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[[File:Lidio Cipriani, Calchi facciali - Imago Animi 2018.jpg|miniatura|Lidio Cipriani, ''Calchi facciali'' in gesso policromo (1927-1930)]]
 
= Lidio Cipriani =
Lidio Cipriani ([[Bagno a Ripoli]], [[1892]] – [[Firenze]], [[1962]]) è stato un antropologo, etnografo ed esploratore italiano, ha compiuto numerosi viaggi in [[Africa]] e in [[Asia]] dando un grande contributo all’antropologia dell’epoca. Negli anni in cui il regime fascista era impegnato nella conquista dell’[[Etiopia]] fu uno dei firmatari del Manifesto della Razza e uno dei più convinti sostenitori dell’inferiorità del popolo africano e della legittimità della conquista e dello sfruttamento italiano del territorio africano.
 
{{Bio
== Biografia ==
|Nome = Lidio
Lidio Cipriani nacque il [[17 marzo|17 Marzo]] 1892 a Bagno a Ripoli (FI), prese la licenza alla scuola tecnica San Carlo di Firenze, frequentò quindi la scuola normale maschile Capponi a Firenze, dove si diplomò come insegnante elementare: insegnò  a [[Fucecchio]], a [[Galluzzo]] e a Firenze.
|Cognome = Cipriani
 
|Sesso = M
Prestò servizio militare ([[1915]]-[[1919]]) nella prima guerra mondiale e nel [[1920]] ottenne il diploma di perfezionamento per i licenziati delle scuole normali; allievo di Aldobrandino Mochi, si laureò nel [[1923]] in Scienze Naturali con una tesi in [[Antropologia]].
|LuogoNascita = Bagno a Ripoli
 
|GiornoMeseNascita = 17 marzo
Dal febbraio 1923 fu assistente volontario presso il [[Museo di storia naturale sezione di antropologia ed etnologia|Museo nazionale di antropologia ed etnologia]] di Firenze,  e nel [[1926]] ottenne la docenza in antropologia.    
|AnnoNascita = 1892
 
|LuogoMorte = Firenze
Durante le sue numerose missioni antropologiche riuscì a raccogliere quasi 2000 fotografie e realizzò 76 calchi facciali policromi in gesso su viventi.
|GiornoMeseMorte = 8 ottobre
 
|AnnoMorte = 1962
Nel settembre del [[1927]] partecipò al XXIII Congresso Internazionale degli americanisti, come presidente della sezione di antropologia fisica. Nel [[1935]] venne nominato cavaliere dell'[[Ordine coloniale della Stella d'Italia]] per i suoi meriti scientifici, dopo essersi recato qualche mese prima, come volontario, in Somalia per partecipare alla guerra in Africa Orientale. L’anno seguente fu destinato in [[Somalia]] e quindi collocato in congedo.
|Epoca = 1900
|Attività = antropologo
|Attività2 = etnografo
|Attività3 = esploratore
|Nazionalità = italiano
}}
Ha compiuto numerosi viaggi in [[Africa]] e in [[Asia]] dando un significativo contributo all'[[antropologia]] dell'epoca. Negli anni in cui il [[Regime Fascista|regime fascista]] era impegnato nella [[guerra d'Etiopia]] fu uno dei firmatari del [[Manifesto della razza|Manifesto della Razza]] e uno dei più convinti sostenitori dell'inferiorità dei popoli africani e della legittimità della conquista coloniale e dello sfruttamento italiano del territorio di quel continente.
[[File:Lidio Cipriani, Calchi facciali - Imago Animi 2018.jpg|miniatura|Lidio Cipriani, ''Calchi facciali'' in gesso policromo (1927-1930)]]
 
Nel giugno [[1940]] venne allontanato dal Museo nazionale di antropologia ed etnologia a Firenze, con l’accusa ufficiale di avere venduto, per scopi personali, maschere e altri oggetti raccolti durante le missioni. A tal proposito Francesco Cassata afferma<ref> Francesco Cassata, ''La difesa della razza. Politica, ideologie e immagine del razzismo fascista,'' Einaudi, Torino, 2008, pp.64-65.</ref>che Cipriani fece le spese delle lotte interne fra le varie correnti del [[razzismo]] italiano e che l’allontanamento dal Museo nazionale di Firenze non fu causato dall’appropriazione indebita di oggetti di valore ma dall’avere sostenuto, prima delle [[Leggi razziali fasciste|leggi razziali]], tesi che facevano degli [[ebrei]] una “razza” compatibile con quella italiana. Nell’ottobre [[1940]] sposò la contessa Ada Maria Marenzi, che morì solo otto anni dopo il matrimonio.
 
Nel maggio [[1942]] venne richiamato in servizio nell'esercito col grado di maggiore e fu inviato sull'isola di [[Creta]] presso il comando della divisione Siena, ciò nonostante riuscì a svolgere numerose ricerche antropologiche e a raccogliere migliaia di dati antropometrici in tutte le zone dell'isola.
 
L’[[Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943|8 settembre 1943]] venne fatto prigioniero dai tedeschi che lo utilizzarono, sempre a Creta, come interprete fino all’ottobre del [[1944]], quando fu condotto a [[Verona]].
 
== Formazione ==
Il [[7 giugno]] [[1945]] venne di nuovo arrestato a Firenze per aver firmato nel 1938 il ''[[Leggi razziali fasciste|Manifesto degli scienziati razzisti]]'' e aver favorito negli anni del [[fascismo]] la politica razziale e antiebraica del regime, in antitesi alle sue idee precedenti all'emanazione delle leggi razziali. Condotto a [[Milano]] nel [[Carcere di San Vittore|carcere di San Vittore]], fu liberato dopo 7 mesi. Finito il processo, ebbe l’incarico di disegnare il nuovo Atlante Razziale Italiano<ref>{{Cita libro|titolo=F. Cassata op. cit.|p=80}}</ref>.
Di famiglia piccolo-borghese, il padre Cesare era maestro elementare, si formò presso la scuola tecnica San Carlo di Firenze, prendendo la licenza nel 1907, per poi frequentare la scuola normale maschile Capponi nella stessa città, dove si diplomò come maestro elementare: insegnò quindi a [[Fucecchio]], a [[Galluzzo]] e a Firenze<ref>Le informazioni biografiche sono tratte soprattutto dalla voce ''Cipriani Lidio'' dell'edizione on-line del ''Dizionario biografico degli Italiani'', a cura dell'Istituto dell'Enciclopedia italiana. Si veda http://www.treccani.it/enciclopedia/lidio-cipriani_%28Dizionario-Biografico%29/</ref>.
 
Prestò servizio militare come volontario ([[1915]]-[[1919]]) nella [[prima guerra mondiale]] e nel [[1920]] ottenne il diploma di perfezionamento per i licenziati delle scuole normali; iscrittosi all'università, si laureò nel [[1923]] in [[Scienze naturali]] con una tesi in Antropologia. Nel 1924 perfezionò i suoi studi a [[Parigi]] e nel 1925 a [[Londra]].
Nel [[1949]] ricevette, da parte del governo indiano, un invito a partecipare a una spedizione di esplorazione delle [[Andamane|isole Andamane]] presso cui restò sino al [[1954]], ritornando di tanto in tanto in [[Europa]] per partecipare a congressi scientifici internazionali: in qualità di scienziato autorevole si recò in [[Inghilterra]], in [[Polonia]], in [[Svizzera]], in [[Francia]] e in [[Cecoslovacchia]], dove gli venne assegnata un’onorificenza per i suoi meriti scientifici.
 
Dal febbraio 1923 fu assistente volontario presso il [[Museo di storia naturale sezione di antropologia ed etnologia|Museo nazionale di antropologia ed etnologia]] di Firenze e nel [[1926]] ottenne la docenza in antropologia.
Morì a Firenze l'[[8 ottobre|8 Ottobre]] [[1962]].
 
== Esploratore, antropologo, etnografo ==
Fu a partire dall'anno successivo che iniziarono le sue missioni antropologiche in Africa e in Asia: nel novembre del 1927 si recò nei territori dell'attuale Sudafrica; qui raccolse materiali etnografici, scattò 2000 fotografie e realizzò i primi modelli facciali su un campione di 76 [[Zulu]]<ref>{{Cita web|url=http://rivista.aft.it/aftriv/controller.jsp?action=rivista_browse&rivista_id=3&rivista_pagina=12#pag_12|titolo=La vita e l'opera scientifica di Lidio Cipriani|cognome=Moggi Cecchi|nome=Jacopo|sito=AFT Rivista di Storia e Fotografia|volume=11|p=12}}</ref>. Nel settembre del [[1927]] partecipò a [[New York]] al XXIII Congresso Internazionale degli americanisti, come presidente della sezione di [[antropologia fisica]], per poi ripartire per un altro viaggio, durato fino al 1930, in cui toccò [[Gedda]], [[Gibuti]], [[Aden]], la penisola di [[Hafun]], [[Mogadiscio]], [[Chisimaio]], [[Mombasa]], [[Dar es Salaam|Dar-es-Salam]], [[Beira (Mozambico)|Beira]], soffermandosi in particolare nella [[Rhodesia]] settentrionale, dove compì studi di antropologia fisica sulla popolazione dei Baila.
Preso il diploma di maestro elementare, Cipriani organizzò una spedizione in Africa per approfondire lo studio di varie popolazioni, si recò tra l’altro in [[Zambia]] dove svolse ricerche antropologiche.
 
Per realizzare le maschere facciali Cipriani, nella maggior parte dei casi, modellava il gesso direttamente sul volto della persona prescelta, ottenendo così l’impronta del viso. Da questo negativo si ricavavano i calchi; il colore della pelle era poi ottenuto utilizzando le categorie della tavoletta dei colori della pelle di [[Scala cromatica di Von Luschan|Von Luchan]]. Lo scopo dei calchi era quello di classificare le differenti "razze" umane, testimoniando differenze e affinità attraverso la comparazione e sottolineando così la superiorità dell'uomo bianco <ref>{{Cita web|url=http://www.anms.it/upload/rivistefiles/5e094643238b716303ba45936e3bd444.pdf|titolo=La collezione dei calchi facciali "Lidio Cipriani" del Museo di Antropologia di Padoova: dal restauro alla valorizzazione|autore=Cinzia Scaggion e Nicola Carrara|sito=Museologia scientifica|volume=9|pp=77-82}}</ref>.
Ottenuta la docenza in antropologia nel [[1926]], ebbe inizio una lunga serie di viaggi. Nel novembre 1927 si recò in Africa, dove restò fino al maggio del 1930, toccando [[Gedda]], [[Gibuti]], [[Aden]], la penisola di [[Hafun]], [[Mogadiscio]], [[Chisimaio]], [[Mombasa]], [[Dar es Salaam|Dar-es-Salam]], [[Beira (Mozambico)|Beira]], soffermandosi in particolare nella [[Rhodesia]] settentrionale, dove compì un interessante studio di antropologia fisica sui Baila.
 
Tra il maggio del 1930 e il gennaio [[1931]] partecipò ad una spedizione in [[Repubblica del Congo|Congo]] nei territori dei [[San (popolo)|Boscimani]] e dei [[Pigmei]].Si recò di nuovo in Africa dal settembre al dicembre [[1932]], partecipando alla prima missione di ricerche scientifiche nel [[Fezzan]], nel sud della [[Libia]], che si proponeva di avviare indagini antropologiche ed etnografiche sui [[Tuareg]], i [[Tebu]], i Dauada, e di approfondire le conoscenze sula preistoria sahariana. Dopo una seconda spedizione negli stessi territori tra il febbraio ed il marzo del [[1933]], compì il suo primo viaggio nell'[[Asia]] sudoccidentale, tra fine [[1934]] e primavera del [[1935]] trattenendosi soprattutto nell'[[India]] meridionale e nell'isola di [[Sri Lanka|Ceylon]]. In vista dell'invasione italiana dell'Etiopia, volle partecipare alla guerra come volontario, ma fu congedato nel 1936, ricevendo nel frattempo il titolo di cavaliere dell'[[Ordine coloniale della Stella d'Italia]] per i suoi meriti scientifici. Nel gennaio del [[1937]] partecipò alla prima missione inviata dalla [[Reale Accademia d'Italia]] nell'[[Africa Orientale Italiana|Africa orientale italiana]], sotto la guida di [[Giotto Dainelli Dolfi|Giotto Dainelli]]: il suo interesse si rivolse soprattutto alle popolazioni del bacino del [[lago Tana]] ([[Amhara]], [[Falascia]]), nonché dei [[Baria (stato)|Baria]], dei [[Cunama]] e dei Beni-Amer. Nel corso di una seconda missione nell'Africa orientale italiana, compiuta fra il dicembre del 1938 e l'aprile del 1939, si interessò soprattutto delle popolazioni Galla e Sidarna.
Nel 1927 oltre al materiale antropologico, Cipriani raccolse materiali etnografici, scattò 2000 fotografie e realizzò i primi 76 modelli facciali. La tecnica utilizzata prevedeva la modellazione del gesso direttamente sul volto del vivente, ottenendo così l’impronta del viso.
 
== Razzismo biologico ed eugenetica ==
Il colore dell’incarnato veniva attribuito seguendo le categorie della tavoletta dei colori della pelle di Von Luchan ([[Scala cromatica di Von Luschan|scala cromatica di Von Luchan]]) o riprodotto con la “tecnica dei tasselli” sul calco. Lo scopo dei calchi era quello di mostrare le differenti razze umane mettendo in risalto il primato intellettuale, morale e fisico dei cosiddetti [[Razza ariana|ariani]].
A partire dai vari viaggi che affrontò, Cipriani elaborò la sua teoria razziale, fondata sulla convinzione dell'inferiorità dei “negri”<ref>Il termine viene usato in modo ricorrente da Cipriani per identificare gli individui di colore.</ref> a causa di elementi biologici e genetici immodificabili, valutati attraverso la corrispondenza tra dati somatici e sviluppo intellettivo e psichico. Lo studio comparativo delle fotografie e dei calchi poneva come modello l'uomo bianco europeo i cui caratteri erano usati come parametri per misurare la maggiore o minore distanza da quel paradigma di evoluzione positiva<ref>{{Cita pubblicazione
|titolo = L'offesa della razza. Razzismo e antisemitismo dell'Italia fascista
 
|curatore = Riccardo Bonavita
Tra il maggio del 1930 e il gennaio [[1931]] partecipò ad una spedizione in [[Repubblica del Congo|Congo]] nei territori dei [[San (popolo)|Boscimani]] e dei [[Pigmei]].
|curatore2 = Gianluca Gabrielli
|curatore3 = Rossella Ropa
|editore = Patron Editore
|città = Bologna
|data =
|anno = 2005
|mese =
|pp = 94-97}}</ref>. Nel 1932 Cipriani riassunse le sue teorie razziali nelle ''Considerazioni sopra il passato e l’avvenire delle popolazioni africane''<ref>{{Cita libro|autore=Lidio Cipriani|titolo=Considerazioni sopra il passato e l’avvenire delle popolazioni africane|anno=1932|editore=Bemporad|città=Firenze}}</ref>, in cui l'antropologo voleva dimostrare l'inferiorità e le caratteristiche delle popolazioni dei “negri” dell’Africa Centrale, che definiva  incorreggibili, spensierati e sempre pronti a perdere tempo e ad abbandonarsi a giochi e divertimenti. Sosteneva inoltre che il “negro” aveva atteggiamenti ingenui e infantili quasi come un bambino e agiva spesso per imitazione. Secondo lui i “negri” erano privi di qualsiasi capacità logico-critica e non concepivano l’idea del lavoro<ref>A questo proposito scrive Lidio Cipriani (si veda L. Cipriani, ''op. cit.,'' pp. 139-140): ''Generalmente il Negro impressiona per il suo contegno da fanciullone incorreggibile, per la sua disposizione ad una allegria infantile e ai passatempi ingenui a cui nessun Bianco normale si darebbe. Sfugge quanto più può dall’applicare, alla maniera nostra, le sue facoltà mentali ed il suo agire è assai poco per ragionamento e molto per imitazione, specialmente quando trasportato a vivere nel seno della civiltà'' [...] ''Il Negro'' [preferisce] ''abbandonarsi ogni giorno, senza preoccupazioni di sorta, ai suoi piaceri prediletti, quali il cicaleggiare per ore e ore su argomenti insulsi ripetuti all’infinito, il saltare, il far rumore e talora il litigare o il sollazzarsi con le sue donne. Tutto il resto, per qualsiasi di loro, vale assai meno.''<br /></ref>.
 
Se secondo questo schema interpretativo per Cipriani i "negri" erano psichicamente inferiori e per questo nessun progresso avrebbe potuto interessare le "razze nere", invece era errato considerare la popolazione etiope completamente assimilabile agli altri africani, ritenendo bisognasse piuttosto intenderla come un gruppo separato, anche se progressivamente corrotto dagli incroci razziali con le altre popolazioni. Questa posizione sarebbe poi stata progressivamente abbandonata, non essendo in linea con la linea politico-razziale del fascismo, a seguito della guerra d'Etiopia e della proclamazione nel maggio del [[1936]], da parte di [[Benito Mussolini]], dell'[[Africa Orientale Italiana]]. Alla fine di questo percorso, Cipriani si limitò a ritenere la popolazione etiope più adeguata a combattere di altre e quindi utilizzabile dagli italiani per le loro conquiste<ref>Per una ricostruzione completa del razzismo di Cipriani nei confronti della popolazioni africane, si veda Francesco Cassata, ''«La Difesa della razza». Politica, ideologia e immagine del razzismo fascista,'' Torino, Einaudi, 2008. In particolare il capitolo ''Il razzismo antinero: l'egemonia di Lidio Cipriani'', pp.226-245.</ref>.
Nei vari viaggi che affrontò nel [[1932]] Cipriani scrisse le ''Considerazioni sopra il passato e l’avvenire delle popolazioni africane''. In quello stesso periodo sostenne l’inferiorità biologica dei “negri”<ref>Il termine viene usato in modo ricorrente da Cipriani per identificare gli individui di colore.</ref> e partecipò al terzo Congresso internazionale di Eugenica di [[New York]].
 
Questa concezione presupponeva, inoltre, che l'unione e la mescolanza con le razze considerate inferiori divenisse una minaccia anche per le civiltà e le razze superiori, mentre la "scientifica" dimostrazione di superiorità razziale implicava che il colonialismo non doveva consistere nel portare la civiltà a delle popolazioni arretrate, ma era la legittima aspirazione di chi è superiore a sfruttare le risorse naturali presenti nel territorio africano, in quanto le razze del posto non erano in grado di utilizzarle proprio per la loro inferiorità. In sostanza, il razzismo biologico di Cipriani si prestava a legittimare il colonialismo italiano e quindi anche la conquista dell’Etiopia<ref>A questo proposito, si veda ''[http://www.akra.it/amis/schede.asp?id=7&idsch=104 L’antropologia promotrice della coscienza razziale nell’Italia degli anni Trenta],'' in ''Museo virtuale delle intolleranze e degli stermini e'' Riccardo Bonavita, Gianluca Gabrielli e Rossella Ropa (a cura di), ''op. cit.'' pp.&nbsp;94-97.</ref>. Riguardo poi al problema dell'identità razziale degli italiani, Cipriani riteneneva che essa fosse il frutto di una mescolanza fra diversi ceppi umani, e questa idea mal si accordava con l'ideologia fascista che non voleva sentire parlare della presenza di più razze in Italia. Se il nucleo più puro degli italiani era identificato dall'antropologo toscano nel ceppo ariano, compito del regime era da un lato favorire politiche di riproduzione e controlli degli spostamenti interni che evitassero gli incroci e “l'imbrunimento dei proprii tipi razziali”<ref>Scrive Cipriani in ''Memorandum di L. Cipriani al ministero della Cultura Popolare,'' 15 luglio 1938, citato in F. Cassata, ''op. cit.'', p. 206: ''Non si può mettere in dubbio l’esistenza di vari tipi etnici in Italia. Alcuni di essi sono da considerarsi dotati bene, altri meno bene, dal punto di vista delle attitudini mentali. Interesse nazionale sarebbe naturalmente quello di favorire la diffusione dei tipi meglio dotati in tal senso. Frattanto è certo che l’Italia, al pari di altre regioni europee – la Grecia ad esempio – ha soggiaciuto attraverso i tempi ad un processo, si può dire, di imbrunimento dei propri tipi razziali. In altri termini è da ammettersi che i biondi siano stati più numerosi nel passato. A meno di provvidenze, in ogni caso però molto difficili a prendersi, il numero dei biondi sembra destinato a diminuire ancora nelle generazioni future. Motivi antropologici inducono a ritenere chela Grecia non potrà più assurgere all’antico splendore appunto per l’imbrunimento eccessivamente protrattosi della popolazione. Nei limiti del possibilesarebbe da ostacolare, o meglio ancora da allontanare, una tale sorte all’Italia.''</ref>, dall'altro prendere in considerazione [[Eugenetica|politiche eugenetiche]] che prevedessero anche massicce campagne di [[Sterilizzazione obbligatoria|sterilizzazione]]. Tali idee rendevano Cipriani un ammiratore delle teorie razziste naziste e dell’[[Eugenetica nazista|eugenetica praticata in Germania]]<ref>Per una ricostruzione completa delle posizioni eugenetiche di Cipriani, si veda Francesco Cassata, ''op. cit.''. In particolare il capitolo ''Nature o Nurture?: «La Difesa della razza» e l’eugenica'', pp.205-207.</ref>.
Tornò nuovamente in Africa dal settembre al dicembre 1932, come membro della prima missione di ricerche scientifiche nel [[Fezzan]], interessata ad indagini antropologiche ed etnografiche sui [[Tuareg]], i [[Tebu]], i Dauada, e allo studio della preistoria sahariana. In Rhodesia del Sud rivolse particolare attenzione alle antiche pitture ed [[Incisioni rupestri|incisioni rupestri]] e soprattutto ai problemi delle rovine preistoriche. Partecipò ad una seconda missione negli stessi territori, compiuta fra il febbraio ed il marzo del [[1933]].
 
== Manifesto della razza e antisemitismo ==
Fra il settembre del [[1934]] e il maggio del [[1935]] compì il suo primo viaggio nell'[[Asia]] sudoccidentale, trattenendosi soprattutto nell'[[India]] meridionale e nell'isola di [[Sri Lanka|Ceylon]].
 
Le posizioni del razzismo biologico di Cipriani furono di fatto una delle basi ideologiche della dichiarazione ''Il Fascismo e i problemi della razza'' (pubblicata il [[14 luglio]] [[1938]] sul [[Il Giornale d'Italia (1901-1976)|Giornale d’Italia]], più nota come ''Manifesto degli scienziati razzisti'' o ''[[Manifesto della razza]],'' e ripubblicato sul numero uno della rivista ''[[La difesa della razza]]'' il 5 agosto 1938): nella dichiarazione si sosteneva l’esistenza di una pura razza italiana di origine ariana e la non assimilabilità ad essa degli ebrei, dei [[Mulatto|mulatti]] e dei “negri”, in quanto appartenenti a una razza non europea. Cipriani fu uno dei dieci firmatari del manifesto, nonché rappresentante di spicco del nucleo originario dei suoi estensori - insieme a [[Guido Landra]], Leone Franzì, Lino Businco e e Marcello Ricci - che ebbe la piena approvazione di Benito Mussolini. Dopo la pubblicazione del manifesto, Cipriani divenne membro del comitato di redazione della rivista ''La difesa della razza'', diretta da [[Telesio Interlandi]], e del Comitato consultivo della "Biblioteca razziale Italia", una collana editoriale legata alla stessa rivista. Fece anche parte del cosiddetto [[Ufficio studi del problema della razza|Ufficio Razza del ministero della Cultura Popolare]], affidato alla direzione di Guido Landra fino a febbraio 1939<ref>Si veda Francesco Cassata, ''op. cit.''. In particolare il paragrafo ''Il cammino del razzismo biologico'', pp.21-55.</ref>.
Nel gennaio del [[1937]] venne aggregato alla prima missione inviata dalla Reale Accademia d'Italia nell'Africa orientale italiana, sotto la guida di [[Giotto Dainelli Dolfi|Giotto Dainelli]]: in quella circostanza si occupò delle popolazioni del bacino del [[Lago Tana|lago Tana]] ([[Amhara]], [[Falascia]]), nonché dei [[Baria (stato)|Baria]], dei [[Cunama]] e dei Beni-Amer. Nel corso di una seconda missione nell'Africa orientale italiana, compiuta fra il dicembre del 1938 e l'aprile del 1939, si interessò soprattutto delle popolazioni Galla e Sidarna aggiungendo qualche nuova informazione alle Conclusioni del 1932<ref>{{Cita libro|titolo=F. Cassata op. cit.|p=231}}</ref>.
 
Giunto ai vertici del razzismo politico-culturale del regime fascista, cadde però in disgrazia nel giugno del 1940, con l’accusa ufficiale di avere venduto, per scopi personali, maschere e altri oggetti raccolti durante le sue missioni. Fu così rimosso dalla carica di direttore dell’Istituto di Antropologia della Regia Università di Firenze e gli fu tolto l’incarico dell’insegnamento di antropologia presso la stessa università. Secondo la ricostruzione fornita da Francesco Cassata<ref>Si veda Francesco Cassata, ''op. cit.''. In particolare il paragrafo ''L’offensiva nazional-razzista, pp.60-65.''</ref>, la vera causa della sua rimozione, come degli altri primi ispiratori del ''Manifesto della razza'', fu la lotta interna fra le varie correnti del [[razzismo]] italiano, con il netto prevalere della corrente nazional-razzista<ref>Si veda Riccardo Bonavita, Gianluca Gabrielli e Rossella Ropa (a cura di), ''op. cit.'', pp. 102-103</ref> - orientata a una riscoperta della romanità e del concetto di stirpe - a discapito del razzismo biologico. In questa polemica fu anche ripresa strumentalmente la posizione assunta da Cipriani nel 1936 nei confronti degli ebrei, quando egli aveva affermato che gli israeliti fossero assimilabili positivamente ai mediterranei e giudicò incompatibile l’antisemitismo con il “Pensiero Latino”<ref>Così scriveva Cipriani recensendo il manuale di eugenetica noto come Baur-Fischer-Lenz e parlando degli ebrei (citato in F. Cassata, ''op. cit.,'' p. 64): ''Noi li giudichiamo quali Mediterranei in mezzo agli altri, con una religione dello stesso ceppo della cristiana e muniti di innegabili doti di astrazione che completano la tempra latina, eminentemente d’azione, onde non si pensa a sopraffazioni, bensì a proficua e sincera solidarietà. Esula quindi dal pensiero latino ogni desiderio di aprire una questione semitica o suscitare quella diffidenza reciproca, caratteristica di altre latitudini''.</ref>.
Nel [[1949]] ricevette, da parte del governo indiano, un invito a partecipare a una spedizione di esplorazione delle isole Andamane. Partito per l'India nell'ottobre del 1949, dopo quattordici mesi di studio e preparazione trascorsi prevalentemente a [[Calcutta]], il 31 gennaio [[1951]] si imbarcò alla volta delle isole Andamane, presso le quali si recò anche negli anni successivi, fino al [[1954]].
 
<br />
==Riferimenti ideologici==
Lidio Cipriani durante i suoi numerosi viaggi studiò e analizzò i calchi facciali e le capacità intellettuali degli africani. Nell’articolo del 1932 ''Considerazioni sopra il passato e l’avvenire delle popolazioni africane'' l’antropologo voleva dimostrare l’inferiorità e la distinzione delle popolazioni dei “negri” dell’Africa Centrale, che definiva  incorreggibili, spensierati e sempre pronti ad abbandonarsi alle orge o ai divertimenti più sfrenati<ref>{{Cita libro|titolo=F. Cassata op. cit.|p=230}}</ref>. Sostenne che il “negro” aveva atteggiamenti ingenui e infantili quasi come un bambino e agiva spesso per imitazione e per questo doveva essere ritenuto inferiore alle popolazioni europee<sup><ref>{{Cita libro|titolo=F. Cassata op. cit.|pp=230, 231|citazione=“Generalmente il Negro impressiona per il suo contegno da fanciullone incorreggibile, per la sua disposizione ad una allegria infantile e ai passatempi ingenui a cui nessun Bianco normale si darebbe. Sfugge quanto più può dall’applicare, alla maniera nostra, le sue facoltà mentali ed il suo agire è assai poco per ragionamento e molto per imitazione, specialmente quando trasportato a vivere nel seno della civiltà.
Dominati dagli impulsi naturali e dalla ricerca dell’ozio e dei piaceri individuali, i «negri» sono privi di qualsiasi capacità logico-critica e non concepiscono l’idea del lavoro: piuttosto che costruire una strada o scavare un pozzo, il «negro» preferisce abbandonarsi ogni giorno, senza preoccupazioni di sorta, ai suoi piaceri prediletti, quali il cicaleggiare per ore e ore su argomenti insulsi ripetuti all’infinito, il saltare, il far rumore e talora il litigare o il sollazzarsi con le sue donne. Tutto il resto, per qualsiasi di loro, vale assai me-no”}}</ref></sup>. Secondo lui i “negri” erano privi di qualsiasi capacità logico-critica e non concepivano l’idea del lavoro.
 
== La guerra e gli ultimi anni ==
A partire dal [[1931]] dichiarò le sue teorie in numerosi trattati e cercò di persuadere l’opinione pubblica attraverso articoli di propaganda razzista pubblicati su numerosi giornali. Fra questi collaborò soprattutto alla [[La difesa della razza|Difesa della razza]] che, attraverso queste teorie, sosteneva la necessità di una propaganda politica aggressiva.
Dopo questa messa ai margini e le nozze nell'ottobre [[1940]] con la contessa Ada Maria Marezzi, nel maggio [[1942]] fu richiamato in servizio nell'esercito col grado di maggiore e inviato sull'isola di [[Creta]] presso il comando della divisione Siena: qui riuscì a svolgere numerose ricerche antropologiche e a raccogliere migliaia di dati antropometrici in tutte le zone dell'isola. L’[[Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943|8 settembre 1943]] fu fatto prigioniero dai tedeschi che lo utilizzarono, sempre a Creta, come interprete fino all’ottobre del [[1944]], quando fu condotto a [[Verona]].
 
Nel giugno [[1945]] fu di nuovo arrestato a Firenze per avere firmato nel 1938 il ''Manifesto degli scienziati razzisti'' e avere favorito negli anni la politica razziale e antiebraica del regime fascista. Condotto a [[Milano]] nel [[carcere di San Vittore]], fu liberato dopo 7 mesi. Nel [[1949]] ricevette, da parte del governo indiano, un invito a partecipare a una spedizione di esplorazione delle [[Andamane|isole Andamane]] presso cui restò sino al [[1954]], ritornando di tanto in tanto in [[Europa]] per partecipare a congressi scientifici internazionali: in qualità di scienziato autorevole si recò in [[Inghilterra]], in [[Polonia]], in [[Svizzera]], in [[Francia]] e in [[Cecoslovacchia]], dove gli venne assegnata un'onorificenza per i suoi meriti scientifici. Morì a Firenze l'[[8 ottobre|8 Ottobre]] [[1962]].
Dopo i vari studi compiuti, arrivò alla conclusione che i “negri” erano psichicamente inferiori e per questo nessun progresso sarebbe potuto provenire dalle “razze nere”. Negli anni in cui il fascismo era impegnato nella colonizzazione dell’Africa, sostenne fosse un errore considerare gli etiopici completamente simili agli altri africani, ritenendo bisognasse piuttosto considerarli un gruppo separato. In un saggio scritto negli anni Trenta definì gli etiopici attuali come un “residuo” di uomini già a vastissima distribuzione sul territorio africano con manifestazioni psichiche elevate, rispetto gli altri neri; tuttavia relegò questa superiorità antropologica ad un periodo antichissimo di cui non rimanevano più tracce<ref>{{Cita libro|titolo=F. Cassata op. cit.|p=231}}</ref>. La tesi della superiorità etnica degli etiopici, non essendo in linea con la politica del regime, venne progressivamente accantonata: Cipriani si limitò a ritenere questa popolazione più adeguata al combattere di altre e quindi utilizzabile dagli italiani per le loro conquiste<ref>{{Cita libro|titolo=F. Cassata op. cit.|p=231}}</ref>
 
Queste idee di Cipriani, come l’incitamento a recarsi in Africa per sfruttare le risorse naturali presenti nel territorio, devono leggersi come un tentativo di giustificare moralmente il colonialismo europeo e quindi anche la conquista italiana dell’Etiopia.
 
Cipriani fu portavoce della convinzione di una dipendenza tra i caratteri somatici e lo sviluppo mentale, riteneva che la “razza negra” avrebbe potuto quindi essere un pericolo per quella ariana: il contatto avrebbe portato al regresso di quest’ultima. Egli era diventato un ammiratore delle teorie razziste naziste e dell’[[eugenetica]] praticata in [[Germania]] con l’eliminazione dei malati di mente; queste sue posizioni lo portarono ad identificare un ceppo originario della razza italiana da cui escludeva i meridionali, ideologia rifiutata dal regime fascista che non voleva che si parlasse di più razze in Italia<ref>Il fascismo non aderì mai alla cosiddetta eugenetica negativa, ossia a eliminare gli italiani con handicap fisici o mentale</ref>. Come si legge in ''La difesa della razza di Francesco Cassata'', l’antropologo fiorentino propose un progetto di “sorveglianza” delle migrazioni interne alla penisola, per impedire “l’imbrunimento dei tipi razziali italiani”<ref>{{Cita libro|titolo=F. Cassata op. cit.|pp=205, 207}}</ref>.
 
Per Cipriani la fecondità era in ragione inversa all’elevatezza delle doti fisiche e mentali nonché delle condizioni economiche. Il compito fondamentale del razzismo fascista doveva essere quello di “stimolare la riproduzione dei migliori con la divulgazione dei principi eugenetici coi provvedimenti economici e con appropriata esaltazione dei sentimenti patriottici”<ref>{{Cita libro|titolo=F. Cassata op. cit.|p=205}}</ref>.
 
Cipriani suggerì “una oculata politica degli spostamenti dei tipi etnici sul suolo italiano” <ref>{{Cita libro|titolo=F. Cassata op. cit.|p=205}}</ref>, fino ad ipotizzare la possibilità di un potenziamento di quelli biologicamente più favorevoli, accompagnato “dall’eliminazione di alcuni tipi etnici giudicati indesiderabili” <ref>{{Cita libro|titolo=F. Cassata op. cit.|p=205}}</ref> Considerò la legislazione eugenetica nazionalsocialista un modello da imitare, la [[Sterilizzazione (igiene)|sterilizzazione]], in particolare, avrebbe comportato un “indubbio guadagno sociale per la ridotta generazione dei tarati”<ref>{{Cita libro|titolo=F. Cassata op. cit.|pp=205-207}}</ref>.
 
==Fascismo, leggi razziali, Manifesto della razza==
«Quando si dice [[razza]] si intende esprimere un concetto biologico ben definito, un complesso cioè di caratteri fisici e psicologici che si tramandano sempre gli stessi da padre in figlio, malgrado le diverse influenze di ambiente e di vita». Questa è la definizione quasi ufficiale della parola razza nell’Italia fascista, tratta dall’articolo di [[Guido Landra]] ''Concetti del razzismo italiano'', nella ''«Difesa della razza»'' del 20 novembre 1938<ref>{{Cita web|url=http://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/speciali/razzismo/Cortelazzo.html|titolo=}}</ref>.
 
Se oggi sappiamo con assoluta certezza che parlare di razze umane è un’assurdità scientifica, all’epoca, sulla base delle conoscenze biologiche del tempo, l’argomento era oggetto di discussioni. Questo permetteva ai razzisti di avvalorare scientificamente le loro posizioni politiche; teorie razziste erano diffuse anche negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]], dove erano utilizzate per giustificare le discriminazioni degli [[Afroamericano|afroamericani]].
 
Significativo è il caso della [[Venere ottentotta]] spesso utilizzata dall’antropologia fisica fascista come icona di primitivismo e di mostruosità funzionale alla politica coloniale razzista del regime<ref>La Venere ottentotta consente di indagare sulle differenti logiche di rappresentazione del nero in competizione all’interno del gruppo redazionale della Difesa della razza. Dai carteggi conservati presso l’Archivio Centrale dello Stato, emerge la netta disapprovazione di Lidio Cipriani nei confronti dell’utilizzo strumentale del disegno della Venere ottentotta voluta da Guido Landra</ref>.
 
Quando nel [[1945]] Cipriani venne incarcerato per essere stato uno dei firmatari del ''“Manifesto della razza”'' egli cercò di smentire l’accusa, ma in realtà era stato assolutamente coinvolto con il regime fascista e la sua politica razziale, non solo a livello teorico ma anche nell’attuazione pratica.
 
La propaganda razziale e anti-ebraica del regime fascista si basava sulla divulgazione di nozioni pseudo-scientifiche ovvero non su conoscenze corrette utili per migliorare la conoscenza, bensì su teorie artificiose, apparentemente scientifiche, che servivano a compiacere il potere. Gli scienziati che studiarono le razze produssero teorie che parevano scientifiche dal punto di vista dello stile, ma che si fondavano su posizioni precostituite con lo scopo di sostenere l’ideologia fascista, come nel caso citato della Venere ottentotta presente in diversi numeri della ''Difesa della razza.''
 
Durante le sue missioni antropologiche Cipriani aveva raccolto una ricca documentazione fotografica, la sua fotografia ’scientifica’ fu utilizzata per favorire e propagandare il pregiudizio razziale. Nel [[1936]] sostenne che gli israeliti fossero assimilabili positivamente ai mediterranei e giudicò incompatibile l’antisemitismo con il “Pensiero Latino”,<ref>{{Cita libro|titolo=F. Cassata op. cit.|pp=64-65}}</ref> Nello stesso anno l’articolo venne riprodotto come capitolo introduttivo nel volume ''“Un assurdo etnico: l’impero etiopico”''<ref>{{Cita libro|titolo=F. Cassata op. cit.|p=230}}</ref>.
 
Nel 1938 però l’antropologo cambiò opinione in merito alla questione ebraica e divenne uno dei dieci firmatari della dichiarazione ''Il fascismo e i problemi della razza'' (pubblicata il [[14 luglio]] sul [[Giornale d'Italia|Giornale d’Italia]], più nota come ''Manifesto degli scienziati razzisti'' o ''Manifesto della razza''), in cui si teorizzavano la concezione ‘biologica’ del razzismo, l’esistenza di una pura razza italiana e la non assimilabilità ad essa degli Ebrei, dei [[Mulatto|mulatti]] e dei “negri”, in quanto appartenenti a una razza non europea. Il Manifesto faceva riferimento alle razze umane affermando che c'erano grandi e piccole razze e che esisteva una pura “razza ariana “ di cui facevano parte gli italiani.
 
Già nel giugno 1938 Landra aveva contattato l’antropologo per informarlo che si sarebbe dovuto occupare di questioni inerenti alla razza, partecipando al comitato consultivo della “Biblioteca razziale Italiana”. Il numero del 20 aprile 1942 della ''Difesa della razza,'' interamente dedicato al manifesto del 1938, conteneva un articolo scritto da Lidio Cipriani <ref>{{Cita libro|titolo=F. Cassata op. cit.|pp=39; 46, 64-65, 91}}</ref>'''.'''
 
Gli scritti di Cipriani  e i suoi calchi dei visi delle popolazioni africane funsero da base scientifica all’ideologia del regime e furono uno strumento propagandistico delle ideologie razziste del tempo. Gli appunti dell’antropologo esercitarono un’azione propagandistica su cui venne costruita l’attività del futuro Ufficio della Razza <ref>{{Cita libro|titolo=F. Cassata op. cit.|p=40}}</ref> di cui lo stesso antropologo fece parte e da cui  venne sospeso nel 1941.
 
Pur sottolineando che “l’unità spirituale degli italiani” presentava una sua “base biologica”, Cipriani ritenne che la razza-nazione scaturisse da un “miscuglio” di tipi umani differenti e che al suo interno le élite rappresentassero l’espressione “dell’elemento etnico meglio dotato”, identificato in particolare nel nordico biondo <ref>{{Cita libro|titolo=F. Cassata op. cit.|p=205}}</ref>.
 
== Note ==
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| pp=89-99
}}
*Bonavita R., Gabrielli G. e Ropa R. (a cura di), ''L'offesa della razza. Razzismo e antisemitismo dell'Italia fascista'', Bologna, Patron Editore, 2005, pp.&nbsp;94-107
* {{cita libro
| autore=Cassata F.
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| editore=Grafis
| città=Bologna
}}
* {{cita libro
| autore=Cipriani L.
| titolo=In Africa dal Capo al Cairo
| anno=1932
| editore=Bemporad
| città=Firenze
}}
* {{cita libro
| autore=Cipriani L.
| titolo=Un assurdo etnico: l'Impero etiopico
| anno=1936
| editore=Bemporad
| città=Firenze
}}
* {{cita libro
| autore=Cipriani L.
| titolo=Razze africane e civiltà dell'Europa
| anno=1938
| editore=Reale Accademia d'Italia
| città=Roma
}}
* {{cita libro
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| editore=La Nuova Italia
| città=Firenze
}}
* {{cita libro
| autore=Moggi-Cecchi J.
| titolo=La vita e l'opera scientifica di Lidio Cipriani
| anno=1990
| collana=AFT. Rivista di Storia e Fotografia
| volume=11
| pp=11-18
| url=http://rivista.aft.it/aftriv/controller.jsp?action=rivista_browse&rivista_id=3&rivista_pagina=11#pag_11
}}
* {{cita libro
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| pp=25-40
}}
*
*{{cita libro
| autore1=Scaggion C.
| autore2=Carrara N.
| anno=2015
| titolo=La collezione dei calchi facciali "Lidio Cipriani" del Museo di Antropologia dell'Università di Padova: dal restauro alla valorizzazione
| collana=Museologia scientifica
| volume=9
| pp=77-82
| url=http://www.anms.it/upload/rivistefiles/5e094643238b716303ba45936e3bd444.pdf
}}
* {{cita libro
| autore=Tacchetto E.
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== Voci correlate ==
 
== Altri progetti ==
*[[Leggi razziali fasciste]]
*[[La difesa della razza]]
*[[Guido Landra]]
*[[Telesio Interlandi]]
 
== Collegamenti esterni ==
 
* [http://www.treccani.it/enciclopedia/lidio-cipriani_%28Dizionario-Biografico%29/ ''Dizionario Biografico Treccani'']
*{{cita libro
* http://www.psychiatryonline.it/node/4489
| autore=Moggi-Cecchi J.
* http://www.proformamemoria.it/?page_id=293
| titolo=La vita e l'opera scientifica di Lidio Cipriani
* http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=507&RicProgetto=personalita
| anno=1990
* http://www.anms.it/upload/rivistefiles/5e094643238b716303ba45936e3bd444.pdf
| collana=AFT. Rivista di Storia e Fotografia
* http://www.akra.it/amis/schede.asp?id=7&idsch=119
| volume=11
* http://www.akra.it/amis/schede.asp?id=7&idsch=104
| pp=11-18
* http://www.unicaen.fr/recherche/mrsh/archives/irefi/expos0.php?id=2it/etiopia/&page=cipr01
| url=http://rivista.aft.it/aftriv/controller.jsp?action=rivista_browse&rivista_id=3&rivista_pagina=11#pag_11
* http://www.ansa.it/canale_lifestyle/notizie/societa_diritti/2018/07/14/il-manifesto-della-razza-ecco-il-testo-per-non-dimenticare-80-anni-dopo_94f44111-b55a-4545-93cd-05c829211a4e.html
}}
* http://www.anpi.it/storia/114/il-manifesto-della-razza-1938
*{{cita libro
| autore1=Scaggion C.
| autore2=Carrara N.
| anno=2015
| titolo=La collezione dei calchi facciali "Lidio Cipriani" del Museo di Antropologia dell'Università di Padova: dal restauro alla valorizzazione
| collana=Museologia scientifica
| volume=9
| pp=77-82
| url=http://www.anms.it/upload/rivistefiles/5e094643238b716303ba45936e3bd444.pdf
}}
* [http://www.akra.it/amis/schede.asp?id=7&idsch=104 ''L’antropologia promotrice della coscienza razziale nell’Italia degli anni Trenta,''] in [http://www.akra.it/amis/index.asp ''Museo virtuale delle intolleranze e degli stermini'']