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Il '''Pelmo''' (''[
== Descrizione ==
Dal punto di vista amministrativo, il Pelmo è diviso tra i comuni di [[Val di Zoldo (Italia)|Val di Zoldo]] (versante sudovest), [[Borca di Cadore]] (versante nordovest e nord) e [[Vodo di Cadore]] (versante sudest e est). I confini dei tre enti convergono quasi in corrispondenza della vetta. ▼
La montagna è molto peculiare perché si articola in due massicci principali che sono il Pelmo vero e proprio, al centro, e il Pelmetto (2.994 m), a ovest. Tra loro si trova la Fessura, un canalone che culmina in una stretta forcella (2.726 m)<ref name=":0"/>. Altra caratteristica della montagna è la presenza del ''Valón'' (la cui parte superiore è detta ''Vant''), un ampio [[circo glaciale]] aperto verso sudest e ben visibile dalla valle del Boite. Esso conferisce alla montagna la forma di un enorme sedile, con la cresta sommitale a fare da spalliera e le cosiddette Spalla Sud (3.061 m) e Spalla Est (3.024 m) da braccioli, tanto da essere soprannominata ''el Caregón de 'l
Il monte Pelmo è noto anche dal punto di vista [[paleontologia|paleontologico]]: ai piedi del Pelmetto, a quota 2.050 m, non lontano dal rifugio Staulanza, è stato rinvenuto dal ricercatore [[Vittorino Cazzetta]] di [[Pescul]] un [[Impronte di dinosauri di Monte Pelmetto|masso con impronte]] di [[dinosauro|dinosauri]]. Un calco del masso con le tracce è visibile nel museo civico di [[Selva di Cadore]] intitolato a Cazzetta<ref>[http://www.magicoveneto.it/dolomiti/Pelmo/Pelmetto-Impronte-Dinosauri.htm Dolomiti: impronte di dinosauri sul Pelmetto monte Pelmo, forcella Staulanza Palafavera Belluno Dolomiti, Museo Civico della Val Fiorentina "Vittorino Cazzetta" a Selva di Ca...<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> e nello stesso museo è anche possibile vedere lo scheletro di un cacciatore del [[mesolitico]], scoperto dallo stesso Cazzetta sull'alpe di [[Mondeval]], fra il Pelmo e i [[Lastoi de Formin]]. Alla sua base sorgono tre [[Rifugio alpino|rifugi alpini]]: il [[Rifugio Venezia|rifugio Venezia-Alba Maria De Luca]] (m 1.947, a est), il [[rifugio Città di Fiume]] (1.918 m, a nord-ovest) e il [[rifugio Passo Staulanza]] (1.766 m, a ovest).▼
▲Il monte Pelmo è noto anche dal punto di vista [[paleontologia|paleontologico]]: ai piedi del Pelmetto, a quota 2.050 m, non lontano dal rifugio Staulanza, è stato rinvenuto dal ricercatore [[Vittorino Cazzetta]] di [[Pescul]] un [[Impronte di dinosauri di Monte Pelmetto|masso con impronte]] di [[dinosauro|dinosauri]]. Un calco del masso con le tracce è visibile nel museo civico di [[Selva di Cadore]] intitolato a Cazzetta<ref>[http://www.magicoveneto.it/dolomiti/Pelmo/Pelmetto-Impronte-Dinosauri.htm Dolomiti: impronte di dinosauri sul Pelmetto monte Pelmo, forcella Staulanza Palafavera Belluno Dolomiti, Museo Civico della Val Fiorentina "Vittorino Cazzetta" a Selva di Ca...<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> e nello stesso museo è anche possibile vedere lo scheletro di un cacciatore del [[mesolitico]], scoperto dallo stesso Cazzetta sull'alpe di [[Mondeval]], fra il Pelmo e i [[Lastoi de Formin]].
▲Dal punto di vista amministrativo, il Pelmo è diviso tra i comuni di [[Val di Zoldo (Italia)|Val di Zoldo]] (versante sudovest), [[Borca di Cadore]] (versante nordovest e nord) e [[Vodo di Cadore]] (versante sudest e est). I confini dei tre enti convergono in corrispondenza della vetta.
== Storia e leggende ==
Il primo documento che cita il Pelmo è della seconda metà del [[XIV secolo|Trecento]] e riguarda una disputa sui confini che si snodavano tra le sue pendici sudorientali e il monte Punta: in essa è indicato come ''Saxum de Pelph'', ''Saxum Pelphi'' o ''Pelvi'', toponimo derivante termine veneto-ladino ''pelf'' indicante un grosso sasso compatto<ref name=":0">{{Cita|Lazzarin, Bonetti|p. 52|Lazzarin}}.</ref><ref>{{Cita|Angelini, Celi|p. 78|Angelini}}.</ref>.
Secondo una leggenda della [[val di Zoldo]] un tempo il Pelmo aveva un aspetto ben diverso dall'attuale: era una montagna verdeggiante e sulla sua sommità, dove oggi si trova il circo glaciale, vi era addirittura un vasto pascolo frequentato dai pastori. In seguito un evento catastrofico fece franare la montagna, scoprendo la nuda roccia e dandole l'imponente aspetto che ha tutt'oggi. Il racconto sembrerebbe avere un fondo di verità: sono stati individuati due ampi scoscendimenti, ora per lo più nascosti dalla vegetazione, che fanno pensare ad una grandiosa frana; questa avrebbe bloccato il corso del [[Maè]], formando un grande lago che, prosciugatosi, scoprì la piana dove oggi sorge [[Mareson]], frazione di [[Val di Zoldo
== Alpinismo ==
Il Pelmo è stata la prima cima dolomitica ad essere scalata: il 19 settembre [[1857]] l'[[Irlanda|irlandese]] [[John Ball (naturalista)|John Ball]] raggiunse la vetta attraverso quella che fu poi chiamata ''[[cengia]] di Ball''. Partito da [[Borca di Cadore]], era accompagnato da una guida locale (pare rispondesse al nome di Giovanni Battista Giacin detto ''Sgrinfa'') che però si fermò dopo aver raggiunto il Van e non raggiunse la cima.<ref>Franco Fini nel suo "Cadore e Ampezzano" cita [[Antonio Ronzon]] che scrive come, già nel 1824, un tale Belli Battista Vecchio di Serdes frazione di [[San Vito di Cadore]], cacciatore di camosci, conoscesse il sentiero per la vetta. La questione se i cacciatori locali conoscessero realmente le vie per le cime prima degli alpinisti cittadini, sembra in realtà piuttosto controversa e non documentata.</ref> Ball scrisse poi di aver scelto il Pelmo per la sua prima scalata perché gli era sembrato il più bello tra tutti i monti delle Dolomiti che aveva visto e soprattutto più facile rispetto al maestoso [[Antelao]].<ref>Il Pelmo occupa nella storia dell'alpinismo un posto fondamentale: è la prima scalata squisitamente alpinistica in Cadore, anzi di tutte le Dolomiti.</ref>▼
[[File:Monte Pelmo1.jpg|thumb|left|Il monte Pelmo visto dal [[monte Tullen]] nelle [[Odle di Eores]] (da circa 38 km) ]]▼
▲Il Pelmo è stata la prima cima dolomitica ad essere scalata: il 19 settembre [[1857]] l'[[Irlanda|irlandese]] [[John Ball (naturalista)|John Ball]] raggiunse la vetta attraverso quella che fu poi chiamata ''cengia di Ball''. Partito da [[Borca di Cadore]], era accompagnato da una guida locale (pare rispondesse al nome di Giovanni Battista Giacin detto ''Sgrinfa'') che però non raggiunse la cima.<ref>Franco Fini nel suo "Cadore e Ampezzano" cita [[Antonio Ronzon]] che scrive come, già nel 1824, un tale Belli Battista Vecchio di Serdes frazione di [[San Vito di Cadore]], cacciatore di camosci, conoscesse il sentiero per la vetta. La questione se i cacciatori locali conoscessero realmente le vie per le cime prima degli alpinisti cittadini, sembra in realtà piuttosto controversa e non documentata.</ref> Ball scrisse poi di aver scelto il Pelmo per la sua prima scalata perché gli era sembrato il più bello tra tutti i monti delle Dolomiti che aveva visto e soprattutto più facile rispetto al maestoso [[Antelao]].<ref>Il Pelmo occupa nella storia dell'alpinismo un posto fondamentale: è la prima scalata squisitamente alpinistica in Cadore, anzi di tutte le Dolomiti.</ref>
La via diretta sud-ovest fu aperta nei giorni tra il 15 ed il 17 settembre 1977 da una cordata italiana formata da [[Franco Miotto]], [[Riccardo Bee]] e Giovanni Groaz che giunsero poco sotto al camino finale, ivi ritirandosi per il maltempo. La via è stata compiuta successivamente, all'inizio di ottobre, da Miotto e Bee calatisi dall'alto, e da Giovanni Groaz che con grave rischio risalì dal basso le corde lasciate fisse nel precedente tentativo (200 m nel vuoto), uscendo assieme lungo il camino finale. Dal canalone di La Fessura si attacca la parete nel centro, dapprima per canali e poi sul lato destro del grande diedro. L'uscita è a sinistra del ciclopico tetto sommitale. Difficoltà: VI+ e vari tratti di A1 e A2 in artificiale. I tratti più difficili e pericolosi (VI e A3) furono risolti da Giovanni Groaz. La prima ripetizione fu di Flavio Appi, Ronkovic e Rukic (sloveno) tra il 15 ed il 17 gennaio 1986. La seconda ripetizione, dell'1 e 2 luglio 2006,
Il poco marcato spigolo nord fu invece superato nel 1924 dalla cordata svizzera Simon-Rossi che ivi aprì la prima via di VI grado delle Alpi<ref>La prima ascensione dolomitica italiana di VI grado è la [[Emilio Comici|Comici]]-Fabian sul [[Gruppo del Sorapiss|Sorapiss]] del 1929.</ref>, un anno prima di [[Emil Solleder|Solleder]] e Lettembauer sulla parete nord-ovest della [[Monte Civetta|Civetta]]. La via sale le placconate della parete nord con percorso complicato, partendo dal nevaio di val d'Arcia per imboccare poi lo spigolo nella parte sommitale (il passo più duro è un camino valutato VI-). Su tutte le pareti del Pelmo si sviluppano numerosi itinerari molto lunghi e di tutte le difficoltà.
Il Pelmetto fu invece raggiunto nel 1896 dalle guide Clemente Callegari (detto "il Battistrada") e Angelo Panciera (detto "il Mago")
=== Ascensioni ===
La via normale del Pelmo è una classica ascensione dolomitica,
Le vie alpinistiche più gettonate del Pelmo sono la classica ''Simon-Rossi'' lungo la parete e lo spigolo nord (800 m fino al VI-), divenuta pericolosa dopo le frane del 2011. Esistono lungo il percorso alcune varianti che ne rettificano il percorso.
Altra importante via è il ''Pilastro Fiume'' che sale l'imponente spigolo nord-est fino a congiungersi con la via Simon-Rossi (800 m di VI sostenuto). Altri itinerari sulla medesima parete, come la ''via dei Bellunesi'', contano poche ripetizioni.
Sul versante opposto, verso il rifugio Venezia, una ''via degli Scoiattoli'' Bellodis e Franceschi è apprezzata e ripetuta (700 m, IV+ nel tratto inferiore, V+, VI e A1 in quello superiore), mentre altri itinerari alle spalle del Pelmo, sono poco o per nulla ripetuti.
Sul ciglio sud-ovest c'è la discussa ''via Miotto-Bee-Groaz'' che sale per fessure e diedri la parete a destra del poderoso diedro che solca l'intera parete, per poi entrarvi nell'ultimo quarto della via, all'altezza del grande tetto, è divisa in due parti, una sotto la Cengia Grohmann (300 m fino al V+), la seconda sopra la cengia che, dopo un breve trasferimento, sale dapprima un pilastrino in libera (VI) eppoi con duri tiri in artificiale la parete gialla e l'ultimo tratto del grande diedro (A3 e passi di VI+).
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== Escursionismo ==
=== Giro del monte Pelmo ===
Il giro del Pelmo in senso antiorario parte dal rifugio [[passo Staulanza]] (1773 m), seguendo il sentiero n. 472 in direzione del [[rifugio Venezia]] (1946 m). Il tempo necessario per il raggiungimento di questa prima meta è di circa 2 ore e mezza.
Dal rifugio Venezia si prosegue quindi verso la forcella val d'Arcia (2476 m) lungo il sentiero n. 480;<ref>Il sentiero 480, che collega il rifugio Venezia al rifugio Città di Fiume, è dedicato a Gino Flaibani, primo presidente della sezione CAI di Fiume ricostituita in Italia dopo gli eventi dell'ultimo conflitto mondiale.</ref> da qui il percorso scende lungo i ghiaioni nord del Pelmo fino a ricongiungersi al sentiero n. 472, che riporta al passo Staulanza.
Tempo totale: ore 6 circa (tempi [[Club Alpino Italiano|CAI]])
== Galleria d'immagini ==▼
▲==Galleria d'immagini==
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Auf dem Ballband, 2015-10-31.jpg|Ballband
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==Altri progetti==
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
{{Dolomiti UNESCO}}
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