Startup: differenze tra le versioni
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{{C|la definizione in incipit e quella presente nel paragrafo "aspetti principali" non coincidono|aziende|novembre 2015}}
{{F|economia aziendale|novembre 2013|Senza altre fonti, rimane una potenziale [[Wikipedia:
In [[economia]] una '''startup''' o '''impresa emergente''' è una nuova impresa o un’impresa che si è appena quotata in borsa.<ref>{{cita web|autore=Claudia Peverini|url=https://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/articoli/scritto_e_parlato/startup.html|titolo=Il filo che unisce startup, Shakespeare e comunità virtuale|data=9 giugno 2020|accesso=30 marzo 2021}}</ref><ref name=":0">{{Cita web|url=https://www.treccani.it/vocabolario/start-up|titolo=start up in Vocabolario - Treccani|sito=www.treccani.it|lingua=it|accesso=2022-01-31}}</ref>
In [[economia]] con il termine '''startup''' si identifica una nuova impresa nelle forme di un'organizzazione temporanea o una società di capitali in cerca di soluzioni organizzative e strategiche che siano ripetibili e possano crescere indefinitamente. Inizialmente il termine veniva usato unicamente nel [[settore terziario avanzato]]. Oggi, con la diffusione del software, aziende appartenenti ad un altro [[settore economico]] possono sperimentare le stesse soluzioni. Spesso queste società vengono gestite con un approccio di tipo [[Lean Startup]], partendo dalla creazione di un [[Minimum Viable Product]] (MVP). Una "matricola" è una società di nuova quotazione (attraverso una [[offerta pubblica iniziale]]) presso una Borsa Valori, che potrebbe essere una start-up, ma anche una società dai contenuti tradizionali. Di solito le start-up attraggono inizialmente capitali da investitori privati early stage per poi procedere una volta maturato il business model ad una eventuale quotazione sui mercati finanziari.▼
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Come emerge dalla definizione universalmente riconosciuta di [[Steve Blank]], la scalabilità è un elemento cardine di questa tipologia di impresa. L'avvio di un'attività imprenditoriale non scalabile, come l'apertura di un ristorante, non coincide dunque con la creazione di una startup ma di una società tradizionale. La startup company non deve inoltre essere confusa con lo start up di un nuovo business: con il verbo "to start up" si fa riferimento alla fase di avvio di un nuovo business, o di una business unit all'interno di una società consolidata.<ref>{{cita libro |autore = Steve Blank |autore2 = Bob Dorf | titolo=The Startup Owner’s Manual | anno=2012 | editore=K and S Ranch Inc. | città=Pescadero, California }}</ref>▼
▲Come emerge dalla definizione
== Etimologia ==
Il termine startup deriva dal verbo inglese ''to start up'', che significa partire, avviarsi, mettersi in moto.<ref name=":0" /><ref name=":1">{{Cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/startup_(Dizionario-di-Economia-e-Finanza)|titolo=startup in "Dizionario di Economia e Finanza"|sito=www.treccani.it|lingua=it|accesso=2022-01-31}}</ref> Originariamente, il vocabolo venne utilizzato per indicare il processo di accensione e avvio di un computer o di altro dispositivo elettronico. La prima accezione economica faceva perlopiù riferimento alla fase iniziale di una nuova impresa nata nel settore internet o delle tecnologie dell’informazione. Il termine si è affermato ed è entrato nel dizionario finanziario italiano, ai tempi della bolla speculativa di internet.<ref name=":1" />
Il termine può essere declinato sia al maschile che al femminile, sebbene sia più comune la versione femminile , in riferimento alla parola "azienda".<ref name=":0" />
== Aspetti principali ==
Lo startup comprende quindi tutte le spese relative alla costituzione della società e agli investimenti strutturali (arredamento degli uffici, impianti, macchinari, ecc.), gli stipendi, l'eventuale cauzione per l'affitto, le spese relative al materiale di consumo e l'indicazione del capitale proprio. In questo modo l'imprenditore ha un quadro chiaro dello scenario finanziario relativo ai mesi successivi e della sua capacità di remunerare il capitale investito.
Lo startup può anche essere collegato ad una [[offerta pubblica di vendita]], ovvero a quell'operazione con la quale un'impresa immette sul mercato [[titolo (finanza)|titoli]] propri, come le [[Azione (finanza)|azioni]]. Questa operazione può essere concomitante con lo startup, in quanto un'azienda può decidere di quotarsi alla [[Borsa valori]] proprio per agevolare la raccolta di [[Capitale (economia)|capitale]] per avviare i propri processi produttivi.
Le startup companies, di solito imprese appena costituite, nelle quali vi sono ancora processi organizzativi in corso, essendo state appena avviate, utilizzano generalmente una limitata quantità di capitale, [[lavoro]] e [[terreno|terreni]].<ref>{{cita libro | || NetLingo: The Internet Dictionary| coautori = Erin Jansen, Vincent James | | |p= 364}}</ref>
Secondo ''Harvard Business Review'', il successo di una startup dipende in larga parte dalla capacità di formare un team equilibrato e resiliente, in grado di adattarsi rapidamente ai cambiamenti e alle esigenze del mercato.<ref>{{Cita news|url=https://hbr.org/2015/12/team-building-in-the-cafeteria|titolo=Team Building in the Cafeteria|pubblicazione=Harvard Business Review|data=2015-12-01|accesso=2024-09-08}}</ref>
Al fine di valutare preliminarmente il valore di una startup, è opportuno procedere con una [[pre-money valuation]] prima di effettuare l'investimento.
▲Le startup companies, di solito imprese appena costituite, nelle quali vi sono ancora processi organizzativi in corso, essendo state appena avviate, utilizzano generalmente una limitata quantità di capitale, [[lavoro]] e [[terreno|terreni]]<ref>{{cita libro | || NetLingo: The Internet Dictionary| coautori = Erin Jansen, Vincent James | | |p= 364}}</ref>. Questo tipo di imprese, in caso di insuccesso, non sono particolarmente rischiose data l'esigua quantità di capitali investiti.
== Strumenti valutativi ==
=== Preventivo finanziario ===
È importante valutare le immobilizzazioni (impianti, attrezzature, software, ecc.) richieste in fase di avvio e il capitale circolante necessario per sostenere i costi di gestione iniziali.
L'imprenditore deve valutare:
* quanto denaro serve per avviare l'attività (fabbisogno finanziario);
* se il capitale proprio è sufficiente e se è necessario ricorrere anche a capitali di terzi (banche, finanziarie, ecc.).
=== Preventivo delle vendite ===
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== Quadro normativo in Italia ==
Il decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179 (cosiddetto "Crescita 2.0"),<ref>{{Cita legge italiana |tipo = decreto legge |anno = 2012 |mese = 10 |giorno = 18 |numero = 179 |titolo = Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese}}</ref>
{{Citazione| Ai fini del presente decreto, l'impresa start-up innovativa,
▲Il decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179 (cosiddetto "Crescita 2.0")<ref>{{Cita legge italiana |tipo = decreto legge |anno = 2012 |mese = 10 |giorno = 18 |numero = 179 |titolo = Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese}}</ref>, definisce una [[start-up innovativa]] nel modo seguente:
▲{{Citazione| Ai fini del presente decreto, l'impresa start-up innovativa, di seguito «start-up innovativa», è la società di capitali, costituita anche in forma cooperativa, di diritto italiano ovvero una Societas Europaea, residente in Italia ai sensi dell'articolo 73 del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, le cui azioni o quote rappresentative del capitale sociale non sono quotate su un mercato regolamentato o su un sistema multilaterale di negoziazione, che possiede i seguenti requisiti:
# LETTERA SOPPRESSA DAL D.L. 28 GIUGNO 2013, N. 76, CONVERTITO CON MODIFICAZIONI DALLA L. 9 AGOSTO 2013, N. 99;
# è costituita e svolge attività d'impresa da non più di
# ha la sede principale dei propri affari e interessi in Italia;
# a partire dal secondo anno di attività della start-up innovativa, il totale del valore della produzione annua, così come risultante dall'ultimo bilancio approvato entro sei mesi dalla chiusura dell'esercizio, non è superiore a 5 milioni di euro;
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# non è stata costituita da una fusione, scissione societaria o a seguito di cessione di azienda o di ramo di azienda;
# possiede almeno uno dei seguenti ulteriori requisiti:
## le spese in ricerca e sviluppo sono (uguali o superiori al 15 per cento) del maggiore valore fra costo e valore totale della produzione della start-up innovativa. Dal computo per le spese in ricerca e sviluppo sono escluse le spese per l'acquisto e
## impiego come dipendenti o collaboratori a qualsiasi titolo, in percentuale uguale o superiore al terzo della forza lavoro complessiva, di personale in possesso di titolo di dottorato di ricerca o che sta svolgendo un dottorato di ricerca presso un'università italiana o straniera, oppure in possesso di laurea e che abbia svolto, da almeno tre anni, attività di ricerca certificata presso istituti di ricerca pubblici o privati, in Italia o all'estero, ovvero, in percentuale uguale o superiore a due terzi della forza lavoro complessiva, di personale in possesso di laurea magistrale ai sensi dell'articolo 3 del regolamento di cui al decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca 22 ottobre 2004, n. 27;
## sia titolare o depositaria o licenziataria di almeno una privativa industriale relativa a una invenzione industriale, biotecnologica, a una topografia di prodotto a semiconduttori o a una nuova varietà vegetale ovvero sia titolare dei diritti relativi ad un programma per elaboratore originario registrato presso il Registro pubblico speciale per i programmi per elaboratore, purché tali privative siano direttamente afferenti all'oggetto sociale e all'attività di impresa.|{{Cita
|tipo = |anno |mese = ottobre
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|titolo = Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese
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|data = 2019-08-25
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}}}}
A gennaio del 2020, il Ministero dell'Innovazione Digitale ha pubblicato l'opuscolo informativo intitolato ''2025. Strategia per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione del Paese. Le Prime azioni per l’Italia del futuro'',<ref>{{cita web | url = https://innovazione.gov.it/assets/docs/MID_Book_2025.pdf | titolo = 2025. Strategia per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione del Paese Le Prime azioni per l’Italia del futuro | formato = pdf | pagine = 30 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20200107074337/https://innovazione.gov.it/assets/docs/MID_Book_2025.pdf | dataarchivio = 7 gennaio 2020 | urlmorto = sì | accesso = 14 gennaio 2020 }}</ref><ref>{{cita web | autore = Giovanni Manca | url = https://www.agendadigitale.eu/cittadinanza-digitale/il-piano-nazionale-innovazione-2025-commentato-punto-per-punto/ | titolo = Il piano nazionale innovazione 2025 commentato punto per punto | data = 20 dicembre 2019 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20191230070622/https://www.agendadigitale.eu/cittadinanza-digitale/il-piano-nazionale-innovazione-2025-commentato-punto-per-punto/ | dataarchivio = 30 dicembre 2019 | urlmorto = sì | accesso = 14 gennaio 2020 }}</ref> che fissa alcuni principi giuridici generali della strategia pubblica di sviluppo digitale, del tutto prive di norme attuative e regolamentari, di analisi quantitative, riscontri bibliografici e documentali, o di un cronoprogramma dettagliato anche in termini di costi e risorse assegnate.
== Acceleratori ed incubatori ==
Per acceleratore di startup si intende un programma per lo sviluppo di una azienda che ha la finalità di renderla autonoma. Per [[Incubatore aziendale|incubatore]] di startup (detto anche Business Innovation Centre) si intende il luogo fisico nel quale le startup risiedono.<ref>{{
Secondo [[Forbes]] nel 2012 i migliori acceleratori ed incubatori erano [[Y Combinator]], TechStars e DreamIt Ventures.<ref>{{
== Attenzione mediatica ==
Le startup hanno attirato molta attenzione mediatica negli anni 2010. A conferma di ciò la visita del [[presidente degli Stati Uniti d'America|presidente statunitense]] [[Barack Obama]] all'incubatore 1776 avvenuta il 3 luglio 2014<ref>{{Cita
== Critiche ==
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* in media il numero di dipendenti è inferiore a due;
* la metà di queste aziende riesce a malapena a coprire i costi;
* l'altra metà incassa meno di 400€ al giorno
Da uno studio di Confimprenditori emerge quanto segue:
{{citazione|Il valore della produzione media, calcolato sulle 2.860 startup innovative delle quali si hanno a disposizione i bilanci per l’esercizio 2014, è pari a circa 114mila euro, ma la metà delle startup innovative ha prodotto nel 2014 non più di 21.303 euro. L’attivo è pari in media a circa 214mila euro a impresa, ma per la metà delle startup innovative non supera 62mila euro. Numeri che risultano poco soddisfacenti per un settore che gode di quel livello di incentivi pubblici e una normativa ad hoc. | Startup: tanto rumore per nulla?<ref>{{cita web | url=http://www.confimprenditori.it/report_centro_studi/startup-tanto-rumore-per-nulla/ | titolo=Startup: tanto rumore per nulla? | accesso=5 febbraio 2017 | dataarchivio=5 febbraio 2017 | urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170205234528/http://www.confimprenditori.it/report_centro_studi/startup-tanto-rumore-per-nulla/ | urlmorto=sì }}</ref>}}
Da uno studio del 2016, ripreso da diverse testate nazionali e poi dallo stesso [[Ministero dello sviluppo economico|Ministero dello Sviluppo Economico]],<ref>{{Cita web
In un recente libro, ''Disrupted, my misadventure in the start-up bubble'', il giornalista Dan Lyons ha scritto come nelle startup i dipendenti vengano trattati come se fossero in gita scolastica. Le persone che lavorano in quella startup non hanno esperienze pregresse e possono essere licenziati senza motivo in qualunque momento. Il prodotto commercializzato è mediocre e l'azienda punta più sull'apparenza e la pubblicità, che sulla qualità del servizio offerto.<ref>{{Cita web|lingua=it|autore=Daniele Cassandro|url
=== Ideologia ===
Nel 2006, Andrew Keen scrisse che le startup ed il [[Web 2.0]] erano un "grande movimento utopico" una specie di [[utopismo tecnologico]], simile ad una "società comunista", nel modo in cui quest'ultima viene descritta dal filosofo ed economista [[Karl Marx]]. L'autore nota come il linguaggio degli imprenditori del settore informatico sia cambiato da termini come "cool" (figo), "eyeballs" (letteralmente bulbo oculare, significa fissare qualcosa, dedicargli tutta la propria attenzione), e "burn-rate" (la quantità di denaro necessaria ad una startup per rimanere in piedi) vengono sostituite da espressioni militanti ed assurde come ''Empowering citizen media'' (dare più potere ai mezzi di informazione gestiti dai cittadini), ''radically democratize'' (permettere una gestione molto più democratica di qualcosa), ''smash elitism'' (colpire i comportamenti che favoriscano le élite), ''content redistribution'' (redistribuzione dei contenuti), ''authentic community'' (comunità autentica). L'autore vede il Web 2.0 come una ideologia, trasmessa degli imprenditori della Silicon Valley, che venera il creativo della domenica, come chi nel tempo libero fa filmati, canta canzoni o scrive libri. Viene suggerito da tale ideologia che chiunque, anche la persona più ignorante e meno alfabetizzata, possa e debba usare i mezzi digitali per esprimersi e realizzarsi.<ref name="keen2.0">{{Cita web | url = http://www.weeklystandard.com/Content/Public/Articles/000/000/006/714fjczq.asp | titolo = Web 2.0: The second generation of the Internet has arrived. It's worse than you think. | autore = Andrew Keen | editore = Weekly Standard | data = 14 febbraio 2006 | lingua = inglese | accesso = 27 aprile 2014 | dataarchivio = 14 luglio 2020 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20200714144119/https://weeklystandard.com/Content/Public/Articles/000/000/006/714fjczq.asp | urlmorto = sì }}</ref>
=== Depressione dei fondatori ===
Nel 2015
== Note ==
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== Altri progetti ==
{{interprogetto|preposizione=sulle|wikt=startup}}
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* [http://startup.registroimprese.it Sito istituzionale delle imprese startup innovative italiane]
{{Controllo di autorità}}
{{portale|aziende|economia}}
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