David Lloyd George: differenze tra le versioni

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|nome = David Lloyd George
|immagine = David_Lloyd_George.jpg
|didascalia = David Lloyd George nel [[1919]].
|carica = [[Primi ministri del Regno Unito|Primo ministro del Regno Unito]]
|mandatoinizio = 6 dicembre [[1916]]
|mandatofine = 19 ottobre [[1922]]
|mandato =
|monarca = [[Giorgio V del Regno Unito|Giorgio V]]
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|predecessore = [[Herbert Henry Asquith]]
|successore = [[Andrew Bonar Law]]
|carica2 = [[Cancelliere dello scacchiere]]
|mandatoinizio2= 12 aprile [[1908]]
|mandatofine2= 25 maggio [[1915]]
|predecessore2= [[H. H. Asquith]]
|successore2 = [[Reginald McKenna]]
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|suffisso onorifico = Conte Lloyd-George di Dwyfor
|partito = [[Partito Liberale (Regno Unito)|Liberale]]
|tendenza =
|titolo di studio =
|alma mater =
|professione =
|firma = David Lloyd George Signature.svg
}}
{{Bio
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|Attività = politico
|Nazionalità = britannico
}}
}} Figura di passaggio fra il progressismo [[liberalismo|liberale]] di tradizione ottocentesca e quello [[laburismo|laburista]] moderno, diede impulso alle riforme sociali in [[Gran Bretagna]] e fu responsabile, insieme a [[Woodrow Wilson|Wilson]], [[Vittorio Emanuele Orlando|Orlando]] e [[Georges Clemenceau|Clemenceau]], dell'assettodell’assetto mondiale dopo la [[Primaprima guerra mondiale|grande guerra]].
 
== Inizio della carriera politica ==
Nato a [[Chorlton-on-Medlock]], un quartiere di [[Manchester]], da una famiglia [[Galles|gallesegalles]]e e madrelingua [[Lingua gallese|gallese]] egli stesso, studiò come apprendista presso uno studio legale a Porthmadog, in [[Galles]], divenendo ''[[solicitor]]'' nel 1884. In campo politico, sostenne il [[Partito Liberale (Regno Unito)|Partito Liberale]] e in particolare [[Joseph Chamberlain]], tanto da essere sul punto di seguirlo nella sua scissione dai liberali sulla questione dell'autonomia irlandese (Unione radicale nazionale e poi Partito liberale unionista), cui Chamberlain era contrario.
 
== Carriera parlamentare ==
Nel [[1890]], fu eletto deputato liberale a [[Caernarfon]] in occasione di una elezione suppletiva, divenendo famoso alla [[Camera dei comuni (Regno Unito)|Camera dei Comuni]] in particolare per la sua forte opposizione alla [[Seconda guerra boera]], quando accusò Chamberlain di sostenere la guerra solo per interessi economici personali (il fratello di Chamberlain era presidente di una società appaltatrice del Ministero della guerra).
 
== Ministro del Governo ==
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Resta famoso il suo bilancio preventivo [[1909]], in cui gli industriali e proprietari terrieri erano colpiti da durissime imposte allo scopo di finanziare un aumento delle spese sociali e militari: Lloyd George mise in campo tutta la sua abilità retorica, e riuscì a farlo approvare dalla Camera dei Comuni, ma la reazione fu così violenta che la Camera dei lord lo bocciò, rendendo così necessarie nuove elezioni (gennaio 1910), dalle quali i liberali uscirono con la maggioranza relativa dei seggi e dovettero cercare l'appoggio dei laburisti e soprattutto dei nazionalisti irlandesi, ai quali Lloyd George aveva promesso l'autonomia legislativa. La morte del re [[Edoardo VII del Regno Unito|Edoardo VII]] rese necessarie ulteriori elezioni, che diedero gli stessi risultati delle precedenti; in seguito vennero approvate la riforma del Parlamento, che ridusse il potere di veto dei lord, la ''Home Rule'' (autonomia) per l'Irlanda, e la riforma sociale che creò un'assicurazione nazionale per gli invalidi e i sussidi per i disoccupati.
 
Dopo l'invasione del Belgio da parte dei tedeschi ([[1914]]), Lloyd George si schierò a favore dell'intervento in [[Prima guerra mondiale|guerra]]. Nel nuovo governo di coalizione divenne ministro delle Munizioni (maggio [[1915]]), appoggiando una spedizione in Oriente, che non fu però approvata dai militari, e la coscrizione obbligatoria (maggio 1916). Nel giugno del [[1916]], sostituì lord Kitchener come ministro della Guerra. Nei mesi successivi fu sempre più critico nei confronti di Asquith, schierandosi con i conservatori e i giornali di destra ''[[The Times]]'' e ''[[Daily Mail]]'', e provocando infine la caduta di Asquith fino a sostituirlo come Primo Ministro (dicembre 1916).
 
== Primo ministro ==
Il nuovo Governo ebbe l'appoggio dei conservatori e di una parte dei liberali e dei laburisti. Lloyd George si dimostrò un capo di governo ribollente di energia, che diede nuovo impulso alla condotta della guerra, si assicurò l'appoggio dei laburisti concedendo loro otto ministeri, esercitò un controllo sui capi militari molto maggiore rispetto ai governi precedenti.
 
Dopo la vittoria, e dopo un nuovo successo elettorale nel [[1918]] a capo della stessa coalizione che lo aveva appoggiato in guerra, ormai popolarissimo, fu tra i massimi protagonisti della [[Trattato di Versailles (1919)|conferenza di pace di Versailles]], oscillando fra l'atteggiamento punitivo verso la Germania, sostenuto da Clemenceau e l'aspirazione di Wilson a creare un nuovo ordine internazionale. Fu comunque uno dei pochi politici che comprese come la dissoluzione dell'Impero austro-ungarico avrebbe creato problemi essendo uno stato che poteva fare barriera al militarismo prussiano ed alla nascente [[Unione Sovietica]]. Anche negli anni successivi dominò le conferenze inter-alleate.
 
Nel [[1921]] concesse l'indipendenza de facto all'[[Irlanda]] (con l'eccezione delle contee nordorientali dell'Ulster), al termine della [[guerra d'indipendenza irlandese]], scontrandosi quindi con la corrente unionista dei conservatori. Questi, inoltre, temendo che Lloyd George desiderasse creare un nuovo partito di centro, lo accusarono di corruzione per avere creato dei [[pari d'Inghilterra]] per denaro, decidendo infine di uscire dal governo nell'ottobre [[1922]].
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Oltre ad essere una fonte di capitale importanza per la storiografia della Grande Guerra, ''War Memoirs'' di David Lloyd George costituisce una delle letture più formative per i giovani che si accingono agli studi politici, amministrativi e militari. Un italiano che cerchi dei corrispondenti può trovarli, per esempio, in Carlo Cattaneo e Gaetano Salvemini. Per chi (come di solito avviene) intraprende la lettura dopo avere conosciuto le assai più popolari memorie di Churchill, il contrasto è nettissimo. Quella di Churchill è una narrazione degli avvenimenti conseguenti alle decisioni, guidata da uno spirito sintetico di propaganda che bandisce le contraddizioni; quella di Lloyd George è una scansione delle decisioni precedenti gli avvenimenti, guidata da uno spirito analitico di critica basata sulle contraddizioni. Sotto il profilo più generale diplomatico e strategico, Churchill illustra i fatti militari come azioni di una volontà nazionale, o come risultati del contrasto o della collaborazione fra volontà nazionali – sono problemi tecnici risolti con scelte già compiute; per Lloyd George ogni fatto militare è invece quasi sempre, in via preliminare, un problema politico strategico organizzativo fittamente dibattuto fra amministrazioni competenze e mentalità in contrasto – è una scelta da compiere, prima di passare all’azione, mediante una lotta interna. In Churchill non vi sono ombre d’incertezza o divergenze d’opinioni riguardo alle decisioni da prendere; in Lloyd George ogni decisione è certa soltanto nelle teste dei professionisti della guerra e dei fedelissimi alla vecchia mentalità insulare e imperiale britannica, i quali costituiscono il bersaglio principale dei suoi strali.
 
Per il carattere polemico soltanto le memorie di De Gaulle possono stare alla pari con quelle di Lloyd George – che tuttavia sono nettamente superiori sul piano politecnico, dal momento che per un uomo come De Gaulle non conta che la Grande Politica. Tanto alle memorie di De Gaulle quanto a quelle di Churchill fa difetto, d’altra parte, l’interesse per la psicologia personale degli attori, mentre esso costituisce una delle principali attrattive alla lettura di Lloyd George, come di [[Francesco Saverio Nitti]]. Quando si pensi che De Gaulle si trovò a dovere ricostruire la sovranità della Francia da nient’altro che se stesso, si capisce che lo studio delle sue memorie rappresenta un’introduzione alla dottrina dello Stato paragonabile ad un’ostetricia e a una pediatria esercitate non-storicisticamente sul corpo vivo rinascente della Francia. Quando d’altra parte si pensi che Lloyd George dovette combattere per tutto il corso della guerra contro i settori più riottosi dell’amministrazione, non soltanto militari, si capisce che lo studio delle sue memorie fa della dottrina dello Stato, ormai acquisita per leggi e costumi, una specie di gerontologia esercitata altrettanto non-storicisticamente sul corpo vivo ma decrepito della vecchia Inghilterra.
 
Ultima fra i caratteri generali, ma non meno importante per i lettori che apprezzano il piacere dello stile, è la lingua. Come De Gaulle fa uso d’una sintassi e d’una ''consecutio temporum'' rigorose, così altrettanto eletta e sempre appropriata è la terminologia aggettivale e verbale di Lloyd George: ricchissima di termini ormai desueti derivanti da calco neo-latino, che rendono l’espressione gradevole e talvolta sorprendente per un pubblico italiano. Due esempi fra tanti possono essere il fatto che De Gaulle usa regolarmente il congiuntivo passato, mentre Lloyd George bandisce quasi del tutto l’uso del verbo più squallido (?) della lingua inglese ''to get''. Quanto all’efficacia oratoria (che all’asciutto De Gaulle fa quasi interamente difetto), essa nell’esuberante Lloyd George è ottenuta principalmente con ripetizioni e con metafore. Le ripetizioni si susseguono ad ogni minimo accenno di alternativa strategica, di unità di comando e di riserva strategica. Esse rispondono al proposito pedagogico d’inculcare nella nuova generazione la nozione degli errori commessi nel recente passato; e la sentenza gnomica conclusiva dell’opera recita: «Gli errori della Germania ci hanno salvato dalle conseguenze dei nostri. Ma sappiano bene tutti coloro che affidano la Giustizia all’arbitrato della guerra che il risultato può dipendere non dalla legittimità morale della contesa, bensì dalla forza rispettiva dei contendenti».<ref>''War Memoirs of David Lloyd George'', London, Odhams Press (1932-1933) 1938, p. 2003.Qui sarà sempre citata la seconda edizione.</ref> Le metafore o similitudini sono semplici e schiette come l’uomo – ma vanno perdendo incisività fino a quest’ultima banalità: «Quando [nel 1914] una collisione sembrò inevitabile, piloti e segnalatori perdettero la testa e tirarono le leve sbagliate. Soltanto i fuochisti fecero il loro lavoro».<ref>Ivi, p. 1996.</ref>
Va infine giudicato col massimo rispetto e ammirazione il programma illustrato in un apposito capitolo (LXXXVI) di riforma dell’istruzione scolastica media da attuare nell’immediato dopoguerra. Lloyd George si propose di superare gli antiquati princìpi scolastici liberali riguardo soprattutto alla frequenza obbligatoria per gli studenti e all’aumento degli stipendi per gli insegnanti.
 
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A differenza di buona parte dei suoi colleghi, assurti direttamente ai massimi incarichi politici per privilegio di nascita o di studi, Lloyd George ebbe la fortuna e l’umiltà di dedicarsi ad un lungo tirocinio politecnico in diverse branche dell’amministrazione: dalle finanze al lavoro, dall’alimentazione all’industria, dall’igiene ai trasporti. Fu per conseguenza particolarmente sensibile alla cecità degli specialisti non meno che agli sfoggi snobistici – né risparmiò i moralisti dilettanti. Basterà portare tre rispettivi esempi.
 
I giudizi sui professionisti della politica da parte di questo ''parvenu'' e ''amateur'' sono principalmente di due tipi. Lloyd George commisera le nullità in parata come il ministro degli esteri Edward Grey il quale, nascondendo la sua mediocrità dietro la gravità del silenzio, si creò nel pubblico una fama usurpata. «Fino a prima del 1914 andava ancora di moda posare a taciturno, e nessuno ne trasse tanto profitto quanto Gray» – almeno finché non arrivarono oratori come Clemenceau, Foch, Lenin, Mussolini, RoosveltRoosevelt e Hitler. «Gli uomini più forti della storia non sono mai stati silenziosi». È facile farsi un’idea della stessa personalità di Lloyd George (tanto simile a quella di un Clemenceau) grazie ad un tagliente profilo come questo: Gray «possedeva a perfezione quella correttezza fraseologica e comportamentale che passa per essere (e talvolta è) diplomazia, nonché quella pacata facondia d’ineccepibile dizione che giova a farsi annoverare fra gli statisti – almeno finché una crisi non giunge a mettere simili manieratezze alla prova».<ref>Ivi, pp. 57-58.</ref> Nel 1914 la crisi giunse, e GrayGay «continuò a perseguire la sua politica confessa consistente nell’attendere che l’opinione pubblica decidesse al posto suo quale fosse la direzione da prendere». «Se egli avesse ammonito la Germania circa il punto su cui la Gran Bretagna avrebbe dichiarato la guerra [vale a dire l’occupazione del Belgio], combattendola poi con tutte le sue forze, l’esito [della crisi] sarebbe stato diverso».<ref>Ivi, p. 58.</ref>
 
Lloyd George non nasconde la sua degnazione, d’altra parte, per chi viceversa usurpa temerariamente ruoli decisionali non appropriati, come il presidente americano Wilson – al quale tocca questo inesorabile giudizio:
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Il celebre aforisma di Clemenceau, secondo cui la guerra è una cosa troppo seria per lasciarla fare ai generali, incontrò dunque l’appassionato consenso di Lloyd George: «Il giudizio degli alti comandi sulle prospettive militari non fu mai affidabile. I nostri capi militari oscillarono da un estremo ottimismo all’estremo pessimismo opposto. Nessuno di questi due stati d’animo ebbe alcuna giustificazione nelle circostanze effettive».<ref>Ivi, p. 1867.</ref>
 
Se il ritratto dell’inetto ministro degli esteri Edward Gray è educatamente sprezzante, egli fu d’altra parte implacabile con chi (come il capo della forza di spedizione britannica Douglas Haig, o il [[Chief of the General Staff|capo di stato maggiore imperiale]] William Robertson) possedette la virtù dell’azione mancando d’immaginazione (''conscientious but unimaginative'' è il giudizio dell’intero capitolo LXXXIX su Haig). I contributi alla discussione strategica di Lloyd George sono di capitale importanza, e si possono riassumere in pochi punti principali.
 
1) <u>Primato del fronte sud-orientale rispetto al fronte occidentale.</u> La dottrina militare anglo-francese prevedeva che il nemico andasse battuto nel suo punto più forte, nella speranza di provocare in un colpo solo la caduta dell’intero fronte. Dopo le esperienze della Somme, di Verdun, di Chemin des Dames e soprattutto di Passchendaele la polemica di Lloyd George contro il partito degli “occidentalisti” (''westerners'') si fa sempre più insistente e veemente. Un’intera generazione di giovani combattenti fu sacrificata inutilmente nelle paludi delle Fiandre, che i generali comandanti inglesi non avevano mai neppure visitate, laddove il punto debole degli Imperi Centrali andava invece cercato a sud e in oriente: in Italia o in Serbia la Germania avrebbe visto soccombere il suo principale alleato, o avrebbe dovuto soccorrerlo, mentre l’uscita di scena della Turchia avrebbe salvaguardato il possesso delle fonti energetiche caucasiche sommamente ambite dai tedeschi. Il pregiudizio del fronte occidentale sacrificò invece gli ottimi combattenti serbi, annientò la Romania, tenne in stato di semi-belligeranza la Grecia e provocò il passaggio agli Imperi Centrali della Bulgaria. Il fallimento dell’impresa a Gallipoli e l’inconcludenza del presidio a Salonicco chiusero del tutto l’aggiramento strategico sud-orientale.<ref>Ivi, passim (per esempio in conclusione pp. 1998-2001).</ref>
 
2) <u>Aiuti alla Russia e all’Italia.</u> La Russia, ricca di uomini ma non di artiglierie e di munizionamenti, fu semplicemente abbandonata a se stessa.<ref>Ivi, passim (per esempio p. 83 e in conclusione pp. 1997-1999).</ref> Dopo il primo tentativo del comandante in capo Kitchener di stabilire personalmente accordi di collaborazione (fallito a causa dell’affondamento su una mina della nave che lo portava a San Pietroburgo), nessun ulteriore tentativo fu fatto dal capo di stato maggiore imperiale Robertson. Lloyd George non dice mai apertamente ciò che soltanto qua e là nella sua opera si può tuttavia intuire: che lo stato maggiore imperiale britannico temeva la possibilità di un’affermazione russa nel medio e vicino oriente – e soprattutto sui Dardanelli e sul Bosforo. Senza questo abbandono la rivoluzione russa, secondo Lloyd George, non si sarebbe mai verificata. I russi dovettero tenere bene a mente la lezione del ruolo sacrificale loro assegnato dagli occidentali quando decisero di mettersi al sicuro mediante un patto di non-aggressione con la Germania nazista. Quanto all’Italia, mancante di artiglierie pesanti e non di uomini, secondo Lloyd George anche qui come in Russia si sarebbe potuto ottenere rapidamente un risultato decisivo che avrebbe accorciato la guerra di due anni. Anche Caporetto fu dunque uno dei risultati del pregiudizio “occidentalista” anglo-francese – sebbene nella sua visita personale al fronte Lloyd George non ometta di notare con molta discrezione che i soldati italiani in ritirata avevano abbandonato i fucili: segno, questo, che lo sfondamento aveva avuto successo non soltanto per ragioni tattiche.
 
3) <u>Riserva strategica e comando unificato.</u> Come le due opzioni precedenti, anche la lunga disputa iniziata alla fine del 1917 e continuata per tutto il1918il 1918 sulla riserva strategica e sul comando unificato non presenta due soluzioni necessariamente legate o distinte – almeno in teoria. Quando nel giugno 1940 Churchill accorse in Francia per capire che cosa stesse succedendo, e domandò a Weygand: “E la riserva strategica, dov’è?” – si sentì dare la memorabile risposta: “''Aucune!''”. Tanto basta per chiarire a che cosa approdò, allora e in seguito, la lunga commedia della gelosia dei comandanti britannici nei confronti dei francesi iniziata in previsione dell’offensiva tedesca della primavera 1918.<ref>Ivi, cap. LXVII e passim (per esempio in conclusione p. 2002).</ref> Per Lloyd George il candidato ideale al comando unico interalleato avrebbe dovuto senz’altro essere (e anche diventò, almeno nominalmente) il maresciallo Foch, del quale ad ogni occasione egli tesse un elogio non soltanto professionale, ma anche personale. Sul piano professionale, oltre alle doti di statura mentale Lloyd George conferisce a Foch quello che per lui è il massimo riconoscimento per chiunque: il possesso d’immaginazione. Questa dote si manifestò, per esempio, nel concepire moduli di elasticità per la difesa e per l’attacco in un memorandum del 1918. Essi furono sviluppati dalla teoria del fronte elastico concepita da Pétain:
 
«La tattica di Pétain del fronte elastico tenuto leggermente nella zona avanzata, che costringeva gli attaccanti ad avanzare al di là della copertura dei loro mortai da trincea prima d’incontrare il corpo principale della difesa, smorzava così facendo l’intera forza del dispositivo, il quale non conseguiva alcun vantaggio spettacolare durante i primi due giorni. Il terzo giorno Foch colpiva». «Nel suo memorandum Foch ravvisava due fasi dell’offensiva. La prima consisteva in una serie di attacchi contro diversi settori importanti del fronte, eseguiti in rapida successione con le forze alleate momentaneamente disponibili allo scopo. Essa sarebbe stata preliminare ad una fase ulteriore, quando avessimo dovuto consolidare una buona posizione per la manovra e l’equilibrio delle forze si fosse ulteriormente spostato a nostro favore».<ref>Ivi, pp. 1848 e 1855.</ref>
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In pagine come queste si rivela il triplice talento politecnico che permette ad un profano come Lloyd George di occuparsi letterariamente di cose tanto diverse, come le militari e le caratteriologiche.
 
4) <u>Sufficienza alimentare.</u> La strategia tedesca nella prima come nella seconda guerra mondiale prevedeva l’affamamento della Gran Bretagna. Entrambi gli Imperi Centrali furono essi stessi vittime di questa strategia. Lloyd George attribuisce l’insuccesso dell’invitto esercito tedesco (che proprio perciò avrebbe poi accampato pretese di revanscismo) alla dissipazione delle sue forze sul fronte occidentale (in particolare a Verdun) anziché gettarsi subito ad impossessarsi del granaio ucraino, oppure a mettere fuori gioco l’Italia occupando la pianura padana. Il pregiudizio del primato del fronte occidentale nocque perciò ai tedeschi non meno che ai britannici. L’Inghilterra corse nondimeno il rischio del difetto di approvvigionamenti non solo a causa della guerra sottomarina tedesca, ma anche per l’ostinazione con cui i militari pretesero di rastrellare ogni uomo valido anche dalle campagne, oltre che dalle officine, per gettarlo nel tritacarne di Passchendaele. A simile miopia Lloyd George si oppose vigorosamente, sostenendo che alla penuria di uomini si sarebbe rimediato intensificando la meccanizzazione della battaglia.
 
=== Due mancanze ===
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== Curiosità ==
* David Lloyd George aveva la fama di essere un donnaiolo impenitente e venne per questo soprannominato "the Goat" ("il Capro") da [[Robert Chalmers]] nel 1911<ref>John Grigg, "Lloyd George, the people's champion, 1902-1911", Eyre Methuen, 1978, p. 146.</ref>.
 
== Ascendenza ==
{{Ascendenza
| 1 = David Lloyd George, I conte Lloyd-George di Dwyfor
| 2 = William George
| 3 = Elizabeth Lloyd
| 4 = David George
| 5 = Mary Ann Davis
| 6 = David Lloyd
| 7 = Rebecca Samuel
| 8 = William George
| 9 = Mary Lewis
|10 = Edward Davis
|11 = Martha Williams
|12 = Richard Lloyd
|13 = Elizabeth Roberts
|14 = William Samuel
}}
 
== Onorificenze ==
=== Onorificenze britanniche ===
{{Onorificenze
|immagine=Order of Merit (Commonwealth realms) ribbon.pngsvg
|nome_onorificenza=Membro dell'Ordine al Merito del Regno Unito
|collegamento_onorificenza=Ordine al Merito del Regno Unito
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* Cross, Colin, ed. ''Life with Lloyd George: The Diary of A.J. Sylvester'' 1975.
* Jones, J Graham. ''The Lloyd George papers at the National Library of Wales & Other Repositories'' (National Library of Wales Aberystwyth 2001)
* Lloyd George, David. ''The Truth About the Peace Treaties''. 2 vols. (1938) [https://www.questia.com/PM.qst?a=o&d=82335430 vol 1 online] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20120721161925/http://www.questia.com/PM.qst?a=o&d=82335430 |date=21 luglio 2012 }}
* Lloyd George, David, ''War Memoirs of David Lloyd George''. 2 vols. (1933). An unusually long, detailed and candid record.
* Lloyd George, David. ''The Great Crusade: Extracts from Speeches Delivered During the War'' (1918) 307 pages [http://books.google.com/books?id=hQ4gAAAAMAAJ&printsec=toc&dq=inauthor:lloyd+inauthor:george&num=30&as_brr=1&sig=UCvnxTp6BIxRI5PEUT7NNxLGyPI online edition]
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== Voci correlate ==
* [[Conferenza di Sanremo]].
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|q}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
 
{{box successione
Riga 200 ⟶ 226:
|successivo = [[Andrew Bonar Law]]
}}
 
{{Primi ministri del Regno Unito}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|Biografie|Grande Guerra}}
 
[[Categoria:Padri della Camera (Regno Unito)|Lloyd George]]
[[Categoria:Britannici della prima guerra mondiale|Lloyd George]]
[[Categoria:Primi ministri del Regno Unito|Lloyd George]]
[[Categoria:PersonalitàCavalieri britannichedi dellaGrazia primadel guerraVenerabile mondiale|Lloydordine Georgedi San Giovanni]]