Isola del Tino: differenze tra le versioni

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{{nota disambigua|l'isola greca|Tino (Grecia)}}
{{Infobox isola
{{Isola
|Nome = Isola del Tino
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|Suddivisione1_nome =[[Regioni italiane|Regione]]
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{{UNESCO
|tipoBene = patrimonio
|nome = Porto VenerePortovenere, Cinque Terre e Isole (Palmaria, Tino e Tinetto)
|nomeInglese = Porto VenerePortovenere, Cinque Terre, and the Islands (Palmaria, Tino and Tinetto)
|immagine = Isola del Tino - Panorama.jpg
|anno = 1997
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|link = 826
}}
L’'''isola del Tino''' si trova nel [[Marmar Ligure]], all'estremità occidentale del [[Golfo della Spezia]]; il suo territorio fa parte del comune di [[PortoPortovenere]]. VenereDista 500 m dall'isola [[Palmaria]] e 2,5 km dalla terraferma.
Dista 500 m dall'[[Isola Palmaria]] e 2,5 km dalla terraferma.
 
Un perimetro di circa due chilometri racchiude i 127.000 mq dell'isola del Tino, lussureggiante per il bosco misto di pini e lecci che nei secoli ha soppiantato le precedenti colture a olivo e vite, risalenti all'epoca degli insediamenti dei monaci benedettini.
Dal [[1997]] l'isola del Tino, insieme alle altre isole [[Palmaria]] e [[Tinetto]], Porto Venere e le [[Cinque Terre]] è stata inserita tra i [[Patrimonio dell'umanità|Patrimoni dell'umanità]] dell'[[UNESCO]].
Un'impervia ed elevata falesia cinge l'isola da occidente rendendola inaccessibile e, al tempo stesso, strategica. Punta estrema della Liguria di levante, faro naturale proteso verso il Mediterraneo, dirimpettaio di Capraia, Gorgona e Corsica.
 
Dal [[1997]] l'isola del Tino, insieme alle altre isole [[Palmaria]] e [[Tinetto]], Portovenere e le [[Cinque Terre]] è stata inserita tra i [[Patrimonio dell'umanità|Patrimoni dell'umanità]] dell'[[UNESCO]].
== Descrizione e storia ==
 
{{Citazione|Cespi di mirto, degli elci, un chiostro caduto in rovina,<br/>un faro, un picciol seno e l'onde liete del mare.|[[August von Platen]], [[1830]]}}
 
== Descrizione ==
{{vedi anche|Faro del Tino}}
L'isola del Tino (''Tyrus mayor'' nei testi medievali, nome probabilmente di origine [[Fenici|fenicia]]<ref>{{cita web|url=https://www.cittadellaspezia.com/2024/07/14/il-tino-non-e-piu-lisola-che-non-ce-554756/|titolo=Tino, l'isola che non c'è}}</ref>) può essere considerata, fra le tre isole del Golfo, come quella "intermedia", sia come dimensioni, sia come posizione.
A [[Nord]] infatti troviamo l'isola [[Palmaria]], la più estesa, mentre a [[Sud]] vi è l'isolotto del [[Tinetto]], di dimensioni più ridotte.
Entrambe queste due isole distano dal Tino solo alcune decine di metri.
 
La superficie dell'isola, che si erge fino a 117 metri s.l.m., è di {{m|0.13|ul= km²}} e il suo perimetro di quasi 2&nbsp;km.
 
[[Venerio eremita|San Venerio]], nato nell'isola della Palmaria, [[patrono]] del Golfo della Spezia e, dal [[1961]], protettore dei fanalisti d'[[Italia]], ovvero coloro i quali si occupano del funzionamento dei [[Faro|fari]] marittimi, visse in eremitaggio sull'isola sino alla sua morte, avvenuta nel [[630]].
<br>In sua memoria sulla sua tomba fu costruito dapprima un piccolo santuario nel ([[VII secolo]]) da Lucio, vescovo di Luni e più tardi, nel ([[XI secolo]]), un monastero [[Ordine benedettino|benedettino]] che arrivò a godere di ampia fama e ricevere frequenti donazioni dai nobili dei paesi circostanti.
<br>Ai monaci benedettini successero gli [[Olivetani]] l'anno [[1435]], sotto il pontificato di [[Eugenio IV]], che vi stettero fino al [[1446]]. I ruderi del monastero sono tuttora visibili sulla costa settentrionale dell'isola.
 
Un [[faro del Tino|faro]] del [[XIX secolo]] è costruito sulla sommità dell'isola.
 
== AmbienteStoria ==
Scavi eseguiti nel 2021 hanno individuato reperti di un edificio di epoca romana<ref>Probabilmente una villa patrizia analoga a quelle rinvenute nell'arcipelago toscano. Sono stati rinvenute grandi tegole per la copertura dei tetti, frammenti di anfore con tracce di iscrizioni dipinte, ceramica di importazione dal nord-africa.</ref> e risalenti al primo insediamento nell'isola.
=== Flora ===
[[Immagine:Myrtus communis.jpg|thumb|Mirto<br />''[[Myrtus communis]]'']]
La flora nell'isola è piuttosto varia è costituita prevalentemente dalla [[macchia mediterranea]] e dal [[lecceta|bosco di leccio]].
 
[[Venerio (eremita)|San Venerio]], nato nell'isola della Palmaria e [[Santo patrono|patrono]] del Golfo della Spezia, si ritira in eremitaggio sull'isola sino alla sua morte, avvenuta nel [[630]]. Narra la leggenda che accendesse dei fuochi per indicare la rotta ai naviganti. Per questo motivo è patrono dei fanalisti e il suo esempio continua ancora oggi, come testimonia il faro che si erge sulla sommità della scogliera.
Altre importanti formazioni vegetali sono la macchia ad euforbia (''[[uphorbia dendroides]]'') e sulle scogliere più vicine al mare quelle caratterizzate dal finocchio di mare (''[[Crithmum maritimum]]'').<br />
In sua memoria sulla sua tomba viene costruito dapprima un piccolo santuario nel [[VII secolo]] da Lucio, vescovo di Luni.
Inoltre molto presenti ci sono anche: la cineraria marittima (Senecio Cineraria), il papavero cornuto (Glacium flavum), la ginestra (Spartium junceum), il fico degli ottentotti ([[Carpobrotus acinaciformis]]), la centaurea veneris, la valeriana rossa (Centranthus ruber), la ruta (Ruta graveolens).
 
Più tardi, nell'[[XI secolo]], presso l'antico romitorio edificato dove era stato ritrovato il corpo del santo, dai monaci benedettini [[Ordine benedettino|Benedettino]] viene fondato il ''[[Abbazia di San Venerio|Monastero di San Venerio e Santa Maria del Tino]]'', destinato a godere di ampia fama e ricevere frequenti donazioni dai nobili dei paesi
Presenti anche alcune piante aromatiche: il timo ([[Thimus vulgaris]]), il mirto ([[Myrtus communis]]), il rosmarino ([[Rosmarinus officinalis]]) e l'ampelodesma mauritanica.
circostanti.
 
Nell’estate del [[1242]], davanti all’isola del Tino, [[Repubblica di Genova|Genova]] si prende la rivincita della [[Battaglia dell'Isola del Giglio|battaglia del Giglio]] sconfiggendo la flotta [[Repubblica di Pisa|pisana]] alleata dell'imperatore [[Federico II di Svevia|Federico II]]<ref>[[Ursone da Sestri]], ''Historia de victoria quam Ianuenses habuerunt contra gentes ab imperatore missas''</ref>.
=== Fauna ===
 
Nel [[1435]], pontifice [[Eugenio IV]], ai monaci Benedettini succedono gli [[Olivetani]] che vi rimangono fino al [[1446]], quando devono abbandonare il luogo, troppo esposto alle incursioni [[pirati barbareschi|turche]]. I ruderi del monastero sono tuttora visibili sulla costa settentrionale dell'isola.
[[Immagine:2004-04-10 Larus michahellis ad.jpg|thumb|Gabbiano Reale (''[[w:Larus michahellis|Larus michahellis]]'') l'uccello maggiormente presente nell'isola del Tino]]
 
Probabilmente nei primi anni del [[XVII secolo]] la [[Repubblica di Genova]] vi erige una torre-fortezza di avvistamento<ref> La struttura è a pianta esagonale con muratura a scarpa e alla sua sommità era una piazza d'armi con tre garitte agli angoli. All'interno è una grande sala a cupola per la guarnigione. Le mura della torre genovese costituiscono le fondamenta dei due fari ottocenteschi.</ref>.
La Fauna è molto simile a quella presente nell'isola Palmaria soprattutto a causa della vicinanza tra queste due.
 
Dalla seconda metà del [[XIX secolo]] l'isola è interessata dalle ingenti [[Sistema fortificato del Golfo della Spezia|opere di fortificazione]] del Golfo della Spezia <ref> Nel 1916 è costruita la [[Batteria Ammiraglio Ronca| batteria “Gregorio Ronca”]], con i quattro cannoni verso il mare aperto.</ref> ancora oggi è di proprietà militare.
Sull'isola si trovano alcune delle maggiori emergenze faunistiche rettili, quali il tarantolino
''[[w:Phyllodactylus europaeus|Phyllodactylus europaeus]]'', il più piccolo dei gechi europei, facilmente riconoscibile per
l'assenza di tubercoli sul lato dorsale. Oltre che sulle isole del Tino e del Tinetto questo geconide è presente in pochissimi altri siti [[w:Liguria|liguri]].
 
Importanti lavori di restauro dell'antica abbazia sono stati eseguiti intorno alla metà del [[XX secolo]].
Tra gli uccelli meritano di essere ricordati il gheppio (''[[w:Falco tinnunculus|Falco tinnunculus]]''), il falco pellegrino (''[[w:Falco peregrinus|Falco peregrinus]]''), lo sparviero (''[[Accipiter nisus]]''), la pernice rossa (''[[w:Alectoris rufa|Alectoris rufa]]''), i gabbiani (''[[w:Larus argentatus|Larus argentatus]], [[Larus michahellis]]''), il corvo imperiale (''[[w:Corvus corax|Corvus corax]]''), il passero solitario (''[[w:Monticola solitarius|Monticola solitarius]]''), il cormorano o marangone dal ciuffo (''[[w:Phalacrocorax aristotelis|Phalacrocorax aristotelis]]'').
 
== Archeologia subacquea ==
Nell'isola elevata è la presenza di uccelli in particolare a causa della quasi totale assenza dell'uomo, questo ha fatto si che gli uccelli (in particolare i gabbiani) facessero in tantissimi il nido nell'isola anche nei posti più impensabili.
Ricerche subacquee condotte nel 2012 e 2014 a 17 miglia a sud dell'isola del Tino hanno scoperto due relitti romani. Le navi naufragate trasportavano carichi di [[anfore]] vinarie di tipo greco-italico e costituiscono la testimonianza delle rotte di traffico marittimo tra Roma, la [[Gallia]] e la Spagna.
Un primo relitto, denominato ''Daedalus 12'', è a una profondità di circa 400 m ed è gravemente danneggiato dai solchi delle reti a strascico che hanno ridotto le anfore ad un ammasso caotico di frammenti, sparsi su un’area molto vasta.
 
Un secondo relitto, più profondo a 500 m, denominato ''Daedalus 21'', si è conservato sostanzialmente intatto, con il suo carico di oltre duemila anfore vinarie ''Dressel 1'' (di cui 878 visibili in superficie) e vasi, databili intorno al [[II sec. a.C.]]. Il relitto è lungo circa 25 metri e reca ancora quattro ceppi d’ancora che hanno permesso di definire la posizione della prua.
== Archeologia ==
Ricerche subacquee nel 2014 a 17 miglia a sud dell'isola del Tino hanno scoperto, ad una profondità di circa 400 m, il relitto di una nave romana di età [[Repubblica romana|repubblicana]] del [[II secolo a.C.]]; la nave naufragata trasportava un carico di anfore vinarie di tipo greco-italico e testimonia i traffici marittimi tra Roma, la [[Gallia]] e la Spagna.
 
Il relitto del [[Vincenzo Gioberti (cacciatorpediniere)| cacciatorpediniere ''Vincenzo Gioberti'']], affondato il 9 agosto 1943, è stato localizzato a 600 m di profondità a ponente dell'isola del Tino.
== Edifici nell'isola ==
L'isola è sempre rimasta molto isolata e per questo le strutture qui presenti sono poche e quasi tutte a carattere militare. Tra quelle che si sono conservate fino a noi sono: i ruderi del monastero di San Venerio, la batteria ''G. Ronca'', il faro, la vecchia casamatta trasformata in piccolo museo.<ref name=":1">{{Cita libro|autore=Stefano Danese, Roberto de Bernardi, Michele Provvedi|titolo=Difesa di una Piazzaforte Marittima ''Fortificazioni e artiglierie nel Golfo della Spezia dal 1860 al 1945''|anno=2011|editore=Autorità Portuale della Spezia|città=La Spezia|p=|pp=163-176|ISBN=}}</ref>
=== Strutture Militari ===
 
== Ambiente ==
[[Immagine:Bundesarchiv Bild 101I-316-1162-11, Italien, Küstenbefestigungen, Flak-MG.jpg|thumb|Soldato tedesco armato di mitragliera Scotti da 20 mm in una postazione situata alla Palmaria davanti all'isola del Tino, golfo della Spezia]]
=== Flora ===
[[File:Myrtus communis.jpg|miniatura|Mirto<br />''[[Myrtus communis]]'']]
La flora prevalente nell'isola è costituita dalla [[macchia mediterranea]] e dal [[lecceta|bosco di leccio]]. Altre importanti formazioni vegetali sono la macchia ad euforbia (''[[uphorbia dendroides]]'') e, sulle scogliere più vicine al mare, quelle caratterizzate dal finocchio di mare (''[[Crithmum maritimum]]''). Inoltre molto presenti sono anche: la cineraria marittima (Senecio cineraria), il papavero cornuto (Glacium flavum), la ginestra (Spartium junceum), il fico degli ottentotti ([[Carpobrotus acinaciformis]]), la centaurea veneris, la valeriana rossa (Centranthus ruber), la ruta (Ruta graveolens). Sono presenti anche alcune piante aromatiche come il timo ([[Thimus vulgaris]]), il mirto ([[Myrtus communis]]), il rosmarino ([[Rosmarinus officinalis]]) e l'ampelodesma mauritanica.
 
=== Fauna ===
A causa forse del suo isolamento nell'isola del Tino prima del 1920 non erano presenti installazioni difensive (né durante il dominio genovese né durante quello napoleonico venne presa in considerazione questa possibilità anche se l'imperatore Napoleone Bonaparte lo ritenesse utile). La prima struttura difensiva ad essere costruita risale a dopo gli anni '20 ad opera della Regia Marina a nord-ovest dell'isola ed è stata la Batteria G. Ronca a cui in seguito ci sono aggiunti altri edifici secondari per il funzionamento della batteria cioè: la Casamatta la Casermetta i convertitori i proiettori di tiro e di scoperta il deposito benzina.<ref name=":1" /> Tutto questo complesso per garantire maggiore sicurezza in caso di possibile attacco via mare (all'epoca dell'edificazione non erano ancora impiegati gli aerei per i bombardamenti) era dislocato in tutta l'isola per garantire maggiore sicurezza ai singoli settori. Inoltre la dislocazione delle quattro torrette di tiro in alture in diverse posizioni garantiva una copertura di tiro molto elevata (la zona interna del porto era coperta solo dal "pezzo" n.4 perché comunque c'era già un numero sufficiente di batterie in tutto il golfo a garantire un'efficiente copertura di tiro.<ref name=":1" />
 
[[File:2004-04-10 Larus michahellis ad.jpg|miniatura|Gabbiano Reale (''[[Larus michahellis]]'') l'uccello più diffuso nell'isola del Tino]]
=== Strutture Religiose ===
 
La fauna del Tino è molto simile a quella della Palmaria, a motivo della vicinanza tra le due isole. Sull'isola si trovano alcune delle maggiori emergenze faunistiche rettili, quali il tarantolino ''[[Phyllodactylus europaeus]]'', il più piccolo dei gechi europei, facilmente riconoscibile per l'assenza di tubercoli sul lato dorsale. Oltre che sulle isole del Tino e del Tinetto questo geconide è presente in pochissimi altri siti [[w:Liguria|liguri]].
Sull'isola sorge l'antichissima <nowiki></nowiki>'''abbazia di [[w:Venerio eremita|San Venerio]]'''.
 
Tra gli uccelli ricordiamo il gheppio (''[[Falco tinnunculus]]''), il falco pellegrino (''[[Falco peregrinus]]''), lo sparviero (''[[Accipiter nisus]]''), la pernice rossa (''[[Alectoris rufa]]''), i gabbiani (''[[Larus argentatus]], [[Larus michahellis]]''), il corvo imperiale (''[[Corvus corax]]''), il passero solitario (''[[Monticola solitarius]]''), il cormorano o marangone dal ciuffo (''[[Phalacrocorax aristotelis]]''). Nell'isola l'elevata presenza di uccelli è dovuta alla quasi totale assenza dell'uomo. Questo ha fatto sì che gli uccelli (in particolare i gabbiani) nidificassero indisturbati anche nei posti più impensabili dell'isola.
Una prima [[cappella]] votiva fu edificata <ref name="Touring">Fonte dalla {{cita libro|||Guida d'Italia-Liguria del Touring Club Italiano|2007|Mondadori|Milano}}</ref> nel VII secolo sul luogo di sepoltura di [[Venerio eremita|san Venerio]], santo eremita nativo della [[Palmaria]], isola maggiore dell'arcipelago spezzino.<ref name="Touring"/>.
 
== Edifici nell'isola ==
L'abbazia successiva fu invece edificata, quale trasformazione della prima cappella, dai monaci [[benedettini]] nell'XI secolo<ref name="Touring"/> , salvo poi essere abbandonata dai successivi monaci Olivetani nel XV secolo<ref name="Touring"/> (che si trasferirono in un nuovo insediamento monastico nella zona del [[Varignano]]<ref name="Soprintendenza">{{cita web|url=http://www.archeoge.beniculturali.it/index.php?it/115/musei-e-aree-archeologiche/23/isole-del-tino-e-del-tinetto|titolo=Fonte dal sito della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Liguria|accesso=18 ottobre 2011}}</ref> ) e quindi cadere in una lenta decadenza strutturale<ref name="Touring"/>.
L'isola non è mai stata veramente abitata e le strutture presenti sono quindi poche e quasi tutte a carattere militare. Tra quelle che si sono conservate fino a noi sono: i ruderi del monastero di San Venerio, la batteria ''G. Ronca'', il faro, la vecchia casamatta trasformata in piccolo museo.<ref name=":1">{{Cita libro|autore=Stefano Danese, Roberto de Bernardi, Michele Provvedi|titolo=Difesa di una Piazzaforte Marittima ''Fortificazioni e artiglierie nel Golfo della Spezia dal 1860 al 1945''|anno=2011|editore=Autorità Portuale della Spezia|città=La Spezia|p=|pp=163-176|ISBN=}}</ref>
Dell'antico edificio medievale rimangono visibili la [[facciata]] e i muri perimetrali della chiesa e del [[chiostro]] in [[Architettura romanica|stile romanico]]<ref name="Touring"/>.
=== Strutture militari ===
A causa forse del suo isolamento nell'isola del Tino prima del 1920 non erano presenti installazioni difensive (né durante il dominio genovese né durante quello napoleonico venne presa in considerazione questa possibilità anche se Napoleone Bonaparte lo ritenesse utile). <br>La prima struttura difensiva ad essere costruita risale a dopo gli anni '20 ad opera della Regia Marina a nord-ovest dell'isola ed è stata la [[Batteria Ammiraglio Ronca|Batteria G. Ronca]] a cui in seguito ci sono aggiunti altri edifici secondari per il funzionamento della batteria cioè: la Casamatta, la Casermetta, i convertitori, i proiettori di tiro e di scoperta, il deposito benzina.<ref name=":1" />
 
Tutto questo complesso per garantire maggiore sicurezza in caso di possibile attacco via mare (all'epoca dell'edificazione non erano ancora impiegati gli aerei per i bombardamenti) era dislocato in tutta l'isola per garantire maggiore sicurezza ai singoli settori. Inoltre la dislocazione delle quattro torrette di tiro in alture in diverse posizioni garantiva una copertura di tiro molto elevata (la zona interna del porto era coperta solo dal "pezzo" n.4 perché comunque c'era già un numero sufficiente di batterie in tutto il golfo a garantire un'efficiente copertura di tiro.<ref name=":1" />
[[File:Isola del Tino - Panorama.jpg|thumb|Panorama dell'isola del Tino]]
 
=== Strutture religiose ===
Scavi archeologici<ref name="Soprintendenza"/> e indagini sulla struttura da parte della Soprintendenza per i beni archeologici della Liguria hanno accertato <ref name="Soprintendenza"/>, soprattutto nella [[w:Abside|zona absidale]], la datazione del sito all'[[Alto Medioevo]] e ad un periodo riferibile tra il V e il VI secolo<ref name="Soprintendenza"/>.
Scavi condotti nel 1962 dalla ''Soprintendenza ai monumenti della Liguria'' hanno rivelato gli avanzi delle fondamenta e dell'abside un'antichissima ecclesia databile tra il [[V secolo|V]] e il [[VI secolo]] e quindi contemporanea agli oratori del vicino [[Tinetto]]<ref>G.Montefinale, ''Guida turistica alle antiche chiese ed ai resti cenobitici di Portovenere''</ref>.
 
Presso questi rilevamenti più antichi, ma distinta da essi, è l'antica '''[[Abbazia di San Venerio]]'''.
Nel convento degli olivetani ha sede il museo archeologico dell'Isola del Tino<ref name="Soprintendenza"/> dove tra gli oggetti esposti si conservano anfore, monete romane e altri manufatti dei monaci come boccali in graffita policroma e un catino in maiolica<ref name="Soprintendenza"/>.
<br>In origine in questo luogo era solo una [[cappella]] edificata<ref name="Touring">Fonte dalla {{cita libro|||Guida d'Italia-Liguria del Touring Club Italiano|2007|Mondadori|Milano}}</ref> già nel [[VII secolo]] sul luogo di sepoltura di [[Venerio (eremita)|san Venerio]], santo eremita nativo della [[Palmaria]], isola maggiore dell'arcipelago spezzino.<ref name="Touring"/>
<br>Per l'insicurezza provocata dalle continue devastazioni dei [[Saraceni]] sulle coste liguri, il venerato corpo del santo nell'[[860]] fu traslato in un luogo più sicuro, presso il nascente borgo di [[La Spezia|Spezia]] e i monaci abbandonarono il luogo.
<br>La vita religiosa poté riprendere quando la potenza di [[Repubblica di Genova|Genova]] e di [[Repubblica di Pisa|Pisa]], ai primi dell'[[XI secolo]], sconfitti i saraceni riportò una relativa sicurezza sul Tirreno: i [[De Nobili di Vezzano|Signori di Vezzano]], che della [[Obertenghi|marca Obertenga]] erano i valvassori sul borgo di [[Portovenere]], fecero rifiorire le istituzioni monastiche con donazioni di terre ai [[Ordine di San Benedetto|Benedettini]].
<br>Nello stesso [[XI secolo]] un'abbazia venne edificata dai monaci [[Benedettini]] come trasformazione architettonica della prima cappella<ref name="Touring"/>.
<br>Il complesso venne poi abbandonato dai successivi monaci Olivetani nel [[XV secolo]]<ref name="Touring"/> , quando questi dovettero trasferirsi in un più sicuro insediamento monastico nella zona del [[Varignano]]<ref name="Soprintendenza">{{cita web|url=http://www.archeoge.beniculturali.it/index.php?it/115/musei-e-aree-archeologiche/23/isole-del-tino-e-del-tinetto|titolo=Fonte dal sito della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Liguria|accesso=18 ottobre 2011|urlmorto=sì}}</ref>) e quindi andò incontro ad un lento decadimento strutturale<ref name="Touring"/>.
 
Dell'antico edificio medievale rimangono oggi visibili la [[facciata]] della chiesa, i suoi muri perimetrali e quelli del [[chiostro]], in [[Architettura romanica|stile romanico]]<ref name="Touring"/>.
=== Strutture Civili ===
 
Nel convento degli Olivetani ha sede il museo archeologico dell'isola del Tino<ref name="Soprintendenza"/> che conserva anfore e monete romane e manufatti dei monaci come boccali in graffita policroma e un catino in maiolica<ref name="Soprintendenza"/>.
[[Immagine:Faro dell'isola del Tino-Flickr.jpg|thumb|left|Il faro dell'isola]]
 
Un altro importante edificio è il Cenotafio di San Venerio<ref>Un cenotafio è un monumento sepolcrale che viene eretto per ricordare una persona o un gruppo di persone sepolte in altro luogo. Il santo infatti è sepolto nell'attuale chiesa dei Santi Pietro e Prospero a Reggio Emilia.</ref>.
Come strutture non strettamente militari ci sono il porticciolo e il faro, però entrambi sono direttamente controllati e gestiti dal Comando Militare.
 
=== Strutture civili ===
L'edificio del faro è un esempio di costruzione fortificata [[Architettura neoclassica|neoclassica]], pur avendo subito numerose modifiche nel corso del tempo. Comunque non ha perso quella monumentalità che lo caratterizza a chi può goderne la visita.
Fu re [[Carlo Alberto di Savoia|Carlo Alberto]] che ne volle la costruzione.
 
[[File:Faro dell'isola del Tino-Flickr.jpg|miniatura|sinistra|Il faro dell'isola]]
Il primo combustibile utilizzato per il funzionamento del faro fu l'[[olio vegetale]], seguito successivamente dal [[w:carbone|carbone]]. Nel 1884 venne costruita un'altra torre, più alta di quella originaria, alla cui sommità vennero poste delle lenti ottiche ad incandescenza, alimentate elettricamente da due macchine a vapore. Siccome questo sistema forniva troppa potenza al fascio di luce prodotto, nel 1912 l'impianto venne sostituito con uno a vapori di [[petrolio]].
Grazie all'arrivo dell'[[energia elettrica]] il faro venne elettrificato, mentre la completa automazione avvenne nel 1985.
 
Altre strutture sono il porticciolo ed il faro, entrambi direttamente controllati e gestiti dal Comando Militare.
Oggi il faro è controllato e gestito dal ''Comando di Zona Fari'' della [[Marina Militare Italiana|Marina Militare]] che ha sede alla [[La Spezia|Spezia]] e che soprintende tutti i fari dell'Alto Tirreno.
 
L'edificio del faro è stato costruito nel 1840 sulla piazza d'armi della seicentesca fortezza di avvistamento [[Repubblica di Genova|genovese]] per decisione di re [[Carlo Alberto di Savoia|Carlo Alberto]].
Di notte da [[Lerici]] (che si trova dal lato opposto del golfo della Spezia) o dalle [[Cinque Terre]] è possibile vederne i lampi nell'oscurità del mare.
Il primo combustibile utilizzato per il funzionamento del faro era l'[[olio vegetale]], successivamente sostituito dal [[w:carbone|carbone]].
 
Nel 1884 venne costruita una seconda torre, più alta della prima torre, alla cui sommità vennero poste delle lenti ottiche ad incandescenza, alimentate elettricamente da due macchine a vapore. Poiché questo sistema forniva eccessiva potenza al fascio di luce prodotto, nel 1912 l'impianto venne sostituito con uno a vapori di [[petrolio]]. Grazie all'arrivo dell'[[energia elettrica]] il faro venne elettrificato, mentre la completa automazione avvenne nel 1985.
[[Immagine:Golfo dei Poeti ft Serra.jpg|thumb|il [[Golfo della Spezia]] <br>sullo sfondo l'isola del Tino (la prima a partire da sinistra)]]
 
Il faro è controllato e gestito dal ''Comando di Zona Fari'' della [[Marina Militare Italiana|Marina Militare]] che ha sede alla [[La Spezia|Spezia]] e che soprintende tutti i fari dell'Alto Tirreno.
Un altro importante edificio è il Cenotafio di San Venerio (Un cenotafio è un monumento sepolcrale che viene eretto per ricordare una persona o un gruppo di persone sepolte in altro luogo.) Perché il santo è sepolto nell'attuale chiesa cittadina dei Santi Pietro e Prospero (a Reggio Emilia) dove oggi è tuttora custodito.
 
Di notte da [[Lerici]] (che si trova dal lato opposto del golfo della Spezia) o dalle [[Cinque Terre]] è possibile vederne i lampi nell'oscurità del mare.
 
[[File:Golfo dei Poeti ft Serra.jpg|miniatura|il [[Golfo della Spezia]] e il suo arcipelago <br/>sullo sfondo l'isola del Tino (la prima a partire da sinistra)]]
 
== La ricorrenza di San Venerio ==
Ogni anno, il 13 settembre, all'isola del Tino si celebra festa di [[Venerio (eremita)|San Venerio]].
Per l'isola del Tino la festa più importante è il 13 settembre festa di San Venerio. In questa ricorrenza alla Spezia si svolge una processione in mare che prevede il trasferimento della statua del santo dalla Spezia all'isola del Tino. Successivamente viene impartita anche la benedizione alle imbarcazioni. Poiché il territorio dell'isola è interamente dichiarato zona militare, questa giornata e la domenica successiva sono le uniche date per poterla visitare. Inoltre viene esposta la reliquia di San Venerio contenente il suo teschio (unica parte che per una disposizione del 1959 di papa Giovanni XXIII venne restituito alla nuova diocesi di La Spezia).
In questa ricorrenza si svolge una processione in mare che trasporta la statua del santo dalla Spezia all'isola del Tino e viene impartita la benedizione sai fedeli e alle imbarcazioni.
<br>Poiché il territorio dell'isola è di norma inaccessibile in quanto zona militare, questa giornata e la domenica successiva sono le uniche occasioni per poterlo visitare.
 
Inoltre viene esposto il reliquiario di San Venerio che ne contiene il teschio (infatti il Santo è sepolto a Reggio Emilia, ma questa parte del suo corpo nel 1959 venne restituita alla [[Diocesi della Spezia-Sarzana-Brugnato|Diocesi della Spezia]] per disposizione di [[papa Giovanni XXIII]]).
 
== Note ==
<references />
 
== Bibliografia ==
* T.Ossian De Negri, ''Storia di Genova'', Firenze, Giunti Martello, 1986
* F.Braudel, ''Mediterraneo. Lo spazio e la storia, gli uomini e la tradizione'', Milano, Bompiani, 1986.
* C.Caselli, ''La Spezia e il suo Golfo – Notizie storiche e scientifiche'', ristampa anastatica, La Spezia, Luna Editore, 1998
* G.Faggioni, ''Fortificazioni in provincia della Spezia – 2000 anni di architettura militare'', Milano, Ritter Ed., 2008
* F.Borghini, ''Il faro dell’isola del Tino. Trasformazione di una struttura di difesa in riferimento per la navigazione'', Defensive Architecture of the Mediterranean / Vol XII / Navarro Palazón, García-Pulido eds., 2020
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Tino (island)}}
 
{{Arcipelago spezzino}}
{{Patrimoni Unesco|Italia}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|isole|Liguria|Patrimonipatrimoni dell'umanità|Provincia della Spezia}}
 
[[Categoria:Golfo della Spezia]]