Domenico di Sora: differenze tra le versioni

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{{Santo
|nome = San Domenico abateAbate
|immagine = San Domenico statua Cocullo.jpg
|didascalia = Statua di san Domenico, santuario di Cocullo
|note = Abate e Confessoreconfessore
|nato = [[Foligno]], [[951]]
|morto = [[22Sora gennaio(Italia)|Sora]], 22 gennaio [[1031]]
|venerato da = Chiesa cattolica
|beatificazione =
|canonizzazione =
|santuario principale = [[Abbazia di San Domenico|abbaziaAbbazia di Maria SS. Assunta e di San Domenico abate]]
|ricorrenza = [[22 gennaio]], 1 maggio e 22 agosto
|attributi =
|patrono di = [[Cocullo]], [[Sora (Italia)|Sora]], [[Villalago]], protettore contro il morso dei serpenti e quello dei cani [[Rabbia (malattia)|idrofobi]], contro tempesta e grandine e contro il mal di denti e la febbre
}}
{{Bio
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|Nome = Domenico abate
|Cognome =
|ForzaOrdinamento = Domenico di Sora
|PostCognomeVirgola = meglio conosciuto come '''San Domenico da Foligno''' oppure '''San Domenico di Sora''' (talvolta di [[Cocullo]]),o anche San Domenico da [[Collepardo]] avendo vissuto in quei luoghi per 15 anni, in [[linguaLingua latina|latino]] ''Dominicus de Sora'' e ''Dominicus Confessoris''
|Sesso = M
|LuogoNascita = Foligno
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|Attività = abate
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , riformatore della vita monastica a cavallo tra il [[X secolo|X]] e l'[[XI secolo]], venerato come [[santo]] dalla [[Chiesa cattolica]]
}}
 
== Biografia ==
La terra d'origine di Domenico ed il periodo storico incisero profondamenteprofanamente nell'attività religiosa del monaco benedettino; vissuto a cavallo dell'[[anni 1000|anno 1000]], quando in Italia, proprio nell'Umbria spoletina, iniziavano a delinearsi i due diversi tipi di incastellamento che avrebbero poi reso effettive le cause della lotta cittadina fra [[guelfi e ghibellini]], mosse la sua attività di predicatore, fondatore di cenobi e di riformatore dei costumi nell'area geografica dell'ex [[Ducato di Spoleto]] e del romano ''Comitatus Campaniae''<ref>In particolare nel territorio montano tra [[Subiaco]], [[Sora (Italia)|Sora]] e [[Segni (Italia)|Segni]], allora capoluogo della contea pontificia che poi sarebbe divenuta la [[Campagna e Marittima]].</ref> ([[Umbria]], [[Lazio]], [[Abruzzo]], [[Molise]]), operando prevalentemente nell'[[Appennino|AppenninoAbruzzo Abruzzese]]interno e indel [[Ciociaria]]Lazio sud-orientale, da nord verso sud, fino alla [[CampaniaTerra di San Benedetto]] e alla [[Terra di San BenedettoCampania]]. Le esperienze che i suoi biografi riportano, per cui è venerato come santo dalla [[Chiesa cattolica]], sono ricordate come esempio di virtù monastiche, obbedienza e devozione religiosa, impegno civile, nonché per la vocazione mistica e taumaturgica della sua predicazione; gli si attribuiscono infatti anche vari miracoli<ref>Nello stesso arco di tempo la richiesta di riforma spirituale e curiale della religione cattolica fu sentita e sostenuta da altre grandi personalità della storia campana, italiana ed europea, quali [[Bruno di Segni]], sostenitore dell'indipendenza politica della chiesa e inquisitore avvocato in difesa della teologia della ''[[Transustanziazione]]'', [[Giovanni Gualberto]], fondatore dei [[Vallombrosani]], [[Guido d'Arezzo]] ed il suo ''[[Ut queant laxis]]'' e [[Pier Damiani]], che nel ''[[Liber Gomorrhianus]]'' denunciò le diffuse pratiche omosessuali nel clero ordinato e non, predicando attivamente la necessità di una maggiore costumatezza generale.</ref>.
Nacque a [[Foligno]], in località Colfornaro di [[Capodacqua (Foligno)|Capodacqua]], nel [[951]], da Giovanni ed Apa.
 
[[File:NerolaRMcastelloOrsini1.jpg|Il castello di [[Nerola]], la principale fortezza del feudo crescenzio in [[Sabina]] nell'XI secolo|thumb]]
 
=== Formazione culturale e religiosa ===
Fu affidato sin da fanciullo ai monaci benedettini di San Silvestro Curasero<ref>Il Monastero di San Silvestro Curasero era un cenobio benedettino situato presso le mura dell'antica [[Foligno]], oggi distrutto (Jacobilli, ''Vita di San Domenico da Foligno'', Foligno 1645, p. 57-58).</ref>, dove seguì regolarmente gli studi di retorica, musica ed aritmetica, entro i dettami della [[Regola di San Benedetto]]. Quando giunse a maturità, iniziò il suo percorso spirituale in [[Sabina]], dove l'abate Donnoso<ref>Donnoso o, altrove, Dionisio, probabilmente per deformazione del primo nome.</ref> stava realizzando un monastero dedicato alla Madre di Dio<ref>«''Sanctae Dei Genitricis Virginis dedicato''», cioè: dedicato alla Santa Vergine Madre di Dio. Alberico 15-16</ref> nel luogo dove un tempo esisteva un simulacro del dio [[Amon|Ammone]], perciò chiamato dopo l'evangelizzazione dei pagani ''Petra Demone''<ref>''ibidem''. Oggi ''Santa Maria in Pietra Demone'', un borgo fortificato nel comune di [[Scandriglia]], di cui oggi restano solo i ruderi.</ref>, e là per la prima volta sperimentò l'isolamento di un romitorio. Nel 974 prese i voti e divenne effettivamente [[Ordine di San Benedetto|monaco benedettino]] ed infine sacerdote, quando forse venne inviato da Donnoso in Campania, a [[Montecassino]], (nel monastero che rinasceva sotto la gestione di [[Aligerno (abate)|Aligerno]])<ref>Taglienti A., ''Il monastero di Trisulti e il Castello di Collepardo'', pp. 20-21. Il primo a pensare che Domenico abbia trascorso parte della sua vita a [[Montecassino]] è [[Luigi Tosti]] (Tosti L., ''Vita di S. Domenico Abate dell'ordine di S. Benedetto'', Napoli 1856), seguito quindi anche dal Taglienti. Nelle agiografie storiche però non c'è traccia di questo soggiorno cassinate.</ref>, o più probabilmente maturò la vocazione all'ascesi degli eremi nella sola [[Sabina]]<ref>Alberico, ''op. cit.'', 19-31.</ref>.
 
=== Predicazione e attività monastica ===
[[File:Affresco eremo di San Domenico.jpg|upright=1.42|thumb|Affresco dell'[[eremo di San Domenico]] a [[Villalago]]]]
[[Luigi Tosti]] e con lui Atanasio Taglienti, nelle loro ricostruzioni della vita di Domenico, ipotizzano che il santo coltivò a Montecassino quegli studi che la regola benedettina prescriveva per la formazione spirituale dei monaci, fra cui, oltre ad un più profondo incontro con i classici, gli esercizi della solitudine e la predicazione volgare.<ref>Taglienti A., ''ibidem''.</ref> La sua attività monastica riscosse così subito fama presso le popolazioni e il clero cittadino, e quindi al soggiorno cassinate sarebbe seguito, per volontà stessa del monaco, un lungo periodo di ritiro ai confini del [[Abbazia di Farfa|territorio farfense]], là dove aveva trascorso il suo noviziato, attirando anche questa volta l'interesse del popolo, dei contadini, dei pastori e dei signori locali<ref>Taglienti A., ''op. cit.'', pp. 23-25.</ref>.
 
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In un'epoca in cui le attività monastiche erano fortemente influenzate dalle numerose ricostruzioni rurali, l'opera di Domenico fu sostenuta dal potere laico che beneficiava della produzione economica dei nuovi cenobi per sostenere l'insediamento di nuova popolazione nelle valli appenniniche e il cosiddetto «[[incastellamento]]»<ref>Immonen Teemu, ''Il culto di San Domenico di Sora nel Secolo XI'', atti del convegno...</ref>. Il monastero fu dedicato a [[Abbazia di San Salvatore minore|San Salvatore]], oggi conosciuto come ''San Salvatore minore'', e ne fu abate fino alla nomina del suo successore, un tale Costanzo.
 
[[File:Lago di Scanno da Sant'Egidio.JPG|thumb|upright|Il lago di Scanno da Sant'Egidio; in fondo le aride montagne di Villalago, i luoghi della prima missione di San Domenico in Abruzzo|250px|left]]
 
Dopo questa prima esperienza, in Sabina incontrò Giovanni, monaco che fu suo fedele seguace e suo biografo<ref>Di questo Giovanni parla un'agiografia firmata dallo stesso, conosciuta come ''Vita di Giovanni'', che però sembra essere un falso o comunque una revisione di una precedente opera fortemente critica nei confronti del clero cassiense (Teemu Immonen, ''op. cit.'', p, 3), la cui autenticità è comunque dibattuta (Lentini A., in ''Benedectina'' V, pp. 59-62). Giovanni parla prevalentemente delle fondazioni campane di Domenico e i relativi miracoli; è trascritta nella ''Bibliotheca Hagiographica Latina'', n° 2241, Bruxelles 1898-99, pp. 338-339.</ref>, con cui riprese la vita solitaria, fondando diversi eremiereti e, con il sostegno economico dei potenti locali (''magnatibus terrae'') Credenderio e Zatterio<ref>Alberico, ''op. cit.'', 32. Credenderio è probabilmente deformazione di Credendeus.</ref>, un monastero dedicato alla [[Trinità (cristianesimo)|Santissima Trinità]], sul monte detto ''Pizzi''. Qui poi, presso un indeterminato fiume «''Aventino''» (''iuxta flumen Auentinum''), che probabilmente è il [[Velino (fiume)|Velino]] o un suo affluente, o un affluente del Farfa, i due feudatari gli commissionarono la costruzione di un altro monastero, intitolato alla Madre di Dio.<ref>Taglienti</ref><ref>Alberico, ''ibidem.''</ref>
 
==== Domenico in Abruzzo e Molise ====
La vicinanza ai [[Crescenzi]] di Roma lo portò a conoscere i [[conti dei Marsi]], Teodino, Berardo e Oderisio. Costoro erano i diretti discendenti di Rainaldo dei Marsi, figlio di DodaDorazio e Berardo FrancescoFranceschini , il quale era stato nominato conte dei Marsi da [[Ugo di Provenza]]<ref>''Cum hoc Hugone venit Italiam, Azzo Comes, avunculus Berardi illius, qui cognominatus est Franciscus, propinquus eiusdern Regis, a quo videlicct marsorúm Comites procreati sunt.''</ref>, che, tramite la moglie [[Marozia]]<ref>Celebre la dissolutezza dei costumi di Marozia e delle sue parenti più strette.</ref>, era indirettamente imparentato con i Crescenzi e con gli ultimi duchi di Spoleto. In quest'epoca le famiglie romane acquisivano ampi poteri nella Marsica, vista anche la crisi in cui precipitò [[Montecassino]] ai tempi della seconda distruzione e la successiva lenta ricostruzione del [[949]]. Domenico si trovò in un contesto molto delicato quindi, dove da una parte l'ordine cassinese che cercava di ricostruire il suo ampio patrimonio fondiario in Abruzzo veniva osteggiato dai feudatari locali e dall'aristocrazia senatoria romana, dall'altra invece le politiche religiose dei feudatari sembravano più indirizzate verso il sostegno di strutture monastiche giuridicamente assoggettate alle signorie locali, non in grado di costituire entità feudali autonome né di disporre di proprie strutture militari, come era stato fino ad allora per i centri della [[Terra di San Benedetto|cazzona due Terra di San Benedetto]]<ref>Teemu Immonen...</ref>.
 
[[File:San Pietro Avellana.jpg|Il borgo di San Pietro Avellana|thumb]]
L'area scannense fu quindi sede della nuova attività religiosa di Domenico, a seguito di una concessione territoriale di Oderisio nell'attuale territorio di [[Villalago]], località ''Prato Cardoso''<ref>Alberico, ''op. cit.'', 36.</ref>, dove il santo, con il suo discepolo Giovanni<ref>Così in Taglienti A., ''op. cit.'', p. 26.</ref>, si ritirò in preghiera e per diffondere la regola di San Benedetto. Attorno al [[Anni 1000|1000]] la missione di Domenico si concretizzò nella realizzazione del monastero noto come ''San Pietro de Lacu'', da cui poi si sviluppò con l'afflusso di coloni e laici, il primo nucleo di [[Villalago]], oggi in località ''Villavecchia'', e nella fondazione di un eremitaggio stabile in località ''Plataneta'' dedicato alla Trinità (oggi [[Lago di San Domenico]])<ref>Jacobilli L., ''Vita di San Domenico'', Alberii, Foligno 1645, cap. II.</ref><ref>''Plataneta'' e ''Prato Cardoso'' sono spesso identificate come la stessa località (cfr. Colarossi Mancini A., ''Storia di Scanno e guida della Valle del Sagittario'', p. 53 e Celidonio G., ''La Diocesi di Valva e Sulmona'', Casalbordino 1909-1912, p. 97) anche se Alberico descrive ''Plataneta'' come una costa del monte «''Argoneta''» ([[Monte Argatone]]); cfr. Alberico, ''op. cit.'', 42-43.</ref>. I conti concessero ai monaci ampi possedimenti, cosicché presso il [[lago di Scanno]] si fronteggiavano all'epoca da una parte i cenobi benedettini originari delle ''Acquevive'' e di ''Collangelo'' (tutti a [[San Michele Arcangelo|dedicazione micaelica]]), dall'altra le nuove fondazioni di Domenico a Villalago<ref>Colarossi-Mancini A., ''op. cit.'', p. 53.</ref><ref>Il cosiddetto «Sannio Abruzzese», vale a dire l'alta valle del Sagittario e la parte della Val di Sangro compresa fra Civitella Alfedena e Castel di Sangro erano storici possedimenti cassinesi, facenti capo al monastero di ''Sant'Angelo in Barreggio'', di cui esistono oggi tracce nel cimitero di [[Villetta Barrea]]; cfr. D'Andrea U., ''Le particolari forme della decadenza e della fine del Monastero di S. Angelo in Barreggio (1017-1792)'', in Cianchetti G. (a cura di), ''Il monastero di Sant'Angelo in Valle Regia'', Tipografia Epam, Castel di Sangro 1999, pp. 28-31.</ref>.
 
Una situazione simile a quella scannense si verificò anche nell'attuale [[Molise]], per le stesse ragioni politico-religiose, presso l'attuale [[San Pietro Avellana]], dove l'eremita fu richiamato da Borrello<ref>Alberico, ''op. cit.'', 61-62.</ref>, conte di Sangro, e quindi impegnato dal 981<ref>Taglienti A., ''op. cit.'', p. XX.</ref> nella costruzione di un monastero, contribuendo al ripristino della presenza stabile del clero e alla nuova evangelizzazione del Sannio volturnense, dove le strutture religiose erano ampiamente decadute a seguito delle invasioni saracene e della distruzione di [[Abbazia di San Vincenzo al Volturno|San Vincenzo al Volturno]] del [[IX secolo]]. In quest'area in particolare la fondazione di Domenico ebbe carattere molto più localistico e feudale e si affiancò alle ricostruzioni volturnensi sostenute dal potere imperiale.<ref>Teemu Immonen, ''op. cit.'', p. 6.</ref> Fu primo abate tale Pietro.<ref>Alberico, ''ibidem''.</ref>
 
[[File:Certosa di Trisulti.jpg|left|thumb|La [[certosa di Trisulti]] oggi]]
 
==== Domenico in Campania ====
Le fonti tradizionali non dicono nulla sulle cause del viaggio di Domenico in Campania ed adducono come motivo della nuova missione l'ispirazione divina, arrivata per mezzo di una guida angelica<ref>''Per revelationem profectus''. Alberico, ''op. cit.'', 63.</ref>. Il ''Comitatus Campaniae'' (così si chiavachiamava l'amministrazione feudale della [[Campagna di Roma]]) però, prima dell'arrivo del predicatore, era stato teatro della lotta, come lo era stata la [[Sabina]], tra i [[Crescenzi]] e i nobili locali, che detenevano il titolo di ''comes Campaniae''. Il contrasto nel 969 arrivò al punto che il conte di Campania, Roffredo I di Veroli si schierò con il ''praefectus Urbis'' ribelle Pietro, contro [[Papa Giovanni XIII|Giovanni XIII]], che favoriva i Crescenzi romani, riuscendo però sconfitto<ref>Roffredo I però inizialmente condusse la propria battaglia degnamente, riuscendo persino ad assediare il Papa per confinarlo poi nella stessa Veroli, ''ad fines Marsorum''. Marchetti Longhi G., ''La Ciociaria dal V all'XI secolo.'', in ''La Ciociaria. Storia, arte, costume'', Editalia, Roma 1972.</ref>. Così, benché le agiografie dimentichino completamente il contesto politico in cui operò il santo, risulta evidente la connessione tra la sua attività e la nobiltà romana: Domenico si insediò infatti proprio in quel tratto dei [[monti Ernici]] al confine tra il territorio di Veroli e la [[conti dei Marsi|Contea dei Marsi]], località che erano state teatro della capitolazione dei campanini ribelli a Giovanni XIII.
 
Per tre anni visse qui in una grotta del ''Monte Porca'', un'appendice del ''Monte Rotonaria'', finché non divenne celebre per il suo carisma e per la sua predicazione anche tra i pastori campani e i nobili locali.<ref>Taglienti A., ''op. cit.'', p. 30-31.</ref> Poi, con l'aiuto di alcuni monaci cassinesi, edificò un monasteroe beneficiando di una donazione del comune di [[Vico nel Lazio|Vico]], attorno al [[987]], edificò un monastero dedicato a [[Bartolomeo (apostolo)|San Bartolomeo]] nel territorio di Collepardo, dove insediò una comunità monastica sotto la direzione di tale Alberto.<ref>«''Et genere et uita et docrtina praeclarus''». Alberico, ''op. cit.'', 65. Sembra che la comunità monastica ivi insediata fosse composta in parte di monaci esuli da Montecassino, che in disaccordo con l'abate [[Mansone]], come altri confratelli lasciarono l'abbazia benedettina fino al 997, qui a Trisulti visse per 15 anni fin quando, dopo l'insediamento del nuovo abate Giovanni III, poterono tornare nella loro sede naturale. Taglienti A., ''op. cit.'', p. 31.</ref> L'area è oggi nota come [[Trisulti]], e a poche centinaia di metri dal monastero fondato dal Santo è poi sorta l'omonima [[Certosa di Trisulti]]. Iniziò da qui poi una nuova campagna missionaria, incentivata dalla maggiore vicinanza a Roma e dalla maggiore disponibilità di appoggi politici entro i confini dello [[Stato Pontificio]], che ancora non aveva un'identità giuridica uniforme. Ancora una volta il legame con i Crescenzi, allora l'unica forza politica in grado di intervenire incisivamente nel ''Comitatus Campaniae'', permise a Domenico di continuare l'opera monastica: Amato, ''comes Signae'', vicino<ref>''Reg. Farf.'', 4:286 (doc. 891)</ref>, per via del nipote Gregorio, sposo di Maria di Rogasia dei Crescenzi, alla nobile famiglia romana,<ref>Il titolo comitale di Amato, già dal 978, era evidentemente legato a quello della Campania, di cui Segni forse fu capoluogo, dopo [[Veroli]], fino al 1011, quando un altro Amato, forse lui stesso, è detto ''Comes Campaniae''; l'ultimo. Machetti Longhi G., ''op. cit.'', p. 89. ''Reg. Farf.'', 4:14-15 (doc. 616).</ref>, richiamò il santo sui [[monti Lepini]], presso la cima del «[[Monte Cacume|Cacume]]»<ref>Oggi nel comune di [[Patrica]].</ref>, dove gli commissionò la costruzione di un monastero dedicato all'Arcangelo Michele. Domenico affidò il luogo sacro a tale Cofredo<ref>Alberico, ''op. cit.'', 116-117.</ref> o Pietro<ref>Taglienti A., ''op. cit.'', p. 32.</ref>.
[[File:La madonna delle cese.JPG|thumb|Chiesa della Madonna delle Cese, romitorio mariano presso il Rio Fortuno]]
Secondo Alberico il monaco tornò poi in rapporti con i [[conti dei Marsi]], di cui erano parenti i signori di [[Sora (Italia)|Sora]], e qui si spostò per fondare diversi monasteri. La ''Vita prima''<ref>''Bibliographia Hagiographica Latina'' 2241, § 11.</ref> o «''Vita di Giovanni''», prima di descrivere l'incontro con i nobili sorani, ricorda l'episodio della fondazione di un altro romitorio dedicato alla Vergine Maria, dove il santo avrebbe dimorato per due anni, ''ad flumen qui Flaternus vocatur''<ref>Presso un fiume chiamato «Flaterno». Questo fiume non è meglio identificato (Taglienti A., ''ibidem''), o per alcuni trattasi del [[Sagittario (fiume)|Sagittario]], anticamente ''Fluturnus'' (Howe J., ''Church reform and social change in eleventh-century Italy: Dominic of Sora and His Patrons'', University of Pennsylvania Press, Philadelphia 1997, p. 52) o più probabilmente il torrente degli Ernici che i monaci di [[Trisulti]] chiamano «Rio Fortuno» (Taglienti A., ''op. cit.'', p. 19).</ref>.
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=== Tradizioni popolari ===
Tradizioni popolari si svolgono a Sora (Pascarella), a Cocullo e nella Valle del Sagittario. LaIl prima domenica del mese diPrimo maggio, inoltre, a Pretoro (CH) c'è la festa in suo onore in cui si ricorda il Miracolo di San Domenico e il lupo, avvenuto proprio in paese. LaA festaCocullo, èsi caratteristicatiene anchela percelebrazione ladi premiazioneSan Domenico e il Rito dei serpentiSerpari con compagnie di variepellegrini specieprovenienti in portatiparticolare da tuttiAtina i(FR) pretoresie comela fosseropresentazione preziosial gioielliSanto indei onoreserpenti. delLa loromanifestazione santoè protettoreuna delle più importanti caratteristiche tradizioni abruzzesi e richiama turisti da ogni parte d'Italia.
 
San Domenico e i serpari (il [[Cervone|Succiavacche]]<ref>È anche chiamato ''Pasturavacche'', in quanto la credenza popolare voleva che fosse attirato dal [[latte]] delle vacche e delle capre al pascolo, e che per procurarselo si attaccasse alle mammelle degli animali, o addirittura lo leccasse dalle labbra sporche dei lattanti.</ref>).
 
=== Santuari ===
* [[Abbazia di San Domenico|Santuario di San Domenico]], [[Sora (Italia)|Sora]].
* Chiesa di San Domenico, [[Cocullo]].
* [[Eremo di San Domenico|Santuario di San Domenico]], [[Villalago]].
* Santuario di San Domenico, [[Fraine]].
 
== Note ==
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* Angelo Caranfa, ''[https://www.academia.edu/3666981/_Contro_li_mozzichi_de_le_vipere_San_Domenico_tra_i_guitti "Contro li mozzichi de le vipere": San Domenico tra i guitti]'', in «Gazzettino della Valle del Sagittario», XV (2004), n. 2, p.&nbsp;4.
* Angelo Caranfa, ''Santi, pittori e poeti. Tracce d'arte a Villalago'', in «Gazzettino della Valle del Sagittario», XVI (2005), n. 1, pp.&nbsp;6–7.
* John Howe, ''Riforma della Chiesa e trasformazioni sociali nell'Italia dell'XI secolo. Domenico di Sora e i suoi patroni'', a cura di [[Paolo Golinelli]], Centro di Studi Sorani "Vincenzo Patriarca", Sora 2007, edizione italiana di ''Church reform and social change in eleventh-century Italy: Dominic of Sora and his patrons'', University of Pennsylvania Press, 1977.
* Maria Rosaria Gatta, Enrico Domenico Grossi, ''Villalago dall'XI al XIV secolo: la mane de l'ova'', Villalago, [http://www.sandomenicoabatevillalago.it/flaturno/index.html Associazione culturale "Villalago in Flaturno"], 2007.
* Angelo Caranfa, Maria Rosaria Gatta, Enrico Domenico Grossi ''[https://www.academia.edu/3695399/Il_Picozzo_ritrovato_un_culto_villalaghese_minore "Il Picozzo ritrovato: un culto villalaghese minore"]'', in «Gazzettino della Valle del Sagittario», XIX (2008), n. 3, pp.&nbsp;16–17.
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* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|http://www.sandomenicoabate.it|Sito web dell'Abbazia}}
* Biografia realizzata da D. Mariano F. Grosso, benedettino, in formato audio per un programma radiofonico: https://www.youtube.com/watch?v=01oK9MvIwYU
 
{{Controllo di autorità}}