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{{Nota disambigua}}
La '''P2''' (acronimo di '''Propaganda due'''<ref name="Arrigo1">{{Cita|Arrigo|p. 45}}.</ref>) fu una [[Loggia massonica|loggia]] della [[massoneria italiana]] inizialmente aderente al [[Grande Oriente d'Italia]] (GOI), ma in seguito disconosciuta da esso.
{{Citazione|Nessuno può negare che la P2 sia un'associazione a delinquere.|[[Sandro Pertini]], [[Presidente della Repubblica italiana|Presidente della Repubblica]], 1981<ref name=":9">{{Cita libro|titolo = Licio Gelli: Vita, misteri, scandali del capo della Loggia P2|url = https://books.google.it/books?id=P4hcCwAAQBAJ&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false|accesso = 10 ottobre 2016|editore = Edizioni Dedalo srl|ISBN = 978-88-220-6330-4|autore = Mario Guarino, Fedora Raugei}}</ref>}}
 
'''Propaganda due''' (meglio nota come '''P2''') era una [[Massoneria|loggia massonica]] aderente al [[Grande Oriente d'Italia]] (GOI). Venne fondata nel [[1877]] con il nome di '''Propaganda massonica'''<ref name="Arrigo1">Dino P. Arrigo, ''Fratelli d'Italia. Cronache, storie, riti e personaggi (per capire la Massoneria)'', Soveria Mannelli, Rubbettino, 1994, p. 45.</ref>, nel periodo della sua conduzione da parte dell'imprenditore [[Licio Gelli]] assunse forme deviate rispetto agli statuti della massoneria ed eversive nei confronti dell'[[ordinamento giuridico]] italiano. La P2 fu sospesa dal GOI il 26 luglio [[1976]]; successivamente, la [[Commissione P2|Commissione parlamentare di inchiesta sulla loggia massonica P2]] sotto la presidenza del ministro [[Tina Anselmi]] concluse il caso P2 denunciando la loggia come una vera e propria «[[Criminalità organizzata|organizzazione criminale]]»<ref>Willan, ''Puppetmasters'', p. 50.</ref> ed «eversiva». Fu sciolta con un'apposita legge, la n. 17 del 25 gennaio 1982<ref>{{cita web|url=http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:1982;17!vig=|titolo=LEGGE 25 gennaio 1982, n. 17|editore=''normattiva.it''|accesso=19 novembre 2011}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.esoteria.org/documenti/massoneria/sentenzastrasburgo.htm|titolo=GRANDE ORIENTE D'ITALIA DI PALAZZO GIUSTINIANI C. ITALIA|editore=''esoteria.org''|data=2 agosto 2001|accesso=25 settembre 2012|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20020606065644/http://www.esoteria.org/documenti/massoneria/sentenzastrasburgo.htm|dataarchivio=6 giugno 2002}}</ref>.
Fondata nel 1877 con il nome di '''Propaganda massonica''',<ref name="Arrigo1"/> venne sciolta durante il [[ventennio fascista]] e poi ricostituita alla fine della seconda guerra mondiale; nel periodo della sua conduzione da parte di [[Licio Gelli]] assunse forme deviate rispetto agli statuti della massoneria ed eversive nei confronti dell'[[ordinamento giuridico]] italiano. Fu sospesa dal GOI il 26 luglio [[1976]]<ref>{{Cita|Silj|p. 190}}.</ref><ref>{{Cita|Fiorentino|pp. 71-72}}.</ref>; successivamente, la [[Commissione P2|Commissione parlamentare di inchiesta sulla loggia massonica P2]] sotto la presidenza dell'onorevole [[Tina Anselmi]] concluse il caso P2 denunciando la loggia come una vera e propria «[[Criminalità organizzata|organizzazione criminale]]»<ref>{{Cita|Willan|p. 50}}.</ref> ed «eversiva», venendo sciolta definitivamente nel 1982.<ref>{{cita web|url=http://www.esoteria.org/documenti/massoneria/sentenzastrasburgo.htm|titolo=Grande Oriente d'Italia di Palazzo Giustiniani C. Italia|editore=''esoteria.org''|data=2 agosto 2001|accesso=25 settembre 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20020606065644/http://www.esoteria.org/documenti/massoneria/sentenzastrasburgo.htm|urlmorto=sì}}</ref>
 
Secondo le indagini della procura generale di [[Bologna]] terminate nel 2020 e le successive sentenze della Corte d'assise, la P2 è responsabile dell'organizzazione della [[strage di Bologna]], oltre che dei successivi depistaggi delle indagini, con il suo capo [[Licio Gelli]] che è stato identificato come mandante e finanziatore della strage.<ref>{{Cita web|url=https://corrieredibologna.corriere.it/notizie/cronaca/25_gennaio_08/bologna-la-strage-del-2-agosto-la-bomba-di-paolo-bellini-e-i-soldi-di-licio-gelli-agirono-per-eversione-e-soldi-9813e03d-e245-4658-8954-9c2637a00xlk.shtml|titolo=Bologna, la Strage del 2 Agosto: «La bomba di Paolo Bellini e i soldi di Licio Gelli, agirono per eversione e denaro»|accesso=8 gennaio 2025}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.corriereromagna.it/home/licio-gelli-finanziatore-della-strage-di-bologna-i-giudici-senza-ombra-di-dubbio-DY1177270|titolo=Licio Gelli finanziatore della strage di Bologna. I giudici: «Senza ombra di dubbio»|accesso=8 gennaio 2025}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://bologna.repubblica.it/cronaca/2025/01/08/news/strage_bologna_motivazioni_sentenza_appello-423925155/|titolo=2 Agosto, l’ultima verità: “Gelli consapevole finanziatore della strage. Bellini portò la bomba”}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/cronaca/paolo-bellini-bomba-strage-bologna-mn1mwwib|titolo=“Paolo Bellini portò la bomba per la Strage di Bologna e Licio Gelli finanziò l’attentato”|accesso=8 gennaio 2025}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://lespresso.it/c/inchieste/2024/8/1/terroristi-neofascisti-depistatori-piduisti-soldi-di-gelli-la-strage-di-bologna-non-e-piu-un-mistero/51714|titolo=Terroristi neofascisti, depistatori piduisti, soldi di Gelli: la strage di Bologna non è più un mistero}}</ref>
 
== Storia ==
=== L'unità d'Italia, la loggia ''Propaganda'' e lo scioglimento ===
=== Origini ===
Con la [[proclamazione dellodel StatoRegno d'Italia]] unitario, sorse l'esigenza, da parte del [[Grande Oriente d'Italia]], cioè la più importante e numerosa comunione massonica d'Italia, di salvaguardare l'identità degli affiliati più in vista, anche all'interno dell'organizzazione. Per tale motivo, l'adesione di questi ultimi non figurava in nessun elenco ufficiale, ma era nota al solo Gran maestro, risultandogli come iniziazione «all'orecchio». Fu solo nel 1877 che il Gran maestro [[Giuseppe Mazzoni]], iniziò a stilarne un elenco denominato ''Propaganda massonica'', costituendo ufficialmente la loggia in questione e diventandone il primo "[[maestro venerabile]]".<ref name=Arrigo1 />.
 
[[Adriano Lemmi]] (Gran maestro dal [[1885]] al [[1895]]), fu iniziato alla loggia Propaganda già nel 1877, e contribuì a darle prestigio, riunendo al suo interno [[CameraDeputato deidel deputatiRegno d'Italia|deputati]], [[SenatoSenatore del Regno d'Italia|senatori]] e [[Banca|banchieri]] che, in ragione dei loro incarichi, erano costretti a lasciare le loro logge territoriali e stabilirsi a [[Roma]]. Tra gli iniziati o affiliati più famosi della fine del XIX secolo si ebbero [[Agostino Bertani]] (1883)<ref>Vittorio {{Cita|Gnocchini, ''L'Italia dei liberi muratori. Piccole biografie di massoni famosi'', Roma, Erasmo, 2005, |p. 36}}.</ref>, [[Giosuè Carducci]] (1886)<ref>Vittorio {{Cita|Gnocchini, ''cit.'', |p. 59}}.</ref>, [[Luigi Castellazzo]] (1888)<ref>Vittorio {{Cita|Gnocchini, ''cit.'', |p. 65}}.</ref>, [[Giuseppe Ceneri]] (1885)<ref>Vittorio {{Cita|Gnocchini, ''cit.'', |p. 67}}.</ref>, [[Giuseppe Aurelio Costanzo]] (1889)<ref>Vittorio {{Cita|Gnocchini, ''cit.'', |p. 86}}.</ref>, [[Francesco Crispi]] (1880)<ref>Vittorio {{Cita|Gnocchini, ''cit.'', |p. 88}}.</ref>, [[Nicola Fabrizi]]<ref>Vittorio {{Cita|Gnocchini, ''cit.'', |p. 115}}.</ref>, [[Camillo Finocchiaro Aprile]]<ref>Vittorio {{Cita|Gnocchini, ''cit.'', |p. 122}}.</ref>, [[Menotti Garibaldi]] (1888)<ref>Vittorio {{Cita|Gnocchini,|p. ''cit141}}.''</ref>, [[Pietro Lacava]]<ref>{{Cita|Gnocchini|p. 141161}}.</ref>, [[PietroFerdinando LacavaMartini]] (1885)<ref>Vittorio{{Cita|Cicciola|p. Gnocchini170, ''cit1.''17}}.</ref>, [[Giuseppe Muscatello]] (1907)<ref>{{Cita|Conti|p. 161224}}.</ref>, [[Ernesto Nathan]] (1893)<ref>Vittorio {{Cita|Gnocchini,|p. ''cit195}}.''</ref>, [[Oreste Regnoli]] (1892)<ref>{{Cita|Conti|p. 195226}}.</ref>, [[Aurelio Saffi]] (1885)<ref>Vittorio {{Cita|Gnocchini, ''cit.'', |p. 245}}.</ref>, [[Gaetano Tacconi]] (1885)<ref>Vittorio {{Cita|Gnocchini, ''cit.'', |p. 263}}.</ref> e [[Giuseppe Zanardelli]] (1889)<ref>Vittorio {{Cita|Gnocchini, ''cit.'', |p. 277}}.</ref>.
 
Anche dopo la Gran maestranza di Lemmi, la loggia continuò a rappresentare un riferimento importante nell'organizzazione del Grande Oriente massonico. Tra gli affiliati dell'inizio del [[XX secolo]] si ebbero [[Giovanni Ameglio]] (1920)<ref>Vittorio {{Cita|Gnocchini, ''cit.'', |p. 12}}.</ref>, [[Mario Cevolotto]]<ref>Vittorio {{Cita|Gnocchini, ''cit.'', |p. 71}}.</ref>, [[Eugenio Chiesa]] (1913)<ref>Vittorio {{Cita|Gnocchini, ''cit.'', |p. 72}}.</ref>, [[Alessandro Fortis]] (1909)<ref>Vittorio {{Cita|Gnocchini, ''cit.'', |p. 128}}.</ref>, [[Gabriele Galantara]] (1907)<ref>Vittorio {{Cita|Gnocchini, ''cit.'', |p. 135}}.</ref>, [[Arturo Labriola]] (1914)<ref>Vittorio {{Cita|Gnocchini, ''cit.'', |p. 160}}.</ref> e [[Giorgio Pitacco]] (1909)<ref>Vittorio {{Cita|Gnocchini, ''cit.'', |p. 224}}.</ref>.
 
Sin dalla fondazione, la caratteristica principale della loggia fu quella di garantire un'adeguata copertura e segretezza agli iniziati di maggior importanza, sia all'interno che al di fuori dell'organizzazione massonica<ref name=Arrigo1 />. L'originale loggia operò fino alalla [[1925]],promulgazione quandodella furonolegge temporaneamente26 scioltenovembre tutte le logge massoniche1925, sun. impulso2029 delche [[Fascismo|regimeebbe fascista]]come quandoconseguenza vennelo promulgatascioglimento ladi leggetutte sulla «Regolamentazione dell'attività dellele associazioni ecaratterizzate l'appartenenzada allevincoli medesimedi del personale dipendente dallo Stato» (cosiddetta «legge contro la massoneria»)segretezza, costringendo il Gran maestro, [[Domizio Torrigiani]], a firmare il decreto di scioglimento di tutte le logge (26 novembre [[1925]]).<ref>Santi {{Cita|Fedele, ''La massoneria italiana nell'esilio e nella clandestinità. 1927-1939'', Milano, FrancoAngeli, 2005, |p. 11}}.</ref>. La massoneria italiana, peraltro, si ricostituì in esilio, a [[Parigi]], il 12 gennaio [[1930]].<ref>Santi {{Cita|Fedele, ''cit.'', |p. 57}}.</ref>.
 
=== Il secondo dopoguerra, la ricostituzione e la figura di Licio Gelli ===
=== Dopoguerra ===
{{Vedi anche|Licio Gelli}}
Dopo la caduta del regime fascista, alla fine della [[Seconda guerra mondiale]], con il rientro in Italia del Grande Oriente, il Gran maestro [[Ugo Lenzi]] (1949-1953) ricostituì la loggia con il nome di «Propaganda 2» per ragioni di numerazione delle logge italiane imposte da necessità organizzative e ripresero le attività delle logge<ref name="Arrigo2">Dino P. Arrigo, ''cit.'', p. 46.</ref> che tornò ad essere alle dipendenze dirette del [[Gran maestro]] dell'Ordine sino all'avvento di Licio Gelli. Quest'ultimo venne prima delegato dal Gran maestro [[Lino Salvini]] a rappresentarlo in tutte le funzioni all'interno della loggia (1970)<ref name="Mola1">Aldo A. Mola, ''Storia della Massoneria italiana dalle origini ai nostri giorni'', Milano, Bompiani, 1992, p. 746.</ref>, poi ne fu nominato Maestro Venerabile, cioè capo a tutti gli effetti (1975)<ref>Dino P. Arrigo, ''cit.'', p. 52.</ref>.
Dopo la caduta del regime fascista, alla fine della [[seconda guerra mondiale]], con il rientro in Italia del Grande Oriente, la loggia venne ricostituita con il nome di «Propaganda 2», per ragioni di numerazione delle logge italiane imposte da necessità organizzative. Ripresero le attività delle logge<ref name="Arrigo2">{{Cita|Arrigo|p. 46}}.</ref>, che tornarono ad essere alle dipendenze dirette del [[Gran maestro]] dell'Ordine, sino all'avvento di Licio Gelli. Quest'ultimo venne prima delegato dal Gran maestro [[Lino Salvini]] a rappresentarlo in tutte le funzioni all'interno della loggia (1970)<ref name="Mola1">{{Cita|Mola, 1982|p. 746}}.</ref>, poi ne fu nominato ''[[Maestro venerabile]]'', cioè capo a tutti gli effetti (1975)<ref>{{Cita|Arrigo|p. 52}}.</ref> Sulla base di alcuni appunti del [[SISMI]] e del [[SISDE]] scoperti dal magistrato Vincenzo Calia nella sua inchiesta sulla morte di [[Enrico Mattei]], la Loggia P2 sarebbe stata fondata da [[Eugenio Cefis]], che l'avrebbe diretta sino a quando fu presidente della [[Montedison]]: poi, dopo lo [[Primo scandalo dei petroli|scandalo petroli]], sarebbe subentrato il duo [[Licio Gelli]]-[[Umberto Ortolani]].<ref>{{Cita news|autore=Gianni D'Elia|url=https://pasolinipuntonet.blogspot.it/2012/10/petrolio-la-bomba-di-pasolini-di-gianni.html|titolo='Petrolio', la bomba di Pasolini|pubblicazione=[[il Fatto Quotidiano]]|data=2 aprile 2010|accesso=6 ottobre 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161006153234/http://pasolinipuntonet.blogspot.it/2012/10/petrolio-la-bomba-di-pasolini-di-gianni.html|urlmorto=no}}</ref><ref name=":3">{{Cita|Fiorentino|pp. 56-57}}.</ref> Secondo altre testimonianze il capo occulto della Loggia P2 sarebbe stato l'ex [[Democrazia Cristiana|democristiano]] [[Giulio Andreotti]].<ref name=":3" /><ref name=":0" /><ref name="Cita|Beccaria, 2013|p">{{Cita|Beccaria, 2013|p. ??}}.</ref>
 
[[File:Licio Gelli sui quotidiani.jpg|thumb|[[Licio Gelli]] nel 1981]]
In base a due appunti del [[Servizio per le informazioni e la sicurezza militare|SISMI]] e del [[Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica|SISDE]] scoperti dal magistrato Vincenzo Calia nella sua inchiesta sulla morte di [[Enrico Mattei]], la Loggia P2 sarebbe stata fondata da [[Eugenio Cefis]], che l'avrebbe diretta sino a quando fu presidente della [[Montedison]]: poi, dopo lo [[Primo scandalo dei petroli|scandalo petroli]], sarebbe subentrato il duo [[Licio Gelli]]-[[Umberto Ortolani]]<ref>{{Cita news|autore=Gianni D'Elia|url=https://pasolinipuntonet.blogspot.it/2012/10/petrolio-la-bomba-di-pasolini-di-gianni.html|titolo='Petrolio', la bomba di Pasolini|pubblicazione=[[il Fatto Quotidiano]]|data=2 aprile 2010|accesso=6 ottobre 2016}}</ref>.
 
Nel [[secondo dopoguerra]] [[Licio Gelli]], un imprenditore toscano che in precedenza aveva aderito sia al [[fascismo]] (combattendo come volontario nella [[guerra civile spagnola]] ed essendo poi agente di collegamento con i [[Germania nazista|nazisti]] durante l'occupazione della [[Regno di Jugoslavia|Jugoslavia]]), sia all'[[antifascismo]] (organizzando la fuga dei partigiani dal carcere delle Ville Sbertoli in collaborazione con il partigiano [[Silvano Fedi]])<ref name=":1">{{Cita|Montanelli e Cervi|p. ??}}.</ref>, fu iniziato alla massoneria il 6 novembre [[1963]], presso la loggia "Gian Domenico Romagnosi" di Roma.<ref name="Arrigo2" /> La Commissione parlamentare crede che Gelli avesse ottenuto anche aderenze presso la «corte» del generale argentino [[Juan Domingo Perón]]<ref name=":5">{{Cita|Fiorentino|p. 84}}.</ref> (una fotografia lo ritrae alla [[Casa Rosada]] insieme al Presidente e a [[Giulio Andreotti]])<ref>{{Cita|Fiorentino|pp. 55-56}}.</ref>: fu successivamente affiliato alla loggia Hod dal Maestro venerabile Alberto Ascarelli, e promosso al grado di «Maestro».<ref>{{Cita|Fiorentino|p. 64}}.</ref><ref>{{Cita|Fiorentino|pp. 66-67}}.</ref>
Secondo altre testimonianze il capo occulto della Loggia P2 sarebbe stato l'ex [[Democrazia Cristiana|democristiano]] [[Giulio Andreotti]]<ref name=":0" /><ref name=":2" />.
 
Successivamente nella loggia "Garibaldi – Pisacane di Ponza – Hod" Gelli cominciò a inserire numerosi personaggi di spicco, destando l'apprezzamento del suo Maestro venerabile, che lo presentò a [[Giordano Gamberini]], Gran maestro dell'Ordine. Gelli convinse Gamberini a iniziare «sulla spada» (cioè al di fuori dello specifico rituale massonico) i nuovi aderenti, e a inserirli nell'elenco dei «fratelli coperti» della loggia P2.<ref>{{Cita|Fiorentino|pp. 64-65}}.</ref><ref>{{Cita|Arrigo|pp. 46-47}}.</ref>
=== Licio Gelli ===
[[File:Licio Gelli sui quotidiani.jpg|thumb|Licio Gelli ai tempi della scoperta della Loggia P2.]]
 
Gelli prese un elenco di "membri dormienti", ovvero membri che non erano più invitati a partecipare ai [[rituali massonici]], poiché la [[Massoneria in Italia|Massoneria italiana]] era sotto stretta sorveglianza da parte della [[Democrazia Cristiana]] (DC) al potere attraverso il [[Pentapartito]]. Grazie a questi primi contatti, Gelli riuscì ad estendere la sua rete a tutti i livelli dell'establishment italiano.<ref>{{cita news|titolo=How Licio Gelli took over Italy's secret power centre |opera=The Times |data=30 maggio 1981}}</ref>
[[Licio Gelli]], un imprenditore toscano che in precedenza si era schierato sia col fascismo (combattendo come volontario nella [[guerra civile spagnola]] ed essendo poi agente di collegamento con i [[Germania nazista|nazisti]] durante l'occupazione della [[Regno di Jugoslavia|Jugoslavia]]), sia con l'[[antifascismo]] (organizzando la fuga dei partigiani dal carcere delle Ville Sbertoli in collaborazione col partigiano [[Silvano Fedi]])<ref name="MontanelliCervi">{{Cita libro|autore=Indro Montanelli|autore2=Mario Cervi|titolo=L'Italia degli anni di fango|città=Milano|editore=Rizzoli|anno=1993}}</ref>, fu iniziato alla massoneria il 6 novembre [[1963]], presso la loggia [[Gian Domenico Romagnosi]] di Roma<ref name="Arrigo2" />. Gelli aveva ottenuto anche aderenze presso la «corte» del generale argentino [[Juan Domingo Perón]] (una fotografia lo ritrae alla [[Casa Rosada]] insieme al Presidente e a [[Giulio Andreotti]]): fu successivamente affiliato alla loggia Hod dal Maestro venerabile Alberto Ascarelli, e promosso al grado di «Maestro».
 
In un libro del 2018, [[Daniele Ganser]] ha affermato che il politico della Pennsylvania [[Frank Gigliotti]], condannato per corruzione, era un [[massoneria|massone]] che aveva scelto Gelli per formare un governo anticomunista parallelo, in collaborazione con la [[CIA]] a Roma,<ref name="Ganser" /> e che nell'autunno del 1969 il generale [[Alexander Haig]], comandante supremo della [[NATO]] in Europa, e [[Henry Kissinger]], consigliere per la sicurezza della presidenza [[Richard Nixon|Nixon]], autorizzarono Gelli a reclutare 400 ufficiali italiani e della NATO all'interno della P2.<ref name="Ganser">{{Cita libro|url=https://books.google.com/books?id=Kt9LDwAAQBAJ&pg=PT123|pp=122–123|titolo=La storia come mai vi è stata raccontata|autore=[[Daniele Ganser]]|editore=Fazio editore|lingua=it|serie=Le Terre|data=22 febbraio 2018 |isbn=9788893253543}}</ref> Queste affermazioni sarebbero state in parte basate sulla [[disinformazione]] diffusa dall'[[Unione Sovietica]] negli anni '70.<ref>{{cita web|titolo=Misinformation about "Gladio/Stay Behind" Networks Resurfaces |url=http://usinfo.state.gov/media/Archive/2006/Jan/20-127177.html |accesso=8 luglio 2023 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080328042037/http://usinfo.state.gov/media/Archive/2006/Jan/20-127177.html |urlmorto=si }}</ref>
Nella Hod, Gelli cominciò a inserire numerosi personaggi di spicco, destando l'apprezzamento del suo Maestro venerabile, che lo presentò a [[Giordano Gamberini]], Gran maestro dell'Ordine. Gelli convinse Gamberini a iniziare «sulla spada» (cioè al di fuori dello specifico rituale massonico) i nuovi aderenti, e a inserirli nell'elenco dei «fratelli coperti» della loggia P2<ref>Dino P. Arrigo, ''cit.'', pp. 46-47.</ref>.
 
=== Gli anni 1970 e l'influenza nella società italiana ===
=== Anni settanta ===
{{Vedi anche|Fascicoli SIFAR|Golpe Borghese|Strage dell'Italicus}}
Il 15 giugno [[1970]], [[Lino Salvini]] (succeduto da poco a Giordano Gamberini come Gran maestro del Grande Oriente d'Italia)<ref name="MontanelliCervi" />, delegò a Gelli la gestione della loggia P2, conferendogli la facoltà di iniziare nuovi iscritti<ref name="Mola1" />, anche «all'orecchio» – funzione che tradizionalmente fino ad allora era prerogativa esclusiva del Gran maestro – e nominandolo altresì «segretario organizzativo» (19 giugno [[1971]]). Da allora in poi, il solo Licio Gelli sarebbe stato a conoscenza dell'elenco dei nominativi degli affiliati alla loggia P2. Una volta preso il potere al vertice della loggia, Gelli la trasformò in un punto di raccolta di imprenditori e funzionari statali di ogni livello (fra quelli alti), con una particolare predilezione per gli ambienti militari.
Il 15 giugno [[1970]], [[Lino Salvini]] (succeduto da poco a Giordano Gamberini come Gran maestro del Grande Oriente d'Italia)<ref name=":1" />, delegò a Gelli la gestione della loggia P2, conferendogli la facoltà di iniziare nuovi iscritti<ref name="Mola1" />, anche «all'orecchio» – funzione che tradizionalmente fino ad allora era prerogativa esclusiva del Gran maestro – e nominandolo altresì «segretario organizzativo» (19 giugno [[1971]]). Da allora in poi, il solo Licio Gelli sarebbe stato a conoscenza dell'elenco dei nominativi degli affiliati alla loggia P2. Una volta preso il potere al vertice della loggia, Gelli la trasformò in un punto di raccolta di imprenditori e funzionari statali di ogni livello (fra quelli alti), con una particolare predilezione per gli ambienti militari.
 
Nel dicembre 1970 secondo un dossier del [[servizio informazioni difesa|SID]] Licio Gelli e la P2 preseroavrebbero dovuto prendere parte al [[golpe Borghese]], cometale descrittodocumentazione nelfrutto dossierdegli interrogatori del colonnello Sandro Romagnoli nei confronti di Torquato Nicoli e Maurizio Degli Innocenti, entrambi esponenti del ''[[ServizioFronte informazioniNazionale difesa(1967)|SIDFronte Nazionale]]'' consegnatoverrà incompletoinviata nel 1974 da Giulio Andreotti nel [[1974]] alla magistratura romanainquirente. eSempre resonel pubblico1974 nellail versionegenerale integraledi solobrigata nelGiovanni Allavena, allontanato dal [[1991Servizio informazioni forze armate|SIFAR]]: leil parti12 cancellategiugno (omesse1966 perché,e aaffiliato dettaalla di AndreottiP2, avrebberoaveva causatofatto unpervenire terremotoa politicoGelli peri via[[Fascicoli deiSIFAR|fascicoli nomiriservati implicati)del includevanoSIFAR]] ildi nomecui diera [[Giovannistata Torrisi]],disposta successivamentela [[Capodistruzione dida statoparte maggiore]]del Ministero della Difesa. traTra ilessi [[1980]]i efascicoli ilrelativi all'ex Ministro della Difesa [[1981Roberto Tremelloni]], eal ipiù nomivolte ePresidente ladel compartecipazioneConsiglio della[[Amintore P2Fanfani]], ea di[[Giorgio LicioLa GelliPira]], cheal sifuturo sarebbesegretario dovuto occuparegenerale del [[SequestroMinistero didegli persona|rapimentoAffari Esteri]] dell'allora [[PresidenteFrancesco dellaMalfatti Repubblicadi Montetretto]] e al Italiana|Presidente della Repubblica]] [[Giuseppe Saragat]].<ref>{{Cita|Guarino e Raugei, 2006|p. 58}}.</ref> L'utilizzo fattone da Gelli non è stato del tutto chiarito.
 
Già nel 1974, il generale di brigata Giovanni Allavena, allontanato dal [[Servizio informazioni forze armate|SIFAR]] il 12 giugno 1966 e affiliato alla P2, aveva fatto pervenire a Gelli i [[Fascicoli SIFAR|fascicoli riservati del SIFAR]] di cui era stata disposta la distruzione da parte del Ministero della Difesa. Tra essi i fascicoli relativi all'ex Ministro della Difesa [[Roberto Tremelloni]], al più volte Presidente del Consiglio [[Amintore Fanfani]], a [[Giorgio La Pira]], al futuro segretario generale del [[Ministero degli Affari Esteri]] [[Francesco Malfatti di Montetretto]] e al Presidente della Repubblica [[Giuseppe Saragat]]<ref>{{Cita libro|autore=Mario Guarino|autore2=Feodora Raugei|titolo=Gli anni del disonore|città=Bari|editore=Dedalo|anno=2006|p=58}}</ref>. L'utilizzo fattone da Gelli non è stato del tutto chiarito.
 
[[File:Italicus.jpg|thumb|Il treno Italicus dilaniato dall'esplosione di una bomba.|alt=]]
 
Nella notte del 4 agosto [[1974]], a [[San Benedetto Val di Sambro]], avvenne la [[strage dell'Italicus]]: morirono 12 persone e ne furono ferite 48. Pur concludendosi con l'assoluzione generale di tutti gli imputati, stante l'impossibilità di determinare concretamente le personalità dei mandanti e degli esecutori materiali, venne riconosciuto il contesto in cui l'attentato era maturato. La sentenza di assoluzione di primo grado attribuì la strage all'ambiente di [[Ordine Nero]] e alla P2<ref>{{Cita news|titolo=La banda dei ricatti e del tritolo|data=20 ottobre 1984|autore=Sandra Bonsanti|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/10/20/la-banda-dei-ricatti-del-tritolo.html|pubblicazione=[[La Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|accesso=28 gennaio 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131104144709/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/10/20/la-banda-dei-ricatti-del-tritolo.html|urlmorto=no}}</ref> definendo come pienamente comprovata una notevole serie di circostanze del tutto significative e univoche in tal senso, che nel frattempo erano state richiamate dalla Relazione della Commissione Parlamentare sulla Loggia P2.<ref group="N">''[{{cita testo|url=http://www.strano.net/stragi/tstragi/relmp2/rel14p2.htm |titolo=I collegamenti con l'eversione. Contatti con l'eversione nera]|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160305234140/http://www.strano.net/stragi/tstragi/relmp2/rel14p2.htm }}'', ''strano.net''. Dalla relazione di maggioranza della Commissione Parlamentare sulla Loggia Massonica P2:<br />«Più puntualmente nella sentenza assolutoria d'Assise 20.7.1983-19.3.1984 si legge (i numeri tra parentesi indicano le pagine del testo dattiloscritto della sentenza): "(182) A giudizio delle parti civili, gli attuali imputati, membri dell'Ordine Nero, avrebbero eseguito la strage in quanto ispirati, armati e finanziati dalla massoneria, che dell'eversione e del terrorismo di destra si sarebbe avvalsa, nell'ambito della cosiddetta "strategia della tensione" del paese creando anche i presupposti per un eventuale colpo di Stato.<br />La tesi di cui sopra ha invero trovato nel processo, soprattutto con riferimento alla ben nota Loggia massonica P2, gravi e sconcertanti riscontri, pur dovendosi riconoscere una sostanziale insufficienza degli elementi di prova acquisiti sia in ordine all'addebitalità della strage a Tuti Mario e compagni, sia circa la loro appartenenza ad Ordine Nero e sia quanto alla ricorrenza di un vero e proprio concorso di elementi massonici nel delitto per cui è processato.<br />(183-184) Peraltro risulta adeguatamente dimostrato: come la Loggia P2, e per essa il suo capo Gelli Licio [...], nutrissero evidenti propensioni al golpismo; come tale formazione aiutasse e finanziasse non solo esponenti della destra parlamentare [..], ma anche giovani della destra extraparlamentare, quanto meno di Arezzo (ove risiedeva appunto il Gelli);<br />come esponenti non identificati della massoneria avessero offerto alla dirigenza di Ordine Nuovo la cospicua cifra di L. 50 milioni al dichiarato scopo di finanziare il giornale del movimento (vedansi sul punto le deposizioni di Marco Affatigato, il quale ha specificato essere stata tale offerta declinata da Clemente Graziani);<br />come nel periodo ottobre-novembre 1972 un sedicente massone della “Loggia del Gesù” (si ricordi che a Roma, in Piazza del Gesù, aveva sede un'importante “famiglia massonica” poi fusasi con quella di Palazzo Giustiniani), alla guida di un'auto azzurra targata Arezzo, avesse cercato di spingere gli ordinovisti di Lucca a compiere atti di terrorismo, promettendo a Tomei e ad Affatigato armi, esplosivi ed una sovvenzione di L. 500.000″.<br />"appare quanto meno estremamente probabile” – si legge a pag. 193 – che anche tale “fantomatico massone appartenesse alla Loggia P2».</ref><ref>{{cita web| autore=Tina Anselmi|data=12 luglio 1984|titolo=Relazione di maggioranza della commissione parlamentare d'inchiesta sulla loggia massonica P2|editore=''Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana – IX Legislatura – Resoconto seduta n. 163''|p=15749|url=http://legislature.camera.it/chiosco.asp?content=/documenti/documentiParlamentari/ElencoDOC_1_12.asp?IdLegislatura=09%7c693&source=/altre_sezionism/10169/10181/10336/documentoxml.asp|accesso=23 gennaio 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150518090458/http://legislature.camera.it/chiosco.asp?content=%2Fdocumenti%2FdocumentiParlamentari%2FElencoDOC_1_12.asp%3FIdLegislatura%3D09%7C693&source=%2Faltre_sezionism%2F10169%2F10181%2F10336%2Fdocumentoxml.asp|urlmorto=no}}</ref>. La sentenza di appello condannò come esecutori materiali [[Mario Tuti]] e [[Luciano Franci]], appartenenti alla sigla terroristica [[Fronte Nazionale Rivoluzionario]], inquadrando la strage in un disegno di colpo di Stato che doveva avvenire nell'agosto del 1974. La Cassazione annullò la condanna, sentenziando che comunque la matrice neofascista era stata correttamente individuata. Nel frattempo erano emersi numerosi elementi di collegamento tra la P2 e i terroristi toscani, provenienti da diverse fonti: le dichiarazioni del principale teste d'accusa, Aurelio Fianchini, che già nel 1976 parlava di massoneria dietro i terroristi neri; le ammissioni di Franci nel confronto con Batani il 13 agosto 1976, di fronte al giudice [[Pier Luigi Vigna]]; la testimonianza dell'estremista lucchese Marco Affatigato; il materiale ritrovato a [[Stefano Delle Chiaie (politico)|Stefano Delle Chiaie]] in particolare l'appunto intitolato ''Italicus: Cauchi e massoni''; le testimonianze che collegano l'estremista Augusto Cauchi direttamente con Licio Gelli fra cui anche quella del maresciallo di polizia Sergio Baldini; la testimonianza del collaboratore di giustizia Andrea Brogi, che asserì di essere stato testimone del pagamento di somme di denaro da parte di Gelli ad Augusto Cauchi: «A Gelli e penso anche a Birindelli fu detto chiaramente che eravamo un gruppo che si armava e che era pronto alla lotta armata nel caso di una vittoria delle sinistre al referendum. Su insistenza del G.I. escludo che a Gelli sia stato fatto un discorso con riferimento specifico o ad attentati individuati oppure al procacciamento di queste armi o di questo esplosivo. Gelli sapeva che eravamo pronti per la lotta armata e che gli chiedevamo finanziamenti ma non gli fu detto nulla né di singoli attentati né di singoli armamenti»<ref>Sentenza di appello per l'attentato di Vaiano, p. 36</ref>. «Per quanto ne so tutto il denaro ricevuto dal Gelli è stato speso per l'acquisto di armi ed esplosivo»<ref>Sentenza Italicus bis, p. 308</ref>.
 
Nel frattempo erano emersi numerosi elementi di collegamento tra la P2 e i terroristi toscani, provenienti da diverse fonti: le dichiarazioni del principale teste d'accusa, Aurelio Fianchini, che già nel 1976 parlava di massoneria dietro i terroristi neri; le ammissioni di Franci nel confronto con Batani il 13 agosto 1976, di fronte al giudice [[Pier Luigi Vigna]]; la testimonianza dell'estremista lucchese Marco Affatigato; il materiale ritrovato a [[Stefano Delle Chiaie (politico)|Stefano Delle Chiaie]] in particolare l'appunto intitolato ''Italicus: Cauchi e massoni''; le testimonianze che collegano l'estremista Augusto Cauchi direttamente con Licio Gelli fra cui anche quella del maresciallo di polizia Sergio Baldini; la testimonianza del collaboratore di giustizia Andrea Brogi, che asserì di essere stato testimone del pagamento di somme di denaro da parte di Gelli ad Augusto Cauchi: «A Gelli e penso anche a Birindelli fu detto chiaramente che eravamo un gruppo che si armava e che era pronto alla lotta armata nel caso di una vittoria delle sinistre al referendum. Su insistenza del G.I. escludo che a Gelli sia stato fatto un discorso con riferimento specifico o ad attentati individuati oppure al procacciamento di queste armi o di questo esplosivo. Gelli sapeva che eravamo pronti per la lotta armata e che gli chiedevamo finanziamenti ma non gli fu detto nulla né di singoli attentati né di singoli armamenti».<ref>Sentenza di appello per l'attentato di Vaiano, p. 36</ref> «Per quanto ne so tutto il denaro ricevuto dal Gelli è stato speso per l'acquisto di armi ed esplosivo».<ref>Sentenza Italicus bis, p. 308</ref>
Ben presto sorsero contrasti tra Gelli e Lino Salvini. Nel dicembre [[1974]], a Napoli la Gran Loggia dei Maestri venerabili del [[Grande Oriente d'Italia|GOI]], su proposta del Gran maestro, decretò lo scioglimento della secolare loggia P2, offrendo agli iniziati, in alternativa alle dimissioni, la possibilità di entrare in una loggia regolare o di affidarsi «all'orecchio» del Gran maestro<ref>Dino P. Arrigo, ''cit.'', p. 49.</ref>.
 
Ben presto sorsero contrasti tra Gelli e Lino Salvini. Il 14 dicembre [[1974]], a [[Napoli]] la Gran Loggia dei Maestri venerabili del [[Grande Oriente d'Italia|GOI]], su proposta del Gran maestro, decretò lo scioglimento della secolare loggia P2, offrendo agli iniziati, in alternativa alle dimissioni, la possibilità di entrare in una loggia regolare o di affidarsi «all'orecchio» del Gran maestro.<ref>{{Cita|Arrigo|p. 49}}.</ref><ref>{{Cita pubblicazione|autore=Lino Salvini|data=1984|titolo=Deposizione ai giudici Vigna , Zincani e Vella il 15 agosto 1976|rivista=Relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sulla Loggia P2|volume=vol. III, tomo VII bis|p=132}}</ref>
La reazione di Gelli ebbe effetti devastanti per la carriera del Gran maestro Salvini. Nel [[1973]], si erano riunificate le due famiglie massoniche di Palazzo Giustiniani e quella di Piazza del Gesù (quest'ultima nata da una scissione negli [[Anni 1960|anni sessanta]] avvenuta nella Serenissima Gran Loggia d'Italia), guidata da Francesco Bellantonio, ex funzionario dell'[[Eni]] e parente di [[Michele Sindona]]. Come conseguenza di questa riunificazione (che ebbe vita breve, solo due anni) la loggia Giustizia e Libertà – loggia coperta del gruppo massonico di Piazza del Gesù, che contava tra i suoi iscritti il direttore generale di Mediobanca [[Enrico Cuccia]])<ref>Aldo A. Mola, ''Storia della Massoneria italiana dalle origini ai nostri giorni'', p. 744.</ref>, il procuratore generale della Procura di Roma Carmelo Spagnuolo e l'avvocato Martino Giuffrida di Messina – aveva visto molti iscritti passare «all'orecchio» del Gran maestro del GOI. Approfittando del malcontento di questi ultimi, Gelli prese immediatamente contatto con Bellantonio e il suo gruppo, con l'obiettivo di cambiare i vertici del Grande Oriente d'Italia<ref>Dino P. Arrigo, ''cit.'', p. 50.</ref>.
 
La reazione di Gelli ebbe effetti devastanti per la carriera del Gran maestro Salvini. Nel [[1973]], si erano riunificate le due famiglie massoniche di Palazzo Giustiniani e quella di Piazza del Gesù (quest'ultima nata da una scissione negli [[Anni 1960|anni sessanta]] avvenuta nella Serenissima Gran Loggia d'Italia), guidata da Francesco Bellantonio, ex funzionario dell'[[Eni]] e parente di [[Michele Sindona]]. Come conseguenza di questa riunificazione (che ebbe vita breve, solo due anni) la loggia Giustizia e Libertà – loggia coperta del gruppo massonico di Piazza del Gesù, che contava tra i suoi iscritti il direttore generale di Mediobanca [[Enrico Cuccia]]<ref>{{Cita|Mola, 1982|p. 744}}.</ref>, il procuratore generale della Procura di Roma Carmelo Spagnuolo e l'avvocato Martino Giuffrida di Messina – aveva visto molti iscritti passare «all'orecchio» del Gran maestro del GOI. Approfittando del malcontento di questi ultimi, Gelli prese immediatamente contatto con Bellantonio e il suo gruppo, con l'obiettivo di cambiare i vertici del Grande Oriente d'Italia.<ref>{{Cita|Arrigo|p. 50}}.</ref>
In occasione della Gran Loggia tenutasi nel marzo [[1975]], l'avvocato Giuffrida produsse prove su presunti reati finanziari (finanziamenti illeciti ai partiti, provenienti dalla [[FIAT]] e dalla [[Confederazione generale dell'industria italiana|Confindustria]], traffici illeciti e contrabbando nel [[porto di Livorno]], tangenti private) compiuti dal Gran maestro<ref>Dino P. Arrigo, ''cit.'', p. 51.</ref>, suscitando la richiesta a gran voce delle dimissioni di Salvini, da parte dell'assemblea.
 
In occasione della Gran Loggia tenutasi nel marzo [[1975]], l'avvocato Giuffrida produsse prove su presunti reati finanziari (finanziamenti illeciti ai partiti, provenienti dalla [[FIAT]] e dalla [[Confindustria]], traffici illeciti e contrabbando nel [[porto di Livorno]], tangenti private) compiuti dal Gran maestro<ref>{{Cita|Arrigo|p. 51}}.</ref>, suscitando la richiesta a gran voce delle dimissioni di Salvini, da parte dell'assemblea.
Durante una sospensione dei lavori Gelli e Salvini raggiunsero un accordo in base al quale la Gran Loggia avrebbe riconfermato la fiducia al Gran maestro; in contropartita, quest'ultimo ricostituiva nuovamente la Loggia P2, riaffidandola a Licio Gelli (nell'accordo, Gelli conveniva l'espulsione dal GOI di Bellantonio e Giuffrida e degli altri «congiurati»)<ref>Dino P. Arrigo, ''cit.'', pp. 51-52.</ref> e nominandolo Maestro venerabile il 12 maggio 1975. L'affiliazione alla loggia sarebbe stata sottoposta a verifica da parte dell'ex Gran maestro Giordano Gamberini, «all'orecchio» del quale dovevano pervenire le iniziazioni coperte. Gelli, tuttavia, convinse Gamberini ad effettuare le eventuali «concelebrazioni» non in un tempio massonico, ma in un appartamento all'Hotel Excelsior di Roma e – soprattutto – a sottoscrivere in bianco almeno quattrocento brevetti di ammissione, cui in seguito avrebbe aggiunto i nominativi degli affiliati<ref name=Arrigo3>Dino P. Arrigo, ''cit.'', p. 53.</ref>.
 
Durante una sospensione dei lavori Gelli e Salvini raggiunsero un accordo in base al quale la Gran Loggia avrebbe riconfermato la fiducia al Gran maestro; in contropartita, quest'ultimo ricostituiva nuovamente la Loggia P2, riaffidandola a Licio Gelli (nell'accordo, Gelli conveniva l'espulsione dal GOI di Bellantonio e Giuffrida e degli altri «congiurati»)<ref>{{Cita|Arrigo|pp. 51-52}}.</ref> e nominandolo Maestro venerabile il 12 maggio 1975. L'affiliazione alla loggia sarebbe stata sottoposta a verifica da parte dell'ex Gran maestro Giordano Gamberini, «all'orecchio» del quale dovevano pervenire le iniziazioni coperte. Gelli, tuttavia, convinse Gamberini ad effettuare le eventuali «concelebrazioni» non in un tempio massonico, ma in un appartamento all'Hotel Excelsior di Roma e – soprattutto – a sottoscrivere in bianco almeno quattrocento brevetti di ammissione, cui in seguito avrebbe aggiunto i nominativi degli affiliati.<ref name="Arrigo3">{{Cita|Arrigo|p. 53}}.</ref>
Nell'agosto 1975, subito dopo la vittoria elettorale del PCI alle [[Elezioni regionali italiane del 1975|elezioni regionali]], Gelli mise a punto uno «Schema R», che trasmise al Presidente della Repubblica [[Giovanni Leone]], senza ottenere riscontri. Nel documento il massone aretino propugnava l'instaurazione della [[Repubblica presidenziale]], la riduzione del numero dei parlamentari e l'abolizione delle loro immunità. Propose anche l'abolizione del servizio militare di leva e la sua sostituzione con un esercito di professione<ref>Aldo A. Mola, ''cit.'', pp. 765-766.</ref>.
 
Nell'agosto 1975, subito dopo la vittoria elettorale del PCI alle [[Elezioni regionali italiane del 1975|elezioni regionali]], Gelli mise a punto uno «Schema R», che trasmise al Presidente della Repubblica [[Giovanni Leone]], senza ottenere riscontri. Nel documento il massone aretino propugnava l'instaurazione della [[Repubblica presidenziale]], la riduzione del numero dei parlamentari e l'abolizione delle loro immunità. Propose anche l'abolizione del servizio militare di leva e la sua sostituzione con un esercito di professione.<ref>{{Cita|Mola|pp. 765-766}}.</ref>
Poco meno di un anno dopo, alcune indagini della [[Magistratura italiana|magistratura]] condussero all'arresto nel nuovo segretario organizzativo della loggia P2, l'avvocato Gian Antonio Minghelli, con l'accusa di legami con il clan del gangster marsigliese [[Albert Bergamelli]], quali i [[Sequestro di persona|sequestri di persona]] e il riciclaggio di denaro sporco<ref name=Arrigo3 />. Il 26 luglio [[1976]] Gelli ne approfittò per chiedere a Salvini la sospensione ufficiale di tutte le attività della P2, circostanza che gli permise di evitare il passaggio elettorale per la regolare conferma della sua maestranza venerabile e di continuare a dirigere la loggia in regime di ''prorogatio'', a tempo indeterminato<ref name=Arrigo3 />. In pratica, la P2 continuò ad esistere come gruppo gestito direttamente da Gelli, il quale manteneva personalmente i rapporti con Salvini e Gamberini (che, dopo il [[1976]], nella sua veste di garante, continuò a concelebrare molte iniziazioni per conto della Loggia P2) e gli altri vertici della massoneria<ref name=Anselmi />. Il 15 aprile [[1977]], pur essendo ufficialmente sospese le attività della P2, il Gran maestro Salvini conferì a Gelli una sorta di «delega in bianco» autorizzandolo a promuovere tutte le attività che avesse reputato di interesse e di utilità per la massoneria, rispondendo unicamente al Gran maestro per le azioni intraprese a tale scopo<ref>Aldo A. Mola, ''cit.'', p. 763.</ref>.
 
Poco meno di un anno dopo, alcune indagini della [[Magistratura italiana|magistratura]] condussero all'arresto nel nuovo segretario organizzativo della loggia P2, l'avvocato Gian Antonio Minghelli, con l'accusa di legami con il clan del gangster marsigliese [[Albert Bergamelli]], quali i [[Sequestro di persona|sequestri di persona]] e il riciclaggio di denaro sporco.<ref name=Arrigo3 /> Il 26 luglio [[1976]] Gelli ne approfittò per chiedere a Salvini la sospensione ufficiale di tutte le attività della P2, circostanza che gli permise di evitare il passaggio elettorale per la regolare conferma della sua maestranza venerabile e di continuare a dirigere la loggia in regime di ''prorogatio'', a tempo indeterminato.<ref name=Arrigo3 /> In pratica, la P2 continuò ad esistere come gruppo gestito direttamente da Gelli, il quale manteneva personalmente i rapporti con Salvini e Gamberini (che, dopo il [[1976]], nella sua veste di garante, continuò a concelebrare molte iniziazioni per conto della Loggia P2) e gli altri vertici della massoneria.<ref name=Anselmi /> Il 15 aprile [[1977]], pur essendo ufficialmente sospese le attività della P2, il Gran maestro Salvini conferì a Gelli una sorta di «delega in bianco» autorizzandolo a promuovere tutte le attività che avesse reputato di interesse e di utilità per la massoneria, rispondendo unicamente al Gran maestro per le azioni intraprese a tale scopo.<ref>{{Cita|Mola, 1982|p. 763}}.</ref>
Nel 1978, il Gran maestro Lino Salvini rassegnò le dimissioni dalla guida del GOI in anticipo sulla scadenza del mandato. La Gran Loggia dei Maestri venerabili elesse al suo posto l'ex generale dell'aeronautica [[Ennio Battelli]], il quale confermò la delega e la posizione speciale di Gelli nell'ambito della massoneria, imponendo peraltro la sua presenza o quella dell'ex Gran maestro Gamberini, durante le cerimonie di affiliazione dei nuovi aderenti ed escludendo pertanto ogni iniziazione «all'orecchio» da parte del Gelli<ref>Dino P. Arrigo, ''cit.'', p. 56.</ref>. Di conseguenza tutte le iniziazioni, a partire da tale data, ancorché effettuate in una sede irrituale quale l'Hotel Excelsior di Roma, furono celebrate alla presenza del Gran maestro in carica o di Giordano Gamberini.
 
Nel 1978, il Gran maestro Lino Salvini rassegnò le dimissioni dalla guida del GOI in anticipo sulla scadenza del mandato. La Gran Loggia dei Maestri venerabili elesse al suo posto l'ex generale dell'aeronautica [[Ennio Battelli]], il quale confermò la delega e la posizione speciale di Gelli nell'ambito della massoneria, imponendo peraltro la sua presenza o quella dell'ex Gran maestro Gamberini, durante le cerimonie di affiliazione dei nuovi aderenti ed escludendo pertanto ogni iniziazione «all'orecchio» da parte del Gelli.<ref>{{Cita|Arrigo|p. 56}}.</ref> Di conseguenza tutte le iniziazioni, a partire da tale data, ancorché effettuate in una sede irrituale quale l'Hotel Excelsior di Roma, furono celebrate alla presenza del Gran maestro in carica o di [[Giordano Gamberini]].
=== Anni ottanta ===
Nel frattempo, l'affluenza delle iniziazioni diviene sempre più intensa e copre tutti i settori della vita politica, economica e sociale italiana. Per una gestione efficace, Gelli dispone il decentramento degli affiliati in circoscrizioni regionali: ogni gruppo regionale dovrà far riferimento a un coordinatore con il grado di «Maestro», responsabile della presentazione al Maestro venerabile dei nuovi adepti (la qualifica di «capo gruppo» è specificata accanto al nominativo dell'interessato nella [[lista degli appartenenti alla P2]] sequestrata a Castiglion Fibocchi il 17 marzo 1981).
 
Nella seconda metà degli [[anni 1970]] la P2 ebbe la massima espansione ed influenza e cominciò ad operare anche all'estero (pare che abbia tentato proselitismo in [[Uruguay]], [[Brasile]], [[Venezuela]], [[Argentina]] e in [[Romania]], Paesi nei quali avrebbe, secondo alcuni, tentato di influire sulle rispettive situazioni politiche).<ref>{{Cita news|autore=Gianni Barbacetto|url=http://www.societacivile.it/focus/articoli_focus/massoni/p2.html|titolo=La P2 ieri. La sua vittoria oggi|pubblicazione=[[Diario (periodico)|Diario]]|data=maggio 2001|accesso=23 agosto 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20051104025557/http://www.societacivile.it/focus/articoli_focus/massoni/p2.html|urlmorto=sì}}</ref>: in particolare realizzò ramificazioni estese e importanti in [[Uruguay]], aiutato da uomini d'affari come [[Umberto Ortolani]] e [[Francesco Pazienza]].<ref name=":1" /> Per una gestione efficace, Gelli dispone il decentramento degli affiliati in circoscrizioni regionali: ogni gruppo regionale dovrà far riferimento a un coordinatore con il grado di «Maestro», responsabile della presentazione al Maestro venerabile dei nuovi adepti.
[[File:Strage di bologna soccorsi 3.jpg|thumb|Soccorsi si avviano verso la stazione di Bologna dopo l'esplosione che ha distrutto l'edificio.|alt=]]
 
Intanto già intorno al 1978 risalirebbe il primo rapporto riservato dei servizi segreti italiani in merito all'esistenza della loggia massonica P2, realizzato dal [[SISMI]] di Santovito.<ref>{{cita pubblicazione | autore = Claudio Celani | url = https://digilander.libero.it/autodifesa/doc/vbhtml.htm | titolo = A Strategy of Tension: The Case of Italy |oclc=560035532 | via = {{cita testo|url=https://archive.is/20200616214624/https://www.google.com/search?biw=1294&bih=630&tbm=bks&ei=FTvpXsm9K5OF1fAP7fyO2Ao&q=%22acknowledging+the+existence+of+the+P2+was+written%22&oq=%22acknowledging+the+existence+of+the+P2+was+written%22&gs_l=psy-ab.3...7162.7162.0.7543.1.1.0.0.0.0.136.136.0j1.1.0....0...1c..64.psy-ab..0.0.0....0.boknaIncaTY|titolo=archive,is}} | rivista = Executive Intelligence Review | data = marzo-aprile 2004 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20200616212804/https://digilander.libero.it/autodifesa/doc/vbhtml.htm | urlmorto = no | accesso = 16 giugno 2020 }} Citato in Thomas David PArker, {{cita testo|url=https://www.google.com/search?client=ubuntu&hs=arM&channel=fs&biw=1294&bih=630&tbm=bks&ei=cz7pXrGvGLW31fAP5-a6yAU&q=strategy+of+tension+the+case+of+italy%2Bcelani&oq=strategy+of+tension+the+case+of+italy%2Bcelani&gs_l=psy-ab.3...8346.9498.0.9810.7.7.0.0.0.0.124.693.0j6.6.0....0...1c.1.64.psy-ab..1.0.0....0._r8GNysNAZ0|titolo=''Avoiding The Terrorist Trap''|postscript=nessuno|accesso=13 settembre 2023|urlarchivio=https://archive.is/20200616215429/https://www.google.com/search?client=ubuntu&hs=arM&channel=fs&biw=1294&bih=630&tbm=bks&ei=cz7pXrGvGLW31fAP5-a6yAU&q=strategy+of+tension+the+case+of+italy%2Bcelani&oq=strategy+of+tension+the+case+of+italy%2Bcelani&gs_l=psy-ab.3...8346.9498.0.9810.7.7.0.0.0.0.124.693.0j6.6.0....0...1c.1.64.psy-ab..1.0.0....0._r8GNysNAZ0|urlmorto=sì}}, 2019, p. 244.</ref>
L'attività di Gelli non si limitò al semplice reclutamento di personaggi più o meno importanti: il 23 novembre [[1995]] Gelli venne condannato in via definitiva per depistaggio nel processo per la [[strage di Bologna]], avvenuta il 2 agosto [[1980]], nella quale furono uccise 85 persone e 200 rimasero ferite<ref name="Bianconi">{{Cita news|autore=Giovanni Bianconi|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,14/articleid,0685_01_1995_0317_0014_9266168/|titolo=Due colpevoli per la strage di Bologna|pubblicazione=[[La Stampa]]|data=24 novembre 1995|accesso=4 agosto 2016}}</ref>. Il depistaggio fu messo in atto, in concorso con il generale del [[Servizio per le informazioni e la sicurezza militare|SISMI]] [[Pietro Musumeci]], aderente alla P2, il colonnello dei carabinieri [[Giuseppe Belmonte]] e il faccendiere [[Francesco Pazienza]]<ref name="Bianconi" />, sistemando una valigia carica di armi, esplosivi, munizioni, biglietti aerei e documenti falsi sul treno Taranto-Milano del 13 gennaio 1981<ref>{{Cita libro|autore=Carlo Lucarelli|titolo=Nuovi misteri d'Italia. I casi di Blu Notte|città=Torino|editore=Einaudi|anno=2004}}</ref>. Licio Gelli è stato anche riconosciuto colpevole della frode riguardante la bancarotta del [[Banco Ambrosiano]] collegato alla banca del Vaticano, lo [[Istituto per le Opere di Religione|IOR]] (vi si trovò un buco di 1,3 miliardi di dollari). Infine, dopo una perquisizione, la polizia rinvenne nella sua villa oltre 2 milioni di dollari in lingotti d'oro<ref>{{Cita news|url=http://news.bbc.co.uk/1/hi/world/europe/170679.stm|titolo=World: Europe Pots of gold|pubblicazione=[[BBC News]]|data=14 settembre 1998|accesso=11 giugno 2011}}</ref><ref>{{Cita news|url= http://news.bbc.co.uk/1/hi/world/europe/195136.stm|titolo=World: Europe Gelli deported back to Italy|pubblicazione=BBC News|data=16 ottobre 1998|accesso=11 giugno 2011}}</ref>.
 
=== Gli anni 1980, la scoperta e la fine ===
Nel periodo dal 1976 al 1981 la P2 ebbe la massima espansione ed influenza e cominciò ad operare anche all'estero (pare che abbia tentato proselitismo in [[Uruguay]], [[Brasile]], [[Venezuela]], [[Argentina]] e in [[Romania]], Paesi nei quali avrebbe, secondo alcuni, tentato di influire sulle rispettive situazioni politiche)<ref>{{Cita news|autore=Gianni Barbacetto|url=http://www.societacivile.it/focus/articoli_focus/massoni/p2.html|titolo=La P2 ieri. La sua vittoria oggi|pubblicazione=[[Diario (periodico)|Diario]]|data=maggio 2001|accesso=23 agosto 2011}}</ref>: in particolare realizzò ramificazioni estese e importanti in [[Uruguay]], aiutato da uomini d'affari come [[Umberto Ortolani]] e [[Francesco Pazienza]]<ref name="MontanelliCervi"/>.
{{Vedi anche|Appartenenti alla P2|Piano di rinascita democratica|Legge 25 gennaio 1982, n. 17}}
Il 5 ottobre [[1980]] Gelli rilasciò un'intervista a [[Maurizio Costanzo]] (anch'egli affiliato con tessera n. 1819 della P2) per il ''[[Corriere della Sera]]'', all'epoca diretto da [[Franco Di Bella]], tessera P2 1887 (che la pubblicò), nella quale si sintetizzavano gli obiettivi già descritti nello «Schema R», e che saranno rinvenuti nel [[Piano di rinascita democratica]].<ref>{{Cita|Mola, 1982|p. 773}}.</ref> Il 17 marzo [[1981]] i giudici istruttori [[Gherardo Colombo]] e [[Giuliano Turone]], nell'ambito di un'inchiesta sul presunto [[sequestro di persona|rapimento]] dell'avvocato e uomo d'affari siciliano [[Michele Sindona]]<ref name=":2">{{Cita|Zavoli|p. ??}}.</ref>, fecero perquisire la villa di Gelli ad [[Arezzo]], [[villa Wanda]], e la fabbrica di sua proprietà (la Giole a [[Castiglion Fibocchi]] presso [[Arezzo]] – divisione giovane di Lebole – e la Socam)<ref name=":1" />: l'operazione, eseguita dalla sezione del colonnello Vincenzo Bianchi della [[Guardia di Finanza]], scoprì fra gli archivi della Giole una [[Appartenenti alla P2|lista di quasi mille iscritti alla loggia P2]], tra i quali il comandante generale dello stesso corpo, Orazio Giannini (tessera n. 832).<ref>{{Cita|Fiorentino|pp. 19-20}}.</ref><ref>{{Cita|Fiorentino|pp. 28-29}}.</ref> Secondo la Commissione parlamentare, presieduta da [[Tina Anselmi]], il Venerabile, durante il suo presunto periodo di latitanza in [[America Latina]], portò con se la parte più importante del suo archivio personale, compresa la lista completa degli iniziati alla P2, la quale, secondo alcune testimonianze, sarebbe stata composta da quasi 2400 nomi.<ref name=":5" />
 
[[File:Strage di bologna soccorsi 3.jpg|thumb|Soccorsi si avviano verso la [[stazione di Bologna]] dopo l'esplosione seguente l'[[strage di Bologna|attentato]], in cui venne accertato il coinvolgimento della P2.|alt=]]
Il 5 ottobre [[1980]] Gelli confezionò un'intervista, rilasciata a [[Maurizio Costanzo]] (anch'esso affiliato con tessera n. 1819 della P2) per il ''[[Corriere della Sera]]'', all'epoca diretto da [[Franco Di Bella]], tessera P2 1887 (che la pubblicò), nella quale si sintetizzavano gli obiettivi già descritti nello «Schema R», e che saranno rinvenuti nel [[Piano di rinascita democratica]]<ref>Aldo A. Mola, ''cit.'', p. 773.</ref>. Il 17 marzo [[1981]] ci fu il rinvenimento della lista dei 962 affiliati alla P2 e lo scandalo conseguente.
 
La scoperta suscitò grande scalpore nell'opinione pubblica italiana. La lista fu resa pubblica solo il [[21 maggio]] seguente dal Presidente del consiglio [[Arnaldo Forlani]], che, travolto dallo scandalo, si dimise.<ref>{{cita video|url=https://www.youtube.com/watch?app=desktop&v=G3mR-681CYA&feature=youtu.be|titolo=17-03+2017: Castiglion Fibocchi, 40 anni fa ritrovata la lista della P2 di Gelli|accesso=2 marzo 2023|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20230302174730/https://www.youtube.com/watch?app=desktop&v=G3mR-681CYA&feature=youtu.be|urlmorto=sì}}</ref>
Sette mesi dopo, il 31 ottobre 1981, la corte centrale del [[Grande Oriente d'Italia]] espulse Licio Gelli dal consesso massonico: Gelli, in quel momento latitante all'estero, aveva già presentato richiesta di «assonnamento» in data 1º ottobre 1981<ref>Aldo A. Mola, ''cit.'', pp. 777-778.</ref>. Pur tuttavia il Grande Oriente ritenne di non poter procedere allo scioglimento della Loggia Propaganda 2, essendo la sua attività all'interno del GOI ufficialmente sospesa sin dal 1976. In tale contesto, per il GOI, tutte le attività gestite dal Gelli dal 1976 sino a quel momento, eccedenti la normale amministrazione della loggia da lui diretta in regime transitorio, erano state adottate autonomamente e non dovevano essere ricondotte alla responsabilità dell'Ordine massonico. Nulla si disponeva nei confronti degli altri 961 iscritti alla loggia, che – di conseguenza – restavano a far parte della massoneria italiana.
 
Sette mesi dopo il ritrovamento, il 31 ottobre 1981, la corte centrale del [[Grande Oriente d'Italia]] espulse Licio Gelli dal consesso massonico: Gelli, in quel momento latitante all'estero, aveva già presentato richiesta di «assonnamento» in data 1º ottobre 1981.<ref>{{Cita|Mola, 1982|pp. 777-778}}.</ref> Pur tuttavia il Grande Oriente ritenne di non poter procedere allo scioglimento della Loggia Propaganda 2, essendo la sua attività all'interno del GOI ufficialmente sospesa sin dal 1976; così in tale contesto la loggia affermò che tutte le attività gestite dal Gelli dal 1976 sino a quel momento, eccedenti la normale amministrazione della loggia da lui diretta in regime transitorio, erano state adottate autonomamente e non dovevano essere ricondotte alla responsabilità dell'ordine massonico, ma nulla si disponeva nei confronti degli altri 961 iscritti alla loggia che – di conseguenza – restavano a far parte della massoneria italiana. Poco dopo una perquisizione, la polizia rinvenne nella sua villa oltre 2 milioni di dollari in lingotti d'oro.<ref>{{Cita news|url=http://news.bbc.co.uk/1/hi/world/europe/170679.stm|titolo=World: Europe Pots of gold|pubblicazione=[[BBC News]]|data=14 settembre 1998|accesso=11 giugno 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20040526070736/http://news.bbc.co.uk/1/hi/world/europe/170679.stm|urlmorto=no}}</ref><ref>{{Cita news|url=http://news.bbc.co.uk/1/hi/world/europe/195136.stm|titolo=World: Europe Gelli deported back to Italy|pubblicazione=BBC News|data=16 ottobre 1998|accesso=11 giugno 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20040526070753/http://news.bbc.co.uk/1/hi/world/europe/195136.stm|urlmorto=no}}</ref>
La Commissione Anselmi, nella sua relazione, parlò a proposito dei rapporti tra Gelli e la massoneria di «rapporti non chiari di reciproca dipendenza, se non di ricatto, che egli instaurò con i Gran Maestri e con i loro collaboratori diretti» e specificando che:
 
Ai sensi della legge 23 settembre 1981, n. 527, nel dicembre dello stesso anno venne costituita una apposita commissione parlamentare d'inchiesta presieduta da [[Tina Anselmi]], e successivamente con l'emanazione della [[legge 25 gennaio 1982, n. 17]] la loggia venne definitivamente sciolta e venne sancita l'illegalità della costituzione di associazioni segrete con analoghe finalità.
{{Citazione|Al di là dei riferimenti testuali e documentali, pur inequivocabili, da inquadrare peraltro nella assoluta disinvoltura con la quale il Grande Oriente gestiva le procedure, quello che va realisticamente considerato è che non appare assolutamente credibile sostenere che l'attività massiccia di proselitismo portata avanti in questi anni dal Gelli – che coinvolgeva alcune centinaia di persone, per lo più di rango e cultura di livello superiore – sia potuta avvenire frodando allo stesso tempo ed in pari misura il Grande Oriente e gli iniziandi. Né appare dignitosamente sostenibile che tutto ciò si sia verificato senza che il primo venisse mai a conoscenza del fenomeno ed i secondi non venissero mai a sospettare della supposta frode perpetrata a loro danno, consistente nell'affiliazione abusiva ad un ente totalmente all'oscuro di tale procedura.
 
== Lo scandalo e le conseguenze ==
Sembra invece più ragionevole ritenere che la sospensione decretata nel 1976 rappresentò una più sofisticata forma di copertura, alla quale fu giocoforza ricorrere perché Gelli e la sua loggia costituivano un ingombro non più tollerabile per l'istituzione. Si pervenne così al duplice risultato di salvaguardare nella forma la posizione del Grande Oriente, consentendo nel contempo al Gelli di continuare ad operare in una posizione di segretezza che lo poneva al di fuori di ogni controllo proveniente non solo dall'esterno dell'organizzazione ma altresì da elementi interni. A tal proposito si ricordi che non ultimo vantaggio acquisito era quello di avere eliminato dall'organizzazione il gruppo dei cosiddetti "massoni democratici", avversari di lunga data del Gelli e dei suoi protettori.
Lo scandalo conseguente al ritrovamento delle liste della P2 fu senza precedenti. Nel giugno [[1981]], al posto del dimissionario Presidente del Consiglio Arnaldo Forlani, fu insediato il [[Partito Repubblicano Italiano|repubblicano]] [[Giovanni Spadolini]], divenne così il primo Presidente del Consiglio non appartenente alla [[Democrazia Cristiana]] (DC) della Storia repubblicana<ref name=":1" />, mentre il Presidente della Repubblica [[Sandro Pertini]] dichiarò: «Nessuno può negare che la P2 sia un'associazione a delinquere».<ref name="Guarino2016">Guarino (2016)</ref><ref name="Teodori1981">Camera dei deputati 3.12.1981, intervento [[Massimo Teodori|on. Teodori]], p.37007</ref>
 
Dalle sinistre si era prontamente levata un'intensa campagna d'accusa, che di fatto non sgradiva un eventuale riconoscimento del coinvolgimento di esponenti dei partiti di governo e del [[Partito Socialista Italiano]] (PSI), antica «concorrente» a sinistra del partito di [[Enrico Berlinguer]]. Soprattutto i [[Partito Comunista Italiano|comunisti]] avevano da recriminare contro un organismo che clandestinamente lavorava per la loro espulsione dalla società civile, e non risparmiarono ai partiti di governo e ai loro esponenti accuse di [[Golpe|golpismo]] e di prono asservimento a interessi di potenze straniere.
Bisogna infatti riconoscere che una spiegazione della Loggia P2, risolta tutta in chiave massonica, non spiega il fenomeno nella sua genesi più profonda e nel suo sorprendente sviluppo successivo. Per rendere esplicita questa affermazione non si può non riconoscere come Licio Gelli appaia, sotto ogni punto di vista, un massone del tutto atipico: egli non si presenta cioè come il naturale ed emblematico esponente di un'organizzazione la cui causa ha sposato con convinta adesione, informando le sue azioni, sia pur distorte e censurabili, al fine ultimo della maggior gloria della famiglia; Licio Gelli, in altri termini, non sembra sotto nessun profilo, nella sua contrastata vita massonica, un nuovo Adriano Lemmi, quanto piuttosto un corpo estraneo alla comunione, come iniettato dall'esterno, che con essa stabilisce un rapporto di continua, sorvegliata strumentalizzazione.
 
Altri politici, tra cui [[Bettino Craxi]] del PSI e alcuni deputati della DC, attaccarono invece l'operato della magistratura, accusandola di aver dato per scontato la veridicità di tutta la lista che invece, secondo Craxi, mischiava «notori farabutti» (di cui però non faceva i nomi) a «galantuomini» e di aver causato, con le indagini e l'arresto di [[Roberto Calvi]], una crisi della [[Borsa valori|Borsa]], che nel luglio [[1981]] dovette chiudere per una settimana per eccesso di ribasso.
Possiamo quindi affermare che tutti gli elementi a nostra disposizione inducono a ritenere come la presenza di Gelli nella comunione di Palazzo Giustiniani appaia come quella di elemento in essa inserito secondo una precisa strategia di infiltrazione, che sembra aver sollevato nel suo momento iniziale non poche perplessità e resistenze nell'organismo ricevente, e che esse vennero superate probabilmente solo grazie all'interessamento dei vertici dell'istituzione i quali, questo è certo, da quel momento in poi appaiono in intrinseco e non usuale rapporto di solidarietà con il nuovo adepto. Questa infiltrazione inoltre fu preordinata e realizzata secondo il fine specifico di portare Licio Gelli direttamente entro la Loggia Propaganda, instaurando un singolare rapporto di identificazione tra il personaggio e l'organismo, il quale ultimo finì per trasformarsi gradualmente in un'entità morfologicamente e funzionalmente affatto diversa e nuova, secondo la ricostruzione degli eventi proposta. Quanto detto appare suffragare l'enunciazione dalla quale eravamo partiti, perché il rapporto tra Licio Gelli e la massoneria viene a rovesciarsi in una prospettiva secondo la quale il Venerabile aretino, lungi dal porsi rispetto ad esso in un rapporto di causa ed effetto, come ultimo prodotto di un processo generativo interno di autonomo impulso, assume piuttosto le vesti di elemento indotto, di programmato utilizzatore delle strutture e della immagine pubblicamente conosciuta della comunione, per condurre tramite esse ed al loro riparo quelle operazioni che costituirono l'autentico nucleo di interessi e di attività che la Loggia P2 venne a rappresentare.
 
Mentre, intimoriti dal clima arroventato, alcuni personaggi di altro campo come [[Maurizio Costanzo]] negavano ogni coinvolgimento (Costanzo fu poi costretto a lasciare la direzione del telegiornale ''Contatto'' del network [[Telealtomilanese|PIN]], facente capo al gruppo Rizzoli), altri, come il deputato socialista [[Enrico Manca]], che fu anche presidente della [[Rai]], già minimizzavano la loro condivisione delle esperienze piduiste.
Quello che per la Commissione è di primario interesse sottolineare è che la massoneria di Palazzo Giustiniani è venuta a trovarsi, nel seguito della vicenda gelliana, nella duplice veste di complice e vittima, essendone inconsapevole la base e conniventi i vertici. Non v'ha dubbio infatti che la comunione di Palazzo Giustiniani in senso specifico e la massoneria in senso lato abbiano negativamente risentito dell'attenzione, tutta di segno contrario, che su di esse si è venuta a concentrare, ma altrettanto indubbio risulta che l'operazione Gelli, sommatoriamente considerata, abbia in quegli ambienti trovato una sostanziale copertura – per non dire oggettiva complicità – senza la quale essa non avrebbe mai potuto essere, non che realizzata, nemmeno progettata. Quando parliamo di complicità – pur sostanziale che sia – non si vuole peraltro fare riferimento soltanto a quella esplicita dei vertici dell'associazione, peraltro espressione elettiva della base degli associati, ma altresì a quella più generale situazione risolventesi in una pratica di riservatezza, sancita dagli statuti, ma ancor più da una concreta tradizione di radicato costume massonico degli affiliati tutti, che ha costituito l'imprescindibile terreno di coltura per l'innesto dell'operazione. Perché certo è che Licio Gelli non ha inventato la Loggia P2, né per primo ha contrassegnato l'organismo con la caratteristica della segretezza, ed altrettanto certo è che non è stato Gelli ad escogitare la tecnica della copertura, ma l'una e l'altra ha trovato funzionanti e vitali nell'ambito massonico: che poi se ne sia impossessato e ne abbia fatto suo strumento in senso peggiorativo, questo è particolare che ci interessa per comprendere meglio Licio Gelli e non la massoneria. Il discorso sui rapporti tra Gelli e la massoneria è approdato a conclusioni che si ritengono sufficientemente stabilite e tali da consentire, a chi ne abbia interesse, di trarre le proprie conclusioni. La situazione che si delinea al termine del lungo processo sin qui ricostruito è pertanto contrassegnata da due connotati fondamentali:
 
Si ebbe quindi una sorta di temporanea epurazione, in realtà agevolata dal ridotto desiderio degli interessati di restare sotto i riflettori, e molti piduisti si eclissarono dalle cariche più in vista, o si fecero da parte per poi ripresentarsi qualche tempo dopo.
* Gelli ha acquisito nella seconda metà degli anni settanta il controllo completo ed incontrastato della Loggia Propaganda Due, espropriandone il naturale titolare e cioè il Gran Maestro;
* la Loggia Propaganda Due non può nemmeno eufemisticamente definirsi riservata e coperta: si tratta ormai di un'associazione segreta, tale segretezza sussistendo non solo nei confronti dell'ordinamento generale e della società civile ma altresì rispetto alla organizzazione che ad essa aveva dato vita<ref name=Anselmi />.}}
 
=== La scoperta della lista degli appartenenti ===
Un'apposita legge, la numero 17 del 25 gennaio [[1982]], sciolse definitivamente la P2 e rese illegale il funzionamento di associazioni segrete con analoghe finalità, in attuazione del secondo comma dell'articolo 18 della [[Costituzione della Repubblica Italiana]]: «Sono proibite le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare».
{{Citazione|Con la P2 avevamo l'Italia in mano. Con noi c'era l'Esercito, la Guardia di Finanza, la Polizia, tutte nettamente comandate dagli appartenenti alla P2.| Licio Gelli intervistato da [[Klaus Davi]]<ref name=":0">{{Cita libro|titolo = Dalla parte della Costituzione|url = https://books.google.it/books?id=QTkSDQAAQBAJ&pg=PT17&dq=con+la+p2+avevamo+l%27italia+in+mano&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwipm_nA0snZAhXBQ8AKHbz1CmgQ6AEIJjAA#v=onepage&q=con%20la%20p2%20avevamo%20l'italia&f=false|accesso = 28 febbraio 2018|editore = Imprimatur Editore <!--spa-->|ISBN = 978-88-6830-504-8|autore = Antonio Ingroia|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20180301044541/https://books.google.it/books?id=QTkSDQAAQBAJ&pg=PT17&dq=con+la+p2+avevamo+l%27italia+in+mano&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwipm_nA0snZAhXBQ8AKHbz1CmgQ6AEIJjAA#v=onepage&q=con%20la%20p2%20avevamo%20l'italia&f=false|urlmorto = no}}</ref>}}
 
Dopo la scoperta della lista, il Presidente del Consiglio [[Arnaldo Forlani]] attese il 21 maggio [[1981]], prima di rendere pubblica la [[Appartenenti alla P2|lista degli appartenenti alla P2]], che comprendeva i nominativi di 2 ministri allora in carica (il socialista [[Enrico Manca]], e il democristiano [[Franco Foschi]]) e 5 sottosegretari ([[Costantino Belluscio]] del PSDI, Pasquale Bandiera del PRI, [[Francesco Fossa|Franco Fossa]] del PSI, [[Rolando Picchioni]] della DC e [[Anselmo Martoni]] del PSDI, quest'ultimo peraltro citato come «in sonno», cioè dimissionario).
== La scoperta della lista ==
{{vedi anche|Lista degli appartenenti alla P2}}{{Citazione|Con la P2 avevamo l'Italia in mano. Con noi c'era l'Esercito, la Guardia di Finanza, la Polizia, tutte nettamente comandate dagli appartenenti alla P2.|Licio Gelli intervistato da [[Klaus Davi]]<ref name=":0">{{Cita libro|titolo = Dalla parte della Costituzione|url = https://books.google.it/books?id=QTkSDQAAQBAJ&pg=PT17&dq=con+la+p2+avevamo+l%27italia+in+mano&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwipm_nA0snZAhXBQ8AKHbz1CmgQ6AEIJjAA#v=onepage&q=con%20la%20p2%20avevamo%20l'italia&f=false|accesso = 28 febbraio 2018|editore = Imprimatur Editore <!--spa-->|ISBN = 978-88-6830-504-8|autore = Antonio Ingroia}}</ref>}}
 
Il 17 marzo [[1981]] i giudici istruttori [[Gherardo Colombo]] e [[Giuliano Turone]], nell'ambito di un'inchiesta sul presunto [[sequestro di persona|rapimento]] dell'avvocato e uomo d'affari siciliano [[Michele Sindona]]<ref name="Zavoli">{{Cita libro|autore=Sergio Zavoli|titolo=La note della Repubblica|città=Roma|editore=Nuova Eri|anno=1992}}</ref>, fecero perquisire la villa di Gelli ad [[Arezzo]], [[villa Wanda]], e la fabbrica di sua proprietà (la Giole a [[Castiglion Fibocchi]] presso [[Arezzo]] – divisione giovane di Lebole – e la Socam)<ref name="MontanelliCervi"/>: l'operazione, eseguita dalla sezione del colonnello Bianchi della [[Guardia di Finanza]], scoprì fra gli archivi della Giole una [[Lista degli appartenenti alla P2|lista di quasi mille iscritti alla loggia P2]], tra i quali il comandante generale dello stesso corpo, Orazio Giannini (tessera n. 832).
Lo stesso Michele Sindona comparve nella lista degli iscritti alla P2, confermando le intuizioni dei giudici istruttori. Il colonnello Bianchi resistette a vari tentativi di intimidazione, in quanto erano ancora al potere gran parte delle persone che ivi erano citate, e trasmise la lista agli organi competenti.
 
Il Presidente del Consiglio [[Arnaldo Forlani]] attese il 21 maggio [[1981]], prima di rendere pubblica la [[lista degli appartenenti alla P2]], che comprendeva i nominativi di 2 ministri allora in carica (il socialista [[Enrico Manca]], e il democristiano [[Franco Foschi]]) e 5 sottosegretari ([[Costantino Belluscio]] del PSDI, Pasquale Bandiera del PRI, [[Francesco Fossa|Franco Fossa]] del PSI, [[Rolando Picchioni]] della DC e [[Anselmo Martoni]] del PSDI, quest'ultimo peraltro citato come «in sonno», cioè dimissionario).
 
[[File:Ricevuta di pagamento per l'iscrizione del dott. Silvio Berlusconi alla loggia massonica P2.gif|thumb|upright=1.3|Ricevuta di pagamento per l'iscrizione di [[Silvio Berlusconi]] alla loggia massonica P2.]]
 
Tra le 962 persone che figuravano tra gli iscritti alla [[loggia massonica]], vi erano politici, imprenditori, avvocati, dirigenti di imprese ma soprattutto membri delle [[forze armate italiane]] e dei [[servizi segreti italiani]]. Lo stesso Michele Sindona comparve nella lista degli iscritti alla P2, confermando le intuizioni dei giudici istruttori. Il colonnello Bianchi resistette a vari tentativi di intimidazione, in quanto erano ancora al potere gran parte delle persone che ivi erano citate, e trasmise la lista agli organi competenti. Fra i generali, la stampa fece più volte il nome di [[Carlo Alberto dalla Chiesa]], sebbene risultasse solo un modulo di iscrizione firmato di suo pugno e nessuna prova di un'adesione attiva.<ref>{{Cita|Mola, 1982|p. 770}}.</ref>
Una volta diffusa, la lista divenne presto memorabile. Tra i 962 iscritti (molti dei quali negheranno il loro coinvolgimento nella loggia), spiccavano i nomi di 119 alti ufficiali (50 dell'Esercito, 37 della Guardia di Finanza, 32 dei Carabinieri), 22 dirigenti di Polizia, 59 parlamentari, un giudice costituzionale, 8 direttori di giornali, 4 editori, 22 giornalisti, 128 dirigenti di aziende pubbliche, diplomatici e imprenditori<ref name="MontanelliCervi"/>. Nell'elenco degli iscritti comparvero i nomi di [[Silvio Berlusconi]], [[Vittorio Emanuele, Principe di Napoli|Vittorio Emanuele di Savoia]], [[Maurizio Costanzo]], [[Alighiero Noschese]] (morto suicida più di due anni prima della scoperta della lista), [[Claudio Villa]], [[Paolo Mosca]] e il personaggio televisivo [[Fabrizio Trecca]] (capo gruppo). Altri piduisti furono [[Michele Sindona]] e [[Roberto Calvi]], [[Umberto Ortolani]] (allora proprietario della Voxson), il costruttore romano Mario Genghini, l'imprenditore Gabriele Cetorelli (attivo nel settore della grande distribuzione), Leonardo Di Donna (presidente dell'[[Eni]]), [[Duilio Poggiolini]], insieme a tutti i capi dei [[servizi segreti italiani]] e ai loro principali collaboratori.
 
Circa i servizi segreti, si notò che vi erano iscritti non solo i capi, (fra i quali [[Vito Miceli]]<ref name=":1" /> a capo del [[Servizio informazioni operative e situazione|SIOS]] e successivamente direttore del [[Servizio Informazioni Difesa|SID]], [[Giuseppe Santovito]] del [[Servizio per le informazioni e la sicurezza militare|SISMI]], Walter Pelosi del [[Comitato esecutivo per i servizi di informazione e sicurezza|CESIS]] e Giulio Grassini del [[Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica|SISDE]]) che erano di nomina politica, ma anche i funzionari più importanti, di consolidata carriera interna. Tra questi si facevano notare il generale Giovanni Allavena (responsabile dei [[fascicoli SIFAR]]), il colonnello Giovanni Minerva (gestore dell'intricato caso dell'aereo militare [[Argo 16]] e considerato uno degli uomini in assoluto più importanti dell'intero Servizio militare del dopoguerra) e il generale [[Gianadelio Maletti]]<ref name=":1" />, che con il capitano [[Antonio Labruna]] (anch'egli iscritto) fu sospettato di collusioni con le cellule eversive di [[Franco Freda]] e per questo processato e condannato per favoreggiamento.
Fra i generali, la stampa fece più volte il nome di [[Carlo Alberto dalla Chiesa]], sebbene risultasse solo un modulo di iscrizione firmato di suo pugno e nessuna prova di un'adesione attiva<ref>Aldo A. Mola, ''cit.'', p. 770.</ref>.
 
Circa i servizi segreti, si notò che vi erano iscritti non solo i capi, (fra i quali [[Vito Miceli]]<ref name="MontanelliCervi"/> a capo del [[Servizio informazioni operative e situazione|SIOS]] e successivamente direttore del [[Servizio Informazioni Difesa|SID]], [[Giuseppe Santovito]] del [[Servizio per le informazioni e la sicurezza militare|SISMI]], Walter Pelosi del [[Comitato esecutivo per i servizi di informazione e sicurezza|CESIS]] e Giulio Grassini del [[Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica|SISDE]]) che erano di nomina politica, ma anche i funzionari più importanti, di consolidata carriera interna. Tra questi si facevano notare il generale Giovanni Allavena (responsabile dei [[fascicoli SIFAR]]), il colonnello Giovanni Minerva (gestore dell'intricato caso dell'aereo militare [[Argo 16]] e considerato uno degli uomini in assoluto più importanti dell'intero Servizio militare del dopoguerra) e il generale [[Gianadelio Maletti]]<ref name="MontanelliCervi"/>, che con il capitano [[Antonio Labruna]] (anch'egli iscritto) fu sospettato di collusioni con le cellule eversive di [[Franco Freda]] e per questo processato e condannato per favoreggiamento.
 
La naturale funzione dei servizi segreti, va osservato, sarebbe effettivamente ben compatibile con la possibile infiltrazione di elementi anche in questa organizzazione, per legittimi motivi di servizio: la concentrazione però di così tanti elementi di elevato grado, non è mai riuscita a volare indenne sopra il sospetto.
 
Fu avanzata l'ipotesi che la lista trovata nella villa di Gelli non fosse la lista completa, e che molti altri nomi siano riusciti a non restare coinvolti. Nella ricostruzione della commissione parlamentare, ai 962 della lista trovata sarebbero da aggiungere i presunti appartenenti a quel vertice occulto di cui Gelli sarebbe stato l'anello di congiunzione con la loggia. Lo stesso Gelli, come evidenziato anche dalla Commissione Anselmi, in un'intervista del [[1976]], aveva parlato di più di duemilaquattrocento iscritti.
 
Secondo il procuratore di [[Roma]] del periodo, gli iscritti delle due liste dovevano essere complessivamente 2000, mentre il 29 maggio [[1977]] il settimanale ''[[L'Espresso]]'' scrisse: «Loggia P2... È il nucleo più compatto e poderoso della massoneria di Palazzo Giustiniani: ha 2400 iscritti, la crema della finanza, della burocrazia, delle Forze Armate, dei boiardi di Stato, schedati in un archivio in codice... Gelli, interlocutore abituale delle più alte cariche dello Stato (si vede spesso con Andreotti ed è ricevuto al Quirinale), è ascoltato consigliere dei vertici delle Forze Armate, con amici fidati e devoti nella magistratura».<ref name="Teodori:5" /><ref name=":4">{{Cita libro|autore=Massimo Teodori|titolo=P2: lap. controstoria|città=Milano|editore=SugarCo|anno=1986??}}.</ref>.
 
Secondo la commissione parlamentare che ebbe modo di leggere alcune corrispondenze tra Gelli e i capigruppo della loggia, intorno al [[1979]] vi fu una revisione generale degli elenchi degli iscritti, per cui le persone iscritte dopo quella data potevano effettivamente essere in numero minore). Altre liste, per un totale di 550 nomi (di cui 180 circa ricompaiono nell'elenco dei 962 precedenti), comprensivi degli affiliati che Gelli aveva provveduto a «riconsegnare» al Grande Oriente d'Italia fino al 6 ottobre 1976, furono prodotte in aula dal deputato socialdemocratico Costantino Belluscio, in data 1º luglio [[1981]]<ref>Aldo A. Mola, ''cit.'', pp. 799-802.</ref>.
 
Lo stesso Gelli, commentando la presenza di numerosi iscritti alla P2 nei comitati di esperti che si [[Caso Moro#Il possibile coinvolgimento della P2 e dei servizi segreti|occuparono del rapimento di Aldo Moro]] (marzo-maggio 1978), ha affermato che la presenza di un elevato numero di affiliati alla loggia in questi era dovuto al fatto che al tempo molte personalità di primo piano erano iscritte, quindi era naturale che in questi se ne trovassero diverse. Gelli affermò che normalmente gli aderenti non erano a conoscenza dell'identità degli altri iscritti, ma che l'esistenza della Loggia P2 era comunque nota, avendone parlato anche in diverse interviste ben prima della scoperta della lista<ref>{{Cita news|autore=[[Marco Dolcetta]]|url=http://iltempo.ilsole24ore.com/2008/10/20/941372-licio_gelli.shtml|titolo=Licio Gelli: "La P2 non c'entra con la morte di Moro"|pubblicazione=[[Il Tempo]]|data=20 ottobre 2008|accesso=23 ottobre 2008|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090902113621/http://iltempo.ilsole24ore.com/2008/10/20/941372-licio_gelli.shtml|dataarchivio=2 settembre 2009}}</ref>.
 
Lo stesso Gelli, commentando la presenza di numerosi iscritti alla P2 nei comitati di esperti che si [[Caso Moro#Il possibile coinvolgimento della P2 e dei servizi segreti|occuparono del rapimento di Aldo Moro]] (marzo-maggio 1978), ha affermato che la presenza di un elevato numero di affiliati alla loggia in questi era dovuto al fatto che al tempo molte personalità di primo piano erano iscritte, quindi era naturale che in questi se ne trovassero diverse. Gelli affermò che normalmente gli aderenti non erano a conoscenza dell'identità degli altri iscritti, ma che l'esistenza della Loggia P2 era comunque nota, avendone parlato anche in diverse interviste ben prima della scoperta della lista.<ref>{{Cita news|autore=[[Marco Dolcetta]]|url=http://iltempo.ilsole24ore.com/2008/10/20/941372-licio_gelli.shtml|titolo=Licio Gelli: "La P2 non c'entra con la morte di Moro"|pubblicazione=[[Il Tempo]]|data=20 ottobre 2008|accesso=23 ottobre 2008|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090902113621/http://iltempo.ilsole24ore.com/2008/10/20/941372-licio_gelli.shtml}}</ref>
La Commissione [[Tina Anselmi|Anselmi]], creata il 9 dicembre 1981, ritenne che la lista contenente i nomi degli affiliati fosse incompleta<ref name=":00">{{Cita libro|autore=Mario Guarino|autore2=Fedora Raugei|titolo=Licio Gelli. Vita, misteri, scandali del capo della Loggia P2|città=Bari|editore=Dedalo|anno=2016}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=Nino Di Matteo|autore2=Salvo Palazzolo|titolo=Collusi|città=Milano|editore=BUR|anno=2015}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=John Dickie|titolo=Mafia Republic|città=Roma-Bari|editore=Laterza|anno=2013}}</ref> e che la P2 fosse strutturata come due piramidi sovrapposte, con i 962 nomi della lista appartenenti alla piramide in basso, Gelli come punto di congiunzione tra le due piramidi e una piramide superiore composta da nomi che figuravano su un'altra lista composta da personaggi che trasmettevano gli ordini alla piramide inferiore. La stessa Commissione rintracciò «poche ma inequivocabili prove» dell'esistenza di una superloggia con sede a [[Monte Carlo]] e di una ancor più elitaria loggia P1<ref>{{Cita libro|autore=Yari Selvetella|titolo=Roma. L'impero del crimine|città=Roma|editore=Newton Compton|anno=2011}}</ref>. A detta di alcuni giornalisti, la lista completa sarebbe stata custodita da Gelli nel suo archivio personale nella villa di [[Montevideo]], in [[Uruguay]]<ref>{{Cita libro|autore=Mario Guarino|titolo=Fratello P2 1816|città=Milano|editore=Kaos ediizoni|anno=2001}}</ref>.
 
CircaSi fecero delle ipotesi su chi potesse essere il vertice occulto dell'organizzazione, la vedova di [[Roberto Calvi]] dichiarò che [[Giulio Andreotti]] erafosse il vero capo della loggia, mentre ill'incarico suodi vice erasarebbe l'onorevolestato ricoperto da [[Francesco Cosentino]] (il quale risultava iscritto tra le liste della P2 con la tessera n. 1618): di tale affermazione però non sono mai stati raccolti riscontri attendibili<ref>{{Cita news|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/02/03/la-vedova-calvi.html|titolo=La vedova Calvi...|pubblicazione=la Repubblica|data=3 febbraio 1989|accesso=13 marzo 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140101011603/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/02/03/la-vedova-calvi.html|urlmorto=no}}</ref><ref>{{Cita news|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/02/04/una-loggia-soltanto-non-mi-basterebbe.html|titolo='Una loggia soltanto non mi basterebbe...'|pubblicazione=la Repubblica|data=4 febbraio 1989|accesso=13 marzo 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140305162044/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/02/04/una-loggia-soltanto-non-mi-basterebbe.html|urlmorto=no}}</ref><ref>{{Cita news|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/02/07/il-pm-infondate-le-accuse-della-vedova.html|titolo=Il pm 'Infondate le accuse della vedova Calvi'|pubblicazione=la Repubblica|data=7 febbraio 1989|accesso=13 marzo 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140108223711/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/02/07/il-pm-infondate-le-accuse-della-vedova.html|urlmorto=no}}</ref>. Anche Nara Lazzerini, per molti anni segretaria e amante di Licio Gelli, affermò nel [[1981]] e nel [[1995]] davanti ai magistrati che nell'ambiente della loggia si diceva che il vero capo fosse Giulio Andreotti<ref name=":1Guarino2016" />:
 
{{Citazione|Gelli mi disse che fra i suoi iscritti nella sua Loggia massonica P2 vi era l'onorevole Andreotti [...]. Ricordo che nell'ambiente P2 si diceva che il vero capo era Andreotti e non Gelli. Rammento, in particolare, che nel corso di un pranzo a Firenze, William Rosati e Ezio Giunchiglia mi dissero che il vero manovratore era Andreotti e che loro facevano tutto con Andreotti [...].|Nara Lazzerini ai magistrati di Palermo Gioacchino Natoli e Roberto Scarpinato il 4 settembre 1995.}}
 
Rosati e Giunchiglia erano due leader regionali della Loggia P2: il primo gestore di una clinica privata e capogruppo della P2 per la Liguria con simpatie per l'estrema destra (tessera n. 1906 e morto nel 1984);<ref name=":00Guarino2016" /><ref>{{Cita libro|nome=Solange|cognome=Manfredi|titolo=Il Sistema. Licio Gelli, Giulio Andreotti e i rapporti tra Mafia Politica e Massoneria|url=https://books.google.it/books?id=2J_ICQAAQBAJ&pg=PT146&dq=William+Rosati&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwj6oNaCvs3ZAhWMzaQKHQ3xBasQ6AEIOzAD#v=onepage&q=William%20Rosati&f=false|accesso=2 marzo 2018|data=4 giugno 2015|editore=A Cura Di Solange Manfredi|lingua=en|ISBN=978-605-03-8540-3}}</ref><ref>{{Cita libro|nome=Ferdinando|cognome=Imposimato|titolo=L'Italia segreta dei sequestri|urlurlarchivio=https://web.archive.org/web/20180302164712/https://books.google.it/books?id=DQOLAQAAQBAJ2J_ICQAAQBAJ&pg=PT98PT146&dq=William+Rosati&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwj6oNaCvs3ZAhWMzaQKHQ3xBasQ6AEINTAC0ahUKEwj6oNaCvs3ZAhWMzaQKHQ3xBasQ6AEIOzAD#v=onepage&q=William%20Rosati&f=false|accessourlmorto=2 marzo 2018sì}}</ref><ref>{{Cita|data=31 ottobre 2013Imposimato|editore=Newtonp. Compton Editori|ISBN=978-88-541-5957-0??}}.</ref><ref>{{Cita libro|nome=Paolo|cognome=Sidoni|nome2=Paolo|cognome2=Zanetov|titolo=Cuori rossie contro cuori neriZanetov|url=https://booksp.google.it/books ??id=JyTZy9XC7MUC&pg=PT492&dq=William+Rosati&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwj6oNaCvs3ZAhWMzaQKHQ3xBasQ6AEIQDAE#v=onepage&q&f=false|accesso=2 marzo 2018|data=21 gennaio 2013|editore=Newton Compton Editori|ISBN=978-88-541-5194-9}}.</ref> il secondo funzionario del Ministero della Difesa (tessera n. 1508) delle provincie Pisa e Livorno.<ref name=":1Guarino2016" />. Giunchiglia durante il processo ''Gelli più 622'' venne definito dalla PM Elisabetta Cesqui come un personaggio che si collocava «nella zona di maggiore ombra della P2 tra la sponda dei contatti con ambienti militari e informativi USA e quella che riconduce al commercio di armi».<ref>{{Cita libro|nome=RitaDi Di|cognome=Giovacchino|titolo=Ilp. libro nero della Prima Repubblica|url=https://books.google.it/books?id=cOEuxN4NvC0C&pg=PT185&dq=William+Rosati&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwj6oNaCvs3ZAhWMzaQKHQ3xBasQ6AEIRzAF#v=onepage&q&f=false|accesso=2 marzo 2018|data=6 dicembre 2012|editore=Fazi Editore|ISBN=978-88-6411-880-2?}}.</ref> Durante il processo per la [[strage di Bologna]] Lia Bronzi Donati, Gran maestra della Loggia tradizionale femminile (e figura femminile all'epoca più importante dell'universo massonico, e forse l'unica), dichiarò ai magistrati che la interrogavano come testimone che la lista degli affiliati alla P2 era composta da almeno 6000 nomi e che Andreotti era «la presenza al di sopra della Loggia P2»: notizia confidatale da William Rosati «divenuto il riferimento morale della P2 dopo il sequestro delle liste».<ref name=":0" /><ref name=":2">{{Cita libro|autore=Antonella Beccaria|titolo=I, segreti della massoneria in Italia2013|città=Roma|editore=Newton Compton|anno=2013}}<p"/ref>.
 
Andreotti da parte sua aveva sempre smentito di conoscere Gelli, sino alla pubblicazione della citata foto di [[Buenos Aires]].
Licio Gelli, per il quale la magistratura spiccò un ordine di cattura il 22 maggio 1981 per violazione dell'art. 257 del [[Codice penale italiano|codice penale]] ([[spionaggio]] politico o militare), si rifugiò temporaneamente in [[Uruguay]].
 
=== La commissione parlamentare ===
== Il programma ==
{{vediVedi anche|PianoCommissione di rinascitaP2|Commissione democraticastragi}}
Dopo la scoperta delle liste, [[Arnaldo Forlani]] nominò un comitato di tre saggi ([[Vezio Crisafulli]], [[Lionello Levi Sandri]] e [[Aldo Mazzini Sandulli]]) per fornire elementi conoscitivi e critici sull'attività della P2.<ref name=":2" />
[[File:Piano di rinascita democratica della Loggia P2.djvu|thumb|Trascrizione ufficiale del «Piano» della loggia P2, pubblicata dalla relativa commissione parlamentare d'inchiesta.|alt=]]
 
Alla fine del 1981, per volontà della Presidente della Camera [[Nilde Iotti]], venne istituita una commissione parlamentare d'inchiesta, guidata dalla deputata democristiana [[Tina Anselmi]]<ref name=":2" />, ex partigiana «bianca» e prima donna a diventare ministro nella storia della Repubblica Italiana. La commissione affrontò un lungo lavoro di analisi per far luce sulla Loggia, considerata un punto di riferimento in Italia per ambienti dei servizi segreti americani intenzionati a tenere sotto controllo la vita politica italiana fino al punto, se necessario, di promuovere riforme costituzionali apposite o di organizzare un [[colpo di Stato]]. La commissione - che concluse i lavori nel 1984, produsse sei relazioni.
Fu immediatamente intuito che i documenti sequestrati testimoniavano dell'esistenza di un'organizzazione che mirava a prendere il possesso delle leve del [[potere]] in [[Italia]]: il [[Piano di rinascita democratica]], un elaborato a mezza via fra un [[manifesto (programma)|manifesto]] ed uno [[studio di fattibilità]] sequestrato qualche mese dopo alla figlia di Gelli, conteneva una sorta di ruolino di marcia per la penetrazione di esponenti della loggia nei settori chiave dello Stato, indicazioni per l'avvio di opere di selezionato [[proselitismo]] e, opportunamente, anche un [[Bilancio preventive|preventivo]] dei costi per l'acquisizione delle funzioni vitali del potere: «La disponibilità di cifre non superiori a 30 o 40 miliardi sembra sufficiente a permettere ad uomini di buona fede e ben selezionati di conquistare le posizioni chiave necessarie al loro controllo».
 
La P2 fu oggetto d'indagine anche della [[Commissione stragi]] per un presunto coinvolgimento in alcune stragi, ma non portò a niente di rilevante. Gli appartenenti alla P2 e Gelli furono assolti con formula piena dalle accuse di «complotto ai danni dello Stato» con le sentenze della Corte d'assise e della Corte d'assise d'appello di Roma tra il [[1994]] e il [[1996]].<ref name="assoluzione">{{Cita news|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/03/28/la-p2-non-cospiro-contro-lo.html|titolo=La P2 non cospirò contro lo Stato|pubblicazione=la Repubblica|data=28 marzo 1996|accesso=18 novembre 2008|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090903000305/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/03/28/la-p2-non-cospiro-contro-lo.html|urlmorto=no}}</ref>
A chiare lettere si indicavano come fini primari (il termine «obiettivi» è usato in quel testo in senso militare, per «bersagli» di blandizie) il riordino dello stato in senso istituzionalistico, il ripristino di un'impostazione selettiva (forse classista) dei percorsi sociali, insomma – secondo molti – una svolta [[Autoritarismo|autoritaria]].
 
=== Le conseguenze e le inchieste giudiziarie ===
Ma i dettagli del programma non erano di minor interesse. Se da un lato si propugnava la «abolizione della validità legale dei titoli di studio (per sfollare le università e dare il tempo di elaborare una seria riforma della scuola che attuasse i precetti della Costituzione)», giustificata dalla carenza di tecnici in tempi di [[disoccupazione]] intellettuale, dall'altro lato occorreva «ripulire il paese dai teppisti ordinari e pseudo politici e dalle relative centrali direttive», sempre che la magistratura volesse decidersi a condannarli. Portare il [[Consiglio superiore della magistratura]] sotto il controllo dell'[[Potere esecutivo|esecutivo]], separare le carriere dei magistrati, rompere l'unità sindacale e abolire il monopolio della [[Rai]] erano altri punti del progetto.
{{Citazione|La P2 è stata sciolta da una legge, ma può essere sopravvissuto il suo sistema di relazioni politiche, finanziarie e criminali […] Quanto al dottor Berlusconi, il suo interventismo attuale è sintomo della reazione di una parte del vecchio regime che, avendo accumulato ricchezza e potere negli anni Ottanta, pretende di continuare a condizionare la vita politica anche negli anni Novanta|Luciano Violante, Presidente della Commissione Antimafia<ref name=":79">{{Cita libro|titolo = Dalla P2 alla P4. Trent'anni di politica e affari all'ombra di Berlusconi|url = https://books.google.it/books?isbn=8897486002|accesso = 28 febbraio 2018|editore = Termidoro <!--spa-->|ISBN = 978-88-97486-00-8|autore = Marco Marsili}}</ref>}}
 
La Cassazione decise che il caso Gelli fosse di competenza della Procura di Roma dalla quale fu accusato solo di [[truffa]] e [[millantato credito]]. Nel maggio 1983 fu archiviato il dossier a carico dei vertici della P2. In seguito, il giudice Colombo dichiarò che, se l'inchiesta fosse rimasta a Milano, [[Tangentopoli]] sarebbe scoppiata un decennio prima, data la mole di informazioni presenti nelle carte di Gelli.<ref>{{cita video|url=https://m.youtube.com/watch?v=V1W1H4m2qhI&feature=youtu.be|titolo=La P2 di Licio Gelli: la Loggia Massonica che manovrava l’Italia|anno=2022|editore=Nova Lectio}} (al minuto 15:30)</ref>
Le persone «da reclutare» nei partiti, dal canto loro, dovevano ottenere addirittura il «predominio» (testuale) sulle proprie organizzazioni (nel piano vengono indicati «per il PSI, ad esempio, Mancini, Mariani e Craxi; per il PRI: Visentini e Bandiera; per il PSDI: Orlandi e Amidei; per la DC: Andreotti, Piccoli, Forlani, Gullotti e Bisaglia; per il PLI: Cottone e Quilleri; per la Destra Nazionale (eventualmente): Covelli»), mentre i giornalisti «reclutati» avrebbero dovuto «simpatizzare» per gli uomini segnalati dalla Loggia. Non si sa se questa parte del piano fosse già stata attuata o meno: una parte dei politici indicati ebbero poi ruoli di primo piano nei loro partiti e nell'esecutivo. Si deve però rammentare che questi nomi erano considerati solo «da reclutare», quindi non si sa se furono mai contattati a tale scopo da Gelli.
 
La Procura di Roma iniziò un procedimento contro Licio Gelli e una ventina di altre persone, accusate di cospirazione politica, associazione per delinquere ed altri reati. Dopo un'inchiesta durata quasi dieci anni, nell'ottobre 1991, il giudice istruttore presso il Tribunale penale di Roma chiese il rinvio a giudizio. Il processo durò un anno e mezzo e con sentenza in data 16 aprile 1994, depositata il successivo 26 luglio, la Corte pronunciò una sentenza d'assoluzione di tutti gli imputati dal reato di attentato alla Costituzione mediante cospirazione politica perché il fatto non sussiste. L'appello, proposto, fu rigettato, e il 27 marzo 1996 la Corte d'appello confermò la sentenza.<ref>{{Cita|Della Campa|p. 180}}.</ref>
Il programma non era in realtà che una sorta di ''memorandum'' che preannunciava una serie di pressioni e di azioni che avrebbero mirato a conquistare il potere per conferirlo a fidati amici della loggia. Alcuni analisti odierni non mancano di rimarcare che molti degli argomenti trattati in quel programma sarebbero stati poi attuati da governi successivi, o perlomeno indicati come riforme prioritarie ed essenziali da parte di alcuni esponenti politici allora appartenenti ai partiti con cui la P2 aveva cercato contatti (o partiti eredi politici di questi).
Nonostante le successive inchieste giudiziarie abbiano (non senza ricevere critiche da più parti) in parte rinnegato le conclusioni della commissione d'inchiesta, tendendo a ridimensionare l'influenza della loggia<ref name="assoluzione"/><ref>Vittorio Feltri, ''I 150 miliardi che imbarazzano il "Corriere"'', ''[[il Giornale]]'', 31 maggio 2010.</ref>, la scoperta del caso della P2 fece conoscere in Italia l'esistenza, in altri sistemi ed in altri Paesi, del [[Gruppo di pressione|lobbismo]], cioè di un'azione di pressione politica sulle cariche detenenti il potere affinché orienti le scelte di conduzione della nazione di appartenenza in direzione favorevole ai [[Gruppo di pressione|lobbisti]].
 
In altri Paesi il lobbismo si applicava e si applica in modo pressoché palese, e nemmeno – d'ordinario – desta scandalo: per l'Italia il fenomeno, almeno in questa forma subdola, illegale e sovversiva e con questa evidenza, era inusitato. In più, la circostanza che l'associazione fosse segreta ha immediatamente evocato allarmanti spettri, che le conclusioni dell'inchiesta della commissione parlamentare non hanno fugato. Il caso P2 ha certamente sensibilizzato la società italiana sui meccanismi attraverso i quali le scelte ed il potere politico possono venir influenzati dagli interessi di gruppi di potere non eletti, e quindi non pienamente legittimati a prender parte al dialogo politico.
Nonostante l'Italia fosse da secoli avvezza alla disinvoltura e alla spregiudicatezza in politica, tanto da vantarne anche celeberrima [[Il Principe|letteratura specifica]], la sensazione generale fu correttamente definita da molti interpreti del tempo come di «attonito sgomento». Lo scandalo che seguì la scoperta della lista e dei suoi legami con i casi Sindona e [[Roberto Calvi|Calvi]] ebbe al tempo un'amplissima copertura mediatica, paragonabile solo a quella che avrà 10 anni dopo [[Mani pulite|Tangentopoli]].
 
Nel [[1987]] Licio Gelli fu condannato a 8 anni di carcere dalla Corte d'assise di Firenze per aver finanziato esponenti dell'estrema destra toscana, coinvolti negli attentati sulla linea ferroviaria Firenze-Bologna.<ref name=":2" /> Due anni dopo, in appello, i giudici dichiararono di non dover procedere contro l'imputato perché, al momento della sua estradizione dalla [[Svizzera]], erano stati esclusi i reati di tipo politico.<ref name=":2" /> La Cassazione ordinò un nuovo processo, affermando che Gelli avrebbe dovuto essere assolto con formula piena<ref name=":2" /> e il 9 ottobre 1991 la Corte d'assise d'appello di Firenze lo assolse con formula ampia.<ref name=":2" />
== Influenza sui mass media ==
{{Citazione|Il vero potere risiede nelle mani dei detentori dei mass media.|Licio Gelli<ref>{{Cita libro|autore=Mario Guarino|autore2=Feodora Raugei|titolo=Gli anni del disonore|città=Bari|editore=Dedalo|anno=2006|p=35}}</ref>.}}
 
Il 23 novembre [[1995]] Gelli venne condannato in via definitiva per depistaggio nel processo per la [[strage di Bologna]], avvenuta il 2 agosto [[1980]], nella quale furono uccise 85 persone e 200 rimasero ferite.<ref name="Bianconi">{{Cita news|autore=Giovanni Bianconi|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,14/articleid,0685_01_1995_0317_0014_9266168/|titolo=Due colpevoli per la strage di Bologna|pubblicazione=[[La Stampa]]|data=24 novembre 1995|accesso=4 agosto 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160811141148/http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,14/articleid,0685_01_1995_0317_0014_9266168/|urlmorto=no}}</ref> Il depistaggio fu messo in atto, in concorso con il generale del [[Servizio per le informazioni e la sicurezza militare|SISMI]] [[Pietro Musumeci]], aderente alla P2, il colonnello dei carabinieri [[Giuseppe Belmonte]] e il faccendiere [[Francesco Pazienza]]<ref name="Bianconi" />, sistemando una valigia carica di armi, esplosivi, munizioni, biglietti aerei e documenti falsi sul treno Taranto-Milano del 13 gennaio 1981.<ref>{{Cita|Lucarelli|p. ??}}.</ref> Licio Gelli è stato anche riconosciuto colpevole della frode riguardante la bancarotta del [[Banco Ambrosiano]] collegato alla banca del Vaticano, lo [[Istituto per le Opere di Religione|IOR]] (vi si trovò un buco di 1,3 miliardi di dollari).
La scoperta del [[Piano di rinascita democratica]] ha permesso di comprendere le ragioni dei notevoli cambiamenti avvenuti all'interno dei mass media italiani alla fine degli anni settanta.
 
Altrettanta attenzione è stata posta, nel tempo, al destino dei piduisti, qualcuno dei quali ha avuto pubblico successo, in [[politica]] o nello [[spettacolo]], mentre altri sono tornati nell'anonimato. Ad alcuni è stato revocato lo stigma sociale ([[Silvio Berlusconi]] è sceso in politica con successo, conseguendo quattro volte la Presidenza del Consiglio nel corso di quindici anni; [[Fabrizio Cicchitto]] rientrò in politica; [[Maurizio Costanzo]] pronunciò un ''autodafé'' e mantenne la sua carriera giornalistica). Proprio Berlusconi dichiarò ad ''Iceberg'' (programma di approfondimento politico in onda su [[Telelombardia]]): «Io non ho mai fatto parte della P2. E comunque, stando alle sentenze dei tribunali della Repubblica, essere piduista non è un titolo di demerito. [...] Ho letto dopo, di questi progetti. Una montatura: la P2 è stata uno scoop che ha fatto la fortuna di ''Repubblica'' e dell{{'}}''Espresso'', è stata una strumentalizzazione che purtroppo ha distrutto molti protagonisti della vita politica, culturale e giornalistica del nostro Paese».<ref>{{Cita news|autore=Vittorio Testa|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/03/07/berlusconi-essere-piduisti-non-un-titolo-di.html|titolo=Berlusconi: Essere piduisti non è un titolo di demerito|pubblicazione=la Repubblica|data=7 marzo 2000|accesso=6 settembre 2008|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090419135931/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/03/07/berlusconi-essere-piduisti-non-un-titolo-di.html|urlmorto=no}}</ref> [[Massimo D'Alema]], all'epoca Presidente del Consiglio, replicò: «Essere stato piduista vuol dire aver partecipato a un'organizzazione, a una setta segreta che tramava contro lo Stato, e questo è stato sancito dal Parlamento. Opinione che io condivido».<ref>{{Cita news|autore=Paola Di Caro|url=http://archiviostorico.corriere.it/2000/marzo/08/Berlusconi_sconcerta_gli_alleati_co_0_00030810231.shtml|titolo=P2, Berlusconi sconcerta gli alleati|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|data=8 marzo 2000|accesso=24 novembre 2017|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151212001447/http://archiviostorico.corriere.it/2000/marzo/08/Berlusconi_sconcerta_gli_alleati_co_0_00030810231.shtml}}</ref>
La scalata ai media italiani iniziò dall'obiettivo più ambito: il ''[[Corriere della Sera]]'', il quotidiano nazionale più diffuso e allo stesso tempo più autorevole<ref name="MontanelliCervi"/>.
Per quest'operazione [[Licio Gelli]] fu coadiuvato dal suo braccio destro [[Umberto Ortolani]]<ref name="MontanelliCervi"/>, dal banchiere [[Roberto Calvi]]<ref name="MontanelliCervi"/>, dall'imprenditore [[Eugenio Cefis]] e dalle casse dello IOR, l'[[Istituto per le Opere di Religione]]<ref name="MontanelliCervi"/>. Infine era necessario un editore interessato all'acquisto della testata giornalistica più importante d'Italia, e furono individuati i [[RCS MediaGroup|Rizzoli]]. I Rizzoli, [[Andrea Rizzoli|Andrea]] e il figlio [[Angelo Rizzoli (1943-2013)|Angelone]], acquistarono la proprietà del ''Corriere'' di propria iniziativa da [[Giulia Maria Crespi]], [[Gianni Agnelli]] e [[Angelo Moratti]], poi si ritrovarono sotto una montagna di debiti<ref name="MontanelliCervi"/>. [[Bruno Tassan Din]], direttore amministrativo del giornale, dichiarò: «La Rizzoli fatturava 60 miliardi di lire l'anno ed altrettanti ne fatturava il ''Corriere'': quindi la Rizzoli aveva acquistato un'unità grande come la Rizzoli facendo tra l'altro un debito a breve termine senza avere programmato e pianificato un eventuale ricorso al medio termine»<ref name="Teodori"/>. Angelone Rizzoli spiegò che «per ottenere finanziamenti dei quali il nostro gruppo aveva bisogno l'unica strada praticabile era quella di rivolgerci all'Ortolani», giacché quando «qualche volta tentavamo di ottenere finanziamenti senza passare attraverso l'Ortolani ed il Gelli ci veniva immancabilmente risposto di no»<ref name="Teodori"/>.
 
Tra i personaggi politici menzionati nel famoso «programma di rinascita» elaborato per la P2 da [[Francesco Cosentino]], {{Senza fonte|[[Bettino Craxi]] confermò la previsione per cui avrebbe assunto il «predominio» nel suo partito e nel governo del Paese (anche grazie all'appoggio degli [[Stati Uniti d'America]], che finanziarono il suo partito in chiave anti-[[Partito Comunista Italiano|PCI]], come scriverà poco prima di morire nel suo memoriale consegnato al cognato [[Paolo Pillitteri]], ex sindaco di [[Milano]])}}. Ad [[Antonio Bisaglia]], invece, la morte improvvisa non consentì di soddisfare le previsioni su di lui espresse nel medesimo testo.
Successivamente Andrea si ritirò a vita private e rimase a guidare il gruppo il figlio Angelone, il cui braccio destro Bruno Tassan Din gli presentò Gelli e Ortolani<ref name="Mazzuca">{{Cita libro|autore=Alberto Mazzuca|titolo=La Erre verde|città=Milano|editore=Longanesi|anno=1991}}</ref>.
 
Dal [[2007]] [[Licio Gelli]] fu posto in detenzione domiciliare nella sua [[villa Wanda]] di [[Arezzo]], per scontare la pena di 12 anni per la bancarotta del [[Banco Ambrosiano]]. In un'intervista rilasciata a ''[[La Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]'' il 28 settembre [[2003]], durante il [[governo Berlusconi II]], ha raccontato: «Ho una vecchiaia serena. Tutte le mattine parlo con le voci della mia coscienza, ed è un dialogo che mi quieta. Guardo il Paese, leggo i giornali e penso: ecco qua che tutto si realizza poco a poco, pezzo a pezzo. Forse sì, dovrei avere i diritti d'autore. La giustizia, la tv, l'ordine pubblico. Ho scritto tutto trent'anni fa in 53 punti».<ref name=repubblica_gelli>{{Cita news|autore=Concita De Gregorio|url=http://www.repubblica.it/2003/i/sezioni/politica/gelli/gelli/gelli.html|titolo="Giustizia, tv, ordine pubblico è finita proprio come dicevo io"|pubblicazione=[[La Repubblica (quotidiano)|Repubblica.it]]|data=28 settembre 2003|accesso=18 luglio 2005|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20050828175128/http://www.repubblica.it/2003/i/sezioni/politica/gelli/gelli/gelli.html|urlmorto=no}}</ref>
I Rizzoli, sostenuti finanziariamente da Eugenio Cefis (secondo la ricostruzione di Alberto Mazzuca i Rizzoli non furono sostenuti da Eugenio Cefis)<ref name="Mazzuca"/>, nel 1974 si decisero quindi per l'acquisto, ma si resero conto ben presto che l'operazione si sarebbe rivelata molto più onerosa di quello che si aspettavano. I Rizzoli (Andrea e il figlio Angelone) quindi si misero alla ricerca di altri fondi presso le banche italiane, inconsapevoli del fatto che molte erano presiedute o dirette da affiliati della P2, e che quindi la decisione di conceder loro nuovi liquidi era condizionata dal parere di Gelli. Non vedendo altre vie di uscita, nel luglio [[1977]] si appellarono al capo piduista: a quell punto entrò in scena [[Roberto Calvi]], che aveva rapporti con lo IOR, e che grazie all'intermediazione di Gelli era entrato nell'operazione per rilevare il ''Corriere della Sera''<ref name="MontanelliCervi"/>. Si è affermato che il pacchetto azionario, pagato 200 miliardi di lire, ne valesse al Massimo 60<ref name="MontanelliCervi"/>. La concessione di nuovi fondi, provenienti dallo IOR, rese i Rizzoli sempre più indebitati nei confronti della P2 ed economicamente deboli. In questo modo non fu difficile far passare il controllo della casa editrice al sistema Gelli-Calvi-IOR<ref>Tina Anselmi, ''Relazione di maggioranza della Commissione Parlamentare sulla Loggia massonica P2'', Allegato I – Editoria e ''Corriere della Sera''.</ref>.
 
== I contenuti del programma eversivo ==
Licio Gelli ottenne il suo primo obiettivo: inserire nei posti chiave della Rizzoli i suoi uomini, uno su tutti [[Franco Di Bella]] alla direzione del ''Corriere della Sera'' al posto di [[Piero Ottone]]<ref>Mario Guarino e Feodora Raugei, ''Gli anni del disonore'', Bari, Dedalo, 2006 pp. 248-250.</ref>. Il controllo del quotidiano dava alla P2 un'enorme capacità di manovra:
=== Il ''Piano di rinascita democratica'' ===
* Poteva condizionare ai propri voleri la condotta dei politici, ai quali l'adesione all'area piduista era ripagata con articoli e interviste compiacenti che garantivano visibilità presso l'opinione pubblica.
{{vedi anche|Piano di rinascita democratica}}
* Poteva inserire nell'organico del quotidiano personaggi affiliati alla loggia, come [[Maurizio Costanzo]], [[Silvio Berlusconi]], [[Fabrizio Trecca]], con l'ovvio intento di pubblicare articoli graditi alle alte sfere della P2.
[[File:Piano di rinascita democratica della Loggia P2.djvu|thumb|Trascrizione ufficiale del «Piano» della loggia P2, pubblicata dalla relativa commissione parlamentare d'inchiesta.|alt=]]
* Poteva infine censurare giornalisti, come capitò a [[Enzo Biagi]], che sarebbe dovuto partire come corrispondente per l'[[Argentina]], governata da una giunta militare golpista<ref name="S. Flamigni 1996">Sergio Flamigni, ''Trame atlantiche'', Milano, Kaos edizioni, 1996, p. 199.</ref>.
 
Fu immediatamente intuito che i documenti sequestrati testimoniavano dell'esistenza di un'organizzazione che mirava a prendere il possesso degli organi del [[potere]] in [[Italia]]: il [[Piano di rinascita democratica]], un elaborato a mezza via fra un [[manifesto (programma)|manifesto]] ed uno [[studio di fattibilità]] sequestrato qualche mese dopo alla figlia di Gelli, conteneva una sorta di ruolino di marcia per la penetrazione di esponenti della loggia nei settori chiave dello Stato, indicazioni per l'avvio di opere di selezionato [[proselitismo]] e, opportunamente, anche un [[bilancio preventivo]] dei costi per l'acquisizione delle funzioni vitali del potere: «La disponibilità di cifre non superiori a 30 o 40 miliardi sembra sufficiente a permettere ad uomini di buona fede e ben selezionati di conquistare le posizioni chiave necessarie al loro controllo».
Nel 1977 la P2 spinse i Rizzoli verso l'acquisizione di molti altri quotidiani: ''[[Il Piccolo]]'' di [[Trieste]], ''[[Il Giornale di Sicilia]]'' di [[Palermo]], l'''[[Alto Adige (quotidiano)|Alto Adige]]'' di [[Bolzano]] e ''[[La Gazzetta dello Sport]]''. Nel [[1978]] fu fondato un nuovo quotidiano locale: ''L'Eco di Padova'': la casa editrice entrò nella proprietà de ''[[Il Lavoro (quotidiano)|Il Lavoro]]'' di [[Genova]] e finanziò ''[[L'Adige]]'' di [[Trento]]. Nello stesso anno Andrea lasciò il gruppo al figlio Angelone e si ritirò a vita privata. Nel 1979 la Rizzoli portò la propria quota azionaria del periodico ''[[TV Sorrisi e Canzoni]]'' al 52%, ottenendone il controllo. Infine fu fondato ''[[L'Occhio]]'', con direttore [[Maurizio Costanzo]]<ref>Sergio Flamigni, ''Trame atlantiche'', Milano, Kaos edizioni, 1996, pp. 197-2014.</ref>.
 
Si indicavano come obiettivi primari il riordino dello Stato all'insegna dell'[[autoritarismo]] di stampo [[Anticomunismo|anticomunista]] ed [[Socialismo|antisocialista]], accompagnato da un'impostazione selettiva e [[classismo|classista]] dei percorsi sociali. Tra i punti principali del piano vi era la semplificazione del panorama politico con la presenza di due grandi macropartiti, portare la [[magistratura italiana]] sotto il controllo del [[potere esecutivo]], separare le carriere dei magistrati, superare il [[bicameralismo perfetto]] e ridurre numero dei parlamentari, abolire le province, rompere l'unità sindacale e riformare il mercato del lavoro, controllo sui mezzi di comunicazione di massa, trasformare le [[università in Italia]] in [[Fondazione (ente)|fondazioni di diritto privato]], abolizione della [[validità legale dei titoli di studio]] e adozione di una politica repressiva contro la piccola delinquenza e avversari politici.
Secondo il piduista [[Antonio Buono]], magistrato già presidente del Tribunale di [[Forlì]], e collaboratore del ''[[il Giornale|Giornale nuovo]]'', nel corso di un incontro a [[Cesena]] Gelli lo avrebbe informato del progetto di creare una catena di testate, nell'ambito della Rizzoli, in funzione antimarxista e anticomunista, e si sarebbe dovuta creare anche, nell'ambito di questo progetto, un'agenzia di informazione – alternativa all'[[ANSA]] – che avrebbe trasmesso le veline ai vari direttori di questi giornali associati. Nell'occasione, il Venerabile incaricò Buono di coinvolgere il direttore de ''[[il Giornale]]'': «Avevo un grande ascendente su [[Indro Montanelli]], e quindi avrei dovuto persuadere Montanelli, per il ''Giornale'', a entrare»<ref name="S. Flamigni 1996"/>.
 
Le persone «da reclutare» nei partiti in cambio avrebbero dovuto ottenere il «predominio» (testuale) sulle proprie organizzazioni (nel piano vengono indicati «per il PSI, ad esempio, Mancini, Mariani e Craxi; per il PRI: Visentini e Bandiera; per il PSDI: Orlandi e Amidei; per la DC: Andreotti, Piccoli, Forlani, Gullotti e Bisaglia; per il PLI: Cottone e Quilleri; per la Destra Nazionale (eventualmente): Covelli»), mentre i giornalisti «reclutati» avrebbero dovuto «simpatizzare» per gli uomini segnalati dalla [[loggia massonica]]. Una parte dei politici indicati ebbero poi ruoli di primo piano nei loro partiti e nell'esecutivo, tali personalità erano però considerate «da reclutare», tuttavia non è mai stato accertato con chiarezza se Gelli si sia messo in contatto con loro per il perseguimento degli scopi della P2.
Nonostante il tentativo non riuscisse (secondo persone vicine a Indro Montanelli, in realtà Buono non aveva alcun ascendente su di lui) almeno due personaggi in contatto con gli ambienti massonici diventarono collaboratori del ''Giornale nuovo'': lo stesso Buono e [[Michael Ledeen]], legato a [[Central Intelligence Agency|CIA]], [[Servizio per le informazioni e la sicurezza militare|SISMI]] e alla stessa P2<ref>Sergio Flamigni, ''Trame atlantiche'', Milano, Kaos edizioni, 1996, pp. 232, 260, 344, 372-374.</ref>.
 
=== Il controllo sui ''mass media'' ===
Una volta scoppiato lo scandalo, le ripercussioni sul gruppo Rizzoli furono enormi: il ''[[Corriere della Sera]]'' ne uscì pesantemente screditato e perse dal [[1981]] al [[1983]] 100.000 copie. Firme come [[Enzo Biagi]], [[Alberto Ronchey]] e [[Gaetano Scardocchia]] lasciarono via Solferino. [[Franco Di Bella]] lasciò la direzione il 13 giugno e venne sostituito da [[Alberto Cavallari]]. ''[[L'Occhio]]'' e il ''[[Corriere d'Informazione]]'' chiusero, mentre ''[[Il Piccolo]]'', l'''[[Alto Adige (quotidiano)|Alto Adige]]'' e ''[[Il Lavoro (quotidiano)|Il Lavoro]]'' furono ceduti. Angelone Rizzoli e il direttore generale della casa editrice, Bruno Tassan Din (entrambi iscritti alla Loggia), ricevettero un mandato d'arresto e il gruppo fu messo in amministrazione controllata (4 febbraio 1983).
{{Citazione|Il vero potere risiede nelle mani dei detentori dei mass media.|Licio Gelli<ref>{{Cita|Guarino e Raugei, 2006|p. 35.}}</ref>.}}
 
La scoperta del [[Piano di rinascita democratica]] ha permesso di comprendere le ragioni dei notevoli cambiamenti avvenuti all'interno dei mass media italiani alla fine degli anni settanta.
== Lo scandalo ==
Lo scandalo conseguente al ritrovamento delle liste della P2 fu senza precedenti. Nel giugno [[1981]], al posto del dimissionario Presidente del Consiglio [[Arnaldo Forlani]], fu insediato il [[Partito Repubblicano Italiano|repubblicano]] [[Giovanni Spadolini]], che divenne così il primo Presidente del Consiglio non appartenente alla [[Democrazia Cristiana]] della Storia repubblicana<ref name="MontanelliCervi"/>, mentre il Presidente della Repubblica [[Sandro Pertini]] dichiarò: «Nessuno può negare che la P2 sia un'associazione a delinquere<ref name=":1">{{Cita libro|autore=Mario Guarino|autore2=Feodora Raugei|titolo=Licio Gelli. Vita, misteri, scandali del capo della Loggia P2|città=Bari|editore=Dedalo|anno=2016}}</ref>».
 
La scalata ai media italiani iniziò dall'obiettivo più ambito: il ''[[Corriere della Sera]]'', il quotidiano nazionale più diffuso e allo stesso tempo più autorevole.<ref name=":1" />
Dalle sinistre si era prontamente levata un'intensa campagna d'accusa, che di fatto non sgradiva un eventuale riconoscimento del coinvolgimento di esponenti dei partiti di governo e del [[Partito Socialista Italiano|PSI]], antica «concorrente» a sinistra del partito di [[Enrico Berlinguer]]. Soprattutto i [[Partito Comunista Italiano|comunisti]] avevano da recriminare contro un organismo che clandestinamente lavorava per la loro espulsione dalla società civile, e non risparmiarono ai partiti di governo e ai loro esponenti accuse di [[Golpe|golpismo]] e di prono asservimento a interessi di potenze straniere.
Per quest'operazione [[Licio Gelli]] fu coadiuvato dal suo braccio destro [[Umberto Ortolani]]<ref name=":1" />, dal banchiere [[Roberto Calvi]]<ref name=":1" />, dall'imprenditore [[Eugenio Cefis]] e dalle casse dello IOR, l'[[Istituto per le Opere di Religione]].<ref name=":1" /> Infine era necessario un editore interessato all'acquisto della testata giornalistica più importante d'Italia, e furono individuati i [[RCS MediaGroup|Rizzoli]]. I Rizzoli, [[Andrea Rizzoli|Andrea]] e il figlio [[Angelo Rizzoli (1943-2013)|Angelo]], acquistarono la proprietà del ''Corriere'' di propria iniziativa da [[Giulia Maria Crespi]], [[Gianni Agnelli]] e [[Angelo Moratti]], poi si ritrovarono sotto una montagna di debiti.<ref name=":1" /> [[Bruno Tassan Din]], direttore amministrativo del giornale, dichiarò: «La Rizzoli fatturava 60 miliardi di lire l'anno ed altrettanti ne fatturava il ''Corriere'': quindi la Rizzoli aveva acquistato un'unità grande come la Rizzoli facendo tra l'altro un debito a breve termine senza avere programmato e pianificato un eventuale ricorso al medio termine».<ref name=":4"/> Angelo Rizzoli spiegò che «per ottenere finanziamenti dei quali il nostro gruppo aveva bisogno l'unica strada praticabile era quella di rivolgerci all'Ortolani», giacché quando «qualche volta tentavamo di ottenere finanziamenti senza passare attraverso l'Ortolani ed il Gelli ci veniva immancabilmente risposto di no».<ref name=":4" />
 
Successivamente Andrea si ritirò a vita privata e rimase a guidare il gruppo il figlio Angelo, il cui braccio destro Bruno Tassan Din gli presentò Gelli e Ortolani.<ref>{{Cita|Mazzucca|p. ??}}.</ref>
Altri politici, tra cui [[Bettino Craxi]] del [[Partito Socialista Italiano|PSI]] e alcuni deputati della [[Democrazia Cristiana|DC]], attaccarono invece l'operato della magistratura, accusandola di aver dato per scontato la veridicità di tutta la lista che invece, secondo Craxi, mischiava «notori farabutti» (di cui però non faceva i nomi) a «galantuomini» e di aver causato, con le indagini e l'arresto di [[Roberto Calvi]], una crisi della [[Borsa valori|Borsa]], che nel luglio [[1981]] dovette chiudere per una settimana per eccesso di ribasso.
 
I Rizzoli, sostenuti finanziariamente da Eugenio Cefis (secondo la ricostruzione di Alberto Mazzuca i Rizzoli non furono sostenuti da Eugenio Cefis)<ref name="Mazzuca">{{Cita libro|autore=Alberto Mazzuca|titolo=La Erre verde|anno=1991|editore=Longanesi|città=Milano}}</ref>, nel 1974 si decisero quindi per l'acquisto, ma si resero conto ben presto che l'operazione si sarebbe rivelata molto più onerosa di quello che si aspettavano. I Rizzoli (Andrea e il figlio Angelo) quindi si misero alla ricerca di altri fondi presso le banche italiane, inconsapevoli del fatto che molte erano presiedute o dirette da affiliati della P2, e che quindi la decisione di conceder loro nuovi liquidi era condizionata dal parere di Gelli. Non vedendo altre vie di uscita, nel luglio [[1977]] si appellarono al capo piduista: a quel punto entrò in scena [[Roberto Calvi]], che aveva rapporti con lo IOR, e che grazie all'intermediazione di Gelli era entrato nell'operazione per rilevare il ''Corriere della Sera<ref name=":1" />''. Si è affermato che il pacchetto azionario, pagato 200 miliardi di lire, ne valesse al massimo 60<ref name=":1" />. La concessione di nuovi fondi, provenienti dallo IOR, rese i Rizzoli sempre più indebitati nei confronti della P2 ed economicamente deboli. In questo modo non fu difficile far passare il controllo della casa editrice al sistema Gelli-Calvi-IOR<ref>Tina Anselmi, ''Relazione di maggioranza della Commissione Parlamentare sulla Loggia massonica P2'', Allegato I – Editoria e ''Corriere della Sera''.</ref>.
Mentre, intimoriti dal clima arroventato, alcuni personaggi di altro campo come [[Maurizio Costanzo]] negavano ogni coinvolgimento (Costanzo fu poi costretto a lasciare la direzione del telegiornale ''Contatto'' del network [[Telealtomilanese|PIN]], facente capo al gruppo Rizzoli), altri, come il deputato socialista [[Enrico Manca]], che fu anche presidente della [[Rai]], già minimizzavano la loro condivisione delle esperienze piduiste.
 
Licio Gelli ottenne il suo primo obiettivo: inserire nei posti chiave della Rizzoli i suoi uomini, uno su tutti [[Franco Di Bella]] alla direzione del ''Corriere della Sera'' al posto di [[Piero Ottone]].<ref>{{Cita|Guarino e Raugei, 2006|pp. 248-250}}.</ref> Il controllo del quotidiano dava alla P2 un'enorme capacità di manovra:
Si ebbe quindi una sorta di temporanea epurazione, in realtà agevolata dal ridotto desiderio degli interessati di restare sotto i riflettori, e molti piduisti si eclissarono dalle cariche più in vista, o si fecero da parte per poi ripresentarsi qualche tempo dopo.
* Poteva condizionare ai propri voleri la condotta dei politici, ai quali l'adesione all'area piduista era ripagata con articoli e interviste compiacenti che garantivano visibilità presso l'opinione pubblica.
* Poteva inserire nell'organico del quotidiano personaggi affiliati alla loggia, come [[Maurizio Costanzo]], [[Silvio Berlusconi]], [[Fabrizio Trecca]], con l'ovvio intento di pubblicare articoli graditi alle alte sfere della P2.
* Poteva infine censurare giornalisti, come capitò a [[Enzo Biagi]], che sarebbe dovuto partire come corrispondente per l'[[Argentina]], governata da una giunta militare golpista.<ref name="S. Flamigni 1996">{{Cita|Flamigni|p. 199}}.</ref>
 
Nel 1977 la P2 spinse i Rizzoli verso l'acquisizione di molti altri quotidiani: ''[[Il Piccolo]]'' di [[Trieste]], il ''[[Giornale di Sicilia]]'' di [[Palermo]], l{{'}}''[[Alto Adige (quotidiano)|Alto Adige]]'' di [[Bolzano]] e ''[[La Gazzetta dello Sport]]''. Nel [[1978]] fu fondato un nuovo quotidiano locale: ''L'Eco di Padova'': la casa editrice entrò nella proprietà de ''[[Il Lavoro (quotidiano)|Il Lavoro]]'' di [[Genova]] e finanziò ''[[L'Adige]]'' di [[Trento]]. Nello stesso anno Andrea lasciò il gruppo al figlio Angelo e si ritirò a vita privata. Nel 1979 la Rizzoli portò la propria quota azionaria del periodico ''[[TV Sorrisi e Canzoni]]'' al 52%, ottenendone il controllo. Infine fu fondato ''[[L'Occhio]]'', con direttore [[Maurizio Costanzo]].<ref>{{Cita|Flamigni|pp. 197-201}}?</ref>
== La commissione parlamentare ==
Dopo la scoperta delle liste [[Arnaldo Forlani]] nominò un comitato di tre saggi ([[Vezio Crisafulli]], [[Lionello Levi Sandri]] e [[Aldo Mazzini Sandulli]]) per fornire elementi conoscitivi e critici sull'attività della P2<ref name="Zavoli"/>.
 
Secondo il piduista [[Antonio Buono]], magistrato già presidente del Tribunale di [[Forlì]], e collaboratore del ''[[il Giornale|Giornale nuovo]]'', nel corso di un incontro a [[Cesena]] Gelli lo avrebbe informato del progetto di creare una catena di testate, nell'ambito della Rizzoli, in funzione antimarxista e anticomunista, e si sarebbe dovuta creare anche, nell'ambito di questo progetto, un'agenzia di informazione – alternativa all'[[ANSA]] – che avrebbe trasmesso le veline ai vari direttori di questi giornali associati. Nell'occasione, il Venerabile incaricò Buono di coinvolgere il direttore de ''[[il Giornale]]'': «Avevo un grande ascendente su [[Indro Montanelli]], e quindi avrei dovuto persuadere Montanelli, per il ''Giornale'', a entrare»<ref name="S. Flamigni 1996"/>.
Negli anni successivi fu istituita, per volontà della Presidente della Camera [[Nilde Iotti]], una commissione parlamentare d'inchiesta, guidata dalla deputata democristiana [[Tina Anselmi]]<ref name="Zavoli"/>, ex partigiana «bianca» e prima donna a diventare ministro nella storia della Repubblica Italiana. La commissione affrontò un lungo lavoro di analisi per far luce sulla Loggia, considerata un punto di riferimento in Italia per ambienti dei servizi segreti americani intenzionati a tenere sotto controllo la vita politica italiana fino al punto, se necessario, di promuovere riforme costituzionali apposite o di organizzare un [[colpo di Stato]].
La commissione parlamentare chiuse i suoi lavori nel [[1984]]<ref name="Zavoli"/> e diede luogo a una relazione di maggioranza e a una di minoranza. La prima, molto più articolata, mise in luce molti aspetti, ad esempio:
* Giudicò la lista attendibile ma presumibilmente incomplete.
* Giudicò la Loggia «responsabile in termini non giudiziari ma storico-politici, quale essenziale retroterra economico, organizzativo e morale» della [[strage dell'Italicus]].
* Giudicò la Loggia «un complotto permanente che si plasma in funzione dell'evoluzione della situazione politica ufficiale».
* Sottolineò l'«uso privato della funzione pubblica da parte di alcuni apparati dello stato» legati alla Loggia.
* Sottolineò la divisione funzionale della Loggia e quindi che, benché tutti gli affiliati fossero consapevoli del fine surrettizio della Loggia, fosse necessario individuare il settore di appartenenza dei singoli affiliati per risalire alle responsabilità personali.
* Sottolineò che la presenza di alcuni imprenditori si poteva spiegare con i benefici economici che il legame con alti dirigenti di imprese pubbliche e [[Banca|banche]] poteva potenzialmente portare loro, per esempio sotto forma di [[credito]] concesso in misura superiore a quanto consentito dalle caratteristiche dell'impresa da finanziare.
* Sottolineò come ci fossero «poche ma inequivocabili prove documentali» che provavano l'esistenza della Loggia di Montecarlo (ora Massonic Executive Committee) e della più elitaria P1, considerandole entrambe creazioni di [[Licio Gelli]].
 
Nonostante il tentativo non riuscisse (secondo persone vicine a Indro Montanelli, in realtà Buono non aveva alcun ascendente su di lui) almeno due personaggi in contatto con gli ambienti massonici diventarono collaboratori del ''Giornale nuovo'': lo stesso Buono e [[Michael Ledeen]], legato a [[CIA]], [[Servizio per le informazioni e la sicurezza militare|SISMI]] e alla stessa P2.<ref>{{Cita|Flamigni|pp. 232, 260, 344, 372-374}}.</ref>
Secondo la commissione d'inchiesta, la Loggia P2 e Gelli stesso godevano di «una sorta di cordone sanitario informativo posto dai Servizi a tutela ed a salvaguardia del Gelli e di quanto lo riguarda» a partire dal 1950 (anno in cui venne segnalato ai servizi il rapporto ''[[Cominform]]''", a cui però non seguirono indagini), che permise al gruppo di agire indisturbato, arrivando alla conclusione che Gelli stesso facesse parte dei servizi segreti:
 
Una volta scoppiato lo scandalo, le ripercussioni sul gruppo Rizzoli furono enormi: il ''[[Corriere della Sera]]'' ne uscì pesantemente screditato e perse dal [[1981]] al [[1983]] {{formatnum:100000}} copie. Firme come [[Enzo Biagi]], [[Alberto Ronchey]] e [[Gaetano Scardocchia]] lasciarono via Solferino. [[Franco Di Bella]] lasciò la direzione il 13 giugno e venne sostituito da [[Alberto Cavallari]]. ''[[L'Occhio]]'' e il ''[[Corriere d'Informazione]]'' chiusero, mentre ''[[Il Piccolo]]'', l{{'}}''[[Alto Adige (quotidiano)|Alto Adige]]'' e ''[[Il Lavoro (quotidiano)|Il Lavoro]]'' furono ceduti. Angelo Rizzoli e il direttore generale della casa editrice, Bruno Tassan Din (entrambi iscritti alla Loggia), ricevettero un mandato d'arresto e il gruppo fu messo in amministrazione controllata (4 febbraio 1983).
{{Citazione|Tra le varie spiegazioni possibili di tale costante atteggiamento scartata quella della Inefficienza dei Servizi perché palesemente non proponibile – non rimane altra conclusione che quella di riconoscere che il Gelli è egli stesso persona di appartenenza ai Servizi, poiché solo ricorrendo a tale ipotesi trova logica spiegazione la copertura di questi assicurata al Gelli in modo sia passivo, non assumendo informazioni sull'individuo, sia attivo, non fornendone all'autorità politica che ne fa richiesta.
 
== Aspetti dibattuti ==
I riscontri forniti e la linea di argomentazione che su di essi abbiamo incentrato, testimoniano in modo chiaro l'esistenza di una barriera protettiva posta dei Servizi a tutela di Gelli e della loggia P2 che scatta puntuale di fronte a qualsiasi autorità politica e giudiziaria, che chieda, nell'esercizio delle sue funzioni, ragguagli e delucidazioni su questi argomenti. Abbiamo individuato la ragione profonda di questo comportamento nell'appartenenza di Licio Gelli all'ambiente dei Servizi segreti, ed abbiamo datato questa milizia al [[1950]], anno di compilazione dell'informativa [[Cominform|COMINFORM]]. Le conseguenze di tale affermazione sono che la ragione vera del cordone sanitario informativo va cercata non nel presunto controllo che Gelli eserciterebbe nei Servizi segreti, ma nell'opposta ragione del controllo che essi hanno del personaggio.
=== Il ruolo nella «strategia della tensione» ===
 
Le conclusioni che abbiamo esposto sono di tenore tale che l'estensore di queste note avverte per primo l'esigenza di procedere con la massima cautela possibile in questa materia, per la quale peraltro, si deve riconoscere, è del tutto illusorio sperare di raggiungere dimostrazioni che poggino su prove inconfutabili. Si è così argomentato sulla base dei documenti proponendo una linea interpretativa che si riconduca a logica e coerenza, pronti a verificare tale assunto con altre possibili ricostruzioni posto che, secondo l'assunto metodologico seguito, consentano di fornire altra spiegazione coerente ed unitaria dei fenomeni<ref name=Anselmi />.}}
 
Secondo la commissione, [[Licio Gelli]] mantenne fino al primo dopoguerra un atteggiamento ambiguo, che gli permise di legarsi a chiunque avesse avuto le redini del potere in [[Italia]] dopo la [[Seconda guerra mondiale|guerra]] (fossero i nazifascisti, fossero gli Alleati e i loro gruppi politici di riferimento o fossero i comunisti filosovietici) e il rapporto ''[[Cominform]]'', che lo denunciava come spia dormiente dei servizi segreti dell'Est (probabilmente posizione frutto di accordi durante questo periodo ambiguo), su cui i servizi non indagarono, sarebbe divenuto una garanzia sulla sua fedeltà che i servizi avrebbero potuto eventualmente usare, denunciandolo come spia filosovietica e distruggendo quindi la sua figura fortemente anticomunista che era venuta a crearsi nel tempo.
 
Circa le motivazioni per le quali personaggi tanto affermati avrebbero aderito alla P2, secondo taluni l'abilità di [[Licio Gelli]] sarebbe consistita nel sollecitare il diffuso desiderio di mantenere ed accrescere il proprio potere personale: a costoro, l'iscrizione alla loggia sarebbe apparsa di estrema opportunità per raggiungere posizioni di potere di primaria importanza, anche eventualmente partecipando ad azioni coordinate al fine di assicurarsi il controllo sia pure indiretto del governo e di numerose alte istituzioni pubbliche e private italiane.<ref name=":3">{{Cita libro|nome=Marco|cognome=Marsili|titolo=Dalla P2 alla P4: trent'anni di politica e affari all'ombra di Berlusconi|url=https://books.google.it/books?id=r2tRXwAACAAJ&dq=marco+marsili&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjsz9nJz8nZAhXCWxQKHSyfCCYQ6AEIQDAG|accesso=28 febbraio 2018|data=2011*|editore=Termidoro|p=19-20|ISBN=978-88-97486-00-8}}</ref>
 
Secondo altre interpretazioni, la Loggia altro non sarebbe stata che un punto di raccordo fra diverse spinte che già prima andavano organizzandosi per influire sugli andamenti politici dello Stato.<ref name=":3" /> Non va dimenticato che proprio in quegli anni da molte parti della società si auspicava una svolta politica di impronta decisa, capace di sopperire alla perniciosa inefficienza sociale, economica e pratica dell'impianto statale.
 
A posteriori, la Commissione parlamentare d'inchiesta ricostruì che verso la fine degli [[Anni 1970|anni settanta]] il rapporto tra Gelli e i suoi amici-alleati [[Stati Uniti d'America|statunitensi]] e dei servizi segreti si sarebbe incrinato, e sarebbero cominciate a circolare sollecitazioni a farsi da parte, inoltrate anche nella suggestiva forma di fornire al giornalista [[Mino Pecorelli]] (poi assassinato) il famoso rapporto ''Cominform'' perché lo pubblicasse e avanzasse così il sospetto che Gelli agisse per qualche servizio segreto di Paesi comunisti.
 
Gelli reagì rilasciando un'imprevista intervista, nella quale qualcuno ha supposto che abbia inviato messaggi in codice: ma sembra accertato che, poco dopo, un uomo di fiducia di [[Michele Sindona]] abbia fornito ai giudici di [[Milano]] elementi sufficienti per interessarsi del capo della loggia.<ref name=":3" /> Il giornalista e politico [[Massimo Teodori]], membro della succitata commissione, asserì: «La Loggia P2 non è stata un'organizzazione per delinquere esterna ai partiti ma interna alla classe dirigente. La posta in gioco per la P2 è stata il potere e il suo esercizio illegittimo e occulto con l'uso di ricatti, di rapine su larga scala, di attività eversive e di giganteschi imbrogli finanziari fino al ricorso alla eliminazione fisica».<ref name="Teodori"/>
 
La P2 fu oggetto d'indagine anche della [[Commissione Stragi]] per un presunto coinvolgimento in alcune stragi, ma non portò a niente di rilevante. Gli appartenenti alla P2 e Gelli furono assolti con formula piena dalle accuse di «complotto ai danni dello Stato» con le sentenze della Corte d'assise e della Corte d'assise d'appello di Roma tra il [[1994]] e il [[1996]]<ref name="assoluzione">{{Cita news|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/03/28/la-p2-non-cospiro-contro-lo.html|titolo=La P2 non cospirò contro lo Stato|pubblicazione=la Repubblica|data=28 marzo 1996|accesso=18 novembre 2008}}</ref>.
 
== Le conseguenze e le inchieste giudiziarie ==
{{Citazione|La P2 è stata sciolta da una legge, ma può essere sopravvissuto il suo sistema di relazioni politiche, finanziarie e criminali […] Quanto al dottor Berlusconi, il suo interventismo attuale è sintomo della reazione di una parte del vecchio regime che, avendo accumulato ricchezza e potere negli anni Ottanta, pretende di continuare a condizionare la vita politica anche negli anni Novanta|Luciano Violante, Presidente della Commissione Antimafia<ref name=":79">{{Cita libro|titolo = Dalla P2 alla P4. Trent'anni di politica e affari all'ombra di Berlusconi|url = https://books.google.it/books?isbn=8897486002|accesso = 28 febbraio 2018|editore = Termidoro <!--spa-->|ISBN = 978-88-97486-00-8|autore = Marco Marsili}}</ref>}}
 
La Procura di Roma iniziò un procedimento contro Licio Gelli e una ventina di altre persone, accusate di cospirazione politica, associazione per delinquere ed altri reati. Dopo un'inchiesta durata quasi dieci anni, nell'ottobre 1991, il giudice istruttore presso il Tribunale penale di Roma chiese il rinvio a giudizio. Il processo durò un anno e mezzo e con sentenza in data 16 aprile 1994, depositata il successivo 26 luglio, la Corte proncunciò una sententa d'assoluzione di tutti gli imputati dal reato di attentato alla Costituzione mediante cospirazione politica perché il fatto non sussiste. L'appello, proposto, fu rigettato, e il 27 marzo 1996 la Corte d'appello confermò la sentenza<ref>Massimo Della Campa, ''Luce sul Grande Oriente'', Milano, Sperling & Kupfer, 2005, p. 180.</ref>.
Nonostante le successive inchieste giudiziarie abbiano (non senza ricevere critiche da più parti) in parte rinnegato le conclusioni della commissione d'inchiesta, tendendo a ridimensionare l'influenza della loggia<ref name="assoluzione"/><ref>Vittorio Feltri, ''I 150 miliardi che imbarazzano il "Corriere"'', ''[[il Giornale]]'', 31 maggio 2010.</ref>, la scoperta del caso della P2 fece conoscere in Italia l'esistenza, in altri sistemi ed in altri Paesi, del [[Gruppo di pressione|lobbismo]], cioè di un'azione di pressione politica sulle cariche detenenti il potere affinché orienti le scelte di conduzione della nazione di appartenenza in direzione favorevole ai [[Gruppo di pressione|lobbisti]].
 
In altri Paesi il lobbismo si applicava e si applica in modo pressoché palese, e nemmeno – d'ordinario – desta scandalo: per l'Italia il fenomeno, almeno in questa forma subdola, illegale e sovversiva e con questa evidenza, era inusitato. In più, la circostanza che l'associazione fosse segreta ha immediatamente evocato allarmanti spettri, che le conclusioni dell'inchiesta della commissione parlamentare non hanno fugato. Il caso P2 ha certamente sensibilizzato la società italiana sui meccanismi attraverso i quali le scelte ed il potere politico possono venir influenzati dagli interessi di gruppi di potere non eletti, e quindi non pienamente legittimati a prender parte al dialogo politico.
 
Altrettanta attenzione è stata posta, nel tempo, al destino dei piduisti, qualcuno dei quali ha avuto pubblico successo, in [[politica]] o nello [[spettacolo]], mentre altri sono tornati nell'anonimato. Ad alcuni è stato revocato lo stigma sociale ([[Silvio Berlusconi]] è sceso in politica con successo, conseguendo quattro volte la Presidenza del Consiglio nel corso di quindici anni; [[Fabrizio Cicchitto]] rientrò in politica; [[Maurizio Costanzo]] pronunciò un ''autodafé'' e mantenne la sua carriera giornalistica). Proprio Berlusconi dichiarò ad ''Iceberg'' (programma di approfondimento politico in onda su [[Telelombardia]]): «Io non ho mai fatto parte della P2. E comunque, stando alle sentenze dei tribunali della Repubblica, essere piduista non è un titolo di demerito. [...] Ho letto dopo, di questi progetti. Una montatura: la P2 è stata uno scoop che ha fatto la fortuna di ''Repubblica'' e dell'''Espresso'', è stata una strumentalizzazione che purtroppo ha distrutto molti protagonisti della vita politica, culturale e giornalistica del nostro Paese»<ref>{{Cita news|autore=Vittorio Testa|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/03/07/berlusconi-essere-piduisti-non-un-titolo-di.html|titolo=Berlusconi: Essere piduisti non è un titolo di demerito|pubblicazione=la Repubblica|data=7 marzo 2000|accesso=6 settembre 2008}}</ref>. [[Massimo D'Alema]], all'epoca Presidente del Consiglio, replicò: «Essere stato piduista vuol dire aver partecipato a un'organizzazione, a una setta segreta che tramava contro lo Stato, e questo è stato sancito dal Parlamento. Opinione che io condivido»<ref>{{Cita news|autore=Paola Di Caro|url=http://archiviostorico.corriere.it/2000/marzo/08/Berlusconi_sconcerta_gli_alleati_co_0_00030810231.shtml|titolo=P2, Berlusconi sconcerta gli alleati|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|data=8 marzo 2000|accesso=24 novembre 2017|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151212001447/http://archiviostorico.corriere.it/2000/marzo/08/Berlusconi_sconcerta_gli_alleati_co_0_00030810231.shtml|dataarchivio=12 dicembre 2015}}</ref>.
 
Tra i personaggi politici menzionati nel famoso «programma di rinascita» elaborato per la P2 da [[Francesco Cosentino]], [[Bettino Craxi]] confermò la previsione per cui avrebbe assunto il «predominio» nel suo partito e nel governo del Paese (anche grazie all'appoggio degli [[Stati Uniti d'America]], che finanziarono il suo partito in chiave anti-[[Partito Comunista Italiano|PCI]], come scriverà poco prima di morire nel suo memoriale consegnato al cognato [[Paolo Pillitteri]], ex sindaco di [[Milano]]). Ad [[Antonio Bisaglia]], invece, la morte improvvisa non consentì di soddisfare le previsioni su di lui espresse nel medesimo testo.
 
Dal [[2007]] [[Licio Gelli]] fu posto in detenzione domiciliare nella sua [[villa Wanda]] di [[Arezzo]], per scontare la pena di 12 anni per la bancarotta del [[Banco Ambrosiano]]. In un'intervista rilasciata a ''[[La Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]'' il 28 settembre [[2003]], durante il [[governo Berlusconi II]], ha raccontato: «Ho una vecchiaia serena. Tutte le mattine parlo con le voci della mia coscienza, ed è un dialogo che mi quieta. Guardo il Paese, leggo i giornali e penso: ecco qua che tutto si realizza poco a poco, pezzo a pezzo. Forse sì, dovrei avere i diritti d'autore. La giustizia, la tv, l'ordine pubblico. Ho scritto tutto trent'anni fa in 53 punti»<ref name=repubblica_gelli>{{Cita news|autore=Concita De Gregorio|url=http://www.repubblica.it/2003/i/sezioni/politica/gelli/gelli/gelli.html|titolo="Giustizia, tv, ordine pubblico è finita proprio come dicevo io"|pubblicazione=[[La Repubblica (quotidiano)|Repubblica.it]]|data=28 settembre 2003|accesso=18 luglio 2005}}</ref>.
 
== Il ruolo nella «strategia della tensione» ==
Nel periodo della maestranza di Gelli, la P2 riuscì a riunire in [[Società segreta|segreto]] almeno un migliaio di personalità di primo piano, principalmente della [[politica]] e dell'amministrazione dello [[Stato]], a fini di sovversione dell'assetto socio-politico-istituzionale italiano<ref name=Anselmi>Commissione parlamentare d'inchiesta sulla loggia massonica P2, ''Relazione di maggioranza. Licio Gelli, la loggia propaganda due e la massoneria. Conclusioni''.</ref> e suscitando uno dei più gravi scandali politici nella storia della [[Italia|Repubblica italiana]].
 
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{{Citazione|Molti hanno chiesto – e non ci è stato possibile dar loro nessuna risposta perché non ne avevamo –, come dovremmo comportarci se un mattino, al risveglio, trovassimo i clerico-comunisti che si fossero impadroniti del potere: se chiuderci dentro una passiva acquiescenza oppure assumere determinate posizioni ed in base a quali piani di emergenza<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Commissione P2|titolo=Atti commissione parlamentare sulla P2, Doc. XXIII, n. 2 quater|volume=vol. III, tomo I, p. 457.}}</ref>.}}
 
Inseriti nella P2 furono molti ufficiali o politici coinvolti nel [[Golpe Borghese]] del 1970 (ilgli generaleammiragli [[Giovanni Torrisi,]] l'ammiraglioe [[Gino Birindelli]], il generale [[Vito Miceli]]) e/o in tentativi di ''golpe'' successivi come il generale [[Giovanbattista Palumbo]] (coinvolto anche nei depistaggi per l'[[strage di Peteano|attentato di Peteano]], in cui morirono tre carabinieri) o [[Edgardo Sogno]] nel 1974 (e altri militari a lui collegati).
 
Sempre nel 1974 Gelli avrebbe sovvenzionato estremisti di destra coinvolti in attentati ferroviari. Di sovvenzioni ne hanno parlato diversi ex estremisti (seppur riferendosi a episodi diversi) come Marco Affatigato, Giovanni Gallastroni, Valerio Viccei, [[Vincenzo Vinciguerra]] e in particolare Andrea Brogi:
 
{{Citazione|Cauchi già sapeva che alle [[elezioni politiche in Italia del 1972|elezioni del '72]] il Ghinelli aveva finanziato la sua personale campagna elettorale con piccoli e medi imprenditori dell'aretino116aretino. Allora Cauchi pensò di tornare dal Gelli. Ci fu un primo incontro a Villa Wanda e qui Cauchi fu chiaro: il [[referendum sul divorzio]] lo avrebbero vinto le sinistre e quindi la destra sarebbe stata emarginata se non addirittura perseguitata e distrutta; perché la destra si mantenesse in piedi e perché la libera iniziativa fosse preservata ci voleva un gruppo che si organizzasse; su queste basi politiche Cauchi asserviva a Gelli che aveva il gruppo; in pratica avremmo fatto i partigiani alla rovescia [....] A Gelli e penso anche a Birindelli fu detto chiaramente che eravamo un gruppo che si armava e che era pronto alla lotta armata nel caso di una vittoria delle sinistre al referendum [...]<ref name="Innocenti">{{Cita libro|autore=Luca Innocenti|titolo=Sciabole, e tritolo|editore=Fuori{{!}}Onda|città=Arezzo|anno=2017}}.</ref>.}}
 
Sono emersi collegamenti, non sempre colti dall'autorità giudiziaria, fra P2 ed estremisti di destra anche in delitti gravi, come quello al giudice [[Vittorio Occorsio]] del 10 luglio 1976, dove il magistrato stava indagando sulla loggia di Gelli, per primo, mentre fu ucciso da un commando di Ordine Nuovo guidato da [[Pierluigi Concutelli]]. L'ex estremista nero [[Paolo Bianchi]] raccontò:
 
{{Citazione|Da Concutelli ho sentito parlare di una "grande famiglia" dove lui si recava completamente solo con la massima riservatezza. Non so a chi alludesse il Concutelli quando parlava della "grande famiglia". Della grande famiglia posso dire però, come mi disse Calore, che peraltro non vi era in contatto, che dovevamo dare dei soldi al Concutelli non so per quale motivo e a quale scopo, certo è che questi soldi, come mi disse il Calore, dovevano servire per acquistare delle armi<ref name="Innocenti"/>.}}
 
A Gelli e alla P2 sono stati attribuiti tutti i misteri d'Italia, dal progetto di ''golpe'' del generale [[Giovanni de Lorenzo]] del [[1964]] ([[piano Solo]]) fino all'inchiesta del [[1993]] sui [[Trattativa Stato-mafia|rapporti tra mafia e politica]] in cui fu coinvolto [[Giulio Andreotti]].<ref name=":1" /> In particolare furono attribuiti alla Loggia P2 il presunto coinvolgimento nella [[strage dell'Italicus]], il depistaggio sulla [[strage di Bologna]], lo [[Istituto per le opere di religione#Il crac del Banco Ambrosiano|scandalo del Banco Ambrosiano]], gli omicidi di [[Mino Pecorelli]] (a Roma) e di [[Roberto Calvi]] (a Londra), i mancati risultati delle indagini durante il [[Caso Moro|rapimento di Aldo Moro]]<ref>{{Cita libro|autore=Giorgio Galli|titolo=La venerabile trama|città=Torino|editore=Linadu|anno=2007}}</ref>, velleità golpiste (secondo alcune testimonianze nel [[1973]] Gelli ipotizzò la formazione di un esecutivo di centro presieduto dal procuratore generale di Roma [[Carmelo Spagnuolo]] e appoggiato dall'[[Arma dei Carabinieri]])<ref name=":1" /> e alcune affiliazioni con lo scandalo di [[Mani pulite|Tangentopoli]] ([[conto protezione]]).<ref>{{Cita libro|autore=Gianni Barbacetto|autore2=Peter Gomez|autore3=Marco Travaglio|titolo=Mani pulite. La vera storia|città=Roma|editore=Editori Riuniti|anno=2002}}</ref>
Nel [[1987]] Licio Gelli fu condannato a 8 anni di carcere dalla Corte d'assise di Firenze per aver finanziato esponenti dell'estrema destra toscana, coinvolti negli attentati sulla linea ferroviaria Firenze-Bologna<ref name="Zavoli"/>. Due anni dopo, in appello, i giudici dichiararono di non dover procedere contro l'imputato perché, al momento della sua estradizione dalla [[Svizzera]], erano stati esclusi i reati di tipo politico<ref name="Zavoli"/>. La Cassazione ordinò un nuovo processo, affermando che Gelli avrebbe dovuto essere assolto con formula piena<ref name="Zavoli"/> e il 9 ottobre 1991 la Corte d'assise d'appello di Firenze lo assolse con formula ampia<ref name="Zavoli"/>.
 
=== I rapporti internazionali ===
A livello internazionale, la P2 è stata associata alla preparazione del [[Processo di riorganizzazione nazionale|colpo di Stato argentino del 1976]] (tramite [[José López Rega]]) e il successivo sostegno al regime di [[Jorge Rafael Videla]] tramite l'ammiraglio piduista e membro della giunta militare [[Emilio Eduardo Massera]], al furto delle mani della salma di [[Juan Domingo Perón]] e di alcuni oggetti della sua tomba (apparentemente a scopo di riscatto, ma forse per usarne le impronte digitali onde accedere ai presunti conti svizzeri di [[Evita Perón|Evita]] e Juan Perón)<ref>{{cita web|url=http://erewhon.ticonuno.it/arch/1999/altrove/argentina/argentina3.htm|titolo=Il bottino di Evita|editore=''erewhon.ticonuno.it''|accesso=14 settembre 2012|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20101206022817/http://erewhon.ticonuno.it/arch/1999/altrove/argentina/argentina3.htm}}</ref>, e infine all'omicidio del politico svedese [[Olof Palme]] secondo una delle piste.<ref name=palme>{{Cita news|autore=Enrico Fedrighini|url=http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/02/27/olof-palme-caso-ancora-aperto/514605/|titolo=Olof Palme, un caso ancora aperto|pubblicazione=[[il Fatto Quotidiano|il Fatto Quotidiano.it]]|data=27 febbraio 2013|accesso=30 aprile 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160304195241/http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/02/27/olof-palme-caso-ancora-aperto/514605/|urlmorto=no}}</ref> Uomini della P2 risultarono collegati alla società [[Permindex]] di cui facevano parte elementi della [[CIA]] e persone come l'imprenditore [[Clay Shaw]], l'unico indagato per cospirazione nell'[[assassinio di John Fitzgerald Kennedy]], e poi assolto.<ref>{{Cita libro|autore=Michele Metta|titolo=Il lato italiano della congiura che uccise John Fitzgerald Kennedy|città=Roma|editore=Islainfinita|anno=2013}}</ref>
 
All'inizio dell'estate del 1990 (28 giugno - 2 luglio<ref group="N" name=":0">Dati ricavati dall'inchiesta ''Fino all'ultimo rigore'' di [[Maurizio Torrealta]], andata in onda su [[Rai News 24]] il 4/2/2010 alle ore 23:30.</ref>) sul [[TG1]] compare un'inchiesta in 4 parti<ref name="ranew" group="N">Dal comunicato ufficiale dell'"Ufficio Stampa Rai" sull'inchiesta ''Fino all'ultimo rigore'' di [[Maurizio Torrealta]] {{cita web|url=http://www.ufficiostampa.rai.it/comunicati_tv/20100204/rainews_24___fino_all_ultimo_rigore_.html|titolo=Copia archiviata|accesso=13 dicembre 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141220091229/http://www.ufficiostampa.rai.it/comunicati_tv/20100204/rainews_24___fino_all_ultimo_rigore_.html|urlmorto=sì}}</ref> realizzata dal giornalista [[Ennio Remondino]] su incarico di [[Roberto Morrione]], allora ''Capo redazione cronaca''<ref name=":0" group="N" />: partendo da un'intervista a [[Stoccolma]] al giornalista [[Svezia|svedese]] Ölle Alsen<ref name=":0" group="N" />, l'inviato italiano fa luce su un probabile complotto internazionale, da cui sarebbe scaturito l'omicidio del [[Premierato|premier]] svedese [[Olof Palme]]<ref name=":0" group="N" />, alla realizzazione del quale avrebbero preso parte personaggi vicini a [[Licio Gelli]]<ref name=":0" group="N" />. Le dichiarazioni ottenute, durante un soggiorno sul suolo americano<ref name=":0" group="N" />, da parte di [[Barbara Honegger]], ex appartenente allo staff dell'[[Ronald Reagan|amministrazione Reagan]], nonché di [[Ibrahim Razin]] (alias [[Oswald LeWinter]]) e [[Richard Brenneke]], rispettivamente ex [[Agente segreto|agente]] e collaboratore esterno della [[CIA]], sembreranno portare conferme in tal senso<ref name=":0" group="N" />, nonché ad ulteriori rivelazioni, inerenti ai rapporti operativi, agli ingenti finanziamenti intercorsi e agli scambi di esplosivi e droga tra i [[servizi segreti]] [[Statunitense|statunitensi]] e la P2 nei venti anni precedenti, con precisi riferimenti alla [[strategia della tensione]].<ref name=":0" group="N" /><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/07/04/gelli-agente-della-cia-la-parola.html|titolo=GELLI E L'AGENTE DELLA CIA LA PAROLA È AI MAGISTRATI - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=11 marzo 2023}}</ref>
A Gelli e alla P2 sono stati attribuiti tutti i misteri d'Italia, dal progetto di ''golpe'' del generale [[Giovanni de Lorenzo]] del [[1964]] ([[piano Solo]]) fino all'inchiesta del [[1993]] sui rapporti tra mafia e politica in cui fu coinvolto [[Giulio Andreotti]]<ref name="MontanelliCervi"/>. In particolare furono attribuiti alla Loggia P2 il presunto coinvolgimento nella [[strage dell'Italicus]], il depistaggio sulla [[strage di Bologna]], lo [[Istituto per le opere di religione#Il crac del Banco Ambrosiano|scandalo del Banco Ambrosiano]], gli omicidi di [[Mino Pecorelli]] (a Roma) e di [[Roberto Calvi]] (a Londra), i mancati risultati delle indagini durante il [[Caso Moro|rapimento di Aldo Moro]]<ref>{{Cita libro|autore=Giorgio Galli|titolo=La venerabile trama|città=Torino|editore=Linadu|anno=2007}}</ref>, velleità golpiste (secondo alcune testimonianze nel [[1973]] Gelli ipotizzò la formazione di un esecutivo di centro presieduto dal procuratore generale di Roma [[Carmelo Spagnuolo]] e appoggiato dall'[[Arma dei Carabinieri]])<ref name="MontanelliCervi"/> e alcune affiliazioni con lo scandalo di [[Mani pulite|Tangentopoli]] ([[conto protezione]])<ref>{{Cita libro|autore=Gianni Barbacetto|autore2=Peter Gomez|autore3=Marco Travaglio|titolo=Mani pulite. La vera storia|città=Roma|editore=Editori Riuniti|anno=2002}}</ref>.
 
L'indagine giornalistica (della quale un'ulteriore quinta parte viene trasmessa il 31 luglio successivo)<ref name=":0" group="N" /> scatenerà un acceso dibattito politico sui [[mass media]] ed in [[Parlamento della Repubblica Italiana|Parlamento]], che avrà come conseguenza quasi immediata le dimissioni dal [[TG1]] del direttore [[Nuccio Fava]] (8 agosto)<ref name=":0" group="N" />, ma alcuni mesi dopo porterà pure alla prime rivelazione ufficiali sull'esistenza di [[Organizzazione Gladio|Gladio]], da parte dei vertici istituzionali del tempo.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/08/02/andreotti-la-cia-buona-il-tg1.html|titolo=ANDREOTTI: LA CIA È BUONA, IL TG1 NO - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=11 marzo 2023}}</ref>
== Ruolo internazionale della Loggia ==
A livello internazionale, la P2 è stata associata alla preparazione del [[Processo di riorganizzazione nazionale|colpo di Stato argentino del 1976]] (tramite [[José López Rega]]) e il successivo sostegno al regime di [[Jorge Rafael Videla]] tramite l'ammiraglio piduista e membro della giunta militare [[Emilio Eduardo Massera]], al furto delle mani della salma di [[Juan Domingo Perón]] e di alcuni oggetti della sua tomba (apparentemente a scopo di riscatto, ma forse per usarne le impronte digitali onde accedere ai presunti conti svizzeri di [[Evita Perón|Evita]] e Juan Perón)<ref>{{cita web|url=http://erewhon.ticonuno.it/arch/1999/altrove/argentina/argentina3.htm|titolo=Il bottino di Evita|editore=''erewhon.ticonuno.it''|accesso=14 settembre 2012|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20101206022817/http://erewhon.ticonuno.it/arch/1999/altrove/argentina/argentina3.htm|dataarchivio=6 dicembre 2010}}</ref>, e infine all'omicidio del politico svedese [[Olof Palme]] secondo una delle piste<ref name=palme>{{Cita news|autore=Enrico Fedrighini|url=http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/02/27/olof-palme-caso-ancora-aperto/514605/|titolo=Olof Palme, un caso ancora aperto|pubblicazione=[[il Fatto Quotidiano|il Fatto Quotidiano.it]]|data=27 febbraio 2013|accesso=30 aprile 2016}}</ref>. Uomini della P2 risultarono collegati alla società [[Permindex]] di cui facevano parte elementi della [[Central Intelligence Agency|CIA]] e persone come l'imprenditore [[Clay Shaw]], l'unico indagato per cospirazione nell'[[assassinio di John Fitzgerald Kennedy]], e poi assolto<ref>{{Cita libro|autore=Michele Metta|titolo=Il lato italiano della congiura che uccise John Fitzgerald Kennedy|città=Roma|editore=Islainfinita|anno=2013}}</ref>.
 
=== GiudiziI criticigiudizi sulcritici «casosullo P2»scandalo ===
Un giudizio critico estremamente drastico sulla teoriasulle complottistaorigini, leteorie e finalità e ldell'origine della P2organizzazione è stato dato da [[Massimo Teodori]], che partecipò come deputato [[Partito Radicale (Italia)|radicale]] ai lavori della commissione parlamentare presieduta da [[Tina Anselmi]], nel suo libro ''Complotto! Come i politici ci ingannano'' (2014): «Sono trent'anni che si spaccia la patacca P2 come il grande complotto dietro i tanti misteri dell'Italia repubblicana»<ref>{{Cita news|autore=Pierluigi Battista|url=http://archiviostorico.corriere.it/2014/aprile/24/patologia_dei_complottisti_co_0_20140424_6956ad9a-cb74-11e3-b115-e3f23e1bd90a.shtml|titolo=La patologia dei complottisti|pubblicazione=Corriere della Sera|data=24 aprile 2014|accesso=24 novembre 2017|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151016230715/http://archiviostorico.corriere.it/2014/aprile/24/patologia_dei_complottisti_co_0_20140424_6956ad9a-cb74-11e3-b115-e3f23e1bd90a.shtml|dataarchivio=16 ottobre 2015}}</ref>: per lui la P2 non era altro che la faccia nascosta della [[partitocrazia]] denunciata dai radicali, non una centrale di complotti.<ref name="Teodori1983">{{Cita news|autore=Massimo Teodori|url=http://www.radioradicale.it/exagora/p2-e-partitocrazia|titolo=P2 è partitocrazia|pubblicazione=Notizie radicali|data=16 maggio 1983|accesso=30 aprile 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150716201246/http://www.radioradicale.it/exagora/p2-e-partitocrazia|urlmorto=sì}}</ref> Quarant'anni dopo ribadisce lo stesso giudizio.<ref>{{Cita news|autore=Massimo Teodori|url=https://www.huffingtonpost.it/entry/il-mio-parere-su-p2-e-licio-gelli-40-anni-dopo_it_604b7580c5b6cf72d095c0ec|titolo=Il mio parere sulla P2 e su Licio Gelli, 40 anni dopo|pubblicazione=huffingtonpost.it|data=12 marzo 2021|accesso=25 marzo 2021|urlmorto=no|urlarchivio=|dataarchivio=}}</ref>
 
Anche il giornalista [[Indro Montanelli]] criticò queste teorie, sostenendo che la P2 era una mera e semplice «cricca di affaristi» in stile [[Mafia|mafioso]], senza volontà né capacità di vero pericolo [[Colpo di Stato|golpista]]<ref>{{cita web|autore=Francesco Baratta|url=https://puntofuturo.wordpress.com/2010/08/19/montanelli-racconta-un-pezzo-di-storia-p2-e-gladio/|titolo=Montanelli racconta un pezzo di storia: P2 e Gladio|data=19 agosto 2010|accesso=18 aprile 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150419192711/https://puntofuturo.wordpress.com/2010/08/19/montanelli-racconta-un-pezzo-di-storia-p2-e-gladio/|urlmorto=no}}</ref>, affermando: «Spadolini propose lo scioglimento della P2 e fu un gesto doveroso. Ma ''[[il "Giornale]]''" assunse subito una posizione controcorrente rispetto a quella ch'era la smisurata leggenda nera imbastita sulla P2. Che non aveva certo come fine l'eversione, la dittatura e le stragi, ma la creazione d'una società di mutuo soccorso per incettare palanche e poltrone. Perché poi Gelli e i suoi compari avrebbero dovuto proporsi il rovesciamento d'un regime che sembrava studiato apposta per i loro comodi? Quel ch'è certo è che se i piduisti approfittarono della congrega per arraffar posti, molti di quelli che ne reclamarono il crucifige lo fecero per occuparli a loro volta, profittando della purga dei titolari. Ci fu chi sostenne che ''il "Giornale''" minimizzava la portata della P2 perché il suo editore vi era coinvolto. Infatti il nome di Berlusconi risultò nell'elenco. Ma prima di tutto non aveva mai avuto ruoli nella conduzione politica de ''"il Giornale''". E poi, come ho già raccontato, soltanto il caso m'aveva salvato dal ritrovarmici anch'io. Sapevo quindi perfettamente quale valore dare a quella lista».<ref>{{Cita libro|autore=Indro Montanelli|titolo=Soltantop. un giornalista|città=Milano|editore=Rizzoli|anno=2002??}}.</ref>. In un'intervista dichiarò poi di non aver mai voluto infierire su chi avesse avuto la tessera piduista.<ref>{{Cita news|autore=Pietro Cheli|url=http://www.diario.it/cnt/berlusconeide/cheli.htm|titolo=Io ne ho conosciuti due|pubblicazione=Diario|data=30 marzo 2001|accesso=24 novembre 2017|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20011208174244/http://www.diario.it/cnt/berlusconeide/cheli.htm|dataarchivio=8 dicembre 2001}}</ref>.
 
== Note ==
;Annotazioni
<references group=N/>
;Fonti
<references/>
 
== Bibliografia ==
* Camera dei Deputati, Atti Parlamentari, discussione [[Legge Anselmi]], sedute del 26.11.1981 (pp.&nbsp;36641-ss) e {{cita testo|url=http://legislature.camera.it/_dati/leg08/lavori/stenografici/sed0418/sed0418.pdf#page=10&zoom=100,0,0&toolbar=1|titolo=3.12.1981}} (pp.&nbsp;37006-ss)
* AA.VV, ''Dossier P2'', Milano, [[Kaos edizioni]], 2008, ISBN 978-88-7953-184-9.
* {{Cita libro|autore=AA.VV, ''|titolo=L'Italia della P2'', |anno=1981|editore=Mondadori|cid=Mondadori, 1981.}}
* {{Cita libro|autore=[[Aldo Alessandro Mola|Aldo A. Mola]]|titolo=Storia della Massoneria italiana dalle origini ai nostri giorni|anno=1982|editore=Bompiani|città=Milano|cid=Mola, 1982}}
* Luca Bagatin, ''Universo massonico'', prefazione di [[Luigi Pruneti]], Foggia, Bastogia, Foggia, 2012.
* {{Cita libro|autore=[[Sergio Turone]]|titolo=Partiti e mafia. Dalla P2 alla droga|anno=1985|editore=Laterza|città=Roma-Bari|cid=Turone}}
* [[Antonella Beccaria]], ''I segreti della massoneria in Italia'', Roma, Newton Compton, 2013, ISBN 978-88-541-5976-1.
* {{Cita libro|autore=[[Massimo Teodori]]|titolo=P2: la controstoria|anno=1986|editore=SugarCo|città=Milano|cid=Teodori}}
* Antonella Beccaria, ''Il programma di Licio Gelli. Una profezia avverata?'', Socialmente, 2009, ISBN 978-88-95265-21-6.
* {{Cita libro|autore=[[Alberto Mazzuca]]|titolo=La Erre verde. Ascesa e decline dell'impero Rizzoli. Storia di una dinastia italiana e della guerra per il «Corriere»|anno=1991|editore=Longanesi|città=Milano|cid=Mazzuca}}
* Massimo Della Campa, ''Luce sul Grande Oriente'', Milno, Sperling & Kupfer, 2005, ISBN 88-200-3924-9.
* {{Cita libro|autore=[[Philip Willan]]|titolo=Puppetmasters: The Political Use of Terrorism in Italy|annooriginale=1991|anno=2022|editore=iUniverse|lingua=en|cid=Willan|ISBN=978-0595246977}}
* [[Rita Di Giovacchino]], ''Il libro nero della Prima Repubblica'', Roma, Fazi, 2005 [2003].
* {{Cita libro|autore=[[Sergio Zavoli]]|titolo=La notte della Repubblica|anno=1992|editore=Nuova Eri|città=Roma|cid=Zavoli}}
* [[Nino Di Matteo]] e [[Salvo Palazzolo]], ''Collusi. Perché politici, uomini delle istituzioni e manager continuano a trattare con la mafia'', Milano, BUR, 2015, ISBN 978-88-58-67940-1.
* {{Cita libro|autore=[[Indro Montanelli]]|autore2=[[Mario Cervi]]|titolo=L'Italia degli anni di fango (1978-1993)|anno=1993|editore=Rizzoli|città=Milano|cid=Montanelli e Cervi}}
* [[John Dickie]], ''Mafia Republic. Cosa Nostra, camorra e 'ndrangheta dal 1946 a oggi'', Roma-Bari, Laterza, 2013, ISBN 978-88-8112-633-0.
* {{Cita libro|autore=Alessandro Silj|titolo=Malpaese: criminalità, corruzione e politica nell'Italia della prima Repubblica, 1943-1994|url=https://books.google.it/books?id=HhWvsPykhIEC&pg=PA190&redir_esc=y#v=onepage&q&f=false|data=1994|editore=Donzelli Editore|cid=Silj}}
* [[Santi Fedele]], ''La massoneria italiana nell'esilio e nella clandestinità. 1927-1939'', Milano, FrancoAngeli, 2005.
* {{Cita libro|autore=Dino P. Arrigo|titolo=Fratelli d'Italia. Cronache, storie, riti e personaggi (per capire la massoneria)|anno=1994|editore=Rubbettino|città=Messina|cid=Arrigo|ISBN=978-8872843345}}
* [[Sergio Flamigni]]. ''Trame atlantiche. Storia della loggia massonica segreta P2'', Milano, Kaos edizioni, 2005 [1996], ISBN 978-88-7953-148-1.
* {{Cita libro|autore=[[Sergio Flamigni]]|titolo=Trame atlantiche. Storia della loggia massonica segreta P2|annooriginale=1996|anno=2005|editore=Kaos edizioni|città=Milano|cid=Flamigni|ISBN=978-88-7953-148-1}}
* [[Giorgio Galli]], ''La venerabile trama. La vera storia di Licio Gelli e della P2'', Torino, Lindau, 2007, ISBN 978-88-7180-658-7.
* {{Cita libro|autore=[[Donatello Viglongo]]|titolo=Roghi di Stato. 25 anni di persecuzione antimassonica in Italia. 1975-2000|anno=1998|editore=Arktos|città=Carmagnola}}
* Vittorio Gnocchini, ''L'Italia dei liberi muratori. Piccole biografie di massoni famosi'', Roma, Erasmo, 2005.
* {{Cita libro|autore=[[Mario Guarino]], ''|titolo=Fratello P2 1816. L'epopea piduista di Silvio Berlusconi'', Milano, |anno=2001|editore=Kaos edizioni|città=Milano|cid=Guarino, 2001, |ISBN =978-88-7953-099-6.}}
* {{Cita libro|autore=[[Indro Montanelli]]|titolo=Soltanto un giornalista. Testimonianza resa a Tiziana Abate|anno=2002|editore=Rizzoli|città=Milano|cid=Montanelli}}
* [[Mario Guarino]] e [[Fedora Raugei]]. ''Gli anni del disonore. Dal 1965 il potere occulto di Licio Gelli e della loggia P2 tra affari, scandali e stragi'', Bari, Dedalo, 2006, ISBN 978-88-220-5360-2.
* {{Cita libro|autore=[[Rita Di Giovacchino]]|titolo=Il libro nero della Prima Repubblica|annooriginale=2003|anno=2005|editore=Fazi|città=Roma|cid=Di Giovacchino}}
* Mario Guarino e Fedora Raugei, ''Licio Gelli. Vita, misteri, scandali del capo della Loggia P2'', Bari, Dedalo, 2016, ISBN 9788822063304.
* {{Cita libro|autore=[[Carlo Lucarelli]]|titolo=Nuovi misteri d'Italia. I casi di Blu notte|url=https://archive.org/details/nuovimisteridita0000luca|anno=2004|editore=Einaudi|cid=Lucarelli|ISBN=978-8806167400}}
* [[Luca Innocenti]], ''Italicus la bomba di nessuno. Una strage impunita tra depistaggi, eversione nera e complotti di Stato'', Arezzo, Fuori|onda, 2013.
* {{Cita libro|autore=Massimo Della Campa|titolo=Luce sul Grande Oriente|url=https://archive.org/details/lucesulgrandeori0000dell|anno=2005|editore=Sperling & Kupfer|città=Milano|cid=Della Campa|ISBN=88-200-3924-9}}
* Luca Innocenti, ''Sciabole e tritolo. 1974, le stragi e il golpe bianco'', Arezzo, Fuori|Onda, 2017.
* {{Cita libro|autore=[[Santi Fedele]]|titolo=La massoneria italiana nell'esilio e nella clandestinità. 1927-1939|url=https://books.google.it/books?id=hQwe_PkfK_EC&pg=PA4&dq=Santi+Fedele,+%27%27La+massoneria+italiapag%2011#v=onepage&q&f=false|anno=2005|editore=Franco Angeli|città=Milano|cid=Fedele}}
* [[Alberto Mazzuca]], ''La Erre verde. Ascesa e decline dell'impero Rizzoli. Storia di una dinastia italiana e della guerra per il «Corriere»'', Milano, Longanesi, 1991.
* {{Cita libro|autore=Vittorio Gnocchini|titolo=L'Italia dei liberi muratori. Piccole biografie di massoni famosi|anno=2005|editore=Erasmo|città=Roma|cid=Gnocchini|ISBN=8884833620}}
* [[Aldo A. Mola]], ''Storia della Massoneria italiana dalle origini ai nostri giorni'', Milano, Bompiani, 1992.
* {{Cita libro|autore=[[Mario Guarino]]|autore2=[[Fedora Raugei]]|titolo=Gli anni del disonore. Dal 1965 il potere occulto di Licio Gelli e della loggia P2 tra affari, scandali e stragi|anno=2006|editore=Dedalo|città=Bari|cid=Guarino e Raugei, 2006|ISBN=978-88-220-5360-2}}
* [[Aldo A. Mola]], ''Gelli e la P2. Fra cronaca e storia'', [[Bastogi Editrice Italiana]], Foggia, 2008, EAN 9788862730976
* {{Cita libro|autore=[[Giorgio Galli]]|titolo=La venerabile trama. La vera storia di Licio Gelli e della P2|anno=2007|editore=Lindau|città=Torino|cid=Galli|ISBN=978-88-7180-658-7}}
* [[Indro Montanelli]], ''Soltanto un giornalista. Testimonianza resa a Tiziana Abate'', Milano, Rizzoli, 2002.
* {{Cita libro|autore=[[Aldo Alessandro Mola|Aldo A. Mola]]|titolo=Gelli e la P2. Fra cronaca e storia|anno=2008|editore=Bastogi|città=Foggia|cid=Mola, 2008}}
* [[Indro Montanelli]] e [[Mario Cervi]], ''L'Italia degli anni di fango (1978-1993)'', Milano, Rizzoli, 1993.
* {{Cita libro|autore=AA.VV|titolo=Dossier P2|anno=2008|editore=Kaos edizioni|città=Milano|cid=Kaos Ed. 2008|ISBN=978-88-7953-184-9}}
* [[Yari Selvetella]], ''Roma. L'impero del crimine'', Roma, Newton Compton, 2011, ISBN 9788854133938.
* {{Cita libro|autore=[[Antonella Beccaria]]|titolo=Il programma di Licio Gelli. Una profezia avverata?|anno=2009|editore=Socialmente|cid=Beccaria, 2009|ISBN=978-88-95265-21-6}}
* [[Massimo Teodori]], ''P2: la controstoria'', Milano, SugarCo, 1986.
* {{Cita libro|autore=[[Yari Selvetella]]|titolo=Roma. L'impero del crimine|anno=2011|editore=Newton Compton|città=Roma|cid=Selvetella|ISBN=9788854133938}}
* [[Massimo Teodori]] e [[Massimo Bordin]], ''Complotto! Come i politici ci ingannano'', Venezia, Marsilio, 2014.
* {{Cita libro|autore=Luca Bagatin|autore2=prefazione di [[Luigi Pruneti]]|titolo=Universo massonico|anno=2012|editore=Bastogi|città=Foggia|cid=Bagatin}}
* [[Sergio Turone]], ''Partiti e mafia. Dalla P2 alla droga'', Roma-Bari, Laterza, 1985.
* {{Cita libro|autore=[[Antonella Beccaria]]|titolo=I segreti della massoneria in Italia|anno=2013|editore=Newton Compton|città=Roma|cid=Beccaria, 2013|ISBN=978-88-541-5976-1}}
* [[Donatello Viglongo]], ''Roghi di Stato. 25 anni di persecuzione antimassonica in Italia. 1975-2000'', Carmagnola, Arktos, 1998.
* {{Cita libro|autore=[[Ferdinando Imposimato]]|titolo=L'Italia segreta dei sequestri|url=https://books.google.it/books?id=DQOLAQAAQBAJ&pg=PT98&dq=William+Rosati&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwj6oNaCvs3ZAhWMzaQKHQ3xBasQ6AEINTAC#v=onepage&q=William%20Rosati&f=false|anno=2013|editore=Newton Compton Editori|cid=Imposimato|ISBN=978-88-541-5957-0}}
* [[Sergio Zavoli]], ''La note della Repubblica'', Roma, Nuova Eri, 1992.
* {{Cita libro|autore=[[John Dickie]]|titolo=Mafia Republic. Cosa Nostra, camorra e 'ndrangheta dal 1946 a oggi|anno=2013|editore=Laterza|città=Roma-Bari|cid=Dickie|ISBN=978-88-8112-633-0}}
* IX legislatura Parlamento italiano. Documento XXIII nr. 2 del 12 luglio 1984, ''Relazione Commissione parlamentare d'inchiesta sulla Loggia massonica P2'', on. Tina Anselmi.
* {{Cita libro|autore=[[Luca Innocenti]]|titolo=Italicus la bomba di nessuno. Una strage impunita tra depistaggi, eversione nera e complotti di Stato|anno=2013|editore=Fuori{{!}}Onda|città=Arezzo|cid=Innocenti, 2013}}
* {{Cita libro|autore=Paolo Sidoni|autore2=Paolo Zanetov|titolo=Cuori rossi contro cuori neri. Storia segreta della criminalità politica di destra e di sinistra|url=https://books.google.it/books?id=JyTZy9XC7MUC&pg=PT492&dq=William+Rosati&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwj6oNaCvs3ZAhWMzaQKHQ3xBasQ6AEIQDAE#v=onepage&q&f=false|anno=2013|editore=Newton Compton Editori|cid=Sidoni e Zanetov|ISBN=978-88-541-5194-9}}
* {{Cita libro|autore=[[Massimo Teodori]]|autore2=[[Massimo Bordin]]|titolo=Complotto! Come i politici ci ingannano|anno=2014|editore=Marsilio|città=Venezia|cid=Teodori e Bordin}}
* {{Cita libro|autore=[[Nino Di Matteo]]|autore2=[[Salvo Palazzolo]]|titolo=Collusi. Perché politici, uomini delle istituzioni e manager continuano a trattare con la mafia|anno=2015|editore=BUR|città=Milano|cid=Di Matteo e Palazzolo|ISBN=978-88-58-67940-1}}
* {{Cita libro|titolo = Licio Gelli: Vita, misteri, scandali del capo della Loggia P2|url = https://books.google.it/books?id=P4hcCwAAQBAJ&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false|accesso = 10 ottobre 2016|editore = Edizioni Dedalo srl|ISBN = 978-88-220-6330-4|autore = [[Mario Guarino]]|autore2=[[Fedora Raugei]]|cid=Guarino e Raugei, 2016|anno=2016}}
* {{Cita libro|autore=[[Luca Innocenti]]|titolo=Sciabole e tritolo. 1974, le stragi e il golpe bianco|anno=2017|editore=Fuori{{!}}Onda|città=Arezzo|cid=Innocenti, 2017}}
* {{Cita libro|autore=Fulvio Conti|titolo=I Fratelli e i Profani. La Massoneria nello spazio pubblico|anno=2020|editore=Pacini ed.|città=Pisa|cid=Conti}}
* {{Cita libro|autore=[[Elisabetta Cicciola]]|autore2=presentazione di [[Bernardino Fioravanti]]|autore3=prefazione di [[Stefano Bisi]]|titolo=Ettore Ferrari Gran Maestro e artista fra Risorgimento e Antifascismo. Un viaggio nelle carte del Grande Oriente d'Italia|anno=2021|editore=Mimesis|cid=Cicciola|ISBN=978-8857576824}}
* {{Cita libro|autore=Dario Fiorentino|titolo=La Loggia P2|collana=Storia dei grandi segreti d'Italia|anno=2021|editore=La Gazzetta dello Sport, Rcs MediaGroup|volume=n.5|cid=Fiorentino}}
 
== Voci correlate ==
{{div col}}
* [[Anni di fango]]
* [[Anni di piombo]]
* [[Anticomunismo]]
* [[Appartenenti alla P2]]
* [[Autoritarismo]]
* [[Censura in Italia]]
* [[Commissione parlamentare d'inchiestaP2]]
* [[Golpe Borghese]]
* [[Guerra fredda]]
* [[Legge Anselmi]]
* [[Lista degli appartenenti alla P2]]
* [[Licio Gelli]]
* [[LobbismoFascismo]]
* [[Massoneria in Italia]]
* [[Noto servizio]]
* [[Operazione ChaosCondor]]
* [[Legge 25 gennaio 1982, n. 17]]
* [[Francesco Cosentino]]
* [[Organizzazione Gladio]]
* [[P3 (inchiesta)]]
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* [[Piano di rinascita democratica]]
* [[Stay-behind]]
* [[Storia della Repubblica Italiana]]
* [[Strategia della tensione]]
{{div col end}}
Riga 311 ⟶ 282:
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|http://fontitaliarepubblicana.it|P2: Atti della Commissione parlamentare d'inchiesta online}}
* {{cita web|url=https://www.youtube.com/watch?v=yZFC0tb2xh0&ab_channel=BlogEmanuelaOrlandi|titolo=La vera storia della P2 o dei misteri di Italia|autore=Giuseppe Ferrara|data=1986|accesso=1º agosto 2023}}
* {{cita web|http://www.strano.net/stragi/tstragi/relmp2/index.html|Relazione di Maggioranza della Commissione Parlamentare d'inchiesta sulla loggia massonica P2}}
* {{cita web|https://web.archive.org/web/20051219204642/url=http://apolisfontitaliarepubblicana.com/moro/commissioni/p2/min/indicef.htmit|Relazionetitolo=P2: di MinoranzaAtti della Commissione Parlamentareparlamentare d'inchiesta sulla loggia massonica P2online}}
* {{cita web|url=http://www.strano.net/stragi/tstragi/relmp2/index.html|titolo=Relazione di Maggioranza della Commissione Parlamentare d'inchiesta sulla loggia massonica P2}}
* {{cita web|http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:1982-01-25;17@originale|Legge n.17 del 25 gennaio 1982, Norme di attuazione dell'art. 18 della Costituzione in materia di associazioni segrete e scioglimento della associazione denominata Loggia P2}}
* {{cita web | 1url = http://wwwapolis.amnistia.netcom/moro/commissioni/newsp2/gellimin/lesnomsindicef.htm | 2titolo = ListaRelazione deglidi aderentiMinoranza alladella LoggiaCommissione Parlamentare d'inchiesta sulla loggia massonica P2 | accesso = 303 giugnomaggio 20042019 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/2015032501111920051219204642/http://wwwapolis.amnistia.netcom/newsmoro/gellicommissioni/lesnomsp2/min/indicef.htm | dataarchivio = 25 marzo 2015 | urlmorto = sì }}
* {{cita web|url=http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:1982-01-25;17@originale|titolo=Legge n.17 del 25 gennaio 1982, Norme di attuazione dell'art. 18 della Costituzione in materia di associazioni segrete e scioglimento della associazione denominata Loggia P2}}
* {{cita web|http://www.misteriditalia.it/loggiap2/commissionestragi/P2%20(Pellegrino).doc|Estratto riguardante la P2 della Relazione Pellegrino della Commissione Stragi}}
* {{cita web | url = http://www.amnistia.net/news/gelli/lesnoms.htm | titolo = Lista degli aderenti alla Loggia P2 | accesso = 30 giugno 2004 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20150325011119/http://www.amnistia.net/news/gelli/lesnoms.htm | urlmorto = sì }}
* {{cita web|http://www.cedost.it/testi/p2.htm|Scheda sulla Loggia P2 sul sito CEDOST: Centro di documentazione storico politica su stragismo, terrorismo e violenza politica}}
* {{cita web|url=http://www.misteriditalia.it/loggiap2/commissionestragi/P2%20(Pellegrino).doc|titolo=Estratto riguardante la P2 della Relazione Pellegrino della Commissione Stragi}}
* {{collegamento interrotto|1=[http://www.archivioflamigni.org/_dynmate/Documenti/IndiceP2.pdf Indici degli atti della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla loggia massonica P2. Indice dei volumi di documentazione allegata] |date=gennaio 2018 |bot=InternetArchiveBot }} Versione pdf a cura dell'Archivio Flamigni
* {{cita web | url = http://www.cedost.it/testi/p2.htm | titolo = Scheda sulla Loggia P2 sul sito CEDOST: Centro di documentazione storico politica su stragismo, terrorismo e violenza politica | accesso = 4 dicembre 2007 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20080104235603/http://www.cedost.it/testi/p2.htm | urlmorto = sì }}
* [https://web.archive.org/web/20130203004313/http://www.inviatospeciale.com/2011/06/dalla-p2-alla-p4-trentanni-di-torbidi-intrecci/ Dalla P2 alla P4, trent'anni di torbidi intrecci] InviatoSpeciale
* {{Cita web |url = http://www.archivioflamigni.org/_dynmate/Documenti/IndiceP2.pdf |titolo = Indici degli atti della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla loggia massonica P2. Indice dei volumi di documentazione allegata |editore = Versione pdf a cura dell'Archivio Flamigni |accesso = 8 febbraio 2023 |urlarchivio = https://web.archive.org/web/20220331112938/http://www.archivioflamigni.org/doc/indice-atti-commissione-p2.pdf |urlmorto = sì }} Versione pdf a cura dell'Archivio Flamigni<br/>{{Cita web|url=http://www.archivioflamigni.org/doc/indice-atti-commissione-p2.pdf|titolo=Indici degli atti della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla loggia massonica P2. Indice dei volumi di documentazione allegata Versione pdf a cura dell'Archivio Flamigni|sito=archivioflamigni.org|formato=pdf|accesso=11 luglio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170707105243/http://www.archivioflamigni.org/doc/indice-atti-commissione-p2.pdf|urlmorto=no}}
* [http://www.instoria.it/home/italia_misteri.htm Italia paese senza memoria e verità] InStoria
* {{cita testo|url=http://www.inviatospeciale.com/2011/06/dalla-p2-alla-p4-trentanni-di-torbidi-intrecci/|titolo=Dalla P2 alla P4, trent'anni di torbidi intrecci|accesso=30 marzo 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130203004313/http://www.inviatospeciale.com/2011/06/dalla-p2-alla-p4-trentanni-di-torbidi-intrecci/|urlmorto=sì}} InviatoSpeciale
* [http://archiviostorico.corriere.it/2001/maggio/21/scandalo_che_fece_tremare_Italia_co_0_0105218210.shtml P2, lo scandalo che fece tremare l'Italia] Corriere della Sera
* {{cita testo|url=http://www.instoria.it/home/italia_misteri.htm|titolo=Italia paese senza memoria e verità}} InStoria
* [http://www.150storiaditalia.it/?param=politica-e-istituzioni/gli-anni-ottanta/scandali-e-oscure-trame-la-p2-e-il-banco-ambrosiano/ Scandali e oscure trame: la P2 e il Banco Ambrosiano] 150 Storia d'Italia
* {{cita testo|url=http://archiviostorico.corriere.it/2001/maggio/21/scandalo_che_fece_tremare_Italia_co_0_0105218210.shtml|titolo=P2, lo scandalo che fece tremare l'Italia}} Corriere della Sera
* [http://www.repubblica.it/politica/2012/05/31/news/piaghe_vaticano-36268784/ Dalla P2 agli appalti del G8 ecco la Vatican Connection] la Repubblica
* {{cita testo|url=http://www.150storiaditalia.it/?param=politica-e-istituzioni/gli-anni-ottanta/scandali-e-oscure-trame-la-p2-e-il-banco-ambrosiano/|titolo=Scandali e oscure trame: la P2 e il Banco Ambrosiano}} 150 Storia d'Italia
* [http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/video/lo-scandalo-p2/1012/default.aspx Lo scandalo P2 - Il partigiano Pert] documentario da "La Storia siamo Noi" - Rai
* {{cita testo|url=http://www.repubblica.it/politica/2012/05/31/news/piaghe_vaticano-36268784/|titolo=Dalla P2 agli appalti del G8 ecco la Vatican Connection}} la Repubblica
* [http://tribunatreviso.gelocal.it/cronaca/2012/09/30/news/duemila-miliardi-di-lire-all-ombra-della-p2-1.5783617 Duemila miliardi di lire all'ombra della P2] la tribuna di Treviso
* {{cita testo|url=http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/video/lo-scandalo-p2/1012/default.aspx|titolo=Lo scandalo P2 - Il partigiano Pert|accesso=25 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140427072256/http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/video/lo-scandalo-p2/1012/default.aspx|urlmorto=sì}} documentario da "La Storia siamo Noi" - Rai
* [http://www.radioradicale.it/la-p2-presto-p3-e-p4-i-diari-dellanselmi-e-laudizione-di-pannella-del-1984 «La P2? Presto P3 e P4». I diari dell'Anselmi e l'audizione di Pannella del 1984] Radio Radicale
* {{cita testo|url=http://tribunatreviso.gelocal.it/cronaca/2012/09/30/news/duemila-miliardi-di-lire-all-ombra-della-p2-1.5783617|titolo=Duemila miliardi di lire all'ombra della P2|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20121007033429/http://tribunatreviso.gelocal.it/cronaca/2012/09/30/news/duemila-miliardi-di-lire-all-ombra-della-p2-1.5783617 }} la tribuna di Treviso
* [http://www.annidipiombo.it/index.php?option=com_content&task=view&id=75 1981: lo scandalo P2 e la stagione dei sequestri] Anni di Piombo
* {{cita testo|url=http://www.radioradicale.it/la-p2-presto-p3-e-p4-i-diari-dellanselmi-e-laudizione-di-pannella-del-1984|titolo=«La P2? Presto P3 e P4». I diari dell'Anselmi e l'audizione di Pannella del 1984|accesso=25 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140912084933/http://www.radioradicale.it/la-p2-presto-p3-e-p4-i-diari-dellanselmi-e-laudizione-di-pannella-del-1984|urlmorto=sì}} Radio Radicale
* {{cita testo|url=http://www.annidipiombo.it/index.php?option=com_content&task=view&id=75|titolo=1981: lo scandalo P2 e la stagione dei sequestri|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201001045535/http://www.annidipiombo.it/index.php?option=com_content&task=view&id=75 }} Anni di Piombo
 
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