editore=Editori Riuniti|città=Roma|anno=1996|isbn=88-359-4092-3}}
* {{cita libro|autore=[[Terry Eagleton]]|titolo=Marx|editore=Sansoni|città=Milano|anno=1998|isbn=88-383-1738-0}}
* {{cita libro|autore=[[Étienne Balibar]]|titolo=La filosofia di Marx|anno=2001|editore=Manifestolibri|città=Roma|isbn=88-7285-245-5}}
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* {{cita libro|autore=[[Costanzo Preve]]|titolo=Marx inattuale: eredità e prospettiva|editore=Bollati Boringhieri|città=Torino|anno=2004|isbn=88-339-1511-5}}
* [[Domenico Losurdo]], ''Marx e il bilancio storico del Novecento'', La Scuola di Pitagora, 2009, ISBN 8889579382.
* Claudio Belloni, ''Per la critica dell'ideologia. Filosofia e storia in Marx'', Mimesis, Milano-Udine 2013, ISBN 9788857519463.
* [[Carlo Galli (politico)|Carlo Galli]], ''Marx eretico'', Il Mulino, 2018, ISBN 9788815357212.
*{{cita libro|autore=[[Costanzo Preve]]|titolo=Karl Marx: un'interpretazione|editore=NovaEuropa Edizioni|città=Milano|anno=2018|isbn=978-88-8524-212-8}}
* [[Jonathan Wolff]], ''Perché leggere Marx'', Il Mulino, 2018, ISBN 9788815275172.
* {{cita libro|autore=[[Massimo Mugnai]]|titolo=Il 'mondo capovolto'. Il metodo scientifico nel ''Capitale'' di Marx|editore=Edizioni della Normale|città=Pisa|anno=2021|}}
 
== Voci correlate ==
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=== Storia e movimenti ===
* [[Marxismo]]
* [[Filosofia marxista]]
* [[Marxismo classico]]
* [[Marxismo occidentale]]
* [[Anticapitalismo]]
* [[Associazione internazionaleInternazionale dei lavoratoriLavoratori]]
* [[Comune di Parigi (1871)]]
* [[Comunismo]]
* [[Critiche al comunismo]]
* [[Marxismo#Critiche al marxismo|Critiche al marxismo]]
* Movimenti comunisti
* [[Marxismo]]
* [[Movimenti comunisti]]
* [[Rivoluzione di novembre]]
* [[Rivoluzione d'ottobre]]
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== Collegamenti esterni ==
* {{collegamenti esterni}}
* {{cita web|https://www.marxists.org/italiano/marx-engels/1844/2/questioneebraica.htm|La questione ebraica}}
* {{cita web|https://www.marxists.org/italiano/marx-engels/1844/2/criticahegel.htm|Per la critica della filosofia del diritto di Hegel. Introduzione}}
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* {{cita web|http://www.elapsus.it/2012/10/il-questionario-proust-karl-marx.html|Il questionario Proust a Karl Marx}}
* {{cita web|http://www.zeno.org/Philosophie/M/Marx,+Karl|Opere di Karl Marx|lingua=de}}
* {{cita web|http://www.bitoteko.it/esperanto-vivo/2018/05/05/karl-marx/|Curiosità}}
 
{{Marx-Engels}}{{controllo di autorità}}
{{controllo di autorità}}
{{portale|biografie|comunismo|economia|filosofia|socialismo|storia}}
{{vetrina|23|5|2006|Wikipedia:Vetrina/Segnalazioni/Karl Marx|arg=biografie|arg2=storiafilosofia}}
 
[[Categoria:Karl Marx| ]]
[[Categoria:Comunisti in Germania]]
[[Categoria:Ebrei tedeschi]]
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[[Categoria:Studenti dell'Università di Bonn]]
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