Validità (logica): differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
→Collegamenti esterni: aggiunti gli articoli della Stanford ed Internet Encyclopedia of Philosophy |
Funzionalità collegamenti suggeriti: 2 collegamenti inseriti. Etichette: Modifica visuale Modifica da mobile Modifica da web per mobile Attività per i nuovi utenti Suggerito: aggiungi collegamenti |
||
| (6 versioni intermedie di 6 utenti non mostrate) | |||
Riga 2:
In [[logica]], la nozione di '''validità''' ('''validità logica''') riguarda innanzitutto, ed in senso generale, la connessione tra l'insieme delle premesse di un [[argomento (filosofia)|argomento]] e la sua conclusione, all'interno di una [[argomentazione]] (es. [[sillogismo]]). In un argomento, le premesse devono in qualche modo giustificare l'affermazione della conclusione: esse devono fornire un fondamento all'affermazione della conclusione. Questa giustificazione deve a sua volta inevitabilmente fondarsi su una connessione tra l'insieme delle premesse e la conclusione: è perché le premesse sono connesse in un certo modo alla conclusione, che le premesse rappresentano una ragione per l'affermazione della conclusione.
Un argomento si dice '''logicamente valido''' quando la connessione tra l'insieme delle premesse e la conclusione è di natura esclusivamente logica. Perciò, un argomento è logicamente valido [[se e solo se]] tra l'insieme delle premesse e la conclusione dell'argomento sussiste una connessione logica. Quando ciò non è verificato si parla invece di [[fallacia]].
== Definizione filosofica di "connessione logica" ==
La genericità della definizione appena data, che fa uso del solo concetto di connessione logica, ci consente di cogliere il significato generale, e dunque [[filosofia|filosofico]], della nozione di validità logica - quel significato, cioè, che è in qualche modo presupposto dalla definizione logico-matematica di argomento valido.
Sono isolabili tre modi in cui la definizione di connessione logica può essere data facendola ancora permanere nel campo del significato filosofico, prima di passare alle formalizzazioni proprie della [[logica matematica]]. È già qui comprensibile che ciascuno di questi modi varrà anche - data l'equivalenza, sopra stabilita in via generale, tra validità dell'argomento e sussistenza di una connessione logica tra l'insieme delle premesse (d'ora in poi, con il simbolo ''P'' si indicherà l'insieme delle premesse) e la conclusione (d'ora in poi, con il simbolo ''C'' si indicherà la conclusione) - come specificazione del concetto di validità di un argomento. Dunque, si ha una connessione logica tra P e C:
#quando C è connesso a P in modo tale che C è ''ricavabile logicamente da'' P.<br />La ricavabilità logica di C da P è detta '''deducibilità'''. La scrittura simbolica generalmente adottata dai manuali odierni di logica matematica per esprimere la deducibilità di C da P è <math>P \vdash C</math>, che significa appunto "C è deducibile da P". Questa scrittura simbolica rispecchia la struttura ideale dell'argomento: insieme delle premesse; conclusione; connessione, qui significata dal segno <math>\vdash</math>, tra la conclusione e le premesse.
#oppure quando C è connesso a P in modo tale che ''una volta affermato'' P è ''necessario affermare'' C.
#oppure quando C è connesso a P in modo tale che è ''impossibile'' che P sia ''vero'', ''e'' C sia ''falso''.
Gli aspetti della connessione tra C e P specificati da (2) e da (3) vengono espressi in logica dicendo che C è una [[conseguenza logica]] (o conseguenza valida) di P. La scrittura simbolica adottata generalmente nei nostri giorni dalla logica matematica per esprimere la consequenzialità logica di C da P è <math>P \models C</math>, che significa appunto "C è una conseguenza logica di P".
È già evidente - ancor prima di approfondire la relazione tra (1) da una parte, e (2) e (3) dall'altra - che ciascuna di queste tre definizioni riesce a soddisfare il requisito generale perché si possa parlare di argomento logicamente valido: la connessione tra la conclusione e le premesse deve essere tale che le premesse forniscono un ''fondamento logico'', cioè indipendente da motivazioni extra-logiche, per l'affermazione della conclusione.
Queste tre definizioni di connessione logica tra P e C sono ''intensionalmente'' differenti, in quanto esse fanno evidentemente uso di concetti formalmente distinti (i concetti evidenziati in corsivo). Ma sono ''estensionalmente'' equivalenti, in quanto ogni argomento che soddisfa una qualunque di essa (che cioè risulti logicamente valido in base ad una qualunque di queste definizioni), soddisfa tutte le altre (cioè, risulta logicamente valido in base a tutte le altre definizioni).
Come si vedrà, la nozione logico-matematica di validità logica, ed i corrispondenti metateoremi logico-matematici (tanto quelli dimostrati nella [[logica proposizionale]], quanto quelli dimostrati nella [[logica predicativa]]) fanno riferimento ai significati stabiliti da queste tre definizioni.
==Validità logica come deducibilità. Forma logica di un argomento==
Approfondiamo qui il significato della definizione (1). Si prenda come esempio il cosiddetto sillogismo fondamentale (benché sia affatto estraneo alla [[logica aristotelica]], dove la quasi totalità dei sillogismi è formulata nella forma condizionale "se...allora" nel testo degli ''Analitici''; e dalla quale, per altro, sono praticamente assenti i termini singolari (chiamati Eigennamen nella [[Frege|logica freghiana]]) quali "[[Socrate]]", poiché secondo Aristotele nessun enunciato scientifico può parlare di individui):
{{Citazione|Tutti gli uomini sono mortali.<br />Socrate è un uomo.<br />Dunque Socrate è mortale}}
in base al concetto (1) la proposizione espressa dalla conclusione ("Socrate è mortale") è ricavabile ''logicamente'', cioè è deducibile, dalle proposizioni espresse dalle due premesse ("Tutti gli uomini sono mortali" e "Socrate è un uomo"). In cosa consiste questa ricavabilità logica-deducibilità? Noi possiamo distinguere le parole che compaiono in questo argomento in due classi. Alla prima classe appartengono quelle parole che possono essere sostituite da altre parole ''senza'' che la ''struttura'', la ''forma'' dell'argomento subisca una variazione. Nel nostro caso, tali parole sono date dai termini generali "uomo" e "mortale", e dal termine singolare o nome proprio "Socrate". Alla seconda classe appartengono invece quelle parole dalla cui occorrenza dipende la ''forma'', la ''struttura'' dell'argomento. Nel nostro caso, tali parole sono date dalla parola "tutti" (che in logica viene detta [[quantificatore universale]]) e dalla [[copula (linguistica)|copula]] "è".
A giustificazione di questa bipartizione dei termini occorrenti nell'argomento, possiamo provare a mettere "gatto" al posto di "uomo" e "felino" al posto di "mortale". Questa sostituzione produrrà la seguente trasformazione dell'argomento:
Riga 37:
Riconosciamo, qui, che la forma dell'argomento è ''variata'', perché non permane più quella identità che resisteva alla prima sostituzione ("gatto" al posto di "uomo"). È vero, c'è ancora la parola "uomo" e la parola "mortale", e questo indica certamente la permanenza di una identità di un qualche tipo. Ma "Nessun uomo è mortale" non stabilisce tra "uomo" e "mortale" la stessa relazione stabilita tra questi due termini da "Tutti gli uomini sono mortali". L'identità che deve permanere, a dispetto delle sostituzioni dei termini, perché la forma dell'argomento risulti invariata, è dunque una ''identità di relazione''.
Perciò, la classe dei termini dalle cui occorrenze dipende la forma dell'argomento, è quella cui appartengono i termini che regolano le relazioni. Poiché la forma dell'argomento, resistente a certe sostituzioni, è detta '''forma logica''', la classe dei termini dalle cui occorrenze dipende la forma dell'argomento può essere detta classe dei ''termini logici''. L'altra, quella cui appartengono i termini le cui sostituzioni lasciano invariata la forma dell'argomento, può essere detta classe dei ''termini non logici''.
In quanto alla prima classe così definita appartengono i termini che regolano le relazioni (tra termini), tali termini riguardano la [[sintassi]] dell'argomento (cioè, delle proposizioni che lo compongono), e ''non'' la [[semantica]]; sono invece i termini, appartenenti alla
Dunque, poiché la forma logica dell'argomento rimane invariata se e solo se rimane invariata la sua struttura relazionale, possiamo dire che la sintassi di un argomento riguarda esclusivamente il ''significato della relazione''. Sebbene, cioè, la forma logica sia una questione di sintassi, cioè di relazione tra termini, e come tale essa non ricada nella semantica, tuttavia la forma logica esprime inevitabilmente un significato, laddove tale significato è il significato della relazione. L'invarianza della forma logica rispetto a certe sostituzioni di termini, è precisamente l'invarianza, rispetto a tali sostituzioni, del significato della relazione. Il significato che non varia quando la forma logica resiste a certe sostituzioni di termini, è il significato della relazione.
Torniamo dunque alla nostra domanda: in che senso la conclusione è, in un argomento logicamente valido, ricavabile logicamente, cioè ''deducibile'', dalle premesse? Tale deducibilità consiste nel fatto che la conclusione può essere ricavata attraverso un procedimento che ''non'' contempla l'intervento di ''considerazioni semantiche'' sul significato dei ''termini non logici'' che compaiono nelle premesse, ma che si fonda ''interamente'' su ''considerazioni sintattiche'', riguardanti cioè la relazione tra i termini e, in quanto i termini sono posti in relazione dai termini non logici, il ''significato dei termini logici''. La ricavabilità logica della conclusione dalle premesse consiste cioè nel fatto che noi, per poter ottenere la conclusione "Socrate è mortale" dalle due premesse, [[Non Abbiamo Bisogno|non abbiamo bisogno]] di andare a vedere "che cosa significano", o "che cosa" corrisponde a, i termini "uomo", "mortale", "Socrate", perché l'unica cosa di cui abbiamo bisogno è di vedere come sono relazionati i termini nelle premesse, e di conoscere il significato dei termini logici "tutti" ed "è".
Precisamente: l'argomento in questione è logicamente valido - e cioè la conclusione è deducibile (cioè ricavabile logicamente) dalle premesse; e dunque le premesse costituiscono effettivamente una giustificazione dell'affermazione della conclusione - perché, e solamente perché, i termini non logici sono relazionati (tramite i termini logici) tra di loro in modo tale che il significato stesso dei termini logici costituisce la relazione tra i termini non logici come fondamento per l'affermazione della conclusione (la quale conclusione a sua volta esprimerà
Possiamo enunciare questo risultato fondamentale: la validità logica di un argomento (in quanto essa coincide con la deducibilità della conclusione dalle premesse) dipende ''esclusivamente'' dalla ''forma logica'' dell'argomento. Perciò la validità logica di un argomento, in quanto ha a che fare esclusivamente con la forma logica dell'argomento, ha a che fare esclusivamente con la relazione tra i termini non logici ed il significato dei termini logici.
Riga 54:
==Collegamenti esterni==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|url=https://plato.stanford.edu/entries/logical-consequence/|titolo=Logical Consequence|autore=
* {{cita web|url=https://www.iep.utm.edu/logcon/|titolo=Logical Consequence|autore=Matthew McKeon|sito=Internet Encyclopedia of Philosophy|accesso=22 maggio 2019}}
* {{cita web|url=https://www.iep.utm.edu/val-snd/|titolo=Validity and Soundness|sito=Internet Encyclopedia of Philosophy|accesso=22 maggio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180527093407/http://www.iep.utm.edu/val-snd/|dataarchivio=27 maggio 2018|urlmorto=sì}}
{{Portale|matematica}}
[[Categoria:Logica matematica]]
| |||