Domenico di Sora: differenze tra le versioni
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{{Santo
|nome = San Domenico
|immagine = San Domenico statua Cocullo.jpg
|didascalia = Statua di san Domenico, santuario di Cocullo
|note = Abate e
|nato = [[Foligno]], [[951]]
|morto = [[
|venerato da = Chiesa cattolica
|beatificazione =
|canonizzazione =
|santuario principale = [[Abbazia di San Domenico|
|ricorrenza =
|attributi =
|patrono di = [[Cocullo]], [[Sora (Italia)|Sora]], [[Villalago]], protettore contro il morso dei serpenti e quello dei cani [[Rabbia (malattia)|idrofobi]], contro tempesta e grandine e contro il mal di denti e la febbre
}}
{{Bio
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|Nome = Domenico abate
|Cognome =
|ForzaOrdinamento = Domenico di Sora
|PostCognomeVirgola = meglio conosciuto come '''San Domenico da Foligno''' oppure '''San Domenico di Sora''' (talvolta di [[Cocullo]]),o anche San Domenico da [[Collepardo]] avendo vissuto in quei luoghi per 15 anni, in [[
|Sesso = M
|LuogoNascita = Foligno
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|Attività = abate
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , riformatore della vita monastica a cavallo tra il [[X secolo|X]] e l'[[XI secolo]], venerato come [[santo]] dalla [[Chiesa cattolica]]
}}
== Biografia ==
La terra d'origine di Domenico ed il periodo storico incisero
Nacque a [[Foligno]], in località Colfornaro di [[Capodacqua (Foligno)|Capodacqua]], nel [[951]], da Giovanni ed Apa.
[[File:NerolaRMcastelloOrsini1.jpg|Il castello di [[Nerola]], la principale fortezza del feudo crescenzio in [[Sabina]] nell'XI secolo|thumb]]
=== Formazione culturale e religiosa ===
Fu affidato sin da fanciullo ai monaci benedettini di San Silvestro Curasero<ref>Il Monastero di San Silvestro Curasero era un cenobio benedettino situato presso le mura dell'antica [[Foligno]], oggi distrutto (Jacobilli, ''Vita di San Domenico da Foligno'', Foligno 1645, p. 57-58).</ref>, dove seguì regolarmente gli studi di retorica, musica ed aritmetica, entro i dettami della [[Regola di San Benedetto]]. Quando giunse a maturità, iniziò il suo percorso spirituale in [[Sabina]], dove l'abate Donnoso<ref>Donnoso o, altrove, Dionisio, probabilmente per deformazione del primo nome.</ref> stava realizzando un monastero dedicato alla Madre di Dio<ref>«''Sanctae Dei Genitricis Virginis dedicato''», cioè: dedicato alla Santa Vergine Madre di Dio. Alberico 15-16</ref> nel luogo dove un tempo esisteva un simulacro del dio [[Amon|Ammone]], perciò chiamato dopo l'evangelizzazione dei pagani ''Petra Demone''<ref>''ibidem''. Oggi ''Santa Maria in Pietra Demone'', un borgo fortificato nel comune di [[Scandriglia]], di cui oggi restano solo i ruderi.</ref>, e là per la prima volta sperimentò l'isolamento di un romitorio. Nel 974 prese i voti e divenne effettivamente [[Ordine di San Benedetto|monaco benedettino]] ed infine sacerdote, quando forse venne inviato da Donnoso
=== Predicazione e attività monastica ===
[[File:Affresco eremo di San Domenico.jpg|upright=1.
[[Luigi Tosti]] e con lui Atanasio Taglienti, nelle loro ricostruzioni della vita di Domenico, ipotizzano che il santo coltivò a Montecassino quegli studi che la regola benedettina prescriveva per la formazione spirituale dei monaci, fra cui, oltre ad un più profondo incontro con i classici, gli esercizi della solitudine e la predicazione volgare.<ref>Taglienti A., ''ibidem''.</ref> La sua attività monastica riscosse così subito fama presso le popolazioni e il clero cittadino, e quindi al soggiorno cassinate sarebbe seguito, per volontà stessa del monaco, un lungo periodo di ritiro ai confini del [[Abbazia di Farfa|territorio farfense]], là dove aveva trascorso il suo noviziato, attirando anche questa volta l'interesse del popolo, dei contadini, dei pastori e dei signori locali<ref>Taglienti A., ''op. cit.'', pp. 23-25.</ref>.
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In un'epoca in cui le attività monastiche erano fortemente influenzate dalle numerose ricostruzioni rurali, l'opera di Domenico fu sostenuta dal potere laico che beneficiava della produzione economica dei nuovi cenobi per sostenere l'insediamento di nuova popolazione nelle valli appenniniche e il cosiddetto «[[incastellamento]]»<ref>Immonen Teemu, ''Il culto di San Domenico di Sora nel Secolo XI'', atti del convegno...</ref>. Il monastero fu dedicato a [[Abbazia di San Salvatore minore|San Salvatore]], oggi conosciuto come ''San Salvatore minore'', e ne fu abate fino alla nomina del suo successore, un tale Costanzo.
[[File:Lago di Scanno da Sant'Egidio.JPG|thumb|upright|Il lago di Scanno da Sant'Egidio; in fondo le aride montagne di Villalago, i luoghi della prima missione di San Domenico in Abruzzo
Dopo questa prima esperienza, in Sabina incontrò Giovanni, monaco che fu suo fedele seguace e suo biografo<ref>Di questo Giovanni parla un'agiografia firmata dallo stesso, conosciuta come ''Vita di Giovanni'', che però sembra essere un falso o comunque una revisione di una precedente opera fortemente critica nei confronti del clero cassiense (Teemu Immonen, ''op. cit.'', p, 3), la cui autenticità è comunque dibattuta (Lentini A., in ''Benedectina'' V, pp. 59-62). Giovanni parla prevalentemente delle fondazioni campane di Domenico e i relativi miracoli; è trascritta nella ''Bibliotheca Hagiographica Latina'', n° 2241, Bruxelles 1898-99, pp. 338-339.</ref>, con cui riprese la vita solitaria, fondando diversi
==== Domenico in Abruzzo e Molise ====
La vicinanza ai [[Crescenzi]] di Roma lo portò a conoscere i [[conti dei Marsi]], Teodino, Berardo e Oderisio. Costoro erano i diretti discendenti di Rainaldo dei Marsi, figlio di
[[File:San Pietro Avellana.jpg|Il borgo di San Pietro Avellana|thumb]]
L'area scannense fu quindi sede della nuova attività religiosa di Domenico, a seguito di una concessione territoriale di Oderisio nell'attuale territorio di [[Villalago]], località ''Prato Cardoso''<ref>Alberico, ''op. cit.'', 36.</ref>, dove il santo, con il suo discepolo Giovanni<ref>Così in Taglienti A., ''op. cit.'', p. 26.</ref>, si ritirò in preghiera e per diffondere la regola di San Benedetto. Attorno al [[Anni 1000|1000]] la missione di Domenico si concretizzò nella realizzazione del monastero noto come ''San Pietro de Lacu'', da cui poi si sviluppò con l'afflusso di coloni e laici, il primo nucleo di [[Villalago]], oggi in località ''Villavecchia'', e nella fondazione di un eremitaggio stabile in località ''Plataneta'' dedicato alla Trinità (oggi [[Lago di San Domenico]])<ref>Jacobilli L., ''Vita di San Domenico'', Alberii, Foligno 1645, cap. II.</ref><ref>''Plataneta'' e ''Prato Cardoso'' sono spesso identificate come la stessa località (cfr. Colarossi Mancini A., ''Storia di Scanno e guida della Valle del Sagittario'', p. 53 e Celidonio G., ''La Diocesi di Valva e Sulmona'', Casalbordino 1909-1912, p. 97) anche se Alberico descrive ''Plataneta'' come una costa del monte «''Argoneta''» ([[Monte Argatone]]); cfr. Alberico, ''op. cit.'', 42-43.</ref>. I conti concessero ai monaci ampi possedimenti, cosicché presso il [[lago di Scanno]] si fronteggiavano all'epoca da una parte i cenobi benedettini originari delle ''Acquevive'' e di ''Collangelo'' (tutti a [[San Michele Arcangelo|dedicazione micaelica]]), dall'altra le nuove fondazioni di Domenico a Villalago<ref>Colarossi-Mancini A., ''op. cit.'', p. 53.</ref><ref>Il cosiddetto «Sannio Abruzzese», vale a dire l'alta valle del Sagittario e la parte della Val di Sangro compresa fra Civitella Alfedena e Castel di Sangro erano storici possedimenti cassinesi, facenti capo al monastero di ''Sant'Angelo in Barreggio'', di cui esistono oggi tracce nel cimitero di [[Villetta Barrea]]; cfr. D'Andrea U., ''Le particolari forme della decadenza e della fine del Monastero di S. Angelo in Barreggio (1017-1792)'', in Cianchetti G. (a cura di), ''Il monastero di Sant'Angelo in Valle Regia'', Tipografia Epam, Castel di Sangro 1999, pp. 28-31.</ref>.
Una situazione simile a quella scannense si verificò anche nell'attuale [[Molise]], per le stesse ragioni politico-religiose, presso l'attuale [[San Pietro Avellana]], dove l'eremita fu richiamato da Borrello<ref>Alberico, ''op. cit.'', 61-62.</ref>, conte di Sangro, e quindi impegnato dal 981<ref>Taglienti A., ''op. cit.'', p. XX.</ref> nella costruzione di un monastero, contribuendo al ripristino della presenza stabile del clero e alla nuova evangelizzazione del Sannio volturnense, dove le strutture religiose erano ampiamente decadute a seguito delle invasioni saracene e della distruzione di [[Abbazia di San Vincenzo al Volturno|San Vincenzo al Volturno]] del [[IX secolo]]. In quest'area in particolare la fondazione di Domenico ebbe carattere molto più localistico e feudale e si affiancò alle ricostruzioni volturnensi sostenute dal potere imperiale.<ref>Teemu Immonen, ''op. cit.'', p. 6.</ref> Fu primo abate tale Pietro.<ref>Alberico, ''ibidem''.</ref>
[[File:Certosa di Trisulti.jpg|left|thumb|La [[certosa di Trisulti]] oggi]]
==== Domenico in Campania ====
Le fonti tradizionali non dicono nulla sulle cause del viaggio di Domenico in Campania ed adducono come motivo della nuova missione l'ispirazione divina, arrivata per mezzo di una guida angelica<ref>''Per revelationem profectus''. Alberico, ''op. cit.'', 63.</ref>. Il ''Comitatus Campaniae'' (così si
Per tre anni visse qui in una grotta del ''Monte Porca'', un'appendice del ''Monte Rotonaria'', finché non divenne celebre per il suo carisma e per la sua predicazione anche tra i pastori campani e i nobili locali.<ref>Taglienti A., ''op. cit.'', p. 30-31.</ref> Poi, con l'aiuto di alcuni monaci cassinesi,
[[File:La madonna delle cese.JPG|thumb|Chiesa della Madonna delle Cese, romitorio mariano presso il Rio Fortuno]]
Secondo Alberico il monaco tornò poi in rapporti con i [[conti dei Marsi]], di cui erano parenti i signori di [[Sora (Italia)|Sora]], e qui si spostò per fondare diversi monasteri. La ''Vita prima''<ref>''Bibliographia Hagiographica Latina'' 2241, § 11.</ref> o «''Vita di Giovanni''», prima di descrivere l'incontro con i nobili sorani, ricorda l'episodio della fondazione di un altro romitorio dedicato alla Vergine Maria, dove il santo avrebbe dimorato per due anni, ''ad flumen qui Flaternus vocatur''<ref>Presso un fiume chiamato «Flaterno». Questo fiume non è meglio identificato (Taglienti A., ''ibidem''), o per alcuni trattasi del [[Sagittario (fiume)|Sagittario]], anticamente ''Fluturnus'' (Howe J., ''Church reform and social change in eleventh-century Italy: Dominic of Sora and His Patrons'', University of Pennsylvania Press, Philadelphia 1997, p. 52) o più probabilmente il torrente degli Ernici che i monaci di [[Trisulti]] chiamano «Rio Fortuno» (Taglienti A., ''op. cit.'', p. 19).</ref>.
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=== Tradizioni popolari ===
Tradizioni popolari si svolgono a Sora (Pascarella), a Cocullo e nella Valle del Sagittario.
San Domenico e i serpari (il [[Cervone|Succiavacche]]<ref>È anche chiamato ''Pasturavacche'', in quanto la credenza popolare voleva che fosse attirato dal [[latte]] delle vacche e delle capre al pascolo, e che per procurarselo si attaccasse alle mammelle degli animali, o addirittura lo leccasse dalle labbra sporche dei lattanti.</ref>).
=== Santuari ===
* [[Abbazia di San Domenico|Santuario di San Domenico]], [[Sora (Italia)|Sora]].
* Chiesa di San Domenico, [[Cocullo]].
* [[Eremo di San Domenico|Santuario di San Domenico]], [[Villalago]].
* Santuario di San Domenico, [[Fraine]].
== Note ==
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* Angelo Caranfa, ''[https://www.academia.edu/3666981/_Contro_li_mozzichi_de_le_vipere_San_Domenico_tra_i_guitti "Contro li mozzichi de le vipere": San Domenico tra i guitti]'', in «Gazzettino della Valle del Sagittario», XV (2004), n. 2, p. 4.
* Angelo Caranfa, ''Santi, pittori e poeti. Tracce d'arte a Villalago'', in «Gazzettino della Valle del Sagittario», XVI (2005), n. 1, pp. 6–7.
* John Howe, ''Riforma della Chiesa e trasformazioni sociali nell'Italia dell'XI secolo. Domenico di Sora e i suoi patroni'', a cura di [[Paolo Golinelli]], Centro di Studi Sorani "Vincenzo Patriarca", Sora 2007, edizione italiana di ''Church reform and social change in eleventh-century Italy: Dominic of Sora and his patrons'', University of Pennsylvania Press, 1977.
* Maria Rosaria Gatta, Enrico Domenico Grossi, ''Villalago dall'XI al XIV secolo: la mane de l'ova'', Villalago, [http://www.sandomenicoabatevillalago.it/flaturno/index.html Associazione culturale "Villalago in Flaturno"], 2007.
* Angelo Caranfa, Maria Rosaria Gatta, Enrico Domenico Grossi ''[https://www.academia.edu/3695399/Il_Picozzo_ritrovato_un_culto_villalaghese_minore "Il Picozzo ritrovato: un culto villalaghese minore"]'', in «Gazzettino della Valle del Sagittario», XIX (2008), n. 3, pp. 16–17.
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* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|http://www.sandomenicoabate.it|Sito web dell'Abbazia}}
* Biografia realizzata da D. Mariano F. Grosso, benedettino, in formato audio per un programma radiofonico: https://www.youtube.com/watch?v=01oK9MvIwYU
{{Controllo di autorità}}
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