Cripta di Sant'Emidio: differenze tra le versioni

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{{Edificio religioso
|NomeEdificioNome = Cripta di Sant'Emidio
|Immagine = Sant'Emidio che battezza Polisia Cripta Duomo Ascoli Piceno.jpg
|Didascalia = Lazzaro Giosafatti, ''Battesimo di Polisia'',<br /> Cripta di Sant'Emidio
|Larghezza =
|Città NomeComune = [[Ascoli Piceno]]
|Regione = [[Marche]]
|SiglaStato = ITA
|Religione = [[Cattolicesimo|Cattolica]]
|AnnoConsacr =
|Architetto =
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|InizioCostr = metà dell'[[XI secolo]]
|FineCostr =
|WebsiteSito =
}}
 
La '''cripta di sant'Emidio''' si apre nello spazio sotterraneo del [[presbiterio]] alla fine della [[navata]] centrale del [[Cattedrale di Sant'Emidio|duomo di Ascoli Piceno]].
È costituita da un ambiente [[Quadrato (geometria)|quadrangolare]] pervaso di silenzioso, suggestivo misticismo, appena rischiarato da delicate luci che si intravedono tra il ricco [[colonnato]].<br />
Vi si accede scendendo dalle [[Scala (architettura)|scale]] che si trovano in fondo alle navate laterali dell'aula principale della [[cattedrale]].
 
==Storia==
In base alle ipotesi più accreditate l'epoca di costruzione della [[cripta]] risale alla metà dell'[[XI secolo]] per ospitare le reliquie di [[Emidio d'Ascoli|sant'Emidio]] [[Santo patrono|patrono]] della città, qui trasportate, dalle [[catacombe]] di Campo Parignano, dall'allora [[vescovo]] di Ascoli Bernardo II ([[1045]] - [[1058]]), probabile promotore della ricostruzione romanica dell'edificio. La sua costruzione deve essere ritenuta conclusa entro il 1054, anno della bolla di [[Papa Leone IX|Leone IX]] in cui per la prima volta la Cattedrale appare intitolata non solo alla Vergine, ma anche al martire Emidio.
Il ritrovamento dei resti del primo vescovo di Ascoli fu definito una «''inventio miracolosa''».
 
La [[leggenda]] vuole che siano state individuate grazie alla presenza di una pianta di [[Ocimum basilicum|basilico]] che cresceva all'interno della [[sepoltura]] ipogea della [[necropoli]] situata nel piccolo [[tempietto di Sant'Emidio alle Grotte]], primo luogo di tumulazione del [[santo]].
 
Nel febbraio 1703 il Consiglio dei Cento e della Pace cittadino, per onorare il Santo Patrono della città, che aveva risparmiato la città dai [[Terremoto dell'Aquila del 1703|sismi del 1703]], commissionò a Giuseppe Giosafatti il rimaneggiamento della parte centrale della cripta. I suddetti terremoti ebbero come effetto anche un ulteriore sviluppo del culto in suo onore in innumerevoli città italiane ed europee, che richiesero le reliquie del Santo alla città. In sostituzione delle colonne antiche in travertino furono collocate 28 colonne binate e quadruplicate in marmo rosso di Verona, in allusione al sangue del martire Emidio, sorreggenti volte più alte rispetto a quelle romaniche, contestualmente fu anche rialzato il soffitto in previsione della collocazione di una scultura che onorasse il Santo. La rinnovata decorazione fu completata da [[Tommaso Nardini]] che dipinse le pareti e le volte, solo parzialmente giunte sino ai giorni nostri.
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===Il sarcofago romano del IV secolo===
I resti di sant'Emidio, vescovo e [[martire]] [[Cefaloforia|cefaloforo]], furono uniti a quelli dei suoi compagni e custoditi all'interno del [[sarcofago]] di [[Storia romana|epoca romana]], dell'età di [[Marco Aurelio]], [[IVII secolo]], che diventò anche [[altare]].
 
''“CUM SOCIIS ALIIS EMINDIUS HIC REQUIESCIT”'' (qui riposa Emidio con i suoi compagni), così recita l'iscrizione [[Medioevo|medioevale]] incisa nel bordo frontale superiore e la cui tipologia dei caratteri rimanda all'epoca di costruzione della cripta e la collocazione di quel sarcofago in quel sito.
 
Finemente lavorato da “canalature biscurvi”, ha due geni scolpiti alle estremità della fronte principale (cui furono aggiunte le ali all'atto della "cristianizzazione" del manufatto) ed al centro una [[porta]] di [[Giano]] socchiusa tra [[2 (numero)|due]] [[Pilastro|pilastri]] ed un fastigio. Dallo [[scudo (difesa)|scudo]] sovrapposto e dai due [[Freccia|dardi]] scolpiti nei fianchi si potrebbe dedurre che appartenesse ad un guerriero.
 
===Il ''Battesimo di Polisia''===
L'opera, collocata in posizione dominante alle spalle del sarcofago emidiano, fu realizzata da [[Lazzaro Giosafatti]], tra il [[1728]] e il [[1730]], su commissione dell'[[arcidiacono]] [[Luigi Lenti]]. Essa va considerata il culmine degli interventi effettuati all'inizio del Settecento, finalizzati a dare ulteriore risalto proprio alla parte centrale della cripta. Questa [[scultura]] è considerata il capolavoro dell'autore. Molti ne lodano la bellezza del concetto, l'esecuzione priva di difetti e l'equilibrio. Le figure sono rappresentate con dimensioni più grandi del naturale e scolpite in un unico blocco di bianchissimo marmo di [[Carrara]]. Essa rappresenta il momento più significativo della [[storia]] e della [[leggenda]] che legano questi due santi.
Polisia era la giovane [[figlia]] del [[proconsole]] di Ascoli [[Polimio (proconsole)|Polimio]], questi credette di riconoscere nel vescovo [[Emidio]] la reincarnazione del dio [[Asclepio|Esculapio]], così gli chiese di dedicare sacrifici agli dei, promettendogli in cambio il [[matrimonio]] con la figlia. Sant'Emidio, invece, riuscì a convertire la giovane Polisia al [[Cristianesimo]] e la battezzò nelle acque del [[fiume]] [[Tronto]]. A seguito di questo Polimio ordinò l'arresto della figlia e la [[decapitazione]] del santo. La giovane fanciulla cercò di sottrarsi alla cattura scappando e rifugiandosi tra i [[bosco|boschi]] del ''monte Nero'', oggi [[Monte Ascensione|monte dell'Ascensione]], la [[montagna]] che si staglia osservando il panorama [[nord]] della [[città]]. Quando i pretoriani stavano per raggiungerla e catturarla ella sparì in una voragine. Nacque sul monte il paese di [[Polesio]], nei pressi del [[Eremo|romitorio]] vicino alla zona del [[crepaccio]].
 
La [[tradizione]] vuole che appoggiando l'[[orecchio]] a questo gruppo marmoreo si senta ancora il rumore del tessere del [[telaio (tessitura)|telaio]] di santa Polisia.
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Ai due imbocchi della cripta sorge l'accesso ai cunicoli, di origine tardomedievale, costruiti probabilmente per motivi di sicurezza e che corrispondono allo spazio della navata centrale sovrastante.
 
Dal febbraio 2019 la cripta è oggetto di lavori di restauro lapideo - pittorico, finalizzati alla riscoperta del ciclo decorativo di epoca medievale sulle volticelle, alla pulitura delle decorazioni della volta dell'area centrale e alla pulitura dei monumenti funerari a parete. I lavori hanno già restituito (alla metà del 2020), nella parte di restauro compiuta, una serie di Santi, Dottori della Chiesa, Arcangeli, distribuiti a gruppi di quattro, su ciascuna delle vele di ogni volticella, in vari casi giunti a noi in forma di sinopia. Nella parete di fondo, interamente costituita da blocchi di reimpiego dell'edificio romano, una teoria di Santi, oltre ad una ''Madonna col Bambino'', di scuola trecentesca. L'intero ciclo decorativo è ascrivibile ad un periodo tra il XIII ed il XIV secolo.
 
==Galleria d'immagini==
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Immagine:Cripta S. Emidio sarcofago.jpg|sarcofago del [[IV secolo]]
Immagine:Cripta di Sant'Emidio- ingresso cunicoli.jpg| ingresso ai cunicoli
Costanzo Malaspina.jpg|urnamonumento sepolcralealla memoria del capitano Costanzo Malaspina, del ramo malaspiniano di "San Giacomo", (1507-1546)
Immagine:Statua.di.san.biagio.jpg|Gruppo scultoreo in terracotta marmorizzata dedicato a San Biagio. L'opera, eseguita prima del 1822, proviene dalla piccola chiesa (demolita nel 1866) dedicata al santo eretta a Piazza Arringo davanti al Battistero.<ref>{{Cita web|url=https://catalogo.beniculturali.it/detail/HistoricOrArtisticProperty/1100254583|titolo=san biagio|accesso=3 febbraio 2023}}</ref>
Immagine:Statua.di.san.biagio.jpg|statua di San Biagio
</gallery>
 
== Note ==
<references/>
 
==Bibliografia==
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==Voci correlate==
*[[Emidio d'Ascoli|Sant'Emidio]]
*[[Cattedrale di Sant'Emidio]]
*[[Porta della Musa]]